mercoledì 31 ottobre 2007

La ciccia se ne va. Forse. Speriamo.

Un tempo, ovvero quando ero incinta, avevo un sogno erotico condiviso più o meno da un centinaio di altre gestanti: il mio ginecologo.
Bello, alto, giovane, biondo, dai modi gentili, simpatico. Amante degli animali, stava ore a parlarmi dei suoi gatti e dei suoi cani, toccando nel profondo le mie sensibili corde animaliste.
Una volta, sul lettino dell'ecografia, mentre aspettavo che mi appoggiasse quel coso gelido sulla pancia (sto parlando dell'ecografo, brutti sudiciumi), sognavo una fuga d'amore a Capri con lui. Io in costume da diva anni '50 e cappellone di paglia, lui sudato e muscoloso a fare le flessioni sulla sabbia. Pensavo a quanto lo trovavo sexy, con quei capelli biondi lunghi e la pelle abbronzata.
E lui, contemporaneamente, mi sorride, si volta e mi guarda. Stai a vedere che ho pensato a voce alta, mi dico arrossendo. E invece lui mi dice: "Mi fai tanta simpatia, sempre con questi calzini tutti colorati".
Ecco. Se vuoi distruggere una donna e ridurla ad una poltiglia budinosa priva di autostima, mina le fondamenta di un suo sogno erotico con un'affermazione del genere.

Cosa c'entra con la mia visita dalla dietologa? Anche niente. Era così, per dire.


Lo studio della Dietologa Cattiva è al piano terra di una palazzina gialla. Ad accogliermi c'è un cane bianco e nero che sgranocchia una pallina di gomma rosa che fa squeak squeak.
La Dietologa Cattiva non ha ne' frustino ne' guepiere, ma un maglioncino a righe arcobaleno su un fisico tonico. Io invece sono avvolta in una felpa bianca da cicciona, indosso dei jeans da cicciona ed una maglietta da cicciona.
"Dottoressa, mi aiuti! Guardi come sono cicciona. Ho lardo dappertutto, mi sento malissimo. Il mio cervello trasuda grasso, i miei neuroni sono rincoglioniti dagli zuccheri e mi sembra pure di dimenticarmi come mi chiamo. Tra poco per chiedermi l'età mi segherò una gamba e conterò gli anelli, come si fa con gli alberi. Faccia qualcosa!"
La Dottoressa mi invita alla calma. La Dottoressa mi spiega che il mondo è malato di iperfagia, che siamo tutti vittime di un'educazione alimentare sbagliata, che non abbiamo bisogno delle merendine per sopravvivere, e nemmeno di quelle pizze unte unte unte che mi piacciono tanto.
La Dottoressa è vagamente allarmista, ma sotto sotto sento che ha ragione. Anche le Kinder fetta al latte, sotto quella scorza di pan di spagna al cioccolato ripieno di un misterioso composto biancastro dolcissimo sulla cui composizione chimica non mi sono mai interrogata, sono cattive.
"Anche la cioccolata con le nocciole?"
La Dottoressa annuisce.

La Dottoressa mi fa spogliare. Le mie cosce sono due bottiglioni da vino da 5 litri, per ora senza impagliatura (ma tra due settimane la peluria ricrescerà). Mi prende le misure.
Devo dire che con me di Miss Italia se ne fa un paio, una nei limiti delle misure ed una appena più magrina. Mi viene pure da ridere, io sto bene alla larga da metri da sarta, bilance e specchi, per evitare quella voglia pazza di urlare. Le poche volte che mi son vista nel riflesso di una vetrina, mi è venuto da piangere perchè non mi sono riconosciuta.

Poi mi pesa.
L'orrore.
Su quella bilancia ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Ed è un miracolo che abbia retto.
Devo perdere una venticinquina di chili. Anche trentina, via, siamo sincere.

Adesso sono ufficialmente una cicciona. Evviva!
Vedo un futuro in salita, irto di carote lessate e di insipide insalatine bitorzolute.

Cugè?

"Cugè?" mi chiede il Nano, indicando la finestra della camera da letto.
"Una finestra, Nano." rispondo io.
"Cugè?" insiste il Nano, sempre indicando la finestra.
"Sempre una finestra, tesoro".
"Ma cugè?" , il Nano imperterrito ad indicare.
Forse ho capito: "Nano, è un dito. Vedi, ne hai altri 4 in questa mano, cinque nell'altra, e servono proprio ad indicare."
"MA CUGE'?" continua a chiedere con gli occhi tondi e spalancati, vagamente spazientito, "CUGE'? QUETTOCUGE'?"

Nano scusa, non avevo capito. E' il cielo d'autunno tutto grigio, e quelle sono nuvole gonfie di pioggia, che tu non conosci ancora perchè quando l'hai vista eri piccino piccino, e non te la ricordi più. Per te esisteva solo il cielo azzurro d'estate, Nano mio, ma adesso c'è anche questo tempo un po' nero, e tra poco te lo ricorderai.

"Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarderà il dito"

Pianola cinese

Mia mamma è quella dei giocattoli educativi. Mesi fa, quando il Nano era ancora un mezzo sgorbio sbavante e nullafacente, arrivò a casa con una pianola cinese.
"Mamma, ma non è un giocattolo adatto ad un mezzo sgorbio sbavante e nullafacente!" esclama Lupina inorridita più che altro dall'aspetto marcatamente cinese della pianola.
"E' un giocattolo educativo, cara Lupina ignorante. Da cosa pensi che derivi la tua spiccata sensibilità musicale?" chiede Nonna Ansia con la solita, antipatica supponenza. Tutti, in questa csa, sono convinti che io sia l'erede naturale di Mozart, ma non si è capito perchè.
Per la croncaca, la mia spiccata sensibilità musicale è sfociata in alcuni... ehm, chiamiamoli tentativi di musica sperimentale. O forse è meglio definirli rumori molesti.
A 7 anni decisero che sarei diventata una grande pianista, solo perchè suonavo ad orecchio 44 gatti. Mi mandarono a lezione di piano da una mia zia maestra di musica, che dopo un paio di anni mi rimandò a casa bollata per sempre come incapace. Visto che col pianoforte non era andata granchè bene, decisero che sarei diventata una grande chitarrista. E mi comprarono una chitarra classica. La scelse mio padre, in una specie di self service degli strumenti musicali. Dovete sapere che mio padre è molto più gigantesco del Gig: è alto 2 metri circa, ed al posto delle dita ha delle pale eoliche. La chitarra che scelse per me, ovviamente, era a sua misura, e si poteva suonare solo con delle superdita ipercallose. Le mie ditina segaligne gli facevano un baffo, a quelle cordone da ormeggio, ed infatti per tirar fuori un accordo decente ci ho messo sei mesi.
Nel frattempo, tutti si erano stufati di sentirmi tormentare le corde del chitarrone nella solitudine della mia camera, e quindi pensarono di regalarmi una cosa più piccola e maneggevole: un violino.
E lì, si pentirono amaramente. Soprattutto perchè a me piaceva tirarmela col violino sotto il mento, e stavo ore ed ore ad emettere suoni da segheria nella speranza di riuscire a combinare qualcosa. Ma mi stufai presto, anche perchè col violino non si cuccava un cavolo: decisi, stavolta spontaneamente, di comprarmi uno strumento diabolico.
Il sassofono in effetti è lo strumento del diavolo. Se in Beautiful c'è una scena di sesso, di sottofondo sicuramente c'è il sassofono che latra.
Ed il mio latrava, eccome. Ho fatto uscire di testa tutti i cani del vicinato. Quando i parenti ed i vicini decisero che ne avevano abbastanza, non senza qualche lettera da parte di avvocati vari, riposi il sax nel suo astuccio e non se ne parlò più.
Adesso, con questa pianoletta cinese che si affaccia timida nella nostra vita, rivedo mia madre e le sue manie musicistiche tornare prepotenti alla ribalta.
Il Nano, intanto, schiaccia a caso i pulsanti della tastiera, che ha anche una serie di fastidiosissime musichine incorporate che ogni tanto partono da sole facendoci sobbalzare di spavento, e non c'è modo di limitarle: i cinesi, popolo maligno, non hanno messo la regolazione del volume. La pianoletta malvagia, inoltre, ha anche il difetto di essere fatta un po' a cazzo di cane ed in barba a tutti i criteri di sicurezza del marchio CE: il Nano ci si è rinchiuso le dita non si sa come, l'ha scaraventata per terra, ci ha camminato sopra, l'ha lasciata in giardino prima di un acquazzone, e alla fine si è rotta. Non che abbia smesso di suonare: ha cominciato piuttosto ad emettere ronzii e scricchiolii, ma non è morta.
L'ho dovuta uccidere io, gettandola via.

Mia madre ieri sera è arrivata con un regalo per il Nano: un'altra pianola cinese.
Identica all'altra.
Ma questa è la versione extralusso: ha il microfono.
Adesso siamo proprio a posto.

L'ultima cena.

Ieri sera a villa Lupina si è consumata l'Ultima Cena.
L'Ultima Cena a base di alimenti normali. Da stasera, dopo la fustigazione da parte della Dottoressa Cattiva, comincerà un triste declino alimentare verso la cottura a vapore e alla piastra, la pesatura al milligrammo dei cibi, e la sparizione dei condimenti dalla mia vita.
Il Gig, che è un falso magro e nasconde dei bei bottiglioni di lardo spalmandoli sulla sua notevole altezza di uomo gigantesco, si è molto cavallerescamente offerto di seguirmi in questo percorso fatto di gravi privazioni.
Il Nano, che invece è già a dieta mangiando solo cibi sani (se si toglie la pasta al ragù di ieri a pranzo e le patatine di mais che ha voluto mangiare di legge ieri mattina), non avvertirà minimamente la differenza.
La cena di ieri sera ha visto me ed il Gig fortemente impegnati nella distruzione fisica di una spigola e di un cospicuo quantitativo di patate arrosto, ed è terminata con la distruzione sistematica di una tavoletta di cioccolato Lindt alle nocciole, che però non essendo terminata deve essere ancora in giro per casa. E siccome cioccolata=pericolo, adesso la annienterò. Ovviamente mangiandola.

Si prospettano tristi giorni per le Lupine obese.

lunedì 29 ottobre 2007

L'angolino dei referrers

Jes, te questa non ce l'hai:
Vecchie lardose puzzolenti quasi morte.
Ce l'ho io, capisci? E' mia!

E se il Nano non dormisse due stanze più in là, urlerei al mondo tutto il mio entusiasmo.

Come buttare via i soldi in un videonoleggio

I designer di Ikea son gente mlavagia.
Innanzitutto, danno dei nomi impossibili ai mobili. Roba che solo delle menti malate riescono a concepire. E poi usano dei materiali dall'oscura composizione chimica che provocano nei malcapitati acquirenti degli strani effetti collaterali.
Prendiamo ad esempio la cassettiera Kakka (non ho la A col puntino, in questa tastiera): è fatta apposta perchè dei gatti normalmente tranquillissimi diventino improvvisamente degli intagliatori di polene, e lavorino freneticamente giorni e giorni ad un montante per trasformarlo in una donna con le braccia aperte, pronta a frangere i flutti.
E che dire poi dei tappeti? Fatti con una fibra di una strana pianta carnivora tropicale che non appena ti ci avvicini ti abbranca e ti fagocita. La fibra, debitamente lavorata e ritorta, va a costituire il fantasioso tappeto Pillaakkera, che però nonostante i trattamenti di sbiancamento e coloritura mantiene intatte le sue proprietà avvolgenti, e fa inciampare le persone aggredendole ai calcagni.
Ma la cosa più oscura dell'Ikea sono i divani. "Imbottitura costituita all'86% di fibra vegetale", recita il catalogo delle meraviglie. Però non dice che il 14% è fatto di fibre di una pianta del sud est asiatico che sprizza tripanosoma gambiensis da tutti i pori, provocando sonnolenza cronica in tutti coloro che ci si siedono sopra.
E così i Lupini, sui loro variopinti divani economici, prendono film memorabili al videonoleggio della loro graziosa cittadina, li infilano nel lettore dvd e si accomodano coi loro culoni, pregustando una seratina cinematografica niente male.
E invece si ritrovano a dormire, con la bolla al naso come certi ceffi dei cartoni animati giapponesi, mentre sul video scorrono inesorabili i titoli di coda.
E gli svedesi lassù al freddo intanto se la ridono sugli Chateau-d'Axe, tanto loro hanno i soldi per comprarli, e restano svegli pensando a noi poveri squattrinati vittime della malattia del sonno.
E' un'ingiustizia, ecco. Un'ingiustizia bella e buona.
Adesso scrivo una email al Signor Ikea e gliene dico quattro.

Aiuto! C'è un Nano nel mio letto!

Come mai mi addormento nel talamo nuziale alle 22.30 in compagnia solo del Gig e del gatto Federico, e puntualmente mi risveglio alle 7 del mattino con un nano che ciuccia poderosamente dalla tetta?
Chi ha messo qui questo nano?
E come mai il gatto Federico si ritrova a dormire nel lettino al posto del Nano?
Chi scambia il Nano col gatto e viceversa?

Il Gig giura che lui non ne sa nulla. Ho provato ad interrogare la Bambola, il Cavallo Riparbello, persino i mobili della stanza, ma nessuno pare saperne granchè. Che sia io in preda al sonnambulismo? Sbadata come sono, mi ritroverei a dormire nel baule delle coperte.
Qua siamo di fronte ad un fenomeno paranormale. La telecinesi di un Nano voglioso di tetta?
Chissà se il CICAP mi sa dire di più.

domenica 28 ottobre 2007

Lupona cicciona

Non ne posso più di vestirmi con i soliti 4 stracci, perchè tanto dopo il parto mi metto a stecchetto e vedrai che silfide che divento, e allora non compro nulla nell'attesa che venga quel giornoooo, ma ora noooo! (citazione dottissima. Indovinate da cosa?). Io a stecchetto dopo il parto mi ci son messa, però non è cambiato nulla.
BEh, proprio dopo il parto diciamo di no... comunque son stata a stecchetto 3 mesi e non ho perso un etto.
"Fai più esercizio fisico", suggerisce qualche intelligentone di mia conoscenza. Sì, proprio quello che mi ci vuole. Dopo una bella giornatina di delirio domestico con tanto di sollevamento nani imbizzarriti, fatiche erculee per mettere in ordine armadi e cassetti, maratone di scopa elettrica e quant'altro, ecco che mi vien proprio voglia di infilarmi in una bella tutina da ginnastica e correre correre correre km sul tapis roulant col vento nei capelli. Eh sì, cari i miei furboni del cosacivuoleadimagrirebastaunpodidietaedeserciziofisico, provate voi a fare spinning alle nove di sera, quando è dalle sei del mattino che correte dietro ad un Nano ipercinetico. Ma poi mi ci vedete, con questo culone che mi ritrovo e questo fisico da fiasco rovesciato (almeno le gambe mi son rimaste magre), coi fuseaux o coi leggings, a darmi arie in uno spogliatoio dove sono tutte ipertoniche?
Suvvia, io son fuori luogo in certi posti. Ero fuori luogo persino al corso di preparazione al parto, e sì che in mezzo a tante seccarellone che sembravano tanti serpenti dopo aver fagocitato un capretto intero ce n'era anche qualcuna bella imborchionita, che non si faceva problemi a far fuori certe targhe di schiacciata. Io andavo lì col mio snack biologico-dietetico e mi sentivo male a veder quelle bocche untissime ma felici, le avrei picchiate tutte se non fossero state incinte. Io lì a crepar di paura per il diabete gravidico, e loro a sgranocchiarmi in faccia delle pizzone così.
Oggi pomeriggio, ad esempio, ho incontrato la ex gestante più cicciona del mondo. Indossava un tailleurino color raganella davvero degno di nota, con sciarpina in pendant. La ex gestante era con minimarito e figlia al seguito. Ed era odiosamente, terribilmente, stramaledettamente SECCA. Non magra, SECCA.
"Sai, con l'allattamento son dimagrita un sacco". See, dai, raccontalo a qualcun'altra. Dillo, che sei andata a Lourdes, a Fatima, a Loreto. Dillo che è colpa del mio scarso senso religioso, perchè io a Dio non gli sto tanto simpatica e allora ha deciso di punirmi con il pannicolo adiposo a oltranza.
Occorre una contromisura ferma e decisa. Basta con le cicce.
Domattina telefono alla Dottoressa Cattiva. La Dottoressa Cattiva è un'amica di famiglia, ed è una dietologa.
La Dottoressa Cattiva ti mortifica a sangue. La Dottoressa Cattiva ti dice che fai schifo, che sei una palla di lardo disgustosa, e che se non fai come dice lei sarai condannata ad affogare nel tuo stesso grasso, che se non ti dai una regolata farai una brutta fine e che devi seguire per filo e per segno quello che c'è scritto su quel foglietto, altrimenti lutti e sciagure si abbatteranno su di te e sulla tua famiglia fino alla 5° generazione, non conoscerai più felicità e tutto sarà perduto.
Poi ti pela di 100 euro, e tu improvvisamente ti senti più leggera.
"I risultati si vedono", sostiene quella cicciona di mia zia. Che non ha nessun titolo visibile per sostenerlo, ma ha un passato di donna magra e bellissima grazie alla dieta della Dottoressa Cattiva.

Domattina alle 10.00 la chiamo. E' finito il tempo delle lupine sfatte e buzzicone, cari miei.
Diventerò una sirena bellissima, e la raganella creperà di invidia di fronte al mio completo smeraldino di Missoni.
Sempre se ci rientro.

Ora solare

Attendiamo con trepidazione la telefonata di mio suocero che ci annuncia l'entrata in vigore dell'ora solare.

Non so perchè, ma due volte l'anno l'Adorato Nonnino fa così. Da sempre.
Siamo gente poco affidabile, evidentemente. Forse teme i nostri ritardi cronici.
Quando eravamo una giovane coppia scanzonata e senza prole, non era proprio il massimo essere svegliati da una telefonata che ci annunciava l'ora esatta. Specie se la giovane coppia scanzonata la sera prima aveva fatto le quattro, cosa che il sabato sera capitava sovente.
"Pronto? Sono io. Avete rimesso gli orologi? Perchè è tornata l'ora solare/legale, eh. Già che ci siamo, vi dico anche questa cosa qua: blablablabla, e anche questa cosa qua: blablablabla...". All'altro capo del telefono, un Gig assonnato e completamente avulso dal contesto, se ne sta lì con gli occhi sbarrati, incapace di proferire verbo. Al limite qualche parolaccia, ma il suo ruolo di figlio devoto non glielo consente, quindi resta tutto a livello mentale.

Questo autunno vorrei stupirlo io con una telefonata dello stesso tenore, ma sono troppo pigra per farlo. Il Gig dorme, il Nano è qua che mi ballonzola intorno indicando la porta dello studio dicendo di là! Di là! il cordless non si trova ed io, dciamocelo, non ho molti argomenti aalle 7.55.

Bentornata, ora solare.

sabato 27 ottobre 2007

Listolante cinese.

Ogni tanto a me e al Gig ci prende una voglia pazza di schifezze, ed allora uno di noi parte (di solito va quello vestito peggio, per ragioni che tra poco spiegherò) e va al Ristorante Cinese a prelevare qualcosa di commestibile. La proprietaria del Ristorante, l'unico nel mio paese, è ormai diventata un'amica. Si chiama Jin Ji, che ha un suono bellissimo ed un oscuro significato, dato che tutte le volte che glielo chiediamo, chissà perchè, cambia.
Il ristorante, invece, ha un nome classico da ristorante cinese, ed è identico ai milioni di ristoranti cinesi sparsi nel globo: acquario con pesci dall'aria circospetta, boiserie di finto legno, molti specchi con indecifrabili ideogrammi (ma mi piace immaginare che siano citazioni dal Libretto Rosso, o al limite anatemi contro il Nemico d'Occidente), il quadro con le fontane che sberluccicano, tovaglie rosse che se disgraziatamente ti casca un bicchier d'acqua stingono, romantici lampioncini rossi e sedie in tessuto damascato dalla seduta microscopica, che ti lasciano la forma stampigliata sul culo per almeno un paio di giorni.
Noi due Lupini amiamo il ristorante cinese. Anzi, noi tre, dato che anche mia sorella in assenza del Fidanzato Agrimensore ama incrementare il livello del colesterolo nel suo sangue con le cinesi prelibatezze. E allora, quando l'Agrimensore non c'è, ci applichiamo nella lettura del menu e ordiniamo telefonicamente una cena cinese.
Di cenare lì non se ne parla.
Personalmente non ho nulla contro la Cina, sia ben chiaro, solo che il risorante cinese, se frequentato per più di mezz'ora, ha uno spiacevole effetto collaterale: quando esci, puzzi di fritto da far schifo. Non azzardarti a indossare qualche capo pregiato, perchè altrimenti sei costretto a puzzare di friggitoria per il resto dei tuoi giorni, e ad essere additato come untore sui mezzi pubblici. E guai a ad affidare i tuoi cappotti al guardaroba! Probabilmente i cinesi del ristorante sono in combutta con quelli che hanno il negozio di abbigliamento di fronte, ed applicano una politica distruttiva nei confronti del made in Italy: il guardaroba è proprio di fronte alle cucine, nel punto del ristorante in cui la puzza di fritto crea un fetido ricircolo.
Quindi, la regola fondamentale, anche per il take away, è quella di vestirsi male. Io in genere mi metto una cerata che uso per i lavori in giardino, immaginando che la puzza scivoli via come la pioggia. Devo dire che quando raso il prato in inverno, sento la primavera grazie all'odore degli omonimi involtini che mi accompagna.
Io poi mentre son lì che aspetto il pacchetto con i cibi godo come una matta a vedere i miei concittadini alle prese con le bacchette. Ci sono quelli che sfoggiano una certa nonchalance e infilzano le pietanze come se fossero nativi di Pechino, ma anche quelli che si improvvisano batteristi e suonano sui piatti e sui bicchieri per ammazzare l'attesa, quelli che se le infilano nel naso e si scattano le foto a vicenda con il telefonino, quelli che si sfidano a duello, quelli che se le mettono dietro le orecchie come i macellai di una volta, quelli che si vede benissimo che non sono capaci ma ci vogliono provare lo stesso, e tirano su un chicco di riso per volta impugnando una bacchetta per mano, a mangiare ci mettono una vita e mezzo. Nel frattempo i piatti si impilano, il ristorante si svuota ed i camerieri cominciano a rovesciare le sedie sui tavoli, ma loro sempre lì, imperterriti, a tirar su un pisello, un gamberetto per volta.
Un'altra cosa che caratterizza i ristoranti cinesi di tutto il mondo è il glutammato. In Cina la vera rivoluzione è stata l'introduzione del glutammato. Tutto sa di glutammato. A volte penso che per riprodurre con successo un piatto cinese a casa propria, sia sufficiente tagliare alla julienne delle cose a caso pescate nel frigo, impanarle nel glutammato e friggerle, anche se fare 4 km, lasciare la macchina in doppia fila e aspettare un'infinità di tempo, per poi portare tutto a casa avvolti in una nuvola di puzza quasi irreale abbia molto più fascino.
Quando mia sorella ordina quel maledetto pollo con gli anacardi e funghi cinesi (e sui funghi cinesi potrei disquisire ore), la mia povera macchina si impregna di un odore. Più che un odore, direi una presenza quasi tangibile. Certe volte mi domando se quella strana sensazione come di maniaco sessuale nascosto nel sedile posteriore non sia un effetto allucinogeno del glutammato rimasto a volteggiare nell'abitacolo.
Però la fatica di andarsi a procacciare del cibo è premiata dal regalino. I cinesi sono un popolo estremamente amante delle formalità, e quando vai a mangiare al loro ristrante amano premiare la tua preferenza con un dono. Che in genere è un troiaio.
A me tutte le volte regalano un bicchierino con una pallina di vetro sul fondo, che riempito di liquido dovrebbe mostrare un'immagine. Dico dovrebbe, perchè io ad essere sincera non ho mai capito cosa cavolo rappresenti. Eppure hanno anche cose più carine (ehm, diciamo accettabili), tipo dei braccialettini con le perline di vetro trasparente che certe volte disfo e riciclo per adornare le embrasses reggitenda, ma a me non so come mai danno sempre il fatidico biccherino. Io quando son lì coi soldi alla mano, pronta a pagare le vettovaglie, incrocio le dita e cerco di pilotare il regalino con il pensiero: "No biccherino, no bicchierino, no bicchierino", e puntualmente mi ritrovo con questo coso tra le mani, e non mi rimane che ringraziare la solerte cameriera con un sorriso colmo di risentimento, perchè non riesco a buttar via le cose così senza pensare, e mi ritrovo con la casa piena di bicchierini orrendi grandi quanto un ditale, che non si rompono mai.
Una volta, grazie alla mia brillante simpatia, sono riuscita a farmi regalare una bottiglia di grappa di rose. Aleeè, evviva! mi son detta. La grappa di rose, che sul posto ti sembra una cosa buonissima (forse per riflesso, la birra Tsing Tao è davvero orrenda), a casa si trasforma in una sbroscia schifosa quasi quanto il cordiale che ti danno da militare (non che io abbia fatto il militare, ci tengo a sottolineare, ma avevo un parente nell'arma che ce ne regalava ettolitri, mia nonna lo usava per gli svenimenti. I suoi.). Almeno ho qualcosa da versare nei famigerati bicchierini.
Ma la cosa per la quale vale la pena frequentare certi posti è il malore notturno. Puntualmente, mia sorella ed il Gig di notte si sentono male. Io no, avrò vomitato 3 volte in vita mia, e sono stranamente immune nonostante mangi le stesse pietanze. E' fantastico vederli tutti e due, al mattino, verdi come ramarri, con la lingua così patinata da sembrare fatta di feltri per la lucidatrice, a maledire la cena della sera prima e la Cina tutta.

"Ma tu a che ora hai vomitato?" Chiede l'uno. E l'altra risponde "Alle 3 . 45. Tu?"

"Io alle 2.30. Hai vinto tu anche stavolta."

venerdì 26 ottobre 2007

Ansie e non ansie

Oggi pomeriggio, per festeggiare l'inondazione che ha travolto alcune stanze di Villa Lupina, abbiamo deciso di andare ad indebitarci al Mediaworld con l'acquisto di un nuovo aspirapolvere. Mollato il Nano dai nonni, ci siamo sorbiti 40 km di inefficienza totale da parte delle amministrazioni pubbliche nella gestione delle emergenze meteorologiche.
Sì, vabbè, anche noi che ci spariamo tutti sti km per andare a comprare un aspirapolvere (vabbè, non è un aspirapolvere normale. E' lui. E noi amiamo lui, vero Luci?)...

Il viaggio è risultato, ovviamente, noiosissimo. Per ovviare al problema, Gig (uomo ansioso) e Lupina (donna non ansiosa) decidono di scambiarsi i ruoli.
Lupina Ansiosa: "Gig, e se adesso non troviamo il magazzino merci del Mediaworld?"
Gig Non Ansioso: "Noo, ma dai, vedrai che lo troviamo"
Lupina Ansiosa: " E se quando arriviamo lì ci dicono che non c'è e ci tocca tornare domani?"
Gig Non Ansioso: "Ma se ci hanno detto che hanno ancora 4 pezzi!"
Lupina Ansiosa: "Magari la tipa si è sbagliata e noi abbiamo speso una cifra mostruosa per una cosa che non è disponibile, e non ci ridanno i soldi indietro, e magari ci hanno clonato pure la carta di credito, e magari dicono che noi abbiamo sbagliato e ci trattengono questa cifra vergognosa che abbiamo speso?"
Gig Non Ansioso (ma contagiato da una puntina di ansia): "Ma dai, speriamo di no."
Lupina Ansiosa: "E se ci perdiamo e non troviamo più la strada in questa zona artigianale deserta e piena di cartacce?"
Gig Un Pelino Ansioso: " Eh ma dai, allora gufi di brutto."
Lupina Ansiosa: " E se tardiamo per la cena?"
Gig Sempre più Ansioso: "Eh, dai, magari deviamo per la Lurida Città e ci andiamo a prendere un panino da qualche parte"
Lupina Ansiosa: "Ah, sì, bravo! Proprio in quel posto là, dove il furto è di casa! Così ci scassinano la macchina per rubarci l'aspirapolvere, eh?"
Gig In Modalità-Poldo (e quando il Gig entra in modalità-Poldo, nella sua mente non c'è parcheggio inadeguato e bollatura di sportello, ma solo un grande, succulento panino all'orizzonte): "Ma dai, un bel panino con la torta di ceci e le melanzane sott'olio. Ci mangiamo un bel panino con la torta di ceci, eh?"
Lupina Ansiosa: "E così facciamo tardi, il Nano è dai nonni e non è abituato ad addormentarsi senza la tetta, e poi i sensi di colpa? Noi lì a sbafarci i panini, e lui a casa, poverino, a piangere nel buio, mezzo morto di paura e di sonno"
Gig in Modalità-Poldo: "Sì, però un bel panino con la torta di ceci ci starebbe."
Lupina Ansiosa: "Ma Gig, il Nano! Lo abbandoniamo così? Lui ci attende fiducioso, e noi ci presentiamo in ritardo e con le mani unte di melanzana sott'olio? Gig, certe volte sei proprio senza cuore"
Gig in Modalità-Poldo: "Sì, però sai che buono il panino con la torta di ceci e le melanzane sott'olio?"

Morale della favola: di fronte alla fame di panini, non c'è ansia che tenga.

Per la cronaca, il Nano dormiva sul letto dei nonni in posizione crocifisso del Mantegna, dopo essersi scofanato una piattata di pastina con le verdure, il magazzino merci del Mediaworld l'abbiamo trovato al primo colpo e la carta di credito non ce l'hanno clonata.
Lupina ha imparato la lezione: essere ansiosi è una gran fatica, ed è più conveniente ed economico non esserlo.

Il Gig il panino non l'ha mangiato.

Che bella giornata.

Piove dal tetto.
Piove in cucina, direttamente nella minestrina del Nano.
Piove in camera da letto. Anzi, piove sul letto.
Ho messo secchi e tinozze dappertutto. Finite le tinozze, sono passata alle insalatiere.
Adesso sono terminate anche le insalatiere.
Che ne sarà di noi?
Per fortuna ho una ciambella gonfiabile a forma di aragosta, dono di una zia al Nano. Che però forse è forata.
Ci prepariamo al peggio.

Adesso mi accorgo che l'isolamento è anche maggiore: non ho uno straccio di ombrello. Sono tutti nella mia macchina. E chi ce l'ha, stamattina, la mia macchina? Ma il Gig, naturalmente!
Aiuto.

giovedì 25 ottobre 2007

Sfighe gigghiche

Oggi il Gig ha:

  • Perso le chiavi della macchina. Trattandosi di antipaticissimo monovolume fighetto, le chiavi in realtà sono una scheda con un chip, che costano la bellezza di 90 euro. Ovviamente, se si somma l'importo alla mania del Gig per la perfezione automobilistica, il risultato è un uomo depresso.
  • Sbattuto il nasone contro uno sportello. E sembrerebbe una cazzatella, se non fosse che il Gig indossa gli occhiali, i quali gli si sono conficcati nell'osso nasale. Gig sempre più depresso.
  • Lasciato cadere inavvertitamente il cellulare per terra. Si è rotto qualcosa nel display, così adesso invece della facciotta del Nano, il salvaschermo del suo telefonino è una specie di disegno postimpressionista, dalle delicate e solari sfumature. E di lettere e numeri, manco a parlarne. Il Gig è all'apice della depressione.
Mica male. Meritava un post, almeno.

Banana assassina.

"Pronto, mamma?"
"Chi è?"
"Hai presente tua figlia, quella che ti sta sempre appiccicata e che ti vuole tanto bene, che viene a fare la spesa nel tuo frigorifero e alla quale stiri tutto, persino i calzini? Ecco, sono l'altra. Quella col Nano. Volevo dirti che sto per partire"
"Come per partire? E dove vai?"
"Parto col Gig. Andiamo a fare bungee jumping sulle Ande."
"Bungee Jumping? Ma tu soffri di vertigini! E poi non hai gli abiti adatti! Ed il Nano soffrirà là in quei posti terribili, non mangerà niente! Morirà di fame, gli verrà il raffreddore con tutti quegli spifferi, e non ha nemmeno la canottiera giusta!"
"Mamma, non preoccuparti. Non lo portiamo mica"
"E a chi lo lascerete? Mica a me?"
"No, non preoccuparti: lo lasciamo ad un orfanotrofio. Starà benissimo, vedrai"
"Ah, va bene. Per un attimo ho pensato che lo lasciaste qui da noi: sai che non può stare in questa casa, abbiamo troppi oggetti delicati."
"Beh, si sta facendo tardi, ed i nostri cavalli sono impazienti di partire."
"Ah, perchè, andate a cavallo? Bravi, bravi. Ma tu non avevi paura dei cavalli?"
"Sì, avevo il terrore, ma in sogno mi sparisce sempre, e certe volte sogno pure di cavalcare..."

Ecco cosa può succedere ad una Lupina stressata durante un mini-riposino di 4 minuti, se si mette ad addormentare il Nano da sdraiata sul letto.

Forse dovrei smetterla con tutti quei documentari sugli sport estremi e sulle catene montuose.

Cipolla

E' meraviglioso quando il proprio cucciolo d'uomo si aggira per casa sulle sue malferme gambette e sperimenta l'ambiente circostante. Stamattina il Nano ha scoperto la lavastoviglie e la indica col dito, emettendo un verso simile allo scarico dell'acqua. Anche la lavatrice è un mondo meraviglioso, per uno che col mento arriva all'oblò.
Ma ancor più meraviglioso è il vano sotto il lavello, dove la mamma Lupina tiene nascoste le cipolle e le patate. Che meraviglia, le patate! Si possono far rotolare per terra, tirare contro un termosifone sfracellando l'umidificatore in ceramica smaltata, oppure sbattersele in testa a mo' di macigno.
E le cipolle, che ortaggi strabilianti! La cipolla va subito denudata da tutti quei vestitini di cellulosa violacea per vedere cosa nasconde sotto, e naturalmente va assaggiata.
Non importa se per morderla si scatena una crisi di lacrime, e gli occhi van da soli a pisciar liquidi mentre la bocca è soddisfatta. La cipolla va mangiata anche se pizzica.
Che meraviglia, poi, farsi un giro su una Twingo infestata dal puzzo di cipolla emesso dalla bocchina di un nano che dorme!
E che gioia, quando tutti quelli che incontri si chinano su di lui e poi mi guardan male: "Ma cosa hai dato a questo bimbo, che puzza di cipolla da buttar per terra?"

Non è colpa mia. Non gliel'ho data io. E' stato lui, che è andato lì e se lì'è presa.

Che puzzo, sto Nano! E non c'è lavaggio che tenga.

martedì 23 ottobre 2007

Scimmie ammaestrate.

Il Nano vive in un eremo. E' giunto il tempo (argh) di portarlo in luoghi frequentati da altri nani per farlo familiarizzare. La cosa in se' non mi creerebbe grossi problemi, se non fosse che gli altri nani sono naturalmente accompagnati da una categoria che solitamente mi fa un po' impressione, ovvero le mamme. Le mamme sono individui a base carbonio, generalmente bipedi, che stanno tutto il giorno a confabulare sulle panchine ed ogni tanto abbandonano la conversazione per lanciare delle grida del tipo :"Aurora, smetti immediatamente di correre! Luigi, non picchiare tuo fratello! Armando, metti giù la signora!".
Le mamme solitamente sono accompagnate dalle nonne, le quali più o meno mantengono gli stessi comportamenti, solo che sono più lente, hanno argomentazioni un po' più circoscritte e sono solite cominciare il discorso con "il mio/la mia invece..."
Io non sono molto portata alle conversazioni nonnifere e mammifere, e mi limito a rincorrere il mio Nano per evitare che ne massacri altri o si faccia seriamente male lanciando pietroni contro se stesso. Tuttavia, qualche mamma o nonna si avvicina per familiarizzare, e allora mi tocca.
"Signora, che simpatico bambino che ha! Isabellissima tesoro santo della nonna tua che ti adora, fai ciaociao al bambino simpatico!"
E Isabellissima, una testolina bionda in mezzo ad uno sbuffo rosa, si sporge verso il Nano e fa ciao con la manina.
"E tu, simpatico bambino, non fai ciaociao a Isabellissima?"
"Ehm, non lo sa fare"
"Isabellissima, fai sentire alla signora come dici il tuo nome!"
E Isabellissima emette un fonema che somiglia vagamente ad un nome umano.
"E tu, bambino simpatico, glielo dici ad Isabellissima come ti chiami?"
"Ehm, non lo sa ancora dire. E' piccolino, ha solo 13 mesi"
"Eh, ma Isabellissima a 13 mesi lo sapeva già dire. Vero Isabellissima amore bello dolcissimo della tua nonna? Adesso Isabellissima fa sentire al simpatico bambino come fa il gattino. Isabellissima tesorino bello, come fa il gattino?"
"Mao"
"Brava Isabellissima! E come fa il cagnolino? Eh, come fa?"
"Bao"
"Bella della tua nonna, e come fa il pulcino?"
"Pao"
"Che brava la mia bambina, vero, signora? E tu, simpatico bambino, li sai fare gli animali?"
E io, a quel punto, mi sono resa conto del mio fallimento come ammaestratrice di scimmie. Il Nano non sa fare un cacchio. Solo il verso del maiale. Non mi è mai venuto in mente di insegnargli cose del genere.
"Nano, fai sentire alla signora come fa il maiale"
"Oink"
"Nano, e la cinta senese?"
"Oink"
"Ed il Nero di Parma?"
"Oink"
"Ed il Gloucester Old Spot?"
"Oink"

La prossima volta che andiamo al parco, vedrò di preparare il Nano anche sul Blanc de l'ouest, sul Welsh e sul Deutsches Weideschwein

lunedì 22 ottobre 2007

E' arrivato l'inverno.

E' arrivato, finalmente, il tempo di imbacuccarsi in maglioni pelosi.
Ci sei mancata, brutta stagione schifosa che arrossa i nasi ai Nani e che rendi invivibile anche un semplice gesto come quello di stendere i panni. Ci sei mancata, maremma assassina che ammazzi le zanzare, che disegni strisce di grigio nel cielo e ci lasci a casa, a scrutare l'orizzonte pensosi, col naso appiccicato ai vetri delle finestre.
Dove sei stato, inverno che accendi i camini e le stufe? Dov'eri lo scorso anno di questi tempi, che ancora ci pinzavano le zanzare coi loro apparati boccali pungenti(nelle femmine)-lambenti (nei maschi - mi son fatta una cultura, quest'estate)? Eh, brutto mascalzone?
Adesso per i lupini è arrivato il tempo del tepore domestico e del burrocacao.
Il burrocacao è quel cosetto che io colleziono mio malgrado, anche perchè mi sembra di perderlo e puntualmente lo ricompro. Dico mi sembra, in quanto in verità ne ho sempre uno con me, ma non so mai dov'è e lo ricompro, per poi accorgermi che già ce l'avevo. E così ne ho di ammezzati, prima uno, poi due, poi tre, e così via, fino a che ingrasso le tasche della Labello a scapito delle mie.
Però poi arriva il Gig, con le sue fiere labbra maschie tutte screpolate, che alle 6 del mattino mi sussurra: "hai mica un burrocacao, che il mio non lo trovo?", ed io quasi morta dal tepore del letto gli indico con un sussurro la mia borsa appesa all'attaccapanni, per poi ricadere nell'incoscienza del sonno, con quel vago giramento di coglioni tipico dei risvegli a cazzo di cane.
Ma il giramento di coglioni si tramuta in bellezza e gioia di vivere, quando il Gig ti torna a casa alle 5 del pomeriggio con le labbra vagamente glitterate ed ambrate, e tu per incanto realizzi che invece del burrocacao ha preso il tuo lucidalabbra colorato alle proteine della seta, e se n'è andato in giro così tutto il giorno alla guida del camion.

Ah, bentornato davvero, inverno!

Vestiti da Nano: considerazione postuma.

Il Nano è un maschio, e fin qui va bene.
Ma se fosse stato una femmina, come me la sarei cavata in un mondo di pantaloni di velluto rosa coi brillantini? Avrei resistito al fascino della mollettina o avrei rasato a zero la famigerata Nana come ho fatto con lui?
Tempo fa ho visto una nanerottola in carrozzina, con un'imbarazzante fofata di capelli ricci, ed una mamma che tentava di attaccarle senza successo una molletta al ciuffo. Sare stata tentata di dirle ma tagliale 'sti cazzi di capelli, poi però Santa Mutolina mi ha provvidenzialmente tappato la bocca.
Ma poi mi chiedo: cosa avrebbero fatto le zie? Mi avrebbero spinta nel baratro delle permanenti con colpi di sole alla minorenne?
Il prossimo che arriva, se arriva, anche se è femmina la vesto da maschio? Troverò il coraggio di farlo?

Vestiti da Nano

Forse io non ho gusto. Forse pretendo troppo. Forse la mia mente mi vede già mamma di un secondogenito anche se non è proprio il caso al momento, ma io quando ho cominciato ad allestire il nido per accogliere il pargolo, sono stata troppo lungimirante.
La culla in cui il Nano ha dormito (poco), era una cesta con le ruote comprata ad un ingrosso di cesteria e vimini, pagata 20 euro invece che i 199 di quella più sgualfa della catena di negozi da nano presente nella zona, rivestita dalle mie sapienti manine con una stoffa vagamente provenzale verdeazzurra. Il costo totale dell'allestimento del giaciglio è stato sì e no di 40 euro, imbottitura e materassino compresi.
Le prime tute da nano comprate da me medesima erano di caldocotone, data la stagione calda. fantasie minuscole, niente riferimenti al sesso del nascituro, in previsione del riutilizzo per un futuro secondo/a nano/a. Nessuna fantasia chiassosa nemmeno per la cameretta, che per la verità non è che sia uno spazio poi così sfruttato almeno al momento. L'unica certezza, un fasciatoio Ikea sfruttatissimo.
Le tute e gli abitini ricevuti in dono, invece, delle mostruosità piene di toppe applicate col vinavil, di colori improbabili e soprattuto decisamente maschili. E pensare che era tutta roba di gran marca, firmatissima, davvero fashion.
Io penso che se avessi ricevuto il corrispettivo delle spese sostenute dal parentado per gli orrori che ci hanno regalato, ci avrei tranquillamente mantenuto il Nano ad Oxford.
Ma andiamo con ordine: i primi due orrori, li ho ricevuti da un'amica carissima: una tuta da sci (da notare le temperature tutt'altro che polari di queste zone) in vera piuma d'oca, disseminata di toppine stile aviazione americana e pelliccia sintetica intorno al cappuccio, che avrebbero costretto il Nano in un'insensata posizione da stella marina. Taglia sei mesi.
Quando il Nano è venuto al mondo, sfiorava i 4 kg. In un mese di vita ne pesava già quasi 6. La taglia sei mesi, quindi, è arrivata prestissimo nella nostra vita, ed è stata abbandonata prima ancora che i primi veri freddi facessero capolino da queste parti. Il secondo orrore, donato sempre dalla solita amica, era un'altra tuta da sci. "Sai, ho pensato che magari si sporca quell'altra da aviatore, che è così carina e bianca. Questa vedrai che non si insudicia facilmente." Infatti, questa era il modello fanteria: un coso mimetico con guanti incorporati, che avrebbe suddiviso il corpo del Nano in tanti metameri da verme solitario e ne avrebbe fatto l'imitazione di un grosso insaccato.
Altre due tute da montagna, sempre taglia sei mesi, ci sono arrivate invece da amici. Una orrenda tuta bianco-ghiaccio con coniglietto cubitale glitterato (marcatamente da femmina), ed un tutone blu sempre con toppe da forze armate (stavolta polizia? Boh), prontamente riportate ai negozi e cambiate con l'ennesimo set di pantaloni di felpa e maglioncini). Se nei primi 3 mesi di vita del Nano fossimo andati in gita al circolo polare artico, saremmo stati a posto.
Poi c'è stata la volta dei Firmati. I Firmati ci hanno donato delle cose sicuramente bellissime a vedersi, ma impossibili da indossare.
Piumino taglia nove mesi (abbondantissimo, glielo metto adesso sebbene il Nano sia gigante) blu, firmato Mariella Burani Bimbi. Con VERO PELO DI MARTORA sul cappuccio. Orrore! Argh! Il pelo è stato rimosso istantaneamente bestemmiando contro le abitudini poco animaliste di certa gente, anche se mia nonna, fanatica del visone sulla pelle, ha voluto almeno fotografarlo col cappuccio peloso. La risultante è un Nano imbronciato con una manata di pelo in bocca, visibilmente solleticato da cotanta peluria.
Altri orrori: il completino da cumenda. Trattasi di giacca blu di lana taglio blazer, pantaloni con la riga, panciotto e camicia (CAMICIA AD UN NEONATO?) oxford azzurrina, dono di una cugina bancaria. "Avevano anche le scarpine di pelle, ma non c'era la misura". Non ho capito se si trattava di una proposta, o di una minaccia. Cambiato immediatamente con l'ennesima scorta di body e pigiamini.
L'estate, poi, porta scompiglio. E la collezione primavera pret-a-porter si è davvero superata: arrivano le zie con completo da tennista, da gelataio, da piccolo mugnaio bianco, da comunione, da scaricatore di porto, da boscaiolo canadese, da orso Yoghi, da velista. Signor Armani, signora Prada, ma c'era davvero bisogno di tutto questo sciupo di stoffa? Sì, perchè le zie sono griffate, e cercano di trasmettere questa sana abitudine alla firma anche nel Nano inconsapevole: adesso abbiamo all'attivo cerate da America's Cup con bermuda a tema, minuscole polo MAN, felpine Bikkembergs, calzettoni ridicoli, pantaloncini a righe e giacca con lo stemma di un prestigioso marchio internazionale. Ma zie, avete letto le istruzioni di lavaggio della giacchina di fresco di lana che ci avete comprato? Come pensate che resista ai vomiti corrosivi del Nano, ai suoi esperimenti scientifici con il gelato di frutta, alle prove tecniche di introduzione di banana nel cavo orale? Ma perchè non ci avete comprato un bello stock di magliette e felpe resistenti ai fatidici 60°? E le rifiniture? Le avete guardate? Niente che sia a misura di bebè. Stemmi che si scuciono, cerniere che graffiano il faccino, con pirulo (come si chiama quell'affarino che spesso adorna il cursore?) che si stacca e si può ingoiare, applicazioni che stingono a contatto con la bava, ed altre belle cose.
Potevate darci l'equivalente in soldi, e ci avremmo comprato un po' quello che ci pareva.
Poche cose, di quelle che ci sono state donate, sono tornate effettivamente utili. A ripensarci, quasi nessuna. Un paio di pigiami, una tuta di pile da babytamarro, una giacca a vento, tre tute da ginnastica ormai diventate un insieme di macchie indelebili. Una goccia in un oceano di troiai.
Adesso il pericolo è maggiore. Sì, perchè le Zie hanno a disposizione un Nano che cresce a ritmi più placidi, ed è tutto un Pitti Bimbo. Io sono fermamente decisa a bloccare lo spreco di liquidi e pilotare gli acquisti verso cose più utili: l'istituzione di un fondo cassa per comprare cancellini di sicurezza, una biciclettina decente (e non quel coso cinese pieno di claxon che ci hanno regalato), dei giocattoli sicuri, qualche copertina per l'inverno e soprattutto roba comoda, che si sporchi senza pensieri, che non faccia troppo piccolo lord o babybullo ma che sia decorosa, non necessariamente in coordinato. Anzi, rigorosamente scoordinata: a me i bimbi malvestiti fanno allegria.

Due anni fa.

Due anni fa, in questo preciso momento, già mi aggiravo in casa dei miei piuttosto isterica. Provavo e riprovavo un vestito da Fata dell'Autunno che non mi piaceva affatto ma che era costato uno sfacelo, cercavo di camminare in un paio di scarpe da 10 euro scomodissime, ed ero alla disperata ricerca di qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di vecchio e qualcosa di blu.
Tu eri a casa a spassartela giocando con la Playstation, con la tranquilla certezza di un vestito che ti stava perfetto, di scarpe comode, di non doverti scassare le palle per una pettinatura.

"Alle 3 del pomeriggio alla villa comunale. Guarda di esserci, eh?" rantolavo io esausta all'altro capo del telefono. E tu che mi dicevi "sìsì, tranquilla, ormai è andata." "E fatti la barba", aggiungevo velatamente polemica.
Son passati due anni, la mia forma fisica si è disintegrata, è arrivato un nano dopo pochissimo e decisamente fuori dai programmi, siamo sempre in bolletta e sembriamo molto Carlo e Alice della Settimana Enigmistica, ma se mi chiedessero di rinfilarmi in quell'orribile vestito (e soprattutto in quelle allucinanti scarpacce) lo rifarei di corsa.
Auguri, Gig. Con tutto il mio amore.

sabato 20 ottobre 2007

L'angolino dei referrers

Anziana rifiuta il pannolino. Pare un titolo di un articolo di Cronaca Vera. A proposito, è da un po' che non lo compro.
Ormone marione. Uau.
Donne che colpiscono sulle palle. L'ultima frontiera del masochismo.
Foto dolciose. Melassa a gogò. Ma dolciose è un aggettivo realmente esistente?
Ih, che diabete!

Come fu che tutti gli videro il cu**

Lo shopping non fa per me. Mi sa che questa cosa l'avevo già detta, però.

Stamattina, ci è toccato. In verità, eravamo partiti in 3 alla volta della Grande Lurida Città per comprare dei vestiti lupinici alla madama di casa, che è diventata troppo cicciona per entrare in quelli di prima della gravidanza. Lo scorso anno aveva glissato adducendo scuse e rimettendosi sempre gli stessi 7 o 8 cenci, con la scusa del "sonotroppociccionamasitrattadiunasituazionetransitoria", ma dato che la cosa si è rivelata permanente, quest'anno non ha potuto esimersi, e le è toccato.
La prima tappa all'Ipercoop, regno di delirio collettivo ed ansie represse da macroscorte alimentari, ma Lupina è riuscita ad evitare di entrare in camerini angusti con pile di roba da vecchia signora, distraendo il consorte con i lustrini del reparto audiovideo. La seconda tappa, prevista per il dopo pranzo, sarebbe stata nel centro della Lurida Città, alla volta del negozio per Giovani e Spensierate Ciccione. E lì, sarebbe stato difficile sfuggire alle melliflue commesse che ti vogliono far provare tutto. Persino la tenda del camerino.

La pausa pranzo, tuttavia, incombeva sui Lupini come una ghigliottina pronta a calare. Andava abbondandemente riempita in qualche maniera.

"Si va al Negozione di Giocattoli?" propone il Gig E sa che con me sfonda una porta aperta.
Il Negozione è casa mia. Non sono una grande acquirente, però torno prepotentemente bambina. E siccome io da piccina ero una gran rompicoglioni, torno gran rompicoglioni non appena varcata la soglia.
Il Nano è proprio figlio di sua madre, per l'appunto, e non appena entrati nel Negozione ha cominciato a rompere i coglioni. "Basta piagnucolare, Nano! Tiè, va, gioca con questa" e gli ho cacciato in mano la prima cosa che ho trovato, un oggetto che la Montessori non avrebbe approvato affatto: una clava di plastica gialla. Ma questo mi ha permesso di lanciarmi in mezzo alle corsie traboccanti di balocchi.
"Guarda questo trattore a pedali, Gig! Guarda l'elefante a grandezza naturale! Uh, guarda, la casina dei coniglietti! Gig, compriamo tutto, vero?"
Ma il Gig è il pilastro della famiglia, e non si lascia corromepere dagli sguardi imploranti di una Lupina infervorata, e tantomeno dalle lamentele di un Nano profondamente insoddisfatto della propria clava di plastica, nemmeno se quest'ultima gli viene sbattuta violentemene sulle rotule. Il Gig è tutto d'un pezzo, e se ne frega.
"Gig, ti prego, compriamo qualcosa!" sbrodola Lupina con l'occhio acquoso, "Almeno una mini-cucina, un sacchettino di animaletti di plastica, un miniminipeluchino...".
"No, devi comprare dei vestiti decenti e deciderti a buttare via questi stracci", replica l'inflessibile Gig. Perchè quando uno è uomo, è uomo e non c'è niente da fare. Specie in queste situazioni.
Approfittando di un momento di distrazione del Gig, Lupina decide di liberare il Nano, sfruttando la potente attrattiva di un povero disgraziato vestito da clown con i classici palloncini da manipolare artisticamente. "Gig, tu resta un attimo qua col Nano e col pagliaccio, che io devo vedere una cosa", e si lancia alla ricerca di Mr. Potato, giocattolo scemo quasi quanto l'Allegro Chirurgo (che però io da piccola ero convinta che si chiamasse Urgo Bilirgo, che a ripensarci bene mica vuol dire niente), ma tanto desiderato.
Ma mentre è immersa nella ricerca, dal fondo del Negozione si ode un "NOOOOOOOO! NANO, NOOOO!"
Cacchio, ma è la voce del Gig che chiede aiuto, pensa Lupina. Nel suo microscopico cervellino infestato dai glitter*, si fa strada prepotentemente l'istinto materno. E mentre si volta di scatto, fa in tempo a vedere un nanerottolo vestito di blu che trotterella verso una pila di scatole di costruzioni, ed il Gig che si piega a 90° con tutto il suo corpaccione, tentando di afferrarlo prima che ci si schianti contro.
Da qui in poi, la scena si svolge in una surreale moviola di pura follia: il gigante si abbatte al suolo in una posizione che ricorda molto un quadro surrealista (ovvero non ci si capisce un cazzo di come sia messo), il Nano squittisce allegramente e termina la sua corsa ad un millimetro dal pericolo, e contemporaneamente si ode un pauroso CRAC.
Ma non erano le ossa del Gig. Erano i suoi jeans, vecchi a tal punto che sospettavamo cuciti dalle direttamente dalle Moire, ad aver emesso tale inquietante rumore. Il Gig si rialza, si spolvera le ginocchia con noncuranza, e contemporaneamente mostra il suo peloso didietro a tutti i clienti del Negozione: si sono squarciati proprio lì, sul posteriore.
Posteriore? Ultimamente mi esprimo come mia nonna. Si sono aperti sul culo, via. Diciamo le cose come stanno.
Gli antichi jeans di epoca pre-lupinica (nel senso che quando ci siamo conosciuti già erano in forze al suo guardaroba), hanno dato forfait.
Ed hanno scelto un giorno fantastico, per il Gig: quello in cui si è messo le mutande arancioni col teschio dei pirati pieno di brillantini, che campeggia proprio dietro in dimensioni imbarazzanti.

Devo smetterla di comprare queste mutande assurde al Gig. Potrebbe usarle contro di me in tribunale.

E comunque, prima di uscire precipitosamente fungendo da tappo per le chiappe al Gig, sono riuscita ad acchiappare questa creatura:


Non è per il Nano, però. E' MIA!

*ultimamente sto avendo meno visite del solito. Questo di solito le fa impennare. Scommettiamo?

venerdì 19 ottobre 2007

SECCSS

Reduce da un'illuminante cena con una coppia di amici ed i loro tre figlioletti al seguito, rispettivamente di 9 anni, 7 anni e nana di 11 mesi.
Nano settenne: " Due della mia classe sono andati dietro ad un albero ed hanno fatto SECCSS"
Adulto: " Come sarebbe a dire, SECCSS?"
Nana novenne: "Sì, è vero, anche in classe mia una femmina e due maschi hanno fatto SECCSS. Loro però dietro ad un banco, si sono tolti i pantaloni e si sono messi a fare SECCSS"
Adulto: "Ma non ho capito bene che cosa hanno fatto. Che cosa sarebbe, questo SECCSS?"
Nana novenne, con aria loscamente confidenziale: "Ma sì, quelle cose che si fanno SENZA LE MUTANDE!"

Come mai se penso che quella sarà molto probabilmente la scuola che il Nano frequenterà tra pochi anni mi si drizzano improvvisamente tutte le pelurie che ho addosso?
Brrrr, beata innocenza.

Nano spaventoso

C'è un Nano nascosto nell'ombra. Va a caccia di mamme, e le spaventa.
Da notare la felpa a tema.

giovedì 18 ottobre 2007

Ancora strani Nani.

"Lupi, hai visto il telecomando della tele?"
Sguardo evasivo. "No".
Rumori di Gig che fruga dappertutto.

"Trovato. Hai per caso idea del perchè non funzioni?"
Sguardo evasivo bis. "No davvero".

Forse perchè qualcuno lo ha portato nel bidet e lo ha lavato? Ma questo noi al Gig non gli si dice.

Strani Nani 2

Il Nano ha dormito 13 ore. Quasi filate.
Adesso è nella sua cameretta che grida parole inarticolate e ride.

C'è qualcosa di strano in tutto questo. 13 ore di filato. Non posso crederci.

G, mi sa che avevi ragione. Niente più latticini in my life. No more caffeine.

G., ti amo. Siamo salvi.

mercoledì 17 ottobre 2007

Automobili.

Volete passare un tranquillo pomeriggio di paura?
Volete insegnare nuove parole poco edificanti ai vostri bambini?
Volete sfiorare pericolosamente il cardiopalma, e provare tutte quelle terrificanti sensazioni degne di un thriller di Hitchcock (a patto che si scriva così)?
Andate a farvi un bel giro in macchina col Gig.

Il Gig è un placido omone biondo, dai lineamenti nordici e dalla tranquillità tutta finlandese. Solido e piantato per terra come una libreria dell'Ikea, nasconde tuttavia un'anima nera inquietante, e questa anima nera risiede dentro un guscio di lamiera metallizzata e pelle, sedili in alcantara e autoradio col display a cristalli liquidi. Quest'anima è giapponese, è stata prodotta da una casa automobilistica di tutto rispetto ed offre dei confort ai quali rinuncerei volentieri per riavere il vecchio Gig di sempre.
Sì, perchè non appena il Gig varca la soglia della Toyota Corolla e piazza quel suo secco culo peloso sui sedili anatomici, si trasforma e diventa uno psicopatico nervosissimo pronto alla scazzottata per un nonnulla.
Un tempo guidava una Renault Supercinque, si arrotolava tutto per entrarci dentro ed era molto più tranquillo e menefreghista. Una vecchia che indugiava sulle strisce pedonali veniva tollerata con un sorriso, all'epoca, e le cacate di mosca sulla lamiera passavano inosservate.
Adesso no. Adesso il Gig è diventato una specie di Belva Umana. Gli automobilisti indecisi, che da certe stradicciole di campagna ti si parano davanti, non si rendono conto del meccanismo omicida che innescano: al Gig si iniettano gli occhi di sangue, le mani artigliano il volante e quelle labbra, tanto dolci nel cantare le ninnenanne al Nano, cominciano a pronunciare improperi e maledizioni che farebbero impallidire un bar pieno di portuali.
Io sgrano gli occhi, mi aggrappo al bracciolo del sedile, mi raccomando alle Divinità preposte alla protezione dei Passeggeri Innocenti, e taccio. L'unica cosa saggia da fare.
Il Gig è incontenbile. La sua personalità, evidentemente vittima di una possessione demoniaca da parte dello spirito che abita nella nostra macchina, è totalmente assorbita dalla creazione di parolacce e anatemi.
La carrozzeria è l'altra fissazione del Gig. Deve essere intonsa. Non ha importanza se la macchina è coperta da uno strato di polvere, lo sporco fa spessore e protegge. L'importante è che non ci siano bollature.
E per prevenire i bolli e le cocciature, cosa c'è di meglio che scegliere accuratamente il luogo in cui parcheggiare?
Il Gig, per stare tranquillo, ha ideato alcune semplici regole da rispettare devotamente, quando ci si trova al volante della sua auto (responsabilità enorme che evito accuratamente di tirarmi addosso).
Prima regola: Non si parcheggia a fianco di altre macchine. Il parcheggio deve essere a fila indiana, con una macchina dietro l'altra. Non sono ammessi parcheggi a pettine, quelli a spina di pesce sono tollerati solo in casi eccezionali. Vivendo in Italia, paese con quasi una macchina pro capite, il parcheggio perfetto per il Gig diventa meno probabile di un'eclissi totale. Se queste importanti regole vengono rispettate parzialmente a causa di impegni improrogabili, la cosa causerà emicranie e nervosismi nel Gig, la cui mente rimarrà comunque ad aggirarsi nei paraggi dell'auto, doppiamente incazzata in quanto impossibilitata ad intervenire in caso di sfregi da parte di terzi.
Seconda regola: Occorre valutare attentamente la distanza intersportellica tra la propria auto e quella accanto. Gli sportelli non si devono toccare, pena l'amputazione delle falangi del passeggero disattento, che verrà praticata sul posto con l'ausilio del portellone del bagagliaio.
Terza regola: Occorre valutare anche lo stato generale della macchina accanto. Se la carrozzeria è ammaccata, è segno che il proprietario è un cialtrone che non rispettando la propria dimostra di fregarsene anche di quelle altrui, quindi figuramoci se fa attenzione quando apre gli sportelli. Come minimo con una sportellata te l'ammacca. Quindi vada a caghèr, noi si parcheggia da un'altra parte.
Quarta regola: La Macchina è il Tempio del Guidatore. Il Tempio si rispetta e si venera. Non sono ammesse briciole, sabbia, vomiticci. Figuriamoci le caccole appiccicate sotto i sedili.
Quinta regola: Gli sportelli vanno richiusi amorevolmente, senza botta, e nel rispetto della fragile anima dell'automobile. Chi non rispetta questa regola, vada a piedi. Particolari deroghe sono ammissibili solo in caso di Nano a Bordo, ma senza approfittarne.
Sesta regola: Niente autostoppisti. Lupina, hai capito? Niente autostoppisti, in nessun caso. Nemmeno se sono una simpatica coppia di turisti danesi biondi come il grano e dall'aspetto gentile. Nemmeno se sono simpatiche vecchiette stracariche di borse della spesa. Se sono giovani modelle di biancheria intima smarrite sulle polverose strade della Toscana, magari se ne può discutere. Ma comunque bisogna smetterla di caricare autostoppisti.
Settima ed ultima regola: In macchina il Prossimo diventa il Nemico. Stiamo in campana.

Inutile dire che una gita fuoriporta diventa un incubo. Una volta siamo pure tornati indietro dopo aver fatto sessanta chilometrini, e solo perchè il parcheggio non soddisfaceva l'autista.
Il Gig è tanto sensibile e permaloso, e di sicuro ci rimane male se sa che ho messo in piazza questo suo piccolo vizio.
Inutile dire che quando si prospetta un viaggio da qualche parte, io sudo freddo. Soprattutto penso a quando il Nano sarà in grado di ripetere ciò che esce dalla bocca del suo augusto genitore.
Spero che quel momento arrivi il più tardi possibile.

Strani Nani.

La quiete regna sulla campagna toscana. I gatti ronfano ad occhi socchiusi, beati nel sole autunnale. Le foglie dai platani si staccano pigre, e planano dolcemente sull'erba soffice. Lupina gratta un foglio di carta con una bic, scrive e scrive, e non è la sceneggiatura di un romanzo, e tantomeno il Ghilardi della Settimana Enigmistica: è la lista della spesa per domani, c'è gente a cena ed è penosamente a corto di fantasia.
Ad un certo punto, l'aria è squassata da grida selvagge, la terra si sfalda in nugoli di polvere ed è attraversata da un Nano di corsa, ancora al telefono con quello di stamattina.
Il Nano ha decisamente scoperto il telefono.
La cosa pare però aver aggiunto un succoso ingrediente alla vita segreta del Nano: la letargia.
Le radiazioni assorbite dalla testa nana hanno provocato una sorta di coma letargico nel piccolo di casa, il quale non appena ha staccato dalla conversazione con l'Interlocutore Misterioso, si è afflosciato sul seggiolino dell'auto e pensosamente ha chinato la testa. E si è addormentato.
Erano le cinque e mezza del pomeriggio.
Adesso sono le nove.
E non si è svegliato.

Sarà una lunga notte, questa, per noi Lupini. Che strano Nano.

Telefono casa.

Ieri il Nano ha scoperto la gioia di telefonare a qualcuno. Da ieri sera si aggira con un telefonino giocattolo posizionato tra nuca e collo, e parla con un interlocutore misterioso.

"Adda" pausa "Atto" pausa"cudldldldld" pausa "eeeehdldldldlddldlalda!" pausa "endi" pausa"ompa! utto!" pausa "eeeeeeehh, cugè?"

Ho il sospetto che sia un agente di borsa reincarnato.
Giù le mani dai miei risparmi, Nano!

martedì 16 ottobre 2007

Parole nane.

Da un paio di giorni il Nano ci sorprende con un uso piuttosto spregiudicato della lingua. Fino ad ora ha parlato una specie di dialetto elfico, fatto di sproloqui degni del Furby, ma ieri pare che abbia detto la prima parola di senso compiuto.
Stava guardando il cielo solcato dalla scia di un aereoplano, quando lo ha indicato e si è girato verso di noi chiedendo "cugè?".
Da allora, chiede cugè quasi di tutto, e poi tenta di ripetere la parola alla sua maniera. Cioè svalvolando.
Adesso sta telefonando dal suo telefono giocattolo. La conversazione è fatta di cugè e cuè e lidlcaddacaddacadda (che non so cosa voglia dire), intervallato da lunghi eeeeeeeeehhhcaddacaddacadda. Sarebbe anche abbastanza credibile.
Se non telefonasse con la nuca.

Insonnia

Correre, cadere, rialzarsi senza piangere e di nuovo correre, sbattere la testa da qualche parte, frignare, smettere di frignare, afferrare un oggetto, correre con l'oggetto in mano, cadere di nuovo, rialzarsi, correre, arrampicarsi sul divano rischiando la commozione cerebrale, e saltare saltare saltare come una rana impazzita, perdere un calzino, urlare.
Da notare che manca la parola dormire.
Io lo guardo impotente dalla postazione computer dello studio, conscia del fatto che il Nano arriverà a stento alle sette e mezza, verserà le solite lacrime nella minestrina allungandone la già scialacquosa composizione chimica, e non ci sarà verso di faregliela mangiare. Poi si lagnerà delle sue miserie per un'oretta, dopodichè cadrà stremato e privo di forze nel lettino, per risvegliarsi ad ora antelucana bramando la tetta notturna, che pare avere tutt'altro gusto rispetto a quella diurna.
Ma non c'è problema, tanto ormai il mio sistema neurovegetativo ha messo a punto le sue brillanti strategie, ed io nel cuore della notte mi alzerò ciabattando, allungherò i miei possenti braccioni da donna forzuta e lo lancerò nel lettone, e tutto ciò senza svegliarmi.
G qualche tempo fa mi ha dato un prezioso consiglio: smettila col caffè e i latticini, che son robacce che fanno ingrassare e tengono svegli i nani.
Oggi è il secondo giorno senza caffeina e latticini, e le cose mi sembrano persino peggiorate. Spero sia l'effetto crisi di astinenza.

Io, intanto, sogno vasche da bagno piene di gelato e mozzarelle rotolanti giù per le colline, ed io che mi ci sbatto dentro.

Mercato.

O Voi Anziani che andate a occupare senza fine alcuno i luoghi pubblici deputati al deambulamento della Gente che Deve Fare Acquisti al Mercato, fermandovi dove non dovete, additando gli operai affacendati alla ristrutturazione di una facciata, o più semplicemente scambiandovi opinioni sul governo-meteo-sistavameglioquandosistavapeggio, statevene a casa. E anche Voi che pretendete di spingere una bicicletta carica di vegetali sporgenti in mezzo alla folla additante e vociante, fatevi da parte.
In particolare Voi Anziane Signore, fatevi i cavoli vostri. Se un Nano piange e strilla dal proprio passeggino, può darsi che non abbia freddo. Può darsi anche che non abbia caldo, o fame, o cacca nel pannolino, o un dente in arrivo. E' inutile che mi tacciate di essere snaturata solo perchè indugio un attimo di più davanti ad una bancarella con un pupo urlante al seguito. So benissimo cosa sto facendo. Di pianto ingiustificato non si muore. Si muore di noia, quello sì.
Ma mai quando si è davanti ad una bancarella che offre alle gentili clienti un vastissimo campionario di felpine OshKosh a 4 euro ciascuna, tutte a righine o monocromatiche come piacciono a mamma Lupina, quelle senza toppe iridescenti e uinnidepù ammiccanti.
E se il Nano ulula il suo dolore e a Voi dà fastidio, mettevi una mano sulla coscienza ed ammettete che non siete dispiaciuti perchè soffre, ma per le cacofonie che emette.
E soprattutto, giù le mani da quella felpina arancione con la faccia della zucca di Halloween: è già mia.

lunedì 15 ottobre 2007

Heroes

Il Gig è recentemente diventato dipendente di un serial in onda la domenica sera su Teleberlusk, tale Heroes. Io devo dire che più che vederlo lo dormo, dato che non ci capisco nulla e dopo una certa ora ho la soglia di attenzione di un lobotomizzato. Ieri sera, complice la resurrezione della macchina del caffè, sono riuscita a vederne una puntata per intero, con estrema soddisfazione del Gig, il quale potrà avere un ennesimo argomento di cui parlare.
Allora, ci sono delle persone dotate di superpoteri abbastanza fighi, tipo la telecinesi, la lettura del pensiero, il potere di guarire la gente, altre con superpoteri molto meno fighi tipo il superudito, la radioattività e quello di accendere fuochi con le mani, poi c'è un cattivone che somiglia ad un mio ex-fidanzato che ammazza tutti e vuol diventare Capo del Mondo. Questo è quello che ho capito, più o meno, della vicenda. Che comunque è troppo articolata per il mio povero cervellino.
Mi sono accorta di avere un superpotere anch'io. Naturalmente, uno di quelli sfigati.
Io ho il Superolfatto.
A volte sento dei puzzi incredibili. Sento un'ascella mal lavata ed il cui olezzo è stato coperto alla bell'e meglio da un deodorante, sento l'odore di un piede tra la folla che aspetta l'autobus e subito so indicarne il puzzone proprietario, sento la cacca del Nano da chilometri di distanza. Sento pure quando sta per arrivare, e prima ancora che venga annunciata dalle tre o quattro puzzette rituali. So individuare una discarica chilometri e chilometri prima di passarci accanto in autostrada, so anche dire cosa il Gig abbia mangiato a pranzo concentrandomi sul suo spazzolino da denti. So individuare il maglione rimesso nell'armadio senza essere lavato, e trovo le ciabatte smarrite con la precisione di un segugio. Ma soprattutto, trovo tutte le pasticcerie e le lavanderie presenti sul territorio anche a distanze siderali.
E' un potere da veri sfigati. Sono ossessionata dagli odori, come dice la signora della pubblicità dell'Oust. Che non è vero che non copre gli odori ma li elimina: provate dopo una cena a base di bagna caoda, a spruzzare quella bombolettina, e ditemi se non è pubblicità ingannevole. Insomma, sento i puzzi. Sento anche i miei, di puzzi. E allora son sempre lì che lavo, lavo, lavo.
Se qualcuno non si lava, per me, è come la kriptonite per Superman: divento debole, appassisco, mi viene pure la nausea.
Eh, devo dire che anche se sono una Prescelta, è ben triste convivere con un superpotere.
Adesso, per esempio, sto sentendo l'odore di qualcosa che sta andando a fuoco, e non vi sto a dire l'ansia che mi provoca. E' un terribile odore di plastica e stoffa bruciata che mi prende alla gola e mi soffoca, e sembra davvero pericolosamente vicino. Chissà se ci saranno vittime, in questo terribile incendio chissà dove.

Via, vado a stirare, che per scrivere 'sto post ho lasciato il ferro attaccato.

Amnesia.

Avevo preparato una salsetta funghina per i vol au vent. Il riempimento dei vol au vent è stato effettuato dal Gig su mia precisa istruzione.
Come mai adesso, lunedì mattina ore 9.11, apro il frigo e la salsetta funghina è ancora lì bella intonsa?

Cos'hai, Gig, contro i funghi? Che male ti han fatto?
Aggiungo dieteticissime salsicce e me li mangio a pranzo. Pazienza.
Non si butta via nulla.

domenica 14 ottobre 2007

L'angolino dei referrers

Veranda abitabile istruzioni di montaggio.
Riempire buchi nel muro.
Piantare un chiodo stucco.
Bomboniere fai da te.

C'è chi deve aver passato il fine settimana a far lavori in casa.

Ma Peppi Amato, chi è?

The day after

Siamo passati incolumi anche dal primo nano-compleanno. Il prossimo anno gli invitati con dentiera e catetere verranno però sostituiti da giovincelli razzolanti e nane leziose. Basta anziani ai miei party.
Il Nano ha vissuto alcune importanti esperienze sensoriali: ha assaggiato il succo di frutta (puah!), una pizzetta di sfoglia (ri-puah!) e soprattutto torta con panna e frutta. Che gli è piaciuta, devo dire. Ha battuto le manine, ha ballato alla sua buffa maniera, ci ha intrattenuti coi suoi vaniloqui ed ha tentato decine di volte di farsi male inciampando nelle decorazioni e sugli scalini davanti a casa. Non riuscendo nell'impresa, per fortuna.
Niente foto, però. Ieri, con Eli, il Phrulla e Hélene, è tornato il Ferrovecchio: la mia antica Pentax manuale, residuato post-liceale appartenuto al mio babbo quando ancora si potevano stampare le foto a casa, tornata a splendere come la più bella delle macchine fotografiche. Quindi, si aspetta solo che il fotografo apra i battenti, si consegnano i rullini e si attende pazientemente lo sviluppo delle pellicole.

Casomai poi si scannerizza. Casomai.

venerdì 12 ottobre 2007

Promemoria delle cose fatte e di quelle da fare.

  1. Pan di spagna per la torta: fatto.
  2. Crema pasticcera per la farcitura: da fare.
  3. Ingredienti per la farcitura: comprati. Almeno quello.
  4. Palloncini: comprati.
  5. Fiato per il gonfiaggio: gentilmente offerto dal Gig. In omaggio alitosi a gogò.
  6. Tovaglia per l'apparecchiatura: da stirare.
  7. Decorazioni per la torta: comprate. *
  8. Vol au vent e salatini: comprati
  9. Pasta sfoglia per le pizzette: da scongelare.
  10. Vassoi per servire le pietanze: ancora da reperire. Ma conto su Mamma Ansia, che contagiata da Nonno Alzheimer dimentica di avere una quantità industriale di vassoi, e li ricompra, li ricompra, li ricompra.
  11. Invitati umarells e zdaure: contattati.

* "Buonasera, gentile Signora Anziana che Vende le Decorazioni per i Dolci"
"Buonasera, Cliente Lupina. In cosa posso servirla?"
"Devo decorare la torta di compleanno per un Nano che compie un anno"
"Guardi che carine, abbiamo le decorazioni delle Principesse!"
"E' un maschietto"
"Allora c'è Biancaneve, guardi qua che meraviglia!"
"E' un maschio"
"Altrimenti ci sarebbe questa cialda con le Winx"
"E' un maschio"
"E allora le Bratz."
"E' un maschietto"
"E che mi dice di queste fatine?"
"E' sempre un maschio"
"Quanti anni ha la bimba?"
"Mi dia quei maialini là."

Aggiornamento degli aggiornamenti.

Il respiro è regolare, il tono muscolare assente, gli occhi sono lievemente socchiusi, le mani atoniche. Ogni tanto qualche piccolo movimento al di sotto delle palpebre evidenzia chiaramente la fase REM.
Una citazione da una puntata del Dr. House? Noo, macchè: il Nano dorme. Adesso provo a posarlo nel lettino.

Fermate tutti gli orologi
isolate il telefono
fate tacere il cane con un osso succulento.
Chiudete i pianoforti
che le finestre siano ben ferme
e le porte non sbattano.
Calmate anche le smanie di mia madre,
che quando torna dal lavoro lo deve assolutamente vedere,
mettete la museruola ai gatti che miagolano nel corridoio*
fermate il mondo intero,
perchè LUI dorme.

(Liberamente tratto e rimaneggiato da W.H. Auden)

* 'sti bastardi vanno a miagolare in un preciso punto della casa per sentire il rimbombo. E ne fanno, di casino!

Aggiornamenti.

Stamattina gli Adorati sono venuti a prelevare il Nano, con la promessa di riportarlo in tarda mattinata. Purtroppo mi sono dimenticata di chiarire il concetto di tarda, e me lo hanno riportato vispo come un grillo alle 10 e 45. La torta era in forno, la cucina era talmente lurida che sentivo tuonare l'Armageddon, la béchamel era sul fuoco e la mia mano girava e girava per dissipare anche il minimo grumo, ed il Nano piangeva tutte le sue lacrime bramando la tetta.
"Lo addormento e poi mi rimetto in pista" mi sono detta.
Ha. Anzi, doppio ha. Povera illusa!
Eh, già, perchè l'imperativo del giorno pare che sia camminare. Camminare a cazzo di cane, senza senso, a caso. Sbattere dappertutto, piangere, rialzarsi e camminare camminare camminare. Gli Adorati si sono dileguati sorridendo, ed io mi sono lanciata alle calcagna del Nano e delle sue esplorazioni random con testata incorporata. Peccato che ogni tanto il Nano si ricordasse del fatto che posseggo due mammelle adeguate al suo fabbisogno, e pretendesse di venire in braccio a ciucciare.
Siamo andati avanti così fino a che esausta non l'ho messo nel suo lettino ed ho messo un pentolino di minestrina al fuoco per cucinargli la pappa. Mentre lui urlava dal fondo del corridoio tutta la sua rabbia ed impotenza, io venivo investita da una nuvola di vapore dall'odore vagamente bruciaticcio, e sfornavo un agglomerato di ingredienti ormai fusi in un unico blocco di carbonella.
Insomma, la torta è bruciata sui bordi. Forse anche dentro, ma chi ha il coraggio di guardare? La prova-stuzzicadenti non è in grado di determinare lo stato del nucleo. Forse con una radiografia, o forse col carbonio 14,.
Insomma, ho di nuovo fatto un troiaio che mezzo bastava.
Adesso dovrò addormentare il Nano, ritirare fuori tutto e rimettermi a sfornellare.
Acciderba acciderbona.
Per lo meno la béchamel si è salvata.

Plin plon!

Comunicazione di servizio. Anzi, due.

1. Arriva la Eli col Phrulla e la Helène! Ed io devo ancora preparare la camera degli ospiti ed il giaciglio nel nanodromo! E devo stirare, e fare una lavatrice, e sistemare la casa! Aiuto! Ma tanto la Eli mica ci fa caso, al casino. Al mio caos è abituata, povera stella. Vero, Eli?

2. Domani pomeriggio Nano-party. Si festeggia il compleanno nanesco con quasi un mese di ritardo. Ed io devo ancora fare la torta, ed il ripieno dei vol-au-vent. E qui le mie arti culinarie zoppicano. Ma per fortuna Santa Tamara accorre in mio aiuto, con tante belle ricettine ed una mano più che formale.
Durerà poco, e sarà indolore, ed i parenti (tutti rigorosamente ANZIANI) se ne andranno prestissimo: l'umidità del pomeriggio incomberà sulle ossa di tutti, le giunture al momento giusto duoleranno e i Lupini minacceranno calata di ladri di dentiere e di pancere, quindi tutti a casa.

Vado.

giovedì 11 ottobre 2007

Attentati alla mia incolumità.

Attentato talebano da parte degli oggetti facenti parte della sfera domestica lupiniana.

Il frigo piange e suda acquerugiola che si raccoglie sul fondo in una brodaglia maleodorante. Nel colare, trasporta con se' molecole di cibo imputridito che si fondono in una massa solida, la quale va ad intasare la canaletta di scolo dello sbrinamento.
La lavatrice aveva la bua al pancino, noi non l'abbiamo curata quando era tempo e lei si vendica vomitando sapone dallo sportellino del detersivo.
L'aspirapolvere ha ruttato, scoreggiato e infine rantolato, rigonfio di schifezza e di pelo felino, ha esalato l'ultimo risucchio ed è schiattato.
Il mouse del pc ha deciso che le pile alcaline non gli piacciono più, è diventato buddista ed ora se la spassa in quel di Pomaia.
L'asciugatrice, che fino ad ora se ne stava tranquilla sulla lavatrice dato che non aveva nulla da fare da queste parti (comprata per sconfiggere le nebbie umide del clima veneto, ma in effetti inutile in quel di Toscana), ha deciso di mandare in corto l'intera casa per puro capriccio.
Adesso ci si mette pure la macchina del caffè. Amore, tesoro, tu sei consapevole del danno che mi arrechi, schiattando prematuramente? Ti prego, torna a colare lentamente quella brodaglia gelida dalla quale sono dipendente, e che continuo caparbiamente a chiamare caffè.
Torna ad essere quella che eri. Riprenditi la tua vita.

Buonanotte Nanolino.

Dopo l'ennesima nottata alle prese con il Nano che ci riempie di sganassoni che manco Bud Spencer, mi sono svegliata alquanto acciaccata ed ho cercato conforto nel solito libercolo donatomi dall'amica ansiosa di turno: trattasi di "Come far dormire bene il tuo bambino". Se dobbiamo essere onesti ed in accordo con il tipo di consigli, il titolo giusto sarebbe stato "Come far dormire bene il tuo automa". L'autore, fior fior di professore americano, utilizza tutto lo spazio a disposizione donando a noi poveri genitori la sua sapienza, che si rivela essere una serie di 10 o forse 11 regole per far dormire bene chiunque, non solo i bambini. Peccato che siano del tutto ininfluenti nel sonno di un bimbo come il Nano.
Innanzitutto, le regole. A dormire sempre alla stessa ora (e qui mi trova pure d'accordo), con ciucci e oggetti transizionali vari. Il Nano ha scelto una Nike di suo padre: come la mettiamo, eh? Dottore, lo mettiamo a letto con un bel quarantacinque puzzolente di palestra?
Fare riposini quando il bambino dorme. Il Nano spesso si addormenta in macchina. Dottore, che faccio? Accosto in superstrada e mi appisolo?
Mangiate insieme al bambino. Per mangiare insieme si intende contemporaneamente, dottore? Già provato. Da neonato, rischiavo di ustionarlo con la minestra, adesso dovrei solo perfezionare la tecnica di imboccamento con la sinistra, riservando la destra al mio pasto. No, non fa per me. Decisamente.
Accettate ogni tipo di aiuto materiale. Su questo, concordo pienamente, io ho voluto strafare ed infatti è stato un mezzo disastro.
Ma la notte? Dottore, il problema del Nano, anzi, di noi adulti, è che lui vuol fare conversazione alle 4 del mattino, ed io a quell'ora son poco incline a discutere di massimi sistemi.
"(...) saltuariamente può essere salutare oltre che piacevole per il bambino passare la notte un casa dei nonni o di una persona verso la quale nutre fiducia. (...)". Certo. E con il risveglio e la richiesta di tetta come la mettiamo? Va bene che i miei abitano al piano di sotto e che le mie tette sono tutt'altro che toniche, ma dubito fortemente che riescano ad arrivare al piano di sotto via finestra della cucina. La persona verso la quale il Nano nutre fiducia è la mia cugina quattordicenne: non sarà un po' presto per mandarlo a dormire da lei? E come la mettiamo con la scuola?
L'unica cosa che mi conforta è la posizione del Dottore sul pianto infantile. I bimbi non vanno lasciati piangere, ed il fatto che debbano essere indipendenti non significa che debbano esserlo subito: perchè farlo in una volta sola, se si hanno a disposizione anni per insegnarglielo?
Però, Dottore mio caro, coi rituali ce la caviamo malino. Avere un giocattolo preferito, oppure giocattoli che devono essere messi nel letto insieme a lui, allo stesso modo e nello stesso ordine, ogni sera. Il Nano non ha giocattoli preferiti. A lui piacciono i coperchi delle pentole, i bicchierini di plastica dello yogurt, i coperchi dei barattoli e le maracas peruviane. Dottore, la prego, mi dica che mio figlio non è strano! Il 90% dei nani dell'età del mio pare apprezzare più o meno le stesse cose, non è vero? Bere qualcosa dalla solita tazza prima di mettersi al letto. E qui forse ho sbagliato qualcosa: al Nano non piace bere il succo di frutta, di liquido accetta solo acqua e tetta. Ma soprattutto tetta. Chiedere la stessa storia o canzone ogni sera. Qui la Mamma ha dato il meglio di se', componendo Buonanotte Vitellozzo, la Canzone Noiosa e la Ballata del Cencio in Terra, ma il Nano non gradisce i miei assoli di chitarra e mi ingoia un plettro ogni volta, quindi abbiamo deciso di tornare alle ninnenanne classiche. Dovrebbero far addormentare, giusto? No. Il Nano si risveglia dal torpore e balla come un forsennato nel lettino. Possedere una coperta o un oggetto preferito da abbracciare prima di andare a letto e da tenere con se' durante il sonno. Va bene, lasciando perdere la scarpa del padre, ci sarebbe un asciughino da cucina. Oppure il gatto Federico, ma mi pare poco incline a farsi strangolare dal Nano, e poi come la mettiamo coi graffi?
Insomma, abbiamo appurato che l'ennesimo librino sulla nanna non fa per noi. Ma siccome è pieno di bellissime immagini di pupi dormienti, ho deciso di darlo in pasto al Nano che lo farà a pezzi, sperando che almeno qualche immagine di bimbo beatamente addormentato gli si fissi in mente inducendolo a fare lo stesso.
Sono fasi, come dico sempre io. Passeranno.
Argh.

mercoledì 10 ottobre 2007

Cibo. O pappa, che dir si voglia.

Il Nano odia il seggiolone. E fa male, con quello che lo abbiamo pagato.
Già, perchè noi Lupini volevamo fare i ganzoni, ed abbiamo speso una fraccata di soldi per comprare un seggiolone norvegese molto montessoriano. Che lui, ovviamente, schifa.
Come mi avvicino al famigerato seggiolone il Nano strepita, manco fosse cosparso di spilli, si contorce come una biscia e mi costringe a manovre molto poco montessoriane, tipo costringerlo a piegare le ginocchia per infilarsi nella barra di protezione.
Per farlo mangiare, poi, son dolori. Non gradisce più la mia cucina a base di verduroni e verdurini, ed ora strilla e digiuna, oppure spalma la pappa che con tanto amore gli ho cucinato sul telecomando, sul tavolino o su se stesso.
Tutti i giorni devo scervellarmi per trovare uno stratagemma nuovo per tenerlo occupato e dargli da mangiare. Ultimamene funziona molto bene lo scotch di carta da carrozziere: stacco un pezzetto che lui appiccica con gran cura su tutto ciò che lo circonda, compresi i propri capelli. Poi lo strappa via con potenza depilatoria, e ride. Ed io tra una risata e l'altra inforno palettate di sbobba.
E' una vita tremenda, quella della mamma del Nano. Soddisfazione zero, dal punto di vista culinario.
Qualcuno mi spieghi perchè quando vede noi che mangiamo schifezze si illumina tutto e pretende la sua parte "Dah, dah, dah," stendendo verso di noi la sua manona accattona.
Ho il sospetto fondato che qualcuno gli allunghi cose poco edificanti di soppiatto. Nonna Ansia si rifiuta di dirmi con cosa ha fatto merenda, e gli Adorati Nonnini sono evasivi sulla natura dei pasti a casa loro. "Ha mangiato tutto tutto".
Sì, ma cosa? E come mai guarda con cupidigia i panini col salame?
L' ispettrice Maigret indaga.

martedì 9 ottobre 2007

Senza parole

Cosmin
1995 - 2007




Ciao, piccolo.


lunedì 8 ottobre 2007

Congiunzione astrale davvero negativa

I pantaloni maledetti hanno colpito inesorabili, con tutto il potere del loro verdino maleficio. Peccato, perchè il verde è un colore che mi piace, ma con oggi si chiude il capitolo dei pantaricchioni. Domattina all'alba mi recherò in un cimitero di campagna e li sotterrerò sputandoci sopra, girerò intorno alla fossa tredici volte salmodiando e mi getterò il maleficio alle spalle.
E' stato proprio indossando questi maledetti pantaloni che il Nano si è fatto il primo bernoccolo serio della sua piccola vita di bambinetto deambulante.
Eravamo in casa dei miei, vicino ad uno scala che porta ad un mezzanino inutilizzato, quando il Nano è rimasto preda dei pantaloni maledetti, i quali si sono animati di vita propria e lo hanno fatto cadere di faccia sullo spigolo del gradino più stronzo di tutta la scala. Dopo una serie di scene isteriche mie e di mia madre, a batterci il petto ululando come due donne berbere brandendo pezzi di ghiaccio staccati dalla parete del freezer, il Nano ha preso un po' di tetta e si è addormentato, dimentico dello smacco e del dolore.
Sono una madre snaturata, faccio cadere mio figlio sugli spigoli. E pensare che in un impeto di sollecitudine materna oggi pomeriggio ho pure comprato e montato a tempo di record un cancelletto di protezione, per evitare che il Nano andasse a ravanare nella lettiera dei gatti. La cacca dei gatti ed i crocchi Almo non sono davvero niente, in confronto al piccolo Elephant Boy col suo bel bernoccolone in mezzo agli occhi.
Stupida Lupina! Maledetti pantaloni maledetti!

Congiunzione astrale negativa.

Una congiunzione astrale negativa regna incontrastata sul Lupinaio, donandoci lo sconforto e lo sgomento.
La prima disgrazia del mattino è stata l'acqua marrone. Non era cocacola, e nemmeno the verde, quella che scorreva dai lupiniani rubinetti, bensì terrosissima acqua marrone. La cosa mi avrebbe anche divertito, se non fosse stato per la lavatrice piena di abiti naneschi chiari, diventati tutti beige. Spero che un ulteriore lavaggio serva a qualcosa, mannaggia a me e a quando ho messo su la roba chiara.
Il Nano intanto si aggirava per casa come un pazzo, piangendo e cercando di arrampicarsi su di me che, incazzata come la dea della tempesta, lo cacciavo via imprecando contro l'acqua marrone. E non sapevo che nell'altra stanza la finestra aperta aveva colpito di rinterzo a causa di una ventata un vaso di vetro atto a contenere batuffoli di cotone, che si sarebbe abbattuto a terra sbriciolandosi in mille pericolosissimi pezzi.
Ad un certo punto della mattinata, mi sono accorta che mancavano i capisaldi dell'igiene domestica, ovvero il cillit bang e il rotolone di carta, e allora ho deciso di correre a comprarli in preda a raptus. Ho messo al Nano l'unico paio di pantaloni rimasti, i cosiddetti pantaloni maledetti, o pantaricchioni che dir si voglia. Sono il frutto di un acquisto sconsiderato, al tempo dei saldi invernali, presi a crescenza e soprattutto dall'improbabile color verde-azzurrino-tendente-al-salvia. Al supermercato almeno tre o quattro vecchiacce hanno guardato il Nano e gli hanno dato della bella bambina. Siccome so che con questi pantaloni o accadono disgrazie (tipo cacata da guinness dei primati, incontenibile e tendente a scivolare guiù per la gamba a inzaccherare calzini e scarpe), o scambiano il Nano per una Nana, direi che realizzandosi la seconda opzione ci è andata davvero bene.
"Ma che bimba adorabile! Come si chiama?"
"Gertrude". E ora, cara vecchiaccia, abbi il coraggio di dire che bel nome, via.

Gli amichetti del Nano

I simpatici amichetti del Nano sono fondamentalmente 3, più due che teniamo in macchina per sedare le rivolte e che non sono disponibili ad essere fotgrafati.
Nedo, il coniglio traditore, fu uno dei primi, infelici acquisti dei Lupini per il Nano. Devo dire che a me non è mai piaciuto molto. Con quel suo pigiamino giallo ed il cappellino appuntito mi è sempre sembrato patetico, però avevamo troppa voglia di comprare al Nano un bel pupazzetto da guardare e toccare, che abbiamo preso questo coso qua. La signora del negozio di giocattoli ce lo ha vivamente consigliato, perchè totalmente privo di parti staccabili, sebbene io saltellassi lì intorno con un orsetto Bussi della Trudi "Si piglia questo? Eh? Dai! Si piglia questo? Eh?".
Nedo però un tempo ci tradì. La signora del negozio aveva sottolineato la totale assenza di parti staccabili, quali occhi e naso? Bene, non aveva considerato IL PONPON di quello stupido cappellino: un bel giorno, noto che il Nano sta masticando una roba bianca e tonda, come una mozzarellina, candidata perfetta per il soffocamento. Nedo è stato scagliato con violenza sul fondo del cesto dei giocattoli, e ripescato soltanto di tanto in tanto per riempirlo di rancorose mazzate.

Il Cane Patrick è un meraviglioso meticcio color rosso vivo, dono natalizio di Nonsochi per il Nano.
Il Nano, da piccolo, adorava questo cane. Lo adorava a tal punto che lo abbandonava di continuo gettandolo giù dal passeggino.
"Non si abbandonano gli animali, Nano!" gli ripetevo ogni volta che qualcuno ci rincorreva sventolando il Cane Patrick, ma lui niente, 100 metri dopo lo riabbandonava senza rimpianti.
Alla fine abbiamo deciso di risparmiarlo, il fedele Patrick non merita una vita di stenti, e lo abbiamo lasciato a casa.

Il Cavallo Riparbello è una creatura gommosa ingiustamente ignorata dal Nano, che non lo degna nemmeno di uno sguardo. Eppure io da piccola avrei fatto follie per un cavallo gommoso salterino. Il Nano non lo ha mai cagato nemmeno di striscio, anzi, a volte sembra che non lo veda nemmeno, e ci inciampa sopra. Il Gig ed io lo usiamo come poggiapiedi, attività nella quale eccelle decisamente.
Peccato, perchè avevo scritto anche una canzone, intitolata appunto "Il cavallo Riparbello" , per accompagnare il Nano nelle passeggiate a cavallo, che rimarrà inascoltata

Il resto dei giocattoli è un ammasso di plastica inguardabile made in China, che il Nano non degna di uno sguardo e che smonta e distrugge sistematicamente, preferendo decisamente gli oggetti di casa ed i sassi in generale. Per il compleanno, infatti, il Nano ha ricevuto tanti bei soldi coi quali la mamma comprerà una antica madia toscana restaurata.
Sono sicura che il Nano ne sarà orgoglioso.