venerdì 28 novembre 2008

Il mare in cucina. E non si parla di piatti di pesce.

Sì, lo devo raccontare.

Stamattina mi sono svegliata con le mie belle cispe agli occhi, sbadigliando mi sono recata nella mia adorata cucina, e le mie ciabatte hanno emesso uno strano rumore molto poco da ciabatta e molto più da pinna.
Hanno fatto sciak sciak, non sciabatt sciabatt come invece dovevano fare.
E infatti.

Mi piove in casa dal tetto.

Ho finito le ciotole, le insalatiere, le bacinelle, i secchi. L'acqua, incontenibile, filtra dalle tegole e scende dalle travi fin sui fornelli e sul pavimento, creando un troiaio indicibile (maremma maiala, aggiungerei io). Metteteci anche un Nano alle prese coi travasi montessoriani, e la tragedia è fatta.
Il dramma umano non ha mai fine.

Metteteci un ulteriore disagio: oggi, nonostante la pioggia, tutto il parentado ha pensato bene di farmi visita. E tutti a chiedere: ma ti piove dal tetto?

O chiorboni! O teste a pinolo! Ma secondo voi tutti quei secchi e insalatiere e vasini e portaspazzolini e piatti del servito buono - quelli di Natale del cosocomesichiamaebosch, lui insomma - li ho messi per terra per creare un simpatico effetto mercatino dell'usato? O secondo voi sono una psci psin piscsopatica, insomma, una malata di mente che si diverte a creare percorsi a ostacoli? O che mi diverta a far provare ai gatti l'ebbrezza di bere da una ciotola diversa tutte le volte?

Mia sorella mi ha fatto notare che mi stava piovendo sugli elettrodomestici.
Mia madre mi ha fatto notare che stava piovendo nella minestrina del Nano.
Mia suocera mi ha fatto notare che stava piovendo nei biscotti Granturchese.
Mio padre mi ha fatto notare che stava piovendo sulla piattaia.
Mio suocero (ex dipendente Enel con la mania dei lampadari) mi ha fatto notare che stava piovendo sul lampadario. E che ci saremmo sicuramente presi una malattia grave con tutto quell'umido.

Mia nonna mi ha telefonato alle 17.00 per chiedermi se pioveva ancora in casa.
Mi ha ritelefonato alle 17.35 per chiedermi se pioveva ancora in casa.
Mi ha ri-ritelefonato alle 19.30 per chiedermi se pioveva ancora in casa.
Mi ha ri-ri-ritelefonato alle 21.00 per chiedermi se pioveva ancora in casa.
Mi hanno telefonato anche i miei suoceri, una vicina, la donna di servizio della mia mamma, la Santa Tamara, e tutti quanti mi hanno chiesto la solita cosa: ma davvero ti piove in casa?

La trovate tanto strana questa cosa?

Ma come mai non prendete un cencino e mi date una mano ad asciugare?

mercoledì 26 novembre 2008

L'ennesimo attentato ottimizzatorio.

Il Nano è ammalato, per chi si fosse perso le puntate precedenti.

I Nonni di entrambe le fazioni si alternano in un susseguirsi di Nano-guarda-cosa-ti-abbiamo-portato, senza soluzione di continuità, e svicolano agili come leprotti dalla mia stretta assassina - mica me lo guardereste un attimo, che devo uscire ma torno subito subito, parto soltanto per la Corea del Nord, ma faccio alla sveltissima - così va a finire che siamo sempre soli, lui ed io, io e lui, ed io ho finito le cartucce.
Oggi però è venuto Nonno Asl, il nonno preferito del Nano (se mi sente il mi' babbo mi bastona). Il Nonno Asl è arrivato animato dalle migliori intenzioni, ma dopo un po' l'Ottimizzatore che è in lui ha cominciato a venir fuori prepotentemente, ed approfittando della mia assenza momentanea (ero in bagno a pettinarmi - ufficialmente - ma in realtà facevo la cacca), ha pensato bene di riprogrammarmi la stufa a pellet, indispensabile accessorio riscaldante per una casa vecchia e piena di buchi, i cui termosifoni non sono soggetti alle leggi della termodinamica e di conseguenza non scaldano un cacchio.
Insomma, lo capisco: lui era lì, il palmare della stufa giaceva abbandonato sul tavolo, io non ero presente... suvvìa, è comprensibile. Chi non schiaccerebbe tutti i tasti a caso, in un frangente simile?

E così, nel tardo pomeriggio, la Lupina trascorreva interminabili minuti davanti alla stufa a pellet, aspettandone l'accensione. Che non avviene. E non accenna ad avvenire. Gli sportellini vengono aperti tutti quanti e controllati ripetutamente, i tasti giusti vengono schiacciati, ma la grande cosa nera resta lì, immota, senza ombra di fuoco.

E' ora di cena. Il Nano si bea del disgustoso pastone citato nel post precedente ed il Gig si mangia la sua pastasciuttina al pomodoro, le pentole emettono enormi sbuffi di vapore e la temperatura è siberiana. Siamo tutti avvolti in strati di pile che non ce li aveva nemmeno Messner quando ha attraversato l'Antartide e meditiamo di chiamare l'assistenza, quando mi giunge una telefonata.

"Ciao, neh."
"Buonasera Nonno Asl. Vuole il Gig?"
"No, volevo solo sapere se stavate tutti bene." E' un classico, per Asl, l'inchiesta telefonica serale sulle condizioni fisiche del nucleo familiare. In caso di malesseri, Nonno Asl procede alla formulazione della diagnosi.
"A parte il freddo e la stufa che non è partita, direi di sì."
"Ecco, appunto. No, volevo dire che non so se ti sei accorta, ma ho sistemato il palmare della stufa, così adesso non avete più problemi."
"Ah. Capisco. Ma noi non avevamo problemi. Cioè, adesso li abbiamo, perchè non funziona più e crepiamo dal freddo. "
"No, ma non so se hai notato, l'orologio aveva 12 minuti di ritardo rispetto all'ora reale."
"Sì, però funzionava. Adesso no."

Momento di silenziosa riflessione di Nonno Asl.

"Vengo io a vedere domani mattina."
E' una promessa? E' una minaccia? E cosa viene a fare, che non ha mai letto il libretto di istruzioni, non ha idea di cosa sia una stufa a pellet e probabilmente non sa neppure a che cosa serva questo curioso mobile di design in ghisa che abbiamo sistemato nella stanza centrale della casa?
Non importa. Questa è una missione per l'Ottimizzatore. L'Ottimizzatore si fa carico dei mali del mondo e provvede. A suo modo, ma provvede.

E mentre smoccolavo mentalmente sulle mie disgrazie familiari, mi accorgevo che qualcuno oggi ha messo Rai 3 al posto di Rai 1.
L'Ottimizzatore a volte lascia pure la firma, come Zorro.

L'esilio

Cosa ci fanno le insalatiere dell'Ikea nel mio bagno?

Come mai le scarpe sembrano animarsi di vita propria ed andare in giro per casa?

Chi ha sparso i miei trucchi nella vasca da bagno?

Da chi fuggono sconvolti, tutti questi poveri gatti, coi peli del groppone spettinati e qualche ciuffo mancante?

Donne, sappiate che dopo due settimane di clausura forzata tra le mura domestiche, anche il cherubino più serafico si trasforma in Chucky la Bambola Assassina. Dopo aver sventato una serie imprecisata di telefonate in Svezia (non si capisce come mai il Nano, se schiaccia dei tasti a caso sul telefono di casa, gli esce sempre fuori lo 0046 iniziale), raccolto la spazzatura che puntualmente viene sparpagliata per casa, divelto divani alla ricerca di torsoli di mela e rametti di finocchiella di cui noi lupini siamo ghiotti (per la verità soltanto io), trovato castagne bollite in tutte le ciabatte a nostra disposizione, ho deciso formalmente che il Nano è guarito. Basta, mi sono rotta i coglioni.
Ed ho tentato di portarlo fuori.
Mia madre, donna ansiosissima e tendente a somatizzare anche i mali degli altri, mi si è aggrappata alle caviglie, paventando i seguenti disastri: il bimbo ha ancora il moccio, guarda che candelona, non lo vedi che ha l'occhio lucido, ma dove vai che c'è un vento che porta via, e se gli viene il broncospasmo/la cacarella/la pellagra/lo scorbuto? Dammi retta, stai a casa, non lo vedi che il bimbo non è guarito?
Ha ragione Nonna Ansia, il Nano non è in forma. Rompe le scatole a mille, farebbe scappare la pazienza anche a Don Bosco. E' una belva irriconoscibile, e fa cose senza senso: oggi ha buttato nella spazzatura urlando CACCA! tutti i suoi trattori, compreso quello col CALLALELLO, ha fatto a pezzi il mio Tirreno di ieri ed ha preteso uno strano miscuglio alimentare costituito da robiola, pastasciutta al pomodoro, minestrina di verdure, cordon bleah e banana. E poi l'ha buttato? penserete voi.
No. Ha mangiato tutto di gusto, facendo il perno sulla guancia ed esclamando BOONO! ad ogni boccone, roba che nemmeno il pastone dei polli che faceva il mio nonno faceva così ribrezzo.
Insomma, io sto impazzendo. Non se ne può più.

Se la gravidanza è un sogno, il post partum un incanto fatto di nuvole rosa e cuoricini, l'allattamento un legame inscindibile e meraviglioso, la malattia dei Nani duenni è una delle piaghe d'Egitto, con tutti quanti gli egiziani in cima alle piramidi a tirar giù pietroni e bestemmie come se piovesse.

Aiutatemi! Voglio una via di fuga da questo delirio di casa, in cui si rischia di ammazzarci quotidianamente per via del tappeto di macchinine e palline e cose informi e scivolose come il Didò-accidentiacchillainventato.
L'asilo nido è una cosa lontana, all'orizzonte, e quasi non se ne vedono più in contorni, il panorama è immerso in una strana foschia. Vedo le educatrici che mi fanno ciao da lunga distanza, come le caprette di Heidi.

Sto perdendo il senno.

martedì 25 novembre 2008

La vispa Teresa

La Vispa Teresa è una bimbetta duenne, collega di asilo del Nano. Non ho detto compagna di asilo per un motivo preciso: la Vispa Teresa è davvero vispa, e darle della compagna di asilo è un grave affronto.

La mamma della Vispa Teresa appartiene a quella categoria di mamme che fanno della fatica bestiale una ragione di vita. La mamma della Vispa Teresa è una donna piena di iniziative culturali, che si autoviolenta per non strascicare la c tipica della nostra calata autoctona, parla con la figlia uno strano linguaggio fatto di inglesismi, francesismi e tedeschismi e mi fa fatica solo a vederla.
La mamma della Vispa Teresa ha messo al mondo una prole sconfinata, e l'ultima sua creatura è fonte di vanto.
Se vi capita di incrociare la mamma della Vispa Teresa, sappiate che sarete trascinati in un vortice di weltanschauung, di cut-off e di consommé, roba che figuriamoci se una caprona come me la capisce. Ma comunque io almeno lo so scrivere, non so se avete notato la maestria.

La Vispa Teresa ed il Nano hanno la stessa pediatra. La pediatra del Nano ha un'unica sala d'aspetto. I Nani dell'asilo tendono ad ammalarsi a scaglioni, e questo turno ci ha tristemente accomunati. Non c'è stata via di fuga.
Le abbiamo trovate entrambe, avvolte in caldi piumini rosa con gli sbuffi, ad attendere il loro turno.
"Guarda, mamma, c'è il Nano! Ciao, Nano, come stai?" Glub, la piccola Vispa Teresa ci tira la prima stoccata lessicale.
"Tata bimba uadda goscio callo loscio!*"
Siamo in ballo. Dobbiamo ballare.
Tento pietosamente: "Nano, saluta la Vispa Teresa", già consapevole della sconfitta sul campo.
"Ciao bimba, io ciò il callo!* Vedi? Vedi?"
Vispa Teresa: "Che bello, mi fai giocare?"
Nano: "No, te via. Te no callo*, te via!"
V.P.: "Allora io gioco da sola sul tappeto."
N: "No te peo, te via bimba. Ecco bamba, te no callo*"
Ecco che sto per fare la cosa più odiosa del mondo: dire al Nano di far giocare un altro bambino con un suo giocattolo. Che cosa pallosa. E si deve fare, perchè tutte le mamme degli altri malatini sono lì che ti guardano col collo proteso, tutte pronte a sentirti dire la fatidica frase. Io sono di quelle del checcazzomenefregavedetevelavoi.
La Mamma della Vispa Teresa mi blocca: "No, no, non intervenire. I bambini hanno bisogno di confrontarsi un po'. Su Teresa, fai vedere al Nano come si condividono i giocattoli"
Eh no. Eri partita bene, Mamma della Vispa Teresa, ti rovini così?

Ma probabilmente, certe partenze sottintendono un climax crescente per l'ego delle mamme. La Mamma della Vispa Teresa non si è retta più. E da lì ha cominciato.
"Vispa Teresa, fai sentire al Nano come si conta in inglese"
"Vispa Teresa, racconta al Nano dei tuoi cinque cagnolini razza Corgie, come quelli della Regina Elisabetta"
"Vispa Teresa, adesso devi dire l'alfabeto"
Nel frattempo, io cerco confusamente di pensare ad una cosa che il Nano sa fare a comando, ma mi vengono in mente solo il Gobbo e lo Zoppo, suoi grandi cavalli di battaglia, e desisto. Ma lui, quasi telepate, comincia a girare su se stesso e a ringobbirsi, ripetendo: "Mamma uadda io gobbo! Io zzzoppo!"

Ed io assisto impotente a tanto sfoggio di sapienza duenne, col mio Nano che è ancora parzialmente incomprensibile, che sa cantare Patettino Patettalo e Poldoldò - poldoldò- questo è poldoldò (ma almeno questa l'ha scritta lui), che si preoccupa solo del suo parco macchine e tortura poveri gatti innocenti, e nonostante queste dimostrazioni di scarso raziocinio, mia madre continua a sostenere che è un genio, è intelligentissimo, è un grande osservatore, vedi come rielabora - e magari lui sta semplicemente distruggendo qualcosa.
Ad un certo punto, la mamma della Vispa Teresa ha tentato il colpaccio, ha voluto strafare: ha preteso che riconoscesse le lettere sui poster della sala d'aspetto. Devo dire che la Vispa Teresa non se l'è cavata male.
Ma il gran finale è stato delirante: di fronte ad un poster informativo sulla scoliosi, la Mamma della Vispa Teresa ha tentato di mollare il colpo di grazia, quello che avrebbe distrutto la mia psiche di mamma e segnato miseramente il futuro del mio Nano imbelle.
"Teresa, cos'è questo?" chiede amorevole la Mamma, indicando una colonna vertebrale deformata.
"Un bruco".

Tiè. Eccheccacchio, qualche cazzata la dice pure lei, ogni tanto.



* Vorrei far notare che mio figlio sa parlare solo di camion e trattori. Qualcuno comprenderà la mia frustrazione da madre di maschio.

Callo loscio goscio bezizìa

"Nano, lo sai chi è Babbo Natale?"
"Lomo loscio" ( è un uomo vestito di rosso)
" E sai cosa porta la notte di Natale?"
"I legali" (che in questo caso non sono gli avvocati)
"E tu cosa vuoi da Babbo Natale?"
"Callo loscio goscio bezizìa."

Se qualcuno ha idea di cosa sia, per favore, ce lo faccia sapere.
Grazie.

venerdì 21 novembre 2008

I miracoli del quotidiano

A volte una giornata nasce sbilenca.
A volte la giornata sbilenca volge al peggio, e si trasforma in giornata di cacca.
A volte ci si ritrova a piangere di rabbia ad un incrocio, con la testa appoggiata al centro del volante, stando bene attente a non schiacciare troppo il clackson, che oltre ad essere una cosa poco elegante può persino provocare incidenti.

A volte, però, succedono anche i miracoli.

Succede che qua, proprio a due passi da me, c'è una donna che non è riuscita ad essere mamma, ma che è molto più mamma di tante donne, probabilmente anche più mamma di me.
Succede che a volte, lontano, c'è proprio un bimbo che la mamma non ce l'ha. E' un bimbo dell'età del Nano, e me lo immagino già correre con un paio di piedini cicciuti, una bella testina di capelli e due occhi affamati di mondo e di affetto.
Succede anche che a volte, le cose più caccose e il destino stronzo si trasformino per tutti in qualcosa di bello, di una bellezza assassina che ti strizza la gola, e che ti costringe a correre su un terrazzo ventoso per cacciare un sano, legittimo urlo.
Tra poco questa mamma in potenza e questo figlio si incontreranno, e sarà felicità per tutti, e non riesco ad immaginare quanta, perchè il cuore scoppia. Scoppia il mio, che assisto da spettatrice, figuriamoci il loro.

Grazie, L. Ti devo una brutta, orrenda giornata trasformata in bellissima.
Non so se sarò mai in grado di restituirti il favore.

venerdì 14 novembre 2008

Malanni

Il Nano ha la fffffebbbbre.
La fffffebbbbre è una malattia tipica dei nani, dona loro dei riflessi verdastri ed ha la capacità di stendere al tappeto tutti quelli che incontra sul suo cammino. Tutti, meno i Nani-veicolo, che con 39 e mezzo riescono a tenere testa al resto del mondo.
La fffffebbbbre è una patologia seria, ha un sacco di f e di b, e come tale merita il massimo rispetto. Non si sa da cosa derivi. Si sa solo che c'è.
E' leggermente più grave della febbre normale. Il numero di f, moltiplicato per il numero di starnuti emessi in un giorno, dà la temperatura massima raggiungibile dall'ammalato, solo che di solito non si sta lì a contare e la cosa viene risolta in altra maniera.
La fffffebbbbre si misura col tererereretrrommrtro, che è uno strumento cilindrico, contenente mercurio. Oppure, nella variante lupiniana, è un coso comprato dal Gig in piena crisi di paternità il secondo giorno di vita del Nano - oddio, se gli viene la febbre con cosa gliela misuriamo? mai mandare un uomo da solo al Bimbo Center -, costituito da un pezzo di plastica con una specie di obiettivo fotografico sulla sommità superiore, ed un display in quella inferiore.
Il tererereretrrommrtro va usato in una certa maniera.
Si avvicina ad una certa zona della testa, compresa tra la fronte e la tempia, si muove avanti e indietro a piacere ad una certa distanza dalla pelle, si aspetta il segnale acustico - biiiiiip - , e si legge il display.
Il tererereretrrommrtro non va buttato per terra, cosa che è probabilmente già avvenuta, dato che il segnale acustico non è più biiiiip ma sgnac, non sa più dare una temperatura definitiva ma preferisce non sbilanciarsi troppo, diciamo che dà un range variabile tra i 36.00 ed i 40.00, e ti ritrovi ad usare il vecchio metodo della tastata sulla fronte. Il tererereretrrommrtro è politicamente corretto, ma inefficiente.

Il tererereretrrommrtro a noi ci sta un po' sul culo. Per fortuna c'è chi lo sta eliminando giorno per giorno.
"Mamma, ciò fffffebbbbre?" mi chiede il Nano col posho che gli cola fluentemente dalle narici.
"Non lo so, Nano. Bisogna misurarla."
"Pendo tererereretrrommrtro." E di solito, casca per terra una decina di volte prima che il Nano riesca a portarmelo.
E adesso rimaniamo in attesa di scoprire, questa fffffebbbbre del cavolo, quanto durerà.
E quanti saranno i morti e i feriti.
Intanto, il Gig ha già il suo bel pizzicorino in gola.

mercoledì 12 novembre 2008

Il Nano e la buona creanza

Noi in famiglia siamo un po' bestie, si mangia con le mani e si fanno certi rumoracci, però per il resto siamo molto formali.
Si dice grazie e perfavore, si usano tutte le formule di cortesia che la lingua italiana consente e ne inventiamo pure di nuove, se quelle correntemente in uso non ci soddisfano.

E così, possiamo vantarci di avere un figliolino molto beneducato.

Ed è meraviglioso, meravigliosissimo anzi, vedere il proprio piccolo lord in azione sul campo sconfinato del savoir-faire:

"Su, Nano, saluta la signora"
"Ciao, AGGEGGIO."

Che a dirla tutta, lo preferivo quasi quando non parlava.

venerdì 7 novembre 2008

Quei giorni

In quei giorni piango per un nonnulla.
In quei giorni, mi insacco in abiti informi ed adotto il look caldarrosta, che tanto indigna mia madre, ma io mi sento meglio così.
In quei giorni, non ho voglia di nulla, se non di mangiare un intero sacchetto da 7 euro e 50 di M&M's (Ememems, per i non-anglofoni. E non Mementos, come dice qualcuno di mia conoscenza).
In quei giorni abbandonerei volentieri il Nano in un orfanotrofio, però in uno arioso e ben ventilato, perchè comunque nonostante tutto io sono una madre attenta.
In quei giorni, sono una bestia e non mi si può dir nulla, mi lavo le mani 32 volte al giorno ed il bidet è il mio migliore amico.
In quei giorni, sono nemica degli elastici e persino la scelta sbagliata di un paio di calzini al mattino ha il potere di distruggermi la giornata.
In quei giorni ho le occhiaie come lo zio Fester, mi ritrovo i capelli a capannuccia del presepe e mi sembra di puzzare, anche se in verità sono consapevole che non è così.
In quei giorni, mi ammazzerei volentieri.
In quei giorni, vivo nel terrore di nuocere al mio prossimo. E per questo motivo rifuggo le occasioni mondane. Quest'anno sto saltando la raccolta delle olive proprio per il suddetto motivo, nonno Alzheimer mi sta lanciando delle maledizioni via sms e probabilmente sarò diseredata.
In quei giorni, mi sento pelosa come un orango e mi viene da depilarmi. E se non sto attenta e disgraziatamente cado preda del raptus antipilifero, comincio a spinzettarmi le sopracciglia e poi mi ritrovo come Anna Oxa, e poi naturalmente mi pento.
Per questo motivo in quei giorni piango per un nonnulla.

Che palle.

mercoledì 5 novembre 2008

Dacci oggi il nostro malanno quotidiano. Amen.

Oggi mi giravano le palle.
Menomale che c'è il Gig che mi riporta il buonumore.

"Lupi, non sto tanto bene."
"Che hai, stavolta?"
"Ho la punta della lingua come... come... desensibilizzata. Cioè no, sento i sapori, per la verità. Sento l'amaro. Per un attimo sento il sapore dei cibi, poi subito dopo tutto diventa amaro."
"Oddio, Gig, sembra una cosa terribile!"
Il Gig comincia ad eccitarsi. Sembra molto preoccupato. "Sì, è terribile. E' come un formicolio, come una specie di patina che si incolla alla lingua. Al mattino, poi, raggiunge il massimo del malessere, la lingua è tutta impastata, mi si incolla la saliva, il palato mi fa male... "
E qui, mi aspetto la tipica domanda gigghiana.
"... Lupi, secondo te cos'è?"
"Mmmh, fammi pensare... potrebbe essere un cancro alla lingua."
"Oddio!"
"Oppure un problema neurologico."
"Reversibile?"
"Non so, dovremmo fare delle analisi. Oppure, in ultima istanza, un tumore al cervello."
"Tumore al cervello? TUMORE AL CERVELLO?? Ma stai scherzando??"
"Gig, non hai fatto caso ad una cosa?"
"Cosa?"
"Quanto ci metti a bere il caffè?"
"Ma ti sembra il momento per certe domande? No, dico, ma ti pare il caso?"
"Dai Gig, pensaci: hai mai notato che quando andiamo al bar a berci un caffè, tu lo hai già finito da un po' ed io invece devo ancora cominiciare a berlo?"
"Dici che è un problema neurologico? Forse sono troppo veloce a fare determinate cose? Boh, che ne so, magari è un sintomo pure quello... oddio, che cosa terribile! Sto di nuovo per morire! E' terribile, sto malissimo..."

"Gig."
"Eh."
"Ti sei scottato la lingua."

domenica 2 novembre 2008

Le puzze ritornano

Questo odoraccio di pipì di gatto mi perseguita. Lo sento dappertutto. Mi dicono che ho le allucinazioni olfattive, che sono una sbarellona, ma io giuro che lo sento davvero.
Stamattina imbracciavo l'aspirapolvere per pulire sotto il nostro letto, e come per magia ho cominciato a sentire il solito odoraccio. Ho passato tutto il pavimento sotto il mio potente analizzatore di odori, e niente. Eppure, non appena mi sono alzata in piedi, ho smesso di sentirlo. Che mistero. Ho cominciato a pulire come una forsennata, a disinfettare col Lysoform tutta la superficie della casa, avrei pulito pure la crosta terrestre, ma quell'odore andava eliminato.
Oggi, ad esempio, stavo al computer quei dieci minutini scarsi per vedere le mie cosine, quando mi è arrivata una profonda zaffata di pipì felina. Mi sono lanciata sotto il tavolo ad annusare come un cane da tartufo ogni singolo mattoncino, e niente di definito. Neanche una macchia, una pozzetta umida. Niente di niente.
E poi, alla fine della giornata, quando le membra stanche chiedono pietà, l'occhio si fa liquido e finalmente il divano accoglie le mie chiappe, un'ideuzza si fa strada nel mio cervellino avicolo.
Annuso le mie ciabatte di elegante e costoso feltro tirolese.

Mi hanno pisciato nelle scarpe.

Ragazzi, perchè mi fate questo?