Torno alla carica con un nuovo post di vita vissuta.
Sì, lo so, è una cosa vergognosa, è indegno, blablabla, non si tengono così i blog, eccetera eccetera.
Lo so, nei blog si SCRIVE. E io non scrivo, perché sono vittima dei social network, di Pinterest, dei compleanni dei figlioli, del marito, non me ne va una a garbo signora mia, oimmena che caldo quest'estate non finisce, e altre amenità per mascherare il vuoto di senso micidiale che mi attanaglia quando mi chiedono "ma non scrivi più sul blog?"
E invece scrivo. Scrivo oggi, per esempio.
Scrivo che sono cretina, perché in un momento di debolezza mi sono iscritta in palestra.
Ed ho già pagato un anno in anticipo.
E per il primo mese NON CI SONO ANDATA.
La signorina della palestra mi ha anche telefonato a casa per chiedermi se ero morta. Ed io le ho risposto che no, non ero morta (ma perché mi ha colto impreparata, altrimenti avrei camuffato la voce e le avrei risposto "no siniora non ciè, partita per baaaaamas, io badante pulisco casa lucccido mobili facio faciende, non so quando torna, forse mai. Arivederci" ), ma che ehm avevo avuto un sacco di problemi al lavoro, mi era scappato il cane, avevo la tallonite, ero senza macchina.
"Quando pensi che verrai ad allenarti?"
Ed io, impreparatissima, ho realizzato che mi ero iscritta in palestra e che la cosa non finiva lì. Cioè, non è che ti iscrivi e paghi e poi stai a casa sul divano a guardare Uomini e Donne e come per magia poi stai divinamente. C'è una parte della cosa che prevede che tu ti scrosti da dove sei seduto e ti precipiti in questo luogo di perdizione ad allenarti.
"Ti fisso un appuntamento col personal trainer. Preferisci lunedì alle 16.00 o martedì alle 17.00?"
E io, che di fronte ad una scelta tra due cose mi si brucia il cervello e scelgo sempre la seconda, ho balbettato un "martedì. Martedì va benissimo."
"Allora ti aspettiamo! A presto!"
Quindi si è concretizzata l'eventualità che temevo, ovvero andarci.
Tralasciando la gita estemporanea da Decathlon, gita che mi è costata quasi un rene, perché io per andare in palestra non avevo NIENTE. Niente scarpe, niente calzini, niente pantaloni di morbido cotone misto-lycra, niente maglietta comoda ma avvolgente e traspirante. Ho anche voluto brindare alla sfiducia in me stessa comprando le cose che costavano meno: scarpe da palestra? Quelle da 13,00 euro. Completo della Puma carinocarino con la scritta glitterata? No, maglietta da 5 euro e pantaloni da 9,00 euro, non di più che tanto son soldi sprecati, non me lo merito, piglio quello da strappona, tanto è uguale, ma mi vedi santoddio?
Arriva il martedì. Io preparo la mia borsina e vado in palestra.
Arrivo in palestra e in reception mi accoglie un tizio con la barba, che mi comunica che Roberto (Roberto? E chi cacchio è Roberto?) arriva subito. E che intanto posso andare a cambiarmi.
Quindi poso la mia borsetta nello spogliatoio, mi infilo la tenuta ginnica e mi appresto ad incontrare Roberto.
E mi si para davanti una creatura celestiale, un giovane biondo con occhi azzurri, dal fisico statuario e dalla dentatura perfetta, di circa 25 anni, che mi invita a seguirlo in uno stanzino appartato, dove mi sottoporrà all'ennesima umiliazione: mi peserà e misurerà la mia massa grassa (che senza stare lì a guardare il centimetro, so già essere dimolta), mi farà stare in piedi ad occhi chiusi, mi guarderà i piedi, e con essi anche i polpacci con tutti quanti i peli (sì, non mi sono depilata porcaputtanaladra!), mi dirà hai i piedi piatti! e io eh lo so, sono nata così, ma non mi danno problemi a parte farmi cascare in terra ogni tanto, e mi dirà pure ma che strano, non ho mai visto una massa grassa così ben distribuita e io sì lo so, sono grassa sulle braccia quanto lo sono sulle gambe, a me piacciono le cose simmetriche e poi mi dirà di rimettermi le scarpe e mi comunicherà che la mia età biologica è 54 anni (ovvero, sette meno della mi' mamma, hurrà!).
A questo punto, potevo anche rimettermi i miei vestiti borghesi e salutare il bel Roberto con una pacca sulla spalla, magari ci si vede una di queste sere per una birretta, eh, e invece sono voluta andare a fondo a questa cosa, e quindi mi sono ritrovata su un affare che simula la camminata, e ci sono stata circa 5 minuti (assai lunghi, peraltro).
Poi ho fatto gli addominali. Che pensavo di farli bene, e invece Roberto scuoteva la bella chioma bionda e aggrottava le magnifiche sopracciglia, perché invece li facevo male e il battito cardiaco non saliva (in realtà stavo morendo di fatica ma non volevo dare soddisfazione a questo ennesimo esponente delle giovani generazioni). Poi ho fatto un esercizio davanti ad uno specchio gigantesco, un esercizio che prevedeva l'uso dello step. Ma l'ho fatto male, perché le braccia dovevano impugnare una specie di manico di scopa ed io dovevo coordinare braccia e gambe e respiro, e francamente tutto questo è troppo per me, quindi ogni arto seguiva una sua via, e Roberto continuava a dire no, no, no, no, no. Ed io pensavo ti ha detto bene, Roberto, di essere così fico, perché questo tuo atteggiamento distruttivo mi spinge a picchiarti questo bastone sulla testa.
Poi Roberto mi ha detto: piegati e toccati le punte dei piedi.
E io, come se niente fosse, con una sicumera che non pensavo di avere, mi sono piegata su me stessa E SONO ARRIVATA A TERRA COI PALMI DELLE MANI.
Non te l'aspettavi dalla vecchia di 54 anni, eh Roberto? Come ci sei rimasto?
In verità stavo morendo e sentivo come una specie di corda dietro a tutta la gamba che tirava come una dannata, e per un attimo ho visualizzato gli ormeggiatori della Moby Lines che si lanciano i cordami per attraccare al porto in un giorno di fortissimo libeccio e cominciano a gridare attenti, attenti, la cima è sfilacciata, si sta per spezzare! con conseguente tragedia in mare e titoloni sul Tirreno. Però ho simulato benessere e positività, e mi sono rialzata pensando non si può morire dentro, ma tant'è. Sai, Roberto, so fare delle cose anch'io, anche se qui dentro mi vedi come un povero catorcio, tipo per esempio so dire molte cose in tedesco, poi un giorno te ne darò dimostrazione, pensavo mentre Roberto mi illustrava il mio programma settimanale.
"Almeno due volte a settimana."
"Eh?"
"Sì, per perdere peso devi venire almeno due volte a settimana" e farti un culo così, avrà pensato il sempre meno simpatico Roberto.
Ma chi ti ha detto che io voglio perdere peso? Io voglio restare una cicciona, mi piaccio così.
Verrò ogni tanto, per perdere tempo. Così, perché mi piace l'ambiente.
(E intorno a me era pieno di ragazzine scodinzolanti che andavano a fare gambe-addominali-glutei e salutavano Roberto con sorrisi liquidi e vagamente zoccoleggianti, e poi c'erano degli uomini muscolosissimi che facevano degli esercizi con degli attrezzi dall'aspetto estremamente pesante e ogni tanto urlavano aaaaahhhhh aaaaaaaahhh, un po' come facevo io durante il parto del mio secondogenito - ma io per lo meno mi scusavo con il personale dell'ospedale, mentre questi invece no).
E quando la mia ora di palestra è terminata, sono andata negli spogliatoi, che da deserti sono diventati pieni.
E lì ho scoperto alcune cose, che elencherò qui di seguito in maniera sintetica:
1. I ciabattoni di gomma da giardinaggio non vanno bene per la palestra.
2. Le femmine si devono asportare TUTTI i peli dalla patata, è obbligatorio. Così possono stare nude con la patata al vento a parlare con altre donne nude con la patata al vento anche per ore, dentro lo spogliatoio delle femmine, perché così vogliono i dettami della moda in palestra, perché mostrare la vagina ad altre frequentatrici è NORMALE e SANO, e devono farlo tutte INDISTINTAMENTE, non importa se vecchie e in sovrappeso o giovani e sottopeso. La vagina va mostrata, punto. Non importa se non vuoi farlo. Sforzati.
3. Se vuoi farti la doccia, attrezzati. Perché le docce NON hanno lo sportello. Quindi l'obbligo di mostrare la tua patata depilata diventa coercizione. Però puoi scegliere se mostrare la patata o il culo.
Io ovviamente ho scelto una via di mezzo, il fianco di profilo, ed ho anche aspettato che tutta la popolazione femminile si fosse tolta finalmente dalle palle.
Nel frattempo facevo finta di andare su fb dallo smartphone (sì, perché anche se la mia età biologica è 54 anni io sono pur sempre una nonnetta arzilla).
"C'è molto da lavorare", mi fa presente Roberto. Ed io, che avrei voglia di tirargli uno dei pesi che sto maneggiando direttamente sul groppone, incasso il colpo e mi preparo psicologicamente alla prossima volta.
Cioè domani.
Sgrunt.