giovedì 30 aprile 2009

Il dono della parola.

Erano le otto e mezzo del mattino, ed una Lupina scarmigliata guidava una Twingo sulla strada che portava all'asilo nido. Seduto sul suo seggiolino rosso e nero, un Nano altrettanto scarmigliato sproloquiava a casaccio, mischiando il comprensibile con l'incomprensibile. Come Umberto Eco.
"TuMamma*, guadda, un dallello spacollito!"
"Eh, già. Proprio un bel dallello."
"Nooo, TuMamma, bello non è!" risponde un Nano scandalizzato, "Il dallello è butto butto, tutto pussolato!"
"Sai che a riguardarlo bene hai ragione? E' proprio spussolato!"
"TuMamma, si lice pussolato!"
E via così, tra faticosi esercizi linguistici e la scarsa attitudine lupiniana alla comprensione del testo, che pure a scuola era un vero cesso in questo genere di cose e pigliava fischi per fiaschi.

Ad un certo punto, la strada si stringe. Automobili in doppia fila con le quattro frecce accese ingombrano il passaggio, ed un vigile imbolsito fa attraversare i ragazzini, diretti a scuola.

Una signora anziana, su una panda bianca vecchio modello, aspetta qualcuno. E' ferma con due ruote sul marciapiede, i suoi capelli sono una nuvola biondo-menopausa. Il Nano le capita proprio accanto, e se la ritrova a fianco del finestrino.

"TuMamma, chi è quella VECCHIACCIA?"
Lupina non riesce a rispondere, perchè è impegnata a ridere.
Il Nano arriva da solo alla giusta conclusione: " Ah, sì, capito tutto: quella VECCHIACCIA è nonna N!"

E a proposito di lingua e di grammatica, seguiranno alcuni esempi di periodo ipotetico.



Se il finestrino fosse stato chiuso, la vecchiaccia in questione non avrebbe sentito.

Se mia nonna lo venisse a sapere, finiremmo entrambi diseredati, perchè secondo la saggezza popolare, quando il piccino parla, il grande ha già parlato.

Se la sottoscritta avesse fatto a meno di lamentarsi di un figlio poco incline alla dialettica, adesso non si ritroverebbe con un pericoloso ripetitore di irripetibili termini con la facoltà di usarli nel momento peggiore.

E adesso, chi si azzarda ad accettare un invito di Nonna N, col timore che il piccolo di famiglia la chiami vecchiaccia?

* TuMamma è il mio nuovo appellativo, datomi dal Nano. Ricorda un po' iPod, iPhone, iTunes...

venerdì 24 aprile 2009

Imprinting

Sono le 15.30.

Sotto il sole di aprile, un uomo alto e biondo guida un mezzo pesante. E' un lavoro di responsabilità, complicato, pieno di insidie. Per poterlo fare bene, occorre una grandissima concentrazione, tanto senso pratico, una certa esperienza, ma soprattutto la capacità di saper cogliere ed individurare i problemi al loro insorgere.
L'uomo alto e biondo è uno che ama fare le cose bene, altrimenti è meglio non farle, dice lui.
E mentre è lì che lavora alacremente per il bene della collettività, l'uomo alto e biondo canta.
E canta e va e va e va/ la pecorella al bosco/ che cosa c'è in quel bosco/ c'è l'erba per mangiare...

Contemporaneamente, una casalinga a mezzo servizio sbrina il frigo alacremente. Ha 34 anni e mezzo, i capelli ricci, una casa abbastanza incasinata che viene comunemente indicata col nome Il Lupinaio. Per velocizzare le operazioni di rimozione di forme di vita aliena, si aiuta con un palettone di legno da fritture, e mena delle gran legnate staccando frammenti di stalattite ghiacciata.
E mentre è alle prese con l'iceberg, la casalinga a mezzo servizio, canta.
E canta ecco arrivare i Barbapapààààà/ che sono poooooooi /papà e mamma Barbapààààà...

Nello stesso preciso istante, due giovani nonni in gamba si trovano nella camera da letto della casa al mare. Lui è un energumeno di quasi due metri, con un bel barbone come quello del nonno di Heidi, e sta verniciando il soffitto. Sotto di lui una nonna occhialuta e ansiosa regge la scala con una mano, mentre con l'altra sorregge un secchio con la vernice.
Ed entrambi cantano alternando le strofe e le cicaaaaaaaaleeee / cicale cicale cicaleeeee/ e la formicaaaaa /invece non ci cale miiiiiicaaa...

Contemporaneamente, un Nano di due anni e mezzo è sdraiato per terra bocconi. Con una mano fa marciare un camioncino, nell'altra stringe una macchinina blu e simula un incidente.
E mentre gioca, canta sooooo/ soiutinchiuchenteeeeeeell/ evenfrommeeeeeeell /bluscaisfrompeeeein...

Dicono che gli esseri superiori, quelli che hanno raggiunto un maggior grado di consapevolezza, sono in grado di influenzare le anime più semplici.

Mah.

giovedì 16 aprile 2009

Una tenera storia della buonanotte: il Nano e il Gatto Nero.

C'era una volta un gatto nero, che si faceva i cazzi suoi tutto il giorno e se ne stava bello spaparanzato al sole fino a che le tenebre non scendevano inesorabili su questo nostro mondo. A quell'ora, tutti i nani del globo venivano messi a letto.
E al gatto nero venivano le voglie più strane: perchè non andare a fare la pasta sulla pancia di un tenero nano addormentato, dopo aver masticato tutto il giorno cavallette e ciondolato pigramente tra le crocchette e il cibo umido?

E così, varcava la soglia della camera in cui una madre stanca tentava di addormentare un nano.
"Miaoow!" esclamava il gatto nero.
"Ciao Fililico, come va?" chiedeva il Nano premuroso.
"Meow maw" rispondeva il felino, baciando appassionatamente la testa del Nano.
"Gassie del bacio, Fililico, ola vai".
"Meooowwwwpurrr purrr purr" rispondeva il gatto, continuando a baciare il Nano.
"Senti Fililico, ola vai via che il Bibbo cià da dommile."
"Meowwwpppppprrr"
"Vai via, c'è un pipittello ti baggia!"
"Purrrr purrrr"
"Quetto motole mi dà noia, vai via gatto Fililico!" cominciava a spazientirsi il Nano.
"Puuuuuuuurrrr puuuuuurrrr purrrrr" rispondeva il gatto, cominciando a fare la pasta.
"Ola vene la polisssia, vai via gatto Fililico!"
"Puuuuuurrrr purrrrr puuuuurrr purrrr"
"Ola vene i calabileli e ti sghidano!"
"Purrrr purrrr puuuuuuuuuuurrrrr!" rispondeva il gatto, strafregandosene dell'intervento della Forza Pubblica e continuando imperterrito a tirare ritmicamente i fili della coperta (li mortacci sua, aggiungeva la madre preoccupata per il benessere fisico della sua trapunta).
"Maaaammaaaa, il gatto Fililico mi bacia, gli pussa la bocca! "

Alla fine, il gatto attraversò la stanza volando, la madre chiuse la porta, le tenebre si impadronirono della camera da letto.
E tutti vissero felici e contenti.

Meno che il gatto Federico che, sentendosi incompreso nello slancio emotivo, per vendetta pisciò sul tappetino del bagno.

Fine.

mercoledì 15 aprile 2009

Ancora cuccioli!

Il Nano, solita scatola da scarpe piena di formiconi e bestiacce non identificate: "Mamma, ci sono tutti i cuccioli!"
Lupina: "Sono i tuoi amici?"
Nano "Sì"
Lupina: "Che dolce Amore, ma cosa ci fai con tutti quegli animalini che porti a casa?"
Il Nano, rovesciando la scatola per terra e saltandoci sopra: "Li SCHIACCIO".

Ecco. Cretina io a chiedere.

sabato 11 aprile 2009

Il Pigiama Giallo

Io sono una donna di duplice personalità.
Di giorno sono in un modo, di notte in un altro. Non pensate che nasconda frustini e guepiéres nel cassetto.
Nel mio cassetto c'è di peggio: c'è il Pigiama Giallo.

Il Pigiama Giallo fu il frutto di un acquisto sconsiderato, fatto un pomeriggio di un paio di anni fa. Il Pigiama Giallo appartiene al mio passato di cicciona, e come tale è di almeno otto taglie superiore alla mia attuale, con lo splendido risultato di farmi sembrare un canotto bucato che si è andato a schiantare su uno scoglio.
Infatti io, come indosso il Pigiama Giallo, assumo anche la postura adeguata: mi crollano le tette, i pantaloni mi si arrampicano spontaneamente lungo i fianchi e si fermano sotto le ascelle, assumo immediatamente un'aria arruffata e scomposta, e cambio pure voce. Il Pigiama Giallo tutto può e tutto fa.
Il Gig si accorge della presenza del Pigiama Giallo sul mio corpo anche solo sentendomi al telefono. Basta un mio tono di voce, perchè io col Pigiama Giallo divento una casalinga posseduta dal Demonio, mi incazzo come un bufalo per le minime cose e divento incontenibile. "Ti sei messa di nuovo quel pigiama, eh?", mi chiede il Gig con aria sconsolata, di fronte ai miei deliri telefonici.
E' talmente terrorizzato che da un po', per minacciare il Nano quando scaraventa per terra la sua collezione di dvd, gli dice Guarda che ora arriva la mamma col Pigiama Giallo!, e il Nano poveretto, che ha già capito esattamente come funziona il mondo, aziona la tubatura del piano superiore, sfoggia la sua faccia più terrorizzata, e comincia a recitare la litania Nooo, pizama zallo nooo, palula!

Il Pigiama Giallo è quanto di meglio si riesce a trovare in commercio di questi tempi in fatto di pigiami antierotizzanti e deprimenti. Se volete dare una svolta alla vostra vita troppo piena di amanti e di erotismo, adesso sapete come fare.

Probabilmente è stato disegnato da uno stilista che amava gatti e fiori e taschini e toppine e righe. E il giallo. E infatti ha creato questo pregevole capo di pronto-moda accozzando a caso tutte queste cose: il Pigiama Giallo ha delle toppine applicate, con disegno di gatti e vasi da fiori, scritte in inglese che non si capisce cosa vogliano dire (so sweet is the tender dark night in the forest with the pouring rain, mah. Messaggio in codice?), reca dei fiori in lana sintetica fatti all'uncinetto, ha una miriade di taschini per preservativi, vibratori, attrezzi per succhiar via il moccio dalle nari dei lattanti, fazzoletti di carta, passaporto e carta di identità, patente e libretto. Ci sono scomparti segreti che devo ancora finire di scoprire, roba che Geimsbond se li sogna pure di notte. Se cerco bene, sono sicura che trovo anche la fiala di cianuro da schiacciare tra i denti per sfuggire alle torture degli interrogatori del KGB.
Insomma, è un pigiama pacchiano. Provate ad immaginare tutte le cose che vi ho elencato qua sopra, appiccicate ad una maglia oversize a righe giallo chiaro-giallo scuro, che sovrasta un paio di pantaloni che andrebbero perfetti ad un elefante del Circo Orfei.

Qualcuno si chiederà, giustamente, ma come mai lo hai comprato? Ma allora sei cretina veramente!
Ecco, bella domanda. Non lo so che mi è preso quel giorno.
Io non mi spiego questa cosa.
Sono entrata nel negozio di biancheria per comprarmi un accappatoio nuovo, e sono uscita con le solite pacchettate di tris di mutandoni da anziana signora, e questa scatola contenente il famigerato Pigiama. La prima volta che me lo son messo, mi andava perfetto. La mattina dopo la prima notte di Pigiama Giallo, mi sono macchiata col caffè. Praticamente mi sono rovesciata una tazzina addosso, e pure bollente, mi sono ustionata lo spazio tra le tette e macchiata irrimediabilmente tutto il pigiama. La macchia non se n'è più andata del tutto, ma un'ombra marroncina è rimasta lì a segnalare l'inzio della mia fine di donna pigiamizzata di fresco.
L'ho lavato a 40 gradi con ampia spalmatura di Smoll sulla macchia, l'ho steso al filo, e lui si è trasformato: una volta asciutto, è diventato largo e smollato, ed ha assunto la forma inquietante che ha adesso. Il giallo è diventato smorto, le cuciture hanno ceduto. Uno schifo.

Io non so cosa ci fosse in quel caffè. Forse il Pigiama si è offeso, pensava che data la sua bellezza e il suo valore artistico, forse avrei avuto cura di lui e lo avrei indossato solo per le notti di passione. Forse non avendo abbastanza tono muscolare per strangolarmi nottentempo, ha deciso di abbrutirsi per farmi sentire in colpa. Forse, più subdolamente, ha pensato bene di rendermi inguardabile per rovinare irrimediabilmente quel poco che resta della mia vita sessuale.
Insomma, fatto sta che da quando c'è il Pigiama Giallo, il Gig scappa terrorizzato, il Nano piange, i gatti mi evitano e pure io mi faccio un po' schifo.
Ed io che mi chiedevo come mai dopo la nascita dei figli non si tromba più.

sabato 4 aprile 2009

Viva i cuccioli!

È ormai un fatto accertato.
Il Nano ha dei geni balenghi.
È un Addams, non ci piove.


"Mamma, guadda, ho tovato dei cucccccioli!" mi comunica il Nano, porgendomi orgoglioso una scatola da scarpe.
"Davvero, Nano? Che bravo, fammi vedere"
Apro la scatola, e noto con orrore che ospita una quantità imprecisata di formiche, uno strano insettaccio tipo scarafaggio-cimice, due lumaconi sbavanti ed un enorme ragno.
"Vitto belli, mamma, quetti cucccccioli?"
"Amore santo della mamma, non sono cuccioli, sono insetti ripugnanti e lumaconi sbavosi. Rimettili dove li hai trovati!"
"No, mamma" mi comunica con la lacrima a pelo di ciglia il povero Nano deluso, "tono cuccccccioli belli belli, guadda" ed afferra il ragnone peloso, tentando di appiopparmelo.
"Amore, metti via quel coso."
"Ma è un cuccccciolo!"
Primo tentativo. Approccio scientifico lupiniano.
"Amore, i cuccioli sono gattini, cagnolini, coniglietti. Questi sono insetti e gasteropodi, e a dirla tutta fanno anche abbastanza schifo. Perchè non ridai loro la libertà, lasciandoli in giardino?"
"NO!"
Tento l'approccio psicologico.
"Ma avranno nostalgia della loro mamma! Lasciali tornare a casa!"
Il Nano pare colpito. Mi guarda pensieroso. Ma poi decide.
"NO!"
Approccio coercitivo e minaccioso.
"Lascia andare immediatamente quelle bestiacce, o te ne pentirai!"



Da stasera abbiamo dei nuovi cuccioli in giro per casa.

I lumaconi sono stati riacciuffati per ovvi motivi tecnici, e rispediti in giardino via finestra. Non sono riusciti ad andare lontano.
Ma gli altri cuccioli sono evasi.

Probabilmente il cucciolo peloso con lunghe zampe e quell'altro simil-scarafaggio se la staranno spassando in qualche anfratto, in attesa che la famiglia Lupini vada a letto e diventi facile preda delle loro effusioni notturne dato che i gatti di casa nostra di solito fanno così. Se penso al ragno che viene a farmi la pasta sulla pancia, mi piglia una contentezza, ma una contentezza, che davvero non vedo l'ora di andare a letto, credetemi.