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mercoledì 7 luglio 2010

Topless in ufficio. Perché no?

E' un giugno afoso. Lupina ha terminato la maternità, ed è finalmente giunto il momento di rientrare dentro l'ufficio-acquario, dal quale contempla con occhio smarrito il resto dell'umanità che scorrazza felice in costume da bagno (inconsapevole della propria bruttezza, ma questo Lupina è meglio che non lo scriva fuori dalle parentesi, che non è mica tanto messa meglio).

Purtroppo le cose non si mettono bene col Blobfish: la creatura ciclostomica mal volentieri si priva dell'amata puppa, e come il fratello alla sua età, dopo due ore neanche reclama a gran voce l'amata mammella. Viene quindi acquistato un tiralatte, col quale Lupina già un mese prima del rientro al lavoro tenta di tirarsi il latte. Peccato che la puppa lupiniana non sia scema a tal punto da non riconoscere la differenza tra bocca del fanciullo e membrana mezza plastica-mezza silicone, e dopo mezz'ore di tlac-tlac-tlac, si rifiuti di far uscire anche una singola goccia. In compenso il capezzolo si deforma orribilmente durante la pratica, e Lupina alla fine capitola: il Blobfish, grazie al suo carattere amabile e ben poco frignone, verrà caricato in macchina e spostato alla volta del Campeggio.

Cade in questi giorni assolati di luglio, la scadenza della rata d'iccampeggio dei fiorentini, che già da maggio si piantano qua con tutto il pargolame e non si levano dai coglioni fino a settembre inoltrato, recando seco gioia di vivere e grandi ricchezze per noi toscani della costa, rinomati per la nostra povertà d'animo e di denari.
Capita quindi che l'acquario lupiniano si animi di grida disumane di neonato famelico, e capita pure che con impudicizia si sfoggino topless mozzafiato, a solo scopo nutritivo e molto poco di sollazzo. Capita pure che l'Ospite di turno si imbarazzi. Ma a noi, testimonial della campagna allattamento al seno autunno-inverno ma anche primavera-estate, degli imbarazzi non ce ne frega niente e ci mostriamo così come siamo, nudi e crudi nella nostra mammelluta bellezza.

Cliente Fiorentino: "Bongiorno, e son venuto a pagà la rata di'ccampeggio, che tu ce l'hai i' bbancomat?"
Lupina, che sta allattando e quindi ha una delle sue spropositate puppone di fuori: "Certo, mi dia qua che facciamo in un attimo" (così poi si leva dai coglioni alla velocità di una fucilata, ma questo Lupina non lo dice)
Cliente Fiorentino, strabuzzando gli occhi: "Uh diobonino, ma magari torno dopo, visto che sta... ehm..."
Ecco che cala sul Cliente Fiorentino la solita cappa di imbarazzo. Proprio su di lui che faceva tutto il ganzone, è bastata la visione di una orribile tetta deformata con tutte le vene bluastre a fargli passare la voglia di scherzare.
Lupina, con aria stupefatta: "Tornare dopo? E perchè mai? Suvvia, mi dia il bancomat e mi dica a chi devo intestare il pagamento"
Cliente Fiorentino, sempre più imbarazzato: "Ma sa, per il bambino... son cose intime...."
Lupina: "Ma che cose intime, la mi' nonna dava la puppa al mi' babbo direttamente nel campo*, e poi si rimetteva a zappare! Un attimo che le stampo la ricevuta fiscale"

* cosa assolutamente falsa: la mia nonna faceva l'insegnante e non ha mai toccato una zappa in vita sua, ma è un'immagine che in quanto a pathos non la batte nient'altro.


domenica 26 luglio 2009

Imperatori romani. Una storiaccia di cani.

E' pomeriggio inoltrato. La calura è soffocante, Lupina da dentro la sua postazione-acquario, osserva intorpidita il paesaggio campeggistico semi deserto.
In realtà, solo chi la vede da fuori può pensare che stia osservando.
In realtà, ella si è dipinta due occhi sulle palpebre, ha appoggiato il mento sulle mani, e dorme.

Ma ad un certo punto, un campeggiatore turba il suo placido sonno di receptionist mentalmente assenteista: un pensionato smagliettato, con pantaloncini optical che ricordano tanto la pavimentazione dei bagni delle sue scuole elementari, si avvicina con fare deciso alla sua postazione.
Nonostante gli accidenti e le parolacce espresse solo a livello mentale, Lupina si scuote dal sonno profondo, e si appresta a dare udienza al gentile utente.
"Buongiorno signorina!"
"Buongiorno, Signor Campeggiatore Anziano e Senza Maglietta. In cosa posso esserle utile?"
"Ha visto entrare qui una coppia di giovani con un cane giallo?"
Lupina è imbarazzata. Vorrebbe confessare che stava dormendo, ma teme ritorsioni lavorative, e si informa meglio.
"Ehm, veramente non ci ho fatto molto caso... ma quando sono entrati?"
"Adesso! Come ha fatto a non vederli?"
"Ma.. io veramente... ehm, stavo guardando lo schermo del computer... dovevo fare una cosa, ehm, ero un po' distratta"
"Non è possibile, sono passati ADESSO"
"Ehm, effettivamente forse li ho visti, ora che mi ci fa pensare, solo che ehm, non ci ho fatto molto caso"
"Ecco, quei due lì sono due DELINQUENTI!"
"Accidenti, cosa hanno combinato?"
"Ha visto quel cane giallo brutto, un po' marroncino, grosso enorme con una capocciona così?"
"Ah, sì" mente Lupina, "l'ho visto, certo."
"Lei mi deve dire come si chiamano, io vado dai carabinieri , li devo denunciare!"
Si inchina sotto il bancone, e riemerge brandendo sotto l'ascella un kalashnikov a forma di cane-topo, il quale comincia a mitragliare un'abbaiata stridula fastidiosissima: "Vede questo povero canetto mio? Quel cane giallo brutto ha tentato di mangiarlo!"
"Su, i cani non mangiano gli altri cani! Si saranno magari un po' azzuffati"
tenta Lupina in modalità esperta cinofila, "sa come sono i cani, quando si vedono si annusano un po' il sedere, e se non si piacciono si abbaiano"
"Ma quel cane lì è un DELINQUENTE!" insiste il signore smagliettato, minacciandomi col topo, "Ci ha aggrediti fuori dal supermercato! Mi ha fatto cadere in un'aiuola, ho sbattuto il sedere per terra per salvare il povero canetto mio (Lupina comincia a sospettare che il kalashnikov si chiami proprio Povero Canetto Mio, vista l'insistenza) dalle grinfie di quel cagnaccio! Ma non finisce così, io li denuncio! Però lei mi deve dire come si chiamano."
"Ah no, questo proprio non posso. Anche perchè non so chi siano, abbiamo 300 piazzole con un migliaio di utenti, non posso ricordarli tutti."
"Ma magari si ricorda il cane. Aveva un nome che avevo già sentito... un nome strano... un nome... da imperatore romano!" esulta il padrone del Povero Canetto Mio.
"Si chiamava... mmh, non mi viene in mente."
Lupina fa uno sforzo sovrumano e tenta: "Ehm, Nerone?"
"Nono, in un altro modo"
"Traiano?"
"No, no, che Traiano. Era proprio un altro nome. Da imperatore romano, ha presente?" ribadisce il Signore Smagliettato.
"Boh, Cesare... Tiberio? Marco Aurelio? Diocleziano?"
"Noooo, un altro nome! Mi aiuti!"
Lupina vorrebbe dire al Signore Anziano che fino ad ora gli imperatori li ha detti tutti lei e lui nemmeno uno, e che sta facendo uno sforzo sovrumano per ricordarseli, ma si contiene.
"Romolo Augustolo? Pertinace?" Fine dei nomi. Non gliene vengono in mente altri.
"Nooo" risponde seccato il padrone del Povero Cane Mio. Momento di pausa.

"Ecco come si chiamava! " mi annuncia trionfante, "Si chiamava BIRILLO!"



A volte mi chiedo se ho le visioni, o se qualcosa in quello che mangio quotidianamente è avariato.
Forse ho un pallino di grasso che mi preme una vena nella testa.
Boh.

domenica 17 agosto 2008

Grandi missioni nella vita.

De Andrè sosteneva che dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior, e a guardar bene aveva ragione.

I nostri due uomini-spazzatura se ne sono accorti.


Nel lieto campeggino comunale in cui presto quotidianamente i miei servigi, ci sono molte categorie di maschi: ci sono i manutentori, gli uomini delle emergenze, quelli delle pulizie e persino i disinfestatori, e tutti collaborano al mantenimento del bene comune, di buona lena o meno. In un angolino appartato, però, ci sono due omini che confabulano, guidando un ambitissimo porter elettrico carico di buste: sono gli uomini-spazzatura.
I due omini in questione sono ex operai in mobilità. Un tempo facevano un altro lavoro, che con la spazzatura non c'entrava un bel niente. E devo dire che quando sono stati assegnati a tale compito, sbuffavano non poco.
"Ma sei sicura che questi due faranno il loro lavoro?" chiede una Lupina poco convinta alla Direttrice Bellissima, di fronte ai due che ridono tirandosi manate sulla schiena, uniti nel dolore per il compito poco gratificante.
"Vedrai," mi risponde lei, donna di grande esperienza. "La spazzatura all'inizio disgusta, ma ha un suo fascino. Tempo due settimane, e questi due si saranno trasformati in perfetti uomini spazzatura."
E così è stato.
Dopo un'iniziale diffidenza, gli uomini-spazzatura cominciano a prendere confidenza col difficile compito di pulire il campeggio. La spazzatura unisce gli animi: in poco tempo, i due che si guardavano in cagnesco si sono trasformati nei due vecchietti del Muppet Show, quelli che criticano lo show e si sbellicano dalle risa. Passano e ripassano davanti al mio ufficio, carichi di buste azzurre (vetro e plastica), sacchi neri (rifiuto secco), secchiellini marroni (rifiuti umidi), residui di potature e foglie.
"Pronto, Vecchietto del Muppet n°1? Ci sarebbe da andare a dare una mano all'uomo delle pompe di sollevamento, deve svuotare tutti i pozzini, il campeggio altrimenti si allaga."
"Ah, io non posso assolutamente. Devo portare una furgonata di vetro e lattine alla discarica."
"Pronto, Vecchietto del Muppet n°2? Devi andare al palco, c'è un'emergenza: è andata via la corrente, e stasera abbiamo uno spettacolo."
"Non chiederlo a me, io devo andare a scaricare gli ingombranti."
"Pronto, Vecchietti del Muppet? Siamo terremotati, c'è stato un maremoto che ha sommerso l'intero campeggio, siamo in cima al tetto della Direzione e vediamo passare i cadaveri dei campeggiatori. Potete venire ad allertare la protezione civile e a darci una mano a scendere?"
"Ma che state scherzando? Ma noi siamo alla discarica, qualcuno non ha diviso bene la plastica dal secco e abbiamo dovuto disfare tutti i sacchi!"

Insomma, loro hanno una missione onorevole. Loro devono riempire il retro del furgone con composizioni artistiche di sacchi di immondizia sempre più ardite (l'altro giorno hanno riprodotto la piramide del Louvre con i sacchi neri, devo dire piuttosto artistica), e devono trasportarle alla discarica. Loro vivono una realtà parallela. La Direttrice aveva ragione: tempo poche settimane, e la differenziata è diventata legge di natura. Ramazzare le foglie è un compito non rimandabile. Non esiste cosa al mondo che distolga dall'ammucchiare i rami sul pianale del porter.
La gente muore per una misteriosa epidemia alla Cassandra Crossing? Peggio per loro. Gli uomini spazzatura devono ramazzare, incuranti dei cadaveri che gli si schiantano ai piedi. Il campeggio si allaga per un danno idraulico? Tzè, chissenefrega: loro hanno i sacchi azzurri da caricare. Quando sarà il momento, e solo allora, caricheranno le salme gonfie di acqua sul porter, e ricicleranno anche loro. Resta solo il dubbio: andranno negli ingombranti o nel secchiello dell'umido?

Io, dal mio ufficio-acquario dalle vetrose pareti, assisto a tutto questo affannarsi. E non posso esimermi dal porre la fatidica domanda: perchè?
"Perchè mentre rastrelliamo, le donne ci guardano."
Ecco.

martedì 29 luglio 2008

Fenomenologia del turista. Sulle imbarazzanti trasformazioni.

Il mio nuovo lavoro ha dei risvolti inquietanti. Mi trovo a tu per tu con una categoria che non conoscevo: il campeggiatore stagionale.
Il campeggiatore stagionale è diverso dal turista solito. Il campeggiatore stagionale, a differenza del solito turista tedesco coi sandaloni e i pantalonacci-cencio da spolvero ma pur sempre curioso del mondo, è veramente l'incarnazione del demonio. Il campeggiatore stagionale arriva a pasqua, si monta tutti i suoi trabiccolini e si piazza lì. E non si muove più.
In genere arriva da una grande città-alveare, vive in condominio e pare che ci tenga in maniera spropositata a ricreare il suo habitat naturale cittadino: coltiva in maniera ossessiva un metro quadrato di terra gareggiando coi vicini in rigogliosità di piante e fiori, si fa montare la parabola sul tetto della roulotte e si appassiona alle liti condominiali. L'unica differenza con la vita cittadina è la distanza dal mare e il fatto che non dispone liberamente di un bagno personale, ma deve adattarsi a fare la cacca in uno stanzino dove l'hanno già fatta altre migliaia di sconosciuti, e senza nemmeno il conforto di potersi appoggiare alla ciambella. Già questa cosa mi sconvolge.
Non capisco come si possa fare la cacca senza stare comodamente appoggiati sul proprio water, con una lettura appassionante tra le mani, ma soprattutto potendo emettere rumoracci e flatulenze da cavallo consapevoli del fatto che quando chiuderai la porta dietro di te nessuno sarà lì in fila, con la carta igienica sotto il braccio, pronto a giudicarti.
Ecco, questa la vedo davvero come una cosa inconcepibile. Sarebbe da denuncia ad Amnesty International.
Un'altra cosa che mi sconvolge, poi, è la caduta rovinosa dei freni inibitori.
Pare che i turisti campeggiatori facciano a gara a chi espone più carne alla luce del sole.
Ho visto cose con questi occhi, che voi umani non potete immaginare.
Ho visto torme di anziani signori giocare a bocce in boxerini da spiaggia, con le panze ancora impanate di sabbia e le cicce pendoloni, oppure - ancor peggio - infilati in slip di lycra taglia 24 mesi, da cui fuoriesce di tutto e di più.
Ho visto giovani mamme disfatte fermarsi a discutere allegramente con altre giovani mamme disfatte, e tutte rigorosamente di pelle umana vestite. E di pelle umana non proprio tonica.
Ho visto frotte di anziane signore dalle tette ciondoloni e dalle chiappe ormai assorbite dalla circonferenza della coscia, pedalare allegramente su grazielline ormai allo stremo delle forze, col sellino saldamente conficcato in zone innominabili del corpo, dal quale forse non usciranno più. Ho visto giovani uomini con il segno della canottiera e dei calzini scambiarsi consigli su come coltivare le begonie in 20 centimetri quadrati di terriccio. Gli unici che si salvano sono i bambini, poverini, ridotti anch'essi ad un mucchietto di epidermide, ossicini e costume da bagno, che però son carini e quindi si perdona loro tutto (a parte questa moda terrificante di mettere nomi altisonanti quali Allegra, Ginevra, Edmondo e Vanni, associati a cognomi tutt'altro che nobili, ma vabbè).
I turisti stagionali si annoiano. Una volta ricreato l'habitat condominiale, non sanno più cosa fare. E tocca a noi inventarci qualcosa per non vederli scontenti. E allora, si va col liscio.
Da giugno ad ora, mi sono sorbita qualcosa come 16 orchestre di liscio. I balli di gruppo non hanno più segreti, per me.
La Macarena mi tormenta mentalmente per otto ore al giorno. Anche se l'orchestra sta smontando le attrezzature e i ballerini hanno ormai abbandonato da tempo mises impomatate e lustrini, la mia mente continua a macinare Dale a tu cuerpo alegria Macarena / Que tu cuerpo es pa' darle alegria y cosa buena / Dale a tu cuerpo alegria Macarena / hey Macarena (ahè!). A volte non me ne accorgo e la canto ad alta voce. Incessantemente.
E mi sono pure accorta che mi piace girare per casa con le mutande scucite e le canottiere del Gig, in mises improponibili e al limite della decenza.

La cosa è decisamente contagiosa. Stamattina mi sono resa conto troppo tardi di essere uscita con la pinza fuxia tra i capelli e le ciabatte da mare. Inaccettabile.
Il cane dei miei suoceri è una creatura adorabile e benigna, è dolcissima e fa le feste a tutti. L'unica cosa che non sopporta sono le persone vestite male: quando vede un barbone si trasforma in un razzo missile con circuiti di mille valvole, diventa Cujo e sfodera una doppia fila di denti che farebbe venire la cacarella anche allo squalo tigre.

Stamattina mi ha quasi sbranata.

La trasformazione può dirsi quasi completata.
Si salvi chi può.

martedì 3 giugno 2008

Primi giorni.

Che posso dire?
Mi sembra di essere in ferie. Ambiente rilassato, gente tranquilla, poche rotture di scatole.
Mi domando se durerà.

giovedì 22 maggio 2008

Prenotazioni

Proprio adesso che lascio il lavoro, sono diventata di una professionalità scandalosa.
Parlo tedesco, rispondo al telefono, mi ricordo tutti i prezzi a memoria e non degno i listini di una minima occhiata, cosa che le mie quasi ex-colleghe non possono esimersi dal fare, e che provoca una certa invidia. Oltretutto, la divisa mi entra bene e mi si chiude il bottone della gonna, e alle volte riesco persino ad essere così in tono con la struttura da mimetizzarmi perfettamente con l'ambiente. Stamattina, ad esempio, somigliavo in maniera così impressionante ad una risma di carta che per un attimo ho temuto che mi infilassero nella fotocopiatrice e mi usassero per stampare i menu. Se non fosse per le tette che non passano dai feltrini del fotocopiatore, sarei già impilata in qualche angolo, in attesa di accogliere le scelte alimentari della nostra clientela.
Sono un talento sprecato. Sarò una pessima impiegata pseudo-comunale.
Insomma, mi lodo e mi imbrodo.
L'unica cosa che non mi riesce bene è la serietà. Quando mi viene la ridarola, son cazzi amari. Stamattina non ricordo per quale motivo, ma ho dovuto chiamare il bagnino. Il bagnino è un ragazzo adorabile, macilento come un deportato e con una quantità di peli addosso seconda soltanto a quella di un orango di grandi dimensioni. Il bagnino si chiama Lele, ma io lo chiamo Ecce Homo. Anche perchè non ci azzecco mai: Mi puoi chiamare un attimo Gabriele, per favore? Chi? Il bagnino. Ma non si chiama Gabriele! Allora chiamami Raffaele. Ma non si chiama Raffaele! Daniele? Samuele? Emanuele? Insomma, io ci provo ma la mia mente si rifiuta, e non riesco mai ad azzeccare il -ele giusto.
Io adoro questo ragazzo che ascolta Frank Zappa con l'Ipod mentre zappa. Peccato che non ascolti un Jack Rastrella mentre rastrella, sarebbe stato fantastico, ma un musicista con quel nome lì purtroppo non c'è. E' un vero peccato.
Insomma, Lele mi ha detto qualcosa che non ricordo, ma mi ha fatto ridere.
E mi si è innescato il meccanismo assassino. Ho riso per le peggiori scemenze per quasi tutta la mattinata, e sebbene tutti mi odino in quanto morsi la mano che generosamente mi nutriva abbandonando l'azienda nel momento del bisogno, mi son sganasciata da sola come una scema.
Col mascara che colava lungo e lento per le guance, mi sono calmata un attimo pensando a cose bruttissime. Mi sono concentrata sulla maionese che impazzisce e sui conati di vomito, e mi è passato il buonumore.
Fino a che...

"Pronto, salve. Vorrei fare una prenotazione per una doppia per il prossimo finesettimana."
"Prego, a che nome?"
"Scakkabarozzo."

Mi è toccato mettere in attesa per evitare di ridere in faccia al signor Scakkabarozzo. Porcamiseria, mi ero appena calmata.
Però non si fa così, eh.

lunedì 5 maggio 2008

Lupipertecnological

E' avvenuto il miracolo.

Lupina è una donna imbranata, inciampona, ridacchiona ed approssimativa. Si veste come una commessa dell'UPIM, è inefficiente e cialtrona. Arriva sul posto di lavoro perennemente in ritardo, spesso con patacche d'unto e di cibo nanesco, coi capelli spaventati, i baffi, le occhiaie.
Non sa mai dove ha messo le cose, perde le tracce delle sue pratiche, si dimentica istantaneamente di quello che sta facendo e fa delle figure cazzone, da pigliare un badile e sotterrarsi.
Lupina, insomma, è una frana. In confronto alle due colleghe irreprensibili e perfettine, con la riga da un lato e l'orecchino glamour, fa proprio una magra figura.
Però.

Però da qualche giorno è avvenuto un miracolo. Lupina fa finta di ricordarsi le cose, simula un grandissimo controllo della situazione. E poi è considerata un genio del computer solo perchè è in grado di configurare una stampante (sticazzi!), usare excel (addirittura le formule! Stupore generale di fronte alle cifre che si addizionano per magia sotto gli occhi delle colleghe!), e pensate un po', se la email aziendale per un pomeriggio smette di funzionare, reimposta pure i parametri. Ma che magie! Urca, che cose difficili che sa fare Lupina! Acciderba, che disinvoltura nell'uso del mezzo informatico!
Lupina sa persino pulire la pallina del mouse (ebbene, riconosco che non siamo proprio al top dell'hardware, in questo ufficio) senza dover per forza chiamare il tecnico.
Piovono richieste da tutte le parti. Lupina, mi togli i segnacci da word? Lupina, mi insegni a fare una tabella? Lupina, ma come si fa a scrivere un listino su due colonne? Lupina, ma come fai a spostare il cursore nel punto giusto per scrivere, che io devo sempre mettermi lì a fare puntini con la barra spaziatrice, e poi mi tocca star lì a contarli?
Lupina adesso è diventata l'Intoccabile Regina della Tecnologia. Quando non sa fare qualcosa, esce fuori con l'incomprensibile frase ad effetto: "Ma io Windows non lo conosco tanto bene, io lavoro su Linux". E sebbene Lupina sia di mostruosa incompetenza in fatto di computer e tecnologia ( e dico solo che ancora non si spiega la magia della luce del frigo che si spegne quando chiudi lo sportello), in confronto a queste due capre è il Bill Gates della Costa Etrusca.

Da qualche giorno Rossellabrescia mi vede con occhi diversi. Improvvisamente sono stata inserita nel novero delle persone alle quali rivolgersi con la vocina da topogigio.

Mi ritengo una miracolata. Graziesignoregraziee!

lunedì 28 aprile 2008

I ciclisti olandesi

In questi giorni, al Perfido Hotel, abbiamo ospite un gruppo di ciclisti olandesi. Sono tutti giovani, si nutrono prevalentemente di barrette energetiche alla segatura aromatizzata ed indossano strane scarpine di plastica, che risuonano con sinistri tlac tlac nei nostri corridoi. La comunicazione tra di noi è assai difficile, e me ne dolgo: parlano un inglese orrendo e un tedesco molto alla cazzo di cane. Tra di loro però non hanno problema di sorta, e si capiscono benissimo in un linguaggio pieno di aspirazioni e versi gutturali. Visti dal di fuori, per chi non parla l'olandese, sembrano tante persone in procinto di vomitare. Quando ho fatto loro il check in mi sono pure spaventata, pensavo che mi sputassero addosso.


Io mi incanto a guardarli. Innanzitutto, perchè sono tutti sorprendentemente uguali: i maschi sono identici alle femmine, cambia solo la presenza o meno di tette. E poi anche perchè la RB me li aveva preannunciati come gruppo di strafighi, e invece non sono strafighi per nulla, sebbene lei si sdilinquisca come una gatta in preda agli spasmi dell'estro.

Ci son pure rimasta male. Ma come, mi illudi parlandomi per una settimana di questi ciclisti dai fisici scultorei e dal fiero sguardo vichingo, e poi mi vedo arrivare un gruppo di 12 strulli in tutina aderente, mezzi calvi e che sembrano sempre star lì lì per schiattare? Oh bambolina, ma ti par bello illudere una donna che è appena rientrata nella taglia pre-gravidica ed ancora zoppica per quel che riguarda l'autostima?
Insomma, ci si rimane male.
Mi stanno pure un po' antipatici, mi costringono ad alzarmi dalla sedia per aprir loro il cancello del parcheggio delle bici decine di volte all'ora, fan dentro e fuori dalla porta dell'hotel in continuazione, e con tutto lo spiffero che generano con quei loro culi secchi mi fan venire il mal di gola.
O ciccini, datevi un po' una calmatina. Ma soprattutto, siete ciclisti, no? E allora saltate in sella ed andate ad allenarvi. Possibile che siate sempre qui a scassare le palle?

martedì 22 aprile 2008

Armistizio.

Otto ore trascorse con una persona accanto sono tante. Va a finire che si casca sempre sulle confidenze a quattr'occhi.
RB mi ha confidato una cosa che me l'ha resa molto più umana. E' una cosa grossa, di quelle che ti lasciano il groppo in gola, e che ti fanno capire tante cose.
Dietro al suo essere un robottino perfettamente efficiente c'è una persona con un cuore che batte, non all'unisono col mio, ma comunque funzionante. C'è anche un cervello, nonostante le apparenze di frivolezza e vanità mi facciano supporre che forse, nella vita, avrei scelto di non frequentarla.
Ma forse mi sarei persa qualcosa.

L'umanità è una cosa devastante, certe volte. Però sia benedetto chi l'ha inventata.

giovedì 10 aprile 2008

Post di paura.

Mi hanno lasciata sola, in questo albergo. Dopo solo una settimana di lavoro.
Starò qua fino alle 22.30. E siccome son tanto fortunella, capiterà qualche imprevisto: le celle frigo dei ristoranti si sbrineranno da sole, si fulmineranno tutte le lampadine del 3° piano, mi rinchiuderò le dita in un cassetto e di sicuro andrà a fuoco qualcosa.
E siccome oggi sono sul mistico Hare Krshna,
O Divina Grazia Bhaktivedanta Shrila Pravupada, tu che ti nutrivi di stecchi e predicavi la pace e la tolleranza (credo, perchè la tua biografia l'ho mollata prima di scoprire cosa predicavi, ma dopo aver appreso che eri vegetariano) proteggimi!

lunedì 7 aprile 2008

Assoggettamento psichico.

Pare impossibile che quella ragazza abbia una doppia personalità così evidente.
Quando parla col fidanzato, la mamma, l'amico, Rossellabrescia si trasforma in tenero batuffolino con la voce da topogigio :"Tao amole, cocia fai? Tei tolo tolo? Puccipucci, ma ti manco?" e neanche un secondo dopo le spuntano i canini appuntiti, le pupille si verticalizzano come quelle di Nosferatu e mi gracchia contro improperi e ordini perentori del tipo "NON METTERE LI' LE TUE MATITE, NON LO VEDI CHE DANNO FASTIDIO? CHIUDI PIANO QUEL CASSETTO, CHE ALTRIMENTI VIENE GIU'! E ADESSO VAMMI A PRENDERE UN PANINO, SVELTA!".
Io, che mi sento in minoranza psicologica e l'unica cosa che so fare è spalancare gli occhi e far finta di sorridere, mi sto rimpicciolendo dalla paura, tanto che i pantaloni stamattina, prima di entrare a lavorare, mi stavano giusti mentre adesso mi van lunghi.
Aiuto. Ho tanta paura. Mi sento ostaggio di Rossellabrescia e non so come capovolgere la situazione.
Spero solo di riuscire prima o poi a passare nella categoria di quelli coi quali parla con la personalità topogigia, altrimenti se va avanti così avrò presto bisogno di uno psichiatra.
Oddio, a ripensarci bene a me Topogigio non è mai stato troppo simpatico...
Insomma, bisogna che la Rossellabrescia mi cominci a trattare un po' per benino. Altrimenti...

Ma altrimenti cosa? :(

sabato 5 aprile 2008

Ancora lingue straniere.

Stamattina all'hotel mobilitazione generale.
E' già da una settimana che il portiere di notte lascia messaggi allarmati sul quaderno delle consegne:
"Sento miagolare. Sarà il sonno?"
"Eppure c'è qualcosa che miagola in cantina."
"Sono assolutamente sicuro che qualcosa miagoli da qualche parte."
"Vorrei sapere cosa sono questi miaomiaomiao."

Io ovviamente non ne sapevo nulla, altrimenti mi sarei lanciata prima alla ricerca della povera bestiolina da salvare.
Alla fine, uno dei manutentori e la cuoca, per fortuna gattofili entrambi, si sono muniti di torcia elettrica e croccantini, e sono scesi alla volta della cantina, alla ricerca del misterioso gatto.
Il gatto c'era, quindi da un lato è una buona notizia: segno che il portiere di notte non si fa le canne approfittando dell'oscurità. Era una bestiolina giovane e tigrata, sull'incazzato andante, che alla fine è uscita allo scoperto ed è fuggita grazie al cielo da una finestrina.
Inutile dire che sono stata male tutta la mattina, non potendo lasciare il mio posto per andare a controllare personalmente.
Alla fine la cosa si è risolta, tra la mobilitazione generale delle maestranze, che hanno spostato tutte le poltroncine (la cantina in realtà è la discoteca dell'hotel) per stanare la creatura.

Una signora teteska afere kiesto me kosa ezzere successen. Finalmente ho potuto usare la famosa frase che da tanto tempo desideravo pronunciare:
"Wir haben der Katz in der Kuhl*."
Ahhhh, che soddisfazione incommensurabile.


* Lo so, cantina si dice Keller, ma vuoi mettere come suona meglio?

venerdì 4 aprile 2008

Lingue straniere.

Oggi è arrivato un gruppetto di persone dal Trevigiano.
Le mie immense risorse linguistiche includono il veneto, ed in particolare il dialetto della zona di Treviso, zona in cui i Lupini hanno abitato per diverso tempo. La conoscenza del dialetto veneto è stata una mia conquista grazie ad un lavoro assurdo che ho svolto per alcuni mesi, presso il centralino di un'associazione di categoria, nel quale era necessario assorbire al più presto la lingua locale, pena telefonate piene di parolacce da parte degli utenti inferociti.
Da lì in poi, ho sempre parlato veneto, in veneto.
In pratica, ho dato informazioni sul territorio circostante in dialetto trevigiano. Oltretutto, ho scoperto che un paio di queste persone conoscevano un mio amico, e quindi la conversazione ha preso una piega piuttosto familiare.

Rossella Brescia ha seguito il dialogo con gli occhi fuori dalle orbite.
E alla fine ha dichiarato: "Cavoli, lo parli bene lo spagnolo!"


Adesso sento che ce la posso fare.

martedì 1 aprile 2008

Ansia. Molta ansia.

Per la prima volta in vita mia, ho l'ansia.

Sono una donna incapace. Come mai Rossella Brescia e la Badante Rumena (l'altra ragazza che lavora lì), pur essendo dotate di un'intelligenza media, riescono a fare tutto ciò? Anch'io sono dotata di un'intelligenza media. Sì, son cialtrona e poco precisa, ma insomma, per favore, posso avere anch'io una possibilità?
Io non riesco nemmeno a rispondere al telefono. Farfuglio frasi sconnesse, mentre i miei neuroni prendono il volo verso altri lidi. Sbaglio i calcoli, col planner delle camere di fronte a me mi trasformo in mentecatta e non riesco a capire la differenza tra un supplemento vista mare e una camera standard, mi incasino con la mezza pensione e la pensione completa, e ci sono momenti di panico tale che non mi ricordo nemmeno la data di oggi.
"Meti questo folio in fasicolo rosa numero 13 e poi riponi il tuto nelo scafale soto finestra, per favore" mi ordina la Badante Rumena. E io naturalmente ripongo tutto nel fascicolo 16 da tutt'altra parte posizionato.
"Lupinna, devi fare atenzione!" mi sgrida la Badante. "Molto importante archiviazionne. Se meti foglio in fasicolo sbaliato, noi poi non trova nula e poi sucede casinno".
Alle 10.00 del mattino, con il trucco ormai emigrato verso altre zone della faccia ed i capelli a capannuccia del presepe, sono andata in bagno a rimirare nello specchio il viso di una scema. E mi sono posta alcune domande di carattere esistenziale.

  • Perchè nella vita uno si ritrova a fare un lavoro del genere?
  • Perchè una che ha fatto cose impossibili tipo far conseguire delle qualifiche ad un'azienda che non ne aveva i requisiti, senza sapere un accidente di qualità e sicurezza, non riesce ad inserirsi in un lavorino facile come la receptionist alberghiera?
  • Perchè sono così impedita?
  • Ma soprattutto, perchè la Badante Rumena nella lingua parlata non azzecca una doppia manco a piangere, e poi scrive correttamente in italiano?
O Divinità Alberghiera, che proteggi le Addette all'Accoglienza, illumina il mio cammino con la luce dello Spirito Santo, e incrementa positivamente la mia soglia di attenzione.
Anche perchè ho scoperto che l'ansia mi fa puzzare le ascelle, e non è mica una bella cosa.

sabato 29 marzo 2008

La scomoda eredità della Maria Vincenza. Post tessile.

Stamattina, dovendomi recare sul posto di lavoro e non potendo indossare nessuna delle due paia di pantaloni decorosi di cui attualmente dispongo, mi sono apprestata all'immersione nell'armadio della mia giovinezza pregravidica alla ricerca di un capo largo e ampio abbastanza da contenere le mie lardose cotenne.
Sono riemersa dagli angusti meandri con una sfilza di pantaloni di taglia ragionevole, ma con la morte nel cuore, sapendo già di dover spingere indietro il pannicolo adiposo ventrale e spalmare quello femorale su tutta la lunghezza della gamba, creando quel bell'effetto tubo da grondaia che tanto mi caratterizza. Mi sono provata un paio di pantaloni di lana a quadrettini, che sapevo ben larghi e sformati, e ualà, mi stavano giusti. A questo punto, mi sono permessa di azzardare: ho infilato dei pantaloni grigini con la riga, sui quali non contavo più da tempo, e miracolo! mi stavano anche quelli.
Sono andata avanti per mezz'ora almeno, ed ho provato un capo dietro l'altro. Rientro quasi in tutto, anche se certe sottanine da prostituta libica non mi azzardo ancora a indossarle. Colta da un raptus che definirei senso del possesso che fu pre-alessandrino, mi sono riappropriata della vecchia me stessa, sebbene io debba ancora lavorare sulle mie cicce per rientrare nei miei cenci di prima del Gig, era che rifulge nei miei ricordi ed ha ormai assunto dimensione mitologica.

Giunta finalmente sul luogo di lavoro allegra come un fringuellone di svariati chili, ho trovato una sorpresa a dir poco agghiacciante: la prova delle divise. Non sapevo che avessimo delle divise. Quando le ho viste, mi è venuta voglia di strapparmi i capelli. E siccome mi veniva da urlare e la mia voce come il coro delle sirene di Ulisse spacca i timpani, mi sono data una regolata ed ho solo commentato con un ehm, carine.
Le divise sono una cosa inguardabile. Non saprei come definirle. La morte della vestibilità, forse. Color giallo catarro, un due pezzi di shivaismo tantrico di stile dionisiaco con camicia bianca leggermente ingiallita sotto le ascelle. Dico solo che dovrò indossare un gilet di gabardine gialla in agosto. Agosto, per chi non lo conoscesse, è un mese in cui il caldo raggiunge vette di sudorazione inenarrabile. Agosto, da queste parti, è sinonimo di cremazione. E' anche un mese di grande nervosismo, figuriamoci se uno ha voglia di inguainarsi in un aderente completino giallo pus che stringe sotto le ascelle come la morsa di Ken Shiro. Mi sento male.
"Tieni, Lupina, questa è la divisa della Maria Vincenza, la tipa che lavorava qua al posto tuo lo scorso anno. Siccome anche lei era un po' ehm sovrappeso, ti dovrebbe entrare bene" mi fa Rossella Brescia, dall'alto della sua anoressia.

Provo il completo, e le tette si rifiutano di collaborare. Queste due stronzette hanno deciso che loro il gilet non se lo mettono, e se ne vanno per i cazzi propri in giro per la camicetta. La gonna sarebbe perfetta, se solo non dovessi chiudere la cerniera. Vabbè, ma son piccolezze, posso pure lavorare in pieno agosto con la cerniera aperta e le mutande di fuori, e che sarà mai, mica ci sarà gente che si formalizza. Tanto se guardiamo al piano di sopra, c'è una camicia sbottonata fino all'ombelico ed un orribile gilet giallo aperto, e che diamine.
Così, oltre a dover essere fresca come una rosa alle 7.00 del mattino, parlare tedesco perfettamente, ricordarmi una valanga di cose impossibili e reprimere i giramenti di palle, adesso devo pure subire l'onta della divisa da brufolo in procinto di scoppiare.
"Ci sono anche le scarpe" mi sussurra Rossella Brescia.

Vabbè, almeno quelle mi entrano.

Es un sentimiento nuevo
che mi tiene alta la vita.*


* E'tutto il giorno che canto questa canzone. Mah.

venerdì 21 marzo 2008

Il tedesco.

"Lupina, pronto, sono il Direttore di un hotel. Abbiamo visionato il suo curriculum e ci pare adatta per la posizione di addetta alla reception. Le va di venire a provare?"
"Ma certo, Direttore di un hotel! Ditemi quando, e arrivo."
"Venga venerdì dalle 13.00 alle 20.00."
Glub, "Ok, non c'è problema"
"E anche sabato, dalle 8.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00"
Glub, "Ok, non c'è problema"
"E anche domenica, e forse lunedì. L'orario è quello di cui sopra. Ovviamente non la paghiamo."
Glub, "Ok, non c'è problema."

La receptionist, nell'immaginario collettivo, è una ragazza sciocca e frivola che se ne sta tutto il giorno seduta su una comoda poltroncina, a leggere le riviste che i clienti appena partiti hanno lasciato nelle camere. La receptionist risponde pigramente al telefono che il direttore non c'è, che ci sono camere libere, che il servizio ristorante è attivo dalle 12.00 alle 14.30. Non occorre essere scienziati nucleari per fare un lavoro simile. E che sarà mai.

Oggi ho scoperto che le uniche due cifre del mio quoziente intellettivo non sono ahimè sufficienti per ricoprire tale ruolo.
Innanzitutto, bisogna essere carine e piacevoli dalle 7.30 del mattino fino alle 22.30, ed io non sono francamente in grado. Io alle 7.30 del mattino non riesco nemmeno a comunicare in una lingua conosciuta. A quell'ora sono ancora in fase cavallona imbizzarrita, e invece di parlare nitrisco. Alle 22.30, invece, il mio aspetto è simile a quello di una frusta ciabatta di feltro con la zip, lasciata a marcire sotto un temporale. Questo ovviamente non l'ho scritto nel curriculum che il Direttore di un hotel ha visionato. In compenso ho scritto che parlo correntemente tedesco, e invece non è vero.
Io il tedesco non lo parlo un cazzo correntemente, ma lo balbetto. Di qui a parlarlo ce ne corre.
Il tedesco pensavo che fosse il mio unico tallone d'Achille, nel mio working profile per questa posizione. Mi sono angosciata molto, in questi giorni precedenti alla prova, perchè ho pensato che se arriva un tedesco al bancone e mi chiede informazioni fa di me una donna finita, e considerando che è Pasqua e che la cosa è pure molto probabile, non nascondo che un certo mal di pancia che mi ha accompagnato durante tutta la giornata. Tutto il resto, però, sembrava una cazzata. E che ci vorrà mai.
Infatti è arrivato il tedesco. Anzi, molti tedeschi. Per essere precisi, erano svizzeri. Ben 43, ma uno era un friulano emigrato, quindi lui non conta. E son cominciati i sudorini freddi, per la verità piuttosto copiosi.
La ragazza che mi hanno affiancato per la verità non mi piace molto. Innanzitutto, somiglia a Rossella Brescia, e a me Rossella Brescia sta sulle scatole a priori. E poi ha studiato tedesco alla mia stessa università, mentre io non ho studiato tedesco ma russo, francese e inglese, e quindi mi sentivo già in minoranza intellettuale. E poi è un po' stronzetta, mi ha spiegato quello che un ricercatore universitario ci mette anni ad analizzare approfonditamente in una maniera un po' troppo veloce e disinvolta, facendomi sentire una povera mentecatta neanche in grado di gestire uno stupido centralino con diecimilioni di tasti colorati da premere in una certa sequenza-altrimenti non va, o rispondono dal Giappone, o si autodistrugge.
Ad un certo punto della serata, una ziniora zvizzera è sceza alla rezeption perkè zuo rizcaltamento non funzionava, e lei zentire tanto freddo.
"Lupina, " fa ad un certo punto la perfida Rossella Brescia, "te l'ho spiegato prima in 4 secondi netti, perchè non dici TU alla signora svizzera come funziona il riscaldamento?"
"Io? Glub"
"Sì, dai, così vedo cos'hai capito."
E qua, ho chiamato a raccolta tutte le divinità terrene e ultraterrene, raccomandandomi a loro.

Segue la traduzione letterale del mio discorso.
"Io parlare tedesco male, e lei per favore lenta perchè io non capire. In sua camera c'è cosa come questo (indico un interruttore con una chiave), lei prendere piccola chiave deve e girare un poco un poco, sì? Poi con comando remoto piccolo tasto rosa deve premere e poi caldo viene." La signora non sembra convinta. "Ma io ho provato, non succede niente." "Allora signora questo tasto premere, poi aspettare e poi caldo viene. Forse c'è problema in batterie scariche " . Per un attimo mi sono sentita come la badante dei miei defunti nonni, incapace di comunicare anche i concetti più semplici per via di un insormontabile scoglio linguistico. Il sudore ormai percorre le mie membra come un iceberg disciolto. La signora mi guarda disgustata, la collega si lascia trarre in inganno dalla mia capacità metamorfica (io il tedesco lo parlo veramente da schifo, ma ho una pronuncia da gerarca nazista che mette sempre una certa soggezione), e io tiro un sospiro di sollievo.
Quando comincio a rilassarmi un attimo, arriva un signore svizzero. Non c'è pace. Mi guarda a lungo, io lo guardo. Ci guardiamo.
Alla fine lui mi dice: "Ho perduto il mio anello."
"Eh?" Non ho capito un cazzo.
"Ho perduto il mio anello. Anello, dito" e mi mostra l'anulare.
"Oh, sono dispiaciuta."
Mi guarda. Io lo guardo. Ci guardiamo.
"L'ho perso qua alla reception."
"Sono dispiaciuta." Aiuto. Che devo fare?
Lui mi guarda a lungo. Io lo ri-guardo. Se continua a guardarmi, va a finire che mi ci fidanzo. Non so che cosa dire. Mi viene solo da dire sono dispiaciuta, ma mi pare di averlo già detto.
Nel frattempo, arriva Rossella Brescia (che per la cronaca era al secondo giorno di ciclo e mooooolto, mooooooolto irritabile) ipercinetica e volitiva, che molto molto molto gentilmente si presta ad aiutare il signore che ha perduto l'anello nella ricerca dello stesso. Mi lancia un'occhiata di disprezzo.

Io mi rendo conto di non essere assolutamente tagliata per questo tipo di lavoro. Io non sono gentile, non parlo tedesco abbastanza decentemente, sono imbranata, mi perdo, son lenta ad imparare le cose, inciampo, tartaglio, balbetto, non sono affatto spigliata. Non sono nemmeno fashion, ho due magliette cacate da mettere nei giorni di lavoro e se mi si sporcano è la fine, ho una soglia di attenzione bassissima, mi distraggo facilmente, e alla gente tocca spiegarmi le cose milioni di volte, altrimenti non le capisco. Farò la figura dell'imbranata, pazienza.

Signore che proteggi le donne incapaci, abbi pietà di me.

lunedì 3 settembre 2007

Mi accorgo di essere invecchiata quando...

Quando i ventenni mi danno del lei.
Quando ascolto una canzone degli anni novanta, e qualcuno più giovane mi fa notare che è una vecchia canzone degli anni novanta.
Quando mi dicono "Hai 33 anni? Ma sembri MOOOOLTO più giovane!"
Quando penso che i televisori che avevo in casa in età scolare erano in bianco e nero.
Quando penso che per tutta l'adolescenza ho usato il walkman, e ora manco lo vendono più.
Quando al Mediaworld mi ritrovo a guardare incantata il cofanetto con tutte le puntate di George e Mildred, e quella accanto a me non sa chi siano mai sti due.
Quando mi accorgo che la testa del Gig, un tempo fluente di bionde chiome, è un po' meno fluente e un po' più spelacchiata.
Quando mi rendo conto che i clienti della discoteca in cui un tempo mi divertivo probabilmente nascevano mentre io ero al cinema a vedere Balla Coi Lupi.
Quando scopro che la mamma della nostra capo-animatrice ha 6 anni più di me, però io e sua figlia parliamo di cosucce come se fossimo compagne di scuola.
Quando alzandomi al mattino sono stanchissima.
Quando al bar prendo un succo di frutta perchè il quarto caffè non me lo posso permettere, altrimenti non dormo.
Quando il mio corpo mi fa i dispetti.

Quando le cassiere ventenni NON SANNO CHI E' CARLO AZEGLIO CIAMPI.
Passi Andreotti, ma Carlo Azeglio!

venerdì 31 agosto 2007

L'ultimo giorno di lavoro di Scirocchetta

Scirocchetta è una lavoratrice stagionale. Nel senso che sta qua 3 mesi, si fa un mazzo tanto e poi si leva di torno, lasciandoci qua a tirare le somme.
Oggi era il suo ultimo giorno di lavoro, è piombata in ufficio piangendo alle 9.45 con una crostata in mano, e se n'è andata adesso sempre frignando.
In questo breve lasso di tempo ha rovesciato due caffè piangendo, ha staccato un centinaio di biglietti sempre piangendo, ed ha raccontato le sue vicissitudini di ieri sera (serata de fuego, in cui è uscita con uno che le piace. Anzi, di cui è innamorata, perchè lei è una donna dalle forti emozioni e si innamora dopo 25 minuti di intensa conversazione) continuando nell'opera lacrimatoria.
L'altra collega, che facendo il suo cambio turno non è abituata alle scirocchiane lacrimazioni, ha cominciato a lacrimare anch'ella per simpatia, così come altre due nostre dipendenti capitate in ufficio per darle l'estremo saluto.
Io me ne stavo tranquilla al computer a riportare dati su dati sulle mie celebri tabelle excel*, quando dal quartetto singhiozzante si è levato un unico grido all'unisono:

"MA TU NON PIANGI!"

Cacchio. Se ne sono accorte.
Come si fa a piangere per una che ha lavorato 3 mesini scarsi e che adesso se ne va a Londra 2 settimane a spendere tutti i soldi, in Calabria a spese dei genitori ed infine se ne torna a studiare il cinese, ma stavolta non nella sua grigia (ma romaaaantica) città del nord-est , bensì a Pechino, dove soggiornerà per 6 mesi in un hotel extralusso? Eh?

Scirocchetta, levati di qui con 'sti occhi pesti e questo moccolo al naso, che altrimenti ne buschi!

Pussa via, sciò!


*: io sono fissata con le tabelle excel. Potessi me le porterei anche a letto, ci scriverei le lettere e le userei indiscriminatamente per fare qualsiasi cosa. Però ultimamente ho esagerato.

mercoledì 29 agosto 2007

Genitori di bambini che non si divertono scrivono a Lupina.

Da: papà_di_bambino_che_non_si_diverte@deliriocollettivo.it
A: lupina@direzionedelparco.com
Data invio: mercoledì 29 agosto 2007 20.08
Oggetto: Piscina bimbi


Spett.le Direzione



vorrei segnalare che, a seguito di nostra esplicita richiesta al Vs. recapito telefonico per sapere se la piscinta bimbi potesse essere utilizzata da un bimbo di 7 mesi, non ci è stato precisato che poteva essere utilizzata purchè il bimbo accettasse una temperatura di circa 28°C (cosa non ovvia, e probabile deterrente per molti genitori all'utilizzo della piscina per i propri bimbi a meno che non siano già a conoscenza del fatto che i loro bimbi si sanno ambientare a tale temperatura, ben diversa da quella indicata dai pediatri per il bagnetto.)

Contestualmente, suggerirei la presenza di un (piccolo) bacino adiacente alla piscina con profondità dell'acqua sufficientemente piccola da essere scaldato maggiormente dal sole: dopo la facuiel ambientazione in tale bacino, un passaggio alla piscina bimbi diventerebbe più semplice.

Distinti saluti,

papà_di_bambino_che_non_si_diverte





"Pronto, ristorante Taldeitali? Sono il Signor Papà_di_bambino_che_non_si_diverte. Vorrei prenotare un tavolo per stasera, ma prima avrei bisogno di alcune informazioni."


"Prego, chieda pure. Siamo lieti di esserle utili."

"Avrei bisogno di sapere se un bambino di 7 mesi si può portare nel Vostro Spettabile ristorante."

"Beh, direi di sì. Da noi vengono a cenare molte famiglie con bambini, il nostro è un ristorante per famiglie."

"Bene, allora veniamo."

. . .

"Buonasera, siamo la famiglia del bambino_che_non_si_diverte, questa è la mia signora e questo è mio figlio. Abbiamo prenotato un tavolo ed abbiamo cenato, solo che il bambino non ha mangiato nulla ed ha pianto tutto il tempo."

"Mi spiace. Posso fare qualcosa?"

"Beh, dovete ridarmi indietro tutti i soldi, altrimenti chiamo il Gabibbo. Non solo il bambino non ha ordinato la cena, abbiamo dovuto pure pensarci noi e gli abbiamo ordinato un piatto di pappardelle al cinghiale. Adesso come la mettiamo, eh?"

"Ma le pappardelle al cinghiale non sono adatte ad un bambino di 7 mesi! "

"Guardi, guardi anche lei: lo metto davanti al piatto e nulla, non mangia. E' triste, guardi che faccino, poverino! Ma quando ho telefonato ho chiesto se il Vs. Spettabile Ristorante fosse adatto ad un bambino di 7 mesi, voi mi avete detto di sì. E'una truffa! Adesso mi dovete restituire i soldi, altrimenti vengo col Gabibbo, eh!"

Ok, fine del sogno ad occhi aperti.
Ma adesso io a questi cosa cavolo rispondo?

Ma come avranno fatto a sapere la temperatura dell'acqua? Stai a vedere che vanno in giro col termometro...




martedì 28 agosto 2007

Bambini che non si divertono.

In effetti, sto scrivendo troppo ultimamente, ma ho dei tempi morti da riempire, e sono davvero atroci le ore trascorse a far finta di lavorare su fogli excel, però questa cosa qua la devo troppo raccontare.

Suonano al citofono dell'ufficio. Fuori ci sono una coppia sui quaranta anni con un bambino piccolissimo in un passeggino. Hanno uno sguardo strano, allucinato, che dovrebbe darmi già un indizio sullo stato mentale, ma non ci faccio caso.

"Chi è?"

"Salve, siamo due clienti. Vorremmo fare una segnalazione"
Li faccio entrare.
"Senta, io vorrei fare una segnalazione"
Sfodero il migliore dei miei sorrisi: "Prego. Qualcosa non funziona?"

"No, volevo segnalare che mio figlio non fa il bagno".

"Prego???"
"Sì, non vuole fare il bagno".

Attimo di lupiniano imbarazzo. "Ah, capisco. Ma il figlio chi sarebbe? Questo bambino piccolo qua?"

"Sì, questo bambino. Non vuole fare il bagno."

"In che senso, mi scusi?"

"Sì, insomma, lo metto nell'acqua nella vasca dei bambini, con la ciambella, e lui piange."

"Ehm, mi scusi, ma io cosa ci posso fare?"

"Io ho telefonato ieri per sapere se il parco acquatico era adatto anche ad un bambino di sette mesi, e mi avete detto di sì. Invece mio figlio non si diverte. Sta lì fermo e piange. Voi mi avete truffato, questa è una truffa! Io vado a Mi Manda Rai 3! Io chiamo il Gabibbo!"

A questo punto, il sospetto di trovarmi di fronte a due persone poco sane di mente diventa realtà: finalmente, interviene la moglie a fugarmi ogni dubbio.
"Sì, signorina. Non lo vede come è triste, poverino? Non si sta divertendo! E noi siamo venuti per quello: PERCHE' IL BAMBINO SI DIVERTA!"
Oddio. Mi azzardo a rispondere: "Ma scusate tanto, ma voi siete venuti qua perchè un bambino di sette mesi si divertisse? Pensate che per lui faccia una qualche differenza stare qua o stare al mare?"
Ecco. Lo sapevo. Adesso li faccio incazzare ancora di più. Ma perchè non me ne sono stata zitta?

Al che la signora inviperita mi risponde: "Noi volevamo regalare a nostro figlio UNA GIORNATA MEMORABILE, ed invece voi gliela avete rovinata! Adesso è triste, guardi qua che faccino mogio! Ed è tutta colpa vostra! E lei, " mi fa con il più totale disprezzo, " si vede benissimo che non è una mamma e che non capisce niente di bambini!"
. . .
E' il momento di sfoderare il sorrisone a 32 denti. Facciamoci coraggio.
"Signori, volete la restituzione del costo del biglietto? Accomodatevi pure alla cassa!
E a questo bel bambino mogio mogio regaliamo un bel pelouche della mascotte del parco! Arrivederci a presto!"

Non c'è limite al peggio.