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mercoledì 17 novembre 2010

Scemi del villaggio

Io ho una specie di calamita per gli scemi del paese. Ce n'è uno, che non è proprio scemo poveraccio, diciamo solo che è un po' troppo originale, e che da anni mi perseguita. Me lo trovo dappertutto, e mi tocca fare esercizi funambolici per scansarlo.
Questo individuo è ovviamente di sesso maschile (per una strana congiunzione astrale, la maggior parte degli scemi del mio paese sono maschi), molto corpulento e villoso, e dotato di un vocione tonante. E parla persino in dizione.
Mi attacca sempre dei bottoni micidiali, tutti a scopo autocelebrativo. Ovviamente, racconta delle cazzate di rara intensità.
Vi lascio immaginare il mio entusiasmo.

Una volta, in fila al Supermercato Germanico Pieno di Troiai*, mi ha raccontato che lui era stato contattato dal coro del Festival di San Remo ma che poi aveva dovuto rinunciare perchè da qua in bicicletta era un problema, caricarla sul treno, scaricarla dal treno... insomma, alla fine ha rinunciato. Ma hanno insistito, eh, non si rassegnavano.

Un'altra volta, mentre ero seduta su una panchina a controllare che il Nano grande non si sfracellasse al suolo mentre correva sulla trave dei giochi del parchetto cittadino, mi ha deliziato con una perla di valore inestimabile sulla sua nascita sovrappeso (6 kg), sul fatto che era in pericolo di vita per un'infezione non si capisce bene dove, e sui particolari splatter della sua signora madre, povera donna, mentre lo partoriva. E che dovizia di particolari!
Alla mia domanda "ma come fai a sapere tutte queste cose? Te le hanno raccontate?" ha risposto "No, me ne ricordo".

Ieri ero al mercato, a comprare un portafogli.
Lui era lì, con la sua misteriosa cartella di cuoio portadocumenti ed il suo completino balneare (lui d'estate porta completi da cerimonia in lana per le occasioni eleganti, oppure giacche di tweed corredate di sciarpa e berretto da sciatore, mentre d'inverno vive in shorts e maglietta a maniche corte, vai a sapere perchè), e naturalmente la fedele bicicletta a fianco.
Si mette a guardare una borsa da donna piuttosto vistosa e pacchiana, e sento il cambiamento nell'aria, quella reazione della chimica del corpo che precede un attaccamento di bottone micidiale.
Vai, mi tocca, mi dico. E invece una tipa più o meno mia coetanea, e nelle stesse condizioni di disfacimento fisico, urta per sbaglio la sua bicicletta - parcheggiata rigorosamente in mezzo alle palle - e la fa cadere.
E giustamente si mette ad inveire contro chi, in un mercato gremito di gente che sgomita, parcheggia a cazzo di cane le biciclette, che poi la gente picchia le palle nel manubrio e si fa male.
Lui mi guarda con occhio porcino e mi confida: "Ma guarda te che sfacciata, è incredibile. Certe donne per essere notate farebbero di tutto! A me poi OVVIAMENTE capita sempre, io piaccio tantissimo alle donne"
Ed io, impassibile, fingo di controllare la chiusura a scatto di un ombrello.
"Comunque voi donne siete proprio delle scostumate. Ma lo sai l'altro giorno cosa mi è successo? Ero in giro con la mia bici, ed una signora - che poi era pure di una certa età, una vecchia insomma - , eh - dicevo, questa signora per farsi notare DA ME, lo sai cosa ha fatto?

Ha fatto finta di mettere un piede in fallo. Ed è cascata!".


* Che c'è da chiedere? Ma il LIDL, ovviamente!

lunedì 13 settembre 2010

Il bambino indaco

E' mattina, e Lupina in compagnia dei due minorenni si avvia placida e ballonzolante come Baloo verso il mercato cittadino del martedi.
Prima tappa, acquisto di focaccia unta unta unta per il sollazzo palatale del Nano grande (ma anche del Nano piccolo sotto forma di briciole, solo che a sette mesi bisogna far finta di dargli le minestrine e gli omogeneizzati di verdura, e soprattutto i pediatri NON devono sapere), seconda tappa, il mio detestatissimo parco giochi del centro città.



Io devo dire che non sono del tutto asociale, e mi piace persino parlare con la gente, anche se spesso pesantemente decerebrata. Diciamo che riesco sempre a trovare degli ottimi argomenti un po' con tutti. L'unica volta che ho avuto dei grossi problemi è stato con una famiglia di profughi curdi che tentavano disperatamente di dirmi qualcosa in curdo che io non capivo (ma che poi a casa ho realizzato, avevo una lunga coda di carta igienica che mi era rimasta infilata tra i collant e la gonna, praticamente ci sono andata in giro per tutto il paese illudendomi che la gente mi guardasse con ammirazione per quanto ero dimagrita, e invece porca vacca no).
Insomma, io non sono asociale, ma mi metto lì con un neonato in braccio nel mio angolino di panchina, e non pretendo che mi si venga ad attaccare bottone per forza, eh.
Posso anche star lì senza dire una parola se non "stai attento! Non correre sulla trave che ti sfracelli al suolo" senza necessariamente fare conversazione con la gente, non muore mica nessuno.
Ma siccome una tettona seduta in un angolo con un neonato in braccio a mandare sms è una visione che rompe troppo i coglioni, arriva sempre qualcuno con una grandissima voglia di fare combriccola e familiarizzare con la sottoscritta, e così va a finire che io invece di scrivere coraggio scrivo boschio e paura invece che scusa, così chi riceve il mio messaggio ha una prova scritta del fatto che mi sono completamente bevuta il cervello.

E pure l'altro giorno ero lì con il Nano spericolato sulla trave e quello pacioccone in braccio, e tentavo di mandare un messaggio ad una mia amica, quando una mamma veramente veramente veramente alternativa mi si avvicina per -naturalmente- conversare amabilmente di pisce/cacche/pappe/pannolini/dupalle.
"Oddio che carino!" indicando il poppante che masticava placido il laccio di plastica del telefonino, "ma ha la collanina d'ambra per i denti?" mi chiede un tantinello eccitata. No, gliel'ho messa perchè adoro che lo scambino per una femmina, sogno di allevare il nuovo Renato Zero. Ma invece rispondo "Sì, gliel'ho messa un mesetto fa, veramente non so se crederci o meno..."
La mamma-veramente alternativa incrocia la gamba sotto il gonnellone a fiorami. "Ma guarda che funziona veramente, eh! L'ambra ha un GRANDISSIMO potere antisp... antisc... insomma, fa benissimo ai denti, eh! Anche la mia bimba l'ha portata tanto. Tesoro, vieni a vedere che bel bambino piccolo che ha questa signora!"
Dallo scivolo scende un ciclone nano, una bambina di circa 4 anni, dalle leve lunghe, che corre COMPLETAMENTE SCOORDINATA.
E quasi contemporaneamente, arriva anche il Nano, scarmigliato, sudato e anch'esso COMPLETAMENTE SCOORDINATO, il quale si mette a dar fastidio alla bambina scoordinata, creando un quadro d'insieme disturbante come una gita in barca un giorno che c'è il mare grosso (glub, se ci ripenso mi viene la nausea pure adesso e mi vado a mettere i braccialetti anti-mal di mare).
"Nano ti prego, non dar fastidio alla Bambina Col Nome Indiano Che Mi Continua Ad
Uscire Dalla Testa e Che Per Ovviare al Problema Chiameremo da Adesso in Poi Basmati"
"Ma no, non lo devi sgridare" mi rimprovera a sua volta la mamma, "si vede benissimo che anche il tuo è un bambino SPECIALE"
"Eh?"
"Ma sì, è EVIDENTE che anche tuo figlio è un Bambino Indaco!"

Ok, mamma alternativa, è molto bello che tu trovi una definizione alternativa a Grandissimo Rompicoglioni, è commovente davvero. Si vede che ti sei impegnata nel tuo mestiere di mamma, e che quella piccola invasata che strilla come un orango, coi capelli arruffati e la faccia stravolta di sudore ed eccitazione, è nient'altro una dei miliardi di scarrafoni belli a mamma soia ma che tu e soltanto TU vedi come un essere speciale e divino, l'incarnazione di Shiva, Visnù e quell'altro con la faccia di elefante che non mi ricordo mai come si chiama (oppure se me lo ricordo mi dimentico come si chiamano gli altri due).
Mio figlio è differente.
Cioè no, è uguale. La mia banca è differente, ma non c'entra nulla.
Volevo dire un'altra cosa ma non me la ricordo più.

Insomma, volevo dire che è molto bello che tu mi artigli il polso con la tua mano anelluta con le unghie cortissime e lo smalto color vinaccia per comunicarmi che ho un figlio indaco e che devo NECESSARIAMENTE lasciarlo libero di esprimersi come meglio crede SENZA ASSOLUTAMENTE LIMITARLO, ma devi capire che i nostri figli si sono allontanati un po' troppo e stanno probabilmente per morire sotto le ruote di un furgone della TNT Traco.
Raccoglierne i resti indaco con la palettina dall'asfalto, cara mamma-veramente alternativa, potrebbe non piacerti.
E poi ci sarà un babbo-alternativo da qualche parte ad aspettarti, no?
E cosa gli dici? Tesoro la bambina doveva SPERIMENTARE l'impatto dei pneumatici sulla cute umana?
Che cosa ne pensa il babbo-alternativo di questi tuoi deliri? Eh, mamma-alternativa?

Eh no. Non va bene.
Se i nostri due figli indaco adesso si uccidono vicendevolmente a mazzate, forse è il caso di richiamarli all'ordine. Eh lo so, disturba anche me dover intervenire sempre.
Non riesco mai a mandare un sms come si deve, è terribile doversi sempre interrompere.
Soprattutto quando una mano-nana ti ha messo le opzioni del cellulare in turco e non si riesce più a rimettere l'italiano, fatto sta che ormai son due settimane che telefono in turco e ci sto pure facendo l'abitudine.

Insomma, mamma-indaco col tuo gonnellone fiorito e i capelli tinti con l'hennè, sappi che io non cel'ho con te e che mi sei molto simpatica, ma che se non ciai voglia di sgridare la cara Basmati sta tentando di scaraventare alcuni duenni innocenti giù dallo scivolo, trovati una scusa migliore.
Eccheccacchio.

sabato 3 luglio 2010

L'occhio di Lupina terrorizza anche l'occidente.

Gente, un altro successone del mio articolo da sgridamento nanico preferito!

Mi stavo recando come ogni santo giorno nel mio ufficetto, quando una pattugliona di carabinieri con mitraglietta, giubbotti antiproiettile, pullmino nove posti ed elicottero (giuro!) parcheggiato in mezzo ad un campo, mi si para davanti con stolida tracotanza.
Io in quel momento ero una disarmata ed inerme madre di famiglia alla guida di una Twingo azzurra, con un neonato regolarmente denunciato seduto sul seggiolino posizionato sul sedile posteriore, e ripassavo mentalmente il bollo l'ho pagato? sono in regola con l'assicurazione? ho la macchina un po' sudicia, non è che infrango il codice stradale? mi chiederanno se prima di salire in macchina ho fatto l'antitetanica?, quando un baffuto giovanotto in divisa mi pianta in faccia la paletta, costringendomi a fermarmi (porco cane, faccio tardi).
Si affaccia al finestrino e mi chiede patente e libretto.

Io decido di passare al contrattacco. Mi dico: io ci provo. O la va o la spacca.
E metto in pratica uno degli atti più kamikaze che un essere umano può fare: mi volto lentamente verso il carabiniere, e gli spiaccico in faccia sfacciatamente (una sequenza di allitterazioni veramente notevoli) un paio di terribili Occhiacci (sentito che roba?).
Oddio, che ne sarà adesso di me? Ho osato sfidare la Pubblica Autorità, mi arresteranno per oltraggio a pubblico ufficiale?


Il carabiniere rimane molto colpito.
Non lascia nemmeno che io prenda il portafogli dalla borsa, e con voce timida, quasi pentita, mi comunica Vada pure, mi scusi tanto.

Che risultato strepitoso!

Allenatevi, gente! Allenatevi all'occhiaccio lupiniano, che nella vita fa sempe comodo!

martedì 19 gennaio 2010

Simpatici incontri gravidici

Una fresca mattina di gennaio, Lupina si avvia verso il centro medico dove effettuano i prelievi di sangue. L'aspetta una lunga sessione di curva glicemica, in cui dovrà brindare alla salute con un bel bicchiere di glucosio d'annata, e farsi togliere il sangue per ben sei volte.

Nel tragitto incontra una conoscente, una che non vede da un po'.
Lupina non è propriamente in forma. Diciamo piuttosto che è informe. Ella indossa un piumino nero risalente al pleistocene, che la fa somigliare ad un grosso pneumatico nero o, in alternativa, alle liquirizie salate a forma di pesce che vendono all'Ikea, uno sciarpone nero modello "tuffo nel cachemere", ed i soliti anfibi da ggiovane imbecille.
L'unica cosa che spicca veramente, in mezzo a tutto questo nero, è quella cosa enorme, quella protuberanza, quel mappamondo che sembra essersi saldamente incollato al suo ventre, e che contiene un feto vicino all'espulsione, ahimè ancora senza nome.

La conoscente si sbraccia, si allunga, si ferma. Lupina è psicologicamente pronta ai convenevoli. Tanto si sa che le tocca.

Conoscente: "OOOOOOHHH MA GUAAAARDA CHI C'E'! MA CAAAAARA COME STAAAAI - COME TI VEDO BENE-SEI SPLENDIDAAAA" .
Lupina: "Eh insomma, mica tanto splendida... son piena di acciacchi..."
Conoscente, squadrando Lupina da capo a piedi, e soffermandosi sull'enorme pancione di 35 settimane: "OOOH BELLA, MA... MA.... MA... MA SEI INCINTA????" sgranando gli occhi nella tipica espressione della murena *
E Lupina, pensando di fare la spiritosona, battendosi le mani sulla pancia con espressione stupita: "Nooooo! Ma allora ecco cos'era tutta questa pancia gonfia!"
Conoscente: "Ma dai, non te ne eri accorta? Ma veramente?"
...

Sono io, dai. Sono io che li attiro come le mosche.


* lo so, l'avevo già usata questa metafora, ma niente rende meglio della faccia della murena quandi sbuca sbalordita dallo scoglio in cui era nascosta.

lunedì 3 agosto 2009

Delirio serale

E' sera. Lupina esce dall'ufficio e si avvia verso la macchina, lasciata in un luogo lontanissimo nel parcheggio del camping.
Ad un certo punto scorge di spalle un uomo, che porta al guinzaglio un cane nero.
Egli non è l'uomo del post precedente, no. Egli è un uomo ben fornito di capelli grigi, sulla sessantina, ed indossa una lunga canotta beige. E, cosa peraltro curiosa, per uno strano scherzo di rifrazione della luce, pare non portare mutande.
"Ah ah che buffo," pensa Lupina, " ma guarda che strani scherzi che fanno le ombre! Quella cosa che spunta dalla canottiera sembrerebbe un culo peloso, ah ah!"
E mentre Lupina si avvicina a passo veloce per raggiungere la macchina ed evitare di morire di fame lì nel parcheggio, l'immagine che si materializza sotto i suoi occhi è proprio quella.

Sì. Quella di un uomo capelluto che porta tranquillamente a spasso il suo cane.
Senza mutande.

domenica 26 luglio 2009

Imperatori romani. Una storiaccia di cani.

E' pomeriggio inoltrato. La calura è soffocante, Lupina da dentro la sua postazione-acquario, osserva intorpidita il paesaggio campeggistico semi deserto.
In realtà, solo chi la vede da fuori può pensare che stia osservando.
In realtà, ella si è dipinta due occhi sulle palpebre, ha appoggiato il mento sulle mani, e dorme.

Ma ad un certo punto, un campeggiatore turba il suo placido sonno di receptionist mentalmente assenteista: un pensionato smagliettato, con pantaloncini optical che ricordano tanto la pavimentazione dei bagni delle sue scuole elementari, si avvicina con fare deciso alla sua postazione.
Nonostante gli accidenti e le parolacce espresse solo a livello mentale, Lupina si scuote dal sonno profondo, e si appresta a dare udienza al gentile utente.
"Buongiorno signorina!"
"Buongiorno, Signor Campeggiatore Anziano e Senza Maglietta. In cosa posso esserle utile?"
"Ha visto entrare qui una coppia di giovani con un cane giallo?"
Lupina è imbarazzata. Vorrebbe confessare che stava dormendo, ma teme ritorsioni lavorative, e si informa meglio.
"Ehm, veramente non ci ho fatto molto caso... ma quando sono entrati?"
"Adesso! Come ha fatto a non vederli?"
"Ma.. io veramente... ehm, stavo guardando lo schermo del computer... dovevo fare una cosa, ehm, ero un po' distratta"
"Non è possibile, sono passati ADESSO"
"Ehm, effettivamente forse li ho visti, ora che mi ci fa pensare, solo che ehm, non ci ho fatto molto caso"
"Ecco, quei due lì sono due DELINQUENTI!"
"Accidenti, cosa hanno combinato?"
"Ha visto quel cane giallo brutto, un po' marroncino, grosso enorme con una capocciona così?"
"Ah, sì" mente Lupina, "l'ho visto, certo."
"Lei mi deve dire come si chiamano, io vado dai carabinieri , li devo denunciare!"
Si inchina sotto il bancone, e riemerge brandendo sotto l'ascella un kalashnikov a forma di cane-topo, il quale comincia a mitragliare un'abbaiata stridula fastidiosissima: "Vede questo povero canetto mio? Quel cane giallo brutto ha tentato di mangiarlo!"
"Su, i cani non mangiano gli altri cani! Si saranno magari un po' azzuffati"
tenta Lupina in modalità esperta cinofila, "sa come sono i cani, quando si vedono si annusano un po' il sedere, e se non si piacciono si abbaiano"
"Ma quel cane lì è un DELINQUENTE!" insiste il signore smagliettato, minacciandomi col topo, "Ci ha aggrediti fuori dal supermercato! Mi ha fatto cadere in un'aiuola, ho sbattuto il sedere per terra per salvare il povero canetto mio (Lupina comincia a sospettare che il kalashnikov si chiami proprio Povero Canetto Mio, vista l'insistenza) dalle grinfie di quel cagnaccio! Ma non finisce così, io li denuncio! Però lei mi deve dire come si chiamano."
"Ah no, questo proprio non posso. Anche perchè non so chi siano, abbiamo 300 piazzole con un migliaio di utenti, non posso ricordarli tutti."
"Ma magari si ricorda il cane. Aveva un nome che avevo già sentito... un nome strano... un nome... da imperatore romano!" esulta il padrone del Povero Canetto Mio.
"Si chiamava... mmh, non mi viene in mente."
Lupina fa uno sforzo sovrumano e tenta: "Ehm, Nerone?"
"Nono, in un altro modo"
"Traiano?"
"No, no, che Traiano. Era proprio un altro nome. Da imperatore romano, ha presente?" ribadisce il Signore Smagliettato.
"Boh, Cesare... Tiberio? Marco Aurelio? Diocleziano?"
"Noooo, un altro nome! Mi aiuti!"
Lupina vorrebbe dire al Signore Anziano che fino ad ora gli imperatori li ha detti tutti lei e lui nemmeno uno, e che sta facendo uno sforzo sovrumano per ricordarseli, ma si contiene.
"Romolo Augustolo? Pertinace?" Fine dei nomi. Non gliene vengono in mente altri.
"Nooo" risponde seccato il padrone del Povero Cane Mio. Momento di pausa.

"Ecco come si chiamava! " mi annuncia trionfante, "Si chiamava BIRILLO!"



A volte mi chiedo se ho le visioni, o se qualcosa in quello che mangio quotidianamente è avariato.
Forse ho un pallino di grasso che mi preme una vena nella testa.
Boh.

mercoledì 15 luglio 2009

Conversazione in Toscana

Come alcuni piccoli lettori ricorderanno, Lupina per sei ore al giorno vive in un acquario, munito di finestrella che si affaccia sulla libertà e sull'infinito.
Sul davanzale di questa finestrella, si appollaiano svariate tipologie di avicoli: molte galline, qualche galletto, diversi piccioni, polli mugginesi e talvolta, perchè no, qualche cappone.

Nel campeggino-pollaio comunale, una volta a settimana, si organizza una serata danzante che riscuote un successo impressionante tra i piccoli abitanti del villaggio: coloro che sono adusi vivere dalla mattina alla sera in costume da bagno e lardi al vento, d'improvviso si immergono negli armadi e ne escono azzimati, truccati, impomatati e ricoperti di glitter. Le signore in sovrappeso prediligono ovviamente la roba aderente e i veli, dimostrando che il buon gusto è davvero un fatto personale (ovviamente non loro). I mariti, dal canto loro, non possono rimanere indietro: e allora vai coi completi di lino con giacca a quadri, rigorosamente spaiati. Qualcuno indossa cravatta, altri più coraggiosi persino il cappello tipo panama.
La serata danzante è ambitissima dai nostri clienti. Le aspettative sulla qualità dell'orchestra e del repertorio sono altissime, e non è raro raccogliere lamentele la mattina dopo.

Questo accadde a Lupina alla vigilia della festa.

C'è questo ometto che arriva a giugno, bianco come un cencio.
Questo ometto è pensionato, porta al mare i nipoti nelle prime ore del mattino, e già il secondo giorno assume il suo tipico colore da gamberone arrostito, segno che i solari che usa non sono di buona qualità oppure che il sole del primo mattino non è così innocuo come dicono.
Lupina, se vede questo signore vestito e non ustionato, non lo riconosce.

"Buongiorno, bella donna!"
"Salve, signor Arrostito. Mi dica pure" . Così si leva velocemente dai coglioni, pensa Lupina, che ciò da leggere gugolniùs
"Senta un po', ma lei è libera stasera?"
"Temo di no, caro signore"
"Ma lo sa che c'è la serata danzante, vero? Lei lo balla il tango?"
"Io? Certo che sì" mente Lupina, "solo che ho male ad un'articolazione e non riesco a fare bene le figure"
"Suvvia, con quello stacco di coscia! Lei è nata per il tango, se lo lasci dire da un tanguero!"
"Caro signor Arrostito, lei più che un tanguero mi sembra un bel tànghero. E poi il mi' marito non mi ci manda, è gelosissimo". Lupina pensa al Gig e alla Playstation, e a quella volta che si mise il bikini e la minigonna di quando era ventenne, i tacchi da mignotta, si cotonò i capelli e gli annunciò: ora vado a battere sulla Statale Aurelia, se hai bisogno fammi uno squillo al cellulare, e il Gig rispose senza neanche voltarsi MPGR (classico nitrito da Playstation), comprami le sigarette.
"Ma nooo, signoraaa, lei si deve rassegnare: il tango è il suo futuro, dia retta a me."
"Ma mio marito è un energumeno di due metri perennemente incazzato, con due avambracci grossi come bottiglioni da 5 litri. Io non ci scherzerei tanto, sa."
Lupina spera di aver così scoraggiato il corteggiatore sgradito.

"Dica a suo marito di non preoccuparsi: ho 68 anni, mi hanno operato due volte alla prostata e sono inoffensivo.
La aspetto stasera alle 21.00 alla pista da ballo: si metta in nero, che le sta bene"

domenica 17 agosto 2008

Grandi missioni nella vita.

De Andrè sosteneva che dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior, e a guardar bene aveva ragione.

I nostri due uomini-spazzatura se ne sono accorti.


Nel lieto campeggino comunale in cui presto quotidianamente i miei servigi, ci sono molte categorie di maschi: ci sono i manutentori, gli uomini delle emergenze, quelli delle pulizie e persino i disinfestatori, e tutti collaborano al mantenimento del bene comune, di buona lena o meno. In un angolino appartato, però, ci sono due omini che confabulano, guidando un ambitissimo porter elettrico carico di buste: sono gli uomini-spazzatura.
I due omini in questione sono ex operai in mobilità. Un tempo facevano un altro lavoro, che con la spazzatura non c'entrava un bel niente. E devo dire che quando sono stati assegnati a tale compito, sbuffavano non poco.
"Ma sei sicura che questi due faranno il loro lavoro?" chiede una Lupina poco convinta alla Direttrice Bellissima, di fronte ai due che ridono tirandosi manate sulla schiena, uniti nel dolore per il compito poco gratificante.
"Vedrai," mi risponde lei, donna di grande esperienza. "La spazzatura all'inizio disgusta, ma ha un suo fascino. Tempo due settimane, e questi due si saranno trasformati in perfetti uomini spazzatura."
E così è stato.
Dopo un'iniziale diffidenza, gli uomini-spazzatura cominciano a prendere confidenza col difficile compito di pulire il campeggio. La spazzatura unisce gli animi: in poco tempo, i due che si guardavano in cagnesco si sono trasformati nei due vecchietti del Muppet Show, quelli che criticano lo show e si sbellicano dalle risa. Passano e ripassano davanti al mio ufficio, carichi di buste azzurre (vetro e plastica), sacchi neri (rifiuto secco), secchiellini marroni (rifiuti umidi), residui di potature e foglie.
"Pronto, Vecchietto del Muppet n°1? Ci sarebbe da andare a dare una mano all'uomo delle pompe di sollevamento, deve svuotare tutti i pozzini, il campeggio altrimenti si allaga."
"Ah, io non posso assolutamente. Devo portare una furgonata di vetro e lattine alla discarica."
"Pronto, Vecchietto del Muppet n°2? Devi andare al palco, c'è un'emergenza: è andata via la corrente, e stasera abbiamo uno spettacolo."
"Non chiederlo a me, io devo andare a scaricare gli ingombranti."
"Pronto, Vecchietti del Muppet? Siamo terremotati, c'è stato un maremoto che ha sommerso l'intero campeggio, siamo in cima al tetto della Direzione e vediamo passare i cadaveri dei campeggiatori. Potete venire ad allertare la protezione civile e a darci una mano a scendere?"
"Ma che state scherzando? Ma noi siamo alla discarica, qualcuno non ha diviso bene la plastica dal secco e abbiamo dovuto disfare tutti i sacchi!"

Insomma, loro hanno una missione onorevole. Loro devono riempire il retro del furgone con composizioni artistiche di sacchi di immondizia sempre più ardite (l'altro giorno hanno riprodotto la piramide del Louvre con i sacchi neri, devo dire piuttosto artistica), e devono trasportarle alla discarica. Loro vivono una realtà parallela. La Direttrice aveva ragione: tempo poche settimane, e la differenziata è diventata legge di natura. Ramazzare le foglie è un compito non rimandabile. Non esiste cosa al mondo che distolga dall'ammucchiare i rami sul pianale del porter.
La gente muore per una misteriosa epidemia alla Cassandra Crossing? Peggio per loro. Gli uomini spazzatura devono ramazzare, incuranti dei cadaveri che gli si schiantano ai piedi. Il campeggio si allaga per un danno idraulico? Tzè, chissenefrega: loro hanno i sacchi azzurri da caricare. Quando sarà il momento, e solo allora, caricheranno le salme gonfie di acqua sul porter, e ricicleranno anche loro. Resta solo il dubbio: andranno negli ingombranti o nel secchiello dell'umido?

Io, dal mio ufficio-acquario dalle vetrose pareti, assisto a tutto questo affannarsi. E non posso esimermi dal porre la fatidica domanda: perchè?
"Perchè mentre rastrelliamo, le donne ci guardano."
Ecco.

martedì 29 luglio 2008

Fenomenologia del turista. Sulle imbarazzanti trasformazioni.

Il mio nuovo lavoro ha dei risvolti inquietanti. Mi trovo a tu per tu con una categoria che non conoscevo: il campeggiatore stagionale.
Il campeggiatore stagionale è diverso dal turista solito. Il campeggiatore stagionale, a differenza del solito turista tedesco coi sandaloni e i pantalonacci-cencio da spolvero ma pur sempre curioso del mondo, è veramente l'incarnazione del demonio. Il campeggiatore stagionale arriva a pasqua, si monta tutti i suoi trabiccolini e si piazza lì. E non si muove più.
In genere arriva da una grande città-alveare, vive in condominio e pare che ci tenga in maniera spropositata a ricreare il suo habitat naturale cittadino: coltiva in maniera ossessiva un metro quadrato di terra gareggiando coi vicini in rigogliosità di piante e fiori, si fa montare la parabola sul tetto della roulotte e si appassiona alle liti condominiali. L'unica differenza con la vita cittadina è la distanza dal mare e il fatto che non dispone liberamente di un bagno personale, ma deve adattarsi a fare la cacca in uno stanzino dove l'hanno già fatta altre migliaia di sconosciuti, e senza nemmeno il conforto di potersi appoggiare alla ciambella. Già questa cosa mi sconvolge.
Non capisco come si possa fare la cacca senza stare comodamente appoggiati sul proprio water, con una lettura appassionante tra le mani, ma soprattutto potendo emettere rumoracci e flatulenze da cavallo consapevoli del fatto che quando chiuderai la porta dietro di te nessuno sarà lì in fila, con la carta igienica sotto il braccio, pronto a giudicarti.
Ecco, questa la vedo davvero come una cosa inconcepibile. Sarebbe da denuncia ad Amnesty International.
Un'altra cosa che mi sconvolge, poi, è la caduta rovinosa dei freni inibitori.
Pare che i turisti campeggiatori facciano a gara a chi espone più carne alla luce del sole.
Ho visto cose con questi occhi, che voi umani non potete immaginare.
Ho visto torme di anziani signori giocare a bocce in boxerini da spiaggia, con le panze ancora impanate di sabbia e le cicce pendoloni, oppure - ancor peggio - infilati in slip di lycra taglia 24 mesi, da cui fuoriesce di tutto e di più.
Ho visto giovani mamme disfatte fermarsi a discutere allegramente con altre giovani mamme disfatte, e tutte rigorosamente di pelle umana vestite. E di pelle umana non proprio tonica.
Ho visto frotte di anziane signore dalle tette ciondoloni e dalle chiappe ormai assorbite dalla circonferenza della coscia, pedalare allegramente su grazielline ormai allo stremo delle forze, col sellino saldamente conficcato in zone innominabili del corpo, dal quale forse non usciranno più. Ho visto giovani uomini con il segno della canottiera e dei calzini scambiarsi consigli su come coltivare le begonie in 20 centimetri quadrati di terriccio. Gli unici che si salvano sono i bambini, poverini, ridotti anch'essi ad un mucchietto di epidermide, ossicini e costume da bagno, che però son carini e quindi si perdona loro tutto (a parte questa moda terrificante di mettere nomi altisonanti quali Allegra, Ginevra, Edmondo e Vanni, associati a cognomi tutt'altro che nobili, ma vabbè).
I turisti stagionali si annoiano. Una volta ricreato l'habitat condominiale, non sanno più cosa fare. E tocca a noi inventarci qualcosa per non vederli scontenti. E allora, si va col liscio.
Da giugno ad ora, mi sono sorbita qualcosa come 16 orchestre di liscio. I balli di gruppo non hanno più segreti, per me.
La Macarena mi tormenta mentalmente per otto ore al giorno. Anche se l'orchestra sta smontando le attrezzature e i ballerini hanno ormai abbandonato da tempo mises impomatate e lustrini, la mia mente continua a macinare Dale a tu cuerpo alegria Macarena / Que tu cuerpo es pa' darle alegria y cosa buena / Dale a tu cuerpo alegria Macarena / hey Macarena (ahè!). A volte non me ne accorgo e la canto ad alta voce. Incessantemente.
E mi sono pure accorta che mi piace girare per casa con le mutande scucite e le canottiere del Gig, in mises improponibili e al limite della decenza.

La cosa è decisamente contagiosa. Stamattina mi sono resa conto troppo tardi di essere uscita con la pinza fuxia tra i capelli e le ciabatte da mare. Inaccettabile.
Il cane dei miei suoceri è una creatura adorabile e benigna, è dolcissima e fa le feste a tutti. L'unica cosa che non sopporta sono le persone vestite male: quando vede un barbone si trasforma in un razzo missile con circuiti di mille valvole, diventa Cujo e sfodera una doppia fila di denti che farebbe venire la cacarella anche allo squalo tigre.

Stamattina mi ha quasi sbranata.

La trasformazione può dirsi quasi completata.
Si salvi chi può.

domenica 27 luglio 2008

Weekend con il morto.

Nonna Mimetica è una donna strana. Come tutte le signore di una certa età, ha il suo hobby. In genere, le signore senza figli a carico e con una notevole quantità di tempo libero si dilettano in piccoli lavori domestici: c'è chi fa il decoupage, chi armeggia con l'uncinetto, chi si cimenta in maglie e maglioni. Nonna Mimetica invece ha un altro passatempo: piange.
Ora vi racconto cosa è successo ieri.

Ieri pomeriggio mi squilla il telefono. E' Nonna Mimetica.
Strano, peraltro: a meno che non ci siano nani di mezzo (e non ce ne sono, in quanto è stato via per 2 giorni con la coppia Ansia - Alzheimer), non ci sentiamo mai.
"Ciao, Lupina!" mi fa con voce forzatamente allegra.
"Buonasera, Mimetica. Tutto bene?"
"Ehm, sì sì. C'è mica mio figlio?"
"Veramente no. A dire la verità doveva già essere qui, lo aspettavo perchè stasera andiamo alle terme, non possiamo far troppo tardi."
"L'hai mica sentito?"
"Ho provato a chiamarlo un sacco di volte, ma non mi risponde."
Pausa telefonica. Si ode chiaramente il crac della rottura della diga: a Nonna Mimetica si apre il Vajont lacrimoso.
"Ah. Ho capito." scroscia copiosamente Nonna Ansia, con ancora un barlume di finta allegria nella voce.
Azzardo. "Ma va tutto bene? E' successo qualcosa?"
"No no. Tutto bene. Però mi raccomando, fammi chiamare quando torna." e riattacca.

Resto un po' interdetta. Nonno Asl penso che stia bene, lo sentivo litigare col televisore in sottofondo. Faccio mentalmente l'appello dei parenti, che nel caso del Gig si risolve in una manciata di personaggi sconosciuti sparsi per il mondo: che sia successo qualcosa alla zia ottuagenaria, scalatrice dell'Himalaya? Oppure alla cugina francese del Gig, la Bubù? O che forse stia male l'adorata cagnetta di casa?
Ore di ansia. Il Gig non si vede, non posso condividere le mie angosce con nessuno. Decido di ripiegare sul cheese cake, e lo anniento.

Ad un certo punto, sento che la porta di casa scricchiola: è tornato il Gig. Gli riferisco della strana telefonata della madre, e a quel punto decidiamo di chiamarla per risolvere le nostre angosce.

"Pronto? Ciao mamma"
"Argh, sei tu! Sniff sniff!"
"Mamma, tutto bene? Che è successo?"
"Argh sniff sniff, per fortuna che mi hai chiamato, sob sob sniff sniff!"
"Ma che cosa è successo?"
Nonna Mimetica non riesce a parlare, sopraffatta dalla copiosa lacrimazione. Nonno Asl prende in mano la situazione e la cornetta del telefono.
"Ah, ciau, figlio. Senti qua, stai bene?"
Il Gig è interdetto. "Certo che sto bene."
"Sai, ci ha chiamato la Ines da Torino." La Ines non è un componente del nucleo familiare, ma un'amica della mamma del Gig e una ex vicina di casa, che non disdegna ogni tanto una visita in Toscana. "era sconvolta. Ti ricordi la pettinatrice che aveva il negozio sotto casa nostra a Torino? Le ha detto che il carrozziere le ha detto che un suo cugino ha letto sulla Stampa che TU avevi avuto un gravissimo incidente e che ora giacevi in coma in un letto d'ospedale, sospeso tra la vita e la morte."
"Papà, ma che cavolo stai dicendo? E voi ci avete creduto?"
"Ma sai, il carrozziere ha notato che non ti vedeva da un po', quindi ha pensato che potevi essere tu."

Caspita, il carrozziere ha un discreto spirito di osservazione. Considerando soprattutto che il non vedere il Gig in giro da un po', significa più o meno dal 2002, anno in cui il Gig andò a vivere da solo. Francamente, si ignora cosa abbiano fatto la suddetta pettinatrice e il carrozziere nel frattempo.

I Nonni Asl-Mimetica tuttavia non erano del tutto convinti. E se stessimo parlando con un morto? si sono chiesti. E per star più tranquilli ci hanno invitati a cena.

Ovviamente alle terme poi non ci siamo andati.

giovedì 1 maggio 2008

Privacy

"Salve, vorrei prenotare una camera doppia in mezza pensione per una settimana, in agosto."
"Bene, signora, a che nome la prenoto?"
"..."
"Signora? Mi lascia il suo nominativo?"
"Preferirei di no."
"Ma guardi che non posso prenotare una stanza senza un nome."
"Ma c'è la privacy! Non posso lasciarle il mio nome, scusi!"
"Signora, io come faccio a prenotarle una stanza se non mi lascia un nome? Non è una cosa che si fa di solito, io ho bisogno di un nome e di un recapito, altrimenti non so davvero come fare."
"Un recapito? Ma lei scherza! Se non le lascio il nome, si immagini se posso lasciarle il recapito!"

Ha ragione la Misteriosa Signora. C'è la privacy.
Mah.

mercoledì 9 aprile 2008

Autostima

Quando la mia autostima si abbassa notevolmente per vari motivi che non sto qua a spiegare, c'è bisogno di qualcosa che tiri un po' su.
Io ho trovato una medicina naturale che ha un forte impatto a livello gastro-intestinale, ma che cura lo spirito in maniera eccellente e naturalmente insuperabile: il kebab.
Mi reco dunque all'Antica Kebabberia del Corso e compro un paninone farcito.
Il paninone è buono, ma non è quello che impenna la mia autostima, bensì il fatto che i gestori siano turchi, e che amino le donne grasse. Io per lo standard turco di bellezza devo essere una strafiga da spavento. Questo compensa il fatto che per lo standard di bellezza italiana io risulti appena passabile. Probabilmente anche per lo standard europeo. Per quello americano non mi pronuncio, dato che, rispetto alla media statunitense, ho l'impressione di non rientrare esattamente nella categoria delle ciccione. Ma comunque.
I turchi della Kebabberia mi apprezzano molto dal punto di vista estetico. Il fratello del gestore, in tempi pre-panza gravidica, mi faceva anche le avances. D'estate, quando attraverso il marciapiede, il mio passo da trascicato e insabile si trasforma in una vera e propria camminata da sciantosa, e se per caso mi son messa gonna e tacchi comincio a visualizzare dei grossi ormoni rimbalzanti uscire dalla porticina del Kebabbaro.
Io non so come mai però i turchi dimostrino l'approvazione per un certo standard femminile attraverso un verso gutturale che non saprei trascrivere, ma che suona tipo cs cs cs cs.
I turchi (ma mi pare che anche altri popoli nord africani e mediorientali in genere abbiano adottato questo cs cs cs cs) non appena un essere umano di sesso femminile rigorosamente in sovrappeso attraversa il loro campo visivo, si cacciano la sigaretta in bocca, socchiudono un occhio per non far entrare il fumo, e cominciano a salmodiare cs cs cs. Ogni tanto si lanciano uno sguardo d'intesa.
Che posso dire, ancora? Che se mi sento un filino triste, comincio a pressare il Gig lavorandomelo ai fianchi: "O Gig, abbiamo della citrosodina in scadenza: ti piglio un kebabbino? Mi aspetti in macchina?". Sì, perchè la comparsa al mio fianco di un energumeno barbuto di un metro e novantacinque annulla l'effetto dell'ormone, e quindi lui deve aspettare pazientemente.
E poi dal kebabbaro si fanno sempre incontri interessanti. Siccome è davanti alla stazione e quindi in zona malfamata (che nel caso della nostra cittadina si riduce a mezzo isolato), ci sono sempre dei personaggi simpatici. Ci sono i tossici, ad esempio. Ce n'è uno che staziona da quelle parti che mi mostra sempre delle immagini sacre sostenendo di essere Gesù, col quale intavolo spesso discussioni filosofiche sulla natura del Mondo. In genere non finiamo un discorso: lui perchè essendo tossico fatica a mantenere il filo logico delle discussioni, io perchè devo stare attenta che non mi mettano troppa cipolla nel panino, perchè il giorno dopo il Gig deve andare a smerdare e vuole sentirsi a posto almeno con l'alito. E poi ci sono gli ubriachi con la sbronza romantica, i tipi loschi con i cagnacci al guinzaglio, i punkabbestia (per i quali il Nano nutre una simpatia molto spiccata, e quando li vede esulta. Mi fa preoccupare un pelino, questa cosa), i fannulloni. Tutta un'umanità squinternata che mi piacerebbe mostrare ai miei genitori quando mi pubblicizzano come svampita perdigiorno, giusto per far vedere loro che esiste anche una categoria più degenere di me.

Io non ho motivi per avercela col mondo islamico. Anzi, devo dire che sono persone di buon gusto che sanno apprezzare le belle donne e sono assolutamente insuperabili nel farcire i panini.
Non capisco come mai gli Americani ce l'abbiano tanto con loro.

mercoledì 2 aprile 2008

Incontri surreali

Oggi era il mio giorno libero. Quindi, mai più giovedì paradisiaci, ma mediocri mercoledì ne' carne ne' pesce. Ma non ci lamentiamo, via.

Ho portato il Nano in un luogo ove si respira aria buona, si pesta qualche cacca ma soprattutto non si nuoce ad alcuno: in pineta. La pineta, dalle mie parti, è un luogo di meravigliosi incontri nonneschi e bimbeschi, grazie anche alla presenza di innumerevoli aree gioco del Comune e di parecchie panchine. E' un po' il regno della mamma disoccupata e della nonna in pensionamento anticipato, nonchè luogo di sfogo fisico per casalinghe in sovrappeso amanti della camminata veloce. Io ci vado ogni tanto, perchè di solito c'è poca gente e soprattutto perchè ci sono i ciclamini e si sa che io sono una ragazza romantica. E poi perchè è un luogo ideale per sguinzagliare un nano ipercinetico senza il rischio che un camion lo metta sotto.
Il luogo, dicevo, al mattino è frequentato da deliziose nonnette. Oggi abbiamo avuto un incontro ravvicinato con una esimia esponente della categoria, una nonna sprint totalmente avvolta nel leopardo, e la sua deliziosa nipotina glitterata.

"Ma guarda, Matildina della nonna, che bel bambino! Fai ciaociao, Matilde", ma già leggevo nei suoi occhi una voglia matta di competizione.
"Ma che giovanotto! Quanto tempo ha?"
"Diciotto mesi"
"Ma lei scherza. Si vede benissimo che è più grande." e lancia al Nano e alla nipotina glitterata un'occhiata di quelle che solo le nonne competitive sanno fare, ovvero di quegli sguardi dotati di varie funzioni di taratura peso-misurazione toracica-stima dell'altezza come neanche il più complesso degli orologi Casio.
"Eh, lo so, in effetti è un bambino molto alto"
"Comunque si vede benissimo che è più grande."
"Si fidi, signora: è nato il 21 settembre 2006, faccia due conti e vede che tornano."
"Sì, vabbè, avrà almeno due anni e mezzo. Ma chi crede di prendere in giro?"
Sono perplessa, non so cosa dire. "Guardi, signora, insisto. E poi se ci fa caso, non sa neanche parlare."
"Si vede che sarà un po' ritardato. Vieni, Matilde, andiamo a giocare più in là."
Deve essersi offesa perchè il Nano è più alto della piccola glitterata, vai a sapere.



Altro incontro simpatico: una nonna con un nipotino di circa un anno, con una brutta dermatite sul capoccione. Siccome io oltre che una ragazza romantica son anche una persona assai delicata e mai mi permetterei certe cose, però al contempo avevo una voglia pazza di sapere cosa fosse questa specie di patacca tignosa sul cranio del piccino, mi appresto con ampie circonvoluzioni a dirigere la conversazione in ambito dermatologico.
"Eh, sa, il bimbo è tanto sensibile. Hanno avuto problemi in famiglia, e a lui poverino è spuntato questo fungo. Si sa come sono i bambini, SODOMIZZANO tutto!"
Sono dovuta andare a ridere dietro ad un pino. Dico solo che mi è uscito un pezzo di barretta zona alla segatura e cocco dalla narice sinistra.

Ah, se non ci fossero le nonne bisognerebbe inventarle!

venerdì 7 marzo 2008

Gli scambisti.

Una volta alla settimana, mocci e peli permettendo, porto il Nano in piscina non si sa bene a far che cosa. Nuotare, di certo no. Se per nuotare si intende stare a galla e sfruttare il principio di Archimede per spostarsi in acqua, non è questo il caso. Galleggiare, neanche: senza l'ausilio delle mie possenti braccia da lavandaia svedese il Nano finirebbe sul fondo della vasca a far compagnia ai bracciali smarriti degli armadietti. Affogare, neppure, anche se certe volte ci siamo avvicinati pericolosamente alla rianimazione cardiopolmonare.
Più che altro, si va a far la conta dei rispettivi sfaceli, a mostrare le mosciure e i flaccidumi, e a sparlare con le altre mamme delle mamme del turno successivo. O se non si riesce a rientrare nel primo turno a causa di un sonnellino troppo prolungato, si va a sparlare con quelle del secondo di quelle del primo. E via così.
La piscina è il mio incubo. Ci vado molto malvolentieri. Innanzitutto, è lontanissima e mi scazza una cifra caricare tutta la roba in macchina, poi nonostante non si possa entrare con i passeggini le mamme se ne fottono e arrivano con i bulldozer carrozzati schiacciando miseramente la tua roba. E poi non c'è mai spazio, le mamme son cafone e si portano dietro le nonne (ahiiii! graaaaave erroooooore!), il pavimento non rientra nel mio concetto di igiene sebbene sia piuttosto elastico, le docce sono un orribile luogo di pena secondo soltanto alla palude Stigia, e i batteri che causano le verruche li vedi correre come fulmini su tutte le maniglie delle porte. Se si aggiunge al panorama un Nano molto impaziente di buttarsi in acqua ed una mamma in infradito scivolose che sciabatta per stargli dietro, ecco qua un simpatico quadretto fitness.
La cosa che mi piace di più della piscina, è l'ingresso delle nonne sprint. Ce n'è una che puzza di sudore e di alcolico mal digerito che tutte le volte sbaglia l'ingresso, e passa da quella infida doccia con la fotocellula. E siccome le nonne son sì sprint, ma il costume non se lo mettono e se ne stanno in ciabatte tutto il tempo a bordo piscina ad aiutare le figlie (leggasi intralciare), va sempre a finire che qualcuna di loro si becca una bella doccia vestita. E siccome io son sempre sola e non c'è mai un cane che mi aiuti con la svestizione del Nano, mi vendico appostandomi dietro la porta dei gabinetti, pronta a saltare fuori e redarguire l'incauta nonnetta col mio bel ditino teso.
Ed un'altra cosa che mi sta sulle balls è la rastrelliera per le scarpe all'ingresso. Trattasi di scaffalatura stile Castorama, in cui gli utenti della piscina devono lasciare le scarpe. E mi sembra cosa buona e giusta. Se non fosse che la rastrelliera è posizionata in un fondo di stanzino senza uno straccio di finestra, cosa che provoca miasmi mefitici e svenimenti negli incauti utenti. In pratica, l'operazione di abbandono delle proprie scarpe deve avvenire in completa apnea. E augurati che non ti si formino quei fastidiosi nodi alle stringhe, perchè o hai la capacità polmonare di Majorca, o sei clinicamente morto. Le scarpe, che si tratti di abbandono o di recupero, io le lancio. Non mi sto nemmeno a preoccupare di metterle bene, le lascio lì e via. Ho fatto un po' da opinion leader, in questo, ed ho notato che adesso le lanciano più o meno tutti.
In genere, chi va in piscina sfrutta l'occasione e si mostra fèscion. Molte mamme e sorprendentemente quasi tutte le future mamme (avevo dimenticato di dire che parallelamente al corso di acquaticità per nani nella vasca accanto si tiene quello per panzone) sfoggiano epilazioni totali e perizoma. Io quando ero incinta la patata la ricordavo vagamente, più che altro per l'omonimia con il gustoso ortaggio. Figurarsi mettersi lì a pelarsela. E il perizoma, mah, che dire? Una stringa di stoffa larga quanto la cintura di una vestaglia che ti solca le chiappe e riappare lì dove la femmina tiene le sue cosine segrete, suvvia, ma non ha tutto l'aria di una tortura? Sono convinta che certi eretici sottoposti alla garrota si sentissero più a loro agio. Io, comunque, non me ne vergogno, e resto fedele ai mutandoni col fiocchino davanti.
Io invece son cialtrona, mi vesto male e soprattutto mi metto certe scarpacce da vergognarsi. Ad esempio, le mie scarpe preferite per la piscina sono una paio di Nike vecchie come la Ventura, bianche con baffo blu, che non hanno bisogno di essere slacciate per togliersele, ma basta una bella calciata e ti resta dentro pure il calzino. Calzini sui quali è meglio soprassedere. Dico solo che i più seri che ho son decorati con una fantasia di castagne, il che è tutto dire...
Son scarpe talmente vecchie e brutte e vagamente catarifrangenti che le vedo pure da lontano nella penombra della rastrelliera. Eh, a me piace la vita facile, che ci posso fare.
Insomma, l'altro giorno mi infilo queste scarpe, e improvvisamente mi accorgo che mi stanno molto comode. Oserei dire pure larghe.
Comincio a camminare come Bagonghi e mi avvio verso il parcheggio, ma uno strano ed angosciante tarlo mi perfora le meningi. Ma avevo questi calzini, quando sono uscita? e nel pensarlo, mi sollevo l'orlo dei jeans. Calzettoni bianchi di spugna da ginnasta sloveno, orrendi. Io per principio non metto questo genere di calzini, mi ripugnano. Sono privi di personalità, asfittici, atarassici, apatici. Non hanno mordente, e si accoppiano a casaccio con consanguinei, non sanno essere fedeli al proprio compagno. I miei, invece, sono monogami. Guai ad indossare un calzino con le castagne con uno coi conigli! Te ne accorgi subito, l'errore non passa inosservato.
Insomma, dai, son più stilosi, anche se ammazzano un pochino l'eros.
E mentre percorro i 500 metri che mi separano dalla macchina col mio passo strascicato in queste scarpe sempre più comode, mi accorgo che il proprietario della multipla parcheggiata accanto alla mia indossa delle scarpe identiche alle mie, ma cammina molto peggio. Infatti sembra uno di quei finti storpi che chiedono la carità nei giorni di mercato, solo di un realismo impressionante. Sarebbe stato un ottimo storpio, avrebbe rubato il lavoro a tutti.

A me è andata bene, perchè un 39 in un 44 ci naviga, ma dopotutto cammina.
Io son suonata, lo so. Ma possibile che un calzino molto glamour con fantasia di matite colorate, il cui calcagno gli deve essere per forza andato a finire sotto la pianta, non lo abbia minimamente insospettito?

sabato 1 marzo 2008

Come rovinarsi un sabato in poche semplici mosse.

Ogni tanto do di matto. E allora mi viene in mente di invitare per un pomeriggio la famigliola di qualche amica/o che non vedo da tanto.
Effe faceva l'università con me, ma è stata molto più brava e l'ha finita a 23 anni, mentre io ero tutta intenta a cazzeggiare in piazza dei Miracoli in attesa di un miracolo. Effe era quella che mi passava gli appunti e gli sbobinamenti, quella che mi suggeriva le risposte ai test, quella che si depilava completamente un sopracciglio per essere incentivata a non uscire di casa quando la spada di Damocle dell'esame incombeva sulle nostre testoline vuote di post-adolescenti. Effe era la sgobbona, ed infatti da brava sgobbona ha trovato subito un lavoro, abbandonando presto la vita della ragassuola scapestrata per un solidissimo impiego a tempo indeterminato. E siccome Effe fa le cosine per benino, ha sposato un rampollo di una qualche monarchia industriale, ha fatto due figli e mezzo (uno attualmente risiede stabilmente in pancia) e adesso vive in uno splendore di casolare ristrutturato nel sud della regione, molto più antico e bello del nostro (il che non è difficile, a dire la verità, dato che abbiamo una facciata da vomito, ci mancano i copripresa in parecchie stanze e l'esterno somiglia più ad una discarica che a un giardino). Effe solo per questo motivo mi sta un po' sul culo, e chissà per quale strano motivo mi è venuto in mente di invitarla a casa, visto che non ci sentiamo quasi mai. Non avevo nemmeno tanta voglia di vederla, e nonostante una vocina dentro di me mi suggerisse di accampare scuse creative e convincenti per evitare la visita - tipo dire che avevo la serata impegnata perchè dovevo lavarmi i capelli, o che il Nano era stato colpito da un morbo iperpustoloso e contagiosissimo con cacarella a scoppio e lamentite acuta - non l'ho ascoltata. E ho fatto male, malissimo.

Innanzitutto, i due figli di Effe sono due bestie selvagge assolutamente prive di educazione che mi hanno messo a ferro e fuoco la casa sotto gli sguardi innamorati e compiacenti dei genitori. Queste due bestie insopportabili hanno anche due nomi da poveri bambini mentecatti: si chiamano Sena e Lupo. Lupo si addice benissimo al soggetto che lo porta, considerando la vorace propensione alla guerra, Sena invece potevano tranquillamente chiamarla col nome che ho citato qualche post fa: Belva. Il terzogenito si chiamerà Ardio, se maschio, o Astra, se femmina. Quando l'ho saputo, non ho potuto evitare di pensare ai nomi di certe cucciolate di cani da caccia di razza setter.
I Setter di cui sopra hanno saltato con le loro zampette fangose sui miei divani, smanettato coi telecomandi, calpestato a morte alcuni giocattoli del Nano rei di essere del materiale sbagliato, e tentato di rapire il povero bambolo Stefano nascondendolo nella borsa della mamma. Il Nano, poverino, tentava di socializzare con i Setter, ma non veniva cagato minimamente. Ha tentato di imitarli nei comportamenti nefandi e funesti, ma è stato sgridato da quell'arpia della mamma, e contenuto per un po' nel box. Più che altro per evitare altri contatti con gli Unni.
"Ma tu così facendo gli crei dei condizionamenti comportamentali" mi fa il Setter padre, "lascialo libero di sfogarsi!". Certamente, Setter padre, concordo pienamente con la tua posizione steineriana, però vorrei farti notare che il copriletto di toile de jouy su cui i tuoi bambini stanno camminando con le suole fangose e trascinando per casa si dà il caso che sia il mio.
Già, perchè la famiglia dei Setter è una famiglia alternativa.
A me le famiglie alternative son sempre rimaste abbastanza simpatiche, almeno idealmente. Forse perchè non le ho mai frequentate se non superficialmente.
Adesso so che non mi sono più tanto simpatiche, e forse se non le ho frequentate un motivo ci sarà.
I Setter sono vegani, salutisti, amano la natura. Stanno attentissimi a tutto. Si preoccupano seriamente delle scorie che producono, non hanno vaccinato i figli per una precisa scelta etica (se però attaccano il vaiolo al Nano magari un pochino me la prendo), indossano solo abiti in fibra naturale tessuta dalle solerti manine delle vedove del Guaranì, sono decisamente equi e solidali. Molto più di me di sicuro, che ho in dispensa una confezione di Nescafè in granuli e un pochino me ne vergogno pure.
"Volete un po' di torta di carote?"
"Ma non ti disturbare," mi risponde Effe aprendo la borsa ed estraendone un tupperware pieno di sbobba marrone chiaro "ci siamo portati la merenda da casa. Sai, non sappiamo come mangiate, e noi stiamo molto attenti all'alimentazione. Immagino che non siano carote biologiche"
"Ehm, effettivamente sono carote del supermercato..."
E così, mentre il Nano becchetta la sua fetta di torta di carote non biologica e sicuramente insalubre sebbene preparata dalle mie sante manine, i due orribili bambini dagli orribili nomi spalmano manate di sbobba marrone sui cuscini dei divani. E a quel punto scopro che la sbobba marrone chiaro contiene dei pezzetti marrone scuro un po' filacciosi che la fanno somigliare a ciò che producono i miei gatti quando sono alle prese con un bolo di pelo nello stomaco.
"La televisione noi non la guardiamo, perchè ci sono le cose brutte e sbagliate." mi confida Sena mentre si spalma di sbobba con molta dovizia ed indica il nostro strumento del Diavolo, ovvero la tv.
"E la mamma ci lascia a casa da scuola perchè anche a scuola ci insegnano le cose sbagliate" continua Lupo.
Ma dai, non posso crederci.
"Ho lasciato il lavoro per seguire l'educazione dei miei figli." il Setter grande mi guarda sorridendo: "Abbiamo deciso di educare i bambini a casa. Se ne occuperà Effe, che ha fatto l'insegnante."
Non so come mai, ma la cosa mi fa gelare il sangue. Tutto il giorno a casa coi Setter imbufaliti, senza prendersi un attimo di pausa dalla loro demoniaca presenza, costringerli a stare attenti, senza neanche la consolazione di un bell'esorcismo scolastico... e per le note sul diario? A causa del comportamento pigro e disattento, lunedi p.v. l'alunna Sena verrà in cucina accompagnata dalla Mamma. Firmato, la Mamma. Mah.
Mi scappa forte di chiamare i servizi sociali e testimoniare per l'interdizione, ma mi trattengo.
"Sai, " mi fa Effe con aria fintamente complice, visibilmente disgustata dal mio modo di vivere gretto e provinciale, "siamo contrari a questa educazione nozionistica e spersonalizzante della scuola moderna. I bambini hanno bisogno di esprimere se stessi, di autoaffermarsi. Guarda che armonia, tra i nostri bambini! Guardali, come si esprimono bene! Si sentono proprio liberi"
Effettivamente, i setter si sono espressi davvero benissimo allagandomi completamente il bagno.
Quando li ho salutati, mi sono sentita molto sollevata. Ed ho pensato che sarei uscita volentieri a comprare dei merendini chimici al Nano ed una bella cocacola per me, e come atto di protesta personale verso questa famiglia di rompicoglioni avrei volentieri buttato via il secco e l'umido tutto assieme, senza suddivisioni di sorta.
Guardando la loro BMW nuovissima che si allontanava nel vialetto, mi è venuto da pensare che almeno quella, per fortuna, tanto equa solidale ed ecologica non è.
Ho improvvisamente rivalutato i gormiti e quelle zoccole alate delle Winx.

lunedì 17 dicembre 2007

Supermercato.

Ma io mi chiedo, ma perchè la moda impone questo look seminudo alle povere adolescenti? Oggi al supermercato ho visto una sfilza di ragazzine vestite con piumini da campagna di Russia e quegli stivali pelosi all'interno che fanno sembrare i piedi dei grossi ferri da stiro di nabuk, e con almeno 20 centimetri di panza all'aria. Io non sono nemmeno freddolosa, ma certe imposizioni della moda proprio non le capisco. Capisco che hai il piercing all'ombelico ed il tatuaggetto con la farfallina ed avendo sofferto per farteli fare vuoi mostrarlo a tutti, ma non senti freddo? Non ti si blocca la digestione? Non ti viene la cacarella istantanea?
A me vedere queste povere ciccette esposte al vento invernale fa male. Non capisco. Forse son troppo limitata per comprendere quanto sia sexy la carne umana livida.
E un'altra cosa che mi fa male, è vedere come io stia lentamente cominciando a ragionare da anziana. Mentre ero ferma nella contemplazione di una trentina di carne nuda debordante tra un paio di jeans a vita inguinale (ma sarebbe più corretto definirli giropassera), accanto a me c'era un grandissimo e succulento Bacio Perugina. Ad un certo punto il Bacio Perugina si è animato, facendomi prendere uno spavento micidiale, e sotto c'erano una faccia barbuta e canuta, ed un loden verde. "Ha visto, signora, che buzzi di fuori che hanno questi ragazzi?"

Avranno anche i buzzi di fuori come dice lei, caro signore, ma in quanto a pessimo gusto per i cappelli non la supera nessuno.