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lunedì 21 gennaio 2008

Fatto!


Ecco. Cosa posso dire? A parte il disordine, a parte che ho sistemato solo 7 scaffali su 24, direi che l'effetto è meravgliosamente disturbante. Specie lo scaffale rosso, a luci abbassate scintilla nella penombra generando strani effetti ipnotici (infatti il Gig, porello, che staziona nel divano di fronte, già dorme).
Nella frenesia del disarma-pulisci-spolvera-raggruppa-rimetti a posto bene, son saltati fuori dei titoli inquietanti. Vorrei sapere innanzitutto chi cacchio ha comprato tutti questi manuali, specie quello sull'allevamento dello struzzo. Io non sono stata, figurarsi il Gig, che certe volte si sospetta che non sia neanche nato dalla pancia di una mamma ma sia una diretta emanazione dello smog torinese e con animali, allevamenti e campagna in generale ha la stessa confidenza che può avere una pecora con una moto da cross. Personalmente non ho niente contro gli struzzi, però mi inquietano con quei loro colli sgraziati e quei becchi affilati come rasoi, e mai mi sognerei di allevarli. Oltretutto, devono mollare delle beccate micidiali, e personalmente preferisco le tradizionali galline. Anche se devo dire che annunciare agli ospiti "E adesso vi mostro il pollaio", e poi veder spuntare fuori dalla stia questi poderosi animaloni deve fare un certo effetto.
E' sbucato fuori anche un manuale sui filtri d'amore, uno sulla stregoneria, un librone fotografico sul barocco nelle missioni Guaranì del Paraguay, un manuale sul gioco del tennis, e poi innumerevoli testi più o meno seri sull'omeopatia e sull'alimentazione. Giuro di non ricordare assolutamente di averli comprati.
Ci sono anche alcune opere pregevoli su come tenere in ordine una casa e organizzare al meglio gli armadi, un paio di Galatei di Donna Letizia, un libro di Barbara Cartland che devo assolutamente leggere al più presto per rendermi conto di cosa si tratta, il trattato sulla puericultura di Spock in edizione 1974 (così potrò rendermi conto dove mia madre abbia sbagliato), ed una caterva di vocabolari. Non li ho contati, ma ce ne sono per tutti i gusti: due di latino, due di greco, tre di francese, due di inglese, uno di russo, due di spagnolo, tre di tedesco, un monolingue francese, un dizionario enciclopedico in tedesco, uno di verbi russi, uno di greco moderno, uno di paradigmi latini.
Roba da pazzi. Non riesco a credere che ci siamo trascinati dietro tutta questa roba per ben 4 traslochi.
Adesso muoio dalla voglia di catalogarli. Domenica lo faccio.
Ma solo se piove.

venerdì 7 dicembre 2007

Sapevo che prima o poi sarebbe successo.

Ecco. Lo sapevo.
E chi resiste al fascino nevoso del Natale Lupino? Beh, nevoso non tanto, se si considera che fuori son 18 gradi, ma noi Lupini siamo gente che a certe piccolezze non ci fa caso. Infatti la neve ce l'abbiamo: una trashissima innevata finta alle finestre, con tanto di fiocchi oscillanti montati da me stamattina con la collaborazione di un Nano molto poco natalizio, che mi ha calpestato e brutalizzato tutta l'ovatta bianca da me utilizzata per lo splendido decoro.
Adesso è finalmente giunto il momento dell'albero di Natale. Quest'anno a prova di nano, e come suggerisce l'amica Jes, saldamente ancorato al termosifone di casa, e privo di tutti quei ninnoletti tanto pericolosi per le nanomani e le nanobocche. Non ci metto neanche le lucette, il Nano è un maniaco dei led luminosi e se li caccia puntualmente in bocca.
Per il montaggio dell'albero, la discoteca lupina dispone di tre cd: uno piratato da mio suocero, che deve amare davvero tanto Dean Martin, uno di quando ero più giovine cantato da una torma di antipaticissimi bimbetti stile Antoniano, ed uno che ho scelleratamente comprato lo scorso anno all'Ipercoop e che si è rivelato una scelta davvero discutibile, dato che lo devono aver fatto cantare alle cassiere. Penso che opterò per il primo.
Vado, che il termosifone è tutto da incordare e l'albero giace a terra smontato. Voglio fare una bella sorpresa al Gig, che pervaso di pessimismo cosmico e di depressione, manco lo noterà. O al limite dirà che fe' sgiaer.
Gioite, o gente!

mercoledì 14 novembre 2007

Case, ovvero un'insana mania.

La devo smettere. Smettere subito.
Io sono una maniaca dei giornali di arredamento e bricolage. Non faccio che comprarne, e comprarne, e comprarne. Poi mi incazzo come una iena perchè vedo case bellissime, perfette, con una caterva di oggetti tutti disposti benino e non a casaccio come a casa mia, e mi sale un nervoso, ma un nervoso.
Le didascalie poi, sparano delle vere e proprie scemenze: "La signora Hoffmann si diverte a scovare piccoli oggetti nei mercatini e dai rigattieri, ed è riuscita ad arredare la sua casa con originali pezzi d'antan a piccoli prezzi". Innanzitutto, se io vado da un rigattiere non riesco a scovare un bel nulla se non un gran casino ed una massa di troiai. E poi, i piccoli prezzi sono in realtà dei veri e propri salassi.
Adesso, ad esempio, va di gran moda il decapè e lo shabby chic. Che sarebbe, tradotto in italiano corrente, mobilacci che non se li sarebbe filati nessuno manco a regalarli, ricoperti da uno strato di vernice bianca stesa male. Facilissimi da realizzare da soli: basta un imbianchino epilettico, un martellone da officina e una sacchettata di tarli, il tutto chiuso in una stanza per una mezza giornata. Dopodichè vi si applica un cartellino con un prezzo esorbitante, et voila.
Oggi, ad esempio, sono andata a comprare le medicine per la Dodda Balada, e sono passata davanti ad un'edicola di giornali. In bella vista, a farmi l'occhiolino tra le riviste di arredamento, c'era lei: CasaFiga*. Non ho potuto esimermi dal comprarla.
Ennesimo travaso di bile di fronte allo stile gustaviano: una casa il cui colore principale, il grigio perla, mostrava tutto il suo minimalista splendore dalle pagine patinate, causandomi penosi mal di testa. La casa era tutto un biancheggiare di opalescenze e cristalli, tutte le solite costosissime rigattierate disposte ad arte.
Ma perchè loro sì ed io no? Perchè riescono a mantenere candide le fughe tra le piastrelle pur cucinando, ed io per scaldare un miserabile pentolino di cera tra poco do fuoco alla casa? Ma come fanno ad avere certi bagni immacolati?
Ma ci vivono?, mi chiedo.
L'altra rivista verso la quale ho sviluppato una dipendenza quasi tossicoide è Casa Affascinante*. Il nome della rivista è sbagliato, secondo me. Dovevano chiamarla Casa Affascinante ma Disabitata. L'unico segno di vita, nel servizio fotografico principale, è un gatto nero acciambellato elegantemente su un divano bianco. Che subito dopo devono averlo cacciato via, povera creatura.
Ora, se hai gatti, cani e bambini sai benissimo che rappresentano il Nemico Numero Uno dei divani chiari, figuriamoci di quelli bianchi. Se hai un gatto nero, specialmente, col cacchio che lo lasci dormire sul divano. Su un divano come quello, poi, manco a parlarne. Io ovviamente sono di stampo tollerante, e li guardo farsi le unghie sui braccioli senza battere ciglio, ma una persona normale non lo fa e li rincorre col battipanni. Una notte di due anni fa i miei gatti hanno lavorato alacremente per farmi trovare al mattino una bella sorpresa: hanno scavato entrambi i divani dal di sotto, regalandoci un gradevole effetto-massaggio dato da loro due che si picchiavano dentro l'imbottitura. Io mi sono arrabbiata? Ma noo. Mi son messa a ridere. Il Gig già meno.
Figurarsi se a me dei miei divani frega qualcosa: son divanacci semidistrutti, e non hanno ormai alcun pregio se non quello di conservare nella loro memoria elastica la forma del mio culone.
Adesso mi è presa una fissa pazzesca: voglio anch'io una stanza finta. Una stanza dove nessuno deve mai andare, altrimenti lo picchio con la padella delle caldarroste. Una stanza dove avere tutto bianco, perfetto, in ordine, immacolato. La mano del Nano non deve metterci piede (che raffinato calembour) .Un bel soggiorno con tante vetrate, un po' di mobilio decapè fighetto, un pianoforte a mezzacoda con le foto dei trisavoli, anticaglie meravigliose e tesori nascosti. Poi portarci la gente a vederla, e sentirsi dire :"Ooooh, ma come siete ordinati! Oooooh, ma che biancore immacolato!", e sapere che di là c'è un Gig che semina calzini e mutande come se piantasse un pratino, ed un Nano iperattivo che martella le ante dei mobili per sentire il rumore.
Sarebbe bellissimo abitare in una di quelle case disabitate per mettere un po' di sano disordine.
Ma io mi accontenterei anche di una sola stanza, oh.

E ora che mi frulla in testa quest'idea, come fare a liberarsene?

lunedì 29 ottobre 2007

Come buttare via i soldi in un videonoleggio

I designer di Ikea son gente mlavagia.
Innanzitutto, danno dei nomi impossibili ai mobili. Roba che solo delle menti malate riescono a concepire. E poi usano dei materiali dall'oscura composizione chimica che provocano nei malcapitati acquirenti degli strani effetti collaterali.
Prendiamo ad esempio la cassettiera Kakka (non ho la A col puntino, in questa tastiera): è fatta apposta perchè dei gatti normalmente tranquillissimi diventino improvvisamente degli intagliatori di polene, e lavorino freneticamente giorni e giorni ad un montante per trasformarlo in una donna con le braccia aperte, pronta a frangere i flutti.
E che dire poi dei tappeti? Fatti con una fibra di una strana pianta carnivora tropicale che non appena ti ci avvicini ti abbranca e ti fagocita. La fibra, debitamente lavorata e ritorta, va a costituire il fantasioso tappeto Pillaakkera, che però nonostante i trattamenti di sbiancamento e coloritura mantiene intatte le sue proprietà avvolgenti, e fa inciampare le persone aggredendole ai calcagni.
Ma la cosa più oscura dell'Ikea sono i divani. "Imbottitura costituita all'86% di fibra vegetale", recita il catalogo delle meraviglie. Però non dice che il 14% è fatto di fibre di una pianta del sud est asiatico che sprizza tripanosoma gambiensis da tutti i pori, provocando sonnolenza cronica in tutti coloro che ci si siedono sopra.
E così i Lupini, sui loro variopinti divani economici, prendono film memorabili al videonoleggio della loro graziosa cittadina, li infilano nel lettore dvd e si accomodano coi loro culoni, pregustando una seratina cinematografica niente male.
E invece si ritrovano a dormire, con la bolla al naso come certi ceffi dei cartoni animati giapponesi, mentre sul video scorrono inesorabili i titoli di coda.
E gli svedesi lassù al freddo intanto se la ridono sugli Chateau-d'Axe, tanto loro hanno i soldi per comprarli, e restano svegli pensando a noi poveri squattrinati vittime della malattia del sonno.
E' un'ingiustizia, ecco. Un'ingiustizia bella e buona.
Adesso scrivo una email al Signor Ikea e gliene dico quattro.

domenica 7 ottobre 2007

Pulizia etnica nello sgabuzzino degli orrori.

Spinti da un irrefrenabile voglia di pulizia, oggi abbiamo sventrato, ridipinto e rimpolpato lo stanzino dispensa, ingiustamente ridotto a stamberga dai Lupini distratti.
"Va bene, ma si comincia a sistemare le cose dopo le nove e mezzo, che io voglio dormire." dice il Gig. Ma la Lupina maligna alle sette e mezzo era già lì che spostava scaffali e trascinava sedie, nella speranza che il coniuge si svegliasse, anche di malumore, e si sentisse moralmente obbligato a dare una mano.
Sarà stata la mia mano delicata, o le meraviglie del cerume auricolare, ma il Gig è comunque riuscito a dormire fino ad un'ora a mio giudizio scandalosa. E' stato messo lo stesso al lavoro una volta in piedi, e gli è stato affidato il compito più increscioso: la cernita tra la roba scaduta e quella ancora buona, e la messa in evidenza di quella in procinto di scadere.
Abbiamo resumato diversi cadaveri, mentre io grattavo con foga le caccole di cemento dalle piastrelle del pavimento: antica pasta Barilla che ci siamo portati dietro da vari traslochi, ceci pleistocenici, scatolette di maiale preistorico, una quantità industriale di formati di pasta scompagnati ed incompatibili, ed una sorprendente quantità di lenticchie.
Ma chi mangia tutte queste lenticchie a casa Lupini? Nessuno. Non ricordo di aver mai cucinato lenticchie, nemmeno per le feste. Ma soprattutto, chi le compra? E perchè?
Per uno strano scherzo del destino, ben due confezioni di quelle secche scadranno il 31 dicembre prossimo. Sarò costretta a servirle quindi la notte di fine anno ai miei ospiti, ma la domanda sorge spontanea: il primo gennaio saranno ancora buone? Andranno mangiate prima di mezzanotte, oppure resisteranno almeno un paio d'ore? Dovrò quindi metter foga ai miei commensali , svelti mangiatele che domattina saranno scadute?
Che inquietudine.
Per il cenone di Capodanno abbiamo già deciso di servire del paté, che scadrà intorno al 10 gennaio. Ne abbiamo un assortimento da veri gourmet, ce l'ha spedito un'amica dal Belgio pensando di farci cosa gradita. Poverina, non sapeva dei nostri gusti terra-terra. Una volta ho provato a mangiarne una scatoletta coi crackers, ma all'epoca ero incinta e mangiavo di tutto. Ho rimosso quasi del tutto l'esperienza.

"Lupi, tu sai il francese, vero?" mi chiede il Gig, da dietro gli occhiali appannati. "Cosa vuol dire marbré de fois gras mi-cuit à la compoteé de pruneaux et à l'Armagnac?"
"Vuol dire troiaio immangiabile. Buttalo via."


venerdì 7 settembre 2007

Tarli nella mente lupina.

Un tempo, Lupina lavorava come un ciuco da soma, ed usciva da casa prestissimo e rientrava la sera tardissimo. La casa di Lupina, all'epoca, non era l'attuale Villa Lupina (o Lupinaio, come amano definirla alcuni amici), ma un'altra casa da un'altra parte, ed era sempre buia e sporca, e nel frigo non c'era mai nulla di buono da mangiare, solo antiche sottilette risalenti al pleistocene e qualche carota barzotta. Dal bidone dell'immondizia si levavano effluvio mefitici dovuti alla permanenza di misteriose briciole ad alto potenziale tossico, la cadaverina e la putrescina regnavano incontrastate sulle arance e sugli agrumi, e il letto era perennemente disfatto. Non c'era mai niente di stirato, non c'era mai niente da mangiare, nessuno si preoccupava di ricomprare la carta igienica, e quando finiva erano dolori.
E tutto questo perchè Lupina era una Lavoratrice Indefessa. Lupina lavorava dal mattino alle 8 alle 3 del pomeriggio in veste casual, poi saltava sulla TwingoSmaterializzatrice e si rimaterializzava in una cabina del telefono come Mister No, cambiata d'abito e di pettinatura, e si apprestava ad entrare nel suo secondo ufficio, dove permaneva fino alle 9 di sera, curva sul computer. E tutto questo per portare a casa una pagnotta? Ma noo, oltretutto Lupina era sottopagata e maltrattata. Lupina lo faceva PER LA GLORIA.
La casa di Lupina, intanto, andava sempre più vicina allo sfacelo.
"Ci vuole una persona che venga a fare le pulizie!" decretò finalmente la saggia Lupina, in uno dei suoi rarissimi momenti di lucidità. E così arrivò Ignazia.
Ignazia era del segno dei pesci, e dei pesci non aveva ereditato di certo il mutismo. Parlava, parlava, parlava. Al telefonino, da sola, coi vicini. Non stava zitta mai.
E puliva. Lupina era entusiasta: Ignazia faceva la spesa, comprando quello che diligentemente era stato scritto nottetempo dall'esausta Lupina, stirava tutto (anche le mutande), sistemava i fiori nei vasi e lasciava una gradevole scia di mastrolindo dappertutto. Lupina lavorava sorridendo. Sapeva che una volta tornata a casa, avrebbe abbassato una maniglia di ottone splendente e girato la chiave del Paradiso terrestre, dove un divano comodo e dei cuscini sprimacciati la aspettavano impazientemente. E Lupina, felice, non faceva che narrare le gesta eroiche di tale Ignazia: "Vedessi come pulisce bene i vetri l'Ignazia! E che persiane lucide che ho adesso! Ah, sì come stira l'Ignazia, guarda. E come sa scegliere la verdura, vedessi che zucchine turgide!"

Un bel giorno, aprendo la porta di casa, noto un qualcosa di strano, come un'assenza non si sa bene di che.

Mi accorgo che manca qualcosa, ma cosa?



Il giorno dopo realizzo che non c'è più il portaombrelli. Era un vecchissimo orcio per l'olio, proveniente dal mio robivecchi di fiducia. "L'avrà spaccato inavvertitamente" mi dico. Lasciamo perdere, una perla come l'Ignazia dove la trovo?



Qualche settimana dopo, mentre mi asciugo i capelli in bagno, non trovo più la piastra in ceramica per rendere i riccioli lupiniani delle docili ciocche lisce molto fashion "Ma che strano, eppure stava nel cassetto del mobile del bagno, otretutto è nuova, appena comprata. Che testa che ho, magari l'ho messa chissà dove. Boh"

E mi rassegno al sistema scotennamento spazzola phon. Però un tarlo comincia a frullarmi nella testolina.

Pian piano mi metto ad osservare più attentamente le mie cose, che misteriosamente cominciano a sparire.

Un caricabatteria del cellulare, un vasetto con una pianta grassa, un portacd di plexiglass, un paio di guanti foderati di pile.

Ogni volta che esco di casa, sono sempre meno tranquilla.

Fino poi, all'apoteosi.



Un giorno, torno a casa e trovo una bolletta del telefono sul tavolo. Apro la busta tranquillamente, tanto in casa non ci sono mai ed il telefono non so come mai continuo a tenerlo attivo, che tanto non lo uso...

Resto di sasso: 900 euro e roba.

Ma come? Ignazia, la santa Ignazia, nata sotto il segno dei pesci come la canzone di Venditti (il che significa persona di specchiata onestà, portata alla fiducia nel prossimo e sensibile fino all'eccesso), quelle che annaffiava le mie dolci piantine e che permetteva al mio frigo di occhieggiare felice dietro pile di verdure e mozzarelle, proprio lei tradisce la mia fiducia telefonando a ufo? E poi chissà a chi.
Ma anvedi 'sta fetentona, mavvammoriammazzata, ma ora vedrai che cosa le faccio domani, gliene dico quattro...

Non ne ho avuto modo. Ignazia se l'è filata, praticamente rea confessa. Non si è più presentata al lavoro, ha spento il cellulare e ciao. Tanto si è presa il mio vecchio Nokia con la cover di Snoopy.


Adesso c'è la Tamara, a coccolare il mio mondo perfetto. Ma nel frattempo la famigliola si è allargata, è arrivato un Gig, e poi un Nano, e i due gatti, e la Santa Tamara non fa altro che rimuovere peli e giocattoli da sotto i mobili, e mutande abbandonate per terra, calzini smarriti, magliette appallottolate nei luoghi più impensati.


A volte leggo nel suo volto un muto rimprovero per come tengo le mie cose, ma io non ho voglia di giustificarmi. Non vivo più nel santuario, e ne sono contenta.

L'altro giorno il tarlo nella mia mente è tornato a scavare. Avevo messo 100 euro sotto un vasetto in cucina, erano per una bolletta in scadenza. Torno a casa, e i 100 euro son spariti, ma la bolletta è sempre lì.

Inutile dire che il giramento di coglioni si è impossessato prepotentemente di me.


Fino a quando la Tamara è arrivata ciabattando con una mano in tasca

"Oh nini, ma tienila meglio la tua roba! Guarda cosa ho trovato sul terrazzo", e caccia dalla tasca fogli e foglietti, più i 100 euro famosi.

Menomale. Per un attimo mi sono sentita ripiombare nell'antico terrore.
Tamara, santa subito!

giovedì 6 settembre 2007

Carbonara. Ovvero, Gig ai fornelli.

Villa Lupina, ora di cena.

Lupina è alle prese con un nano recalcitrante al pigiama, al cambio pannolini e alla nanna in generale. Siccome la nanna del Nano è direttamente proporzionale all'orario della cena, al Gig è toccato di cucinare, mentre Lupina tenta di addormentare la Belva a tettate nella testa.



Il Gig annuncia che preparerà la sua famosa carbonara. Evvai. Evviva.





"Gnam gnam, buona questa carbonara, Gig. Anche se ha un sapore un po' strano, gnam gnam"
"Gnam, forse gnam ho messo troppo pepe"
"Gnam gnam, no, gnam, è l'aglio. Forse è bruciato?"
"Gnam, noo, gnam gnam, saranno le uova. Avevano un colorito davvero pallido, gnam gnam."
"Lupina?"
"Eh, gnamgnam?!"
"... ho dimenticato di mettere la pancetta."

sabato 28 luglio 2007

Risolto il problema antiquariato

Ho pulito il frigo.

All'interno c'era di tutto, anche un paio di nerboruti uomini di Neanderthal.

Al mercatino mi hanno già detto che per le olive secolari che avevo nel secondo scaffale, mi danno in permuta tutto quello che voglio.

Mercatino dell'antiquariato, si salvi chi può.

Aiuto! Le mie finanze sono in pericolo!
Da ieri sera nella nostra ridente cittadina invasa dagli Olandesi e dai Tedeschi ospita un bel mercatino dell'antiquariato. Beh, insomma, antiquariato è una parola grossa. Io lo definirei "Rigattierato a prezzi esorbitanti", probabilmente è più corretto.
Il Lupino, il Nano ed io ieri sera ci siamo catapultati tra le bancarelle come invasati, sognando di comprare tutto, chiedendo prezzi, valutando misure, prendendo pseudo-accordi col venditore.
"Ripassiamo dopo, ci pensiamo su un attimo". Il venditore ci guardava allontanarci pieno di speranza, e noi via, in fuga col nostro passeggino supersonico carico di Nanosità, consapevoli del peccato commesso.

Bisogna dire che il Lupinaio trabocca di mobilio.
Bisogna dire che non abbiamo molti soldi. Anzi, proprio pochi.
Bisogna dire che però non ce la vogliamo mettere in cucina una bella madia toscana, eh?
E queste due stampine con gli uccellini, eh, non ce le mettiamo nella Stanza Arancione ?
"Ma noi non abbiamo una stanza arancione" mi fa notare giustamente il Gig.
Perchè lui, povero stolto, non sa che io ho mentalmente cambiato l'assetto di casa nostra una venticinquina di volte negli ultimi sei mesi, ridipinto le pareti e spostato mobili.
E questo candelabro, non starebbe da dio sopra il pianoforte (che non abbiamo, ma che dovremo comprare al più presto per costringere il Nano a noiose lezioni come è toccato a me)?
E guarda, che magnifica lampada sgangherata da lettura! Costa solo 400 euri, ma quando ci ricapita, Lupino? Guarda questi piattacci sbeccucciati come sono country! E costano solo 25 euri ciascuno! Lupino, li prendiamo? Dai!
Il Gig intanto è scappato verso la bancarella dei libri, lasciandomi ai piatti sbeccucciati e senza (fortunatamente) ne' bancomat ne' altra fonte di liquidi, e finge di essere immerso nella lettura del primo libro pescato a caso. Come faccio a sapere che è pescato a caso? Sta leggendo "Come curare la candida ed altri disturbi intimi femminili con l'Ayurveda". Si sa già dal titolo chi è l'assassino.

Ecco il calcolo mentale delle spese virtualmente sostenute:
Madia toscana da restaurare, 700 euro
Piattaia finto-antico, 220 euro
Piatti sbeccucciati ma moooolto decorativi, 6 x 25 euro ciascuno
Cornici scalcagnate, 10 euro ciascuna, e me ne piacevano almeno sei
Lampada da lettura, 400 euro
Lampadario a saliscendi di ceramica con carrucola, 150 euro
Lampada di opalina a parte, 70 euro.

Ho virtualmente speso 2.450,00.
E non ho incluso nel calcolo un orologio fintissimo per il quale il Lupino ha perso la testa, i paioli di rame per il camino (oops, ecco un'altra cosa che ancora non abbiamo!), un paio di manichini da sartoria ed altre cosine sfiziose da piazzare in casa qua e là.

Però oggi ci torniamo, eh, Lupino? Eh? Gig, perchè mi guardi così? Che cosa ho detto di male?

mercoledì 25 luglio 2007

Benvenuti a Spisciolandia-Caccolandia, regno di gatti porcelloni.

Federico è il mio primogenito. "Ma come, non era il Nano?" vi chiederete voi, piccoli lettori...
Calma. Il mio primogenito ha già 5 anni, ha i baffi, se ne sta in giro tutto il giorno ed è nero. "Non si dice nero, si dice di colore" qualcuno obietterà. Invece si può dire, essendo Federico nient'altro che un gatto.
Federico è mio figlio, il mio fidanzato segreto, il mio confidente ma anche una grandissima rottura di coglioni fin dalla nascita. Il suo arrivo nella mia vita fu carico del giusto pathos: trovato un pomeriggio di sole pazzesco, nel giugno del 2002, in una scatola da scarpe Lelli Kelly (con tanto di bustina di gel di silicio, particolare trash) assieme ad un'altra creaturina tortie scura, entrambi quasi morti e riacchiappati per i peli del culo da un amico di grande abnegazione, al quale sarò grata per sempre per aver permesso a questi due qua di sopravvivere.
Grazie, Luca.

Federico è un bravo gatto, dicevo, solo un po' carente di intelletto.
A volte ha dei picchi di acume che mi lasciano incredula, tipo per esempio quando entra in casa di mia madre e si mette a spisciolare in piedi, sculettando dalla felicità, sui suoi magnifici mobili di antiquariato, facendosi cacciar via a scopate nella schiena ricoperto di infamia ed ignominia, proprio lui che è un Principe.
A volte Federico impazzisce, e fa delle gran cavolate anche a casa Lupini. Ad esempio, lo scorso anno, lui e la sorella Oliva hanno lavorato alacremente allo scavo del divano Klippan dell'Ikea, costringendomi a manovre truffaldine nei confronti del Gig, il quale esasperato minaccia sempre di estradarli in provincia di Vicenza, dove è risaputo che i gatti li mangino.
Un po' meno grazie, Luca.

Oggi Federico sembrava totalmente rincoglionito. Vagava per casa, annusava gli stipiti delle porte, sembrava fortemente intenzionato a spisciolare sulle mie porte di meravigliosissimo castagno trattate a cera, se non fosse che ha più volte incontrato il mio sguardo fiammeggiante, attraverso il quale comunicavo crollo, rovina e distruzione, ed ha desistito. Ad un certo punto è scomparso, forse uscito alla volta di spisciolamenti esotici.
Stavo addormentando il Nano nel suo lettino, quando mi accorgo che una faccetta di gatto colpevole sbuca da sotto la zanzariera coloniale: è quella di Federico, che mi punta addosso un paio di occhietti da gatto-che-ha-combinato-qualcosa. Mi volto, e scorgo sotto il comodino dal mio lato una enorme, orribile, disgustosa CACCA.
Ma Federico, porcaputtanatroia, devi andare a spisciolare e scacarellare al piano di sotto, dal Nemico, non qua! Mi armo di scopa, guanti di gomma, mi metto un bandana davanti alla bocca e al naso (la cacca mi fa schifo, che ci posso fare), prendo una scorta di strappi di carta assorbente e mi appresto a togliere la caccona.
Certo che 'sti gatti di oggi mangiano bene, guarda che megacaccona che è riuscito a fare questo bucosecco di gatto.
Ma mio caro, è finito il tempo della Almo, dei crocchini Hills, qua si torna al Friskies, e che diamine! Il Fe', intanto, mi saltella intorno felice, dispensandomi testatine e fusa.

Non era cacca. Era l'elastico per capelli marrone di spugna che non trovavo più.

giovedì 5 luglio 2007

Muggiti misteriosi infestano l'aria.

E' da due giorni che sento uno strano muggire. Sembra che qualcuno abbia nascosto uno di quei giocattoli di una volta, quei cilindretti di cartone che una volta rovesciati emettevano il verso di un animale.
A parte la strana connessione telepatica con questo post, in cui si parla però di cubi multiattività e non di animali misteriosi, il sospetto che ci sia un qualcosa di strano a Villa Lupina è diventato qualcosa di sempre più concreto col passare delle ore.
I muggiti ci hanno sorpresi e congelati in svariati momenti della nostra vita: cambiando il Nano caccoso, mentre eravamo svaccati in posizione regolamentare-ognuno sul proprio divano, in piena notte, in procinto di chiudere casa con chiavi già in mano. Dopo ognuno di questi fotogrammi, è seguita una frenetica caccia al tesoro dentro gli armadi, nelle cassepanche, in mezzo ai cuscini dei divani, con l'unico risultato di recuperare alcuni stecchi di ghiacciolo nascosti negli interstizi dei braccioli ed una stringa di scarpa marrone la cui provenienza si ignora, non possedendo alcuna scarpa marrone ne' io ne' il Gig, e comunque stranamente corta.
Stamattina è venuta la Santa Tamara a pulire, ed anche a lei ho raccomandato la massima accortezza: va stanata la mucca misteriosa.

A casa Lupina è alquanto strano udire il muggito di una mucca, nonostante si trovi in aperta campagna. E' molto più normale sentire il rombo del casuario, oppure le scimmie urlatrici, o gli strilli di una iena in calore. Sì, perchè quasi confinante con l'oliveta lupina, c'è un bioparco stracolmo di bestie esotiche. Ne' io ne' il Gig, entrambi di chiaro stampo animalista, vediamo di buon occhio questa cosa, ma ci dobbiamo attaccare al tram: il proprietario ha tutti i permessi ed i certificati di questo mondo, purtroppo, e gli animali sono regolarmente denunciati. Per la legge italiana, li può tenere.
La mucca, capirete, anche se qui siamo in ambiente agreste e bucolico, è bestia più esotica del parrocchetto dal ciuffo giallo. Nessuno si sognerebbe di tenere una mucca, in questo agglomerato di casette ristrutturate-con-travi-a-vista, in questo villaggio sono una minoranza persino quelli che hanno il gatto.
La mucca, dopo debiti ragionamenti, deve per forza essere un giocattolo del Nano sfuggito al controllo, le cui pile impazzite fanno sì che si animi di sacro fuoco vitale e cominci a muggire.

Oggi pomeriggio, la svolta. Mentre scuoto la tovaglia dalla finestra, noto qualcosa di strano nel riflesso della finestra del bagno dei vicini di casa. Sono gente eccentrica, non hanno il riscaldamento "perchè dà noia", vivono in 2 in più di 400 metri quadri di cascinale ed hanno un cane che spadroneggia pretendendo di mangiare a tavola, e che morde tutti senza distinzione di casta, di sesso o di età (adorabile creatura!). Hanno anche delle galline alle quali chiedono scusa prima di tirare il collo, con le quali condividono la cucina ed il soggiorno della loro casa, e che il cagnaccio tenta continuamente di azzannare.
Mi sembra di vedere come delle corna, spuntare dalla finestrina del cesso.

Abbiamo preso una mucca, perchè ci siamo rotti di andare a comprare il latte tutte le mattina.

Fine della ricerca.

mercoledì 20 giugno 2007

Ripensandoci

Ma il crocifisso che il Lupino brandiva contro la Nanità Indemoniata, da dove cacchio è uscito?

Questi sono i grandi quesiti della mia misteriosa casa, che ingoia oggetti (tipo le chiavi delle catene delle bici e i calzini) e ne rivomita altri, dai quali tutti si dissociano "Ah, no, mio non è davvero".
Indagheremo.