mercoledì 24 dicembre 2008

I regali sono sotto l'albero.

Babbatale è stato ampiamente foraggiato con biscotti, latte e due mandarini.

Lupina e Gig, complice una bottiglia di prosecco e due bicchierotti di Baileys on the rocks per ammazzare una cena vongolosa, ci vedono doppio e fanno discorsi a bischero A sfondo esistenziale.
Direi che è tutto pronto per augurare...


BUON NATALE A TUTTI I BLOGGERS!

mercoledì 17 dicembre 2008

Delirio post influenza gastro-intestinale

Famiglia Lupina al completo in soggiorno.
Lupina al pc, Gig spalmato sul divano con telecomando in mano, tutto intento nello zapping pomeridiano, Nano che gioca pigramente con una macchinina.

Nello zapping furibondo, capita su "Amici di Maria de Filippi", dove un giovanotto effeminato vagamente cicciotto si sta esibendo in una canzone.
Lupina, che dà le spalle allo schermo, chiede distrattamente :"Ma chi è questo che canta?"

La risposta arriva dal Nano:
"E' Cicciobello. Cicciobello Pastasciutta."

Il ragazzo ha dello humor, indubbiamente.

venerdì 12 dicembre 2008

Il pericolo della contaminazione

Due giorni fa, come per magia, è comparso sullo zerbino di casa un regalino felino: un enorme topone morto mezzo sbudellato. Il dono è stato accolto con grida belluine, ma come si può facilmente immaginare, non di felicità. La gatta vincitrice del trofeo se l'è tirata fino all'inverosimile ed ha improvvisato una specie di parata a coda dritta, si è scofanata una doppia razione di crocchi e poi è svenuta su un tappetino.

Il topone cincischiato è stato riposto dalla Santa Tamara in un sacchetto di plastica e lasciato sul balcone sotto la pioggia. Io nel frattempo, impegnata nel delirio nanesco prenatalizio, mi sono completamente dimenticata del topone.

Il Gig, una volta tornato dal lavoro, in un ritorno di fiamma di Omino Precisino, ha pensato bene di svuotare i posacenere da balcone dentro a qualcosa, e cosa meglio di un bel sacchetto del Lidl solo e abbandonato in mezzo alla pioggia su un terrazzo d'inverno?
"Ma cosa...AAAAAAHHHHRRRRGGHHHH! Ma è un topo morto!!!"
"Un topo morto e mezzo sbudellato, per la precisione"
"Ma che ci fa dentro al sacchetto?"
"Non lo vedi? Fa il cadavere."
"Sei pazza? Ma perchè non lo hai buttato?Adesso ci contaminerà con la laptosps.. la pstoptpspirosi... la lepsptpst... la malattia dei topi, insomma"
"Hai ragione, ora lo metto in un sacco più grande e lo porto al bidone"
"Nooo, al bidone?? In macchina??? Ma cosa ti dice il cervello? Contaminerai anche la macchina! Pazza, vuoi farci morire tutti???"
"Allora mi cambio le scarpe, prendo l'ombrello e mi avventuro in una strada di campagna di notte nel buio più completo per arrivare al bidone dell'immondizia, in pigiama, col rischio di essere investita da un pirata delle strade di campagna."
"Ma è lontanissimo. Finiresti con l'essere contaminata durante il tragitto! Quel cadavere portatore di peste e morbi mortali va assolutamente rimosso dal nostro terrazzo."

E pensa che ti ripensa, si cerca una soluzione.

Alle 22.30, una Lupina in ciabatte scende silenziosamente le scale del Lupinaio con una busta del Lidl in mano, e nella busta non ci sono ne' biscottini allo zenzero ne' una delle offerte strepitose tipo set di chiavi a bussola - 94 pezzi - a € 49,90, ma un enorme topone morto mezzo sbudellato ed intriso di pioggia, lo scarica in silenzio sullo zerbino della casa paterna.
Ed altrettanto in silenzio se la fila.

Peccato che domattina non ci sarò, quando la padrona di casa si troverà il cadeau sullo zerbino. Ma sentirò le grida.

giovedì 11 dicembre 2008

Momento di puro godimento.

"No, ti prego."
"Ah, sìì, lì, dai"
"Tirala fuori. Così, dai."
"Noooo, non lì, più giù!"
"C'è stato un momento in cui c'eri quasi."
"Continua, continua, è lì..."
"Aaaahhh, AAAAAAAAARGGGGGHHH, AAAAAAAAHHHHHH"
"Sei troppo violenta, mi fai MALEEEE!"
"AAAAAAHHHHM SÌÌÌÌÌÌ!"

Non c'è niente da fare.
E' sempre eccitante togliere le spine dalle dita al Gig.

lunedì 8 dicembre 2008

La Canzone del Freddo

Rompono le palle, sporcano come dei dannati, non collaborano, fanno guai immensi tipo perderti la carta di credito in mezzo ai giocattoli e rapinarti delle ultime 50 euro disponibili per accartocciarle e metterle in una scatolina microscopica.
Però poi scrivono La canzone del Freddo, un giorno che sei seduta al bar col marito e la cioccolata calda davanti, te la cantano con una vocina da topo e ti dimentichi di tutto.

E' fedddddo
mamma è tanto feeeedddo
E' goscio quetto feeeeddo
E' loscio il feeeeeddo
Aiva Babboatae
potta i legali
potta TUTTI i legali
il callo loscio goscio bezizìa
la palla per il Nenne
la pissa
la pattacciutta appolololo
nel feeeeeddo
mamma è feeeeeeddo
metto i ccheo (cappello)
metto i pooooi (pantaloni)
metto a mallia (la maglia)
è feeeeddo la sea (la sera)
si va a nanna
si pia a pippa.
Quando è feeeeeeeddo
la pappagellà si mangia NO.

Questo è il frutto di un pomeriggio al bar, dove il Nano ha chiesto il solito gelato, che però data la stagione non era disponibile. Di seguito all'ampia spiegazione sul perchè non ci fosse il gelato, il Nano di sua sponte ha composto la canzone, e ce l'ha cantata nello sconcerto generale, sorridendo e dondolandosi sulla sedia come Ray Charles in Georgia on my mind, e rischiando la bazzata ad ogni oscillazione.
La musica è approssimativa, ma il testo è di sicura attualità e pregno di significato.

Io e il Gig meditiamo di investire gli ultimi soldi per comprare un organetto elettrico e darci all'accattonaggio.

mercoledì 3 dicembre 2008

Tornati a casa dopo una bella giornata abbiamo trovato una brutta sorpresa.

Sei stato un bravo cane, non hai mai morso nessuno. Erano tutti i benvenuti in casa nostra, quando c'eri tu. Hai sempre fatto le feste a tutti, persino ai ladri che ci venivano a rubare la legna.
Non hai mai imparato a stare al guinzaglio, a fare la cacca e la pipì dove potevi, hai rubato centinaia di guanti di pelle, hai sotterrato di tutto in quelle tue buche enormi.
Non ti si poteva lavare, perchè eri troppo vecchio. Puzzavi da morire. Non eri neanche bello, color pecora e con le orecchie di quell'assurdo arancione.
Però eri il nostro cane, e ti volevamo bene.

Ci hai regalato 16 anni di vero amore tutti da ricordare. E per cosa, poi? Per due biscotti e quattro carezze. Non siamo mai riusciti ad andare in pareggio, con te.

Sarà bruttissimo, questo giardino, senza di te.

Ciao, Tippe.

venerdì 28 novembre 2008

Il mare in cucina. E non si parla di piatti di pesce.

Sì, lo devo raccontare.

Stamattina mi sono svegliata con le mie belle cispe agli occhi, sbadigliando mi sono recata nella mia adorata cucina, e le mie ciabatte hanno emesso uno strano rumore molto poco da ciabatta e molto più da pinna.
Hanno fatto sciak sciak, non sciabatt sciabatt come invece dovevano fare.
E infatti.

Mi piove in casa dal tetto.

Ho finito le ciotole, le insalatiere, le bacinelle, i secchi. L'acqua, incontenibile, filtra dalle tegole e scende dalle travi fin sui fornelli e sul pavimento, creando un troiaio indicibile (maremma maiala, aggiungerei io). Metteteci anche un Nano alle prese coi travasi montessoriani, e la tragedia è fatta.
Il dramma umano non ha mai fine.

Metteteci un ulteriore disagio: oggi, nonostante la pioggia, tutto il parentado ha pensato bene di farmi visita. E tutti a chiedere: ma ti piove dal tetto?

O chiorboni! O teste a pinolo! Ma secondo voi tutti quei secchi e insalatiere e vasini e portaspazzolini e piatti del servito buono - quelli di Natale del cosocomesichiamaebosch, lui insomma - li ho messi per terra per creare un simpatico effetto mercatino dell'usato? O secondo voi sono una psci psin piscsopatica, insomma, una malata di mente che si diverte a creare percorsi a ostacoli? O che mi diverta a far provare ai gatti l'ebbrezza di bere da una ciotola diversa tutte le volte?

Mia sorella mi ha fatto notare che mi stava piovendo sugli elettrodomestici.
Mia madre mi ha fatto notare che stava piovendo nella minestrina del Nano.
Mia suocera mi ha fatto notare che stava piovendo nei biscotti Granturchese.
Mio padre mi ha fatto notare che stava piovendo sulla piattaia.
Mio suocero (ex dipendente Enel con la mania dei lampadari) mi ha fatto notare che stava piovendo sul lampadario. E che ci saremmo sicuramente presi una malattia grave con tutto quell'umido.

Mia nonna mi ha telefonato alle 17.00 per chiedermi se pioveva ancora in casa.
Mi ha ritelefonato alle 17.35 per chiedermi se pioveva ancora in casa.
Mi ha ri-ritelefonato alle 19.30 per chiedermi se pioveva ancora in casa.
Mi ha ri-ri-ritelefonato alle 21.00 per chiedermi se pioveva ancora in casa.
Mi hanno telefonato anche i miei suoceri, una vicina, la donna di servizio della mia mamma, la Santa Tamara, e tutti quanti mi hanno chiesto la solita cosa: ma davvero ti piove in casa?

La trovate tanto strana questa cosa?

Ma come mai non prendete un cencino e mi date una mano ad asciugare?

mercoledì 26 novembre 2008

L'ennesimo attentato ottimizzatorio.

Il Nano è ammalato, per chi si fosse perso le puntate precedenti.

I Nonni di entrambe le fazioni si alternano in un susseguirsi di Nano-guarda-cosa-ti-abbiamo-portato, senza soluzione di continuità, e svicolano agili come leprotti dalla mia stretta assassina - mica me lo guardereste un attimo, che devo uscire ma torno subito subito, parto soltanto per la Corea del Nord, ma faccio alla sveltissima - così va a finire che siamo sempre soli, lui ed io, io e lui, ed io ho finito le cartucce.
Oggi però è venuto Nonno Asl, il nonno preferito del Nano (se mi sente il mi' babbo mi bastona). Il Nonno Asl è arrivato animato dalle migliori intenzioni, ma dopo un po' l'Ottimizzatore che è in lui ha cominciato a venir fuori prepotentemente, ed approfittando della mia assenza momentanea (ero in bagno a pettinarmi - ufficialmente - ma in realtà facevo la cacca), ha pensato bene di riprogrammarmi la stufa a pellet, indispensabile accessorio riscaldante per una casa vecchia e piena di buchi, i cui termosifoni non sono soggetti alle leggi della termodinamica e di conseguenza non scaldano un cacchio.
Insomma, lo capisco: lui era lì, il palmare della stufa giaceva abbandonato sul tavolo, io non ero presente... suvvìa, è comprensibile. Chi non schiaccerebbe tutti i tasti a caso, in un frangente simile?

E così, nel tardo pomeriggio, la Lupina trascorreva interminabili minuti davanti alla stufa a pellet, aspettandone l'accensione. Che non avviene. E non accenna ad avvenire. Gli sportellini vengono aperti tutti quanti e controllati ripetutamente, i tasti giusti vengono schiacciati, ma la grande cosa nera resta lì, immota, senza ombra di fuoco.

E' ora di cena. Il Nano si bea del disgustoso pastone citato nel post precedente ed il Gig si mangia la sua pastasciuttina al pomodoro, le pentole emettono enormi sbuffi di vapore e la temperatura è siberiana. Siamo tutti avvolti in strati di pile che non ce li aveva nemmeno Messner quando ha attraversato l'Antartide e meditiamo di chiamare l'assistenza, quando mi giunge una telefonata.

"Ciao, neh."
"Buonasera Nonno Asl. Vuole il Gig?"
"No, volevo solo sapere se stavate tutti bene." E' un classico, per Asl, l'inchiesta telefonica serale sulle condizioni fisiche del nucleo familiare. In caso di malesseri, Nonno Asl procede alla formulazione della diagnosi.
"A parte il freddo e la stufa che non è partita, direi di sì."
"Ecco, appunto. No, volevo dire che non so se ti sei accorta, ma ho sistemato il palmare della stufa, così adesso non avete più problemi."
"Ah. Capisco. Ma noi non avevamo problemi. Cioè, adesso li abbiamo, perchè non funziona più e crepiamo dal freddo. "
"No, ma non so se hai notato, l'orologio aveva 12 minuti di ritardo rispetto all'ora reale."
"Sì, però funzionava. Adesso no."

Momento di silenziosa riflessione di Nonno Asl.

"Vengo io a vedere domani mattina."
E' una promessa? E' una minaccia? E cosa viene a fare, che non ha mai letto il libretto di istruzioni, non ha idea di cosa sia una stufa a pellet e probabilmente non sa neppure a che cosa serva questo curioso mobile di design in ghisa che abbiamo sistemato nella stanza centrale della casa?
Non importa. Questa è una missione per l'Ottimizzatore. L'Ottimizzatore si fa carico dei mali del mondo e provvede. A suo modo, ma provvede.

E mentre smoccolavo mentalmente sulle mie disgrazie familiari, mi accorgevo che qualcuno oggi ha messo Rai 3 al posto di Rai 1.
L'Ottimizzatore a volte lascia pure la firma, come Zorro.

L'esilio

Cosa ci fanno le insalatiere dell'Ikea nel mio bagno?

Come mai le scarpe sembrano animarsi di vita propria ed andare in giro per casa?

Chi ha sparso i miei trucchi nella vasca da bagno?

Da chi fuggono sconvolti, tutti questi poveri gatti, coi peli del groppone spettinati e qualche ciuffo mancante?

Donne, sappiate che dopo due settimane di clausura forzata tra le mura domestiche, anche il cherubino più serafico si trasforma in Chucky la Bambola Assassina. Dopo aver sventato una serie imprecisata di telefonate in Svezia (non si capisce come mai il Nano, se schiaccia dei tasti a caso sul telefono di casa, gli esce sempre fuori lo 0046 iniziale), raccolto la spazzatura che puntualmente viene sparpagliata per casa, divelto divani alla ricerca di torsoli di mela e rametti di finocchiella di cui noi lupini siamo ghiotti (per la verità soltanto io), trovato castagne bollite in tutte le ciabatte a nostra disposizione, ho deciso formalmente che il Nano è guarito. Basta, mi sono rotta i coglioni.
Ed ho tentato di portarlo fuori.
Mia madre, donna ansiosissima e tendente a somatizzare anche i mali degli altri, mi si è aggrappata alle caviglie, paventando i seguenti disastri: il bimbo ha ancora il moccio, guarda che candelona, non lo vedi che ha l'occhio lucido, ma dove vai che c'è un vento che porta via, e se gli viene il broncospasmo/la cacarella/la pellagra/lo scorbuto? Dammi retta, stai a casa, non lo vedi che il bimbo non è guarito?
Ha ragione Nonna Ansia, il Nano non è in forma. Rompe le scatole a mille, farebbe scappare la pazienza anche a Don Bosco. E' una belva irriconoscibile, e fa cose senza senso: oggi ha buttato nella spazzatura urlando CACCA! tutti i suoi trattori, compreso quello col CALLALELLO, ha fatto a pezzi il mio Tirreno di ieri ed ha preteso uno strano miscuglio alimentare costituito da robiola, pastasciutta al pomodoro, minestrina di verdure, cordon bleah e banana. E poi l'ha buttato? penserete voi.
No. Ha mangiato tutto di gusto, facendo il perno sulla guancia ed esclamando BOONO! ad ogni boccone, roba che nemmeno il pastone dei polli che faceva il mio nonno faceva così ribrezzo.
Insomma, io sto impazzendo. Non se ne può più.

Se la gravidanza è un sogno, il post partum un incanto fatto di nuvole rosa e cuoricini, l'allattamento un legame inscindibile e meraviglioso, la malattia dei Nani duenni è una delle piaghe d'Egitto, con tutti quanti gli egiziani in cima alle piramidi a tirar giù pietroni e bestemmie come se piovesse.

Aiutatemi! Voglio una via di fuga da questo delirio di casa, in cui si rischia di ammazzarci quotidianamente per via del tappeto di macchinine e palline e cose informi e scivolose come il Didò-accidentiacchillainventato.
L'asilo nido è una cosa lontana, all'orizzonte, e quasi non se ne vedono più in contorni, il panorama è immerso in una strana foschia. Vedo le educatrici che mi fanno ciao da lunga distanza, come le caprette di Heidi.

Sto perdendo il senno.

martedì 25 novembre 2008

La vispa Teresa

La Vispa Teresa è una bimbetta duenne, collega di asilo del Nano. Non ho detto compagna di asilo per un motivo preciso: la Vispa Teresa è davvero vispa, e darle della compagna di asilo è un grave affronto.

La mamma della Vispa Teresa appartiene a quella categoria di mamme che fanno della fatica bestiale una ragione di vita. La mamma della Vispa Teresa è una donna piena di iniziative culturali, che si autoviolenta per non strascicare la c tipica della nostra calata autoctona, parla con la figlia uno strano linguaggio fatto di inglesismi, francesismi e tedeschismi e mi fa fatica solo a vederla.
La mamma della Vispa Teresa ha messo al mondo una prole sconfinata, e l'ultima sua creatura è fonte di vanto.
Se vi capita di incrociare la mamma della Vispa Teresa, sappiate che sarete trascinati in un vortice di weltanschauung, di cut-off e di consommé, roba che figuriamoci se una caprona come me la capisce. Ma comunque io almeno lo so scrivere, non so se avete notato la maestria.

La Vispa Teresa ed il Nano hanno la stessa pediatra. La pediatra del Nano ha un'unica sala d'aspetto. I Nani dell'asilo tendono ad ammalarsi a scaglioni, e questo turno ci ha tristemente accomunati. Non c'è stata via di fuga.
Le abbiamo trovate entrambe, avvolte in caldi piumini rosa con gli sbuffi, ad attendere il loro turno.
"Guarda, mamma, c'è il Nano! Ciao, Nano, come stai?" Glub, la piccola Vispa Teresa ci tira la prima stoccata lessicale.
"Tata bimba uadda goscio callo loscio!*"
Siamo in ballo. Dobbiamo ballare.
Tento pietosamente: "Nano, saluta la Vispa Teresa", già consapevole della sconfitta sul campo.
"Ciao bimba, io ciò il callo!* Vedi? Vedi?"
Vispa Teresa: "Che bello, mi fai giocare?"
Nano: "No, te via. Te no callo*, te via!"
V.P.: "Allora io gioco da sola sul tappeto."
N: "No te peo, te via bimba. Ecco bamba, te no callo*"
Ecco che sto per fare la cosa più odiosa del mondo: dire al Nano di far giocare un altro bambino con un suo giocattolo. Che cosa pallosa. E si deve fare, perchè tutte le mamme degli altri malatini sono lì che ti guardano col collo proteso, tutte pronte a sentirti dire la fatidica frase. Io sono di quelle del checcazzomenefregavedetevelavoi.
La Mamma della Vispa Teresa mi blocca: "No, no, non intervenire. I bambini hanno bisogno di confrontarsi un po'. Su Teresa, fai vedere al Nano come si condividono i giocattoli"
Eh no. Eri partita bene, Mamma della Vispa Teresa, ti rovini così?

Ma probabilmente, certe partenze sottintendono un climax crescente per l'ego delle mamme. La Mamma della Vispa Teresa non si è retta più. E da lì ha cominciato.
"Vispa Teresa, fai sentire al Nano come si conta in inglese"
"Vispa Teresa, racconta al Nano dei tuoi cinque cagnolini razza Corgie, come quelli della Regina Elisabetta"
"Vispa Teresa, adesso devi dire l'alfabeto"
Nel frattempo, io cerco confusamente di pensare ad una cosa che il Nano sa fare a comando, ma mi vengono in mente solo il Gobbo e lo Zoppo, suoi grandi cavalli di battaglia, e desisto. Ma lui, quasi telepate, comincia a girare su se stesso e a ringobbirsi, ripetendo: "Mamma uadda io gobbo! Io zzzoppo!"

Ed io assisto impotente a tanto sfoggio di sapienza duenne, col mio Nano che è ancora parzialmente incomprensibile, che sa cantare Patettino Patettalo e Poldoldò - poldoldò- questo è poldoldò (ma almeno questa l'ha scritta lui), che si preoccupa solo del suo parco macchine e tortura poveri gatti innocenti, e nonostante queste dimostrazioni di scarso raziocinio, mia madre continua a sostenere che è un genio, è intelligentissimo, è un grande osservatore, vedi come rielabora - e magari lui sta semplicemente distruggendo qualcosa.
Ad un certo punto, la mamma della Vispa Teresa ha tentato il colpaccio, ha voluto strafare: ha preteso che riconoscesse le lettere sui poster della sala d'aspetto. Devo dire che la Vispa Teresa non se l'è cavata male.
Ma il gran finale è stato delirante: di fronte ad un poster informativo sulla scoliosi, la Mamma della Vispa Teresa ha tentato di mollare il colpo di grazia, quello che avrebbe distrutto la mia psiche di mamma e segnato miseramente il futuro del mio Nano imbelle.
"Teresa, cos'è questo?" chiede amorevole la Mamma, indicando una colonna vertebrale deformata.
"Un bruco".

Tiè. Eccheccacchio, qualche cazzata la dice pure lei, ogni tanto.



* Vorrei far notare che mio figlio sa parlare solo di camion e trattori. Qualcuno comprenderà la mia frustrazione da madre di maschio.

Callo loscio goscio bezizìa

"Nano, lo sai chi è Babbo Natale?"
"Lomo loscio" ( è un uomo vestito di rosso)
" E sai cosa porta la notte di Natale?"
"I legali" (che in questo caso non sono gli avvocati)
"E tu cosa vuoi da Babbo Natale?"
"Callo loscio goscio bezizìa."

Se qualcuno ha idea di cosa sia, per favore, ce lo faccia sapere.
Grazie.

venerdì 21 novembre 2008

I miracoli del quotidiano

A volte una giornata nasce sbilenca.
A volte la giornata sbilenca volge al peggio, e si trasforma in giornata di cacca.
A volte ci si ritrova a piangere di rabbia ad un incrocio, con la testa appoggiata al centro del volante, stando bene attente a non schiacciare troppo il clackson, che oltre ad essere una cosa poco elegante può persino provocare incidenti.

A volte, però, succedono anche i miracoli.

Succede che qua, proprio a due passi da me, c'è una donna che non è riuscita ad essere mamma, ma che è molto più mamma di tante donne, probabilmente anche più mamma di me.
Succede che a volte, lontano, c'è proprio un bimbo che la mamma non ce l'ha. E' un bimbo dell'età del Nano, e me lo immagino già correre con un paio di piedini cicciuti, una bella testina di capelli e due occhi affamati di mondo e di affetto.
Succede anche che a volte, le cose più caccose e il destino stronzo si trasformino per tutti in qualcosa di bello, di una bellezza assassina che ti strizza la gola, e che ti costringe a correre su un terrazzo ventoso per cacciare un sano, legittimo urlo.
Tra poco questa mamma in potenza e questo figlio si incontreranno, e sarà felicità per tutti, e non riesco ad immaginare quanta, perchè il cuore scoppia. Scoppia il mio, che assisto da spettatrice, figuriamoci il loro.

Grazie, L. Ti devo una brutta, orrenda giornata trasformata in bellissima.
Non so se sarò mai in grado di restituirti il favore.

venerdì 14 novembre 2008

Malanni

Il Nano ha la fffffebbbbre.
La fffffebbbbre è una malattia tipica dei nani, dona loro dei riflessi verdastri ed ha la capacità di stendere al tappeto tutti quelli che incontra sul suo cammino. Tutti, meno i Nani-veicolo, che con 39 e mezzo riescono a tenere testa al resto del mondo.
La fffffebbbbre è una patologia seria, ha un sacco di f e di b, e come tale merita il massimo rispetto. Non si sa da cosa derivi. Si sa solo che c'è.
E' leggermente più grave della febbre normale. Il numero di f, moltiplicato per il numero di starnuti emessi in un giorno, dà la temperatura massima raggiungibile dall'ammalato, solo che di solito non si sta lì a contare e la cosa viene risolta in altra maniera.
La fffffebbbbre si misura col tererereretrrommrtro, che è uno strumento cilindrico, contenente mercurio. Oppure, nella variante lupiniana, è un coso comprato dal Gig in piena crisi di paternità il secondo giorno di vita del Nano - oddio, se gli viene la febbre con cosa gliela misuriamo? mai mandare un uomo da solo al Bimbo Center -, costituito da un pezzo di plastica con una specie di obiettivo fotografico sulla sommità superiore, ed un display in quella inferiore.
Il tererereretrrommrtro va usato in una certa maniera.
Si avvicina ad una certa zona della testa, compresa tra la fronte e la tempia, si muove avanti e indietro a piacere ad una certa distanza dalla pelle, si aspetta il segnale acustico - biiiiiip - , e si legge il display.
Il tererereretrrommrtro non va buttato per terra, cosa che è probabilmente già avvenuta, dato che il segnale acustico non è più biiiiip ma sgnac, non sa più dare una temperatura definitiva ma preferisce non sbilanciarsi troppo, diciamo che dà un range variabile tra i 36.00 ed i 40.00, e ti ritrovi ad usare il vecchio metodo della tastata sulla fronte. Il tererereretrrommrtro è politicamente corretto, ma inefficiente.

Il tererereretrrommrtro a noi ci sta un po' sul culo. Per fortuna c'è chi lo sta eliminando giorno per giorno.
"Mamma, ciò fffffebbbbre?" mi chiede il Nano col posho che gli cola fluentemente dalle narici.
"Non lo so, Nano. Bisogna misurarla."
"Pendo tererereretrrommrtro." E di solito, casca per terra una decina di volte prima che il Nano riesca a portarmelo.
E adesso rimaniamo in attesa di scoprire, questa fffffebbbbre del cavolo, quanto durerà.
E quanti saranno i morti e i feriti.
Intanto, il Gig ha già il suo bel pizzicorino in gola.

mercoledì 12 novembre 2008

Il Nano e la buona creanza

Noi in famiglia siamo un po' bestie, si mangia con le mani e si fanno certi rumoracci, però per il resto siamo molto formali.
Si dice grazie e perfavore, si usano tutte le formule di cortesia che la lingua italiana consente e ne inventiamo pure di nuove, se quelle correntemente in uso non ci soddisfano.

E così, possiamo vantarci di avere un figliolino molto beneducato.

Ed è meraviglioso, meravigliosissimo anzi, vedere il proprio piccolo lord in azione sul campo sconfinato del savoir-faire:

"Su, Nano, saluta la signora"
"Ciao, AGGEGGIO."

Che a dirla tutta, lo preferivo quasi quando non parlava.

venerdì 7 novembre 2008

Quei giorni

In quei giorni piango per un nonnulla.
In quei giorni, mi insacco in abiti informi ed adotto il look caldarrosta, che tanto indigna mia madre, ma io mi sento meglio così.
In quei giorni, non ho voglia di nulla, se non di mangiare un intero sacchetto da 7 euro e 50 di M&M's (Ememems, per i non-anglofoni. E non Mementos, come dice qualcuno di mia conoscenza).
In quei giorni abbandonerei volentieri il Nano in un orfanotrofio, però in uno arioso e ben ventilato, perchè comunque nonostante tutto io sono una madre attenta.
In quei giorni, sono una bestia e non mi si può dir nulla, mi lavo le mani 32 volte al giorno ed il bidet è il mio migliore amico.
In quei giorni, sono nemica degli elastici e persino la scelta sbagliata di un paio di calzini al mattino ha il potere di distruggermi la giornata.
In quei giorni ho le occhiaie come lo zio Fester, mi ritrovo i capelli a capannuccia del presepe e mi sembra di puzzare, anche se in verità sono consapevole che non è così.
In quei giorni, mi ammazzerei volentieri.
In quei giorni, vivo nel terrore di nuocere al mio prossimo. E per questo motivo rifuggo le occasioni mondane. Quest'anno sto saltando la raccolta delle olive proprio per il suddetto motivo, nonno Alzheimer mi sta lanciando delle maledizioni via sms e probabilmente sarò diseredata.
In quei giorni, mi sento pelosa come un orango e mi viene da depilarmi. E se non sto attenta e disgraziatamente cado preda del raptus antipilifero, comincio a spinzettarmi le sopracciglia e poi mi ritrovo come Anna Oxa, e poi naturalmente mi pento.
Per questo motivo in quei giorni piango per un nonnulla.

Che palle.

mercoledì 5 novembre 2008

Dacci oggi il nostro malanno quotidiano. Amen.

Oggi mi giravano le palle.
Menomale che c'è il Gig che mi riporta il buonumore.

"Lupi, non sto tanto bene."
"Che hai, stavolta?"
"Ho la punta della lingua come... come... desensibilizzata. Cioè no, sento i sapori, per la verità. Sento l'amaro. Per un attimo sento il sapore dei cibi, poi subito dopo tutto diventa amaro."
"Oddio, Gig, sembra una cosa terribile!"
Il Gig comincia ad eccitarsi. Sembra molto preoccupato. "Sì, è terribile. E' come un formicolio, come una specie di patina che si incolla alla lingua. Al mattino, poi, raggiunge il massimo del malessere, la lingua è tutta impastata, mi si incolla la saliva, il palato mi fa male... "
E qui, mi aspetto la tipica domanda gigghiana.
"... Lupi, secondo te cos'è?"
"Mmmh, fammi pensare... potrebbe essere un cancro alla lingua."
"Oddio!"
"Oppure un problema neurologico."
"Reversibile?"
"Non so, dovremmo fare delle analisi. Oppure, in ultima istanza, un tumore al cervello."
"Tumore al cervello? TUMORE AL CERVELLO?? Ma stai scherzando??"
"Gig, non hai fatto caso ad una cosa?"
"Cosa?"
"Quanto ci metti a bere il caffè?"
"Ma ti sembra il momento per certe domande? No, dico, ma ti pare il caso?"
"Dai Gig, pensaci: hai mai notato che quando andiamo al bar a berci un caffè, tu lo hai già finito da un po' ed io invece devo ancora cominiciare a berlo?"
"Dici che è un problema neurologico? Forse sono troppo veloce a fare determinate cose? Boh, che ne so, magari è un sintomo pure quello... oddio, che cosa terribile! Sto di nuovo per morire! E' terribile, sto malissimo..."

"Gig."
"Eh."
"Ti sei scottato la lingua."

domenica 2 novembre 2008

Le puzze ritornano

Questo odoraccio di pipì di gatto mi perseguita. Lo sento dappertutto. Mi dicono che ho le allucinazioni olfattive, che sono una sbarellona, ma io giuro che lo sento davvero.
Stamattina imbracciavo l'aspirapolvere per pulire sotto il nostro letto, e come per magia ho cominciato a sentire il solito odoraccio. Ho passato tutto il pavimento sotto il mio potente analizzatore di odori, e niente. Eppure, non appena mi sono alzata in piedi, ho smesso di sentirlo. Che mistero. Ho cominciato a pulire come una forsennata, a disinfettare col Lysoform tutta la superficie della casa, avrei pulito pure la crosta terrestre, ma quell'odore andava eliminato.
Oggi, ad esempio, stavo al computer quei dieci minutini scarsi per vedere le mie cosine, quando mi è arrivata una profonda zaffata di pipì felina. Mi sono lanciata sotto il tavolo ad annusare come un cane da tartufo ogni singolo mattoncino, e niente di definito. Neanche una macchia, una pozzetta umida. Niente di niente.
E poi, alla fine della giornata, quando le membra stanche chiedono pietà, l'occhio si fa liquido e finalmente il divano accoglie le mie chiappe, un'ideuzza si fa strada nel mio cervellino avicolo.
Annuso le mie ciabatte di elegante e costoso feltro tirolese.

Mi hanno pisciato nelle scarpe.

Ragazzi, perchè mi fate questo?

lunedì 27 ottobre 2008

Sui ritrovamenti postumi.

E' notte. Una creatura piccola, quadrupede ed alquanto pelosa si aggira in silenzio per il lupinaio. A questo punto avrei voluto scrivere seminando il panico, perchè ci stava bene. Invece la creatura piccola, pelosa e alquanto quadrupede, stava seminando ben altro.

E' da qualche giorno che il superolfatto lupiniano percepisce uno strano odorino, come di ammoniaca assolutamente non profumata rovesciata da qualche parte. E' da qualche giorno che mi aggiro corcospetta col cencino in mano, alla ricerca della fonte dell'odorino.
Oggi, per esempio, meditavo sul fatto che ho un magnifico sgabuzzino rettangolare che sbuca fuori prepotente dalla lupinana costruzione, che è un po' una specie di plum cake mal lievitato, e che il suddetto sgabuzzino rovina un po' l'architettura. Ma uno sgabuzzino è pur sempre una risorsa irrinunciabile per una casalinga part-time che tende ad affastellare beni di scarsa utilità, e poi è sulle planimetrie e quindi non si può tirare giù. E infatti, lo sgabuzzino è diventato la mia salvezza: funge da ricovero per lavatrice nonfunzionante, ospita un capiente lavatoio incrostato di calcare che manco un esercito di minatori con la mazza riuscirebbe a sconfiggere - e figuriamoci il Cillit Bang, con quel flacone fuxia da drag queen dei detersivi -, offre rifugio a tutti quei misteriosi elettrodomestici matrimoniali che sembrano indispensabili in fase di lista nozze, ma che poi dopo l'entusiasmo iniziale vengono riposti, nella speranza che un'alluvione se li porti via con se'. Ma quando li abbiamo scelti, tutti entusiasti e ormai trascinati nell'impeto nuziale, non pensavamo davvero che qualche parente scellerato avrebbe speso 100 euro per un grattaformaggio elettrico, e ci siamo detti: ma sì, mettiamoci pure questo, che tanto non ce lo regala nessuno, chissenefrega, siamo giovini e belli. E invece, qualche parente fesso si mette lì a riflettere sull'effettiva utilità di certe cose di casa, e ti fa arrivare a casa robe assurde tipo la yogurtiera, il tritapepe elettronico, la macchina per il sottovuoto, il tritaprezzemolo, la macchina per cuocere a vapore. Sono passati 3 anni da quel giorno, e l'entusiasmo è miseramente crollato. Che bella la yogurtiera che fa gli yogurt talmente acidi da sembrare già scaduti! Che meraviglia, il coltello da pane elettrico, che per montarlo ci vuole talmente tanto tempo che quando finalmente ci riesco il pane è già raffermo! Che figa, la gelatiera, che mi offre ben mezzo chilo di gelato di un unico gusto dopo aver conciato per le feste l'intera cucina e ci mette una vita per farlo ( e senza contare lo stress dello star lì davanti alla porticina del freezer, con una voglia di gelato da spavento), quando con 2 euro me ne compro uno come mi pare e piace e non insudicio nulla, al limite me lo tiro addosso (cosa che qualche volta capita) Uuh, che figo! Grazie, adorati parenti: sappiate che i vostri doni di nozze adesso riposano sereni in uno sgabuzzino buio che puzza di... che puzza di...

Pipì di gatto!

Ebbene, una delle creaturine di cui vado fiera, uno dei miei figliolini pelosi, uno di quegli esseri flessuosi, che campano di almo e pisciano nella silver, uno di quei cosini morbidi e fuseggianti, è un porco schifoso. Ed ha pisciato a litri e litri e litri in un angolino innocente dello sgabuzzino.
La cosa mi colpisce alla nuca e mi lascia stordita. Ma come, io investo migliaia di euri all'anno per il loro benessere psicofisico in bocconi prelibati, li ricopro di premure, li cospargo di frontline, ci manca solo che vada personalmente a cercar topi per il loro sollazzo, e questi che fanno? Mi pugnalano alle spalle. Mi pisciano nello sgabuzzino. E pensare che a Natale volevo regalare un criceto a tutti!
Roba da pazzi.
E così, mentre pensavo di sfruttare un paio di ore libere tuffandomi a capofitto nella stesura di un romanzo la cui eroina è una splendida fanciulla in leggero sovrappeso, che deve combattere contro un marito che non comprende le sue esigenze di donna ed un figlio infido e meschino che le scrive sulle porte col pennarellone Carioca Jumbo, mi ritrovo col Vaporone Pronto Pulito in una mano ed il Lysoform nell'altra, a stanare i germi e distruggerli. Tutto questo è profondamente ingiusto e crudele.
La pulizia dello sgabuzzino, però, ha in qualche modo fruttato: ho trovato 6 euro e 12 centesimi dietro la lavatrice. Non che ci vada ai Caraibi, ma insomma buttale via. Ho poi ritrovato i bottoni smarriti di un vecchio parka da rivoluzionaria, appartenente all'epoca universitaria, che di sicuro se mi rientra indosserò di nuovo a costo di staccarmi pezzi di culo con la pialla, alcuni misteriosi oggettini per le pulizie, un set di ventose, due tovagliette per la colazione ed uno scatolone di maglioni del Gig, di quel famoso lotto "madovecacchiosonfinitiqueimieimaglionichedopoiltraslocononlihopiùtrovati", della cui sparizione venni accusata- cosa che all'epoca ritenni una gravissima ingiustizia - e ci mancò poco che scrivessi pure ad Amnesty International, ma che a ripensarci bene ooops, forse son stata proprio io a metterli lì.
Insomma, Gig, non avercela con me.
Ti ricordi anche quelle bellissime scarpe che indossasti solo una volta, per il matrimonio della Eli e del Phrulla, e che non trovavi più? Gig, erano lì. E le istruzioni dello stereo, date per disperse, che ci hanno costretto a spendere pomeriggi interi di domenica al rimontaggio random? Gig, che bello, le ho ritrovate! E ricordi quello scatolone con scritto "varie" in cui mettesti tutte quelle cose della tua gioventù metal a cui eri tanto affezionato e che per anni e anni hai rimpianto amaramente, tipo gli autografi con dedica dei Napalm Death? Ehm, è miracolosamente ricomparso!
E quindi ti prego, amato coniuge, cancella dalla tua mente tutti i cazziatoni che ti ho fatto ingiustamente, tutti quei carino, devi avere più cura delle tue cose, che mica posso sempre sapere tutti i nascondigli in cui metti i tuoi oggetti.
Ecco, Gig. Stop. Dimentica.
Perdonami!

Gatti piscioni, per stavolta non vi venderò al ristorante vicentino. Ringraziate il Gig, che sarà tanto magnanimo con me da perdonarmi questa piccolissima svista.
Eh, Gig? Vero?

sabato 25 ottobre 2008

Sondaggio: il coprimaterasso

Ditemi, che sono curiosa: ma voi lettori del mio blog, lo usate il coprimaterasso?
Ovvero, tra il lenzuolo con angoli ed il materasso vero e proprio, cosa c'è?

1. Un altro lenzuolo di spugna con angoli
2. Una traversa da vecchi piscioni
3. Un bel nulla
4. Altro (specificare)

Vi prego di indicare la vostra origine geografica.
Grazie.


Poi vi spiego perchè.

venerdì 24 ottobre 2008

Una nottatina come si deve.

Far tardi la sera. Struccarsi senza preoccuparsi di far sbattere il coperchio del contenitore dell'immondizia nel bagno. Accendere tutte le luci e canterellare alle una di notte. Occupare il giusto spazio nel letto. Dormire fino alle 9.30. Svegliarsi, prendere un caffè sedute al tavolo, con un giornale davanti. Leggere VERAMENTE il suddetto giornale. Non dover raccogliere poltiglia dal pavimento. Metterci mezz'ora a riordinare la casa, prima di essere pronte per una eventuale uscita, e non due ore. Assaporare il silenzio.

Che tristezza, eh, quando il Nano va a dormire dai nonni...

mercoledì 22 ottobre 2008

La PufPasta.

Grazie. Davvero, grazie, egregi Produttori della Pasta dei Puffi. E' stata una pensata davvero geniale, la vostra: cosa c'è di meglio che inventare un formato di pasta coi pupazzetti, per convincere i bambini a mangiare?
Non che io abbia di questi problemi, il Nano mangerebbe anche le gambe del tavolino, solo che Nonna Ansia è caduta nella rete del consumismo parentale: i produttori mettono sul mercato roba sponsorizzata dai Puffi/Topolino/I Gormiti = va bene per i bimbi = si deve comprare. A me ad esempio hanno regalato il perizoma di Minnie, ma sono convinta che se lo regalassi alla figlia quattrenne di una mia amica verrei subito inserita nella lista delle persone da evitare come la peste.
Vabbè, insomma, la mia mamma è arrivata con la pasta dei Puffi.
La pasta dei Puffi è carina, e cuoce in soli 3 minuti. Che cos'ha che non va, dunque?

"Mamma, quetto chi è?"
"E' Puffetta."
"Mamma, quetto chi è?"
"Grande Puffo"
"Mamma, quetto chi è?"
"E' un puffo generico."
"Mamma, quetto chi è?"
"Gargamella".
"Mamma, quetto chi è?"
"E' di nuovo Puffetta."
"Mamma, quetto chi è?"
"Un'altra Puffetta."
E così via.

Il Nano è stato messo a tavola alle 19.30, ed ha passato in rassegna individualmente tutti i componenti dei suoi 40 grammi di pasta. La cena è terminata alle 22.00 circa.
Il primo non è stato finito. Al secondo non ci siamo nemmeno arrivati.

Grazie, eh.

domenica 19 ottobre 2008

Lingua nana: listen and repeat.

Oh, che beatitudine, l'aver trovato finalmente una koiné dialektos!

Il Nano, dopo un anno e passa di domande incalzanti, ha immagazzinato un fottio di parole, e adesso ce le ripropone. Un po' random, ma vabbè.
Il software purtroppo è giapponese, e ogni tanto dà segni di cedimento.
Di seguito, alcuni esaurienti campioni di conversazione nana.

Amore, la vuoi la pastasciutta?
Pattashutta piashe. Gnam gnam, bashta.
Non ti va più?
Ora 'un piashe.
Ma dieci secondi fa ti piaceva.
Ora 'un piashe più.
...
Mamma, pattashutta!
Ma mi avevi detto che non la volevi più, l'ho buttata via.
Pattashutta ORA piashe.

Riflettendoci su, forse il concetto è un pelino da perfezionare.


Mamma, cacca 'un tchè, afferma di punto in bianco il Nano alla guida della sua biciclettina, mentre un certo odorino si spande nell'aere.
Fammi un po' annusare... ma senti che puzza disumana! L'hai fatta!
Nono, la cacca non tchè!
Non negare l'evidenza. Tu puzzi di cacca, l'hai fatta.
Nooo, mamma, cacca 'un tchèèè! cerca di convincermi, mentre viene sollevato di peso e trascinato in bagno con tutta quanta la bicicletta.
Non tchèèè, continua ad ululare piangendo mentre una mano sgarbata lo sottopone a potente lavaggio. Da sottolineare che è difficilissimo fare il bidet ad un bambino in bicicletta.

Anche questa parte del software è da modificare.

Da poco tempo sono state inserite anche alcune funzioni aggiuntive: è possibile selezionare alcune melodie per rallegrare l'ambiente, nella fattispecie Fra Martino Campanaro (Patettino patettalo), Nella vecchia fattoria (atto atto attolìa, ia-ia-o) e la misteriosa Poldoldò-poldoldò-questo è Poldoldò (scritta ed interpretata dal Nano, canzone di cui si ignora l'origine. Sicuramente un inedito.)

Insomma, in questo momento di crisi economica globale c'è chi si arrabatta per comprarsi l'IPhone, e si ritrova con bollette disumane a piangere caldi lacrimoni. Io ho l'INano. E non ho speso (quasi) nulla.

martedì 14 ottobre 2008

La crisi mistica

Va bene la crisi dei due anni, ma qua stiamo dando fuori di testa.

I duenni normali fanno le bizze, battono i piedi, inarcano i corpicini stringendo i pugni e urlano NONONONONONO. I duenni normali, a due anni, si oppongono.
Non che si oppongano a qualcosa in particolare, si oppongono in generale, ed è una cosa normale per tutte le mamme bene informate, che hanno comprato la caterva di libri che si comprano in gravidanza. "Sono i terrible two, " ti rispondono rassegnate, mentre si allontanano trascinando per un braccio il figlio di Satana nel bel mezzo della sua performance.

Qua a casa Lupini naturalmente non ci facciamo mancare nulla, e quindi neanche i famigerati terrible two. Però a noi ci vengono strambi pure quelli.

Il Nano ha 2 anni compiuti. Non è più un lattante farinoso di borotalco, ma un omino fatto e finito. Il Nano, come tutti i duenni che si rispettino, ha dei momenti di incazzatura epica.
Però dentro di se' vive anche una seconda creatura, che mi spaventa moltissimo: il Mistico Ispirato.

Il Mistico Ispirato ha un sensore in qualche parte del corpo, atta a segnalare la presenza di luoghi di culto. Tu sei lì tranquillo che spingi il passeggino e pensi ai cazzi tuoi, quando il Mistico Ispirato si attiva e comincia a delirare.
"Mamma, ttaà (che in lingua nana, è una forma contratta per la parola campanile. Lo so, non c'entra praticamente una sega, ma vi assicuro che è così)".
"Ma noo, amore, cosa dici? Quello non è un campanile, è un capannone della zona commerciale. " "No, mamma, quello ttà." "Amore, è un magazzino di sementi. Non è una chiesa." "Mamma, noo, quello ttaà." "Amore, hai le allucinazioni. E' un capannone."

E mentre son lì che lo dico, giro l'angolo e mi imbatto in una chiesa.
Torno indietro, rifaccio il percorso, e la chiesa non si scorge se non dopo aver girato. Riprovo, torno indietro, mi abbasso ad altezza nana, e nulla. Ma come cacchio fa?
Questa cosa si ripete di continuo.

Camminare per un centro storico qualunque di un qualsiasi paesino d'Italia ed imbattersi in un crocifisso attaccato da qualche parte è praticamente normale.
"Bello, mamma! Quetto è Ggeù. Ciao, Ggeù, un basho, smack!".
"Amore di mamma, non siamo religiosi. Come fai a sapere che quello è Gesù?"
"Mamma, guadda Ggeù!"
"Sì, tesoro lo vedo."
"Ma è Ggeù!"
"Tesoro di mamma, ci siamo sposati in Comune, e tu non sei neanche battezzato. Direi di finirla con questa storia."
"Un basho a Ggeù."
"No, tesoro, non se ne parla."
"Mamma, un basho a Ggeù!"
"Non me la sento."
"MAMMA! UN BASHO A GGEU'!" mi intima il Nano, schizzandomi con il biberon-aspersorio, gli occhi fuori dalle orbite ed assumendo una vaga somiglianza col cardinale Ersilio Tonini.

Cento metri dopo, per fortuna, una Lupina sollevata gira l'angolo: un nano duenne, finalmente riposseduto dal demonio, si contorce nel passeggino urlando vojo il tattoooooeeeee!

Mistero della fede.

martedì 7 ottobre 2008

Alcune interessanti cose da sapere sull' Alto Adige.

Siamo ancora in ferie. L'Alto Adige e´molto bello.
Se perö state progettando vacanze altoatesine, e´bene essere a conoscenza delle seguenti cose:

1. Se per errore chiamate l'Alto Adige TRENTINO, si incazzano tutti di brutto. Per evitare gaffes ed incresciosi incidenti diplomatici, chiamatelo Südtirol, che fate pure bella figura.
2. E´bene sapere il tedesco.
3. Se andate in Südtirol in questo periodo, troverete infinite carovane di gite dell'INPS tedesca su tanti bei pulmoni occhiuti, e tutti avranno una voglia pazza di comunicare con voi. E' bene in tal senso conoscere il tedesco, almono una minima infarinatura di convenienza (tipo la mia, gutemorghen, guteabend, sciaisse du bist aine svule per gli autisti di pullmann indisciplinati, oite gute vetter und di sonne sciaint, ja!).
4. Mona e' un nome proprio di persona. Astenersi dal commentare se veneti o friulani.
5. In Südtirol si mangia abbestia, roba da restarci secchi. Da un paio di giorni i miei pantaloni stanno su senza cintura. La cosa ha dei risvolti penosi sulla mia autostima, ma ormai ci siamo e ci tocca mangiare, non ci si puö tirare indietro.
6. Se vi aspettate di dormire bene su comodi letti di piuma o di paglia come quello di Heidi, scordatevelo. I letti Südtirolesi sono costituiti da un parallelepipedo di legno durissimo, con sopra un parallelepipedo di nonsisacosa che dovrebbe fare da materasso ma che ha la consistenza della roccia dolomitica, un'altra serie di misteriosissimi parallelepipedi sottili di piuma d'oca, che all'arrivo ritroveremo diligentemente piegati in 3 sul letto. L'effetto visivo bisogna ammettere che e' pure carino, un po' tipo torta di panna.
Ma la torta di panna rivela un'anima malvagia: innanzitutto nasconde la testata del letto, che nient'altro non e' che una mensola di legno durissimo sul quale batterete ripetutamente la testa e la bazza durante la notte, e poi scoprirete che i parallelepipedi di piuma d'oca non sono altro che un cuscino spiaccicato ed informe, impossibile da arrotolare, ed un piumino che ti scoprirä i piedi facendoteli ritrovare blu e totalmente insensibili, oppure se opterete per l'opzione "piedi caldi", a gelare sarä la vostra testa, con buona grazia delle eventuali corna (che tanto si saranno smussate a furia di battere sulle sopracitate mensole).
7. Sappiate che gli internet point hanno la tastiera tedesca. Perdonate la mia grafia balorda di oggi.
8. Sappiate anche che, nonostante la stanza dei giochi a disposizione tutto il giorno, nonostante il tempo splendido e le temperature diurne gradevolissime, nonostante la quantitä di mucche, camion, trattori trasportanti mele e milioni di cose interessanti da vedere, vostro figlio duenne si annoierä a morte e pretenderä la puppa 24 ore al giorno, per poi decidere di ammalarsi di influenza marziana che non va piü via e costringervi in camera a guardare l'Italia sul Due.
9. Sappiate anche che l'influenza marziana che ha colpito vostro figlio duenne, si attacca in maniera impressionante e vi ritroverete ben presto con la mente ottenebrata, a fare discorsi a bischero, goffi e pencolanti come Luca Giurato, a far disastri in albergo.

Ma questa e' un'altra storia...

sabato 27 settembre 2008

La famiglia Lupini in vacanza

Stiamo per partire.
Il Nano, dopo una nottata condita da tanti piccoli risvegli per porre domande esistenziali tipo doè il tattoe? Nonna c'è? La pattasciutta c'è?, si è risvegliato in un letto di mocci verdastri, con gli occhi appiccicati ed una strana faccia da zombie. Ancora ci si domanda quali siano i meccanismi che regolano la salute dei nani: il giorno prima corrono per tutta la casa lanciando acuti alla Mariah Carey, il giorno dopo si aggirano per casa trascinando una copertina, con gli occhi pesti e l'alitosi assumendo il grazioso aspetto da quarantenne post-bisboccia.
Insomma, noi intanto si parte. Si va prima dalla Babbi a Milano, poi in Sud Tirolo, poi forse a Torino. Ed in tutto questo bailamme di facce da vedere, amici da abbracciare, mani da stringere, si spera di trovare il tempo per riposarci.
Ci si vede presto.

mercoledì 24 settembre 2008

Cercasi Gonzales disperatamente

Oggi pensavo ad una cosa un po' sbilenca, una delle mie insomma.
Pensavo che è bellissimo quando leggi un libro che ti coinvolge emotivamente e riesci a dare una faccia a chi l'ha scritto. Quelli della Mondadori lo hanno capito: la collana Strade Blu ha la bella abitudine di stampare il faccione dello scrittore sull'ultima di copertina. Quando leggevo i libri di Palanhiuk, ad esempio, durante i passaggi più cruciali dei suoi racconti mi andavo a guardare il volto dello scrittore e cercavo di carpire il segreto di quegli occhi, dietro ai quali una mente contorta è riuscita a concepire tali follie.
Oggi pensavo a quale faccia possa avere il Dottor Carlos Gonzales, esimio pediatra e teorico di un nuovo tipo di educazione, il besamemuchismo, il cui libro ho divorato e ri-divorato a più riprese. Inutile dire che nella mia fantasia, è un uomo bellissimo, dai lineamenti decisi e lo sguardo volitivo, la mascella alla Ridge ed un sacco di capelli. Meglio se biondi.
E allora mi è venuta in mente questa cosa diabolica: visto che il mezzo informatico lo permette, perchè non usare Google Immagini e cercare una sua foto, dando così corpo alle mie fantasie erotico-mediche?

Non è stata un'idea felice.
Carlos Gonzales potrebbe essere questo. Va bene, lo sguardo è fiero, il capello sufficientemente brizzolato e il dente splendente, ma quel cazzo di macchinario dietro? Che cavolo sono tutti quei tasti?

Oppure potrebbe essere questo. E qui, ci si comincia a preoccupare un filino. Non so se la foto è stata tagliata in corrispondenza del numero, ma ha tutta l'aria di una foto segnaletica. Non voglio sapere quale sia il tipo di reato commesso dal Dottor Gonzales. Tremo alla sola idea.

Oppure uno di questi tre qua. Il brufoloso memmellone primo da sinistra? No, per favore. Quello al centro con la frangettina? Oppure quello di destra con la bottiglietta in mano, che mi ricorda tanto l'ucraino che mi è venuto a montare le grondaie?

Anche questo potrebbe essere il dottor Gonzales. La chitarra ci sta tutta, non mi disturba l'idea di un pediatra che nel tempo libero si diletta coi flamenchi. Ma la camicia? Era proprio necessaria?

Le possibilità sono svariate e variopinte: c' il Gonzales sportivo versione figurina Panini, il Simpatico Pelatone, il Gonzales Narcotrafficante, il Gonzales Carnevale di Viareggio, il Gonzales col pescione, il Gonzales Che Guevara, c'è pure questo che non si è capito che cazzo c'entri ma è proprio un bell'uccellino, ma il mio preferito rimane questo, che sembra tanto uno degli Abba, bello tamarro col suo catenaccio al collo e i baffoni.

Ci pensate che uno di questi qua potrebbe essere il mitico Carlos Gonzales, quello di Bésame mucho e di Il mio bambino non mi mangia? Uno di questi ceffi ha uno studio di pediatria e visita i bambini, dà consigli alle mamme su come crescerli in maniera sana ed equilibrata, si mette il camice e dice tutte quelle cose incomprensibili tipo lupus, sarcoidosi e amiloidosi che la gente si tocca le palle solo a sentirle nominare. Ma vi rendete conto, mamme?

Sono depressissima. Non lo dovevo fare questo giochino.
Scommetto se cerco Estivill viene fuori una paginata di figoni.

domenica 21 settembre 2008

Stati di allucinazione.

Come avete appreso dal melenso post da me pubblicato, oggi era il Nanocompleanno.
Non c'è stata alcuna festa, in quanto la Zia è in Messico, la coppia Asl-Mimetica erano altrove in compagnia di amici e il perfido duo Alzheimer-Ansia doveva assolutamente pulire tutto lo scantinato, altrimenti la sciagura si sarebbe abbattuta su tutti noi e non sarebbe rimasto vivo neanche il gatto (questo però lo sosteneva solo Nonna Ansia, gli altri si sono dissociati).
Però il regalo Gig-lupino glielo abbiamo dato oggi: un trattore giocattolo IDENTICO al trattorino rasaerba del Nonno Alzheimer: praticamente un Mini-Me su pneumatici.
Inutile dire che oggi è stata una giornata terribile.
Innanzitutto, mai regalare cose a pedali a chi non sa pedalare. Vi assicuro che è molto frustrante: il Nano ha sentenziato, lapidario, quetto non fa, ed ha tentato di sbarbare il semiasse. Il resto del pomeriggio è trascorso tra urla belluine e strappamento di abiti (il Nano, in preda alla furia dei terrible two, ha sviluppato una certa propensione per la tragedia), e tutti per colpa del trattore che (secondo lui) non andava.
Alla fine abbiamo trovato un compromesso: ho legato uno spago sul davanti, e l'ho trascinato in giro per tutto il giardino. Il cordino era stato recuperato da un paio di pantaloni miei da ginnastica, di quegli obbrobri con la coulisse in vita, lo spessore era di pochi millimetri, praticamente uno spago. Ora, se sommiamo gli 8 kg e mezzo del trattore, più i 12 e 200 del Nano, più pesi variabili degli oggetti via via caricati sul pianale del carrello (pila di pigne con tanto di pinoli, gatto Nenne recalcitrante, altri trattori miniaturizzati, legna da ardere, sassi e ghiaia), è ovvio che lo spago diventa un'arma, e ti taglia le dita come se fossero di polenta.
Adesso ho le falangi color roastbeef. Ma non importa, basta che lui sia felice. E comunque, da quel momento in poi, il trattore è diventato meraviglioso, irresistibile.

Alle 18.30, dopo ore e ore di lavoro di movimento terra, sono finalmente riuscita a staccare il Nano dal trattorino e a portarlo ad una specie di fiera nel centro del paese. Ogni tanto il Nano si voltava dalla mia parte chiedendomi ma il trattòe c'è?, totalmente disinteressato rispetto al resto del mondo. Frotte di bambini urlanti e scalcianti gli planavano addosso come zecche sui greggi di pecore, e lui niente: intonato il suo mantra, non cagava nessuno.
Ma il tattoe doè? 'Un c'è? Ma il tattoe c'è? Doè il tattoe?
Visto il successo dell'operazione, il Nano è stato portato a casa, nutrito con abbondante pappagellà, pigiamizzato e finalmente allettato.
Il tutto, condito dal solito mantra:
Ma il tattoe doè? 'Un c'è? Ma il tattoe c'è? Doè il tattoe?
Ma il tattoe doè? 'Un c'è? Ma il tattoe c'è? Doè il tattoe?
Ma il tattoe doè? 'Un c'è? Ma il tattoe c'è? Doè il tattoe?
Alla fine, esausto, è crollato.

Però stamattina ha fatto capolino in questa casa, debitamente travestita da regalo, una gru.
Il mantra adesso ha un nuovo protagonista.
Ma la U doè? 'Un c'è? Ma la U c'è? Doè la U?

Parenti, lo so che non mi leggete, che siete tutti ottuagenari e il computer non sapete manco cos'è, comunque vi avverto lo stesso: smettete di regalare al Nano tutti questi mezzi da movimento terra. Sappiate che io nutro grandi speranze su di lui, voglio che diventi un medico di fama internazionale. Non voglio che faccia il guidatore di trattore o il manovratore di gru, che poi si sporca tutto e a me tocca lavare. E' un casino mandare via il grasso dai polsini delle camicie, parola di una che lo Smoll lo metterebbe anche nel thè per ammorbidirne il gusto.
Per favore, qualcuno regali al Nano l'Allegro Chirurgo.
Fate felice una mamma.

sabato 20 settembre 2008

Domani due anni fa.

Questo è un post alla melassa. Astenersi se diabetici o troppo sensibili.

Domani è una data importate. Ricorre l'anniversario del mio parto.

Alle 13.00 in punto del 21 settembre 2006, una Lupina panciuta come la Venere di Willendorf scopriva che le acque non si rompono in maniera spettacolare come nei film, ma in modo silenzioso e infido.
Alle 13.30 Lupina aspettava che la futura nonna la accompagnasse in ospedale, con una valigia azzurra piena di vestaglie e tutine piccole piccole. Alle 13.35 Lupina varcava la soglia del pronto soccorso, e decideva che l'attesa non faceva per lei: si incamminava da sola per le scale dell'ospedale, si piazzava in accettazione del reparto maternità mentre Ansia, improvvisamente rientrata in se' dopo aver realizzato di stare per trasformarsi in Nonna Ansia, cominciava a gridare "Infermieeeeeraaaaaa! Infermieeeeeeeraaaaaa!".
Alle 14.00 le mettevano il monitoraggio wireless. Lupina si cambiava d'abito ed indossava quelle orribili vestaglie da donna incinta, quelle cosiddette "spiritose", con le immagini dei bebè urlanti, un pallido monito di ciò che sarebbe accaduto dopo. Messaggio per i produttori di camicie da notte per donne incinte: ah ah ah. Non siete divertenti. E comunque, arriva il Gig a dare man forte, appena ripescato da una mattinata di intenso lavoro: ha i capelli appiccicati di sudore, i pantaloni pieni di macchie e la T-shirt al rovescio, si è dimenticato gli occhiali da qualche parte, e non trova la macchina fotografica.
Alle 15.00, un'ostetrica campionessa di ciabatte su linoleum faceva capolino nella camera di Lupina, e le annunciava l'arrivo del Bel Ginecologo. Il Bel Ginecologo dava un'occhiata distratta, ed annunciava che se entro le 22.00 il bimbo non fosse nato, Lupina verrà tagliata. Lupina pensa: Non mi avrete mai. Le veniva consegnata una candeletta di gel e le veniva messa una flebo di ossitocina per velocizzare il tutto. Lupina maledice mentalmente gli inventori dei sostegni per le flebo. Si rende conto improvvisamente di non aver mangiato.
Alle 16.00, l'ostetrica le chiedeva se avvertiva le contrazioni. Lupina si stupisce, ma no, nonostante i picchi del tracciato, non avverte il benchè minimo fastidio, e chiede "ma quando si mangia?".
Alle 17.00, l'ostetrica le chiedeva se avvertiva contrazioni. Lupina conferma che non sente niente. Lupina, sempre più preoccupata di non nutrirsi a sufficienza, si informa presso un'altra ostetrica su quando si mangia.
Alle 18.00, l'ostetrica le chiedeva se avvertiva contrazioni. Lupina continua a non sentire niente. Approfitta della capatina di un'ennesima ostetrica per chiedere se possono portarle qualcosina da mangiare, non ritenendo le altre due abbastanza affidabili.
Alle 19.30, Lupina camminava su e giù per il corridoio del reparto, aggrappata all'asta della flebo. Un'ostetrica le chiedeva se avvertiva contrazioni. Lupina comunicava che no, non sente niente, a parte dei dolori bestiali che le attanagliano le viscere e la rendono molto poco comunicativa e piuttosto nervosetta. Nel frattempo, agganciava un'inserviente innocente gridandole dietro ma non si mangia mai in questo ospedale del cacchio?
Alle 20.30, l'ennesima visita con annotazione di dilatazione e robe varie. A questo punto, Lupina si rendeva conto che il corridoio dell'ospedale era un luogo poco adatto al proprio nervosismo, e si recava sottobraccio al Gig verso la sala travaglio, ormai rassegnata al digiuno e sempre più pericolosamente vicina al taglio cesareo.
La sala travaglio si presenta come il paradiso terrestre della partoriente: luci soffuse, vasca da bagno, pallone da fitness, musica di Segovia di sottofondo. Lupina è preda di uno sdoppiamento di personalità: tra una contrazione e l'altra, è la solita allegra simpaticona in sovrappeso, durante la contrazione si trasforma in un essere piuttosto nervosetto e tendente all'ira. Improvvisamente si rende conto di star per partorire. Oh mamma, che emozione!
Alle 21.30, i dolori sono fortini e Lupina quasi urla di gioia: il Bel Ginecologo è lì davanti a lei, la testa si comincia a vedere e lui non l'ha tagliata. Tiè.
Alle 22.20, Lupina pensa che le scappa la cacca e che non è il momento. "Ma che cacca," ride l'ostetrica "spingi, sta per nascere!". Il Bel Ginecologo, che non si è rassegnato a tagliare, chiede "ma nemmeno un'episiotomia piccola piccola?"
Alle 22.22, in piedi in mezzo alla stanza, sorretta dal Gig da un lato e da un'ostetrica dall'altro, Lupina pensa che le cose si mettono male, lei non ha mangiato e spingere è una vera palla: dà una spinta più forte delle altre e il Nano nasce , e per fortuna viene acchiappato al volo. E' un ciccione enorme, ha la testa spiaccicata ed è rossastro come una barbabietola. Non piange, ma ci guarda con due occhi blu curiosi. Lupina pensa che nonostante le rughe tutto sommato è carino, e sicuramente con il trucco e le luci giuste si può fare di lui se non una star, almeno un discreto commentatore sportivo.

Alle 23.00, finalmente, Lupina spedisce il Gig in centro e si fa portare una pizza con peperoni e salsiccia. E mentre il Nano fa le prove con la tetta, se la mangia.

Dicevo che domani ricorre l'anniversario del mio parto. Che è una data importante, sì, ma che è diventata seconda rispetto al vero evento:

BUON SECONDO COMPLEANNO, NANO!
Mille di questi giorni per te: ti auguro una vita piena zeppa di trattori e treni veloci, e cavalli e mucche, e tanta pappagellà.

Con amore infinito, La Mamma.

venerdì 19 settembre 2008

La scomparsa.

Questo è il tavolo da lavoro del Sospettato. La scena del crimine non è stata contaminata. La scomparsa è avvenuta tra le 7.15 e le 8.26, ora di uscita da casa per raggiungere l'asilo. Dalle evidenti tracce ematiche sulla scena, si ipotizza omicidio con occultamento di cadavere. Come potete vedere dalla foto, al momento della scomparsa sul suddetto tavolo si trovavano i seguenti reperti : 1. Un trattore verde di plastica, mancante di cerchione anteriore sinistro; 2. Un camioncino dei pompieri di colore rosso, che emette un suono se premuto fortemente da mano nana; 3. Un biberon marca Chicco, contenente del liquido che a prima vista può sembrare acqua, e che all'analisi del RIS di Parma si è rivelato essere effettivamente acqua; 4. Alcune formine di plastica raffiguranti gli animali della fattoria, nello specifico : a) 1 anatra; b) 1 pecora; c) 1 mucca; d) 1 coniglio ed 1 maiale in evidente atteggiamento equivoco; 5. un pennarello tipo Carioca Jumbo di color verde erba, usato dal Sospettato per tracciare righe su un foglio bianco, che al momento si trova al vaglio degli Inquirenti. Si ipotizza che si tratti di linguaggio cifrato, destinato ad un ipotetico complice.
Il Sospettato è stato sottoposto ad interrogatorio, che ha prodotto il seguente verbale:

Lupina: "Nano, hai messo a posto i vasetti del Didò?"
Nano: "No, Dido no."
Lupina: "Hai visto che manca un colore?"
Nano: "No, manca no."
Lupina: "Che colore manca, Nano? Su, da bravo, dillo alla mamma"
Nano: "Iallo c'è. Blu c'è. No, loscio no."
Lupina: " Ti ricordi dove l'hai messo?"
Nano: "No, coddi no."
Lupina: "Dove sei stato, prima? Cerchiamo di ricostruire le tue ultime mosse."
Nano: "No, moshe no."
Lupina: "Sei stato in camera tua?"
Nano: "No, mia no."
Lupina: "Sei stato in giro per casa?"
Nano: "No, casa no."
Lupina: "NON L'AVRAI MICA MANGIATO?"
Nano: "Noooo, pappagellà no."

Il Sospettato si è mostrato reticente all'interrogatorio ed è stato tradotto in carcere dove ha giocato tutta la mattina nella piscina delle palline.

Al momento non si hanno notizie del Didò Rosso. La scena della scomparsa e quelle circostanti è stata passata al setaccio dai nostri Agenti, senza alcun risultato.
Si attendono i risultati della prova del DNA. Su cosa non si sa, ma siccome a C.S.I. lo dicono sempre quando maneggiano quei cottonfiocconi, mi sembrava carino dirlo, ecco.

Nano, dove hai messo il Didò Rosso? Perry Mason indaga.

mercoledì 17 settembre 2008

Risvegli

7.15 del mattino al Lupinaio.

"Buongiorno Nano! Facciamo colazione?"
"No"
"Ci facciamo un toast?"
"No, tot no."
"Mangiamo il latte coi biscotti?"
"No, tulla no."
"Allora un biscotto soltanto?"
"No, cotto no."
"Uno yogurt?"
"No, pappagellà no.
"E allora cosa mangiamo?"
Il Nano si alza in piedi e urla a voce stentorea:
"PATTASCIUTTA!"

Però gliel'ho fatta all'olio.
Stavolta la patria potestà me la tolgono sul serio.

Mutande.

"Ti ho steso i panni" Nonna Ansia è lapidaria. "Ma dove pensi di andare con queste mutande? E se ti succede un incidente e vai in ospedale, ti presenti con queste mutande ingrigite e sfilacciate? Sei una sciattona!"
Devo ammettere che Nonna Ansia, nonostante il catastrofismo imperante, è donna di buon senso. Lei, che non tollera sciatterie sebbene si aggiri per casa travestita da folletto dei boschi (coi primi freddi sfoggia i suoi famosi pantaloni di felpa infilati dentro ad un complicato doppio calzino, giacca da cacciatore e fazzoletto in testa, in un colorato ammasso che sembra appena uscito dal bidone della Caritas), guarda con disprezzo la mia stesa di mutandoni grigini che penzola triste dai fili.
"E' il caso che ti rifaccia il guardaroba intimo". E' vero, è giunto il tempo. Anche il Gig me ne sarà grato.

E così, vincendo la naturale ritrosia verso le moderne diavolerie, Lupina va al negozio delle mutande a ricomprarsi l'armamentario. La scelta cade su un moderno ma austero negozio di biancheria féscion e glémur. La accoglie una commessa magra come il Mahatma Gandhi, che le spiega sul tavolo una stesa di mutande e reggiseni.
"Che taglia porta?" mi chiede la tipa.
Ora, per dovere di cronaca, devo fare due oneste confessioni: primo, non so che taglia porto. Diciamo che fino ad un paio di mesi fa entravo comodamente nella quinta, ma al momento non sono in grado di definire la cosa. Secondo, ho sviluppato una sorta di timore reverenziale per le commesse dei negozi di abbigliamento, specie se sono molto magre. Non so perchè. Le commesse sono una lobby, in questo ameno paesino balneare. Le commesse stanno tutto il giorno a ripiegare magliette e a sparlare di quelle che si stanno provando i vestiti nelle cabine con la commessa del negozio accanto. Loro pensano che il materiale con cui è fatta la tenda sia fonoassorbente, senza considerare che tra loro e te non c'è nient'altro che un miserabile pezzo di stoffa. E' strano come non si rendano conto che se sei in una doccia senza aver aperto il rubinetto, quello che è dentro riesce a sentire benissimo tutto quello che viene detto intorno. E comunque, io sono una donna sportiva e non ci faccio granchè caso, ma magari qualcuno potrebbe anche offendersi sentendosi dare della cicciona/sfattona/reginadellacellulite.
Ma vabbè, sorvoliamo.
Le mutande per me sono una cosa di cotone, possibilmente di colore chiaro, con un buco sopra per infilarci il tronco e due buchi sotto per infilarci le gambe. Hanno un davanti, in genere contrassegnato da un fiocchetto, ed un dietro, solitamente munito di fastidiosissima etichetta. Facile.
Le cose che ho visto su quel tavolo, però, erano un qualcosa di diverso. Erano strumenti alieni, atti alla tortura della nostra intimità.
"Abbiamo questo modellino qui" mi fa il mucchietto di mestoli. Chissà come mai, le commesse dei negozi di intimo parlano sempre col suffisso -ino: pigiamino, abitino, modellino. O ciccia, ma cosa mi vuoi dare di -ino? Sono una 46, ho le debordanze ai lati e due tette giganti, vediamo di rimanere sull'-one, o almeno sull'-etto, via. Non mi mortificare.
E mi mostra una cosa che non avevo mai visto, facendomi venire una voglia matta di abbandonare l'impresa. Trattasi di mutanda brasiliana. Il dietro è uguale al davanti. La vita è bassa. I buchi delle cosce lasciano poco spazio alla fantasia. E poi, meraviglia delle meraviglie, non ha elastici. "Scusa, ma come fa a stare al suo posto?" chiedo intimidita, pensando agli elasticoni delle mie mutande da anziana signora che mi si saldano nei rotolini dei fianchi e rimangono lì, come smeraldi nel loro castone.
"Ma sta benissimo, è un po' tipo perizoma" mi liquida l'anoressica. La sua affermazione mi fa venire in mente i miei tentativi di modernizzazione, ovvero quei tristi pomeriggi trascorsi in ufficio a saltellare sulla sedie, tentando di togliere da quel posto quella maledetta stringa di elastico. Eppure mi avevano giurato che era comodo, che non si sentiva, che non si vedeva, ed io cogliona ci avevo creduto e me ne ero comprata uno stock di tutti i colori, che adesso giace nel reparto hard del mio cassetto, in attesa di essere scagliata nella spazzatura in un momento di sconforto, o di trasformarsi in elastico da fionda per il Nano.
"No, guarda, credo che non sia il mio genere. Avete qualcosa di comodo?". La commessa mi lancia uno sguardo di sufficienza, e mi apre sotto il naso un cassetto pieno di pallottole di velo, ordinate per colore in tanti piccoli scomparti. Spiega una delle pallottole sotto il mio naso, et voila: mutande totalmente trasparenti, una nuvola di pizzo a forma di mutanda.
"Belle, queste." ed i miei occhi visualizzano le complicate architetture di pizzi e dentelle che adornano i fianchi di Dita Von Teese. La tentazione è forte.
Se non fosse che il pizzo si chiama pizzo non a caso: il pizzo pizzica. Ha il potere di trasformare una donna in estasi alle 7 del mattino nella tarantolata delle 13.30. Le mie buone intenzioni di donna mutandata con pizzi e trine in genere finiscono in pausa pranzo, che regolarmente salto per andare a casa a cambiarmi e rimettermi le orrende cotonella.
"Ma non avete qualcosa di basic? Cioè, di quelle normali." La commessa sfodera il massimo del disprezzo consentito in un'occhiata, e mi conduce in un angolino appartato. E così, in mezzo alle mutande delle Winx e i pigiami da ricovero ospedaliero di ottuagenaria, spunta un espositore ricolmo di bustine di plastica trasparente, contenenti il fatidico tris di mutande a vita medio-alta con fiocchino davanti e etichetta con spiegazioni per il lavaggio sul dietro. "Un tris di mutande viene 7 euro e 99", e mi abbandona al mio destino.

La mutanda, anche se sigillata, a casa mia va lavata prima di indossarla. E' cosa buona e giusta, e poi si evitano quelle infezioni che tanto tormentano le nostre esistenze e ci costringono all'uso dell'ovulo e il grattamento con moccolo incluso.
E così, di fronte alla stesa delle mie mutande nuove, Nonna Ansia sentenzia:
"Se non te le vuoi comprare, te le compro io. Basta che non vai in giro con questi affari indecenti."
Quasi quasi mi provoco un incidente di proposito. Solo per vedere la faccia di mia madre nella stanza dei raggi.

martedì 9 settembre 2008

Wedding day

Parlare di tutto il caos e la felicità di questi giorni sarebbe troppo anche per me. E siccome una foto vale più di mille parole, vi metto questo.

Occhio, che tra meno di 24 ore torniamo tutti ombre virtuali.

sabato 6 settembre 2008

Matrimonio col vomito.

Venerdì mattina, al volante della sua Ford-vecchio tipo-cabriolet, Lupina accompagnava il Nano all'asilo. Ad un certo punto ha cominciato ad avvertire un fortissimo malessere a livello gastro-duodenale, si è fermata davanti ad un'aiuola ricoperta di teneri fiorellini, ha aperto lo sportello ed ha vomitato su tutte le specie vegetali presenti sul luogo. Il Nano, evidentemente divertito dal fatto che la mamma si trovasse in tale frangente, sghignazzava dal sedile posteriore.
"Hai mangiato quella pizzaccia ieri sera, lo sapevo che prima o poi di pizza saresti perita!" sentenzia il Gig, dall'alto del suo intoccabile metro e novantacinque.

Venerdì mattina alle 10.30, di fronte al vasetto di pappagellà, il Nano si entusiasma, lo ingurgita fremendo e lo rivomita a più riprese.
"Si è agitato troppo giocando", commenta amorevolmente l'Educatrice 1.

Venerdì pomeriggio, Nonna Ansia si dipinge le unghie in attesa di dover sfoggiare qualcuno dei suoi anelloni da investitura papale, quando comincia ad avvertire uno strano malessere, e vomita dentro l'astuccio della manicure.
"Ho preso fresco, " decreta, essendo il non bene identificato fresco causa di molteplici malanni capaci anche di condurre alla tomba una povera donna.

Sempre venerdì pomeriggio, la Fantesca in forze alla casa materna accusa un analogo malessere e vomita mentre passa l'aspirapolvere. Essendo ella in totale comunanza spirituale con Nonna Ansia, si presume che abbia vomitato per processo simbiotico.

Sabato pomeriggio, durante il taglio della torta, lo Sposo accusa un malessere ma essendo egli un giovane morigerato e contenuto regge per tutta la serata, si sciroppa 20 km col mal di stomaco e gli stranguglioni, ma poi sbrocca e giunto alla magione finalmente vomita.
"Sarà il nervoso. Povero Mr.Coccinella, lui è una personcina emotiva, si sarà emozionato." commenta la Mamma dello Sposo, ancora parata a festa.
Il malvagio Gig sostiene che sia colpa delle scarpe di legno da lui indossate durante la cerimonia, ma si sa che parla per invidia perchè lui le scarpe di legno non ce le ha (nel link, un esempio di tipica scarpa di legno, che per essere sinceri a quelle dello sposo non gli legano nemmeno le scarpe. Qualcosa in questa frase non mi convince troppo.).

Non si riesce a capire come mai, la mia ipotesi di virus gastrointestinale non è accettabile. Probabilmente anche House avrebbe fatto fare i markers per l'amiloidosi e il lupus, ma poi sarebbe giunto alla mia stessa conclusione. Ma loro no, loro hanno preso fresco, hanno mangiato la pizzaccia, si sono agitati, si sono emozionati, ma il virus non ce l'hanno. Tsk, non è logico che una che non ha speso milioni di euro per libroni di medicina e specializzazioni non possa azzeccare una diagnosi. Brutti razzisti!
Insomma, il risultato di tutto questo trabagai è che hanno vomitato più o meno tutti, ma soprattutto che mia sorella trascorrerà una prima notte di nozze davvero indimenticabile.

giovedì 4 settembre 2008

Morte della Pleistèscion

Sapevamo che sarebbe successo, prima o poi.

Ci fu un tempo in cui l'esistenza del Gig in questa casa si espletava in maniera orizzontale. Ci fu un tempo in cui egli vegetava con le piante dei piedi sul bracciolo del divano, il culo sempre sullo stesso punto così da creare un adeguato cratere per le chiappe, ed una misteriosa cosina nera tra le mani da cui si dipanava un lungo spago collegato ad un affare nero senza finestre.
Ci fu un tempo in cui il Gig rispondeva a monosillabi, che poi evolvettero in sole vocali, che poi si trasformarono in grugniti.
Ci fu un tempo in cui la distrazione regnava sulle cose, e la mente gigghica vegetava altrove, perduta nei meandri del campionato virtuale del Proevolùscion. In quel tempo, potevi introdurre qualsiasi argomento, certa di ricevere un'unica risposta: gngr, 'spetta.
Gngr, 'spetta è la summa, il verbo, la risposta alla domanda universale.
"Gig, mi faccio un tè. Lo vuoi anche tu?"
"Gngr, 'spetta."

"Gig, che ne pensi di imbiancare la cucina questo finesettimana?"
"Gngr, 'spetta."

"Sai che il Nano è frutto di storia di sesso con un autotrasportatore bulgaro?"
"Gngr, 'spetta."

"E se tu chiedessi un giorno di ferie e andassimo all'Ikea a trascorrere una giornata riflettendo su quale cassettiera comprare e valutando le varie possibilità che il design democratico svedese ci offre?"
"Gngr, 'spetta."

Nel momento in cui la lucina blu è accesa e l'affare con i pulsanti staziona saldamente tra le mani, il Gig è inerme e vulnerabile. Puoi chiedergli qualsiasi cosa, egli non se ne ricorderà ma ti accontenterà, perchè una parte di se' è vigile e senziente ed avrà l'impressione che tu effettivamente gli abbia parlato di quell'argomento, nonostante il campionato di calcio virtuale in quel momento volgesse nettamente a favore del Torino.

Io quel coso nero l'ho sempre guardato con sospetto. Innanzitutto, perchè non capisco realmente a cosa serva, poi perchè attira un sacco di polvere, e anche perchè ho la sensazione di stargli antipatica. Infatti più volte ho scorto la lucina blu, una specie di occhietto incastonato nel marchingegno, mentre mi guardava male. Ed ho udito la sua vocina sibilare: gioca con me, Gig! Lasciala perdereee...
Ma lei non si è mai resa pienamente conto che quella che spolvera sono io, e che forse è più un mio diritto comunicare col mio coniuge. Ma io c'ero prima di te, carina, mi bisbiglia mentre io la accarezzo con il swiffer. In questi momenti, ripenso a tutte le volte che per colpa sua non ho potuto litigare e tirare fuori il mio lato peggiore, e mi vengono strane idee. A volte, sopraffatta dall'ira, l'ho un po' sbatacchiata. Ma sì, qualche bottarella sul coperchio data con la mano aperta, qualche calcagnata data bene, e poi via, ad aspettare la prossima accensione per vedere cosa succederà.
Generalmente, niente. Il malefico coso giapponese è costruito con un materiale alieno indeformabile, è ripiena di kriptonite e mi indebolisce. Le presunte legnate che le tiro non la toccano minimamente, al massimo fa tic tic quando la scuoti, e stop.
Oggi, come per magia, ha smesso di funzionare. In un attimo si è realizzato ciò che in sette anni non avevo osato sperare, ovvero il dialogo tra coniugi nel dopocena. E' finita l'epoca del gngr, 'spetta.
Finalmente potrò cominciare ad ammorbare la vita del Gig coi miei vaniloqui.

Sempre che il demonio non si insinui nella nostra casa sotto forma di pleistèscion tre.
"Lupi, me la regali per Natale?"

Mi rimane ancora poco tempo.

martedì 2 settembre 2008

Contaminazione.

Il Gig è una personcina per bene, e questo forse voi lo avevate capito prima di me.
Abituato a sguazzare tutto il dì nella schifezza e nel pericolo di contagio, una volta giunto alla sua dimora, desidera che tutto sia perfetto e asettico.
L'ultima frontiera della turba psichica del Gig è la contaminazione alimentare.
Quando il Gig torna a casa, si lava le mani ossessivamente per un quarto d'ora, saltellando sulle piante dei piedoni per reprimere il senso sfrenato di pipì che lo attanaglia, perchè il posto di lavoro è contaminato e la vescica va tenuta piena fino almeno a che non si torna a casa. L'acqua deve essere bollente e strinargli le mani, e deve necessariamente usare un sapone liquido disinfettante che compra in un misterioso negozio noto a lui solo. Poi finalmente fa la pipì. Poi si rilava le mani.
Poi va al frigorifero, prende una bottiglia di acqua fredda possibilmente appena aperta, beve un sorso e mentre è lì col mento per aria a sgarganarsi nota nel frigo alcuni alimenti a suo dire avariati, li prende, li ispeziona attentamente e li butta.

Arriva il momento della cena. La famiglia Lupina non mette in tavola niente di composito da tanto tempo, ma si adatta a divorare scatolette, mozzarelle, insalate già lavate e squallidi vegetali bolliti dall'aspetto asfittico. Tutta colpa della donna di casa, perennemente a dieta, del Nano che deve mangiare sano e dal sacro terrore derivante dall'accensione tramite piezoelettrico del lupinico fornello, che poi si sporca troppo e non c'è voglia di strusciare.
"Gig, dov'è quel prosciuttino crudo semidolce?"
"L'ho buttato. Era avariato."
"Ma l'avevo comprato ieri!"
"Ma era sudato!"

"Gig, ma quella bella insalata di gamberi e fagioli che ho fatto stamattina, l'hai mica vista?"
"Ah, alludi a quella roba puzzolente di acido ricoperta da una patina iridescente? Ho dovuto buttarla. Era avariata."

"Non trovo più la mozzarella di bufala. Hai idea di dove sia stata messa?"
"Nella pattumiera."
"Ma Gig, era la nostra cena di stasera!"
"Ma tu non sai che la mozzarella avariata è un'arma batteriologica? Ma ti rendi conto che stava per contaminare il resto del nostro cibo?"
"Ma non era avariata!"
"Sì che lo era. Non hai rispettato le corrette modalità di conservazione e l'hai fatta andare a male, non ti rendi conto che potevi ucciderci TUTTI?"

E' uno spasso vederlo mangiare. Seziona il tonno in scatola alla ricerca dell'imperfezione con l'abilità di un chirurgo estetico, si avventa sull'insalata e butta via le foglie che non ritiene morfologicamente rispondenti alla sua idea di ortaggio a foglia larga, studia i fagioli uno per uno per sgarmare quello guasto che lo porterà alla tomba. Evitare di morire intossicato è una fatica bestiale. Oltretutto, per una strana deformazione mentale, è convinto di non avere olfatto. Come faccio a sapere che invece ce l'ha? Non ne ho idea, so solo che quel poderoso nasone non può non contenere delle belle cellulone olfattive. Per questo motivo, ogni santa volta in cui si sospetta la contaminazione, porta da me l'alimento incriminato per sottoporlo all'esame del mio Superolfatto.
"Secondo te puzza?"
"No."
"Ma senti meglio, non ti sembra che sappia di piede?"
"Gig, è normale. E' una fetta di toma, di che vuoi che sappia."
"Ma no, annusa. Mi sembra che sappia proprio di piede appena uscito dalla palestra. Deve essere avariato."

Ogni pranzo si trasforma in una full immersion nella pura follia sensoriale, dicevo. Insomma, il Gig ci tiene allegri.
Ma la cosa più bella è dovuta al fatto che le cene da queste parti sono davvero esperienze di alto valore, e soprattutto interminabili.

Nel frattempo io ho già sparecchiato.

domenica 24 agosto 2008

Una barbarie moderna: la ricostruzione delle unghie.

Noi donne non siamo mai sazie di torture.
Non ci accontentiamo mai.
Non bastava la depilazione delle sopracciglia, pratica dolorosissima messa in atto da estetiste prive di scrupoli, non bastava la ceretta completa della zona bikini,che fa tracimare il Tigri lacrimatorio durante lo sbarbamento del bulbo pilifero (e dell'Eufrate in fase di ricrescita del pelo, vogliamo parlarne?), i dolori del parto, lo strizzamento dei brufoli e i bigodini alle ciglia. Ci siamo fatte rinchiudere in confezioni di plastica ozonizzata per dimagrire, piazzare su pedane vibranti a far traballare le cicce a ritmo vorticoso, massacrare da massaggi rassodanti, e adesso pure questa.
Sto parlando della ricostruzione delle unghie, pratica ormai diffusissima che rende l'autostima delle mangiatrici delle suddette direttamente proporzionale al loro spessore ungulare.
L'unghia ricostruita è ormai una realtà. Se non ce l'hai, sei una sciattona.
Il processo di ricostruzione dell'unghia è fastidioso come subire lo schiacciamento delle vertebre da parte di una garrota ben oliata.
Prenoti la seduta e in men che non si dica ti ritrovi di fronte ad una signorina vestita con una tunichetta bianca, che ti scartavetra le unghie su tutta la loro superficie, compie tutta una serie di riti magici con una limettona da evasione carceraria, ti mette una roba che sa di attack sulle unghie e ti lascia inerme a sedere su un panchetto con le mani in un fornetto simile a quello degli hot dog, ti dice "c'è da aspettare un attimo, tu stai ferma qui e non togliere per nessun motivo le dita da lì sotto" e se ne va scodinzolando a telefonare al fidanzato. E tu rimani lì, con le mani nel forno, e in quei minuti interminabili in cui la resina bicomponente comincia a fare il suo lavoro ti pruderà il naso, ti arriveranno insistenti telefonate da un numero privato e ti scapperà una delle più furibonde ed incontenibili pipì della tua vita.
Quando l'estetista ti chiederà "come le facciamo?", non lasciatevi trarre in inganno dal suo aspetto sorridente, liscio e glamour: avrà in serbo per voi un qualcosa di terrificante, che vi farà pentire amaramente di averle risposto fai tu, ed uscirete con le unghie verde pastello con fiorellini sul dito anulare, oppure arancioni tigrate con qualche tocco glitter.
Ben presto, ci renderemo conto che avere le unghie ricostruite è come essere a metà strada tra la strega Bacheca e la focomelia. In poco tempo, tutto quello che prima era una cosa semplice e spontanea si trasformerà in un'operazione impossibile, al limite del consentito: il cambio pannolino rischia di diventare alla stregua di un'operazione chirurgica con probabile squartamento di culi nani; l'uso della tastiera del computer sarà difficoltoso e produrrà un accompagnamento ritmato simile al ticchettio che producono le zampette di uno yorkshire sul parquet, maneggiare oggetti piccoli per compiere operazioni relativamente semplici quali attaccare un bottone ad una camicia ci riempirà di orrore e di buchini.
Insomma, in men che non si dica, ci si ritrova a doverci concentrare anche solo per tirar su una zip. E che dire della innaturale durezza delle unghie ricostruite? Ma avete visto che razza di spessore raggiungono con un semplice strato di gel? Certi spessori mi fanno venire in mente la zampa dell'alce, o quei prosciutti infiocchettati che vengono esposti nelle salumerie nel periodo natalizio.
Si può tornare allo stato naturale delle cose dopo aver ricostruito le proprie unghie? Mmh, direi di no. E' un processo senza ritorno, o almeno così pare.
Quando decidi di togliere via tutto il posticcio, l'estetista glamour se la lega al dito e si vendica, sapendo che il pellegrinaggio mensile con munifica elargizione di 80 euro a botta sta per terminare.
La procedura è piuttosto semplice, ma per vendetta ti mettono nello stanzino più brutto, quello senza condizionatore, e ti lasciano con le dita immerse in una roba che puzza di diluente al nitro. E dopo che tutta la schifezza si è staccata, ti ritrovi con le dita praticamente senza unghie, se non si considera una sottile pellicola opaca che ricopre la cima del tuo dito. La sensazione è orribile.
Ti sfugge tutto di mano, non hai più presa su niente, e ti sembra di essere nuda.
A quel punto, implorerai la tua estetista di rimetterti tutto l'ambaradàn, perchè così non puoi sopravvivere.
Ritornerai a stringere il volante della tua auto con le unghie ricoperte da un sottile strato di brillantini blu, rimirerai le perline appiccicate al tuo dito anulare e ripeterai a te stessa: questa è l'ultima volta.
Ma qualcosa, dentro di te, ti dice che non sarà così.

E comunque...

Io non sono una brava mamma. Abbandono il Nano coi nonni quando ho voglia di starmene un po' per conto mio, lo lavo solo quando è strettamente necessario, non gli metto neanche abiti stirati perchè ultimamente ho delle grosse pecche dal punto di vista manageriale, lo nutro quando ha fame e non quando si dovrebbe mangiare, lo metto a letto quando ha sonno e non quando si dovrebbe dormire, e in definitiva rispetto poco gli orari. Sono un disastro.
A casa nostra, poi, siamo un po' bestie. Si urla spesso, abbiamo poche regole che quasi nessuno rispetta, ognuno fa il cazzo che vuole (meno che i gatti, loro sì che ci sanno fare), non siamo un cavolo indipendenti ed abbiamo continuamente bisogno l'uno dell'altro anche per la minima sciocchezza.
Insomma, agli occhi di qualcuno questa famiglia potrà sembrare squinternata, ed in definitiva lo è. E poi, abbiamo rinunciato a fare progetti. Gli esempi passati parlano chiaro: se vogliamo perseguire un obiettivo preciso, va sempre a finire che viene fuori tutt'altro. Quando ho provato a fare la marmellata di more è venuta fuori una gelatina, quando ho progettato un maglione per il Gig mi son stufata presto ed è venuto fuori un gilet, quando ho deciso di fare la cucina in una certa maniera -cioè niente piastrelle, ma solo marmo e muretti nudi-, mi sono ritrovata con piastrelle dappertutto e nemmeno un centimetro di marmo, perchè il solaio non reggeva.
Però devo dire che la gelatina di more era comunque commestibile, il gilet del Gig una vera figata e la cucina non è venuta fuori così male.
Insomma, si continua ad andare per tentativi.

Però siamo una famiglia di gente allegra nonostante ciò.
Forse non siamo normali.