mercoledì 31 marzo 2010

Il Nano e il Cuginone

Il Cuginone è uno gnomo simpatico, anche se come tutti i bambini di neanche un anno non sa fare sostanzialmente un cazzo. Il Cuginone, sebbene tutti dicano oh, come assomiglia al Nano, in realtà non gli somiglia per niente. Tranne ovviamente per il fatto che anche il Nano ha avuto 9 mesi, e anche lui era simpatico ma non sapeva fare sostanzialmente un cazzo.
Il Cuginone è anche parecchio avanti, nel senso che quasi cammina e quasi parla. Quasi vuol dire che in effetti non cammina e non parla, anche se aggrappato al divano potrebbe fare dei chilometri senza mai fermarsi e riesce a spararti delle mitragliate di mmammammammmammammammama che manco un kalashnikov. A volte il Cuginone sembra che stia per dire qualcosa di veramente importante, ma poi tace.
A volte il Cuginone sembra che stia per fare la cacca, poi non la fa.
A volte il Cuginone sembra che stia per fare una grandiosa scoperta, poi rimane lì.
Il Cuginone è davvero un tipo strano.
A volte il Cuginone si becca un sacco di malattie tipo le afte, le placche in gola e la candidiasi del cavo orale, e poi sembra che stia per guarire, ma poi non guarisce e deperisce, fino a diventare in pochi giorni un Cuginino e somigliare ad una patata coi capelli. Povero Cuginino, che a 9 mesi ha collezionato una serie di malanni inenarrabili nel giro di una settimana ma forse nemmeno, è bastato esporsi al contagio del nido (per la cronaca, è stato provato l'inserimento al nido, il Cuginone da bambino estremamente socievole e ridanciano si è trasformato in un cincillà condannato al patibolo, ha afferrato saldamente la gamba di mia sorella e non si è schiodato di lì. Bravo e deciso, il nostro gnomo!)

Il Cuginino quindi è stato rinominato Acciacchino.

Acciacchino è stato rivestito da capo a piedi con gli abiti che furono del Nano, un guardaroba strepitoso di cui già parlai, che include pure alcuni divertenti travestimenti quali gelataio, steward di Love Boat, giullare di corte, ragazzo fico, motociclista, centravanti del Torino e visconte. No, non è uno scherzo, sul Nano taglia 12 mesi si sono sbizzarriti zii, nonni e cugini, e giustamente tale imperdibile assortimento di abiti non poteva andare perduto. Così mia sorella lo agghinda col celebre cappello palloso, col maglione mille-spaventose-righe-, e a me sembra di stare a guardare il Nano da piccolo, e inevitabilmente il lacrimone scende (dal lato interno, però, che io in queste cose son pudica e non mi faccio vedere).

Acciacchino oggi era anche molto volitivo e deciso, e voleva andare sul trattore nonostante il moccio. Purtroppo anche il Nano stava guidando il trattore col nonno. E il nonno, nella fattispecie il sig.r Alzheimer, è il nonno di entrambi, e grande amante della giustizia e dell'equità.
Quindi ha tirato su il nostro Acciacchino, il quale si è peraltro rivelato un valente guidatore di trattori.
Ma non aveva fatto i conti col Nano, che non era evidentemente d'accordo.
"Nonno, noooo! Non far guidare Acciacchino, IO devo guidare."
"Ma nooo, Nano, adesso tocca un po' anche al cugino, poveretto!"
"NO, NO E NO."
"Perchè Nano non ce lo vuoi sul trattore col nonno, il nostro povero Acciacchino?"
Il Nano riflette un momento.

"Perchè... uhm, perchè... PERCHE' AL NONNO POI GLI ATTACCA LE MALATTIE!"

Benvenuti nel mondo dei maschi ipocondriaci, Nano.
Queste non sono che le prime, tragiche avvisaglie.
Sob,

martedì 30 marzo 2010

Il pericoloso pesce blob


Neonati

Cara mamma che mi guardi con quella faccia lì, non starti a fare tante domande, pigliami come sono e basta.
A me piace stare in braccio. Non mi interessa se devi pisciare, depilarti le gambe, farti il bidet o la doccia. Io devo stare in braccio. Non pensare di fregarmi avvolgendomi nella copertina e passandomi al babbo, me ne accorgo subito e mi sveglio. E per dimostrarti che non sono un fesso, piango.
A me piace la puppa. E mi fa piacere che tu non abbia nemmeno provato ad avvicinarmi alla bocca uno di quei cosi di plastica e gomma che si usano per tappare i neonati, perchè con me non attacca, bella. Io se voglio una cosa, voglio quella. Pensa un po' se ti viene fame e reclami il tuo pasto, che ti sei guadagnato a suon di cacche e pisce e vomiticci quotidiani, e ti mettono un tappo.
Quindi cara tirati giù quella spallina e tira fuori la puppa.

La vita in questa casa è dura. Non c'è un attimo di pace.
Tu che vivi con l'aspirapolvere attaccato ad una mano e lo straccio per spolverare nell'altra, quasi fossero prolungamenti del tuo corpo, tu che non finisci di fare una cosa, non sei più la donna di una volta. Sei ingrassata e ti lamenti troppo, a volte le tue onde cerebrali non mi lasciano dormire, e allora piango, piango molto, e tu ti affanni.
Poi non mi hai comprato la carrozzina. Ti ostini a portarmi in giro in quella cosa da africane, la fascia, perchè in realtà ti piace metterti in mostra con la gente del paese, tu vuoi fare la rivoluzionaria, quella che scuote le coscienze. Ma non le senti tutte quelle vecchiette che ti sgridano, signora povero bambino, signora ma dove lo tiene, signora che cosa curiosa, signora ma è vivo? e tu che paziente rispondi, spieghi, cerchi di convincere, parli dell' Era del distacco e quelle manco ti ascoltano più. Ma smettila, ma vai a comprarmi una bella carrozzina rossa da corsa, che ci faccio le gare con Edoardo e la Emma, hai visto che carrozzine Stok*e hanno? Quelle sì che sfrecciano!

Mio padre.
Anche lui.
Lui è meno pericoloso, a dire il vero lo vedo poco. Però quel poco che lo vedo, mi irrita profondamente le guance con quel cacchio di barba, mi sbaciucchia troppo. E poi si stupiscono se per tutte le ricorrenze noi figli regaliamo ai padri un set per la barba.

Ma il più temuto di tutti è quello basso, quello che tutti chiamano il Nano. No, non sto parlando di Brunetta, parlo di mio fratello, quello grande. Di solito riescono a tenerlo a bada, ma a volte sfugge al loro controllo. E allora me lo vedo arrivare di soppiatto, e comincia a fare quella faccia. Dico davvero, quella faccia. Cavoli, è spaventosa. E' chiaramente la faccia di un malintenzionato, di un assassino. Mi si avvicina, digrigna i denti, e vedo una mano con le dita ad artiglio scendere su di me, la voce sibila, io tremo. Poi qualcuno lo chiama e lui fugge via, non prima di avermi lanciato uno sguardo che promette sangue e vendetta.

Ti dovrei confessare questa cosa, ma non so se faccio bene: io sono pazzo. Cioè, no, non mi sono spiegato: il mio corpo lo è, ed è incontenibile. Fa delle cose strane.
Prendi ad esempio queste braccia che mi hai fatto. Sono belle, sì, carina anche quella manina in fondo, ma hanno qualcosa di strano. Io sono qui che penso agli affari miei e quelle d'improvviso impazziscono e steng! mi arriva un pugno dritto in faccia, sferratomi dalla mia stessa mano traditrice, magari sul naso o sulla fronte, Al che io comincio a piangere, ed arrivi tu tutta preoccupata, poverino ha fame? poverino hai la cacca? poverino hai il mal di pancia?
Innanzitutto, non mi chiamare Poverino, che pure io ho una dignità, sebbene racchiusa in una mezzasega di corpicino.

Hai presente, ad esempio, quello strano fenomeno della ghettina che si sfila da sola? Sì, esatto: quando tu mi metti a letto vestito con quelle tutine a due pezzi che ti piacciono tanto, e due ore dopo sono senza pantaloni. Ecco, non pensare che sia opera del Gig, o del fratellino che tenta di farmi fuori facendomi venire il broncopolmonite: in realtà sono le mie gambe che pedalano, pedalano, pedalano da sole, senza che io riesca a comandarle, sfruttando l'effetto sfregamento dei tessuti un po' pelosi, come questa stramaledetta ciniglia con la quale amate ricoprire il mondo di noi neonati.
Per non parlare dei graffi di disperazione. Hai visto cosa sono in grado di farmi, a livello di autolesionismo pesante, con il semplice ausilio di un'unghietta microscopica? E tutto ciò, cara mamma, è un sistema inventato dal Programmatore dei Neonati, per far sì che essi vengano lasciati da soli il meno possibile: la mamma pensa oddio, questo ora piange e si cava un occhio! ed accorre premurosa al capezzale del cucciolo, pronta a soddisfare ogni sua voglia.
Lo so, faccio compassione, per il mio essere piccolo e morbido, per la mia faccina da topogigio, per il labbrino rovesciato in grado di commuovere chiunque. Sono piccolo, profumato, quasi patetico.

Ma non dimenticare che posso anche avere un aspetto tenero e indifeso, ma dentro di me sono una belva, e presto lo scoprirai.
A presto, mamma.

domenica 28 marzo 2010

Essere in 4: la goduria immensa n°1: i viaggi in macchina

L'incubo dei giorni nostri è il viaggio in macchina.
Da quando non possiamo più dire le parolacce liberamente, gli spostamenti anche di pochi chilometri si sono trasformati in una tortura feroce.

Il Gig, smoccola interiormente.
Il Nano parla incessantemente, saltando di palo in frasca. Chiede di vedere i campanili, di telefonare al nonno Asl, ma soprattutto canta misteriose nenie che sostiene di aver imparato all'asilo, i cui testi ricordano le canzoni dei Verdena. E infatti non ci si capisce una mazza, ma tant'è.
Lo stereo della macchina ci propina il death metal, ma ultimamente il doom che piace tanto al Nano, perchè così triste e tragico coi suoi ritmi lenti e scassapalle gli ricorda la sua vita precedente, quella in cui era un frate francescano con sei giri di cilicio intorno ai fianchi.
Io tento di introdurre vari argomenti, ma mi distraggo e tendo ad essere piuttosto discontinua.
Il piccolo, in tutto questo bailamme, fa due cose: o contempla il panorama dal finestrino, o piange.
Più spesso la seconda.

Uaaaaah
uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhh, gasp gasp, uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuaaaaaahhh...
"Flatellino piange"
"Eh, lo sento."
"Perchè piange?"
"Non lo so, non ne ho idea. Forse è arrabbiato."
"Allora cantiamo. TUIGGO TUIGGO LITTE STAAAA, AUAUONDE UOCCIU AAAA! Cantate, cantate tutti!"
TUIGGO TUIGGO LICCESTAAAAL, AUAUIOINIDE UACCIULAAAAA!
"Ma no, voi non la cantate bene, dovete cantare quello che canto io!"
"Ma Nano, noi l'abbiamo cantata come l'avevi cantata tu la prima volta, poi l'hai cambiata!"

"No, io non l'ho cambiata, cantate di nuovo!"
TUITTO TUITTO GIUAGNGGGIANNGGIAAAAR, UAUAUONDE UOCCIULAAAAR!
Ma no, ecco, la cantate ancora malissimo, non fa così la canzone!"
"Cavoli Nano, l'hai cambiata di nuovo. Non puoi cambiare le parole della canzone a tuo piacimento, così succede che non le cantiamo più giuste e viene fuori un troiaio"
"Non si dice TLOIAIO, è una parola cattiva, siete dei brutti puzzettoni" ci redarguisce il Nano col suo ditino puntato, "e ora bisogna cantare per non far piangere più il flatellino. Su, cantate!"
TUIGGGUUO GUIGGUO CIUIQQUE STAAL, AU AUODDER UOTTURAAAAR! MA NOOO, LA CANTATE MALISSIMOOOO! Voi non mi date retta, il flatellino piange ancor di più, sentite? Siete dei brutti cantatori, non mi piacete, voglio scendere da questa macchina, rivoglio la mia vita!"
"Ma non è il caso di prendersela così! Senti, facciamo una cosa, cambiamo canzone. Cantiamo Stella stellina, quella è in italiano, non la possiamo cambiare come ci pare. Eh, che ne dici, Nano?"
"NOOOOOOOOO, STELLASTELLINA NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! Fa schifo, puzza!"
"Come fa a puzzare una canzone? Su, non diciamo bischerate, cantiamola una volta e sentiamo come ci viene!"
"Adesso mi avete stufato, state tutti zitti altrimenti io piangio! Anche tu, fratellino piangione, capitooo? Ora piangio anch'io, sentite. UAAAAAAHHH UAAAAAAHHHH", risponde il Nano, con tutta l'autorità che il suo piccolo corpo trenne può contenere.
E così i nostri viaggi vanno avanti, trasformando una gita al più vicino supermercato (Penny Market a meno di 2 km) nella Passione di Cristo (siamo in tema pasquale, approfitto). Riusciamo a fare più casino di un gruppo di sedicenni al concerto di Marco Carta.

E in tutto ciò, il Fratellino?
Il fratellino, stronzissimo, ride.

domenica 7 marzo 2010

Autocensura

Quando il pargolame comincia ad elaborare concetti sempre più complessi, occorre un vocabolario adeguato. Il vocabolario adeguato si acquisisce facilmente per processo osmotico: così un nano treenne-e-mezzenne, se debitamente stimolato dall'ambiente familiare, perfeziona il proprio lessico sulla base di ciò che sente negli ambienti in cui vive.

E siccome qui in casa volavano cazzi, porcheputtane, ma vaffanculo brutto stronzo e anche parecchie maremme-fantasia (maremma ragnatela, maremma impestata fradicia, maremma incimurrita, ecc ecc), ma siccome soprattutto mi è stato fatto notare dalla maestra che in una mattinata il Nano ha snocciolato con nonchalance una decina di cazzi, io e il Gig, di comune accordo, abbiamo cominciato seriamente a lavorare sul linguaggio, al fine di epurarlo completamente da ogni contaminazione turpiloquia.
E non so se avete notato con quale finezza ho riportato gli eventi. Sto studiando da principessa, eh.

E devo dire che siamo stati bravi, e che probabilmente smettere di usare parole poco consone alla nostra levatura morale ci è costato molta più energia che smettere di fumare, ma tant'è. Clap clap, un plauso a noi!

Avete idea di cosa voglia dire affrontare un viaggio in macchina nel traffico del sabato pomeriggio, ritrovarsi in coda per 20 interminabili minuti (coda per cosa, poi? Boh), doversi mettere alla ricerca di parcheggio in un centro commerciale affollatissimo, SENZA POTER DIRE UNA SOLA, MICROSCOPICA, TIMIDA PAROLACCIA?
Roba da star male, giuro.
"Ma guarda quel cogl... cogli-cipolle di ciclista, ma che caz.. cazzabubbolo sta facendo? Ma razza di imb... imbellettato, ma vai a fare in cu... cucuzzolo della montagna, va'! Cret... ehm, cretese che non sei altro! Ma guarda che stronz... stropicciatore di vestaglie, guarda!"
E così ci possiamo sbizzarrire di brutto, per cercare di fare un po' di autocensura. Vi assicuro che tenersi è davvero difficile, e soprattutto stressante da morire. Ma se il Gig vuole sopravvivere indenne ai miei occhiacci terrificanti, si deve adattare anche a guidare fraseggiando di uccellini, cazzuole, stroncapettini ed altre parolacce travestite. Che brutte però, viene fuori un linguaggio da partita all'oratorio, quella in cui bisogna moderare il linguaggio perchè sennò arriva il prete e ti sottera coi nocchini.

Ebbene, cosa c'è di meglio che fare la fila al Conad di sabato pomeriggio, e ritrovarsi in mezzo alle persone che ti guardano perchè indossi una fascia di jersey nella quale dorme beatamente il tuo secondogenito -"oh, che bel pacioccone, oh che maniera originale di portarlo in giro, oh come soffre poverino tutto arrotolato su se stesso, oh signora per piacere lo tolga di lì che mi fa stare male, oh signora ma respira? ", e tutto ciò senza la soddisfazione di poter dire ma fatevi un corbello di cazzi vostri!- mentre il primogenito sceglie le caramelline allo stand accanto alla cassa?
Eh, cosa c'è di meglio?

E quale gioia vedere che il linguaggio epurato ha contaminato il ragazzino, il quale, mentre state amabilmente conversando con una signora di una certa età in fila dietro di voi, vi fa notare che mammma, il fratellino è un maialone, ha appena scoreggiato ed ha fatto la merda!
No, ecco, per dire.
Ma usare i sinonimi, no?
Mah.