La ciccia se ne va. Forse. Speriamo.
Un tempo, ovvero quando ero incinta, avevo un sogno erotico condiviso più o meno da un centinaio di altre gestanti: il mio ginecologo.
Bello, alto, giovane, biondo, dai modi gentili, simpatico. Amante degli animali, stava ore a parlarmi dei suoi gatti e dei suoi cani, toccando nel profondo le mie sensibili corde animaliste.
Una volta, sul lettino dell'ecografia, mentre aspettavo che mi appoggiasse quel coso gelido sulla pancia (sto parlando dell'ecografo, brutti sudiciumi), sognavo una fuga d'amore a Capri con lui. Io in costume da diva anni '50 e cappellone di paglia, lui sudato e muscoloso a fare le flessioni sulla sabbia. Pensavo a quanto lo trovavo sexy, con quei capelli biondi lunghi e la pelle abbronzata.
E lui, contemporaneamente, mi sorride, si volta e mi guarda. Stai a vedere che ho pensato a voce alta, mi dico arrossendo. E invece lui mi dice: "Mi fai tanta simpatia, sempre con questi calzini tutti colorati".
Ecco. Se vuoi distruggere una donna e ridurla ad una poltiglia budinosa priva di autostima, mina le fondamenta di un suo sogno erotico con un'affermazione del genere.
Cosa c'entra con la mia visita dalla dietologa? Anche niente. Era così, per dire.
Lo studio della Dietologa Cattiva è al piano terra di una palazzina gialla. Ad accogliermi c'è un cane bianco e nero che sgranocchia una pallina di gomma rosa che fa squeak squeak.
La Dietologa Cattiva non ha ne' frustino ne' guepiere, ma un maglioncino a righe arcobaleno su un fisico tonico. Io invece sono avvolta in una felpa bianca da cicciona, indosso dei jeans da cicciona ed una maglietta da cicciona.
"Dottoressa, mi aiuti! Guardi come sono cicciona. Ho lardo dappertutto, mi sento malissimo. Il mio cervello trasuda grasso, i miei neuroni sono rincoglioniti dagli zuccheri e mi sembra pure di dimenticarmi come mi chiamo. Tra poco per chiedermi l'età mi segherò una gamba e conterò gli anelli, come si fa con gli alberi. Faccia qualcosa!"
La Dottoressa mi invita alla calma. La Dottoressa mi spiega che il mondo è malato di iperfagia, che siamo tutti vittime di un'educazione alimentare sbagliata, che non abbiamo bisogno delle merendine per sopravvivere, e nemmeno di quelle pizze unte unte unte che mi piacciono tanto.
La Dottoressa è vagamente allarmista, ma sotto sotto sento che ha ragione. Anche le Kinder fetta al latte, sotto quella scorza di pan di spagna al cioccolato ripieno di un misterioso composto biancastro dolcissimo sulla cui composizione chimica non mi sono mai interrogata, sono cattive.
"Anche la cioccolata con le nocciole?"
La Dottoressa annuisce.
La Dottoressa mi fa spogliare. Le mie cosce sono due bottiglioni da vino da 5 litri, per ora senza impagliatura (ma tra due settimane la peluria ricrescerà). Mi prende le misure.
Devo dire che con me di Miss Italia se ne fa un paio, una nei limiti delle misure ed una appena più magrina. Mi viene pure da ridere, io sto bene alla larga da metri da sarta, bilance e specchi, per evitare quella voglia pazza di urlare. Le poche volte che mi son vista nel riflesso di una vetrina, mi è venuto da piangere perchè non mi sono riconosciuta.
Poi mi pesa.
L'orrore.
Su quella bilancia ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Ed è un miracolo che abbia retto.
Devo perdere una venticinquina di chili. Anche trentina, via, siamo sincere.
Adesso sono ufficialmente una cicciona. Evviva!
Vedo un futuro in salita, irto di carote lessate e di insipide insalatine bitorzolute.