lunedì 27 dicembre 2010

Nonna Lupina

"Mamma, quando sarò grande come te avrò un bimbetto nella pancia.
Sarà una femmina e si chiamerà BUDELLA. Poi farò anche un figliolino maschio, e lo chiamerò GIANCARRO.
Con i miei due figliolini andrò in giro, li legherò ad un filo e li trascinerò per una gamba.
Staranno sempre sempre sempre con te, mamma.
Vedrai come sarai felice!"

Figlio mio, è proprio necessario?

sabato 25 dicembre 2010

Natale

Sarebbe un giorno come gli altri, per noi non credenti-non cattolici-non praticanti.

E invece è un giorno diverso.
Te ne accorgi dalla quantità di carta e cartone al bidone dell'isola ecologica.
Te ne accorgi dal fatto che per cena prendi uno squallido theino striminzito con due crackerini, e ti viene il vomito solo a pensare alla parola pandoro.
Ma soprattutto, te ne accorgi dal fatto che la tua casa risuona di voci chiocce ed intollerabili, vagamente metalliche, che cantano tanti biscottini/per i tuoi spuntini, giragira il mondo/tutto tondo, sono il bruco golosone/mangio mele in un boccone.
Avevo dimenticato quanto fossero mostruosi i giocattoli sonori per poppanti.

Ce li avevamo già.
Ce ne eravamo appena liberati

Ce li hanno ri-regalati.

Auguri a tutti!

giovedì 16 dicembre 2010

Lo STROMBO

In principio fu la Femmina.

E la Femmina si truccava, si piastrava i capelli, usava i prodotti giusti.
La Femmina MAI sarebbe uscita con lo smalto sbeccato, il collant smagliato, il tacco sbagliato.
Mai mai mai.
La Femmina si sbiancava i baffi con l'apposita crema, pensando che non si vedessero. Poi una sua amica le fece notare che al sole sembrava Rasputin, e quindi la Femmina, pervasa di furore panico, corse dall'estetista e se li fece pelare selvaggiamente con la ceretta, poi già che ci siamo fammi anche un po' le sopracciglia che mi sembra di essere l'uomo di Neanderthal, un po' di più, fammele più fini, più fini, più fini, più fini - occazzo, ecco, troppi fini, ora sembro un mignottone. Vabbè pazienza, ricresceranno.
La Femmina come spuntava un brufolo si disperava, si chiudeva in casa, correva in bagno e ci metteva sopra l'acquafresh, e se la mattina dopo il fetente era ancora lì, lo strizzava senza pietà.
Ma poi si pentiva per la cicatrice, ohi ohi che dolor, mea culpa mea culpa, mea maxima culpa! e allora ci dava dentro di cipria e fondotinta, ma il bastardo era ancora lì.

La Femmina poi si depilava le parti basse.
Sì, quelle parti lì.
Quelle che insomma. Eh.

E anche le ascelle. ENTRAMBE.

Se vi chiedete il perché di tutta questi maneggi, sappiate che la Femmina li fa per un unico motivo. Ma lei vi dirà che si comporta così perché si sente a posto, perché le piace l'ordine, perché insomma bisogna sentirsi a proprio agio, perché le va così, perché boh.
In realtà, il fine ultimo è quello: trovare un maschio di bell'aspetto e dal corpo proporzionato, che possa garantire alla specie una eccellente prosecuzione attraverso l'atto primario, ovvero l'accoppiamento.
E se il maschio di bell'aspetto e dal corpo proporzionato si è già trovato, i maneggi sono finalizzati a garantire molteplici e soddisfacenti accoppiamenti.

E così fu per Lupina.
Fino a quando non sopraggiunse lo STROMBO.

Lo STROMBO innanzitutto va scritto grosso, non tollera le minuscole. Lo STROMBO ha bisogno di essere nominato spesso.
Lo STROMBO è uno stato di grazia.
O meglio, un colpo di grazia.

Lo STROMBO è quella cosa che a letto, prima di dormire, fa sì che la gamba lasciva del partner si insinui sotto le lenzuola, a cercare quel tepore, quel calore del corpo femminile.
E quel corpo femminile, debitamente ricoperto da pigiama anticoncezionale, si rigira di là e minaccia no eh, non è mica il caso. Buonanotte.

Lo STROMBO è quella cosa che prima pigliavi per il culo la tua amica dopo che aveva avuto il bimbo, perché si era tagliata i capelli in quella maniera inguardabile, poi dopo che l'hai avuto capisci anche tu perché l'ha fatto.
Lo STROMBO è quella cosa che vai all'Ikea per comprare un tavolinetto Lack per il soggiorno, ed esci con il serpentone verde, che è una di quelle cose che tutte le donne incinte o con bambini piccolissimi non possono fare a meno di comprare, e che poi una volta giunti a casa, come per magia nessuno caga più di striscio e diventa un paraspifferi.
Lo STROMBO è quando ti depili il meno possibile, giusto quei baffazzi che escono fuori dal seminato, il minimo sindacale per andare in piscina, e poi ti guardi allo specchio e ti pare di aver fatto anche un bel lavoro.
Lo STROMBO è la bottiglia di profumo intonsa e polverosa sulla mensolina accanto al lavandino, è la calza smagliata rimessa con nonchalance, è uscire con un calzino nero e un calzino blu, è la mamma impietosa che ti rimprovera ma quanto sei ingrassata, ma vai dal parrucchiere, ma come ti conci.
Lo STROMBO è fatto di maglie slabbrate, di pile del marito, di pantaloni con le borse alle ginocchia, di mutande a rovescio di cui ti accorgi dopo 6 ore che le porti perché d'improvviso ti rendi conto che non hai più perizomi nel cassetto, e che quella roba che continua imperterrita ad incastrartisi nelle chiappe è qualcosa di diverso.
Lo STROMBO è quella cosa che ti fa incontrare il compagno di liceo in posta, che ci mette dieci minuti per capire chi sei.
Lo STROMBO è una situazione passeggera, che poi è quello che ti dici davanti allo specchio a figura intera del negozio per consolarti del fatto che la 48 non ti entra più, e nemmeno la 50.

Lo STROMBO è una strana situazione passeggera. Ma strana strana, eh.
Ma quanto cacchio dura, però.

mercoledì 24 novembre 2010

Opinion leader

"E IO NON VADO ALL'ASILO SE NON MI TRUCCHI!"
"Ma ragiona, sei un bambino!"
"IO VOGLIO ESSERE TRUCCATOO!"
"Non posso truccarti, figlio. Le femmine si truccano, tu sei un maschio."
"E ALLORA TRUCCAMI DA MASCHIO!"
"I maschi non si truccano."
"E allora disegnami qualcosa sulla faccia. Disegna qui" e si indica la zona tra il naso ed il labbro superiore, "Fammi i baffi come babbo."

E fu così che Lupina si armò di matita per occhi e si mise a disegnare un bel paio di mustacchi pelosi, infilò il grembiulino al Nano e lo condusse all'asilo.

E quando alle 16 meno un quarto tornò a prenderlo, vide una torma di bambini e bambine uscire dal cancello, tutti quanti coi i baffi disegnati col pennarello.

E per ultimo il Nano.
Ma lui aveva anche la barba.

domenica 21 novembre 2010

La roba

Il Blobfish ha ormai nove mesi, il Nano ha 4 anni, e noi lupini ci dilettiamo in bilanci.
In questo caso, i lupini si chiedono ma come cazzo abbiamo fatto ad accumulare tutta questa roba in così poco tempo? Quattro anni-e qualcosa fa entravamo in questa casa con un simpatico poppante sotto l'ascella, ignari della quantità di roba che irrimediabilmente ci saremmo tirati dietro.
Adesso siamo all'impasse.

Innanzitutto, ci convinsero dell'inevitabilità di possedere una culla.
La culla doveva essere di vimini, dal design un po' retro, e completamente foderata con stoffine con piccoli disegni, possibilmente che non fossero troppo da checca. Serviva quindi una culla foderata di stoffa da vero duro, roba virile e non da mammolette, quindi ci si è dati da fare per cercarla, imbastirla, cucirla, lavarla, scucirla perchè non andava bene, ricucirla, in previsione di tante meravigliose nanne.

Bene, i miei poppanti - entrambi- si sono sempre rifiutati categoricamente di dormirci dentro. Ho passato ore ad addormentare alla puppa il primogenito e tentare di straforo di mettercelo dentro. Ma come il suo corpicino poggiava sul morbido materassino fatto fare apposta per lui con tanto amore dalla Vecchia Signora Che Fa i Materassi a Mano Come Si Usava Un Tempo, apriva gli occhi e mi guardava con lo sguardo che Lele Mora deve aver lanciato a Nina Moric quando ha rivelato l'inciucio del marito, dopodichè si azionava l'avvisatore acustico, e si ricominciava tutto da capo.

Adesso abbiamo rispolverato la culla. Per forza, è arrivato il secondogenito!

Ottima per tenerci i panni da stirare, con le sue rotelle di legno silenziate con morbidi gommini incollati a mano da qualche operoso manifatturiere cinese, essa viene trascinata da una stanza all'altra in previsione della stiratura.



La culla l'hai usata poco? No problem, vorrà dire che poooooi lo abituerete a dormire nel lettino.

Ma guardate questo ottimo oggetto in legno massello, con ganci in lega di titanio, paracolpi imbottito con morbido vello di pecora lunare, pagato TANTISSIMO (non da noi, ovviamente, ma dai nonni amorevolissimi), ammiratene le raffinate rifiniture! E guardate che meraviglia, la soffice copertina in pendant!
Ma soprattutto, guardate come ci dormono bene dentro, i gatti!
Eh sì, finalmente qualcuno che apprezza le cose raffinate. Nella culla non ci dormivano per via del fastidioso rollio dovuto alle famigerate ruote, che in effetti dà fastidio a dei poveri gattini che si devono anche un po' grattare, ma nel lettino, ben fermo sulla terra con le sue potenti gambe di legno massello tornito, ahhhh, che meraviglia! Che spulciate poderose!

E quanti accessori irrinunciabili, per una coppia di neogenitori che vogliono vivere bene la maternità. Il piumino polare in neoprene con camera d'aria a gas ultraisolante, che comodità! In queste latitudini poi! Vabbè, è vero che fa freddo 15 giorni all'anno e che a novembre si continua ad andare al mare, ma sai mica te se arriva una glaciazione d'improvviso e ti strina i figlioli? Almeno quello piccino è salvo, la stirpe può continuare.
Non l'abbiamo nemmeno tirato fuori dalla busta sottovuoto in cui l'avevo risucchiato 4 anni fa.


Ai tempi del Nano, i nonni si affrettarono a tornare dalle ferie per aiutarci ad addobbare una cameretta.
"Una cameretta? Già adesso? Ma non ci dormirà, non almeno i primi tempi"
Nella mente lupiniana non esistevano ne' cosleeping ne' allattamento a richiesta, Gonzales era il nome di un odioso topo cartone animato e Estivill un calciatore della nazionale spagnola, nonostante ciò qualcosa suggeriva che no, non ci sarebbe stato bisogno di una stanza apposita per contenere un corpicino di pochi chili.

"Ma tu sei PAZZA" mi informava Nonna Ansia con l'occhio fuori dall'orbita, "ti serve per metterci tutta la roba!"
"Quale roba?" chiedeva Lupina, le mani sull'enorme girovita da sequoia americana, che circondava all'epoca il primo frutto della recente unione gigghica.
"Ahahaha" la risata satanica di Nonna Ansia rimbombava nelle stanze ancora vuote della nuova casa, "non ditemi che non avete neanche fatto la lista di nascita? Vi ritroverete con i doppioni, con cose che non vi servono!" .
I corpi lupinici e gigghici sono scossi da un brivido: rei di non aver fatto una lista di nozze, si ritrovarono dopo il matrimonio con la casa piena di oggetti indesiderati, quali il vaso-alveare- che-non-si-rompe-manco-col-cazzo, i piatti con le cozze incorporate ed il temutissimo vassoio con le corna.

A questo punto parve davvero il caso di prevenire il danno, provvedendo a compilare la lista dei desideri.
La ragazza del negozio di articoli per l'infanzia ci deve aver adocchiato subito - guarda un po' questi du' bifolchi - , e ci ha praticamente costretti a mettere in lista delle cose che non abbiamo usato e che già all'epoca mi creavano delle perplessità.
Dovevo dar retta al mio intuito, adesso è troppo tardi. Le cose hanno salito la doppia rampa di scale, l'hanno ridiscesa alla volta della rimessa di mio padre - neopensionato - che aveva appena cominciato a far ciappini e poveretto si è ritrovato sommerso dai gadget naneschi, ha ripreso la via delle scale ed ora le ridiscenderà.
E tutto ciò, senza avermi reso il minimo servizio.

Buffa, la vita.

mercoledì 17 novembre 2010

Scemi del villaggio

Io ho una specie di calamita per gli scemi del paese. Ce n'è uno, che non è proprio scemo poveraccio, diciamo solo che è un po' troppo originale, e che da anni mi perseguita. Me lo trovo dappertutto, e mi tocca fare esercizi funambolici per scansarlo.
Questo individuo è ovviamente di sesso maschile (per una strana congiunzione astrale, la maggior parte degli scemi del mio paese sono maschi), molto corpulento e villoso, e dotato di un vocione tonante. E parla persino in dizione.
Mi attacca sempre dei bottoni micidiali, tutti a scopo autocelebrativo. Ovviamente, racconta delle cazzate di rara intensità.
Vi lascio immaginare il mio entusiasmo.

Una volta, in fila al Supermercato Germanico Pieno di Troiai*, mi ha raccontato che lui era stato contattato dal coro del Festival di San Remo ma che poi aveva dovuto rinunciare perchè da qua in bicicletta era un problema, caricarla sul treno, scaricarla dal treno... insomma, alla fine ha rinunciato. Ma hanno insistito, eh, non si rassegnavano.

Un'altra volta, mentre ero seduta su una panchina a controllare che il Nano grande non si sfracellasse al suolo mentre correva sulla trave dei giochi del parchetto cittadino, mi ha deliziato con una perla di valore inestimabile sulla sua nascita sovrappeso (6 kg), sul fatto che era in pericolo di vita per un'infezione non si capisce bene dove, e sui particolari splatter della sua signora madre, povera donna, mentre lo partoriva. E che dovizia di particolari!
Alla mia domanda "ma come fai a sapere tutte queste cose? Te le hanno raccontate?" ha risposto "No, me ne ricordo".

Ieri ero al mercato, a comprare un portafogli.
Lui era lì, con la sua misteriosa cartella di cuoio portadocumenti ed il suo completino balneare (lui d'estate porta completi da cerimonia in lana per le occasioni eleganti, oppure giacche di tweed corredate di sciarpa e berretto da sciatore, mentre d'inverno vive in shorts e maglietta a maniche corte, vai a sapere perchè), e naturalmente la fedele bicicletta a fianco.
Si mette a guardare una borsa da donna piuttosto vistosa e pacchiana, e sento il cambiamento nell'aria, quella reazione della chimica del corpo che precede un attaccamento di bottone micidiale.
Vai, mi tocca, mi dico. E invece una tipa più o meno mia coetanea, e nelle stesse condizioni di disfacimento fisico, urta per sbaglio la sua bicicletta - parcheggiata rigorosamente in mezzo alle palle - e la fa cadere.
E giustamente si mette ad inveire contro chi, in un mercato gremito di gente che sgomita, parcheggia a cazzo di cane le biciclette, che poi la gente picchia le palle nel manubrio e si fa male.
Lui mi guarda con occhio porcino e mi confida: "Ma guarda te che sfacciata, è incredibile. Certe donne per essere notate farebbero di tutto! A me poi OVVIAMENTE capita sempre, io piaccio tantissimo alle donne"
Ed io, impassibile, fingo di controllare la chiusura a scatto di un ombrello.
"Comunque voi donne siete proprio delle scostumate. Ma lo sai l'altro giorno cosa mi è successo? Ero in giro con la mia bici, ed una signora - che poi era pure di una certa età, una vecchia insomma - , eh - dicevo, questa signora per farsi notare DA ME, lo sai cosa ha fatto?

Ha fatto finta di mettere un piede in fallo. Ed è cascata!".


* Che c'è da chiedere? Ma il LIDL, ovviamente!

lunedì 15 novembre 2010

Eroe domestico.

"Mamma, ti racconto una storia.
C'era una volta un bambino
che non dava mai retta alla sua mamma
specialmente quando erano per strada, lui disAbbediva e non dava mai la mano.
Un giorno si DISTRAGGUE e attraversò la strada senza guardare
quando arrivò un CAMIO che lo investì TUTTO.
Gli passò sopra e lo SPICCICO', e gli uscirono tutte le budella.

Quando poi tornò dalla mamma, lo sai cosa successe?
La mamma lo sgridò che era stato scemo

e anche che gli aveva sporcato tutto il pavimento con le sue budellacce di fuori.

E lo sai come si chiamava quel povero bimbetto sciocchetto?"

Si chiamava ELLIS SHTUPIDEL, ed era il nostro nuovo eroe domestico.

lunedì 8 novembre 2010

Pranzo coi Nanetti

Alla scuola dell'infanzia del Nano hanno inventato uno strano gioco a premi.
Lo strano gioco a premi prevedeva l'offrirsi volontari per dare disponibilità come scrutatrici per l'elezione dell'Interclasse ed impiegare due mattinate della propria esistenza presso la suddetta scuola. Il premio invece consisteva in un meraviglioso pranzo coi nani dell'asilo, circa 80 creature tra i 3 e i 5 anni, seduti in una seggiolina bassa bassa, con le ginocchia in bocca, in mezzo ad un delirio di urla e croste di pane volanti.
E Lupina, che di solito nella vita ha pochissimo culo metaforico e moltissimo di quello fisico, HA VINTOO! Yeppa!

Per il Nano è stato un giorno memorabile. Non la finiva più di ripetere questa è la mia mamma, e mi baciava di continuo. Aveva tutta la faccia che rideva, gli occhi, la bocca, persino il naso ed i capelli sembravano ridere.
A tavola, decide di presentarmi agli amichetti.

"Ehi bimbetti, questa qua è la mia mamma. Lei non ce l'ha il pisello!"
Ma loro non lo cagavano.
"Il mio babbo invece ce l'ha, uno GRANDISSIMO!"


Da allora in poi, ci hanno cagato TUTTI.

lunedì 13 settembre 2010

Il bambino indaco

E' mattina, e Lupina in compagnia dei due minorenni si avvia placida e ballonzolante come Baloo verso il mercato cittadino del martedi.
Prima tappa, acquisto di focaccia unta unta unta per il sollazzo palatale del Nano grande (ma anche del Nano piccolo sotto forma di briciole, solo che a sette mesi bisogna far finta di dargli le minestrine e gli omogeneizzati di verdura, e soprattutto i pediatri NON devono sapere), seconda tappa, il mio detestatissimo parco giochi del centro città.



Io devo dire che non sono del tutto asociale, e mi piace persino parlare con la gente, anche se spesso pesantemente decerebrata. Diciamo che riesco sempre a trovare degli ottimi argomenti un po' con tutti. L'unica volta che ho avuto dei grossi problemi è stato con una famiglia di profughi curdi che tentavano disperatamente di dirmi qualcosa in curdo che io non capivo (ma che poi a casa ho realizzato, avevo una lunga coda di carta igienica che mi era rimasta infilata tra i collant e la gonna, praticamente ci sono andata in giro per tutto il paese illudendomi che la gente mi guardasse con ammirazione per quanto ero dimagrita, e invece porca vacca no).
Insomma, io non sono asociale, ma mi metto lì con un neonato in braccio nel mio angolino di panchina, e non pretendo che mi si venga ad attaccare bottone per forza, eh.
Posso anche star lì senza dire una parola se non "stai attento! Non correre sulla trave che ti sfracelli al suolo" senza necessariamente fare conversazione con la gente, non muore mica nessuno.
Ma siccome una tettona seduta in un angolo con un neonato in braccio a mandare sms è una visione che rompe troppo i coglioni, arriva sempre qualcuno con una grandissima voglia di fare combriccola e familiarizzare con la sottoscritta, e così va a finire che io invece di scrivere coraggio scrivo boschio e paura invece che scusa, così chi riceve il mio messaggio ha una prova scritta del fatto che mi sono completamente bevuta il cervello.

E pure l'altro giorno ero lì con il Nano spericolato sulla trave e quello pacioccone in braccio, e tentavo di mandare un messaggio ad una mia amica, quando una mamma veramente veramente veramente alternativa mi si avvicina per -naturalmente- conversare amabilmente di pisce/cacche/pappe/pannolini/dupalle.
"Oddio che carino!" indicando il poppante che masticava placido il laccio di plastica del telefonino, "ma ha la collanina d'ambra per i denti?" mi chiede un tantinello eccitata. No, gliel'ho messa perchè adoro che lo scambino per una femmina, sogno di allevare il nuovo Renato Zero. Ma invece rispondo "Sì, gliel'ho messa un mesetto fa, veramente non so se crederci o meno..."
La mamma-veramente alternativa incrocia la gamba sotto il gonnellone a fiorami. "Ma guarda che funziona veramente, eh! L'ambra ha un GRANDISSIMO potere antisp... antisc... insomma, fa benissimo ai denti, eh! Anche la mia bimba l'ha portata tanto. Tesoro, vieni a vedere che bel bambino piccolo che ha questa signora!"
Dallo scivolo scende un ciclone nano, una bambina di circa 4 anni, dalle leve lunghe, che corre COMPLETAMENTE SCOORDINATA.
E quasi contemporaneamente, arriva anche il Nano, scarmigliato, sudato e anch'esso COMPLETAMENTE SCOORDINATO, il quale si mette a dar fastidio alla bambina scoordinata, creando un quadro d'insieme disturbante come una gita in barca un giorno che c'è il mare grosso (glub, se ci ripenso mi viene la nausea pure adesso e mi vado a mettere i braccialetti anti-mal di mare).
"Nano ti prego, non dar fastidio alla Bambina Col Nome Indiano Che Mi Continua Ad
Uscire Dalla Testa e Che Per Ovviare al Problema Chiameremo da Adesso in Poi Basmati"
"Ma no, non lo devi sgridare" mi rimprovera a sua volta la mamma, "si vede benissimo che anche il tuo è un bambino SPECIALE"
"Eh?"
"Ma sì, è EVIDENTE che anche tuo figlio è un Bambino Indaco!"

Ok, mamma alternativa, è molto bello che tu trovi una definizione alternativa a Grandissimo Rompicoglioni, è commovente davvero. Si vede che ti sei impegnata nel tuo mestiere di mamma, e che quella piccola invasata che strilla come un orango, coi capelli arruffati e la faccia stravolta di sudore ed eccitazione, è nient'altro una dei miliardi di scarrafoni belli a mamma soia ma che tu e soltanto TU vedi come un essere speciale e divino, l'incarnazione di Shiva, Visnù e quell'altro con la faccia di elefante che non mi ricordo mai come si chiama (oppure se me lo ricordo mi dimentico come si chiamano gli altri due).
Mio figlio è differente.
Cioè no, è uguale. La mia banca è differente, ma non c'entra nulla.
Volevo dire un'altra cosa ma non me la ricordo più.

Insomma, volevo dire che è molto bello che tu mi artigli il polso con la tua mano anelluta con le unghie cortissime e lo smalto color vinaccia per comunicarmi che ho un figlio indaco e che devo NECESSARIAMENTE lasciarlo libero di esprimersi come meglio crede SENZA ASSOLUTAMENTE LIMITARLO, ma devi capire che i nostri figli si sono allontanati un po' troppo e stanno probabilmente per morire sotto le ruote di un furgone della TNT Traco.
Raccoglierne i resti indaco con la palettina dall'asfalto, cara mamma-veramente alternativa, potrebbe non piacerti.
E poi ci sarà un babbo-alternativo da qualche parte ad aspettarti, no?
E cosa gli dici? Tesoro la bambina doveva SPERIMENTARE l'impatto dei pneumatici sulla cute umana?
Che cosa ne pensa il babbo-alternativo di questi tuoi deliri? Eh, mamma-alternativa?

Eh no. Non va bene.
Se i nostri due figli indaco adesso si uccidono vicendevolmente a mazzate, forse è il caso di richiamarli all'ordine. Eh lo so, disturba anche me dover intervenire sempre.
Non riesco mai a mandare un sms come si deve, è terribile doversi sempre interrompere.
Soprattutto quando una mano-nana ti ha messo le opzioni del cellulare in turco e non si riesce più a rimettere l'italiano, fatto sta che ormai son due settimane che telefono in turco e ci sto pure facendo l'abitudine.

Insomma, mamma-indaco col tuo gonnellone fiorito e i capelli tinti con l'hennè, sappi che io non cel'ho con te e che mi sei molto simpatica, ma che se non ciai voglia di sgridare la cara Basmati sta tentando di scaraventare alcuni duenni innocenti giù dallo scivolo, trovati una scusa migliore.
Eccheccacchio.

martedì 7 settembre 2010

A chi vuol sapere come mai non scrivo più tanto spesso

risponderò con la sincera verità: non ce la faccio.
I due nanacci mi vessano ad intermittenza con richieste improbabili, mamma lo so che è notte ma io voglio mangiare gli Scooby snack - ngueeeeee - mamma picchio un po' il fratellino sulla testa con questo mestolo di legno - ngueeeeeeeeè - mamma mi voglio ricoprire di chiocciole e andare in giro così - nguèèèè - mamma il fratellino sta mangiando un foglio di plastica.

Avrei molto da dire.

Ma non ce la faccio.

Ma presto tornerò. Forse.

lunedì 19 luglio 2010

Amiche cozze

"Passi poco tempo col povero Nano" sussurra dall'alto della mia spalla sinistra Nonna Ansia, il mio senso di colpa portatile, "non vedi poverino come sta soffrendo? E' pieno di bolle addosso, amore di nonna sua, si vede che somatizza la tua assenza."
"Mamma, ma son punture di zanzara!" ribatto io, già sopraffatta dal dolore schiacciante della colpa.
"Uff, vabbè, pinzi, bolle, che differenza c'è? Fatto sta che è pieno di pustole purulente ed ha tanto bisogno di stare con la sua mamma. Te invece sei sempre con quel coso* appresso, non lo coinvolgi mai il nostro povero nanino!" E lì finalmente Lupina comprese perchè il nostro Nano da un po' di tempo si autodefinisce Povero Nanino / Nano poverino.
E fu così che Lupina lo porto nientepopodimenochè al Conad a fare la spesa.
Embè? Lo so che è una meta un po' del piffero**, ma al momento non avevamo grosse alternative e soprattutto niente di buono per cena.
"Mamma guarda, ci sono delle conchiglie nere dentro quel vetro!" mi informa il Nano entusiasta, indicando la vetrina della pescheria.
"Tesoro, quelle cose nere sono cozze. Non le avevi mai viste?"
"No, sono strane ma sono anche belle. Compriamole, mamma, compriamole!"
E così, Lupina si fa preparare un chiletto di cozze freschissime, e comincia copiosamente a sbavare al solo pensiero di cucinarle con un filo d'olio, aglio, peperoncino e pomodoro fresco a pezzi (slurp), che poi se le mangia solo lei perchè al Gig fanno francamente schifo (ma ella fingerà di dimenticarsene - oh, come ho potuto essere così sbadaaaata, vorrà dire che mi ritaglierò un piccolissimo pezzettino di pane e me le mangerò TUTTE da sola)

"Mamma, le voglio CAREZZARE. Apri la busta!"
"Tesoro non posso, siamo alla cassa e devo pagare."
"Mamma poverine, hanno bisogno di coccole! Apri la busta, gli do i baci!"
"Amore di mamma, sono cozze. Cioè, naturalmente hanno tutto il mio rispetto, ma non è che... beh insomma.... vabbè, ti apro la busta e le puoi accarezzare, ok?"

E lì, Lupina viene vagamente sfiorata da un'idea. Ma proprio vagamente, eh.


Mezz'ora dopo, Lupina ancora sbavando, sta facendo il battutino d'aglio e peperoncino.
Sul tavolo in cucina troneggia un sacco trasparente pieno di cozze nere e lucide.
Un bambino le sta tirando fuori e sistemando con cura in un'insalatiera.
Il bambino parlotta tra se' e se', a voce bassa e chioccia.
"Ciao piccolo NIMALINO, sei proprio bello con tutta questa corazza nera. Ora ti faccio fare un bel bagno in questa piscina verde. Pronto a tuffarti?" Sciaff, avanti un altro!
"Nano, mi dai le cozze per favore?"
"Ma non posso, mamma, ci devo giocare!"

"Tesorino, io le devo CUCINARE."

Il silenzio cala nella nostra cucina.
Un bambino in mutande, con l'occhio lucido e una cozza in ogni mano, mio guarda come la giuria popolare di un processo per stupro guarda l'imputato, colto in flagranza di reato.
"Mamma, non si mettono le mie amiche nel FOCO".
"Ehm, amore mio, ma sono la mia cena di stasera... facciamo una cosa: scegline un po' e mettile nell'insalatiera, poi domattina le porti al mare con il nonno e dai loro la libertà. Le altre le mangia la mamma."
"E va bene. Allora scelgo questa, poi questa, poi anche questa, poi questa e anche questa, quella piccola lì, quella con la conchiglia appiccicata addosso..."
"Ehm, ma alla mamma non ne lasci nemmeno una?"
Il Nano mi lancia un'occhiataccia di fuoco, roba che i miei occhiacci in confronto hanno la stessa credibilità degli haiku di Bondi (pubblicati su Vanity Fair, una roba da incubo) .
"Tieni, ti lascio queste qua"
"Nano, ma sono solo 5! Questa qua è rotta, questa è minuscola, queste tre sono vuote! Ma insomma, non la posso fare una cena normale, io?"

"Babboo, mamma è cattiva che si vuole mangiare le mie migliori amiche cozze!"

Ecco, se un giorno qualunque della settimana scorsa, passando dal lungomare alle nove di sera, vedete una cicciona coi pantaloni alle caviglie, che lancia un chilo buono di cozze in mare, sappiate che quella ero io.


* quel coso sarebbe il povero Nano piccolo
** in realtà volevo dire del cazzo, ma siamo ancora in fase epurativa del linguaggio.

venerdì 16 luglio 2010

Amore fraterno

"Nano, tesoro, smettila di tenere la manina sul naso e sulla bocca del fratellino contemporaneamente, non lo vedi che ... ehm, non gli piace granchè? Guarda che se lo facciamo piangere, arrivano gli infermieri con l'ambulanza e se lo riportano via in ospedale, eh?!"

"Mamma?"

"Dimmi tesoro."

"E' aperto il cancello del giardino, vero?"

domenica 11 luglio 2010

Istantanee di un'estate

Nel mio giardino c'è un albero grande.

Ci vogliono più di due persone per abbracciare il suo tronco. Questo albero è una quercia da sughero, forse la più grande che io abbia mai visto. Si pensa che abbia 600 anni, ma è difficile darle un'età.
Sotto la sua chioma c'è l'altalena arancione, la panchina per le chiacchiere, il bordo del pozzo se siamo in troppi e sulla panchina non ci stiamo, un cespuglio di rosmarino che si sparpaglia in maniera caotica in ogni direzione, il tavolo di pietra.
"C'è anche lo spazio sopra per costruirci una casetta!" constatava Luca quel giorno, gli occhi in alto a misurarne le fronde.
"E' vero, ma nessuno si azzarda perchè abbiamo paura che si offenda. Questo albero è qui da talmente tanto tempo che ormai deve avere anche un'anima, e tutti noi abbiamo paura di fargli involontariamente qualche dispetto. Una volta sono venuti i tecnici del telefono, a riparare la linea, ed il filo passa proprio tra quei rami. All'albero non è andata giù che degli sconosciuti gli salissero addosso, ed ha tentato di spingerli giù rompendo volontariamente i suoi rami."
"Però un appartamentino ci starebbe proprio bene. Costruisci una bella piattaforma e ci installi sopra una casetta di legno, poi la affitti a mille euro a settimana" conclude Luca con un sorriso.
L'ultimo ricordo che ho di Luca è lui che raccoglie le piccole figlie della quercia da sughero, in mezzo ai cespugli di rosmarino ce ne sono a decine, nate dalla pioggia di ghiande che ogni anno il nostro sempreverde ci regala.
L'istantanea che ho nella mente lo ritrae curvo e impegnato a sfilare via dalla terra morbida queste piccole pianticelle, facendo bene attenzione a non rovinare le radici, la luce che filtra dalle foglie scure e macchia di giallo la penombra.

"Perchè raccogli queste piante?" chiede Irene al papà.
"Perchè così le piantiamo in giardino. Ti piacerebbe avere un albero grande come questo?"
"Oh sì, è proprio bello!"
Irene sorride, ma come i bambini viaggia a doppia velocità, ed è già volata a fare la pipì dietro un cespuglio.
Questa è l'istantanea che ho di Irene, un riflesso sulla lente degli occhiali, un sorriso curioso, un ciuffo di capelli che scappa via dalle mollette.

Irene quando sorride è come un frullo di ali di uccellini. La nostra Irene, così speciale con le sue parole grandi e la sua testa piccina, una donna-bambina.
Il Nano, oltre che per il look strepitoso total pink e per le scarpe brilluccicanti, ha capito esattamente quanto sia affascinante e pericolosa la grazia di Irene, e ogni sera prima di andare a letto si assicura che Irene sia da qualche parte lì intorno, e che un giorno poi andranno insieme al mare, perchè la Bimba Con Gli Occhi Dentro Agli Occhiali avrà di sicuro un costume bellissimo con i luccichii.

Damiano che quel giorno non c'era. Ma era come se ci fosse, perchè quando una mamma lascia a casa un bambino ammalato, pensa che senza di lei si annoierà a morte. E invece magari lui è lì che ritaglia le figure da un giornale, o aiuta la nonna a fare pasticci, e alla mamma non ci pensa nemmeno. Ma siccome c'è un filo di ragnatela che si dipana dal cuore di una mamma a quello di un bimbo, e che questo filo si torce e si tira quanto più l'uno pensa all'altro, Damiano in un certo senso c'era anche lui. Non so se mi sono spiegata.
L'istantanea che ho di Damiano lo raffigura in piedi, vicino ad una porta, tutto intento a giocare con una macchinina. Ma con lo sguardo rivolto dietro di se', come distratto, perchè in quel momento preciso il filo comincia a tirare, e dà un fastidio come di pizzicotto sulla pelle.
In quel momento io e Cosetta eravamo sedute su una panchina, e per l'appunto parlavamo di lui.


Cosetta, tu mi chiedi se avevamo foto di Luca per poterle avere tutte con te, adesso che non c'è più.
Io quel giorno ero talmente presa da tutti voi che non sono riuscita a scattarne nemmeno mezza, io che di solito mi armo di digitale e scatto come una dannata, non potevo buttar via un pomeriggio a cambiare inquadrature e modalità di scatto, dovevo stare con voi completamente e lasciar perdere il resto.
Le foto che ho di lui, di voi, sono queste immagini che porto impresse nella memoria e che non scoloriranno mai.

L'unico modo in cui posso condividerle con te è raccontartele così come sono.

Ciao Luca.

mercoledì 7 luglio 2010

Topless in ufficio. Perché no?

E' un giugno afoso. Lupina ha terminato la maternità, ed è finalmente giunto il momento di rientrare dentro l'ufficio-acquario, dal quale contempla con occhio smarrito il resto dell'umanità che scorrazza felice in costume da bagno (inconsapevole della propria bruttezza, ma questo Lupina è meglio che non lo scriva fuori dalle parentesi, che non è mica tanto messa meglio).

Purtroppo le cose non si mettono bene col Blobfish: la creatura ciclostomica mal volentieri si priva dell'amata puppa, e come il fratello alla sua età, dopo due ore neanche reclama a gran voce l'amata mammella. Viene quindi acquistato un tiralatte, col quale Lupina già un mese prima del rientro al lavoro tenta di tirarsi il latte. Peccato che la puppa lupiniana non sia scema a tal punto da non riconoscere la differenza tra bocca del fanciullo e membrana mezza plastica-mezza silicone, e dopo mezz'ore di tlac-tlac-tlac, si rifiuti di far uscire anche una singola goccia. In compenso il capezzolo si deforma orribilmente durante la pratica, e Lupina alla fine capitola: il Blobfish, grazie al suo carattere amabile e ben poco frignone, verrà caricato in macchina e spostato alla volta del Campeggio.

Cade in questi giorni assolati di luglio, la scadenza della rata d'iccampeggio dei fiorentini, che già da maggio si piantano qua con tutto il pargolame e non si levano dai coglioni fino a settembre inoltrato, recando seco gioia di vivere e grandi ricchezze per noi toscani della costa, rinomati per la nostra povertà d'animo e di denari.
Capita quindi che l'acquario lupiniano si animi di grida disumane di neonato famelico, e capita pure che con impudicizia si sfoggino topless mozzafiato, a solo scopo nutritivo e molto poco di sollazzo. Capita pure che l'Ospite di turno si imbarazzi. Ma a noi, testimonial della campagna allattamento al seno autunno-inverno ma anche primavera-estate, degli imbarazzi non ce ne frega niente e ci mostriamo così come siamo, nudi e crudi nella nostra mammelluta bellezza.

Cliente Fiorentino: "Bongiorno, e son venuto a pagà la rata di'ccampeggio, che tu ce l'hai i' bbancomat?"
Lupina, che sta allattando e quindi ha una delle sue spropositate puppone di fuori: "Certo, mi dia qua che facciamo in un attimo" (così poi si leva dai coglioni alla velocità di una fucilata, ma questo Lupina non lo dice)
Cliente Fiorentino, strabuzzando gli occhi: "Uh diobonino, ma magari torno dopo, visto che sta... ehm..."
Ecco che cala sul Cliente Fiorentino la solita cappa di imbarazzo. Proprio su di lui che faceva tutto il ganzone, è bastata la visione di una orribile tetta deformata con tutte le vene bluastre a fargli passare la voglia di scherzare.
Lupina, con aria stupefatta: "Tornare dopo? E perchè mai? Suvvia, mi dia il bancomat e mi dica a chi devo intestare il pagamento"
Cliente Fiorentino, sempre più imbarazzato: "Ma sa, per il bambino... son cose intime...."
Lupina: "Ma che cose intime, la mi' nonna dava la puppa al mi' babbo direttamente nel campo*, e poi si rimetteva a zappare! Un attimo che le stampo la ricevuta fiscale"

* cosa assolutamente falsa: la mia nonna faceva l'insegnante e non ha mai toccato una zappa in vita sua, ma è un'immagine che in quanto a pathos non la batte nient'altro.


martedì 6 luglio 2010

Bon ton al parco

"Mamma! Mamma! Mamma!" arriva il Nano concitatissimo, la manina stretta a pugno davanti al naso, "ho trovato un NIMALINO!"
Lupina si prepara all'ostensione dell'ennesima bestiaccia mezza mutilata, cosa non si fa per i figli.
"Davvero? E che animalino è?"
"Un RUZZOLAMERDA!"
"Ehm, amore, preferirei che tu lo chiamassi stercoraro"

"Io però perferisco RUZZOLAMERDA. Me lo ricordo meglio."

sabato 3 luglio 2010

L'occhio di Lupina terrorizza anche l'occidente.

Gente, un altro successone del mio articolo da sgridamento nanico preferito!

Mi stavo recando come ogni santo giorno nel mio ufficetto, quando una pattugliona di carabinieri con mitraglietta, giubbotti antiproiettile, pullmino nove posti ed elicottero (giuro!) parcheggiato in mezzo ad un campo, mi si para davanti con stolida tracotanza.
Io in quel momento ero una disarmata ed inerme madre di famiglia alla guida di una Twingo azzurra, con un neonato regolarmente denunciato seduto sul seggiolino posizionato sul sedile posteriore, e ripassavo mentalmente il bollo l'ho pagato? sono in regola con l'assicurazione? ho la macchina un po' sudicia, non è che infrango il codice stradale? mi chiederanno se prima di salire in macchina ho fatto l'antitetanica?, quando un baffuto giovanotto in divisa mi pianta in faccia la paletta, costringendomi a fermarmi (porco cane, faccio tardi).
Si affaccia al finestrino e mi chiede patente e libretto.

Io decido di passare al contrattacco. Mi dico: io ci provo. O la va o la spacca.
E metto in pratica uno degli atti più kamikaze che un essere umano può fare: mi volto lentamente verso il carabiniere, e gli spiaccico in faccia sfacciatamente (una sequenza di allitterazioni veramente notevoli) un paio di terribili Occhiacci (sentito che roba?).
Oddio, che ne sarà adesso di me? Ho osato sfidare la Pubblica Autorità, mi arresteranno per oltraggio a pubblico ufficiale?


Il carabiniere rimane molto colpito.
Non lascia nemmeno che io prenda il portafogli dalla borsa, e con voce timida, quasi pentita, mi comunica Vada pure, mi scusi tanto.

Che risultato strepitoso!

Allenatevi, gente! Allenatevi all'occhiaccio lupiniano, che nella vita fa sempe comodo!

sabato 5 giugno 2010

Paraculaggine in pillole

Lago di latte in cucina.

"Mamma, hai viso cosa ha fatto il latte? Mentre lo bevevo mi è saltato addosso e poi si è buttato per terra! Sgridalo!"

Che paraculo!

sabato 22 maggio 2010

Vaneggiamenti di sabato mattina

Il Nano si aggira in cucina brandendo una banana, la usa come telefono.
Sostiene di parlare con un certo PUTZETA.
Sembra un nome azteco, e persino la lingua con cui il Nano parla al telefono sembra azteco.

Alla fine, terminata la conversazione, riattacca il telefono, lo sbuccia e lo mangia.
Glub.

venerdì 14 maggio 2010

Mondo animale 2.0

"Sai che c'erano delle femmine che mi piacevano?" mi fa presente il Nano, spingendo una macchinina su una doga di legno della panchina su cui siamo seduti.
"Ma dai, Nano, ti sei fidanzato?"
"Noo, sono delle cose femmine col CUSCCCIO, quella cosa che si mette sulla schiena!"
Lupina sgrana gli occhi, il Nano si sente in dovere di puntualizzare.
"Sì, sto parlando delle CHIOCCCCIOLE, quelle belle bavose che ci sono in giardino. Erano CAMMINATE nella mia schiena ma erano anche molto piccole, come dei cannoli."
"Cannoli?"
"Sìììì" risponde il Nano spazientito, "erano piccine, però erano dei CANNOLETTOLI, capitoooo??"
Urgh, mica tanto.
"Aspetta, te le prendo, così le vedi che non capisci nulla. Sono nelle tasche del grembiule del LASILO"
Ed estrae da una tasca queste tre creaturine* qua:


che effettivamente hanno la forma di un cannolo.



Qua si vedono molto meglio:




"Visto come sono belline?"
"Davvero, Nano! Ma sai che non le avevo mai viste? E dimmi un po', come si chiamano?"
Il Nano ci pensa un attimo.
"Si chiamano CACIULLA, FACULLA e MI'."

A questa età sono davvero troppo, troppo surreali.

*qualcuno mi sa dire che tipo di lumache sono? Mai viste prima!

mercoledì 12 maggio 2010

Scarpe naniche fru fru.

"Mamma io sono ALLABBIATO con te, perchè mi voglio comprare quelle scarpe lì che te non me le vuoi comprare ma a me mi piacciono che sono belle con tutti i colori."

"Ma di quali scarpe parli, Nano?"

"Quelle CORORATE tutte d'oro che ce le aveva quella bimba con gli occhiali che si chiama Bimba Con Gli Occhi Dentro Gli Occhiali. Quelle che si chiamano CHELLICHELLI!"


Finalmente il mio primogenito ha fatto outing.

mercoledì 5 maggio 2010

La ricetta della felicità: il metodo Galbanino.

Che cosa hanno in comune una donna che sorride beatamente in una cucina in cui un uomo di 36 anni blatera senza sosta, un bambino di 3 anni e mezzo protesta vivacemente ed un neonato ulula alla luna la sua disperazione, ed un formaggio a pasta molle tipo Galbanino?

La crosta.
Ecco, prendete una mamma. Una mamma qualunque, non state lì troppo a scegliere il pelo, pigliate quello che c'è, e mettetela a girare il ragù in un momento della serata particolarmente difficile per tutti, ovvero quello che precede la cena. Prima di cena questa famiglia si trasforma in un manipolo di manigoldi dediti al ratto e al saccheggio del frigo, e soprattutto al disturbo della povera Regina della Casa*, che si ritrova a consolare la disperazione del Blobfish shakerandolo nella fascia, girare il sugo e al contempo spiegare al Nano che no, non si mettono a dormire nel proprio letto i millepiedi raccolti in giardino, e non ci si ricopre tutta la superficie del corpo di lumache bavose, ma soprattutto che non si raccolgono le blatte perchè fanno schifo veramente, e se poi la mamma declina gentilmente l'invito a dare un bacino sull'esoscheletro della orribile bestia e non te la spiaccica al volo con la ciabatta, c'è solo da esser contenti.
E comunque, questa donna che gira il sugo con occhio sognante, osservando l'orizzonte perso tra le colline, dentro di se' ha un segreto.
No, non è incinta un'altra volta, non ne avrebbe avuto modo, pora crista.

Questa donna è semplicemente andata a fare la spesa in un altro supermercato, uno che ha un banco frigo sconfinato che ci potrebbero fare le transenne del Gran Premio del Giappone, ed ha comprato un simpatico formaggio a forma di siluro, tale Galbanino.
Di per se' non ha nulla di eccitante (a parte per qualche ninfomane del mondo caseario, magari la forma), è un semplice suppostone giallo dal sapore ordinario: sappiate che quando lo assaggerete vi renderete conto che sa esattamente di formaggio standard, quello che in tutta Europa esiste in due versioni (ovvero a blocchi, di colore giallo chiaro o giallo scuro a seconda della stagionatura).
Il segreto sta tutto nella copertura, nella crosta: infatti essa è di cera biancastra, quasi trasparente.
Mentre tutta la marmaglia rumoreggia, la Regina della Casa può svicolare un momento dai suoi obblighi e gustarsi una bella fetta del tanto decantato formaggio, staccarne la scorza cerosa e scaldarla un po' tra le mani, dividerla in due pezzi e farne due palline.
Dopodichè cacciarsele nei buchi delle orecchie con un certo vigore, fino a fare della propria testa una scatola a tenuta stagna.
E a quel punto, ricacciarsi nella ressa familiare.

Ed ecco che la lagna del figlioletto treenne si trasforma in un movimento labiale muto, il marito che si lamenta di mille acciacchi quotidiani diventa solo un'esposizione di parti del corpo a cui la povera donna può attribuire il valore che preferisce (io di solito cerco di immaginare il Gig in un balletto stile bluebells, solo con molti più peli sulle puppe), i mugolii insofferenti del piccolo prigioniero della giostrina delle api assassine una dolce ninnananna lituana, la televisione accesa su un telequiz chiassoso diventa un interessante documentario muto sul pessimo gusto nel vestire.

E poi c'è gente che si droga per vedere il mondo da un'altra angolazione.
Qui con due euro di formaggio a pasta semi-molle ce la caviamo alla grande.

sabato 1 maggio 2010

Linguaggio del corpo

Dato che la conquista della koiné dialectos è arrivata finalmente a varcare i confini del Lupinaio, val la pena inaugurare una nuova etichetta che individui la raccolta di perle nanesche che ci vengono elargite con così tanta generosità dal minorenne più grande.
Questa nuova etichetta, o TAG per fare la figa, si chiamerà per l'appunto Perle Nanesche.
Ecco qua la prima.

"La pipì mi sta dicendo QUACCOSA"
"E cosa ti sta dicendo?"
"Che deve uscire!"

mercoledì 28 aprile 2010

Gigcompleanno

E io sono stata l'unica a non farti gli auguri su Feisbuc, cafona che non sono altro.

E allora te li faccio qui, pubblicamente.

Tu sei un torinese tifoso del toro e pure del segno del toro.

A volte penso che un bel paio di corna ti ci starebbero proprio bene!*


Buon compleanno, Gig.
Con amore, Lupi.

*oh, scemo, scherzo eh.

mercoledì 21 aprile 2010

Il vecchio saggio. Novella zen.

Era a quei tempi a Xijn Wao Leng Lu Mao Buh un grande saggio, che tutti interpellavano. Era un uomo di grande virtù e tutti lo rispettavano molto.
Un giorno di primavera giunse al suo cospetto una coppia di sposi. La loro umiltà era grande, tanto che non si arrischiavano a chiedere. Il saggio, che stava meditando all'ombra di un ciliegio in fiore, li invitò con un cenno del capo ad esporre il loro cruccio.
"Saggio maestro, la nostra angoscia è grande. Conosciamo da tempo la tua grande esperienza, tu sei colui che sa discernere il Bene dal Male, il Buono dal Malvagio quando l'ombra del dubbio e della confusione si insinua oscura nelle nostre menti, tu sei il conforto dopo la grande tempesta. Nostro figlio maggiore ci fa disperare, nonostante l'esempio di virtù che gli abbiamo sempre dato, egli è disobbediente e capriccioso."
Il saggio ristette un attimo, poi si voltò verso la coppia.


"Lo battete abbastanza?" chiese il saggio.
"Certo. Lo picchiamo regolarmente ogni sera con verghe di giunco, ma egli non se ne cura, e ci disobbedisce ugualmente. "
Il saggio si fermò un attimo a riflettere.
"Portatelo a me", ordinò.

La coppia giunse con un bimbetto di giovanissima età.
"Come ti chiami, ragazzo?" chiese il saggio.
"Mi chiamo Xin Chao Ban Gu Lon Guan, per gli amici Nano."
"I tuoi genitori ti amano tanto, ma mi hanno detto che tu non li riami. Qual'è il motivo, ragazzo?"
"Mi portano all'Ikea e mi lasciano sul carrello per ore, non mi vogliono comprare la pista di Saetta McQueen e mi costringono a mangiare i broccoli." rispose crucciato il ragazzino.
Il saggio alzò gli occhi per un momento, e contemplò la caduta dei petali dei fiori di ciliegio.
"Questi fiori perdono la loro bellezza, ma non la loro virtù. Si trasformeranno in frutti deliziosi, ancor più belli dei fiori che erano un tempo, e mentre prima ne godevano gli occhi soltanto tra poco ne godranno tutti i sensi. Ma dentro ogni delizioso frutto crescerà un duro nocciolo." sentenziò sibillinamente il saggio. I genitori si guardarono interdetti, pensando intensamente questo si deve essere rincoglionito.
"Datemi il piccolo, lo recherò meco sulla montagna, ove passa la Grande Linea Metropolitana."
"Veniamo anche noi, che con questi scandali del Vaticano non c'è mica tanto da fidarsi"
E così il saggio, seguito dai tre, si incamminò.

Giunto poi presso i binari della linea Metropolitana, il saggio ordinò al fanciullo di sdraiarsi sui binari. I genitori prontamente si misero a gridare, ma il saggio li fermò con un gesto della mano: "Vi dimostrerò che vi è salvezza per colui che ha fiducia"
"Ma che cazzo c'entra? Noi siamo qui per il problema dei capricci!"
Ma il saggio era ormai lontano.

I genitori del fanciullo, alla vista del piccolo sdraiato sui binari, si misero a sbraitare, ma il saggio impedì loro di avvicinarsi.
Tutto d'un tratto, si udì lo sferragliare del treno in lontananza, ed in men che non si dica il fanciullo venne spazzato via.

I genitori rivolsero uno sguardo sbigottito al vecchio saggio, il quale commentò:

"Uhm, mi sa che ho fatto una cazzata."

sabato 17 aprile 2010

A passeggio con la fascia. Ovvero, quando arriva l'E I (Esperto Improvvisato)

Il Blobfish è un ragazzo che in carrozzina non c'è mai stato.


La carrozzina in verità c'era, solo che un gatto piscione si è introdotto furtivamente nel mio garage, ha visto questa strana lettiera morbida ed imbottita ed ha pensato bene di farla lì dentro. E così ho avuto la scusa perfetta per portare il mio secondogenito nella fascia, cosa che col primo nei primi tre mesi di vita non avevo potuto fare, perchè mia madre mi impediva fisicamente di farlo picchiandomi col manico del rastrello per le foglie, per il bene del bambino.


Così me ne vado in giro leggiadra per casa, nei miei ottanta-e-passa chili in via di smantellamento, con queste gambette che escono da sotto la pancia. Ho pure risparmiato per i vestitini, tanto la gente vede solo le calze, basta cambiarle 2 volte al giorno e fai pure la figura della mamma fashion. Tiè.

Qualcuno mi fa notare che sembro ancora incinta. Spesso chiedono a mia sorella ma quando lo fa la Lupina questa bimba? perchè giustamente se il primo è maschio, il secondo è per forza femmina e viceversa, altrimenti non sei una brava mamma. Chi lo dice? Troverete questa ed altre amenità all'interno di QUESTA MIRABILE OPERA LETTERARIA, che vi consiglio vivamente di leggere, sia che facciate parte delle MAMME SOTTO ASSEDIO, sia che siate uno dei tanti ESPERTI IMPROVVISATI in circolazione, almeno così troverete interessanti spunti per rompere le scatole con argomentazioni originali e un po' fuori dall'ordinario.
Fine messaggio pubblicitario.

Insomma, fatto sta che io porto in giro un'enorme pancia scalciante che viene guardata con sospetto, ma lo faccio con immensa soddisfazione, proprio pèrchè sono felice di affaticarmi il groppone mentre faccio le cose, mi compiaccio allo stesso tempo della tranquillità del Blobfish e mi godo tutti i suoi sorrisi, che non sono rivolti all'imbottitura di una carrozzina ma a ME PERSONALMENTE.
L'altro giorno ero in ospedale per il primo vaccino, e come sempre mi sono concessa un caffè al bar dell'accettazione. Stavo per l'appunto convenendo con una signora anziana su quanto sia bello tenere i bambini in braccio (e, stranamente, le persone over 60 sono quasi tutte concordi sul fatto che sia sbagliato lasciarli piangere per abituarli a stare soli, e che se potessero tornare indietro non lo farebbero più), quando mi vedo arrivare un giovanotto tutto di bianco vestito, ed immediatamente mi rendo conto che è lui, l'Esperto Improvvisato. Leggo sulla targhetta che si chiama Giuseppe e che è un fisioterapista, sembra anche molto giovane, ed indossa un magnifico paio di Crocs dorate (forse è anche un po' ricchione, ma chi può dirlo? Forse è solo un fisioterapista molto eccentrico).
Lo sento, adesso mi sta per dire qualcosa.

"Uuuh che cariiiino!", esclama con una certa vocetta, indicando il fagottone che porto sulla pancia. Ok, è ricchione.
"ma non le pesa, signora, messo così?"
Signora a chi, razza di imbecille? A me ?? Ora 'sto ricchione le prende pure, acciderballui.
"Beh, alla lunga magari un pochino, ma è così bello tenerlo vicino finchè è piccolo..."
Il fisioterapista mi lancia un'occhiataccia di rimprovero. Ecco, adesso mi dice qualcosa sulla posizione sbagliata che fa danni alla mia schiena, penso. E invece l'Esperto Improvvisato che è in lui ha preso il sopravvento persino sul Fisioterapista. E pronuncia la fatidica frase.
"Non ha paura di dargli il vizio di stare in braccio?"

"Ma scherzi? Piuttosto aveva preso il vizio di stare in carrozzina, questo monellaccio, in braccio non ci voleva proprio stare. Sentissi come piangeva quando lo tiravo su! E allora l'ho COSTRETTO a stare in braccio, l'ho fatto urlare ben bene per tre giorni, si è abituato ad essere cullato ed alla fine ha ceduto.
Son tremendi fin da piccini, eh, son maligni. Mica mi faccio mettere i piedi in capo, io!"
La signora anziana sogghigna sotto il baffo di cappuccino, io mi scolo l'ultimo dito di caffè espresso, e volo via alla volta del parcheggio, lasciando l'Esperto Improvvisato con una faccia così.
E son soddisfazioni.



sabato 3 aprile 2010

Dalla prima lettera di San Camuffo ai Caldei

Lupina, chiamata ad essere apostola della Sacra Dieta per volontà del Dio Supremo di tutte le Diete, alla Chiesa del Dio Supremo delle Diete che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Sacra Dieta, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Delle Supreme Diete, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio nostro delle Sacre Diete dal Signore del Dimagrimento Post Partum.
Amen.


A quel tempo Lupina si recava presso il Tempio del Troiaio Alimentare, che sempre esibiva offerte di dolciumi provenienti dalla vicina Germagna*, per acquistare un ovino di Pasqua per il figlio dell'uomo (del Gig, insomma. Amen).
Erano tempi di santificata carestia e penitenza: dovendo Lupina perdere una quindicina di chili, rimirava le offerte della settimana nei cestoni centrali (Settimana del Giardinaggio con decespugliatore in offerta a €99,99, amen).
Sostava Lupina presso il banco alimenti biologici e dietetici, quando la sua mano carpì del cibo. Fu forse un pane azzimo ed un pugno di erbe amare? Oppure un pacco di Krisprolls integrali? O fu forse un pacco di mele bio delle valli di Saron?
Furono invece simboli di ribellione alla Promessa di Nostro Signore Supremo delle Diete in Cielo e in Terra, pacco di noccioline della Galilea ricoperte di cioccolato confettato.
Ed essa si mise in marcia sulla panda paterna, veicolo usato per scollettare selvaggina e cemento in sacchi (da kg 25, amen).
Ed ella aprì il pacco, e lo poggiò sul seggio tra le cosce, e pescando da esso con voluttà ella si nutrì guidando. Sopraggiunse una donna da Sodoma su un grosso suv bianco, telefonante e gesticolante, e non rispettando la precedenza al rondò costrinse Lupina a lunga frenata.
Il pacco di arachidi confettate (M&M's da gr 250 € 2,89, in offerta questa settimana. Amen) compresso tra le gambe sparse il suo seme ovunque.
Allora si aprì il tempio di Dio che è in cielo e apparve nel tempio l'arca dell'alleanza. Vi furono lampi e voci e tuoni e un terremoto e una forte grandinata di noccioline, e dall'autoradio si udì la voce di Nostro Signore Supremo delle Diete in Cielo e in Terra.
"O stolta, o donna di dura cervice! Sei a dieta, cretina, ma cosa credi di fare con quelle M&M's? Guarda che casino che hai fatto in macchina, che non è neanche tua ma di tuo padre, ora le raccatti tutte una per una, altrimenti va a finire che lasci la macchina al sole e scoppiano! Hai visto cosa succede a essere golose, brutta screpante** che non sei altro? Adesso va', o donna, e pentiti. Cicciona!"

E così Lupina parcheggiò l'auto sullo spartitraffico e rimosse manualmente ogni M&M's, e si pentì grandemente di ciò che aveva fatto, e fu colpita dalla punizione divina del Brufolo Imperituro e della Emorroide Sanguinolenta a Scomparsa.
Preghiamo.


*LIDL
**non so esattamente cosa voglia dire, ma me lo diceva sempre la mia bisnonna quando mangiavo troppo ai pranzi domenicali.

mercoledì 31 marzo 2010

Il Nano e il Cuginone

Il Cuginone è uno gnomo simpatico, anche se come tutti i bambini di neanche un anno non sa fare sostanzialmente un cazzo. Il Cuginone, sebbene tutti dicano oh, come assomiglia al Nano, in realtà non gli somiglia per niente. Tranne ovviamente per il fatto che anche il Nano ha avuto 9 mesi, e anche lui era simpatico ma non sapeva fare sostanzialmente un cazzo.
Il Cuginone è anche parecchio avanti, nel senso che quasi cammina e quasi parla. Quasi vuol dire che in effetti non cammina e non parla, anche se aggrappato al divano potrebbe fare dei chilometri senza mai fermarsi e riesce a spararti delle mitragliate di mmammammammmammammammama che manco un kalashnikov. A volte il Cuginone sembra che stia per dire qualcosa di veramente importante, ma poi tace.
A volte il Cuginone sembra che stia per fare la cacca, poi non la fa.
A volte il Cuginone sembra che stia per fare una grandiosa scoperta, poi rimane lì.
Il Cuginone è davvero un tipo strano.
A volte il Cuginone si becca un sacco di malattie tipo le afte, le placche in gola e la candidiasi del cavo orale, e poi sembra che stia per guarire, ma poi non guarisce e deperisce, fino a diventare in pochi giorni un Cuginino e somigliare ad una patata coi capelli. Povero Cuginino, che a 9 mesi ha collezionato una serie di malanni inenarrabili nel giro di una settimana ma forse nemmeno, è bastato esporsi al contagio del nido (per la cronaca, è stato provato l'inserimento al nido, il Cuginone da bambino estremamente socievole e ridanciano si è trasformato in un cincillà condannato al patibolo, ha afferrato saldamente la gamba di mia sorella e non si è schiodato di lì. Bravo e deciso, il nostro gnomo!)

Il Cuginino quindi è stato rinominato Acciacchino.

Acciacchino è stato rivestito da capo a piedi con gli abiti che furono del Nano, un guardaroba strepitoso di cui già parlai, che include pure alcuni divertenti travestimenti quali gelataio, steward di Love Boat, giullare di corte, ragazzo fico, motociclista, centravanti del Torino e visconte. No, non è uno scherzo, sul Nano taglia 12 mesi si sono sbizzarriti zii, nonni e cugini, e giustamente tale imperdibile assortimento di abiti non poteva andare perduto. Così mia sorella lo agghinda col celebre cappello palloso, col maglione mille-spaventose-righe-, e a me sembra di stare a guardare il Nano da piccolo, e inevitabilmente il lacrimone scende (dal lato interno, però, che io in queste cose son pudica e non mi faccio vedere).

Acciacchino oggi era anche molto volitivo e deciso, e voleva andare sul trattore nonostante il moccio. Purtroppo anche il Nano stava guidando il trattore col nonno. E il nonno, nella fattispecie il sig.r Alzheimer, è il nonno di entrambi, e grande amante della giustizia e dell'equità.
Quindi ha tirato su il nostro Acciacchino, il quale si è peraltro rivelato un valente guidatore di trattori.
Ma non aveva fatto i conti col Nano, che non era evidentemente d'accordo.
"Nonno, noooo! Non far guidare Acciacchino, IO devo guidare."
"Ma nooo, Nano, adesso tocca un po' anche al cugino, poveretto!"
"NO, NO E NO."
"Perchè Nano non ce lo vuoi sul trattore col nonno, il nostro povero Acciacchino?"
Il Nano riflette un momento.

"Perchè... uhm, perchè... PERCHE' AL NONNO POI GLI ATTACCA LE MALATTIE!"

Benvenuti nel mondo dei maschi ipocondriaci, Nano.
Queste non sono che le prime, tragiche avvisaglie.
Sob,

martedì 30 marzo 2010

Il pericoloso pesce blob


Neonati

Cara mamma che mi guardi con quella faccia lì, non starti a fare tante domande, pigliami come sono e basta.
A me piace stare in braccio. Non mi interessa se devi pisciare, depilarti le gambe, farti il bidet o la doccia. Io devo stare in braccio. Non pensare di fregarmi avvolgendomi nella copertina e passandomi al babbo, me ne accorgo subito e mi sveglio. E per dimostrarti che non sono un fesso, piango.
A me piace la puppa. E mi fa piacere che tu non abbia nemmeno provato ad avvicinarmi alla bocca uno di quei cosi di plastica e gomma che si usano per tappare i neonati, perchè con me non attacca, bella. Io se voglio una cosa, voglio quella. Pensa un po' se ti viene fame e reclami il tuo pasto, che ti sei guadagnato a suon di cacche e pisce e vomiticci quotidiani, e ti mettono un tappo.
Quindi cara tirati giù quella spallina e tira fuori la puppa.

La vita in questa casa è dura. Non c'è un attimo di pace.
Tu che vivi con l'aspirapolvere attaccato ad una mano e lo straccio per spolverare nell'altra, quasi fossero prolungamenti del tuo corpo, tu che non finisci di fare una cosa, non sei più la donna di una volta. Sei ingrassata e ti lamenti troppo, a volte le tue onde cerebrali non mi lasciano dormire, e allora piango, piango molto, e tu ti affanni.
Poi non mi hai comprato la carrozzina. Ti ostini a portarmi in giro in quella cosa da africane, la fascia, perchè in realtà ti piace metterti in mostra con la gente del paese, tu vuoi fare la rivoluzionaria, quella che scuote le coscienze. Ma non le senti tutte quelle vecchiette che ti sgridano, signora povero bambino, signora ma dove lo tiene, signora che cosa curiosa, signora ma è vivo? e tu che paziente rispondi, spieghi, cerchi di convincere, parli dell' Era del distacco e quelle manco ti ascoltano più. Ma smettila, ma vai a comprarmi una bella carrozzina rossa da corsa, che ci faccio le gare con Edoardo e la Emma, hai visto che carrozzine Stok*e hanno? Quelle sì che sfrecciano!

Mio padre.
Anche lui.
Lui è meno pericoloso, a dire il vero lo vedo poco. Però quel poco che lo vedo, mi irrita profondamente le guance con quel cacchio di barba, mi sbaciucchia troppo. E poi si stupiscono se per tutte le ricorrenze noi figli regaliamo ai padri un set per la barba.

Ma il più temuto di tutti è quello basso, quello che tutti chiamano il Nano. No, non sto parlando di Brunetta, parlo di mio fratello, quello grande. Di solito riescono a tenerlo a bada, ma a volte sfugge al loro controllo. E allora me lo vedo arrivare di soppiatto, e comincia a fare quella faccia. Dico davvero, quella faccia. Cavoli, è spaventosa. E' chiaramente la faccia di un malintenzionato, di un assassino. Mi si avvicina, digrigna i denti, e vedo una mano con le dita ad artiglio scendere su di me, la voce sibila, io tremo. Poi qualcuno lo chiama e lui fugge via, non prima di avermi lanciato uno sguardo che promette sangue e vendetta.

Ti dovrei confessare questa cosa, ma non so se faccio bene: io sono pazzo. Cioè, no, non mi sono spiegato: il mio corpo lo è, ed è incontenibile. Fa delle cose strane.
Prendi ad esempio queste braccia che mi hai fatto. Sono belle, sì, carina anche quella manina in fondo, ma hanno qualcosa di strano. Io sono qui che penso agli affari miei e quelle d'improvviso impazziscono e steng! mi arriva un pugno dritto in faccia, sferratomi dalla mia stessa mano traditrice, magari sul naso o sulla fronte, Al che io comincio a piangere, ed arrivi tu tutta preoccupata, poverino ha fame? poverino hai la cacca? poverino hai il mal di pancia?
Innanzitutto, non mi chiamare Poverino, che pure io ho una dignità, sebbene racchiusa in una mezzasega di corpicino.

Hai presente, ad esempio, quello strano fenomeno della ghettina che si sfila da sola? Sì, esatto: quando tu mi metti a letto vestito con quelle tutine a due pezzi che ti piacciono tanto, e due ore dopo sono senza pantaloni. Ecco, non pensare che sia opera del Gig, o del fratellino che tenta di farmi fuori facendomi venire il broncopolmonite: in realtà sono le mie gambe che pedalano, pedalano, pedalano da sole, senza che io riesca a comandarle, sfruttando l'effetto sfregamento dei tessuti un po' pelosi, come questa stramaledetta ciniglia con la quale amate ricoprire il mondo di noi neonati.
Per non parlare dei graffi di disperazione. Hai visto cosa sono in grado di farmi, a livello di autolesionismo pesante, con il semplice ausilio di un'unghietta microscopica? E tutto ciò, cara mamma, è un sistema inventato dal Programmatore dei Neonati, per far sì che essi vengano lasciati da soli il meno possibile: la mamma pensa oddio, questo ora piange e si cava un occhio! ed accorre premurosa al capezzale del cucciolo, pronta a soddisfare ogni sua voglia.
Lo so, faccio compassione, per il mio essere piccolo e morbido, per la mia faccina da topogigio, per il labbrino rovesciato in grado di commuovere chiunque. Sono piccolo, profumato, quasi patetico.

Ma non dimenticare che posso anche avere un aspetto tenero e indifeso, ma dentro di me sono una belva, e presto lo scoprirai.
A presto, mamma.

domenica 28 marzo 2010

Essere in 4: la goduria immensa n°1: i viaggi in macchina

L'incubo dei giorni nostri è il viaggio in macchina.
Da quando non possiamo più dire le parolacce liberamente, gli spostamenti anche di pochi chilometri si sono trasformati in una tortura feroce.

Il Gig, smoccola interiormente.
Il Nano parla incessantemente, saltando di palo in frasca. Chiede di vedere i campanili, di telefonare al nonno Asl, ma soprattutto canta misteriose nenie che sostiene di aver imparato all'asilo, i cui testi ricordano le canzoni dei Verdena. E infatti non ci si capisce una mazza, ma tant'è.
Lo stereo della macchina ci propina il death metal, ma ultimamente il doom che piace tanto al Nano, perchè così triste e tragico coi suoi ritmi lenti e scassapalle gli ricorda la sua vita precedente, quella in cui era un frate francescano con sei giri di cilicio intorno ai fianchi.
Io tento di introdurre vari argomenti, ma mi distraggo e tendo ad essere piuttosto discontinua.
Il piccolo, in tutto questo bailamme, fa due cose: o contempla il panorama dal finestrino, o piange.
Più spesso la seconda.

Uaaaaah
uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhh, gasp gasp, uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuaaaaaahhh...
"Flatellino piange"
"Eh, lo sento."
"Perchè piange?"
"Non lo so, non ne ho idea. Forse è arrabbiato."
"Allora cantiamo. TUIGGO TUIGGO LITTE STAAAA, AUAUONDE UOCCIU AAAA! Cantate, cantate tutti!"
TUIGGO TUIGGO LICCESTAAAAL, AUAUIOINIDE UACCIULAAAAA!
"Ma no, voi non la cantate bene, dovete cantare quello che canto io!"
"Ma Nano, noi l'abbiamo cantata come l'avevi cantata tu la prima volta, poi l'hai cambiata!"

"No, io non l'ho cambiata, cantate di nuovo!"
TUITTO TUITTO GIUAGNGGGIANNGGIAAAAR, UAUAUONDE UOCCIULAAAAR!
Ma no, ecco, la cantate ancora malissimo, non fa così la canzone!"
"Cavoli Nano, l'hai cambiata di nuovo. Non puoi cambiare le parole della canzone a tuo piacimento, così succede che non le cantiamo più giuste e viene fuori un troiaio"
"Non si dice TLOIAIO, è una parola cattiva, siete dei brutti puzzettoni" ci redarguisce il Nano col suo ditino puntato, "e ora bisogna cantare per non far piangere più il flatellino. Su, cantate!"
TUIGGGUUO GUIGGUO CIUIQQUE STAAL, AU AUODDER UOTTURAAAAR! MA NOOO, LA CANTATE MALISSIMOOOO! Voi non mi date retta, il flatellino piange ancor di più, sentite? Siete dei brutti cantatori, non mi piacete, voglio scendere da questa macchina, rivoglio la mia vita!"
"Ma non è il caso di prendersela così! Senti, facciamo una cosa, cambiamo canzone. Cantiamo Stella stellina, quella è in italiano, non la possiamo cambiare come ci pare. Eh, che ne dici, Nano?"
"NOOOOOOOOO, STELLASTELLINA NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! Fa schifo, puzza!"
"Come fa a puzzare una canzone? Su, non diciamo bischerate, cantiamola una volta e sentiamo come ci viene!"
"Adesso mi avete stufato, state tutti zitti altrimenti io piangio! Anche tu, fratellino piangione, capitooo? Ora piangio anch'io, sentite. UAAAAAAHHH UAAAAAAHHHH", risponde il Nano, con tutta l'autorità che il suo piccolo corpo trenne può contenere.
E così i nostri viaggi vanno avanti, trasformando una gita al più vicino supermercato (Penny Market a meno di 2 km) nella Passione di Cristo (siamo in tema pasquale, approfitto). Riusciamo a fare più casino di un gruppo di sedicenni al concerto di Marco Carta.

E in tutto ciò, il Fratellino?
Il fratellino, stronzissimo, ride.

domenica 7 marzo 2010

Autocensura

Quando il pargolame comincia ad elaborare concetti sempre più complessi, occorre un vocabolario adeguato. Il vocabolario adeguato si acquisisce facilmente per processo osmotico: così un nano treenne-e-mezzenne, se debitamente stimolato dall'ambiente familiare, perfeziona il proprio lessico sulla base di ciò che sente negli ambienti in cui vive.

E siccome qui in casa volavano cazzi, porcheputtane, ma vaffanculo brutto stronzo e anche parecchie maremme-fantasia (maremma ragnatela, maremma impestata fradicia, maremma incimurrita, ecc ecc), ma siccome soprattutto mi è stato fatto notare dalla maestra che in una mattinata il Nano ha snocciolato con nonchalance una decina di cazzi, io e il Gig, di comune accordo, abbiamo cominciato seriamente a lavorare sul linguaggio, al fine di epurarlo completamente da ogni contaminazione turpiloquia.
E non so se avete notato con quale finezza ho riportato gli eventi. Sto studiando da principessa, eh.

E devo dire che siamo stati bravi, e che probabilmente smettere di usare parole poco consone alla nostra levatura morale ci è costato molta più energia che smettere di fumare, ma tant'è. Clap clap, un plauso a noi!

Avete idea di cosa voglia dire affrontare un viaggio in macchina nel traffico del sabato pomeriggio, ritrovarsi in coda per 20 interminabili minuti (coda per cosa, poi? Boh), doversi mettere alla ricerca di parcheggio in un centro commerciale affollatissimo, SENZA POTER DIRE UNA SOLA, MICROSCOPICA, TIMIDA PAROLACCIA?
Roba da star male, giuro.
"Ma guarda quel cogl... cogli-cipolle di ciclista, ma che caz.. cazzabubbolo sta facendo? Ma razza di imb... imbellettato, ma vai a fare in cu... cucuzzolo della montagna, va'! Cret... ehm, cretese che non sei altro! Ma guarda che stronz... stropicciatore di vestaglie, guarda!"
E così ci possiamo sbizzarrire di brutto, per cercare di fare un po' di autocensura. Vi assicuro che tenersi è davvero difficile, e soprattutto stressante da morire. Ma se il Gig vuole sopravvivere indenne ai miei occhiacci terrificanti, si deve adattare anche a guidare fraseggiando di uccellini, cazzuole, stroncapettini ed altre parolacce travestite. Che brutte però, viene fuori un linguaggio da partita all'oratorio, quella in cui bisogna moderare il linguaggio perchè sennò arriva il prete e ti sottera coi nocchini.

Ebbene, cosa c'è di meglio che fare la fila al Conad di sabato pomeriggio, e ritrovarsi in mezzo alle persone che ti guardano perchè indossi una fascia di jersey nella quale dorme beatamente il tuo secondogenito -"oh, che bel pacioccone, oh che maniera originale di portarlo in giro, oh come soffre poverino tutto arrotolato su se stesso, oh signora per piacere lo tolga di lì che mi fa stare male, oh signora ma respira? ", e tutto ciò senza la soddisfazione di poter dire ma fatevi un corbello di cazzi vostri!- mentre il primogenito sceglie le caramelline allo stand accanto alla cassa?
Eh, cosa c'è di meglio?

E quale gioia vedere che il linguaggio epurato ha contaminato il ragazzino, il quale, mentre state amabilmente conversando con una signora di una certa età in fila dietro di voi, vi fa notare che mammma, il fratellino è un maialone, ha appena scoreggiato ed ha fatto la merda!
No, ecco, per dire.
Ma usare i sinonimi, no?
Mah.

martedì 23 febbraio 2010

Rincoglionita

No, ecco, per confermare ciò che ho appena scritto.
Questo scoreggia ed io sono felice.

Non è normale questa cosa. Preferisco star qui ad annusarle che andare a prendere l'aperitivo con Brad Pitt. Non che sia un alternativa possibile al momento, eh, che il Brad con tutti quei figlioli sarà lì a fare il suo dovere e non si sogna nemmeno di prendere un aereo e raggiungermi qui al Lupinaio, però insomma, se suonasse il citofono e nel video apparisse lui che mi chiede "duiuuont tu drinc un aperitiv uit mi?" lo liquiderei con "ai em bisi, sorri, aim not avelebol." e gli riabbasserei il ricevitore sul grugno, per tornare alle mie amate scoreggine neonate.

La mia vita col neonato

Ok, è appurato che il libretto di istruzioni non te lo danno.
Però ti riempiono di fogli e foglietti con pesi -misure - integratori da somministrare, consigli non richiesti, un po' di sano terrorismo psicologico sul rischio SIDS, ma tanto noi non siamo obesi, non si fuma, non si fanno giochi strani e pericolosi con lenzuola e coperte, si cosleeppa tutti insieme con grandissima soddisfazione e si dorme supini. Supini più o meno, a volte un po' di fianco, ma con la puppa in bocca di rigore, come il sigaro di Fidel Castro.

Questo neonato è un androide.
Puoi turargli il naso, tirargli i capelli, cacciargli le dita negli occhi, ma lui se deve fare una cosa la fa.
Per esempio, se fa la cacca la fa, non c'è nulla da fare. Puoi provare a distrarlo in tutti i modi, fargli il balletto di Povia a Sanremo, lui caca imperterrito. Se ciuccia, pure. Tiragli i capelli e lui continuerà a ciucciare. Magari si lamenterà in maniera stizzita, gli si attiverà per un attimo il segnalatore acustico del fastidio, ma tornerà a puppare immediatamente.
Poi è un neonato serio. Non sorride. Anzi, tu sei lì che fai lo spiritoso, e lui ti fa gli occhiacci.
A volte però, quando dorme, gli viene in mente qualcosa di irresistibile, e allora accenna un risolino timido, una cosina tra se' e se', niente di importante.
A volte ci mette pure una microsghignazzata con il sonoro bassissimo, che se non sei lì a coglierla in tempo te la perdi, mannaggia, e queste son perle da non tralasciare, che poi crescono alla sveltissima e a mandarti a cacare ci mettono un nulla.

Comunque, cari signori che mi leggete, sappiate che anche questo neonato mi è venuto molto bene. Ha dei peli superflui molto inquietanti sulla fronte e sulle orecchie, che lo fanno somigliare tanto ad un neonato mannaro, però dorme tanto ed è tranquillo, e questa è una gran cosa. Poi ha un bel colorito, è molto rosa, di una nuance davvero bella. Ha anche dei magnifici piedi lunghissimi, e unghie molto belle nelle mani.

Poi boh, sarà che io sono in pieno baby jazz, baby funk e baby death metal, ma non riesco a concludere un tubo e sto tutto il giorno col neonato in braccio, a contemplarlo innamorata. Non cago nessuno, faccio il minimo indispensabile per tornare all'estasi mistica il prima possibile, invento un sacco di scuse (ma non dovevi preparare questa cosa, pagare la bolletta, telefonare all'assicurazione? "Maaaaa il bimbo ha pianto tutta la mattiiiiiina..." - non è vero, naturalmente, sono io che non posso permettermi di perdere un attimo di vita del neonato, consapevole del fatto che questo sarà l'ultimo che maneggerò e che annuserò voluttuosamente), tanto sono orribile, ho le cosce a mongolfiera, non posso rimettermi i jeans per via dei punti che mi fanno ancora male, odoro di formaggera ed ho i capelli a carciofaia, ma 'ndo vado in queste condizioni?

A proposito, ho pure perso fin troppo tempo a star qui a scrivere. Non ho annusato il Blobfish per quasi 10 minuti.
Vado immediatamente a riparare.

lunedì 15 febbraio 2010

Storia di un pesce

C'era una volta un pesce.

Era un pesce molliccio e senza squame, e nuotava quieto in un mare tranquillo e silenzioso. In verità non nuotava, semplicemente stava lì, ad aspettare.
Il mare del Pesce Molliccio era un mare profondo, ma era un mare fatto di niente: non c'erano altri pesci con cui parlare, non si vedeva il sole e nemmeno la luna, ma solo un'ombra rossastra, ed un battito continuo, e a volte un rimbombo di voci lontane.
Era bello stare lì, senza far niente. Non c'era bisogno nemmeno di mangiare, il mare del Pesce Molliccio pensava a tutto ed esaudiva ogni desiderio. Era un mare tiepido, e ti faceva venire la voglia di sonnecchiare.
Ogni tanto il silenzio era rotto da una voce lontana, ma più forte delle altre: era quella del Dio dei Pesci Mollicci, un dio diverso da quelli che conosciamo noi: i nostri non ci parlano mai direttamente, se ne stanno nascosti dentro le cose e non si fanno vedere. Era un dio affettuoso, di quelli che si preoccupano.

Decisamente diverso dai nostri, così distanti nell'Iperuranio.

"Dio, che ci faccio io qui?" chiese un giorno il Pesce Molliccio.
"Tu sei qui per crescere e mettere su peso" rispose sorridendo il Dio dei Pesci Mollicci. " Devi diventare grasso"
"E poi che ne sarà di me? Mi mangeranno?"
Il Dio dei Pesci Mollicci esplose in una grassa risata.
"Ma nooo, tu non sei fatto per essere mangiato. Tu hai una missione nella vita, e non sarà facile portarla a termine."
Il Pesce Molliccio cominciò a preoccuparsi. "Ma perchè, che dovrò fare? Mi aspettano compiti gravosi? Dovrò affrontare dei mostri? Rischierò di morire?"
"Rischierai di vivere, piuttosto!" rispose ridendo il Dio dei Pesci Mollicci. "Senti che ti chiamano? E' già giunta l'ora di andare. Su, preparati!"

Ed il mare cominciò ad aprirsi in una voragine che attirava il Pesce Molliccio dentro di se', le acque si tinsero di rosso e qualcosa di grande e feroce e impaziente cominciò a rovesciarsi, ed il mondo esplose con tutti i suoi colori sopra la testa del Pesce, iniziò il miracolo dei rumori e le orecchie, che fino a poco tempo prima erano state sorde, cominciarono ad udire.

E fu che così cominciò ad essere un Uomo.

Per Gregorio il Blobfish, giunto dal Mare Amniotico fino a noi, il 9 febbraio 2010.
Benvenuto, piccolo.

mercoledì 27 gennaio 2010

Nemiche giurate. La Giovanna.

Io è da quando son piccina che faccio le gare con la Giovanna.
La Giovanna è la nipote della pollivendola del quartiere. Tutte le volte che si passava davanti alla sua bottega, era una guerra: la sua nonna non mancava mai di ribadirmi le cose che sapeva fare la Giovanna. La mia nonna, che quasi sempre mi accompagnava, era una donna timida, che non controbatteva. E siccome la Giovanna era un fenomeno (oltretutto pure più vecchia di me di un anno, graziealcazzo che sapeva fare le divisioni a due cifre e andare in bici senza le ruotine laterali prima di me, tzè), ce la doveva smenare a tutti.

Le formule precostituite erano: "La Giovanna sa tutta "Davanti San Guido" del Carducci a memoria. Senti un po', ma te la sai? E allora quando la impari?"
"La Giovanna ha preso dieci a storia. Te l'hai mai preso? E quando lo prendi?"
"La Giovanna fa danza, sta imparando a ballare sulle punte. Te sei capace? E quando impari, allora?"
E giù risate, un divertimento pazzesco.

Da grande, la nonna della Giovanna ha cominciato a martellarmi.
"La Giovanna è diventata NGEGNERA. Te quando ti laurei?"
"La Giovanna ha conosciuto un altro NGENGERE e tra sei mesi si sposa. Te non ti sposi? O come mai?"
"La Giovanna è incinta, ora fa una bimba. Te quando la fai una bella bimbina?"

La Giovanna si è fermata a uno. Ora, io potrei togliermi la soddisfazione di tormentare questa donna andandole a suonare direttamente a casa per chiederle quando la Giovanna avrà intenzione di mettere al mondo un secondogenito, visto che la prima ha già sui sei-sette anni, avendo fatto IO una cosa PER PRIMA.
Però non lo faccio.

E sapete perchè? Perchè la nonna della Giovanna mi ha squalificata dalla gara.
Proprio così.
Perchè NON MI È RIUSCITO FARE LA FEMMINA. Sì, saranno pure due, ma son due maschi e fanno meno punti. La femmina ne fa di più perchè ha più guardaroba.

Ma vaffanculo, non ne faccio una giusta.






Per la cronaca, la Giovanna è stata punita dal padreterno: le ha donato un naso che pare una tuba da orchestra di fiati ed un fisichino a fiaschetta di grappa friulana. Io invece sono sempre stata TANTO CARINA (lo voglio scrivere grosso che poi dicono che mi sminuisco) e graziosa, "anche se poverina non è di certo una cima".

martedì 19 gennaio 2010

Simpatici incontri gravidici

Una fresca mattina di gennaio, Lupina si avvia verso il centro medico dove effettuano i prelievi di sangue. L'aspetta una lunga sessione di curva glicemica, in cui dovrà brindare alla salute con un bel bicchiere di glucosio d'annata, e farsi togliere il sangue per ben sei volte.

Nel tragitto incontra una conoscente, una che non vede da un po'.
Lupina non è propriamente in forma. Diciamo piuttosto che è informe. Ella indossa un piumino nero risalente al pleistocene, che la fa somigliare ad un grosso pneumatico nero o, in alternativa, alle liquirizie salate a forma di pesce che vendono all'Ikea, uno sciarpone nero modello "tuffo nel cachemere", ed i soliti anfibi da ggiovane imbecille.
L'unica cosa che spicca veramente, in mezzo a tutto questo nero, è quella cosa enorme, quella protuberanza, quel mappamondo che sembra essersi saldamente incollato al suo ventre, e che contiene un feto vicino all'espulsione, ahimè ancora senza nome.

La conoscente si sbraccia, si allunga, si ferma. Lupina è psicologicamente pronta ai convenevoli. Tanto si sa che le tocca.

Conoscente: "OOOOOOHHH MA GUAAAARDA CHI C'E'! MA CAAAAARA COME STAAAAI - COME TI VEDO BENE-SEI SPLENDIDAAAA" .
Lupina: "Eh insomma, mica tanto splendida... son piena di acciacchi..."
Conoscente, squadrando Lupina da capo a piedi, e soffermandosi sull'enorme pancione di 35 settimane: "OOOH BELLA, MA... MA.... MA... MA SEI INCINTA????" sgranando gli occhi nella tipica espressione della murena *
E Lupina, pensando di fare la spiritosona, battendosi le mani sulla pancia con espressione stupita: "Nooooo! Ma allora ecco cos'era tutta questa pancia gonfia!"
Conoscente: "Ma dai, non te ne eri accorta? Ma veramente?"
...

Sono io, dai. Sono io che li attiro come le mosche.


* lo so, l'avevo già usata questa metafora, ma niente rende meglio della faccia della murena quandi sbuca sbalordita dallo scoglio in cui era nascosta.