martedì 18 dicembre 2007

Pc in vacanza

Stasera alle 19.30 il mio pc va in vacanza. Un giovanotto cicciotto di nome Leonardo verrà a prelevarlo direttamente a casa, e lo porterà nel paradiso dei computer, dove gli somministrerà un cocktail (una tachipirinha?) di ottimi medicinali atti a ristorarlo nel corpo e nello spirito.
Quindi, è probabile che resterò offline per un po'.
Spero solo di essere di nuovo qua prima di natale.
Ed in caso contrario, ecco qua gli auguri del Nano.


Auguri di cuore a tutti i bloggers!

La famiglia Lupini

lunedì 17 dicembre 2007

Supermercato.

Ma io mi chiedo, ma perchè la moda impone questo look seminudo alle povere adolescenti? Oggi al supermercato ho visto una sfilza di ragazzine vestite con piumini da campagna di Russia e quegli stivali pelosi all'interno che fanno sembrare i piedi dei grossi ferri da stiro di nabuk, e con almeno 20 centimetri di panza all'aria. Io non sono nemmeno freddolosa, ma certe imposizioni della moda proprio non le capisco. Capisco che hai il piercing all'ombelico ed il tatuaggetto con la farfallina ed avendo sofferto per farteli fare vuoi mostrarlo a tutti, ma non senti freddo? Non ti si blocca la digestione? Non ti viene la cacarella istantanea?
A me vedere queste povere ciccette esposte al vento invernale fa male. Non capisco. Forse son troppo limitata per comprendere quanto sia sexy la carne umana livida.
E un'altra cosa che mi fa male, è vedere come io stia lentamente cominciando a ragionare da anziana. Mentre ero ferma nella contemplazione di una trentina di carne nuda debordante tra un paio di jeans a vita inguinale (ma sarebbe più corretto definirli giropassera), accanto a me c'era un grandissimo e succulento Bacio Perugina. Ad un certo punto il Bacio Perugina si è animato, facendomi prendere uno spavento micidiale, e sotto c'erano una faccia barbuta e canuta, ed un loden verde. "Ha visto, signora, che buzzi di fuori che hanno questi ragazzi?"

Avranno anche i buzzi di fuori come dice lei, caro signore, ma in quanto a pessimo gusto per i cappelli non la supera nessuno.

domenica 16 dicembre 2007

Come scoraggiare un sondaggio telefonico.

Drinn Drinn!
"Pronto? Buongiorno, chiamo per conto della UISP Toscana. Stiamo facendo un'indagine sui tesserati. Potrei parlare con Nano Lupino*?"
"Bah, se ci riuscite, fate pure. Ha 14 mesi e non dice neanche mamma.
Nano? Ti vogliono."

*Il Nano è tesserato UISP per il corso di acquaticità.

sabato 15 dicembre 2007

Gente che non dorme.

Ho notato che c'è gente che non dorme. Ma parecchia.
Fino a un paio di anni fa non mi accorgevo di nulla, perchè anche se adesso mi sembra molto strano, un tempo io di notte dormivo.
Come si fa a dormire? Cosa significa letteralmente la parola dormire?
Per dormire si intende sdraiarsi orizzontalmente in un giaciglio costituito da un materasso montato su una rete metallica o di legno, coperto da un rettangolo di cotone con gli elastici agli angoli ed un altro rettangolo di cotone stavolta senza elastici. Ed un parallelepipedo riempito di ovatta o di piume sotto la testa.
Dormire è molto semplice: basta chiudere gli occhi e spegnere la luce.
Dopo questa semplice spiegazione che tutti quanti avranno compreso, procederò con alcuni ragionamenti a cazzo di cane, dato che casco dal sonno ma per punto preso devo andare a dormire dopo il Gig, altrimenti sarò sfigata per sempre e molte sciagure si abbatteranno sulla mia famiglia fino alla terza generazione.
La notte è una roba scura che serve per dormire. Di notte il mondo si quieta, tutto si calma.
Però c'è sempre qualche testa di cazzo che fa casino. Ad esempio, quando ero piccina c'era la mia sorella che come me raccattava tutte le bestie del creato e le portava a casa. Una volta arrivò a casa con una gabbietta con dentro uno strano piccolo criceto: era grigio topo, aveva orecchie da topo e faceva tutte le cose che fanno di solito i topi. Però lei sosteneva che era un criceto.
Io sospetto che fosse un topo con la coda corta, ma se penso a questa cosa mia madre, che in questo momento si trova nell'eremo Lupinano Elbano al di là del mare, si sente male per trasmissione telepatica e muore sul colpo.
Questo topo criceto si chiamava Bruno, e se ne stava buono buono nella sua casettina tutto il giorno, per poi impazzire di notte e fare un baccano infernale. Più volte io e mio padre ci siamo ritrovati in corridoio in pigiama, armati di mazze chiodate e coltellacci, pronti a stanare l'eventuale ladro, per poi finire davanti ad una tazza di latte alle 3 del mattino, col topo criceto nella sua gabbietta a far casino. Per colpa di quell'adorabile bestiola rinchiusa nel bagno non ho dormito tranquilla per quasi 2 anni. Quando è schiattata, dopo tre falsi allarmi per ipotermia, ero dispiaciuta ma non ho pianto.
Quando ero piccina, d'estate, trasmigravo a casa di mia nonna e mi veniva assegnata la camera più temuta di tutte: quella della mia bisnonna. La camera era molto bella, però conteneva anche la mia bisnonna, nel pacchetto. Ai tempi l'Alzheimer non esisteva, o meglio era diversa la definizione della patologia: i malati di Alzheimer venivano definiti vecchio/a rincoglionito/a, e la cosa risultava meno tragica per tutti.
Questa mia bisnonna, era ad un passo dall'Alzheimer. Quando mi mettevo a letto e mi addormentavo, lei cominciava tutte le sante sere con la solita solfa, costituita da una serie di domande alle quali si doveva prontamente rispondere, altrimenti alzava il volume e ripeteva la domanda stessa fino allo sfinimento (mio) e allo sfiatamento (suo): Ti sei lavata le mani? Ti sei lavata i denti? Ti sei pettinata (per andare a letto? Ma perchè?) ?Ti sei fatta il segno della croce? Hai detto il padrenostroavemariaattodidolore? Ti sei lavata le parti basse? Ti sei lavata i piedi? Finite le domande, potevo dormire.
Se però mi capitava di muovermi nel sonno, ecco che la bisnonna arzilla si svegliava e cominciava a chiamarmi, prima a bassa voce, poi in crescendo, fino a che non mi svegliava:
"Lupina? Lupina? Lupina? Lupina? Lupina?"
"O nonna, che c'è?" "Non dormi? O come mai non dormi? Dormi, bellina, dormi."
Ma la bisnonna non dormiva mai? Cioè, di notte. Perchè a tavola, ad esempio, se la conversazione languiva lei abbassava il capo e si addormentava. Però si vergognava di questa cosa.
"Nonna, o cosa fai, dormi?" "IO? No, mi guardavo un'unghia, quaggiù."

Poi c'è anche gente che mentre dorme sembra fare altro.
Ad esempio, il babbo di un mio fidanzato nella cui casa mi introducevo nottetempo, faceva un casino pauroso. Dal soggiorno si sentivano rumori sinistri, come qualcuno che spostava mobili di un certo peso.
"Ma cosa fa il tu' babbo, di là? Sta tranando dei mobili?" " No. Russa."
Io giuro di non aver mai sentito una cosa simile in vita mia. Non saprei come descriverlo. Ecco, non mi bastano le parole. Avete presente quando uno trascina giù per una scala una credenza di noce massello di qualche tonnellata? Ma non rende l'idea, perchè la credenza non ha quello spaventoso risucchio da idrovora, e tantomeno lo sbuffo da treno a vapore. E poi i grugniti, gli sputacchiamenti, le spernacchiate: quest'uomo, di giorno affabile bancario, di notte si trasformava nella fabbrica della paura. E quella povera donna della moglie si metteva i tappi.
Io per paura che la russata notturna si tramandasse da padre a figlio, lo lasciai prima ancora di verificare che ciò effettivamente accadesse.

Riprendo in mano questo post scritto ieri sera, e non terminato a causa di un signorino nervosetto che non voleva dormire.

C'è gente che di notte va in giro. Io non so come faccia. Io di notte ambirei a dormire.
Stanotte, ad esempio, benchè il co-sleeping mi consenta di manovrare la tetta in direzione di bocca nanesca senza praticamente svegliarmi, non ho dormito un cavolo e sono nervosa come un capitone la vigilia di natale. Il Nano mi ha vessato tutta la notte con le sue proposte di conversazione, poi è stata la volta del gatto coccolone, poi la volta del Gig borbottante, poi di nuovo del Nano in vena di ciaccole. Poi alla fine è arrivato il mattino, per fortuna, e quindi l'ora di fare la mia ricca colazione di donna a dieta, e finalmente ho messo fine allo strazio.
Adesso che son qua con la vitalità di un panno di daino strizzato a scrivere questo post, mi domando: vabbè, ma voi che non dormite per scelta, ma che cazzo ciavete da non dormire?
Che qua se chiudo gli occhi un attimo è la fine.

Post scriptum

Ah, dimenticavo una cosa importante:

Babbo Natale, se ti trovassi a planare su questa casa con un dono tipo il tavolo multiattività in saccoccia, puoi pure sbagliare mira e centrare il pollaio dei vicini.
Noi non ce la prendiamo, eh.

Letterina.

Caro Babbo Natale,
anche quest'anno mi ritrovo all'ultimo momento, sia coi regali da comprare che coi desideri da esprimere. Vorrei poter scrivere una bella letterina in cui faccio tanti bei discorsi da bimba di terza elementare, tipo vorrei la pace nel mondo, oppure che la fame non esistesse più e che tutti i bambini della terra avessero regali meravigliosi. E invece scrivo proprio una lettera a te, in cui indico quali sono i miei desideri terra terra.
Dunque, innanzitutto vorrei che le ore di sonno pomeridiano del Nano venissero aumentate almeno del 70%, così da permettermi di farmi un po' di più i cazzi miei. Ma non solo: ciò gioverebbe anche al suo umore, e non arriverebbe all'ora della minestrina serale con le occhiaie da panda e l'incazzatura a fior di pelle.
Vorrei che Nonna Ansia si desse una volta per tutte una bella calmata, e la smettesse con la tiritera il bimbo è poco vestito, dove lo porti che fuori fa freddo, mettigli un maglione di lana non lo vedi che ha le mani fredde, non fargli toccare l'acqua che se gli viene il raffreddore poi son cavoli tuoi, mettigli un altro maglione di lana sopra il maglione di lana, mettigli la calzamaglia sotto i pantaloni che poverino muore di freddo, tienilo in casa che ha la febbre non lo vedi come suda?. Anzi, fammi un favore e trasmettile il seguente messaggio: Mamma, il bimbo suda perchè è troppo vestito. Smettila di mettergli due maglie di nascosto, che tanto me ne accorgo perchè non riesco più ad allacciargli la cintura di sicurezza del seggiolino e poi mi vengono le paranoie perchè sembra stranamente ingrassato e con improvvise difficoltà motorie.
Vorrei anche che gli orologi di Nonno Asl fossero pilotabili a distanza, così da non ritrovarmelo in casa alle nove e mezzo di sabato mattina, mentre sono alle prese con il mio bidet mattutino a porta spalancata. Anzi, vorrei proprio un marchingegno in grado di captarne in anticipo gli spostamenti verso la nostra magione, in maniera di farmi trovare una volta tanto in condizioni presentabili e non col pigiama giallo e le puppe di fuori.
Vorrei avere il controllo perfetto del mio corpo. Non gradisco molto le coliche renali. Se non ti dispiace, toglile dal mio corredo di malanni.
Vorrei anche delle palle di alabastro per la mia collezione di sfere. Lo so, Babbo Natale, che è una collezione un po' del cazzo, ma siccome tutti collezionano qualcosa, a me non è venuto in mente nulla se non "collezione? 'mazza che palle", e allora che palle siano. Pensavo che le palle di marmo o di legno si trovassero facilmente, e invece ho notato che non vanno per nulla di moda e che costano pure uno stonfo e mezzo. Ti ricordo che per palle si intendono anche i Lindor, i Ferrero Rocher e i Raffaello.
Mi piacerebbe tanto anche avere un lavoro vero. Per lavoro si intenda un'occupazione che sia fonte di reddito. Possibilmente parecchio. Se un lavoro vero proprio non c'è, mi va bene al limite anche un sei al Superenalotto. Però che sia un sei da qualche milione di euro, che questo figlio lo voglio crescere per benino, eh.
Mi piacerebbe anche - e questa prometto è l'ultima richiesta - che mio figlio mi chiamasse mamma, e non OH!. Sarebbe davvero carino. Mi piacerebbe tanto che sapesse fare i versi degli animali per mostrare alla gente quanto sia fenomeno e al contempo sentirmi una brava addestratrice di Nani, che qua tutti criticano e io non mi sento apprezzata.

Insomma, il divano bianco immacolato, lo schermo al plasma, la libreria su misura, la madia antica e il camino scoppiettante me li lascio per il prossimo anno.
Tu comunque fai pure come ti pare, che a me le sorprese piacciono, anche se non corrispondono esattamente a ciò che ho chiesto.
Tieni presente che non sono affatto graditi doni quali: mutande, pigiami, vestaglie, calzini, mutandoni stringipanciaealzachiappe, reggiseni, calze e biancheria in genere, che tanto me le regalano la mia mamma e la mia nonna, e so già che non mi piaceranno. Lo so, loro pensano a me, a che figura farei se facessi un incidente e mi ricoverassero all'ospedale d'improvviso, ma a me onestamente mi vien solo da toccarmi le palle.
E per palle, non intendo quelle di alabastro di cui sopra.
Devotamente tua,

Lupina.

venerdì 14 dicembre 2007

Ma nonostante ciò

Sebbene la defaillance marmellatosa di ieri abbia destabilizzato il mio amor proprio, oggi sono rientrata in una gonna di PRIMA DELLA GRAVIDANZA. La cerniera si è chiusa docilmente, e la panza non straborda.
E a questo punto nulla turberà più la mia gioia. Ne' i recenti scazzi e problemi, tantomeno l'allagamento del bagno opera del perfido Nano, e nemmeno la chitarra calpestata con cattiveria dal Minijimihendrix.
Nemmeno il fatto che il Nano abbia arraffato una copia di Porci con le ali e mi stia facendo l'imitazione di quando gli leggo le favole (però lui ha il libro rovesciato e tiene il segno col dito, io ormai non lo faccio più), mi può più toccare.
Olimpo della magrezza e del fitness, sono in ascesa e presto ti raggiungerò!

Merenda poltergeist

Padre, perdonami, perchè ho peccato.

Ieri pomeriggio il Nano era seduto sul suo seggiolone a casa della Nonna Ansia, ed io mi trovavo presso il frigo-sarcofago alla ricerca di qualcosa di commestibile per lui e di 30 grammi di caciotta per me, che assieme a 3 cracker integrali sarebbero andati a costituire lo spuntino in grado di contenere il mio picco insulinico delle 16.30.
Ho individuato un barattolino di marmellata equa e solidale alle arance amare, una sciccheria per i palati, e mi son detta: vediamo se questo Nano è di gusti merendiferi eleganti come la madre, e si mangia questa strana marmellata amarognola con tutte quante le bucce dentro.
Mi son seduta al tavolo davanti al Nano, e non so cosa sia successo, ma sono molto pentita e mi sento davvero una cacca.
Ho mezz'ora di vuoto, non mi ricordo nulla.
Riaffiorano alla mia memoria soltanto dei particolari, tipo il Nano con la mia caciotta in mano ed io che addento con voracità inaudita la sua fetta di pane con la marmellata.

Non riesco a spiegarmi questo accaduto, che macchia inesorabilmente la mia fedina penale di donna a dieta. Forse c'è una spiegazione, forse so perchè mi sono macchiata di questo crimine orribile. A Villa Lupina, da anni, assistiamo a fenomeni paranormali. A Villa Lupina c'è un fantasma, anzi, una fantasmessa di nome Scilla che si diverte a fare degli scherzetti tipo nascondere la roba per mesi e farla saltare fuori dove meno te l'aspetti, a spaventare gli abitanti nascondendosi nell'ombra di una tenda, a far sbattere le porte e a entrare nel corpo dei gatti costringendoli a saltare come invasati. Sono sicura che quella volta che mi è sparito il trapano a batteria ed è risbucato nel freezer dopo sei mesi (ancora funzionante, peraltro) è stata proprio lei, la fantasmessa burlona, a metterci il naso.
Ecco, deve essere andata proprio così: Scilla è entrata nel mio corpo, e si è fatta una scorpacciata di marmellata, caricandomi di scorie, ed ora a me tocca smaltire in qualche modo, e sopportare questo senso di colpa che mi uccide.
La corsa verso la collezione primavera-estate della Promod subisce così un brusco rallentamento. Proprio adesso che avevo pensato di cambiare il mio look scacione con uno da diva anni '50.
Vestitini svolazzini, vi avrò lo stesso.
Della merenda marmellatara non resterà nulla. Forse giusto una macchia sulla mia felpa.

martedì 11 dicembre 2007

Essere gatto al Lupinaio

Essere gatto a Villa Lupina vuol dire spassarsela di brutto. Essere gatto a Villa Lupina vuol dire muovere i fili dei bipedi come se fossero marionette, e far fare loro tutto ciò che si vuole.
I gatti di Villa Lupina sono sette, come i peccati capitali. C'è la Carla, ovvero l'avarizia. C'è la Renza, la pigrizia. E poi c'è Federico, la superbia, e poi c'è la Oliva Olivetti, l'ira. E per finire, Mandarino l'invidia, Luigi la lussuria (l'unico non ancora sottoposto al fatidico taglio delle palle) e Totò la gola.
I gatti di Villa Lupina se la spassano. E dialogano tra di loro ad occhiate d'intesa, pensando di non essere compresi. Ma siccome io in una vita precedente ero un placido soriano obeso, qualcosina qua e là la capisco.

La mattina presto, ad esempio, quelle bestiacce si guardano, contano fino a tre e cominciano a miagolare in un punto del corridoio in cui convergono strane correnti che portano le loro voci sgraziate fin dentro i miei timpani, costringendomi ad alzarmi. Il motivo è mutevole come il cielo di aprile. Una volta gridano Vogliamo del cibo!, oppure Fateci uscire! oppure Vogliamo dell'acqua fresca! oppure Queste crocchette fanno schifo, cambiatele! oppure vogliamo del cibo, delle crocchette nuove, uscire e anche dell'acqua.
Il più delle volte li stramaledico, ma son comunque moralmente obbligata a servirli in tutte le loro piccole necessità da gatti. Del resto, noi umani li abbiamo raccolti dalla strada, ed abbiamo preso l'impegno di accollarceli per il resto della loro pelosa vita.
Io ami gli animali in maniera smodata. Loro mi ricambiano alla loro maniera: con doni agonizzanti che raramente riesco a salvare, con svomitazzate sui tappeti, con sbrindellamenti di tendaggi e fodere di divani e altre delizie che riservano solo a me.
Mi amano a tal punto da diventare feticisti. Se ad esempio abbandono una delle mie giacche di lana su una sedia anche solo per una frazione di secondo, eccoli lì a far la pasta come invasati, infilando i nasi sotto la piega dell'ascella ad annusare anche ogni minima emissione fetida. Ed è meraviglioso vedere come i gatti sanno abbinarsi ai colori delle maglie: se la maglia è bianca, il gatto che la impasta è nero, se è nera il gatto è bianco, se è verde il gatto è rosso, e così via, in una tavolozza di pelurie colorate che adornano meravigliosamente ogni mio capo di abbigliamento, donandomi uno sciccosissimo aspetto da barbona anche se indosso un tailleur di Armani.
E non hanno pietà, in questo. Se arrivano ospiti a casa e commettono il grave errore di lasciare uno spiraglio di valigia aperta, è la fine. Una processione di gatti si avvia di soppiatto nella stanza degli ospiti, e via a menarsi di santa ragione in mezzo a calze e mutande. Ovviamente, io cerco di evitare tali scempi di biancheria, e da poco ho scoperto che esiste un'arma al mondo in grado di sbaragliare qualsiasi armata felina: l'aspirapolvere.
Con l'aspirapolvere, si disperdono le liete compagnie. Non occorre neanche accenderlo, basta agitare un po' il bocchettone di aspirazione e la truppa si volatilizza. Nel giro di un minuto, è il vuoto: 14 piccoli occhi brillanti mi scrutano con terrore da sotto i mobili, pronti a tornare in azione non appena il mostro di plastica e metallo viene riposto nello sgabuzzino.
L'altra arma di cui dispongo per toglierli di torno è da poco bipede, ha pochi denti e niente unghie, ed in genere è morbida e profumata. Quest'arma non ha paura di nulla, non teme il buio e più volte ha attentato alle ciotole dei crocchini. Basta un suo gesto, un suo grido, ed i gatti tremano, drizzano le orecchie e fuggono. La stretta delle sue manine cicciotte è in grado di strappare peli a ciuffate, ed emette dei fastidiosissimi ultrasuoni in grado di far cascare i timpani per terra. Se quest'arma individua una coda incustodita, è la catastrofe.
La cosa buona dei miei gatti è che non sono in grado di far del male. Nonostante gli strapazzi a cui certe volte sono sottoposti, non si ribellano: tentano piuttosto di rimpicciolirsi fino a diventare invisibili, oppure di allungarsi a dismisura come Tiramolla, scivolare fino ad un anfratto e nascondersi.
L'Arma Letale per gatti è sensibile, e ci rimane molto male. A volte ci piange anche. Piega la bocca nella tipica smorfia del labbrino, e comincia a chiedersi perchè io, o Signore? Sono forse portatore sano di rogna o di pulci? E si rifugia tra le braccia della mamma, ormai perduto ogni entusiasmo.
I gatti son bestie strane. Nonostante il Nemico sia letale e pericoloso, tuttavia ci sono momenti della giornata in cui è davvero molto simpatico, tipo quando mangia. Le manotte cicciotte stritolone purtroppo non sono ancora molto precise nell'atto dell'afferrare il cibo, ed è molto più quello che si disperde di quello che entra effettivamente nel sistema digestivo del Nemico. E a questo punto, entrano in gioco loro: si ammassano come gomitoli sotto il tavolo, in attesa delle briciole in caduta libera. Per la verità, quello che tocca terra è davvero poco. Tutto viene spazzato via dalle fauci feline. Io mi risparmio di dare il cencio, e sono felice.
Ma il momento più bello della giornata è quando il Nemico va in stand-by e viene riposto anch'esso nell'apposito sgabuzzino orizzontale con le sbarre. I gatti, allora, hanno via libera. Ed ecco che il Gig ed io ci ritroviamo ognuno sul rispettivo divano, sepolti da un numero imprecisato di gatti ansiosi di accaparrarsi un posto in prima fila come l'Abbonato Rai, disposti persino a darsi mazzate per raggiungere l'agognato scopo. D'inverno è una pacchia, se stanno fermi e buoni. Ma se tra i giovani c'è qualche testa calda, ahinoi, ci tocca subire.
E qualche volta ci scappa l'unghiata.

La gente che ama i gatti la si riconosce non solo per i peli sugli abiti, ma anche da piccoli particolari che saltano agli occhi soltanto quando si è in certe situazioni. Io sarei in grado di riconoscere un gattofilo anche nello spogliatoio di una piscina, mentre si cambia le mutande.
Basta guardare se ha i graffi sulle cosce.

Lì per lì mi ha fatto anche abbastanza ridere.


Ma adesso, a ripensarci, posso dirmi piuttosto incazzata.

lunedì 10 dicembre 2007

Cronaca di una morte annunciata - computer a gallina

Dopo il filmaccio di ieri sera, verso le 23.30 ho migrato con tutte le mie carabattoline verso il letto. Sono stata svegliata da un enunciato minimo del Gig intorno alla mezzanotte e mezzo: "Lupi, il computer è morto dieci minuti fa.", ed io son precipitata nello sgomento, seppur dormendo.
Ho sognato toposcimmie che smantellavano pezzo per pezzo il computer dall'interno, il quale schiattava emettendo un fumo dal vago retrogusto di friggitoria cinese, e così tutta la mia psicoterapia online andava a farsi benedire.

Stamattina, sono accorsa a verificare l'entità dei danni. In effetti, non sembra stare bene. CI ha messo mezz'ora ad accendersi, e comunque non ha più lo smalto brillante di una volta, ma zoppica e perde il segno delle pagine.
Occorre un urgente intervento del Computeraio.
Oggi mi sa che mi conviene salvare tutto il mio repertorio fotografico, e provvedere al ripristino.
Ci aspettano tempi bui. Anzi, abbuiati.

domenica 9 dicembre 2007

Abbrutimento

Oggi pioveva, e quando piove il Lupinaio si trasforma in un pantano impraticabile.
Lupina e il Nano sono stati tutto il santo giorno in casa. E quando Lupina sta troppo tempo in casa, si abbrutisce e fa delle cose sconsiderate.
Per far risaltare il processo di abbrutimento si è messa la tuta più sformata che esista al mondo, seconda solo al pigiama verde, moscia e sgonfia come la pellancica dismessa di un elefante.
Alle 10.00 si è lavata i denti con il sapone liquido per le mani, ma si è accorta della svista ed ha rimediato senza rimettere la colazione seduta stante.
Poi il Nano, di soppiatto, ha infilato un paio di sneakers n°22 verdi e gialle nel cestello inferiore della lavastoviglie, e Lupina ha rischiato di lavarle.
Infine, colta da nullafacenza inquieterrima ha fatto il presepe in una vecchia valigia da emigrante. Mi impegno formalmente a pubblicarne ampio reportage.
Per coronare questa giornatina e contribuire alla percentuale di abbrutimento, ha proposto con un sorprendente colpo di testa la serata cinelupini, a base di filmacci.
Il filmaccio ripescato oggi narra le vicende di Eva Grimaldi da giovane, alle prese con un essere mostruoso scappato ad un laboratorio di ingegneria genetica in cui si mixano disinvoltamente DNA piuttosto variegati. Nel caso del filmaccio, quello di un topo con quello di una scimmia.
Immaginare un incrocio tra due esseri simili necessita di un certo sforzo di fantasia. La logica vorrebbe che ne risultasse una minuscola scimmia con codina e denti, oppure un enorme topone che si arrampica.
E invece no. La creatura era un nano. E tte pareva.
Un nanerottolo con dei dentacci acuminati e delle unghie tremende, in grado di attaccare la leptospirosi con un solo graffio. E cosa dovrebbe mangiare il topo-scimmia? Banane e formaggio, logicamente.
E invece no. Il topo-scimmia mangia la carne umana. Eh, sì. E dà la caccia a Eva Grimaldi per tutta la durata del film, e alla fine la mangia, seddiovòle.
Questo povero nanonzolo travestito da topo-scimmia mi ha fatto una simpatia incredibile, ed ho tifato per lui tutto il tempo.
Insomma, un meraviglioso filmuccio per coronare una giornata piena di soddisfazioni.
Il commento del Gig: " Certo che se questo topo-scimmia non fosse scappato dal laboratorio, il film sarebbe finito subito ed io ora sarei a letto a dormire."
Ecco.

sabato 8 dicembre 2007

Post automobilistico-romantico.

Son proprio animista, io. Alle cose do un valore che va al di là di quello venale. Le mie cose tante volte hanno un anima. E come tali, riescono pure a farsi i cazzi propri.

La mia prima automobile, una Panda Young che di young aveva giusto il nome, era uno schianto di macchina. E per schianto intendo che andava, e non era a pedali come il mio veicolo immediatamente precedente. Mai una multa, mai un eccesso di velocità, mai una freccia non messa, mai una foratura di pneumatico. La mia fedina penale di automobilista era (ed è) intonsa come un pannolino pulito.
Io le parlavo, le accarezzavo il parabrezza col panno di daino, le mettevo pure la cremina sul volante, e lei mi ricambiava funzionando. Però ad un certo punto successe qualcosa. Qualcosa si ruppe, tra noi, e niente fu più come prima.
Fu colpa di mio padre, principale azionista della mia Panda Young, a scatenare questa serie interminabile di eventi catastrofici, che determinò la fine di tutto.
Tutto cominciò quando al mio babbo si ruppe il fuoristrada. Il mio babbo è un fuoristradadipendente, e ne spacca uno nuovo di pacca ogni 3 anni. Quell'anno fu il turno di un fuoristrada giapponese, e siccome decise di passare alla concorrenza britannica, dovette aspettare 3 mesi per averne uno nuovo. E siccome io la macchina la usavo giusto per uscire il finesettimana, prese la mia.
Un giorno, mentre stava andando in mezzo alla campagna, decise che era giunto il momento per accendersi una bella sigarettona delle sue. E siccome all'epoca oltre al vizio del fumo aveva anche quello dello Zippo, lo gettò con noncuranza sul sedile del passeggero con gesto molto alla cowboy. Perchè Lupino Senior, detto anche Nonno Alzheimer, è un duro che non deve chiedere mai.
Per chi non lo conoscesse, lo Zippo è un accendinone di metallo con un coperchio molto suggestivo, che si spegne solo chiudendolo. E lui, distratto, non lo chiuse.
E così mi riportò la macchina orrendamente sfigurata dalle fiamme, col sedile del passeggero tutto abbrustolito che mi promise di cambiare, ma che in effetti non fece mai.
La seconda catastrofe accadde qualche tempo dopo. Io non tollero guidare senza un po' di musica, e per fortuna l'autoradio scarcassona del precedente proprietario funzionava. Mangiava irrimediabilmente le cassette e sputacchiava filo nero, ma insomma, se si aveva fortuna magari si riusciva a sentire una canzone intera. Ogni tanto si inceppava, o perdeva il contatto con le casse, ma con un preciso rituale di manate si rimetteva in sesto e riprendeva la diffusione sonora, magari da una cassa sola.
Il mio babbo questa cosa non la tollerava, e allora un bel giorno, mentre ascoltava a scatti Antonello Venditti (io e il mi' babbo non abbiamo esattamente gli stessi gusti), gli venne un gran nervoso: prese l'autoradio e la scaraventò da un finestrino, facendola cadere in un fosso pieno di ranocchi. Quando tornò a casa senza autoradio, mi promise che me ne avrebbe comprata una nuova. Ovviamente, mai successo.
L'ultima catastrofe, ovvero quella che mi fece passare alla Uno del mio nonno (che tanto non poteva più guidare in quanto ottantenne e piuttosto cecato dall'unico occhio che aveva), accadde in estate, e fu colpa di mio padre. E del Cane.
Il Cane in gioventù era una creatura estremamente irrequieta e sbarazzina, e scavava trincee sotto la recinzione scappando a strapazzar galline o a farsi metter sotto sulla vicina Aurelia, cosa peraltro già accaduta. L'unico modo per farlo star quieto era aprire il bagagliaio di una macchina: lui si accomodava a bordo, e si metteva a sonnecchiare.
Quel pomeriggio fu il turno della mia macchina, o di ciò che ne rimaneva. Il Cane, che aveva tentato una serie di fughe correndo dietro al giardiniere che portava via l'erba tagliata, si era messo sui sedili posteriori a pisolare tranquillo, e ce ne eravamo tutti dimenticati.
Ma lui non si era dimenticato di noi, però. Infatti, mentre tutti ci stavamo dicendo urca, ma come è tranquillo oggi questo cane, lui lavorava alacremente allo scavo di una profondissima fossa sui miei sedili posteriori.
Me ne accorsi io perchè da lontano vedevo batuffoli giallastri librarsi allegramente per l'aria come tante farfalline cavolaie. Quando mi avvicinai alla macchina e vidi il disastro, mi venne da piangere e allo stesso tempo commettere un canicidio: i sedili posteriori non esistevano più. Al loro posto c'erano delle foderine a pois blu completamente masticate, un'immensa quantità di gommapiuma spezzettata, molle di metallo e ferri. Dopo il sedile anteriore, l'autoradio volata in un fosso e le cinture di sicurezza masticate e strappate (già, ho omesso questa perla), era toccato al povero sedile posteriore. Era rimasto solo lui di sano, e adesso non esisteva più.
Il mio babbo, che si sospetta abbia l'Alzheimer oppure essere totalmente scemo, mi disse: "Via, giù, la puoi guidare lo stesso. Il sedile del guidatore è ancora intero."
A quel punto, capii che ero scema io, oppure che il mio babbo era irrimediabilmente un pazzo.

Mi è venuto in mente di scrivere questo post automobilistico perchè oggi c'è mancato poco che una panda mi tamponasse. A bordo naturalmente c'era un umarell col cappello.

venerdì 7 dicembre 2007

Sapevo che prima o poi sarebbe successo.

Ecco. Lo sapevo.
E chi resiste al fascino nevoso del Natale Lupino? Beh, nevoso non tanto, se si considera che fuori son 18 gradi, ma noi Lupini siamo gente che a certe piccolezze non ci fa caso. Infatti la neve ce l'abbiamo: una trashissima innevata finta alle finestre, con tanto di fiocchi oscillanti montati da me stamattina con la collaborazione di un Nano molto poco natalizio, che mi ha calpestato e brutalizzato tutta l'ovatta bianca da me utilizzata per lo splendido decoro.
Adesso è finalmente giunto il momento dell'albero di Natale. Quest'anno a prova di nano, e come suggerisce l'amica Jes, saldamente ancorato al termosifone di casa, e privo di tutti quei ninnoletti tanto pericolosi per le nanomani e le nanobocche. Non ci metto neanche le lucette, il Nano è un maniaco dei led luminosi e se li caccia puntualmente in bocca.
Per il montaggio dell'albero, la discoteca lupina dispone di tre cd: uno piratato da mio suocero, che deve amare davvero tanto Dean Martin, uno di quando ero più giovine cantato da una torma di antipaticissimi bimbetti stile Antoniano, ed uno che ho scelleratamente comprato lo scorso anno all'Ipercoop e che si è rivelato una scelta davvero discutibile, dato che lo devono aver fatto cantare alle cassiere. Penso che opterò per il primo.
Vado, che il termosifone è tutto da incordare e l'albero giace a terra smontato. Voglio fare una bella sorpresa al Gig, che pervaso di pessimismo cosmico e di depressione, manco lo noterà. O al limite dirà che fe' sgiaer.
Gioite, o gente!

giovedì 6 dicembre 2007

Il Giorno del Cane.


Il giovedì qua al Lupinaio è il giorno del Cane.
Il giorno del Cane è un lieto giorno, per me, che oltre ad occuparmi del Nano isterico per via dei molari assassini, mi devo occupare di questo povero vecchio cane quindicenne sordo come una campana ed irrimediabilmente disobbediente. L'amministrazione del Cane doveva essere a completo e totale appannaggio di Nonno Alzheimer, che però ha passato il testimonio a mia madre, la quale si lamenta ma si sa che sotto sotto è felice di poter sfogare tutte le sue ansie sul povero animale. Ma siccome il giovedì tutti e due hanno il rientro pomeridiano e non c'è neanche mia sorella, il Nano, il Cane ed io ci godiamo la pace del Lupinaio deserto.
Il Cane è una creatura dolce e benigna, che si fa i cavoli suoi (da giovane ha studiato da gatto) ed ogni tanto scappa dai vicini, arraffa una povera gallina innocente e la mastica sotto i miei occhi inorriditi, poi la strapazza per mezz'ora e la lascia lì. Ed è una cosa che detesto, io sono amica delle galline, ma lui è il Cane, e vaglielo a spiegare. Da un po' di tempo però si comporta bene: una volta si è lanciato nella gabbia del casuario (ricordo che i miei vicini di casa hanno un bioparco) e ne è uscito vivo per miracolo, ed ora porta un certo reverenziale rispetto ai pennuti.
Per avere 15 anni, se la cava alla grande. E' rimbambito, sdentato, con un principio di palletico alle gambe, sordo e mezzo cieco, ma corre ancora come un citrullo cucciolone. E' capace di farsi ancora il giro del giardino anche 5 volte senza fermarsi, per poi schiantarsi per terra con la lingua di fuori, ma felice. Solo che poi iniziano le ansie di Nonna Ansia, e quando non c'è son telefoniche.
La prima ansia di Nonna Ansia è di natura idrica: mi telefona alle 14.00 per sapere se il cane ha bevuto. "Sì, mamma, ha bevuto." Ma come risposta non è soddisfacente. Bisogna specificare quanto, e lì comincia il difficile. "Sì e no mezzo litro." Certe volte Nonna Ansia non è soddisfatta neanche da questo tipo di risposta, e vuol sapere quanto il cane abbia bevuto in decilitri o in centilitri, e allora io che non son mai stata tanto brava in matematica mi metto a fare le equivalenze, e sclero. Non riesco a capire cosa gliene possa importare se il cane ha bevuto o meno. Se non ha bevuto, berrà. E così per la fame: se non ha mangiato, mangerà.
"Nooo, tu non capisci: il cane è vecchio, deve essere accudito!" mi fa mia madre dall'altra parte del filo. "A proposito, gli hai messo il formaggio nella pappa?"
Mia madre ha una strana fissa per il formaggio.
Se il cane o uno dei gatti non stanno bene, arriva lei tutta trafelata in versione crocerossina: "Presto, presto, dategli del formaggio!". Il formaggio è la panacea di tutti i mali. Prima si prova col formaggio, poi semmai si somministra il farmaco. Mia madre meriterebbe il nobel per questa scoperta sensazionale. Anche a me e a mia sorella, da piccole, dava una gran quantità di formaggio. "Il formaggio fa bene. Lo avete mangiato, il formaggio? Ma glielo dai il formaggio, al bimbo?". Ho il sospetto che sotto sotto mia madre sia sponsorizzata da un caseificio, altrimenti non si spiega. Oppure ha fatto una scoperta scientifica, e la vuol tenere per se'.
Chissà se il Dr. House sotto sotto invece del Vicodin si fa di gorgonzola.

mercoledì 5 dicembre 2007

Pianto antico

Ah, i figli so' piezz'e core.

Dopo aver vagato per casa piangendo per tutto il pomeriggio, il Nano ha cenato sempre piangendo.
Ha giocato un po' col suo trenino giocattolo, ovviamente piangendo, si è liberato delle babbucce color carota impazzita calciandole via piangendo, e piangendo si è attaccato alla tetta fino a cadere addormentato tra i lacrimoni.
"Ma cos'ha questo Nano, Gig? E' strano. Piange tutto il giorno."
"Non so, magari ha una delle sue giornate."

Mi metto a cucinare (leggasi assemblare) del cibo da adulti. Al Gig rifilo l'avanzo della minestra del Nano addizionata di lacrime spacciandola per crème de poulet avec legumes, io infilzo una mozzarella con la punta della forchetta e mi appresto ad inglobarla nel mio squallido apparato digerente, quando dalla camera da letto si levano delle grida disumane: è il Nano che piange. Che novità.
Lascio la mozzarella intonsa, e vado a vedere che cos'ha tanto da ululare il brutto ceffo.
Lo tiro su dal letto, lo cullo, lo attacco alla tetta, cerco di placarlo. Alla fine cede, ma al momento di rimetterlo giù, faccio una terribile scoperta: il Nano è piscioso, piscioso come il Rio delle Amazzoni, con tutte quante le Amazzoni chine a farla nel fiume.
Il Nano dorme. Il pigiama trasuda piscio. A questo punto, la domanda sorge spontanea: cambiarlo svegliandolo inevitabilmente e provocandogli un'ennesima crisi di incazzatura e lacrime, o lasciarlo macerare nella propria pipì fino al mattino seguente?
Nel mio cervellino lupinesco, c'è una succursale in cui vive una Nonna Ansia in miniatura, che passa tutto il giorno ad annaffiare piante e a sgridarmi per le mie scelleratezze da madre snaturata.
"Vai a cambiare il bambino, che poi si ammala di broncopolmonite e tosse asinina, povera creatura santa in mano a due balordi!", e Lupina, pungolata dal superio nonnesco, esegue prontamente, provocando le ire del Nano.
Il quale Nano, ormai stremato e prosciugato dal fiume piscioso-lacrimoso, apre la boccuccia santa scoprendo un molare da ruminante che mi fa immediatamente sospettare la presenza anche dell'omaso e dell'abomaso.
Insomma, è arrivato un altro molare. Stavolta enorme, di quelli da cavallo. Non mi capacito di come possa stare tutto in quella boccuccia di rosa.
Povero Nano. Povero piezz'e core.

martedì 4 dicembre 2007

Argh, arriva il Natale e io no.

Il Natale si avvicina, ed io non sono preparata. Non ho comprato neanche mezzo regalo, non so che cosa desidero, non ho il becco di un quattrino e non posso neanche abbuffarmi dell'unica cosa per la quale il Natale val la pena di essere vissuto, ovvero datteri e mascarpone. I datteri, infatti, forniscono un valore energetico di 275 kcal per 100 grammi, mentre il mascarpone ben 460. In pratica 10 miserabili datteri ripieni di quella deliziosa cremosità dovrebbero bastarmi per sopravvivere un giorno intero.
Ovviamente, io a questo punto dovrei mettermi a piangere. Ma non lo farò. Ed ho pure intenzione di nutrirmi di tale delizia senza troppo sentirmi in colpa, percui comincerò fin da oggi una serie di preghiere quotidiane al Dio della ciccia, per ingraziarmene i favori.
Al Gig non so cosa regalare. A quell'uomo piacciono cose costose e tecnologiche, ma mica quelle che dico io. Il suo sogno sarebbe la Playstation 3, ma so che mi aspetterebbero delle ferie tragiche, con me che mi esalto davanti alle prestazioni del Nano, "Gig, guarda nostro figlio come è carino travestito da folletto di Natale!" e lui che risponde a monosillabi grufolanti gn, gn, gnnn.
L'albero di Natale, non so in quale punto strategico della casa dislocarlo, dal momento che il Nano lavorerà di certo alacremente per tirarselo in testa. Nonna Ansia, che col natale in arrivo emette elettroni carici di angoscia, suggerisce una splendida postazione. Panoramica, oserei dire.
"Perchè non fai l'albero nello stanzino dei detersivi?" Mamma, sei geniale. E già che ci siamo, perchè non decorarlo con le spugnette del lucido da scarpe, oppure con i flaconi vuoti del Dixan liquido? "Oppure nello stanzino delle scarpe." Mamma, sei davvero insostituibile. E a questo punto, appendiamoci pure le scarpe da calcetto del Gig, le mie ciabatte da piscina e pure la cuffia in silicone verde, perchè no.
Sarà bellissimo aspettare Babbo Natale circondati dal puzzo di piedi.
E invece no. Io sfido la sorte e le velleità da free climber del Nano, e lo faccio in soggiorno.
Sperando di non ritrovarlo sepolto tra i rami spezzati.

Natale, arriviamo!
Anzi, arriva tu che noi siam stanchi.