martedì 18 dicembre 2007

Pc in vacanza

Stasera alle 19.30 il mio pc va in vacanza. Un giovanotto cicciotto di nome Leonardo verrà a prelevarlo direttamente a casa, e lo porterà nel paradiso dei computer, dove gli somministrerà un cocktail (una tachipirinha?) di ottimi medicinali atti a ristorarlo nel corpo e nello spirito.
Quindi, è probabile che resterò offline per un po'.
Spero solo di essere di nuovo qua prima di natale.
Ed in caso contrario, ecco qua gli auguri del Nano.


Auguri di cuore a tutti i bloggers!

La famiglia Lupini

lunedì 17 dicembre 2007

Supermercato.

Ma io mi chiedo, ma perchè la moda impone questo look seminudo alle povere adolescenti? Oggi al supermercato ho visto una sfilza di ragazzine vestite con piumini da campagna di Russia e quegli stivali pelosi all'interno che fanno sembrare i piedi dei grossi ferri da stiro di nabuk, e con almeno 20 centimetri di panza all'aria. Io non sono nemmeno freddolosa, ma certe imposizioni della moda proprio non le capisco. Capisco che hai il piercing all'ombelico ed il tatuaggetto con la farfallina ed avendo sofferto per farteli fare vuoi mostrarlo a tutti, ma non senti freddo? Non ti si blocca la digestione? Non ti viene la cacarella istantanea?
A me vedere queste povere ciccette esposte al vento invernale fa male. Non capisco. Forse son troppo limitata per comprendere quanto sia sexy la carne umana livida.
E un'altra cosa che mi fa male, è vedere come io stia lentamente cominciando a ragionare da anziana. Mentre ero ferma nella contemplazione di una trentina di carne nuda debordante tra un paio di jeans a vita inguinale (ma sarebbe più corretto definirli giropassera), accanto a me c'era un grandissimo e succulento Bacio Perugina. Ad un certo punto il Bacio Perugina si è animato, facendomi prendere uno spavento micidiale, e sotto c'erano una faccia barbuta e canuta, ed un loden verde. "Ha visto, signora, che buzzi di fuori che hanno questi ragazzi?"

Avranno anche i buzzi di fuori come dice lei, caro signore, ma in quanto a pessimo gusto per i cappelli non la supera nessuno.

domenica 16 dicembre 2007

Come scoraggiare un sondaggio telefonico.

Drinn Drinn!
"Pronto? Buongiorno, chiamo per conto della UISP Toscana. Stiamo facendo un'indagine sui tesserati. Potrei parlare con Nano Lupino*?"
"Bah, se ci riuscite, fate pure. Ha 14 mesi e non dice neanche mamma.
Nano? Ti vogliono."

*Il Nano è tesserato UISP per il corso di acquaticità.

sabato 15 dicembre 2007

Gente che non dorme.

Ho notato che c'è gente che non dorme. Ma parecchia.
Fino a un paio di anni fa non mi accorgevo di nulla, perchè anche se adesso mi sembra molto strano, un tempo io di notte dormivo.
Come si fa a dormire? Cosa significa letteralmente la parola dormire?
Per dormire si intende sdraiarsi orizzontalmente in un giaciglio costituito da un materasso montato su una rete metallica o di legno, coperto da un rettangolo di cotone con gli elastici agli angoli ed un altro rettangolo di cotone stavolta senza elastici. Ed un parallelepipedo riempito di ovatta o di piume sotto la testa.
Dormire è molto semplice: basta chiudere gli occhi e spegnere la luce.
Dopo questa semplice spiegazione che tutti quanti avranno compreso, procederò con alcuni ragionamenti a cazzo di cane, dato che casco dal sonno ma per punto preso devo andare a dormire dopo il Gig, altrimenti sarò sfigata per sempre e molte sciagure si abbatteranno sulla mia famiglia fino alla terza generazione.
La notte è una roba scura che serve per dormire. Di notte il mondo si quieta, tutto si calma.
Però c'è sempre qualche testa di cazzo che fa casino. Ad esempio, quando ero piccina c'era la mia sorella che come me raccattava tutte le bestie del creato e le portava a casa. Una volta arrivò a casa con una gabbietta con dentro uno strano piccolo criceto: era grigio topo, aveva orecchie da topo e faceva tutte le cose che fanno di solito i topi. Però lei sosteneva che era un criceto.
Io sospetto che fosse un topo con la coda corta, ma se penso a questa cosa mia madre, che in questo momento si trova nell'eremo Lupinano Elbano al di là del mare, si sente male per trasmissione telepatica e muore sul colpo.
Questo topo criceto si chiamava Bruno, e se ne stava buono buono nella sua casettina tutto il giorno, per poi impazzire di notte e fare un baccano infernale. Più volte io e mio padre ci siamo ritrovati in corridoio in pigiama, armati di mazze chiodate e coltellacci, pronti a stanare l'eventuale ladro, per poi finire davanti ad una tazza di latte alle 3 del mattino, col topo criceto nella sua gabbietta a far casino. Per colpa di quell'adorabile bestiola rinchiusa nel bagno non ho dormito tranquilla per quasi 2 anni. Quando è schiattata, dopo tre falsi allarmi per ipotermia, ero dispiaciuta ma non ho pianto.
Quando ero piccina, d'estate, trasmigravo a casa di mia nonna e mi veniva assegnata la camera più temuta di tutte: quella della mia bisnonna. La camera era molto bella, però conteneva anche la mia bisnonna, nel pacchetto. Ai tempi l'Alzheimer non esisteva, o meglio era diversa la definizione della patologia: i malati di Alzheimer venivano definiti vecchio/a rincoglionito/a, e la cosa risultava meno tragica per tutti.
Questa mia bisnonna, era ad un passo dall'Alzheimer. Quando mi mettevo a letto e mi addormentavo, lei cominciava tutte le sante sere con la solita solfa, costituita da una serie di domande alle quali si doveva prontamente rispondere, altrimenti alzava il volume e ripeteva la domanda stessa fino allo sfinimento (mio) e allo sfiatamento (suo): Ti sei lavata le mani? Ti sei lavata i denti? Ti sei pettinata (per andare a letto? Ma perchè?) ?Ti sei fatta il segno della croce? Hai detto il padrenostroavemariaattodidolore? Ti sei lavata le parti basse? Ti sei lavata i piedi? Finite le domande, potevo dormire.
Se però mi capitava di muovermi nel sonno, ecco che la bisnonna arzilla si svegliava e cominciava a chiamarmi, prima a bassa voce, poi in crescendo, fino a che non mi svegliava:
"Lupina? Lupina? Lupina? Lupina? Lupina?"
"O nonna, che c'è?" "Non dormi? O come mai non dormi? Dormi, bellina, dormi."
Ma la bisnonna non dormiva mai? Cioè, di notte. Perchè a tavola, ad esempio, se la conversazione languiva lei abbassava il capo e si addormentava. Però si vergognava di questa cosa.
"Nonna, o cosa fai, dormi?" "IO? No, mi guardavo un'unghia, quaggiù."

Poi c'è anche gente che mentre dorme sembra fare altro.
Ad esempio, il babbo di un mio fidanzato nella cui casa mi introducevo nottetempo, faceva un casino pauroso. Dal soggiorno si sentivano rumori sinistri, come qualcuno che spostava mobili di un certo peso.
"Ma cosa fa il tu' babbo, di là? Sta tranando dei mobili?" " No. Russa."
Io giuro di non aver mai sentito una cosa simile in vita mia. Non saprei come descriverlo. Ecco, non mi bastano le parole. Avete presente quando uno trascina giù per una scala una credenza di noce massello di qualche tonnellata? Ma non rende l'idea, perchè la credenza non ha quello spaventoso risucchio da idrovora, e tantomeno lo sbuffo da treno a vapore. E poi i grugniti, gli sputacchiamenti, le spernacchiate: quest'uomo, di giorno affabile bancario, di notte si trasformava nella fabbrica della paura. E quella povera donna della moglie si metteva i tappi.
Io per paura che la russata notturna si tramandasse da padre a figlio, lo lasciai prima ancora di verificare che ciò effettivamente accadesse.

Riprendo in mano questo post scritto ieri sera, e non terminato a causa di un signorino nervosetto che non voleva dormire.

C'è gente che di notte va in giro. Io non so come faccia. Io di notte ambirei a dormire.
Stanotte, ad esempio, benchè il co-sleeping mi consenta di manovrare la tetta in direzione di bocca nanesca senza praticamente svegliarmi, non ho dormito un cavolo e sono nervosa come un capitone la vigilia di natale. Il Nano mi ha vessato tutta la notte con le sue proposte di conversazione, poi è stata la volta del gatto coccolone, poi la volta del Gig borbottante, poi di nuovo del Nano in vena di ciaccole. Poi alla fine è arrivato il mattino, per fortuna, e quindi l'ora di fare la mia ricca colazione di donna a dieta, e finalmente ho messo fine allo strazio.
Adesso che son qua con la vitalità di un panno di daino strizzato a scrivere questo post, mi domando: vabbè, ma voi che non dormite per scelta, ma che cazzo ciavete da non dormire?
Che qua se chiudo gli occhi un attimo è la fine.

Post scriptum

Ah, dimenticavo una cosa importante:

Babbo Natale, se ti trovassi a planare su questa casa con un dono tipo il tavolo multiattività in saccoccia, puoi pure sbagliare mira e centrare il pollaio dei vicini.
Noi non ce la prendiamo, eh.

Letterina.

Caro Babbo Natale,
anche quest'anno mi ritrovo all'ultimo momento, sia coi regali da comprare che coi desideri da esprimere. Vorrei poter scrivere una bella letterina in cui faccio tanti bei discorsi da bimba di terza elementare, tipo vorrei la pace nel mondo, oppure che la fame non esistesse più e che tutti i bambini della terra avessero regali meravigliosi. E invece scrivo proprio una lettera a te, in cui indico quali sono i miei desideri terra terra.
Dunque, innanzitutto vorrei che le ore di sonno pomeridiano del Nano venissero aumentate almeno del 70%, così da permettermi di farmi un po' di più i cazzi miei. Ma non solo: ciò gioverebbe anche al suo umore, e non arriverebbe all'ora della minestrina serale con le occhiaie da panda e l'incazzatura a fior di pelle.
Vorrei che Nonna Ansia si desse una volta per tutte una bella calmata, e la smettesse con la tiritera il bimbo è poco vestito, dove lo porti che fuori fa freddo, mettigli un maglione di lana non lo vedi che ha le mani fredde, non fargli toccare l'acqua che se gli viene il raffreddore poi son cavoli tuoi, mettigli un altro maglione di lana sopra il maglione di lana, mettigli la calzamaglia sotto i pantaloni che poverino muore di freddo, tienilo in casa che ha la febbre non lo vedi come suda?. Anzi, fammi un favore e trasmettile il seguente messaggio: Mamma, il bimbo suda perchè è troppo vestito. Smettila di mettergli due maglie di nascosto, che tanto me ne accorgo perchè non riesco più ad allacciargli la cintura di sicurezza del seggiolino e poi mi vengono le paranoie perchè sembra stranamente ingrassato e con improvvise difficoltà motorie.
Vorrei anche che gli orologi di Nonno Asl fossero pilotabili a distanza, così da non ritrovarmelo in casa alle nove e mezzo di sabato mattina, mentre sono alle prese con il mio bidet mattutino a porta spalancata. Anzi, vorrei proprio un marchingegno in grado di captarne in anticipo gli spostamenti verso la nostra magione, in maniera di farmi trovare una volta tanto in condizioni presentabili e non col pigiama giallo e le puppe di fuori.
Vorrei avere il controllo perfetto del mio corpo. Non gradisco molto le coliche renali. Se non ti dispiace, toglile dal mio corredo di malanni.
Vorrei anche delle palle di alabastro per la mia collezione di sfere. Lo so, Babbo Natale, che è una collezione un po' del cazzo, ma siccome tutti collezionano qualcosa, a me non è venuto in mente nulla se non "collezione? 'mazza che palle", e allora che palle siano. Pensavo che le palle di marmo o di legno si trovassero facilmente, e invece ho notato che non vanno per nulla di moda e che costano pure uno stonfo e mezzo. Ti ricordo che per palle si intendono anche i Lindor, i Ferrero Rocher e i Raffaello.
Mi piacerebbe tanto anche avere un lavoro vero. Per lavoro si intenda un'occupazione che sia fonte di reddito. Possibilmente parecchio. Se un lavoro vero proprio non c'è, mi va bene al limite anche un sei al Superenalotto. Però che sia un sei da qualche milione di euro, che questo figlio lo voglio crescere per benino, eh.
Mi piacerebbe anche - e questa prometto è l'ultima richiesta - che mio figlio mi chiamasse mamma, e non OH!. Sarebbe davvero carino. Mi piacerebbe tanto che sapesse fare i versi degli animali per mostrare alla gente quanto sia fenomeno e al contempo sentirmi una brava addestratrice di Nani, che qua tutti criticano e io non mi sento apprezzata.

Insomma, il divano bianco immacolato, lo schermo al plasma, la libreria su misura, la madia antica e il camino scoppiettante me li lascio per il prossimo anno.
Tu comunque fai pure come ti pare, che a me le sorprese piacciono, anche se non corrispondono esattamente a ciò che ho chiesto.
Tieni presente che non sono affatto graditi doni quali: mutande, pigiami, vestaglie, calzini, mutandoni stringipanciaealzachiappe, reggiseni, calze e biancheria in genere, che tanto me le regalano la mia mamma e la mia nonna, e so già che non mi piaceranno. Lo so, loro pensano a me, a che figura farei se facessi un incidente e mi ricoverassero all'ospedale d'improvviso, ma a me onestamente mi vien solo da toccarmi le palle.
E per palle, non intendo quelle di alabastro di cui sopra.
Devotamente tua,

Lupina.

venerdì 14 dicembre 2007

Ma nonostante ciò

Sebbene la defaillance marmellatosa di ieri abbia destabilizzato il mio amor proprio, oggi sono rientrata in una gonna di PRIMA DELLA GRAVIDANZA. La cerniera si è chiusa docilmente, e la panza non straborda.
E a questo punto nulla turberà più la mia gioia. Ne' i recenti scazzi e problemi, tantomeno l'allagamento del bagno opera del perfido Nano, e nemmeno la chitarra calpestata con cattiveria dal Minijimihendrix.
Nemmeno il fatto che il Nano abbia arraffato una copia di Porci con le ali e mi stia facendo l'imitazione di quando gli leggo le favole (però lui ha il libro rovesciato e tiene il segno col dito, io ormai non lo faccio più), mi può più toccare.
Olimpo della magrezza e del fitness, sono in ascesa e presto ti raggiungerò!

Merenda poltergeist

Padre, perdonami, perchè ho peccato.

Ieri pomeriggio il Nano era seduto sul suo seggiolone a casa della Nonna Ansia, ed io mi trovavo presso il frigo-sarcofago alla ricerca di qualcosa di commestibile per lui e di 30 grammi di caciotta per me, che assieme a 3 cracker integrali sarebbero andati a costituire lo spuntino in grado di contenere il mio picco insulinico delle 16.30.
Ho individuato un barattolino di marmellata equa e solidale alle arance amare, una sciccheria per i palati, e mi son detta: vediamo se questo Nano è di gusti merendiferi eleganti come la madre, e si mangia questa strana marmellata amarognola con tutte quante le bucce dentro.
Mi son seduta al tavolo davanti al Nano, e non so cosa sia successo, ma sono molto pentita e mi sento davvero una cacca.
Ho mezz'ora di vuoto, non mi ricordo nulla.
Riaffiorano alla mia memoria soltanto dei particolari, tipo il Nano con la mia caciotta in mano ed io che addento con voracità inaudita la sua fetta di pane con la marmellata.

Non riesco a spiegarmi questo accaduto, che macchia inesorabilmente la mia fedina penale di donna a dieta. Forse c'è una spiegazione, forse so perchè mi sono macchiata di questo crimine orribile. A Villa Lupina, da anni, assistiamo a fenomeni paranormali. A Villa Lupina c'è un fantasma, anzi, una fantasmessa di nome Scilla che si diverte a fare degli scherzetti tipo nascondere la roba per mesi e farla saltare fuori dove meno te l'aspetti, a spaventare gli abitanti nascondendosi nell'ombra di una tenda, a far sbattere le porte e a entrare nel corpo dei gatti costringendoli a saltare come invasati. Sono sicura che quella volta che mi è sparito il trapano a batteria ed è risbucato nel freezer dopo sei mesi (ancora funzionante, peraltro) è stata proprio lei, la fantasmessa burlona, a metterci il naso.
Ecco, deve essere andata proprio così: Scilla è entrata nel mio corpo, e si è fatta una scorpacciata di marmellata, caricandomi di scorie, ed ora a me tocca smaltire in qualche modo, e sopportare questo senso di colpa che mi uccide.
La corsa verso la collezione primavera-estate della Promod subisce così un brusco rallentamento. Proprio adesso che avevo pensato di cambiare il mio look scacione con uno da diva anni '50.
Vestitini svolazzini, vi avrò lo stesso.
Della merenda marmellatara non resterà nulla. Forse giusto una macchia sulla mia felpa.

martedì 11 dicembre 2007

Essere gatto al Lupinaio

Essere gatto a Villa Lupina vuol dire spassarsela di brutto. Essere gatto a Villa Lupina vuol dire muovere i fili dei bipedi come se fossero marionette, e far fare loro tutto ciò che si vuole.
I gatti di Villa Lupina sono sette, come i peccati capitali. C'è la Carla, ovvero l'avarizia. C'è la Renza, la pigrizia. E poi c'è Federico, la superbia, e poi c'è la Oliva Olivetti, l'ira. E per finire, Mandarino l'invidia, Luigi la lussuria (l'unico non ancora sottoposto al fatidico taglio delle palle) e Totò la gola.
I gatti di Villa Lupina se la spassano. E dialogano tra di loro ad occhiate d'intesa, pensando di non essere compresi. Ma siccome io in una vita precedente ero un placido soriano obeso, qualcosina qua e là la capisco.

La mattina presto, ad esempio, quelle bestiacce si guardano, contano fino a tre e cominciano a miagolare in un punto del corridoio in cui convergono strane correnti che portano le loro voci sgraziate fin dentro i miei timpani, costringendomi ad alzarmi. Il motivo è mutevole come il cielo di aprile. Una volta gridano Vogliamo del cibo!, oppure Fateci uscire! oppure Vogliamo dell'acqua fresca! oppure Queste crocchette fanno schifo, cambiatele! oppure vogliamo del cibo, delle crocchette nuove, uscire e anche dell'acqua.
Il più delle volte li stramaledico, ma son comunque moralmente obbligata a servirli in tutte le loro piccole necessità da gatti. Del resto, noi umani li abbiamo raccolti dalla strada, ed abbiamo preso l'impegno di accollarceli per il resto della loro pelosa vita.
Io ami gli animali in maniera smodata. Loro mi ricambiano alla loro maniera: con doni agonizzanti che raramente riesco a salvare, con svomitazzate sui tappeti, con sbrindellamenti di tendaggi e fodere di divani e altre delizie che riservano solo a me.
Mi amano a tal punto da diventare feticisti. Se ad esempio abbandono una delle mie giacche di lana su una sedia anche solo per una frazione di secondo, eccoli lì a far la pasta come invasati, infilando i nasi sotto la piega dell'ascella ad annusare anche ogni minima emissione fetida. Ed è meraviglioso vedere come i gatti sanno abbinarsi ai colori delle maglie: se la maglia è bianca, il gatto che la impasta è nero, se è nera il gatto è bianco, se è verde il gatto è rosso, e così via, in una tavolozza di pelurie colorate che adornano meravigliosamente ogni mio capo di abbigliamento, donandomi uno sciccosissimo aspetto da barbona anche se indosso un tailleur di Armani.
E non hanno pietà, in questo. Se arrivano ospiti a casa e commettono il grave errore di lasciare uno spiraglio di valigia aperta, è la fine. Una processione di gatti si avvia di soppiatto nella stanza degli ospiti, e via a menarsi di santa ragione in mezzo a calze e mutande. Ovviamente, io cerco di evitare tali scempi di biancheria, e da poco ho scoperto che esiste un'arma al mondo in grado di sbaragliare qualsiasi armata felina: l'aspirapolvere.
Con l'aspirapolvere, si disperdono le liete compagnie. Non occorre neanche accenderlo, basta agitare un po' il bocchettone di aspirazione e la truppa si volatilizza. Nel giro di un minuto, è il vuoto: 14 piccoli occhi brillanti mi scrutano con terrore da sotto i mobili, pronti a tornare in azione non appena il mostro di plastica e metallo viene riposto nello sgabuzzino.
L'altra arma di cui dispongo per toglierli di torno è da poco bipede, ha pochi denti e niente unghie, ed in genere è morbida e profumata. Quest'arma non ha paura di nulla, non teme il buio e più volte ha attentato alle ciotole dei crocchini. Basta un suo gesto, un suo grido, ed i gatti tremano, drizzano le orecchie e fuggono. La stretta delle sue manine cicciotte è in grado di strappare peli a ciuffate, ed emette dei fastidiosissimi ultrasuoni in grado di far cascare i timpani per terra. Se quest'arma individua una coda incustodita, è la catastrofe.
La cosa buona dei miei gatti è che non sono in grado di far del male. Nonostante gli strapazzi a cui certe volte sono sottoposti, non si ribellano: tentano piuttosto di rimpicciolirsi fino a diventare invisibili, oppure di allungarsi a dismisura come Tiramolla, scivolare fino ad un anfratto e nascondersi.
L'Arma Letale per gatti è sensibile, e ci rimane molto male. A volte ci piange anche. Piega la bocca nella tipica smorfia del labbrino, e comincia a chiedersi perchè io, o Signore? Sono forse portatore sano di rogna o di pulci? E si rifugia tra le braccia della mamma, ormai perduto ogni entusiasmo.
I gatti son bestie strane. Nonostante il Nemico sia letale e pericoloso, tuttavia ci sono momenti della giornata in cui è davvero molto simpatico, tipo quando mangia. Le manotte cicciotte stritolone purtroppo non sono ancora molto precise nell'atto dell'afferrare il cibo, ed è molto più quello che si disperde di quello che entra effettivamente nel sistema digestivo del Nemico. E a questo punto, entrano in gioco loro: si ammassano come gomitoli sotto il tavolo, in attesa delle briciole in caduta libera. Per la verità, quello che tocca terra è davvero poco. Tutto viene spazzato via dalle fauci feline. Io mi risparmio di dare il cencio, e sono felice.
Ma il momento più bello della giornata è quando il Nemico va in stand-by e viene riposto anch'esso nell'apposito sgabuzzino orizzontale con le sbarre. I gatti, allora, hanno via libera. Ed ecco che il Gig ed io ci ritroviamo ognuno sul rispettivo divano, sepolti da un numero imprecisato di gatti ansiosi di accaparrarsi un posto in prima fila come l'Abbonato Rai, disposti persino a darsi mazzate per raggiungere l'agognato scopo. D'inverno è una pacchia, se stanno fermi e buoni. Ma se tra i giovani c'è qualche testa calda, ahinoi, ci tocca subire.
E qualche volta ci scappa l'unghiata.

La gente che ama i gatti la si riconosce non solo per i peli sugli abiti, ma anche da piccoli particolari che saltano agli occhi soltanto quando si è in certe situazioni. Io sarei in grado di riconoscere un gattofilo anche nello spogliatoio di una piscina, mentre si cambia le mutande.
Basta guardare se ha i graffi sulle cosce.

Lì per lì mi ha fatto anche abbastanza ridere.


Ma adesso, a ripensarci, posso dirmi piuttosto incazzata.

lunedì 10 dicembre 2007

Cronaca di una morte annunciata - computer a gallina

Dopo il filmaccio di ieri sera, verso le 23.30 ho migrato con tutte le mie carabattoline verso il letto. Sono stata svegliata da un enunciato minimo del Gig intorno alla mezzanotte e mezzo: "Lupi, il computer è morto dieci minuti fa.", ed io son precipitata nello sgomento, seppur dormendo.
Ho sognato toposcimmie che smantellavano pezzo per pezzo il computer dall'interno, il quale schiattava emettendo un fumo dal vago retrogusto di friggitoria cinese, e così tutta la mia psicoterapia online andava a farsi benedire.

Stamattina, sono accorsa a verificare l'entità dei danni. In effetti, non sembra stare bene. CI ha messo mezz'ora ad accendersi, e comunque non ha più lo smalto brillante di una volta, ma zoppica e perde il segno delle pagine.
Occorre un urgente intervento del Computeraio.
Oggi mi sa che mi conviene salvare tutto il mio repertorio fotografico, e provvedere al ripristino.
Ci aspettano tempi bui. Anzi, abbuiati.

domenica 9 dicembre 2007

Abbrutimento

Oggi pioveva, e quando piove il Lupinaio si trasforma in un pantano impraticabile.
Lupina e il Nano sono stati tutto il santo giorno in casa. E quando Lupina sta troppo tempo in casa, si abbrutisce e fa delle cose sconsiderate.
Per far risaltare il processo di abbrutimento si è messa la tuta più sformata che esista al mondo, seconda solo al pigiama verde, moscia e sgonfia come la pellancica dismessa di un elefante.
Alle 10.00 si è lavata i denti con il sapone liquido per le mani, ma si è accorta della svista ed ha rimediato senza rimettere la colazione seduta stante.
Poi il Nano, di soppiatto, ha infilato un paio di sneakers n°22 verdi e gialle nel cestello inferiore della lavastoviglie, e Lupina ha rischiato di lavarle.
Infine, colta da nullafacenza inquieterrima ha fatto il presepe in una vecchia valigia da emigrante. Mi impegno formalmente a pubblicarne ampio reportage.
Per coronare questa giornatina e contribuire alla percentuale di abbrutimento, ha proposto con un sorprendente colpo di testa la serata cinelupini, a base di filmacci.
Il filmaccio ripescato oggi narra le vicende di Eva Grimaldi da giovane, alle prese con un essere mostruoso scappato ad un laboratorio di ingegneria genetica in cui si mixano disinvoltamente DNA piuttosto variegati. Nel caso del filmaccio, quello di un topo con quello di una scimmia.
Immaginare un incrocio tra due esseri simili necessita di un certo sforzo di fantasia. La logica vorrebbe che ne risultasse una minuscola scimmia con codina e denti, oppure un enorme topone che si arrampica.
E invece no. La creatura era un nano. E tte pareva.
Un nanerottolo con dei dentacci acuminati e delle unghie tremende, in grado di attaccare la leptospirosi con un solo graffio. E cosa dovrebbe mangiare il topo-scimmia? Banane e formaggio, logicamente.
E invece no. Il topo-scimmia mangia la carne umana. Eh, sì. E dà la caccia a Eva Grimaldi per tutta la durata del film, e alla fine la mangia, seddiovòle.
Questo povero nanonzolo travestito da topo-scimmia mi ha fatto una simpatia incredibile, ed ho tifato per lui tutto il tempo.
Insomma, un meraviglioso filmuccio per coronare una giornata piena di soddisfazioni.
Il commento del Gig: " Certo che se questo topo-scimmia non fosse scappato dal laboratorio, il film sarebbe finito subito ed io ora sarei a letto a dormire."
Ecco.

sabato 8 dicembre 2007

Post automobilistico-romantico.

Son proprio animista, io. Alle cose do un valore che va al di là di quello venale. Le mie cose tante volte hanno un anima. E come tali, riescono pure a farsi i cazzi propri.

La mia prima automobile, una Panda Young che di young aveva giusto il nome, era uno schianto di macchina. E per schianto intendo che andava, e non era a pedali come il mio veicolo immediatamente precedente. Mai una multa, mai un eccesso di velocità, mai una freccia non messa, mai una foratura di pneumatico. La mia fedina penale di automobilista era (ed è) intonsa come un pannolino pulito.
Io le parlavo, le accarezzavo il parabrezza col panno di daino, le mettevo pure la cremina sul volante, e lei mi ricambiava funzionando. Però ad un certo punto successe qualcosa. Qualcosa si ruppe, tra noi, e niente fu più come prima.
Fu colpa di mio padre, principale azionista della mia Panda Young, a scatenare questa serie interminabile di eventi catastrofici, che determinò la fine di tutto.
Tutto cominciò quando al mio babbo si ruppe il fuoristrada. Il mio babbo è un fuoristradadipendente, e ne spacca uno nuovo di pacca ogni 3 anni. Quell'anno fu il turno di un fuoristrada giapponese, e siccome decise di passare alla concorrenza britannica, dovette aspettare 3 mesi per averne uno nuovo. E siccome io la macchina la usavo giusto per uscire il finesettimana, prese la mia.
Un giorno, mentre stava andando in mezzo alla campagna, decise che era giunto il momento per accendersi una bella sigarettona delle sue. E siccome all'epoca oltre al vizio del fumo aveva anche quello dello Zippo, lo gettò con noncuranza sul sedile del passeggero con gesto molto alla cowboy. Perchè Lupino Senior, detto anche Nonno Alzheimer, è un duro che non deve chiedere mai.
Per chi non lo conoscesse, lo Zippo è un accendinone di metallo con un coperchio molto suggestivo, che si spegne solo chiudendolo. E lui, distratto, non lo chiuse.
E così mi riportò la macchina orrendamente sfigurata dalle fiamme, col sedile del passeggero tutto abbrustolito che mi promise di cambiare, ma che in effetti non fece mai.
La seconda catastrofe accadde qualche tempo dopo. Io non tollero guidare senza un po' di musica, e per fortuna l'autoradio scarcassona del precedente proprietario funzionava. Mangiava irrimediabilmente le cassette e sputacchiava filo nero, ma insomma, se si aveva fortuna magari si riusciva a sentire una canzone intera. Ogni tanto si inceppava, o perdeva il contatto con le casse, ma con un preciso rituale di manate si rimetteva in sesto e riprendeva la diffusione sonora, magari da una cassa sola.
Il mio babbo questa cosa non la tollerava, e allora un bel giorno, mentre ascoltava a scatti Antonello Venditti (io e il mi' babbo non abbiamo esattamente gli stessi gusti), gli venne un gran nervoso: prese l'autoradio e la scaraventò da un finestrino, facendola cadere in un fosso pieno di ranocchi. Quando tornò a casa senza autoradio, mi promise che me ne avrebbe comprata una nuova. Ovviamente, mai successo.
L'ultima catastrofe, ovvero quella che mi fece passare alla Uno del mio nonno (che tanto non poteva più guidare in quanto ottantenne e piuttosto cecato dall'unico occhio che aveva), accadde in estate, e fu colpa di mio padre. E del Cane.
Il Cane in gioventù era una creatura estremamente irrequieta e sbarazzina, e scavava trincee sotto la recinzione scappando a strapazzar galline o a farsi metter sotto sulla vicina Aurelia, cosa peraltro già accaduta. L'unico modo per farlo star quieto era aprire il bagagliaio di una macchina: lui si accomodava a bordo, e si metteva a sonnecchiare.
Quel pomeriggio fu il turno della mia macchina, o di ciò che ne rimaneva. Il Cane, che aveva tentato una serie di fughe correndo dietro al giardiniere che portava via l'erba tagliata, si era messo sui sedili posteriori a pisolare tranquillo, e ce ne eravamo tutti dimenticati.
Ma lui non si era dimenticato di noi, però. Infatti, mentre tutti ci stavamo dicendo urca, ma come è tranquillo oggi questo cane, lui lavorava alacremente allo scavo di una profondissima fossa sui miei sedili posteriori.
Me ne accorsi io perchè da lontano vedevo batuffoli giallastri librarsi allegramente per l'aria come tante farfalline cavolaie. Quando mi avvicinai alla macchina e vidi il disastro, mi venne da piangere e allo stesso tempo commettere un canicidio: i sedili posteriori non esistevano più. Al loro posto c'erano delle foderine a pois blu completamente masticate, un'immensa quantità di gommapiuma spezzettata, molle di metallo e ferri. Dopo il sedile anteriore, l'autoradio volata in un fosso e le cinture di sicurezza masticate e strappate (già, ho omesso questa perla), era toccato al povero sedile posteriore. Era rimasto solo lui di sano, e adesso non esisteva più.
Il mio babbo, che si sospetta abbia l'Alzheimer oppure essere totalmente scemo, mi disse: "Via, giù, la puoi guidare lo stesso. Il sedile del guidatore è ancora intero."
A quel punto, capii che ero scema io, oppure che il mio babbo era irrimediabilmente un pazzo.

Mi è venuto in mente di scrivere questo post automobilistico perchè oggi c'è mancato poco che una panda mi tamponasse. A bordo naturalmente c'era un umarell col cappello.

venerdì 7 dicembre 2007

Sapevo che prima o poi sarebbe successo.

Ecco. Lo sapevo.
E chi resiste al fascino nevoso del Natale Lupino? Beh, nevoso non tanto, se si considera che fuori son 18 gradi, ma noi Lupini siamo gente che a certe piccolezze non ci fa caso. Infatti la neve ce l'abbiamo: una trashissima innevata finta alle finestre, con tanto di fiocchi oscillanti montati da me stamattina con la collaborazione di un Nano molto poco natalizio, che mi ha calpestato e brutalizzato tutta l'ovatta bianca da me utilizzata per lo splendido decoro.
Adesso è finalmente giunto il momento dell'albero di Natale. Quest'anno a prova di nano, e come suggerisce l'amica Jes, saldamente ancorato al termosifone di casa, e privo di tutti quei ninnoletti tanto pericolosi per le nanomani e le nanobocche. Non ci metto neanche le lucette, il Nano è un maniaco dei led luminosi e se li caccia puntualmente in bocca.
Per il montaggio dell'albero, la discoteca lupina dispone di tre cd: uno piratato da mio suocero, che deve amare davvero tanto Dean Martin, uno di quando ero più giovine cantato da una torma di antipaticissimi bimbetti stile Antoniano, ed uno che ho scelleratamente comprato lo scorso anno all'Ipercoop e che si è rivelato una scelta davvero discutibile, dato che lo devono aver fatto cantare alle cassiere. Penso che opterò per il primo.
Vado, che il termosifone è tutto da incordare e l'albero giace a terra smontato. Voglio fare una bella sorpresa al Gig, che pervaso di pessimismo cosmico e di depressione, manco lo noterà. O al limite dirà che fe' sgiaer.
Gioite, o gente!

giovedì 6 dicembre 2007

Il Giorno del Cane.


Il giovedì qua al Lupinaio è il giorno del Cane.
Il giorno del Cane è un lieto giorno, per me, che oltre ad occuparmi del Nano isterico per via dei molari assassini, mi devo occupare di questo povero vecchio cane quindicenne sordo come una campana ed irrimediabilmente disobbediente. L'amministrazione del Cane doveva essere a completo e totale appannaggio di Nonno Alzheimer, che però ha passato il testimonio a mia madre, la quale si lamenta ma si sa che sotto sotto è felice di poter sfogare tutte le sue ansie sul povero animale. Ma siccome il giovedì tutti e due hanno il rientro pomeridiano e non c'è neanche mia sorella, il Nano, il Cane ed io ci godiamo la pace del Lupinaio deserto.
Il Cane è una creatura dolce e benigna, che si fa i cavoli suoi (da giovane ha studiato da gatto) ed ogni tanto scappa dai vicini, arraffa una povera gallina innocente e la mastica sotto i miei occhi inorriditi, poi la strapazza per mezz'ora e la lascia lì. Ed è una cosa che detesto, io sono amica delle galline, ma lui è il Cane, e vaglielo a spiegare. Da un po' di tempo però si comporta bene: una volta si è lanciato nella gabbia del casuario (ricordo che i miei vicini di casa hanno un bioparco) e ne è uscito vivo per miracolo, ed ora porta un certo reverenziale rispetto ai pennuti.
Per avere 15 anni, se la cava alla grande. E' rimbambito, sdentato, con un principio di palletico alle gambe, sordo e mezzo cieco, ma corre ancora come un citrullo cucciolone. E' capace di farsi ancora il giro del giardino anche 5 volte senza fermarsi, per poi schiantarsi per terra con la lingua di fuori, ma felice. Solo che poi iniziano le ansie di Nonna Ansia, e quando non c'è son telefoniche.
La prima ansia di Nonna Ansia è di natura idrica: mi telefona alle 14.00 per sapere se il cane ha bevuto. "Sì, mamma, ha bevuto." Ma come risposta non è soddisfacente. Bisogna specificare quanto, e lì comincia il difficile. "Sì e no mezzo litro." Certe volte Nonna Ansia non è soddisfatta neanche da questo tipo di risposta, e vuol sapere quanto il cane abbia bevuto in decilitri o in centilitri, e allora io che non son mai stata tanto brava in matematica mi metto a fare le equivalenze, e sclero. Non riesco a capire cosa gliene possa importare se il cane ha bevuto o meno. Se non ha bevuto, berrà. E così per la fame: se non ha mangiato, mangerà.
"Nooo, tu non capisci: il cane è vecchio, deve essere accudito!" mi fa mia madre dall'altra parte del filo. "A proposito, gli hai messo il formaggio nella pappa?"
Mia madre ha una strana fissa per il formaggio.
Se il cane o uno dei gatti non stanno bene, arriva lei tutta trafelata in versione crocerossina: "Presto, presto, dategli del formaggio!". Il formaggio è la panacea di tutti i mali. Prima si prova col formaggio, poi semmai si somministra il farmaco. Mia madre meriterebbe il nobel per questa scoperta sensazionale. Anche a me e a mia sorella, da piccole, dava una gran quantità di formaggio. "Il formaggio fa bene. Lo avete mangiato, il formaggio? Ma glielo dai il formaggio, al bimbo?". Ho il sospetto che sotto sotto mia madre sia sponsorizzata da un caseificio, altrimenti non si spiega. Oppure ha fatto una scoperta scientifica, e la vuol tenere per se'.
Chissà se il Dr. House sotto sotto invece del Vicodin si fa di gorgonzola.

mercoledì 5 dicembre 2007

Pianto antico

Ah, i figli so' piezz'e core.

Dopo aver vagato per casa piangendo per tutto il pomeriggio, il Nano ha cenato sempre piangendo.
Ha giocato un po' col suo trenino giocattolo, ovviamente piangendo, si è liberato delle babbucce color carota impazzita calciandole via piangendo, e piangendo si è attaccato alla tetta fino a cadere addormentato tra i lacrimoni.
"Ma cos'ha questo Nano, Gig? E' strano. Piange tutto il giorno."
"Non so, magari ha una delle sue giornate."

Mi metto a cucinare (leggasi assemblare) del cibo da adulti. Al Gig rifilo l'avanzo della minestra del Nano addizionata di lacrime spacciandola per crème de poulet avec legumes, io infilzo una mozzarella con la punta della forchetta e mi appresto ad inglobarla nel mio squallido apparato digerente, quando dalla camera da letto si levano delle grida disumane: è il Nano che piange. Che novità.
Lascio la mozzarella intonsa, e vado a vedere che cos'ha tanto da ululare il brutto ceffo.
Lo tiro su dal letto, lo cullo, lo attacco alla tetta, cerco di placarlo. Alla fine cede, ma al momento di rimetterlo giù, faccio una terribile scoperta: il Nano è piscioso, piscioso come il Rio delle Amazzoni, con tutte quante le Amazzoni chine a farla nel fiume.
Il Nano dorme. Il pigiama trasuda piscio. A questo punto, la domanda sorge spontanea: cambiarlo svegliandolo inevitabilmente e provocandogli un'ennesima crisi di incazzatura e lacrime, o lasciarlo macerare nella propria pipì fino al mattino seguente?
Nel mio cervellino lupinesco, c'è una succursale in cui vive una Nonna Ansia in miniatura, che passa tutto il giorno ad annaffiare piante e a sgridarmi per le mie scelleratezze da madre snaturata.
"Vai a cambiare il bambino, che poi si ammala di broncopolmonite e tosse asinina, povera creatura santa in mano a due balordi!", e Lupina, pungolata dal superio nonnesco, esegue prontamente, provocando le ire del Nano.
Il quale Nano, ormai stremato e prosciugato dal fiume piscioso-lacrimoso, apre la boccuccia santa scoprendo un molare da ruminante che mi fa immediatamente sospettare la presenza anche dell'omaso e dell'abomaso.
Insomma, è arrivato un altro molare. Stavolta enorme, di quelli da cavallo. Non mi capacito di come possa stare tutto in quella boccuccia di rosa.
Povero Nano. Povero piezz'e core.

martedì 4 dicembre 2007

Argh, arriva il Natale e io no.

Il Natale si avvicina, ed io non sono preparata. Non ho comprato neanche mezzo regalo, non so che cosa desidero, non ho il becco di un quattrino e non posso neanche abbuffarmi dell'unica cosa per la quale il Natale val la pena di essere vissuto, ovvero datteri e mascarpone. I datteri, infatti, forniscono un valore energetico di 275 kcal per 100 grammi, mentre il mascarpone ben 460. In pratica 10 miserabili datteri ripieni di quella deliziosa cremosità dovrebbero bastarmi per sopravvivere un giorno intero.
Ovviamente, io a questo punto dovrei mettermi a piangere. Ma non lo farò. Ed ho pure intenzione di nutrirmi di tale delizia senza troppo sentirmi in colpa, percui comincerò fin da oggi una serie di preghiere quotidiane al Dio della ciccia, per ingraziarmene i favori.
Al Gig non so cosa regalare. A quell'uomo piacciono cose costose e tecnologiche, ma mica quelle che dico io. Il suo sogno sarebbe la Playstation 3, ma so che mi aspetterebbero delle ferie tragiche, con me che mi esalto davanti alle prestazioni del Nano, "Gig, guarda nostro figlio come è carino travestito da folletto di Natale!" e lui che risponde a monosillabi grufolanti gn, gn, gnnn.
L'albero di Natale, non so in quale punto strategico della casa dislocarlo, dal momento che il Nano lavorerà di certo alacremente per tirarselo in testa. Nonna Ansia, che col natale in arrivo emette elettroni carici di angoscia, suggerisce una splendida postazione. Panoramica, oserei dire.
"Perchè non fai l'albero nello stanzino dei detersivi?" Mamma, sei geniale. E già che ci siamo, perchè non decorarlo con le spugnette del lucido da scarpe, oppure con i flaconi vuoti del Dixan liquido? "Oppure nello stanzino delle scarpe." Mamma, sei davvero insostituibile. E a questo punto, appendiamoci pure le scarpe da calcetto del Gig, le mie ciabatte da piscina e pure la cuffia in silicone verde, perchè no.
Sarà bellissimo aspettare Babbo Natale circondati dal puzzo di piedi.
E invece no. Io sfido la sorte e le velleità da free climber del Nano, e lo faccio in soggiorno.
Sperando di non ritrovarlo sepolto tra i rami spezzati.

Natale, arriviamo!
Anzi, arriva tu che noi siam stanchi.


venerdì 30 novembre 2007

Straccioman

Anche noi lupini abbiamo i nostri supereroi, che credete?
Oggi, ad esempio, invece che il solito Gig di ritorno da un turno di lavoro in terra ammmericana, mi son vista recapitare sulla soglia il mitico Straccioman. Straccioman è un supereroe che somiglia spiccicato identico al Gig, solo che sta malissimo, ha gli occhi gonfi, lo sguardo nel vuoto ed ha la febbre.
Straccioman ha un superpotere che quel citrullo dell'omoragno se li sogna.
Straccioman non ha il mantellino. Straccioman ha la vestaglia, con la quale plana sul divano e da lì non si muove più.
Straccioman ha il potere di spostare gli oggetti con la forza del pensiero. Stasera, ad esempio, ha spostato me verso il frigorifero per fargli un panino.
Straccioman si preoccupa per il nostro benessere, sebbene stia per morire tra atroci dolori. Straccioman, col potere disumano dei suoi occhi gonfi, mi chiede: ma dove sono i cuscini? Chi ha preso i cuscini del divano, che mi ci voglio spiaccicare dentro?
Ma la cosa più sorprendente di Straccioman è quello di saper comunicare con frasi di senso compiuto sebbene sia assopito ed in preda ai fumi della febbre, e questo è un vero superpotere che lascia di stucco. Altro che barbatrucco.
Straccioman dorme raggomitolato nella sua vestaglia, con le ciabatte con su scritto dogsledding co. - Alaska, e parla con mio padre del più e del meno, poi si ripiglia dopo 3 ore e non si ricorda più nulla, nemmeno del panino che gli ho preparato con le mie sante manine, e allora malfidato ne rimangia un altro.

Straccioman non vola. Straccioman si trascina fino al bagno, fa la pipì dormendo, si guarda allo specchio sempre dormendo, parla con la sua immagine mammamia faccio paura, che occhiaie, si rimette sul divano e da lì comincia con la nenia ipnotica: sto male, sono uno straccio, non vi avvicinate, forse muoio, domani muoio, anzi, domani pomeriggio muoio, dov'è il mio tè? Dov'è il mio libro? Mettiamo un film in dvd di quelli che non ho ancora visto, che sennò muoio con la curiosità? Dov'è il mio amico Carota, compagno di mille avventure? Oddio, se sto male, senti qua che febbre, che febbre, aiuto.

Straccioman non ha la tutina, ha il pigiama. Ed il pigiama è costituito da pile. La vestaglia è anch'essa di pile, e le ciabatte dogsledding co. - Alaska pure. Si avvolge in un bozzolo di pile, la copertina di superman che avevo comprato per il Nano, e da lì accumula cariche elettrostatiche su cariche elettrostatiche. E dopo che si è caricato come una pila di pile, ti strafulmina ogni volta che ti ci avvicini.
La mattina dopo, se hai fortuna, Straccioman si è ritrasformato nel solito Gig.
Ma se si ha sfortuna ed il virus influenzale dura più di 12 ore, ci tocca sorbirci Straccioman.

Gig, ripigliati, ti prego. Torna a casa.

Cellulari intelligentissimi

Il mio telefonino è intelligente, molto più della sua padrona.
Il Nano certe volte mi arriva di soppiatto alle spalle, me lo prende di nascosto, e si mette in un angolo a ciucciarlo. Mi è capitato diverse volte di sgamarlo, e gli viene fuori una faccia così guardinga che è uno spasso, così certe volte glielo lascio anche se so che potrei pentirmene.
Adesso il mio cellulare continua a dirmi accessorio non supportato senza motivo.
Che si riferisca forse alla bava del Nano, che gli scorre dentro ad ettolitri?

Vocabolario Nano-italiano

Il Nano adesso parla, e dice alcune cose.
Ce ne sono di imbarazzanti tipo il mantra dell'altro giorno, ce ne sono di buffe, ce ne sono di intelligenti, e ce ne sono di oscure, il cui significato non è dato di sapere.
Il famigerato pastore tedesco in realtà, ahimè, è un gatto. Il gatto fa BAAAAAAAAAAAAAÜ, mi pare evidente. Il coso per imparare i versi degli animali della Chicco (che noi non abbiamo, e che io di certo non comprerò), che è un po' l'accademia della Crusca per quanto riguarda la fonazione nanesca, sostiene che il gatto faccia MIAO e che sia il cane a fare BAU. Ma siccome in questa casa siamo poliglotti, ma soprattutto ci piace parecchio fare quel che cazzo ci pare, noi si dice BAAAAAAAAAAAAAÜ, vabbene?
Culo in nanese non vuol dire parte anatomica del corpo umano sulla quale siamo soliti sederci, bensì significa quello. Quello va ripetuto decine di migliaia di volte di seguito, fa parte di un rituale per impossessarsi degli oggetti senza inciampare nelle proprie scarpe o battere la testa in qualche spigolo di un mobile. Il Nano, adesso, corre per casa sussurrando il celebre mantra, e hai voglia a spiegare alla vecchia zia ottuagenaria che culoculoculoculo non è quello che pensa lei: ci ritroviamo diseredati, e tanti saluti.
Il gioco del nascondino adesso si chiama DDDDDDDDDI'. Abbiam provato col settete, col cucù, bubùsettete e tutte le varianti regionali, nazionali e internazionali, ma non c'è verso: lui si nasconde dietro una tenda, e quando risbuca fuori molla un DDDDDDDI 'sorridendo con quei suoi dieci palettoni di denti, e non c'è niente da fare.
Insomma, son bei progressi.
Ah, e per quanto riguarda i pronomi dimostrativi, c'è anche qutto.
Siamo avanti una cifra, noi Lupini.

giovedì 29 novembre 2007

Effetti collaterali linguistici

Nonna Ansia: "E adesso guardiamo in questo bel pannolino piscioso cosa c'è. Ooooohhhh, ma che bel culo! Ma di chi sarà mai questo culetto qua?"
Lupina: "Mamma, per favore, il Nano comincia a ripetere le parole, non puoi dire sedere?"
Nonna Ansia: "Ehh, che sarà mai! Tanto non capisce!"

Nonna Ansia: "Ma questo bambino ha un culo rosso come quello di un orango dello zoo! Gliel'hai messa la crema?"
Lupina: "Mamma, dai, per favore, stiamo cercando di dire meno parolacce possibile..."
Nonna Ansia: "Sì, dai, ma perchè secondo te capisce!"

Nonna Ansia: "... mi presento, son l'orsetto ricchione... e come avrai intuito adesso ********culo"
Lupina: "Mamma, non trovi che i contenuti di Elio e le Storie Tese siano un filino inadatti ad un bambino dell'età del Nano?"
Nonna Ansia, modalità montessori: "Ma i bimbi della sua età non capiscono mica le parole delle canzoni. E' giusto per la musica..."

Durante un tardo pomeriggio di fine novembre, un Nano si aggira per il Lupinaio stringendo tra le mani una macchinina rossa di gomma. Indossa un pigiama blu di pile ed una ciabatta arancione, l'altra si è persa per la via, e sottovoce recita serio il suo mantra: culoculoculoculoculoculoculoculo.

Grazie, Nonna Ansia. Grazie davvero.

mercoledì 28 novembre 2007

Cingomma.

Questo Nano ci ucciderà presto.
Mentre io ed il Gig discutevamo di massimi sistemi (ovvero che dovremmo vendere delle cose in Ebay per fare un po' di spazio, tipo tutta la sua roba), lui saliva e scendeva dal divano, spalliera compresa, e noi lì, pietrificati, a guardarlo senza riuscire ad intervenire per fermarlo.
Adesso il Nano sa fare il verso del cane. Certo, un po' reinterpretato alla sua maniera: il cane del Nano deve essere un pastore tedesco, infatti fa BAAAAAAAAAAAAAÜ, con la umlaut. Praticamente impossibile da riprodurre da bocca adulta. Provate anche voi, per favore: se ci riuscite vincete un bel premio.
Mentre si arrampicava abbaiando, il Nano deve aver intercettato la mia scatoletta delle cingomme, e ne ha mangiata una.
Le mie cingomme non sono per l'alitosi, tuttavia hanno un saporaccio fortissimo di menta. Infatti il Nano ha sputacchiato bava per dieci minuti buoni, emettendo una ricca gamma di suoni da posseduto dal demonio che avrebbero fatto invidia al piccolo Demian di Omen-il presagio.
Noi ovviamente ci siamo cagati sotto, perchè non avendo capito un accidente dell'accaduto, abbiamo seriamente pensato a crisi convulsive.
Quando poi ho visto l'astuccio delle cingu per terra, i confetti sparsi sotto il divano di cui almeno due con evidenti segni di ciucciamento, ho compreso la vera entità del fatto.
Insomma, anche a 'sto giro ci siam presi un bello spavento.
Il Nano, imperturbabile, si è scofanato due piattate di minestra di verdura ed un mezzo cavolfiore.
Però gli è venuto il singhiozzo. Spero solo che la cingu che sicuramente ha ingoiato non faccia l'effetto airbag, altrimenti son dolori.

martedì 27 novembre 2007

L'angolino dei referrers

E' da un po' che non aggiorno più questa rubrica. E sì che ce n'è di roba succulenta.

La situazione di mia sorella non è buona. Manco la mia, a dire la verità. Mangio foglioline scondite e carni ai ferri da un mese con uno che mi addenta carbonare in faccia, fai un po' te.
Baby sitter ad Amelia. Lanterna, ne sai qualcosa?
Sculacciata bacchetta battipanni. Ehm, qualcuno che ne ha buscate da piccino?
Cacca in piscina. E qui, io ne so qualcosa. Non che l'abbia fatta io, eh.
Bebe che nascono l'inverno. Un po' di sintassi, acciderba!
La dottoressa più cicciona in Italia. My god!
Tatami do fuoco. No, dai, non fare così. Vieni piuttosto a bruciare il mio grankulla, dai.
Winnie the pooh morto. E con questo, ha detto tutto.

lunedì 26 novembre 2007

Cambiamento repentino di look.

Dato che la mia autostima è alle stelle, e che per questa primavera sfoggerò una linea invidiabile con tanti bei vestitini svolazzanti, ho deciso di darci un taglio con lo sciatto look mammesco partendo proprio dalla testa. In sostanza, sono andata ad un supermercato della bellezza e mi sono impadronita di uno shampoo colorante fai da te di una celebre casa produttrice.
La tonalità scelta è color mogano dorato. Al rosso-scandalosa Gilda voglio arrivare per gradi.
I miei capelli, dopo il miracolo della splendida chioma gravidica, stazionano in un perenne castano spento con doppie punte (anche triple), non hanno forma propria e scoppiano ai lati in una lanugine imbarazzante. Mai visto nulla di più orrendo.
Così, per evitare l'effetto parrucchiere (ovvero entrare con una ciospa ed uscire con una pettinatura scolpita che pare un cofano disegnato da Giugiaro), mi son messa là con tutti i miei attrezzini a dar un colpo di colore a questa testa color cacarella.
Le istruzioni sono semplici ed al limite della scemenza: si bagnano i capelli, si mischia la miracolosa crema colorante con il favoloso fluido rivelatore, si indossano i guanti e via con la pittura, si tiene in testa 20 minuti, si sciacqua via la tinta in eccesso et voila.
Mi sono accomodata nel bagno degli ospiti, mi son messa addosso un sacco nero dell'immondizia, ed ho cominciato l'ambaradan. Innanzitutto, mi si è rotto il beccuccio del fluido rivelatore in mano, così per scuotere la mistura ho schizzato un po' il soffitto ed una fila di piastrelle. E anche lo specchio. Ma non fa nulla, tanto ridipingerò presto (tipo tra sei anni).
Il foglietto illustrativo dice: indossare i guanti.
Però non specifica che i suddetti guanti son parecchio piccini e si rompono come certi preservativi scadenti (tipo quello che ha originato il Nano, per intendersi), così mi son ritrovata a frizionare energicamente una pappa scura direttamente con falangi, falangine e falangette, ed ora ho le dita in pendant con la chioma.
Effettuata questa operazione, mi son seduta al pc con il timer da cucina a forma di mucca davanti, puntato sui 25 minuti. Ovviamente, facendomi un po' troppo i cavoli miei, ho sforato di una decina di minuti, e lì mi è presa una gran strizza: stai a vedere che ho esagerato e mi ritrovo con i capelli rosso ribes.
Corro in bagno, e provvedo immediatamente al risciacquo della chioma, ormai ridotta ad un pappone informe, una specie di capello unico riunito in una crocchia a forma di cacca di cane.
Risciacqua, e risciacqua, e risciaqua, i capelli continuano a sbavare roba marroncina per una mezz'ora. Sembra quasi uno di quei guasti della rete idrica, quando dal rubinetto esce una specie di cocacola all'aroma di ferro.
Alla fine del marrone nel lavabo, c'è la mia fase preferita: il mirabolante fluido ristrutturante, donatore di lucentezza e sericità al capello. Me lo spalmo in testa, aspetto i tre minuti di default, lo sciacquo via e, finalmente, l'asciugatura della chioma rivelerà tutto il suo splendore di fata.
Il phon è il mio nemico. Io odio l'aria calda, che mi secca le mucose e mi gonfia la testa di ricci cresputi da congolese. Però va fatta.
Lo specchio del bagno degli ospiti riflette una Lupina ancora piuttosto cicciona ma in via di guarigione, con un brufolo tra naso e bocca, un accenno di baffi e i capelli uguali a prima. Ma uguali uguali, e a dire uguali non è abbastanza.
Forse lo specchio è guasto. Vado a specchiarmi in quello dell'altro bagno, che è pure bello grande e mi posso ammirare a figura intera.
Ecco. Lo specchio del bagno grande, che nel frattempo si è messo d'accordo con quello del bagno piccolo, mostra la stessa cosa, con in aggiunta il pezzo che mancava, ovvero due cosce come bottiglioni da vino e una serie imprecisata di macchie di tinta rossa sulla maglietta.
Dov'è quella gnoccona coi capelli rossi e gli occhi verdemare che la ditta produttrice di tinta per capelli ha messo sulla scatola? Eh? Dov'è?
Io qua vedo soltanto la solita donnona in carne, con i capelli uguali a prima, 9.90 di shampoo colorante in meno (soldi che potevo investire in succulente barrette zona al gusto segatura e cacao).
Insomma, non si fa così. Non si illudono le persone.

Dalla dietologa. Incontro con un genio.

Ore 11.00, studio della Dottoressa Cattiva.
Entra Lupina, si siede ed attende il suo turno sfogliando Donna Informe.
Entra una ragazza, che si scoprirà essere un Autentico Genio.

Lupina : "Salve".
Ragazza: "Salve, gentile e sconosciuta paziente della dottoressa. Qual buon vento ti trascina qua?"
Lupina: "Eh, sai, sono una cicciona. Non so se si vede."
Ragazza, entusiasta: "Anch'io sono una cicciona! Che straordinaria coincidenza! Tu perchè sei cicciona?"
Lupina (rumore di unghie che grattano su superfici vetrose): "Beh, sai, ho avuto un bambino un anno fa... l'allattamento mi ha fatta ingrassare... ho la prolattina alle stelle... non mi sono sentita tanto bene... ho avuto enormi stress e dispiaceri... Insomma, ho un po' mangiato."
Ragazza, scandalizzata: "Ti piace mangiare??"
Lupina: "Eh, insomma. Sono una che ci dà dentro. E tu, invece?"
Ragazza: "Noo, io odio mangiare. Poi sono molto stressata, vedi, mi son pure venute le macchie sulle mani. E poi ho tutto sballato, un po' di squilibrio ormonale, insomma, son 4 mesi che seguo la dieta della Dottoressa Cattiva e non ho perso un etto."
Lupina, spaventata: "Ma come?? La dieta è la stessa più o meno per tutti, io son dimagrita, guarda 'sti pantaloni come mi ciottolano sul culo, guarda!"
Ragazza, molto tristemente: "Eh, lo so, ma sai, io ho dei problemi ormonali. Pensa che son mesi che provo ad avere un bambino, e non mi viene. Eppure ci diamo dentro, con mio marito."
Lupina, colpita: "Oh, ma dai, mi dispiace."
Ragazza: "Eh, guarda, ho uno sballamento ormonale che non ti dico. Ho sempre la nausea, gli sbalzi di umore, mi gonfia la pancia, ho pure la colite. Pensa che son addirittura tre mesi che non mi vengono le mestruazioni."
Lupina: "Ehm, scusa, non dimagrisci, hai tutte codeste cose costì, ma non è che sei incinta?"
Ragazza, sbalordita: "Incinta? E come si fa a sapere?"
Lupina: "Vai a prendere il test in farmacia, ci fai la pipì sopra e in 4 minuti lo scopri con certezza."
Ragazza, alla quale intanto gli occhi son diventati due sfere enormi e la bocca si è spalancata in una smorfia di autentico stupore: "Non ci avevo mica pensato."

E comunque, per la cronaca, son - cinque e mezzo. La strada è ancora lunga, ma la mia autostima è alle stelle.
Ho pure scoperto che ho perso troppi chili, e che posso mangiare di più.
Viva la vita!

Mocciosi

Ho finalmente compreso il termine profondo della parola moccioso, per definire bambinetti di tenera età.
Lo hanno capito anche i miei vestiti, su cui il Moccioso in questione non esita a pulirsi il naso, donandomi un simpatico effetto craquelè.

Mannaggia a te, Nanaccio caccolone dalle lunghe candele! Ma mi vendicherò non appena mi avrai attaccato il raffreddore smoccicandoti addosso a mia volta.

Ancora dieta

Dopo quasi un mese di strane colazioni a base di pere e formaggio, yocca e yogurt insipidi, stamani si pesa la vacca.
Alle 11 la Dottoressa Cattiva la attende, con il frustino in mano ed una buona dose di sensi di colpa per aver trascurato così tanto il proprio corpo.
Si spera che dopo la pesata della vacca ci sia almeno la monta.
Si attende il Toro con ansia.

domenica 25 novembre 2007

Come distruggere psicologicamente un uomo in poche semplici mosse.

Domenica mattina. Un uomo alto e biondiccio sistema un passeggino nel bagagliaio di una Corolla Verso, mentre una donna piuttosto corpulenta si appresta a sistemare un moccioso vestito di blu su un seggiolino di sicurezza. Dopo non poche difficoltà, saltano a bordo a partono alla volta dell'aviosuperficie: operazione siportailbimboavederegliaerei.
A questo punto, generare un senso di instabilità nel maschio adulto diventa estremamente semplice.

  1. L'aviosuperficie si trova alla fine di una strada sterrata piena di sassi animati di vita propria, che saltano addosso alle macchine, specie se son nuove, giapponesi ed ancora da finir di pagare. Questo causa nel maschio adulto una certa apprensione, mentre nel maschio non adulto la cosa passa nell'indifferenza più completa.
  2. Scoprire che il proprio frugoletto, che sembra apprezzare assai gli aerei nel cielo, non li caga manco di striscio se essi si trovano a terra, e sembra rivolgere tutta la sua attenzione all'enorme ruota di una mietitrebbia parcheggiata lì intorno.
  3. Portare il proprio frugolo a fare un giro nelle campagne, distrarsi un attimo per soffiarsi il naso e ritrovarlo in una pozzanghera assassina tipo sabbie mobili, e ritirarlo fuori completamente marrone.
  4. Caricarlo in macchina e portarlo in spiaggia, distrarsi un attimo per soffiarsi il naso e ripescarlo semiseppellito sotto una duna di sabbia.
  5. Pensare di aver scosso via tutta la sabbia dal corpicino dell'infante, caricarlo con fatica sul proprio seggiolino e scoprire, con orrore, che il maledetto giubbotto di vera piuma d'oca che gli avete comprato e che fa tanto Nano Tattoo, dispone anche di vere tasche riempibili di sassi, sabbia e stecchi fradici. Che ovviamente adesso sono un tutt'uno con la tappezzeria.
  6. Avere una moglie così stronza e cattiva (e cicciona) che vi costringe ad ascoltare De Andrè in macchina per tutto il tempo, e che va pure a pescare le canzoni più tristi apposta per generarvi ansia e disprezzo per il genere umano, proprio voi che eravate partiti coi Primus e animati dalle migliori intenzioni.
Insomma, dai, che ci vuole? Del resto, è così bello starsene anche un po' a casa, via.

sabato 24 novembre 2007

Nuove frontiere linguistiche

Da un paio di giorni, il Nano ha cambiato disco.
Adesso non dice più CUGE', ma CUGETZ.
Chissà cosa vorrà mai comunicare. Mah.

venerdì 23 novembre 2007

Incontri paranormali di tre paranoiche

Oggi pomeriggio ho avuto la bella pensata di andare con mia madre e mia sorella in un luogo proibito di perdizione: la cesteria. La cesteria è la dannazione del mio conto corrente. Essa contiene le sette meraviglie del mondo o forse più: mobili shabby chic, cesti, fiori finti e secchi, decorazioni natalizie, cesti, vasi e vasini, mobiletti, regalucci e cose carine in genere. Anche cose piuttosto trash. Io in genere spendo l'impossibile, ma mia madre in questo rimane insuperata.
Comunque, non è della devastazione del mio conto in banca che volevo parlare.
Per arrivare a questo luogo di delirio decorativo si percorre una strada provinciale piena di camion in transito, oppure si può prendere una scorciatoia che è come un nastro d'argento in mezzo ad un panorama di colline mozzafiato, sempre deserta (a parte qualche tedesco in vena di foto). Mentre viaggiavamo discutendo (perchè in auto con mia madre è impossibile sfuggire al torrente ipercritico, che in genere sfocia in dibattito acceso con espressioni colorite del tipo stai zitta, che non capisci nulla o chetati cretina), abbiamo visto una macchina blu ferma sul ciglio della strada.
Mentre il coro dei matilevidicostì o brodo si levava solenne dall'abitacolo della Kangoo, abbiamo notato un signore di una certa età che camminava a pochi metri dalla macchina. E guardava dalla nostra parte.
Ha accennato un saluto ed un sorriso, e sia io che mia madre e mia sorella siamo improvvisamente rimaste di ghiaccio: era lo zio Vannuccio. Pure la macchina, una Ford Fiesta blu vecchio modello, era la stessa. Pure lo stesso modo di camminare, e di sorridere. Non siamo riuscite a fermarci, perchè la strada in quel punto era troppo stretta e noi andavamo di fretta. E poi mettiamoci pure un po' di sano esprit de l'escalier, via.
Insomma, sembrava proprio lui. Aveva solo la pelle molto pallida ed un po' di barba lunga, ma quella faccia ironica, quella postura così chiaramente fissa nella mia memoria erano le stesse.
Ma cosa ci faceva lì? E perchè se ne stava a guardare le colline a perdita d'occhio?
Sarei davvero curiosa di saperlo.

Ah, dimenticavo. Lo zio Vannuccio, con la sua faccia simpatica e un po' a presa di culo, è morto dieci anni fa.
Para-lupini? Aiuto. Io ho paura anche della famiglia Addams.

Dieta. Effetti durevoli e benefici.

Son tre settimane circa che la sora Lupina si nutre di foglioline, cavoli bolliti e ciccine alla piastra. I formaggi, i prosciutti e le cioccolate debordanti sono ormai un tenue ricordo.
Il primo effetto benefico è stato quello di rientrare in una certa giacca sportiva, appartenente al mio periodo pre-obesità. Ciò non toglie che allora non fossi una bella matrona in carne, intendiamoci, solo che di sicuro ero molto più fitness di ora.
Il secondo effetto benefico e, si spera, durevole nel tempo, è stata l'acquisizione di un certo tono che prima non avevo. La pelle è più luminosa, i capelli sembrano obbedire abbastanza ai dettami del pettine e la gente che incontro comincia a notare la differenza: uh, ma cosa hai fatto? Guarda come stai bene!
Devo dire che per me è molto incoraggiante. Soprattutto se penso che in questo mese ho imparato a gestire la mia fame atavica e a bere le tisane senza zucchero ne' miele.
Insomma, non aggiorno il ticker e non mi peso per scaramanzia, ma penso che il 26 novembre, data della prossima pesa pubblica dalla Dottoressa Cattiva, avrò una bella sorpresa.
L'unica cosa che mi pesa è dover rinunciare alle cene fuori con gli amici. Rimanderò a tempo debito.

Ah, dimenticavo: l'altro effetto benefico, oltre a quello di non dover più cucinare 3 pasti separati per i miei commensali (il Nano mangia quello che mangiamo noi adulti, grazie al principio del bollito/piastra/vapore), è che per la spesa, eliminato il superfluo e l'immangiabile, spendo sì e no 50 euro a settimana.
Che goduria!

Sento che persino in questo momento sto dimagrendo. Come godo.

mercoledì 21 novembre 2007

Domande difficili

Ecco cosa chiede il Nano appena sveglio:



Una grande domanda, alla quale non abbiamo ancora saputo rispondere.

C'mon, let's horror again

In un momento di flusso di coscienza, io e la Jes abbiamo realizzato che siamo due regine del trash. E quindi, abbiamo deciso di festeggiare aprendo un blog a tema.

Sono molto graditi commenti e contributi fotografici.

lunedì 19 novembre 2007

Post ad alto contenuto horror

E' con una certa emozione che mi accingo ad annunciare la prima cosa più spaventosa del mondo, quella che rimarrà nel lupinico cuore anche dopo che giacerà infranta ai miei piedi: il famoso vassoio con le corna.
Ma ammiriamone i delicati contorni e le iridescenti sfumature: le spighe di grano appena abbozzate, simbolo di fertilità; la cipolla ed il mezzo limone sul lato sinistro, che stanno ad indicare come il matrimonio, sebbene unione difficile ed a tratti acida (il limone), sia come una cipolla (non una cosa da piangere, maligni! Volevo dire che come la cipolla va sfogliata a poco a poco per raggiungerne il nucleo); le corna, poi, come simbolo apotropaico e scaramantico, ed infine il mazzetto di asparagi, che non so cosa cazzo stia a simboleggiare, ma son tanto boni anche se fan puzzare la pipì.
Chi volesse aggiudicarsi il raffinato cadeau, mi mandi pure una mail. Ma sappiate che me ne disfo a malincuore.
Il Gig, già meno.



O dove andranno mai questi tre signorini pensierosi? Che cosa mai frullerà nelle loro testoline di legno? Ma soprattutto, si può sapere chi cacchio sono? I tre fratelli Dalton di Lucky Luke che vanno ad un ballo in maschera?
Troppi sono gli interrogativi che si affollano nella mia capoccia.
Il Gig sostiene che li ho comprati io allo SME di Conegliano Veneto in un momento di crisi da shopping compulsivo, ma io dubito fortemente. Penso piuttosto a qualche amico con la casa smaccatamente etnica, che colto da una sorta di furore panico abbia deciso che sì, lo stile coloniale è bellissimo e tutti, proprio tutti devono entrare in questo ordine di idee.


Il simpatico Rastamanno-manone è una riproduzione in resina e sputo di una divinità del culto rasta, ed è il corrispettivo cannaiolo della nostra madonnina di lourdes. La leggenda narra che il dio Rastamanno-manone, un giorno, si sentiva solo perchè la sua fidanzata lo aveva lasciato. Decise allora di mettersi a pregare. Giunse le mani in preghiera, ed invece della prece esaudita ebbe in dono dal Dio degli Dei un paio di manone grosse così. "Ma Dio degli Dei, che cazzo ci faccio con due manone grosse come pale da mulino?" ed il Dio degli Dei gli rispose: "O Stolto, e che ne so? Ero qua che distribuivo le parti anatomiche agli animali grandi, e mi sono distratto un attimo. Ora te le tieni, e fammi il piacere di lasciarmi lavorare." e sparì con un rombo di tuono.
E fu così che i seguaci del culto rasta diventarono devoti del dio Rastamanno-manone, e usarono le sue enormi mani come portaoggetti.





Io che son pagana, ad esempio, lo uso per appoggiarci sopra i gufi di Harry Potter. E devo dire che in questa funzione è davvero eccellente.
I tre guerrieri dai capelli stopposi.
Queste gradevoli riproduzioni lignee di autentici guerrieri dai capelli stopposi sono state donate dagli amici del Gig per Natale qualche anno fa.



Qui potete ammirarli in assetto di guerra:


Da notare il raffinato pendant tra i gonnellini di paglia e le folte capigliature, che mai conobbero maschiera al midollo di bue e balsamo.I tre guerrieri probabilmente sono stati ricavati da una traversa da ferrovia, proprio nel punto in cui dieci milioni di utenti delle ferrovie dello stato hanno usato la ritirata, tanto la misteriosa essenza lignea olezza.
Quando conobbi il Gig, mi invitò nella sua casetta da scapolone impenitente, dove regnava un ordine immoto, perfetto. Sgamai subito che c'era stata sua madre a pulire, perchè sotto ad ogni guerriero era sistemato con immenso amore materno uno splendido centrino all'uncinetto.
Pensavi di fregarmi, eh, Gig?


Siori e siore, venghino.
Chi offre di più?

domenica 18 novembre 2007

Ancora superfici verticali. Post spaventoso poco adatto agli animi sensibili.

Sapevo che il tabù della scavalcata prima o poi si sarebbe infranto.

Stavo finalmente addentando i miei succulenti 90 grammi di manzo (succulenti sta per suola di scarpa filacciosa), quando dalla camera da letto si ode un suono sinistro, come la chiusura a spinta di una porta.
Quasi immediatamente si vede schizzare via la gatta Oliva Olivetti, la gatta-allarme. E siccome io e il Gig sappiamo che la gatta-allarme non si attiva mai a vuoto, comprendiamo la gravità della situazione e ci fiondiamo nella stanza da letto, stranamente chiusa.
Apro la porta e per miracolo scanso una massa gialla che giace ai miei piedi: è il Nano, rannicchiato in posizione fetale, che piange disperatamente. Il bischero ha scavalcato il lettino, è caduto di testa ed ha chiuso la porta con una zuccata.
Una persona normale sarebbe morta. Secca e dura, lì sul posto. Io ed il Gig siamo due persone abbastanza normali, ed in effetti non abbiamo tirato le cuoia per miracolo.
Insomma, il Nano ha scavalcato una sessantina di centimetri di sponda con le sue gambone, e si è fatto un volo di un metro di testa.
Detto così, fa un certo effetto, vero? Ma mai come vedere il proprio pargolo spatasciato al suolo nel suo pigiama giallo.

Dopo un veloce controllo sul numero delle ossa, con vari tiraggi di braccia e gambe, abbiamo decretato che il Nano è miracolosamente illeso.
Nel 1968, Dick Fosbury rivoluzionava il mondo del salto con l'asta. Nel 2007, il Nano inventa il salto dal lettino con scavalcamento di sponde.

"Lupi, ti rendi conto? Il Nano ha cominciato a camminare a 10 mesi, a 11 correva come il lampo, a 12 parlava con frasi composte, a 13 scavalca le sponde del lettino. E' troppo avanti."
"Sì, sarà anche avanti, ma se va di questo passo dura anche poco."

Biddore di voglio barlare.

Ecco, io devo dire che ho sempre delle pessime idee di domenica mattina.

"Gig, perchè non andiamo fino alla vecchia casa dove abitavamo prima a portar via un po' di scatoloni?"

Sì, perchè quando ci siamo trasferiti l'estate scorsa abbiam lasciato un casino di cose, ovviamente inutili, ripromettendoci che una volta nato il pupo avremmo fatto il trasloco vero e proprio.
Niente di più sbagliato. Nessuno ne ha avuto la benchè minima voglia. La roba è rimasta lì. Ma adesso che si è rotta una tubatura, ci tocca fare i lavori, e magari pure affittarla per ricavarne dignitoso reddito non sarebbe male, e quindi con gran fatica e lentezza traslochiamo.
Sepolto tra gli scatoloni mai aperti dal trasloco precedente (quello Treviso-Toscana), son saltate fuori delle cose inquietanti. Tipo questo.




Io di sicuro non l'ho comprato. Forse da ubriaca e impasticcata, potrei comprare una cosa del genere. Forse l'ho vinto al gioco dei tappi della Festa dell'Unità, oppure, come temo, qualcuno me lo deve aver regalato.
Ma soprattutto, cos'è? Uno schiavo che regge una foglia? Bah, troppo semplice. A cosa serve, poi? E' un vuotatasche? Un portacaramelle? Un portapastiglie? Oppure un semplice schiavo che regge una foglia così, tanto per fare, e qualcuno un giorno passò di lì e disse: vieni, vieni o bel negretto, che plasmerò un pezzo di plastica imitazione legno con le fattezze della tua soave immagine, e ne farò un oggetto di dubbio gusto e dubbio uso?
Adesso io ed il Gig siamo qua che ci scervelliamo per ricordarci chi possa essere il colpevole di tanto scempio per depennarlo dalla lista degli amici, anche se tardivamente.


E non è finita qua. Siccome con questo post ho intenzione di inaugurare una nuova ed appassionante rubrica, domani pubblicherò le foto del resto dello scempio, che consta in una fila di africani di legno, una serie di mostri orrendi dalle varie e molteplici funzionalità (portacandela, posacenere e portapenne), e per finire il magnifico vassoio cornuto, dono apotropaico per il mio matrimonio da parte di una vecchia zia affetta da rincoglionimento conclamato, che è stata punita da noi con una bomboniera piena di confetti spaccadentiera (ovvero sassi dipinti di bianco).
Sono emozionata come un muflone alla monta primaverile.
E allora, vai con le cose più spaventose del mondo!

sabato 17 novembre 2007

L'angolino della dieta.

Stamani mi son fatta la messa in piega, truccata dopo più di un anno che non lo facevo, sapientemente pettinata e soprattutto rientrata in una giacca che non mi stava più.

Gioite con me, o barbari!

giovedì 15 novembre 2007

Superfici verticali e letargia.

Il Nano ieri ha dormito 13 ore. Purtroppo per noi, nella metà sbagliata della giornata.
Stamattina si è svegliato ad un'ora impossibile, e dato che il Gig era atteso da un tour de force smerdatorio, la Grande Madre Sacrificale che è in me si è alzata con pachidermica fatica dal caldo lettuccio coniugale ed ha condotto il Nano nella stanza dei sollazzi, ovvero lo studio. Lo studio, stanza attualmente adibita a soggiorno in quanto stanza mancante (ma che ben presto ci sarà), consta di un televisore culone, una serie di aggeggi tecnologici del Gig che io non so assolutamente usare, una postazione computer, due divani sbrindellati dai gatti ed una enorme, anziana libreria di legno laccato di bianco, che ogni tanto vomita un libro che ho comprato e non ho letto.
La Grande Madre Sacrificale purtroppo ha perso conoscenza presto e con indosso una copertina di Superman si è abbandonata al pisolo. Il Nano, nel frattempo, esplorava l'altro divano tentando di prendere un bicchierino di plastica. Dopo un'imprecisata manciata di secondi o minuti o ore (ma chi può dirlo), mi sono addormentata.
Primo risveglio: un Nano blaterante in zoomata nell'orecchio. La Madre si riaddormenta.
Secondo risveglio: Nano sul divano. In piedi. Come ci sia arrivato, lo si ignora. Comunque la Madre Sacrificale lo fa scendere e si riappisola.
Terzo risveglio: Nano scomparso. La Madre Sacrificale si prende un bello spavento, ma una capocciata rivela la sua posizione sotto un tavolinetto Lack verde pisello. La Madre Sacrificale tenta di alzarsi, ma la stanchezza le ottenebra la mente e ricade svenuta.
Quarto risveglio: la Madre Sacrificale si risveglia con La Dama del Sudario in edizione economica sulla faccia, mentre un nano premuroso le posiziona Misery non deve morire e una raccolta di poesia sudamericana in due volumi sulla pancia.
Quinto risveglio: il Nano non c'è. Non è da nessuna parte. La Madre Sacrificale si spaventa a morte, e si risveglia del tutto: il Nano si è arrampicato sul primo scaffale in basso della libreria, arraffa libri e li lancia canterellando. Dopodichè salta giù, cade sul sedere, si rialza, si arrampica sul divano e in un batter d'occhio è in piedi sullo schienale a tirare giù altri libri.

Dopo mesi di esplorazione orizzontale, è giunto il tempo ahimè delle superfici verticali.
Non immaginavo che sarebbe accaduto così presto.

mercoledì 14 novembre 2007

Peli.

Sebbene in passato abbia lungamente disquisito sulle mie pelurie, io non posso davvero definirmi una donna-lupo. Non sono pelosa, insomma. Non troppo.
Però ho un pelo, uno solo, che si è ribellato. E' insorto in mezzo a tutti gli altri, sollevando la testolina, ed ha deciso di abitare permanentemente nel mio corpo proprio là dove non ci si aspetta.
Il pelo è grosso, nero e si chiama Gigio.
Il pelo Gigio fa come gli pare. Il pelo Gigio è indomabile, e ti frega sempre sul tempo.
Hai voglia di andare dall'estetista a farti scotennare. La mia estetista, poi, (sempre che si ricordi di me), è pure una meticolosa: "Lupina, ma guarda che strano, hai un peletto nero sotto il mento. Lo tolgo?" " Fai pure. Ma aspetta, fammi vedere: ma è il pelo Gigio! Sappi che non servirà"
E la mattina dopo mi sveglio, mi guardo allo specchio e zac: il pelo Gigio è tornato, solo un po' più in là.
Io con questo pelo Gigio ci ho combattuto per anni. Il pelo Gigio è bastardo. Che tu lo recida col rasoio, lo strappi via con le pinzette o la ceretta, lui se ne sbatte. E' peggio della tenia, se non gli si stacca la testa lui continua a vivere, e striscia zic zic zic sotto la pelle del corpo alla ricerca del poro giusto dal quale sbucare facendoti fessa.
In gioventù mi depilavo le gambe e le ascelle con precisione chirurgica in vista di un appuntamento galante, mi pettinavo e truccavo sapientemente, il mio gentiluomo mi veniva a prelevare, ma io provavo sempre quella inquietudine da inadeguatezza cosmica. "Ma no, stai benissimo, " mi dicevo, ma bastava un'occhiatina allo specchietto di cortesia della macchina per far crollare tutte le mie certezze: il pelo Gigio era di nuovo lì, stavolta nascosto in un sopracciglio. Ed io mi ritrovavo seduta al ristorante a tentare di strappare il pelo ribelle mentre lui non guardava, mentre lui vedeva benissimo queste mie manovre, mi catalogava tra le pazze piene di tic nervosi e non c'era futuro.
Certe volte mi svegliavo sentendomi orrenda, con dei criceti nelle narici ed i baffoni da forzuto del Caucaso, ed al pelo Gigio non ci facevo caso, in mezzo a tutto lo sfacelo circostante. Il fatto di sapere che lui era lì era la mia certezza.
Il pelo Gigio non è mai andato in ferie. Casomai si è nascosto in zone inarrivabili del mio corpo tipo metà schiena, mostrandosi solo in qualche occasione balneare o di amorosi sensi. Facendosi comunque notare. Perchè comunque la caratteristica principale del pelo Gigio, oltre l'indomabilità, è la capacità di migrare sottocute e riaffiorare là dove meno te l'aspetti. Una volta, durante una lezione universitaria parecchio noiosa, mi sono messa a cercare il pelo Gigio nelle zone che di solito passano un po' in secondo piano, dato che era un po' che non lo vedevo in giro. Ero in un'aula maledetta con l'acustica al contrario, quella che se bisbigliavi un porcamiseria il professore microfonato ti guardava dritto in faccia dicendoti prego?Sì, proprio lei, signorina.
Dopo un po' che mi ispezionavo le braccia inutilmente, ecco che ti spunta questo bastardo di pelo proprio sotto il cinturino dell'orologio, più ritroso e ribelle che mai.
Devo aver fatto un verso strano, oppure attirato l'attenzione con qualche colorita espressione di giubilo, fatto sta che tutti si son girati verso di me sorprendendomi con le maniche a mezz'asta ed una faccia a metà tra l'ebete e l'entusiasta, ed il pelo strappato con le nude mani tra il pollice e l'indice. Il professore mi consigliò di occuparmi di cose più costruttive per il mio ego che la glottologia, ed io in effetti obbedii.

Stamattina, il pelo Gigio non c'era più. L'ho cercato dappertutto, pensando che magari si fosse nascosto tra le pieghe del lardo dal quale sono circonfusa, ma lui nulla. Ho ispezionato anche le piante dei piedi e tra le dita, ma nulla, il pelo Gigio era latitante. Poi, guardando bene il Nano, mi sono accorta che ha un pelo lungo e nero su un orecchio: possibile che le capacità migratorie di un pelo si trasferiscano da madre a figlio?
Non pensavo che la maledizione del pelo Gigio si abbattesse sulla nuova generazione. Deve essere un difetto congenito, o qualcosa di simile, oppure si è trasferito via tetta con gli anticorpi.
Allora aveva ragione Eschilo sostenendo che i peli dei padri ricadono sui figli?
Mmh, forse erano le colpe, ma chissenefrega. In fondo il Nano è uomo, e gli uomini i peli li hanno di natura e non sono costretti a strapparseli brutalmente come facciamo noi.

Ho controllato meglio: il pelo Gigio del Nano in realtà si è rivelato pelo di gatto nero.
Sei salvo, figlio mio! Corri, Nano, corri tranquillo nelle tue ciabatte sgangherate: il pelo Gigio è ancora qua con me, pronto a farsi strappare e ricrescere mille e mille volte.
Nella vita non c'è niente di certo, tranne la morte. E il pelo Gigio.

Case, ovvero un'insana mania.

La devo smettere. Smettere subito.
Io sono una maniaca dei giornali di arredamento e bricolage. Non faccio che comprarne, e comprarne, e comprarne. Poi mi incazzo come una iena perchè vedo case bellissime, perfette, con una caterva di oggetti tutti disposti benino e non a casaccio come a casa mia, e mi sale un nervoso, ma un nervoso.
Le didascalie poi, sparano delle vere e proprie scemenze: "La signora Hoffmann si diverte a scovare piccoli oggetti nei mercatini e dai rigattieri, ed è riuscita ad arredare la sua casa con originali pezzi d'antan a piccoli prezzi". Innanzitutto, se io vado da un rigattiere non riesco a scovare un bel nulla se non un gran casino ed una massa di troiai. E poi, i piccoli prezzi sono in realtà dei veri e propri salassi.
Adesso, ad esempio, va di gran moda il decapè e lo shabby chic. Che sarebbe, tradotto in italiano corrente, mobilacci che non se li sarebbe filati nessuno manco a regalarli, ricoperti da uno strato di vernice bianca stesa male. Facilissimi da realizzare da soli: basta un imbianchino epilettico, un martellone da officina e una sacchettata di tarli, il tutto chiuso in una stanza per una mezza giornata. Dopodichè vi si applica un cartellino con un prezzo esorbitante, et voila.
Oggi, ad esempio, sono andata a comprare le medicine per la Dodda Balada, e sono passata davanti ad un'edicola di giornali. In bella vista, a farmi l'occhiolino tra le riviste di arredamento, c'era lei: CasaFiga*. Non ho potuto esimermi dal comprarla.
Ennesimo travaso di bile di fronte allo stile gustaviano: una casa il cui colore principale, il grigio perla, mostrava tutto il suo minimalista splendore dalle pagine patinate, causandomi penosi mal di testa. La casa era tutto un biancheggiare di opalescenze e cristalli, tutte le solite costosissime rigattierate disposte ad arte.
Ma perchè loro sì ed io no? Perchè riescono a mantenere candide le fughe tra le piastrelle pur cucinando, ed io per scaldare un miserabile pentolino di cera tra poco do fuoco alla casa? Ma come fanno ad avere certi bagni immacolati?
Ma ci vivono?, mi chiedo.
L'altra rivista verso la quale ho sviluppato una dipendenza quasi tossicoide è Casa Affascinante*. Il nome della rivista è sbagliato, secondo me. Dovevano chiamarla Casa Affascinante ma Disabitata. L'unico segno di vita, nel servizio fotografico principale, è un gatto nero acciambellato elegantemente su un divano bianco. Che subito dopo devono averlo cacciato via, povera creatura.
Ora, se hai gatti, cani e bambini sai benissimo che rappresentano il Nemico Numero Uno dei divani chiari, figuriamoci di quelli bianchi. Se hai un gatto nero, specialmente, col cacchio che lo lasci dormire sul divano. Su un divano come quello, poi, manco a parlarne. Io ovviamente sono di stampo tollerante, e li guardo farsi le unghie sui braccioli senza battere ciglio, ma una persona normale non lo fa e li rincorre col battipanni. Una notte di due anni fa i miei gatti hanno lavorato alacremente per farmi trovare al mattino una bella sorpresa: hanno scavato entrambi i divani dal di sotto, regalandoci un gradevole effetto-massaggio dato da loro due che si picchiavano dentro l'imbottitura. Io mi sono arrabbiata? Ma noo. Mi son messa a ridere. Il Gig già meno.
Figurarsi se a me dei miei divani frega qualcosa: son divanacci semidistrutti, e non hanno ormai alcun pregio se non quello di conservare nella loro memoria elastica la forma del mio culone.
Adesso mi è presa una fissa pazzesca: voglio anch'io una stanza finta. Una stanza dove nessuno deve mai andare, altrimenti lo picchio con la padella delle caldarroste. Una stanza dove avere tutto bianco, perfetto, in ordine, immacolato. La mano del Nano non deve metterci piede (che raffinato calembour) .Un bel soggiorno con tante vetrate, un po' di mobilio decapè fighetto, un pianoforte a mezzacoda con le foto dei trisavoli, anticaglie meravigliose e tesori nascosti. Poi portarci la gente a vederla, e sentirsi dire :"Ooooh, ma come siete ordinati! Oooooh, ma che biancore immacolato!", e sapere che di là c'è un Gig che semina calzini e mutande come se piantasse un pratino, ed un Nano iperattivo che martella le ante dei mobili per sentire il rumore.
Sarebbe bellissimo abitare in una di quelle case disabitate per mettere un po' di sano disordine.
Ma io mi accontenterei anche di una sola stanza, oh.

E ora che mi frulla in testa quest'idea, come fare a liberarsene?

martedì 13 novembre 2007

La vendetta della Santa Tetta

Gli anticorponi emessi dalla Santa Tetta hanno guarito il Nano in un battibaleno, alla facciaccia di tutti quelli che insistono nel dire che allattare un nano oltre l'anno di età non serve a nulla.
Lui adesso è qua che si lamenta del fatto che io non sia una brava madre, dal momento che lo lascio nel box per farmi quei dieci minutini di cazzi miei (tipo lavarmi le ascelle, provvedere ad un accurato bidet e, finalmente, pettinarmi. E anche scrivere questo post). Nonostante questo, mi deve la salute, 'sto Nano ingrato.

Mia madre, stamattina, mi ha infastidito con la seguente telefonata:
"Sodo bolto balada. Il Dado bi ha attaccato il borbo."
"Eh?"
"Dicevo che sodo balada. Tuo figlio è ud udtore di terribili balattie. E siccobe tu sei respodsabile di tutto questo, devi addare a farbi la spesa. E cobprare cose in 4 degozi diversi, situati ai 4 pudti cardidali della città e lodtadissibi tra loro. Ti ci vorrà ud po' di tebpo, ti avverto."

"Pronto, casa Lupini"
"Prodto, sodo Doddo Asl. Sodo id procidto di borire di scorbuto e di pellagra."
"Uh, Adorato Suocero, mi dispiace molto. Immagino che oggi non potrete passare a prendere il Nano per trastullarvelo un po' voi, vero?"
"Iddovidato, Duora Idgrata. Dal bobedto che sodo ibpossibilitato, il Dado te lo tiedi te. Adesso devo addare. E cobugque, potrebbe essere lupus oppure sarcoidosi, quiddi state attendti. A proposito, tua madre dod ha il lupus?"
"Sì, ma la forma eritematoso-discoide. E comunque, non prevede contagio."
"Sicura?"
"Sì. E' una malattia autoimmune."
"Allora sarà di sicuro sarocidosi"
"Buona agonia, allora. A proposito, a quanto ha la febbre?"
" A tredtasette e tre."

Ecco. Io a trentasette e tre faccio il cambio degli armadi a finestre spalancate e certe volte spacco pure la legna a torso nudo.
Ah, questi anziani!