Una barbarie moderna: la ricostruzione delle unghie.
Noi donne non siamo mai sazie di torture.
Non ci accontentiamo mai.
Non bastava la depilazione delle sopracciglia, pratica dolorosissima messa in atto da estetiste prive di scrupoli, non bastava la ceretta completa della zona bikini,che fa tracimare il Tigri lacrimatorio durante lo sbarbamento del bulbo pilifero (e dell'Eufrate in fase di ricrescita del pelo, vogliamo parlarne?), i dolori del parto, lo strizzamento dei brufoli e i bigodini alle ciglia. Ci siamo fatte rinchiudere in confezioni di plastica ozonizzata per dimagrire, piazzare su pedane vibranti a far traballare le cicce a ritmo vorticoso, massacrare da massaggi rassodanti, e adesso pure questa.
Sto parlando della ricostruzione delle unghie, pratica ormai diffusissima che rende l'autostima delle mangiatrici delle suddette direttamente proporzionale al loro spessore ungulare.
L'unghia ricostruita è ormai una realtà. Se non ce l'hai, sei una sciattona.
Il processo di ricostruzione dell'unghia è fastidioso come subire lo schiacciamento delle vertebre da parte di una garrota ben oliata.
Prenoti la seduta e in men che non si dica ti ritrovi di fronte ad una signorina vestita con una tunichetta bianca, che ti scartavetra le unghie su tutta la loro superficie, compie tutta una serie di riti magici con una limettona da evasione carceraria, ti mette una roba che sa di attack sulle unghie e ti lascia inerme a sedere su un panchetto con le mani in un fornetto simile a quello degli hot dog, ti dice "c'è da aspettare un attimo, tu stai ferma qui e non togliere per nessun motivo le dita da lì sotto" e se ne va scodinzolando a telefonare al fidanzato. E tu rimani lì, con le mani nel forno, e in quei minuti interminabili in cui la resina bicomponente comincia a fare il suo lavoro ti pruderà il naso, ti arriveranno insistenti telefonate da un numero privato e ti scapperà una delle più furibonde ed incontenibili pipì della tua vita.
Quando l'estetista ti chiederà "come le facciamo?", non lasciatevi trarre in inganno dal suo aspetto sorridente, liscio e glamour: avrà in serbo per voi un qualcosa di terrificante, che vi farà pentire amaramente di averle risposto fai tu, ed uscirete con le unghie verde pastello con fiorellini sul dito anulare, oppure arancioni tigrate con qualche tocco glitter.
Ben presto, ci renderemo conto che avere le unghie ricostruite è come essere a metà strada tra la strega Bacheca e la focomelia. In poco tempo, tutto quello che prima era una cosa semplice e spontanea si trasformerà in un'operazione impossibile, al limite del consentito: il cambio pannolino rischia di diventare alla stregua di un'operazione chirurgica con probabile squartamento di culi nani; l'uso della tastiera del computer sarà difficoltoso e produrrà un accompagnamento ritmato simile al ticchettio che producono le zampette di uno yorkshire sul parquet, maneggiare oggetti piccoli per compiere operazioni relativamente semplici quali attaccare un bottone ad una camicia ci riempirà di orrore e di buchini.
Insomma, in men che non si dica, ci si ritrova a doverci concentrare anche solo per tirar su una zip. E che dire della innaturale durezza delle unghie ricostruite? Ma avete visto che razza di spessore raggiungono con un semplice strato di gel? Certi spessori mi fanno venire in mente la zampa dell'alce, o quei prosciutti infiocchettati che vengono esposti nelle salumerie nel periodo natalizio.
Si può tornare allo stato naturale delle cose dopo aver ricostruito le proprie unghie? Mmh, direi di no. E' un processo senza ritorno, o almeno così pare.
Quando decidi di togliere via tutto il posticcio, l'estetista glamour se la lega al dito e si vendica, sapendo che il pellegrinaggio mensile con munifica elargizione di 80 euro a botta sta per terminare.
La procedura è piuttosto semplice, ma per vendetta ti mettono nello stanzino più brutto, quello senza condizionatore, e ti lasciano con le dita immerse in una roba che puzza di diluente al nitro. E dopo che tutta la schifezza si è staccata, ti ritrovi con le dita praticamente senza unghie, se non si considera una sottile pellicola opaca che ricopre la cima del tuo dito. La sensazione è orribile.
Ti sfugge tutto di mano, non hai più presa su niente, e ti sembra di essere nuda.
A quel punto, implorerai la tua estetista di rimetterti tutto l'ambaradàn, perchè così non puoi sopravvivere.
Ritornerai a stringere il volante della tua auto con le unghie ricoperte da un sottile strato di brillantini blu, rimirerai le perline appiccicate al tuo dito anulare e ripeterai a te stessa: questa è l'ultima volta.
Ma qualcosa, dentro di te, ti dice che non sarà così.