venerdì 30 novembre 2007

Straccioman

Anche noi lupini abbiamo i nostri supereroi, che credete?
Oggi, ad esempio, invece che il solito Gig di ritorno da un turno di lavoro in terra ammmericana, mi son vista recapitare sulla soglia il mitico Straccioman. Straccioman è un supereroe che somiglia spiccicato identico al Gig, solo che sta malissimo, ha gli occhi gonfi, lo sguardo nel vuoto ed ha la febbre.
Straccioman ha un superpotere che quel citrullo dell'omoragno se li sogna.
Straccioman non ha il mantellino. Straccioman ha la vestaglia, con la quale plana sul divano e da lì non si muove più.
Straccioman ha il potere di spostare gli oggetti con la forza del pensiero. Stasera, ad esempio, ha spostato me verso il frigorifero per fargli un panino.
Straccioman si preoccupa per il nostro benessere, sebbene stia per morire tra atroci dolori. Straccioman, col potere disumano dei suoi occhi gonfi, mi chiede: ma dove sono i cuscini? Chi ha preso i cuscini del divano, che mi ci voglio spiaccicare dentro?
Ma la cosa più sorprendente di Straccioman è quello di saper comunicare con frasi di senso compiuto sebbene sia assopito ed in preda ai fumi della febbre, e questo è un vero superpotere che lascia di stucco. Altro che barbatrucco.
Straccioman dorme raggomitolato nella sua vestaglia, con le ciabatte con su scritto dogsledding co. - Alaska, e parla con mio padre del più e del meno, poi si ripiglia dopo 3 ore e non si ricorda più nulla, nemmeno del panino che gli ho preparato con le mie sante manine, e allora malfidato ne rimangia un altro.

Straccioman non vola. Straccioman si trascina fino al bagno, fa la pipì dormendo, si guarda allo specchio sempre dormendo, parla con la sua immagine mammamia faccio paura, che occhiaie, si rimette sul divano e da lì comincia con la nenia ipnotica: sto male, sono uno straccio, non vi avvicinate, forse muoio, domani muoio, anzi, domani pomeriggio muoio, dov'è il mio tè? Dov'è il mio libro? Mettiamo un film in dvd di quelli che non ho ancora visto, che sennò muoio con la curiosità? Dov'è il mio amico Carota, compagno di mille avventure? Oddio, se sto male, senti qua che febbre, che febbre, aiuto.

Straccioman non ha la tutina, ha il pigiama. Ed il pigiama è costituito da pile. La vestaglia è anch'essa di pile, e le ciabatte dogsledding co. - Alaska pure. Si avvolge in un bozzolo di pile, la copertina di superman che avevo comprato per il Nano, e da lì accumula cariche elettrostatiche su cariche elettrostatiche. E dopo che si è caricato come una pila di pile, ti strafulmina ogni volta che ti ci avvicini.
La mattina dopo, se hai fortuna, Straccioman si è ritrasformato nel solito Gig.
Ma se si ha sfortuna ed il virus influenzale dura più di 12 ore, ci tocca sorbirci Straccioman.

Gig, ripigliati, ti prego. Torna a casa.

Cellulari intelligentissimi

Il mio telefonino è intelligente, molto più della sua padrona.
Il Nano certe volte mi arriva di soppiatto alle spalle, me lo prende di nascosto, e si mette in un angolo a ciucciarlo. Mi è capitato diverse volte di sgamarlo, e gli viene fuori una faccia così guardinga che è uno spasso, così certe volte glielo lascio anche se so che potrei pentirmene.
Adesso il mio cellulare continua a dirmi accessorio non supportato senza motivo.
Che si riferisca forse alla bava del Nano, che gli scorre dentro ad ettolitri?

Vocabolario Nano-italiano

Il Nano adesso parla, e dice alcune cose.
Ce ne sono di imbarazzanti tipo il mantra dell'altro giorno, ce ne sono di buffe, ce ne sono di intelligenti, e ce ne sono di oscure, il cui significato non è dato di sapere.
Il famigerato pastore tedesco in realtà, ahimè, è un gatto. Il gatto fa BAAAAAAAAAAAAAÜ, mi pare evidente. Il coso per imparare i versi degli animali della Chicco (che noi non abbiamo, e che io di certo non comprerò), che è un po' l'accademia della Crusca per quanto riguarda la fonazione nanesca, sostiene che il gatto faccia MIAO e che sia il cane a fare BAU. Ma siccome in questa casa siamo poliglotti, ma soprattutto ci piace parecchio fare quel che cazzo ci pare, noi si dice BAAAAAAAAAAAAAÜ, vabbene?
Culo in nanese non vuol dire parte anatomica del corpo umano sulla quale siamo soliti sederci, bensì significa quello. Quello va ripetuto decine di migliaia di volte di seguito, fa parte di un rituale per impossessarsi degli oggetti senza inciampare nelle proprie scarpe o battere la testa in qualche spigolo di un mobile. Il Nano, adesso, corre per casa sussurrando il celebre mantra, e hai voglia a spiegare alla vecchia zia ottuagenaria che culoculoculoculo non è quello che pensa lei: ci ritroviamo diseredati, e tanti saluti.
Il gioco del nascondino adesso si chiama DDDDDDDDDI'. Abbiam provato col settete, col cucù, bubùsettete e tutte le varianti regionali, nazionali e internazionali, ma non c'è verso: lui si nasconde dietro una tenda, e quando risbuca fuori molla un DDDDDDDI 'sorridendo con quei suoi dieci palettoni di denti, e non c'è niente da fare.
Insomma, son bei progressi.
Ah, e per quanto riguarda i pronomi dimostrativi, c'è anche qutto.
Siamo avanti una cifra, noi Lupini.

giovedì 29 novembre 2007

Effetti collaterali linguistici

Nonna Ansia: "E adesso guardiamo in questo bel pannolino piscioso cosa c'è. Ooooohhhh, ma che bel culo! Ma di chi sarà mai questo culetto qua?"
Lupina: "Mamma, per favore, il Nano comincia a ripetere le parole, non puoi dire sedere?"
Nonna Ansia: "Ehh, che sarà mai! Tanto non capisce!"

Nonna Ansia: "Ma questo bambino ha un culo rosso come quello di un orango dello zoo! Gliel'hai messa la crema?"
Lupina: "Mamma, dai, per favore, stiamo cercando di dire meno parolacce possibile..."
Nonna Ansia: "Sì, dai, ma perchè secondo te capisce!"

Nonna Ansia: "... mi presento, son l'orsetto ricchione... e come avrai intuito adesso ********culo"
Lupina: "Mamma, non trovi che i contenuti di Elio e le Storie Tese siano un filino inadatti ad un bambino dell'età del Nano?"
Nonna Ansia, modalità montessori: "Ma i bimbi della sua età non capiscono mica le parole delle canzoni. E' giusto per la musica..."

Durante un tardo pomeriggio di fine novembre, un Nano si aggira per il Lupinaio stringendo tra le mani una macchinina rossa di gomma. Indossa un pigiama blu di pile ed una ciabatta arancione, l'altra si è persa per la via, e sottovoce recita serio il suo mantra: culoculoculoculoculoculoculoculo.

Grazie, Nonna Ansia. Grazie davvero.

mercoledì 28 novembre 2007

Cingomma.

Questo Nano ci ucciderà presto.
Mentre io ed il Gig discutevamo di massimi sistemi (ovvero che dovremmo vendere delle cose in Ebay per fare un po' di spazio, tipo tutta la sua roba), lui saliva e scendeva dal divano, spalliera compresa, e noi lì, pietrificati, a guardarlo senza riuscire ad intervenire per fermarlo.
Adesso il Nano sa fare il verso del cane. Certo, un po' reinterpretato alla sua maniera: il cane del Nano deve essere un pastore tedesco, infatti fa BAAAAAAAAAAAAAÜ, con la umlaut. Praticamente impossibile da riprodurre da bocca adulta. Provate anche voi, per favore: se ci riuscite vincete un bel premio.
Mentre si arrampicava abbaiando, il Nano deve aver intercettato la mia scatoletta delle cingomme, e ne ha mangiata una.
Le mie cingomme non sono per l'alitosi, tuttavia hanno un saporaccio fortissimo di menta. Infatti il Nano ha sputacchiato bava per dieci minuti buoni, emettendo una ricca gamma di suoni da posseduto dal demonio che avrebbero fatto invidia al piccolo Demian di Omen-il presagio.
Noi ovviamente ci siamo cagati sotto, perchè non avendo capito un accidente dell'accaduto, abbiamo seriamente pensato a crisi convulsive.
Quando poi ho visto l'astuccio delle cingu per terra, i confetti sparsi sotto il divano di cui almeno due con evidenti segni di ciucciamento, ho compreso la vera entità del fatto.
Insomma, anche a 'sto giro ci siam presi un bello spavento.
Il Nano, imperturbabile, si è scofanato due piattate di minestra di verdura ed un mezzo cavolfiore.
Però gli è venuto il singhiozzo. Spero solo che la cingu che sicuramente ha ingoiato non faccia l'effetto airbag, altrimenti son dolori.

martedì 27 novembre 2007

L'angolino dei referrers

E' da un po' che non aggiorno più questa rubrica. E sì che ce n'è di roba succulenta.

La situazione di mia sorella non è buona. Manco la mia, a dire la verità. Mangio foglioline scondite e carni ai ferri da un mese con uno che mi addenta carbonare in faccia, fai un po' te.
Baby sitter ad Amelia. Lanterna, ne sai qualcosa?
Sculacciata bacchetta battipanni. Ehm, qualcuno che ne ha buscate da piccino?
Cacca in piscina. E qui, io ne so qualcosa. Non che l'abbia fatta io, eh.
Bebe che nascono l'inverno. Un po' di sintassi, acciderba!
La dottoressa più cicciona in Italia. My god!
Tatami do fuoco. No, dai, non fare così. Vieni piuttosto a bruciare il mio grankulla, dai.
Winnie the pooh morto. E con questo, ha detto tutto.

lunedì 26 novembre 2007

Cambiamento repentino di look.

Dato che la mia autostima è alle stelle, e che per questa primavera sfoggerò una linea invidiabile con tanti bei vestitini svolazzanti, ho deciso di darci un taglio con lo sciatto look mammesco partendo proprio dalla testa. In sostanza, sono andata ad un supermercato della bellezza e mi sono impadronita di uno shampoo colorante fai da te di una celebre casa produttrice.
La tonalità scelta è color mogano dorato. Al rosso-scandalosa Gilda voglio arrivare per gradi.
I miei capelli, dopo il miracolo della splendida chioma gravidica, stazionano in un perenne castano spento con doppie punte (anche triple), non hanno forma propria e scoppiano ai lati in una lanugine imbarazzante. Mai visto nulla di più orrendo.
Così, per evitare l'effetto parrucchiere (ovvero entrare con una ciospa ed uscire con una pettinatura scolpita che pare un cofano disegnato da Giugiaro), mi son messa là con tutti i miei attrezzini a dar un colpo di colore a questa testa color cacarella.
Le istruzioni sono semplici ed al limite della scemenza: si bagnano i capelli, si mischia la miracolosa crema colorante con il favoloso fluido rivelatore, si indossano i guanti e via con la pittura, si tiene in testa 20 minuti, si sciacqua via la tinta in eccesso et voila.
Mi sono accomodata nel bagno degli ospiti, mi son messa addosso un sacco nero dell'immondizia, ed ho cominciato l'ambaradan. Innanzitutto, mi si è rotto il beccuccio del fluido rivelatore in mano, così per scuotere la mistura ho schizzato un po' il soffitto ed una fila di piastrelle. E anche lo specchio. Ma non fa nulla, tanto ridipingerò presto (tipo tra sei anni).
Il foglietto illustrativo dice: indossare i guanti.
Però non specifica che i suddetti guanti son parecchio piccini e si rompono come certi preservativi scadenti (tipo quello che ha originato il Nano, per intendersi), così mi son ritrovata a frizionare energicamente una pappa scura direttamente con falangi, falangine e falangette, ed ora ho le dita in pendant con la chioma.
Effettuata questa operazione, mi son seduta al pc con il timer da cucina a forma di mucca davanti, puntato sui 25 minuti. Ovviamente, facendomi un po' troppo i cavoli miei, ho sforato di una decina di minuti, e lì mi è presa una gran strizza: stai a vedere che ho esagerato e mi ritrovo con i capelli rosso ribes.
Corro in bagno, e provvedo immediatamente al risciacquo della chioma, ormai ridotta ad un pappone informe, una specie di capello unico riunito in una crocchia a forma di cacca di cane.
Risciacqua, e risciacqua, e risciaqua, i capelli continuano a sbavare roba marroncina per una mezz'ora. Sembra quasi uno di quei guasti della rete idrica, quando dal rubinetto esce una specie di cocacola all'aroma di ferro.
Alla fine del marrone nel lavabo, c'è la mia fase preferita: il mirabolante fluido ristrutturante, donatore di lucentezza e sericità al capello. Me lo spalmo in testa, aspetto i tre minuti di default, lo sciacquo via e, finalmente, l'asciugatura della chioma rivelerà tutto il suo splendore di fata.
Il phon è il mio nemico. Io odio l'aria calda, che mi secca le mucose e mi gonfia la testa di ricci cresputi da congolese. Però va fatta.
Lo specchio del bagno degli ospiti riflette una Lupina ancora piuttosto cicciona ma in via di guarigione, con un brufolo tra naso e bocca, un accenno di baffi e i capelli uguali a prima. Ma uguali uguali, e a dire uguali non è abbastanza.
Forse lo specchio è guasto. Vado a specchiarmi in quello dell'altro bagno, che è pure bello grande e mi posso ammirare a figura intera.
Ecco. Lo specchio del bagno grande, che nel frattempo si è messo d'accordo con quello del bagno piccolo, mostra la stessa cosa, con in aggiunta il pezzo che mancava, ovvero due cosce come bottiglioni da vino e una serie imprecisata di macchie di tinta rossa sulla maglietta.
Dov'è quella gnoccona coi capelli rossi e gli occhi verdemare che la ditta produttrice di tinta per capelli ha messo sulla scatola? Eh? Dov'è?
Io qua vedo soltanto la solita donnona in carne, con i capelli uguali a prima, 9.90 di shampoo colorante in meno (soldi che potevo investire in succulente barrette zona al gusto segatura e cacao).
Insomma, non si fa così. Non si illudono le persone.

Dalla dietologa. Incontro con un genio.

Ore 11.00, studio della Dottoressa Cattiva.
Entra Lupina, si siede ed attende il suo turno sfogliando Donna Informe.
Entra una ragazza, che si scoprirà essere un Autentico Genio.

Lupina : "Salve".
Ragazza: "Salve, gentile e sconosciuta paziente della dottoressa. Qual buon vento ti trascina qua?"
Lupina: "Eh, sai, sono una cicciona. Non so se si vede."
Ragazza, entusiasta: "Anch'io sono una cicciona! Che straordinaria coincidenza! Tu perchè sei cicciona?"
Lupina (rumore di unghie che grattano su superfici vetrose): "Beh, sai, ho avuto un bambino un anno fa... l'allattamento mi ha fatta ingrassare... ho la prolattina alle stelle... non mi sono sentita tanto bene... ho avuto enormi stress e dispiaceri... Insomma, ho un po' mangiato."
Ragazza, scandalizzata: "Ti piace mangiare??"
Lupina: "Eh, insomma. Sono una che ci dà dentro. E tu, invece?"
Ragazza: "Noo, io odio mangiare. Poi sono molto stressata, vedi, mi son pure venute le macchie sulle mani. E poi ho tutto sballato, un po' di squilibrio ormonale, insomma, son 4 mesi che seguo la dieta della Dottoressa Cattiva e non ho perso un etto."
Lupina, spaventata: "Ma come?? La dieta è la stessa più o meno per tutti, io son dimagrita, guarda 'sti pantaloni come mi ciottolano sul culo, guarda!"
Ragazza, molto tristemente: "Eh, lo so, ma sai, io ho dei problemi ormonali. Pensa che son mesi che provo ad avere un bambino, e non mi viene. Eppure ci diamo dentro, con mio marito."
Lupina, colpita: "Oh, ma dai, mi dispiace."
Ragazza: "Eh, guarda, ho uno sballamento ormonale che non ti dico. Ho sempre la nausea, gli sbalzi di umore, mi gonfia la pancia, ho pure la colite. Pensa che son addirittura tre mesi che non mi vengono le mestruazioni."
Lupina: "Ehm, scusa, non dimagrisci, hai tutte codeste cose costì, ma non è che sei incinta?"
Ragazza, sbalordita: "Incinta? E come si fa a sapere?"
Lupina: "Vai a prendere il test in farmacia, ci fai la pipì sopra e in 4 minuti lo scopri con certezza."
Ragazza, alla quale intanto gli occhi son diventati due sfere enormi e la bocca si è spalancata in una smorfia di autentico stupore: "Non ci avevo mica pensato."

E comunque, per la cronaca, son - cinque e mezzo. La strada è ancora lunga, ma la mia autostima è alle stelle.
Ho pure scoperto che ho perso troppi chili, e che posso mangiare di più.
Viva la vita!

Mocciosi

Ho finalmente compreso il termine profondo della parola moccioso, per definire bambinetti di tenera età.
Lo hanno capito anche i miei vestiti, su cui il Moccioso in questione non esita a pulirsi il naso, donandomi un simpatico effetto craquelè.

Mannaggia a te, Nanaccio caccolone dalle lunghe candele! Ma mi vendicherò non appena mi avrai attaccato il raffreddore smoccicandoti addosso a mia volta.

Ancora dieta

Dopo quasi un mese di strane colazioni a base di pere e formaggio, yocca e yogurt insipidi, stamani si pesa la vacca.
Alle 11 la Dottoressa Cattiva la attende, con il frustino in mano ed una buona dose di sensi di colpa per aver trascurato così tanto il proprio corpo.
Si spera che dopo la pesata della vacca ci sia almeno la monta.
Si attende il Toro con ansia.

domenica 25 novembre 2007

Come distruggere psicologicamente un uomo in poche semplici mosse.

Domenica mattina. Un uomo alto e biondiccio sistema un passeggino nel bagagliaio di una Corolla Verso, mentre una donna piuttosto corpulenta si appresta a sistemare un moccioso vestito di blu su un seggiolino di sicurezza. Dopo non poche difficoltà, saltano a bordo a partono alla volta dell'aviosuperficie: operazione siportailbimboavederegliaerei.
A questo punto, generare un senso di instabilità nel maschio adulto diventa estremamente semplice.

  1. L'aviosuperficie si trova alla fine di una strada sterrata piena di sassi animati di vita propria, che saltano addosso alle macchine, specie se son nuove, giapponesi ed ancora da finir di pagare. Questo causa nel maschio adulto una certa apprensione, mentre nel maschio non adulto la cosa passa nell'indifferenza più completa.
  2. Scoprire che il proprio frugoletto, che sembra apprezzare assai gli aerei nel cielo, non li caga manco di striscio se essi si trovano a terra, e sembra rivolgere tutta la sua attenzione all'enorme ruota di una mietitrebbia parcheggiata lì intorno.
  3. Portare il proprio frugolo a fare un giro nelle campagne, distrarsi un attimo per soffiarsi il naso e ritrovarlo in una pozzanghera assassina tipo sabbie mobili, e ritirarlo fuori completamente marrone.
  4. Caricarlo in macchina e portarlo in spiaggia, distrarsi un attimo per soffiarsi il naso e ripescarlo semiseppellito sotto una duna di sabbia.
  5. Pensare di aver scosso via tutta la sabbia dal corpicino dell'infante, caricarlo con fatica sul proprio seggiolino e scoprire, con orrore, che il maledetto giubbotto di vera piuma d'oca che gli avete comprato e che fa tanto Nano Tattoo, dispone anche di vere tasche riempibili di sassi, sabbia e stecchi fradici. Che ovviamente adesso sono un tutt'uno con la tappezzeria.
  6. Avere una moglie così stronza e cattiva (e cicciona) che vi costringe ad ascoltare De Andrè in macchina per tutto il tempo, e che va pure a pescare le canzoni più tristi apposta per generarvi ansia e disprezzo per il genere umano, proprio voi che eravate partiti coi Primus e animati dalle migliori intenzioni.
Insomma, dai, che ci vuole? Del resto, è così bello starsene anche un po' a casa, via.

sabato 24 novembre 2007

Nuove frontiere linguistiche

Da un paio di giorni, il Nano ha cambiato disco.
Adesso non dice più CUGE', ma CUGETZ.
Chissà cosa vorrà mai comunicare. Mah.

venerdì 23 novembre 2007

Incontri paranormali di tre paranoiche

Oggi pomeriggio ho avuto la bella pensata di andare con mia madre e mia sorella in un luogo proibito di perdizione: la cesteria. La cesteria è la dannazione del mio conto corrente. Essa contiene le sette meraviglie del mondo o forse più: mobili shabby chic, cesti, fiori finti e secchi, decorazioni natalizie, cesti, vasi e vasini, mobiletti, regalucci e cose carine in genere. Anche cose piuttosto trash. Io in genere spendo l'impossibile, ma mia madre in questo rimane insuperata.
Comunque, non è della devastazione del mio conto in banca che volevo parlare.
Per arrivare a questo luogo di delirio decorativo si percorre una strada provinciale piena di camion in transito, oppure si può prendere una scorciatoia che è come un nastro d'argento in mezzo ad un panorama di colline mozzafiato, sempre deserta (a parte qualche tedesco in vena di foto). Mentre viaggiavamo discutendo (perchè in auto con mia madre è impossibile sfuggire al torrente ipercritico, che in genere sfocia in dibattito acceso con espressioni colorite del tipo stai zitta, che non capisci nulla o chetati cretina), abbiamo visto una macchina blu ferma sul ciglio della strada.
Mentre il coro dei matilevidicostì o brodo si levava solenne dall'abitacolo della Kangoo, abbiamo notato un signore di una certa età che camminava a pochi metri dalla macchina. E guardava dalla nostra parte.
Ha accennato un saluto ed un sorriso, e sia io che mia madre e mia sorella siamo improvvisamente rimaste di ghiaccio: era lo zio Vannuccio. Pure la macchina, una Ford Fiesta blu vecchio modello, era la stessa. Pure lo stesso modo di camminare, e di sorridere. Non siamo riuscite a fermarci, perchè la strada in quel punto era troppo stretta e noi andavamo di fretta. E poi mettiamoci pure un po' di sano esprit de l'escalier, via.
Insomma, sembrava proprio lui. Aveva solo la pelle molto pallida ed un po' di barba lunga, ma quella faccia ironica, quella postura così chiaramente fissa nella mia memoria erano le stesse.
Ma cosa ci faceva lì? E perchè se ne stava a guardare le colline a perdita d'occhio?
Sarei davvero curiosa di saperlo.

Ah, dimenticavo. Lo zio Vannuccio, con la sua faccia simpatica e un po' a presa di culo, è morto dieci anni fa.
Para-lupini? Aiuto. Io ho paura anche della famiglia Addams.

Dieta. Effetti durevoli e benefici.

Son tre settimane circa che la sora Lupina si nutre di foglioline, cavoli bolliti e ciccine alla piastra. I formaggi, i prosciutti e le cioccolate debordanti sono ormai un tenue ricordo.
Il primo effetto benefico è stato quello di rientrare in una certa giacca sportiva, appartenente al mio periodo pre-obesità. Ciò non toglie che allora non fossi una bella matrona in carne, intendiamoci, solo che di sicuro ero molto più fitness di ora.
Il secondo effetto benefico e, si spera, durevole nel tempo, è stata l'acquisizione di un certo tono che prima non avevo. La pelle è più luminosa, i capelli sembrano obbedire abbastanza ai dettami del pettine e la gente che incontro comincia a notare la differenza: uh, ma cosa hai fatto? Guarda come stai bene!
Devo dire che per me è molto incoraggiante. Soprattutto se penso che in questo mese ho imparato a gestire la mia fame atavica e a bere le tisane senza zucchero ne' miele.
Insomma, non aggiorno il ticker e non mi peso per scaramanzia, ma penso che il 26 novembre, data della prossima pesa pubblica dalla Dottoressa Cattiva, avrò una bella sorpresa.
L'unica cosa che mi pesa è dover rinunciare alle cene fuori con gli amici. Rimanderò a tempo debito.

Ah, dimenticavo: l'altro effetto benefico, oltre a quello di non dover più cucinare 3 pasti separati per i miei commensali (il Nano mangia quello che mangiamo noi adulti, grazie al principio del bollito/piastra/vapore), è che per la spesa, eliminato il superfluo e l'immangiabile, spendo sì e no 50 euro a settimana.
Che goduria!

Sento che persino in questo momento sto dimagrendo. Come godo.

mercoledì 21 novembre 2007

Domande difficili

Ecco cosa chiede il Nano appena sveglio:



Una grande domanda, alla quale non abbiamo ancora saputo rispondere.

C'mon, let's horror again

In un momento di flusso di coscienza, io e la Jes abbiamo realizzato che siamo due regine del trash. E quindi, abbiamo deciso di festeggiare aprendo un blog a tema.

Sono molto graditi commenti e contributi fotografici.

lunedì 19 novembre 2007

Post ad alto contenuto horror

E' con una certa emozione che mi accingo ad annunciare la prima cosa più spaventosa del mondo, quella che rimarrà nel lupinico cuore anche dopo che giacerà infranta ai miei piedi: il famoso vassoio con le corna.
Ma ammiriamone i delicati contorni e le iridescenti sfumature: le spighe di grano appena abbozzate, simbolo di fertilità; la cipolla ed il mezzo limone sul lato sinistro, che stanno ad indicare come il matrimonio, sebbene unione difficile ed a tratti acida (il limone), sia come una cipolla (non una cosa da piangere, maligni! Volevo dire che come la cipolla va sfogliata a poco a poco per raggiungerne il nucleo); le corna, poi, come simbolo apotropaico e scaramantico, ed infine il mazzetto di asparagi, che non so cosa cazzo stia a simboleggiare, ma son tanto boni anche se fan puzzare la pipì.
Chi volesse aggiudicarsi il raffinato cadeau, mi mandi pure una mail. Ma sappiate che me ne disfo a malincuore.
Il Gig, già meno.



O dove andranno mai questi tre signorini pensierosi? Che cosa mai frullerà nelle loro testoline di legno? Ma soprattutto, si può sapere chi cacchio sono? I tre fratelli Dalton di Lucky Luke che vanno ad un ballo in maschera?
Troppi sono gli interrogativi che si affollano nella mia capoccia.
Il Gig sostiene che li ho comprati io allo SME di Conegliano Veneto in un momento di crisi da shopping compulsivo, ma io dubito fortemente. Penso piuttosto a qualche amico con la casa smaccatamente etnica, che colto da una sorta di furore panico abbia deciso che sì, lo stile coloniale è bellissimo e tutti, proprio tutti devono entrare in questo ordine di idee.


Il simpatico Rastamanno-manone è una riproduzione in resina e sputo di una divinità del culto rasta, ed è il corrispettivo cannaiolo della nostra madonnina di lourdes. La leggenda narra che il dio Rastamanno-manone, un giorno, si sentiva solo perchè la sua fidanzata lo aveva lasciato. Decise allora di mettersi a pregare. Giunse le mani in preghiera, ed invece della prece esaudita ebbe in dono dal Dio degli Dei un paio di manone grosse così. "Ma Dio degli Dei, che cazzo ci faccio con due manone grosse come pale da mulino?" ed il Dio degli Dei gli rispose: "O Stolto, e che ne so? Ero qua che distribuivo le parti anatomiche agli animali grandi, e mi sono distratto un attimo. Ora te le tieni, e fammi il piacere di lasciarmi lavorare." e sparì con un rombo di tuono.
E fu così che i seguaci del culto rasta diventarono devoti del dio Rastamanno-manone, e usarono le sue enormi mani come portaoggetti.





Io che son pagana, ad esempio, lo uso per appoggiarci sopra i gufi di Harry Potter. E devo dire che in questa funzione è davvero eccellente.
I tre guerrieri dai capelli stopposi.
Queste gradevoli riproduzioni lignee di autentici guerrieri dai capelli stopposi sono state donate dagli amici del Gig per Natale qualche anno fa.



Qui potete ammirarli in assetto di guerra:


Da notare il raffinato pendant tra i gonnellini di paglia e le folte capigliature, che mai conobbero maschiera al midollo di bue e balsamo.I tre guerrieri probabilmente sono stati ricavati da una traversa da ferrovia, proprio nel punto in cui dieci milioni di utenti delle ferrovie dello stato hanno usato la ritirata, tanto la misteriosa essenza lignea olezza.
Quando conobbi il Gig, mi invitò nella sua casetta da scapolone impenitente, dove regnava un ordine immoto, perfetto. Sgamai subito che c'era stata sua madre a pulire, perchè sotto ad ogni guerriero era sistemato con immenso amore materno uno splendido centrino all'uncinetto.
Pensavi di fregarmi, eh, Gig?


Siori e siore, venghino.
Chi offre di più?

domenica 18 novembre 2007

Ancora superfici verticali. Post spaventoso poco adatto agli animi sensibili.

Sapevo che il tabù della scavalcata prima o poi si sarebbe infranto.

Stavo finalmente addentando i miei succulenti 90 grammi di manzo (succulenti sta per suola di scarpa filacciosa), quando dalla camera da letto si ode un suono sinistro, come la chiusura a spinta di una porta.
Quasi immediatamente si vede schizzare via la gatta Oliva Olivetti, la gatta-allarme. E siccome io e il Gig sappiamo che la gatta-allarme non si attiva mai a vuoto, comprendiamo la gravità della situazione e ci fiondiamo nella stanza da letto, stranamente chiusa.
Apro la porta e per miracolo scanso una massa gialla che giace ai miei piedi: è il Nano, rannicchiato in posizione fetale, che piange disperatamente. Il bischero ha scavalcato il lettino, è caduto di testa ed ha chiuso la porta con una zuccata.
Una persona normale sarebbe morta. Secca e dura, lì sul posto. Io ed il Gig siamo due persone abbastanza normali, ed in effetti non abbiamo tirato le cuoia per miracolo.
Insomma, il Nano ha scavalcato una sessantina di centimetri di sponda con le sue gambone, e si è fatto un volo di un metro di testa.
Detto così, fa un certo effetto, vero? Ma mai come vedere il proprio pargolo spatasciato al suolo nel suo pigiama giallo.

Dopo un veloce controllo sul numero delle ossa, con vari tiraggi di braccia e gambe, abbiamo decretato che il Nano è miracolosamente illeso.
Nel 1968, Dick Fosbury rivoluzionava il mondo del salto con l'asta. Nel 2007, il Nano inventa il salto dal lettino con scavalcamento di sponde.

"Lupi, ti rendi conto? Il Nano ha cominciato a camminare a 10 mesi, a 11 correva come il lampo, a 12 parlava con frasi composte, a 13 scavalca le sponde del lettino. E' troppo avanti."
"Sì, sarà anche avanti, ma se va di questo passo dura anche poco."

Biddore di voglio barlare.

Ecco, io devo dire che ho sempre delle pessime idee di domenica mattina.

"Gig, perchè non andiamo fino alla vecchia casa dove abitavamo prima a portar via un po' di scatoloni?"

Sì, perchè quando ci siamo trasferiti l'estate scorsa abbiam lasciato un casino di cose, ovviamente inutili, ripromettendoci che una volta nato il pupo avremmo fatto il trasloco vero e proprio.
Niente di più sbagliato. Nessuno ne ha avuto la benchè minima voglia. La roba è rimasta lì. Ma adesso che si è rotta una tubatura, ci tocca fare i lavori, e magari pure affittarla per ricavarne dignitoso reddito non sarebbe male, e quindi con gran fatica e lentezza traslochiamo.
Sepolto tra gli scatoloni mai aperti dal trasloco precedente (quello Treviso-Toscana), son saltate fuori delle cose inquietanti. Tipo questo.




Io di sicuro non l'ho comprato. Forse da ubriaca e impasticcata, potrei comprare una cosa del genere. Forse l'ho vinto al gioco dei tappi della Festa dell'Unità, oppure, come temo, qualcuno me lo deve aver regalato.
Ma soprattutto, cos'è? Uno schiavo che regge una foglia? Bah, troppo semplice. A cosa serve, poi? E' un vuotatasche? Un portacaramelle? Un portapastiglie? Oppure un semplice schiavo che regge una foglia così, tanto per fare, e qualcuno un giorno passò di lì e disse: vieni, vieni o bel negretto, che plasmerò un pezzo di plastica imitazione legno con le fattezze della tua soave immagine, e ne farò un oggetto di dubbio gusto e dubbio uso?
Adesso io ed il Gig siamo qua che ci scervelliamo per ricordarci chi possa essere il colpevole di tanto scempio per depennarlo dalla lista degli amici, anche se tardivamente.


E non è finita qua. Siccome con questo post ho intenzione di inaugurare una nuova ed appassionante rubrica, domani pubblicherò le foto del resto dello scempio, che consta in una fila di africani di legno, una serie di mostri orrendi dalle varie e molteplici funzionalità (portacandela, posacenere e portapenne), e per finire il magnifico vassoio cornuto, dono apotropaico per il mio matrimonio da parte di una vecchia zia affetta da rincoglionimento conclamato, che è stata punita da noi con una bomboniera piena di confetti spaccadentiera (ovvero sassi dipinti di bianco).
Sono emozionata come un muflone alla monta primaverile.
E allora, vai con le cose più spaventose del mondo!

sabato 17 novembre 2007

L'angolino della dieta.

Stamani mi son fatta la messa in piega, truccata dopo più di un anno che non lo facevo, sapientemente pettinata e soprattutto rientrata in una giacca che non mi stava più.

Gioite con me, o barbari!

giovedì 15 novembre 2007

Superfici verticali e letargia.

Il Nano ieri ha dormito 13 ore. Purtroppo per noi, nella metà sbagliata della giornata.
Stamattina si è svegliato ad un'ora impossibile, e dato che il Gig era atteso da un tour de force smerdatorio, la Grande Madre Sacrificale che è in me si è alzata con pachidermica fatica dal caldo lettuccio coniugale ed ha condotto il Nano nella stanza dei sollazzi, ovvero lo studio. Lo studio, stanza attualmente adibita a soggiorno in quanto stanza mancante (ma che ben presto ci sarà), consta di un televisore culone, una serie di aggeggi tecnologici del Gig che io non so assolutamente usare, una postazione computer, due divani sbrindellati dai gatti ed una enorme, anziana libreria di legno laccato di bianco, che ogni tanto vomita un libro che ho comprato e non ho letto.
La Grande Madre Sacrificale purtroppo ha perso conoscenza presto e con indosso una copertina di Superman si è abbandonata al pisolo. Il Nano, nel frattempo, esplorava l'altro divano tentando di prendere un bicchierino di plastica. Dopo un'imprecisata manciata di secondi o minuti o ore (ma chi può dirlo), mi sono addormentata.
Primo risveglio: un Nano blaterante in zoomata nell'orecchio. La Madre si riaddormenta.
Secondo risveglio: Nano sul divano. In piedi. Come ci sia arrivato, lo si ignora. Comunque la Madre Sacrificale lo fa scendere e si riappisola.
Terzo risveglio: Nano scomparso. La Madre Sacrificale si prende un bello spavento, ma una capocciata rivela la sua posizione sotto un tavolinetto Lack verde pisello. La Madre Sacrificale tenta di alzarsi, ma la stanchezza le ottenebra la mente e ricade svenuta.
Quarto risveglio: la Madre Sacrificale si risveglia con La Dama del Sudario in edizione economica sulla faccia, mentre un nano premuroso le posiziona Misery non deve morire e una raccolta di poesia sudamericana in due volumi sulla pancia.
Quinto risveglio: il Nano non c'è. Non è da nessuna parte. La Madre Sacrificale si spaventa a morte, e si risveglia del tutto: il Nano si è arrampicato sul primo scaffale in basso della libreria, arraffa libri e li lancia canterellando. Dopodichè salta giù, cade sul sedere, si rialza, si arrampica sul divano e in un batter d'occhio è in piedi sullo schienale a tirare giù altri libri.

Dopo mesi di esplorazione orizzontale, è giunto il tempo ahimè delle superfici verticali.
Non immaginavo che sarebbe accaduto così presto.

mercoledì 14 novembre 2007

Peli.

Sebbene in passato abbia lungamente disquisito sulle mie pelurie, io non posso davvero definirmi una donna-lupo. Non sono pelosa, insomma. Non troppo.
Però ho un pelo, uno solo, che si è ribellato. E' insorto in mezzo a tutti gli altri, sollevando la testolina, ed ha deciso di abitare permanentemente nel mio corpo proprio là dove non ci si aspetta.
Il pelo è grosso, nero e si chiama Gigio.
Il pelo Gigio fa come gli pare. Il pelo Gigio è indomabile, e ti frega sempre sul tempo.
Hai voglia di andare dall'estetista a farti scotennare. La mia estetista, poi, (sempre che si ricordi di me), è pure una meticolosa: "Lupina, ma guarda che strano, hai un peletto nero sotto il mento. Lo tolgo?" " Fai pure. Ma aspetta, fammi vedere: ma è il pelo Gigio! Sappi che non servirà"
E la mattina dopo mi sveglio, mi guardo allo specchio e zac: il pelo Gigio è tornato, solo un po' più in là.
Io con questo pelo Gigio ci ho combattuto per anni. Il pelo Gigio è bastardo. Che tu lo recida col rasoio, lo strappi via con le pinzette o la ceretta, lui se ne sbatte. E' peggio della tenia, se non gli si stacca la testa lui continua a vivere, e striscia zic zic zic sotto la pelle del corpo alla ricerca del poro giusto dal quale sbucare facendoti fessa.
In gioventù mi depilavo le gambe e le ascelle con precisione chirurgica in vista di un appuntamento galante, mi pettinavo e truccavo sapientemente, il mio gentiluomo mi veniva a prelevare, ma io provavo sempre quella inquietudine da inadeguatezza cosmica. "Ma no, stai benissimo, " mi dicevo, ma bastava un'occhiatina allo specchietto di cortesia della macchina per far crollare tutte le mie certezze: il pelo Gigio era di nuovo lì, stavolta nascosto in un sopracciglio. Ed io mi ritrovavo seduta al ristorante a tentare di strappare il pelo ribelle mentre lui non guardava, mentre lui vedeva benissimo queste mie manovre, mi catalogava tra le pazze piene di tic nervosi e non c'era futuro.
Certe volte mi svegliavo sentendomi orrenda, con dei criceti nelle narici ed i baffoni da forzuto del Caucaso, ed al pelo Gigio non ci facevo caso, in mezzo a tutto lo sfacelo circostante. Il fatto di sapere che lui era lì era la mia certezza.
Il pelo Gigio non è mai andato in ferie. Casomai si è nascosto in zone inarrivabili del mio corpo tipo metà schiena, mostrandosi solo in qualche occasione balneare o di amorosi sensi. Facendosi comunque notare. Perchè comunque la caratteristica principale del pelo Gigio, oltre l'indomabilità, è la capacità di migrare sottocute e riaffiorare là dove meno te l'aspetti. Una volta, durante una lezione universitaria parecchio noiosa, mi sono messa a cercare il pelo Gigio nelle zone che di solito passano un po' in secondo piano, dato che era un po' che non lo vedevo in giro. Ero in un'aula maledetta con l'acustica al contrario, quella che se bisbigliavi un porcamiseria il professore microfonato ti guardava dritto in faccia dicendoti prego?Sì, proprio lei, signorina.
Dopo un po' che mi ispezionavo le braccia inutilmente, ecco che ti spunta questo bastardo di pelo proprio sotto il cinturino dell'orologio, più ritroso e ribelle che mai.
Devo aver fatto un verso strano, oppure attirato l'attenzione con qualche colorita espressione di giubilo, fatto sta che tutti si son girati verso di me sorprendendomi con le maniche a mezz'asta ed una faccia a metà tra l'ebete e l'entusiasta, ed il pelo strappato con le nude mani tra il pollice e l'indice. Il professore mi consigliò di occuparmi di cose più costruttive per il mio ego che la glottologia, ed io in effetti obbedii.

Stamattina, il pelo Gigio non c'era più. L'ho cercato dappertutto, pensando che magari si fosse nascosto tra le pieghe del lardo dal quale sono circonfusa, ma lui nulla. Ho ispezionato anche le piante dei piedi e tra le dita, ma nulla, il pelo Gigio era latitante. Poi, guardando bene il Nano, mi sono accorta che ha un pelo lungo e nero su un orecchio: possibile che le capacità migratorie di un pelo si trasferiscano da madre a figlio?
Non pensavo che la maledizione del pelo Gigio si abbattesse sulla nuova generazione. Deve essere un difetto congenito, o qualcosa di simile, oppure si è trasferito via tetta con gli anticorpi.
Allora aveva ragione Eschilo sostenendo che i peli dei padri ricadono sui figli?
Mmh, forse erano le colpe, ma chissenefrega. In fondo il Nano è uomo, e gli uomini i peli li hanno di natura e non sono costretti a strapparseli brutalmente come facciamo noi.

Ho controllato meglio: il pelo Gigio del Nano in realtà si è rivelato pelo di gatto nero.
Sei salvo, figlio mio! Corri, Nano, corri tranquillo nelle tue ciabatte sgangherate: il pelo Gigio è ancora qua con me, pronto a farsi strappare e ricrescere mille e mille volte.
Nella vita non c'è niente di certo, tranne la morte. E il pelo Gigio.

Case, ovvero un'insana mania.

La devo smettere. Smettere subito.
Io sono una maniaca dei giornali di arredamento e bricolage. Non faccio che comprarne, e comprarne, e comprarne. Poi mi incazzo come una iena perchè vedo case bellissime, perfette, con una caterva di oggetti tutti disposti benino e non a casaccio come a casa mia, e mi sale un nervoso, ma un nervoso.
Le didascalie poi, sparano delle vere e proprie scemenze: "La signora Hoffmann si diverte a scovare piccoli oggetti nei mercatini e dai rigattieri, ed è riuscita ad arredare la sua casa con originali pezzi d'antan a piccoli prezzi". Innanzitutto, se io vado da un rigattiere non riesco a scovare un bel nulla se non un gran casino ed una massa di troiai. E poi, i piccoli prezzi sono in realtà dei veri e propri salassi.
Adesso, ad esempio, va di gran moda il decapè e lo shabby chic. Che sarebbe, tradotto in italiano corrente, mobilacci che non se li sarebbe filati nessuno manco a regalarli, ricoperti da uno strato di vernice bianca stesa male. Facilissimi da realizzare da soli: basta un imbianchino epilettico, un martellone da officina e una sacchettata di tarli, il tutto chiuso in una stanza per una mezza giornata. Dopodichè vi si applica un cartellino con un prezzo esorbitante, et voila.
Oggi, ad esempio, sono andata a comprare le medicine per la Dodda Balada, e sono passata davanti ad un'edicola di giornali. In bella vista, a farmi l'occhiolino tra le riviste di arredamento, c'era lei: CasaFiga*. Non ho potuto esimermi dal comprarla.
Ennesimo travaso di bile di fronte allo stile gustaviano: una casa il cui colore principale, il grigio perla, mostrava tutto il suo minimalista splendore dalle pagine patinate, causandomi penosi mal di testa. La casa era tutto un biancheggiare di opalescenze e cristalli, tutte le solite costosissime rigattierate disposte ad arte.
Ma perchè loro sì ed io no? Perchè riescono a mantenere candide le fughe tra le piastrelle pur cucinando, ed io per scaldare un miserabile pentolino di cera tra poco do fuoco alla casa? Ma come fanno ad avere certi bagni immacolati?
Ma ci vivono?, mi chiedo.
L'altra rivista verso la quale ho sviluppato una dipendenza quasi tossicoide è Casa Affascinante*. Il nome della rivista è sbagliato, secondo me. Dovevano chiamarla Casa Affascinante ma Disabitata. L'unico segno di vita, nel servizio fotografico principale, è un gatto nero acciambellato elegantemente su un divano bianco. Che subito dopo devono averlo cacciato via, povera creatura.
Ora, se hai gatti, cani e bambini sai benissimo che rappresentano il Nemico Numero Uno dei divani chiari, figuriamoci di quelli bianchi. Se hai un gatto nero, specialmente, col cacchio che lo lasci dormire sul divano. Su un divano come quello, poi, manco a parlarne. Io ovviamente sono di stampo tollerante, e li guardo farsi le unghie sui braccioli senza battere ciglio, ma una persona normale non lo fa e li rincorre col battipanni. Una notte di due anni fa i miei gatti hanno lavorato alacremente per farmi trovare al mattino una bella sorpresa: hanno scavato entrambi i divani dal di sotto, regalandoci un gradevole effetto-massaggio dato da loro due che si picchiavano dentro l'imbottitura. Io mi sono arrabbiata? Ma noo. Mi son messa a ridere. Il Gig già meno.
Figurarsi se a me dei miei divani frega qualcosa: son divanacci semidistrutti, e non hanno ormai alcun pregio se non quello di conservare nella loro memoria elastica la forma del mio culone.
Adesso mi è presa una fissa pazzesca: voglio anch'io una stanza finta. Una stanza dove nessuno deve mai andare, altrimenti lo picchio con la padella delle caldarroste. Una stanza dove avere tutto bianco, perfetto, in ordine, immacolato. La mano del Nano non deve metterci piede (che raffinato calembour) .Un bel soggiorno con tante vetrate, un po' di mobilio decapè fighetto, un pianoforte a mezzacoda con le foto dei trisavoli, anticaglie meravigliose e tesori nascosti. Poi portarci la gente a vederla, e sentirsi dire :"Ooooh, ma come siete ordinati! Oooooh, ma che biancore immacolato!", e sapere che di là c'è un Gig che semina calzini e mutande come se piantasse un pratino, ed un Nano iperattivo che martella le ante dei mobili per sentire il rumore.
Sarebbe bellissimo abitare in una di quelle case disabitate per mettere un po' di sano disordine.
Ma io mi accontenterei anche di una sola stanza, oh.

E ora che mi frulla in testa quest'idea, come fare a liberarsene?

martedì 13 novembre 2007

La vendetta della Santa Tetta

Gli anticorponi emessi dalla Santa Tetta hanno guarito il Nano in un battibaleno, alla facciaccia di tutti quelli che insistono nel dire che allattare un nano oltre l'anno di età non serve a nulla.
Lui adesso è qua che si lamenta del fatto che io non sia una brava madre, dal momento che lo lascio nel box per farmi quei dieci minutini di cazzi miei (tipo lavarmi le ascelle, provvedere ad un accurato bidet e, finalmente, pettinarmi. E anche scrivere questo post). Nonostante questo, mi deve la salute, 'sto Nano ingrato.

Mia madre, stamattina, mi ha infastidito con la seguente telefonata:
"Sodo bolto balada. Il Dado bi ha attaccato il borbo."
"Eh?"
"Dicevo che sodo balada. Tuo figlio è ud udtore di terribili balattie. E siccobe tu sei respodsabile di tutto questo, devi addare a farbi la spesa. E cobprare cose in 4 degozi diversi, situati ai 4 pudti cardidali della città e lodtadissibi tra loro. Ti ci vorrà ud po' di tebpo, ti avverto."

"Pronto, casa Lupini"
"Prodto, sodo Doddo Asl. Sodo id procidto di borire di scorbuto e di pellagra."
"Uh, Adorato Suocero, mi dispiace molto. Immagino che oggi non potrete passare a prendere il Nano per trastullarvelo un po' voi, vero?"
"Iddovidato, Duora Idgrata. Dal bobedto che sodo ibpossibilitato, il Dado te lo tiedi te. Adesso devo addare. E cobugque, potrebbe essere lupus oppure sarcoidosi, quiddi state attendti. A proposito, tua madre dod ha il lupus?"
"Sì, ma la forma eritematoso-discoide. E comunque, non prevede contagio."
"Sicura?"
"Sì. E' una malattia autoimmune."
"Allora sarà di sicuro sarocidosi"
"Buona agonia, allora. A proposito, a quanto ha la febbre?"
" A tredtasette e tre."

Ecco. Io a trentasette e tre faccio il cambio degli armadi a finestre spalancate e certe volte spacco pure la legna a torso nudo.
Ah, questi anziani!

lunedì 12 novembre 2007

Duplice botta.

Oggi si festeggia san Bernoccolo e Santo Terriccio in Bocca.

Primo incidente del Nano.
Il Nano è un tipo preciso, nonostante i suoi pochi anni. Ama la pulizia, e mette tutto a posto. Col suo criterio, ma a noi va bene così. Oggi probabilmente deve essersi accorto che non siamo à la page, non abbiamo lo schermo al plasma ma un normale televisore. Ha dunque usato il biscotto che gli ho dato per merenda per pulire lo schermo del televisore, creando l'effetto schermo al plasmon, che non è proprio la stessa cosa, ma noi non ci formalizziamo.
Purtroppo, durante l'opera di plasmonizzazione, il Nano ha preso male la mira ed ha sbattuto violentissimamente contro il mobile Piripulla dell'Ikea, atto a sostenere l'ex televisore a valvole-ora schermo al plasmon. Naturalmente ha sbattuto la testa. Devo dire che il blu sul bernoccolo gli dona davvero.

Secondo incidente del Nano.
Mentre mia madre, mia sorella ed io eravamo intente ad ammirare le specie arboree del suo giardino, il Nano sfugge da ogni controllo ed affronta il più infame scalino presente sul territorio. Casca di faccia contro un mucchietto di terriccio, e siccome non respira ancora bene dal naso ed è costretto a stare a bocca aperta, quando lo tiro su sembra una specie di quadro di Arcimboldo.
Gli estraggo un paio di foglie dalla bocca approfittando del fatto che mentre piange tiene la bocca a salvadanaio, lo ritiro su e lo faccio ripartire verso mille avventure con una bella pacca sul sedere.
Adesso è in braccio a mia madre, e sta dormendo. Mia madre è lì dalle 16.30, ed ora sono le 19.20. Sarà per via della duplice botta?
Mi viene da ridere se penso a mia madre, Nonna Ansia, che regge la pipì da non so più quanto, solo per evitare di svegliarlo, che altrimenti gli si procurano dei traumi e vien su mentalmente deviato come te e tua sorella.
Ma mamma, ma come osi?

Ritorsione del morbo nanesco

Il Nano sta bene. Non ha più nulla.
E' qua che saltella con due vasetti di plastica in mano, li sbatte per terra e li lancia urlando.

Io ed il Gig invece siamo due stracci. Lui col mal di schiena e 38 di febbre, io con un mal di testa che devo stoicamente sopportare per via della Santa Tetta.
La cara Jes mi faceva notare che i virus escono dai nani molto incattiviti, e colpiscono inesorabili gli adulti facendo di loro stracci per pulire l'argenteria. Anzi, dirò di più: le capacità nanesche ne riemergono decisamente potenziate. Adesso urla come una sirena, lancia gli oggetti con una certa precisione, e stamattina ci ha pure picchiati a sangue mentre dormivamo, facendoci male (il Gig ha subito uno stortamento di naso ed io una calcagnata in un occhio che mi ha fatto vedere le stelle).
Boh, sarà la debolezza per via della dieta, sarà che sono inerme di fronte a cotanta vivacità, ma 'sto nano è davvero agitato e ci porterà ben presto alla tomba.

domenica 11 novembre 2007

Una bella nottatina davvero.

Una bella nottatina, non c'è che dire.
Ieri sera il Nano non voleva dormire. Un grosso rospone viscido si era impossessato del suo piccolo corpicino, e lo tormentava costringendolo a gracidare le solite tre parole incomprensibili. La session, composta da puppa-bimbochesiaddormenta-giunelettinopianpiano-urlascomposte-puppa, sembrava non concludersi mai. Per un attimo ho temuto l'effetto Franzoni, dato che la mia fettina di manzo da 93 grammi ed i miei 300 di cavolfiore scondito mi chiamavano a gran voce dalla cucina, per comunicarmi che stavano diventando rispettivamente una suola di Dr. Martens e un pezzo di gelido alabastro.
Alla fine è crollato.
Stanotte ha continuato imperterrito a gracidare nel sonno, nonostante la quantità impressionante di mentolo-eucaliptolo che invadeva Villa Lupina.
Ad un certo punto si deve essere svegliato, e la solita mano misteriosa (ma si sospetta nano-cinesi. Non nel senso dei cinesi, però.) lo ha adagiato dolcemente in mezzo a noi. Mi sono svegliata alle 5 del mattino con una strana sensazione: battendo i denti dal freddo, la gola secca ed uno strano senso di bagnaticcio su una gamba. Stai a vedere che il Morbo Nanifero mi ha colpita, mi son detta. Tastando il Nano mi sono accorta che era bagnato fradicio. Come la mia coscia destra. Come una pozza d'acqua che intrideva il materasso. Come il lato sinistro del Gig, che però ha continuato a dormire tranquillamente non accorgendosi di nulla.
Il pisellone del Nano, indomabile come il proprietario, ogni tanto si ribella al pannolino e scappa fuori. In genere effettuo l'operazione di cambio facendo la massima attenzione, ma ieri sera qualcosa deve essere andato storto. Forse la fame atavica che mi attanaglia, forse le manovre addormentanani, insomma, fatto sta che il pisello era in giro per fatti suoi mentre il resto del corpo dormiva.
E siccome il Nano è un bambinetto che non si fa mancare nulla in fatto di liquidi ingeriti, la notte piscia come un idrante delle aiuole comunali.
L'ho cambiato maledicendo me stessa, e le mie belle lenzuola nuove di Via col vento che stamani se ne sarebbero davvero andate, gone with the wind out of the window, e poi lavate. Appena messe su. Argh.
Da adesso in poi, massima attenzione al Pisellone Innaffiatore.
Una bella nottatina, invero.

E il Gig, bagnato fradicio di piscia santa, si è svegliato stamani ignaro di tutto e si è annusato sospettoso le maniche del pigiama.

venerdì 9 novembre 2007

Quandi finiscono gli anticorpi

Il primo raffreddore è arrivato, preannunciato da una serie di starnutini e caccole espulse da micronarici arrossate. Il Nano ha continuato a correre come la pallina di un flipper nelle sue ciabatte nuove color Maschera della Morte Rossa, incurante della febbre che saliva.
Dopo una minidormita di 15 minuti o poco più, che mi ha permesso di ingurgitare la mia cena (un hamburger di tacchino ed un finocchio diviso in 4), il Nano ha cominciato a dare in escandescenze mostrando una candelona al naso di tutto rispetto.
Alle 21.45, dopo aver dormito sulla mia pancia inanellando una serie di "quettocugè quellocugè" nel sonno, le uniche cose che sa dire il Nano sono diventate alla stregua di un mantra. Si è dibattuto come un grongo in una rete, il livello di mentolo nella stanza ha raggiunto gli stessi livelli della fabbrica della Vigorsol, e si è decretata ufficialmente la fine degli anticorpi materni.
Il Nano ha il raffreddore. Colpa di Dennis e Manuel, due unenni incontrati nella sala d'aspetto dell'ospedale dove martedì il Nano è stato trascinato contro la sua volontà per la somministrazione del vaccino. Dennis e Manuel in realtà sono due nani travestiti da poppanti, pagati dai servizi segreti per spargere il morbo del moccio febbricitante tra gli ignari fanciulli che fino ad ora si erano salvati dai mali di stagione e screditare così la famigerata Tetta Salvatrice.
Il Nano, ahimè, stavolta non è sfuggito.
Il latte materno, elargito con tanta generosità dalla puppa, non è bastato.
Adesso dorme, appallottolato come un porcellino di sant'Antonio. Nel lettino sono stati sistemati alla bell'e meglio la copertina del Cavallo Giuseppone e la Bambola Anna, nella speranza che portino conforto al povero malatino.
Per il momento, il silenzio regna nella Villa Lupina. Si sente solo un flebile ronzio di cpu al lavoro, e la mamma ha quasi paura a schiacciare i tastini della tastiera perchè fendono l'aria come i botti che certe vecchie macchine fanno all'accensione.
Il Gig è assente. E' alla cena della ditta, ad elevare il suo tasso alcolico e a farsi sospendere la patente da qualche pattuglia incazzereccia. Si è risparmiato questo strazio del Nano gorgogliante di mocci, e almeno la sua maglia si è salvata.
Già, perchè il Nano ha già preso quella disgustosa abitudine dei mocciosi: si pulisce il naso sulla mia maglietta.
Prevedo una lunga nottata.

Il Nonno Asl, naturalmente, ha pronunciato la fatidica frase: "Ve l'avevo detto, io."
Si attendono con ansia le sue funamboliche diagnosi.

Sineddoche

Gli altri bambini guardano la propria madre, adoranti.
Gli altri bambini stendono le braccine, sollevano la testa e chiamano la loro genitrice con il nome dolcissimo di mamma.
E' un richiamo poetico, commovente, che scioglie l'anima della madre e smuove profonde corde ancestrali.
Quando pronunciano quel nome, milioni di lingue si uniscono in un unico, tenero concetto.

Il mio mi chiama puppa. E con questo, ho detto tutto.

giovedì 8 novembre 2007

Nonno Asl.

Oggi pomeriggio ho assistito ad una delirante telefonata tra il Gig e suo padre, Nonno Asl. Nonno Asl è la causa principale dell'ipocondria del Gig, sta sempre a casa e se qualche volta esce è di sicuro per una visita, o per portare il cane dal veterinario.
Gig: "Pronto, papà? Come va?"
Asl: "Bene, e tu?"
Gig: "Mah, benino. Sai, ho un po' di mal (nooo, Gig, non dirlo! Non glielo dire, altrimenti scatta la modalità Nonno Asl-Enciclopedia Medica!) di schiena (Noooo, ti avevo detto di non dirglielo! Adesso che ne sarà di noi?)
Troppo tardi. L'ha detto. Adesso Egli sa.
Asl: "Sei andato dal medico? Allora sono reumatismi? Ti sei fatto mettere in malattia? Hai fatto l'impegnativa per le lastre? Hai consultato un bravo specialista? Quando hai l'appuntamento per il controllo ortopedico? Quando ti operano?"
Gig:"Ma no, papà, ho solo la schiena un po' incriccata ed una piccola infiammazione al nervo sciatico, nulla di che."
Asl: "Eh, sì sì, si comincia così, ma poi vedi che resti bloccato a 90 gradi. Il mal di schiena è l'anticamera della sedia a rotelle! Si comincia con un doloretto qua, ma poi vedrai come degenera! Manco un anno e ti ritrovi con la schiena spezzata, a soffrire come un cane."
Gig: "Papà, su, non esagerare. Mi metto il cerotto, e in due giorni mi passa."
Asl, ormai definitivamente in modalità enciclopedia medica- dr. House: "Potrebbe essere ernia al disco, oppure lombalgia, oppure scoliosi, oppure cifosi, oppure lordosi... insomma, una cosa antipatica e difficilissima da guarire, che potrebbe portarti alla tomba ben presto. "
Gig: "Ma papà"
Asl: "Eh, sì, trascurati! Non avere cura della tua persona"
Gig: "Ma papà"
Asl: " E poi non dire che non te l'avevamo detto, eh"
Gig: "Ma papà"
Asl: "Si comincia con un doloretto, e poi..."
Gig: "Ma papà"
...

Caro Suocero, per il bene della sua salute fisica le consiglio vivamente di smetterla con tutti quei telefilm sugli ospedali.
Scrubs compreso.

Ero bellissima

Io anni fa ero bella. Sì, va bene? Che non lo posso dire?
Ero magra. Cioè, magramagra no, ma avevo le mie belle tettine ed il mio culino taglia 44, pesavo sì e no 60 kg e stavo proprio bene. Avevo i capelli sempre abbastanza a posto, l'aspetto curato, la scarpa giusta.
Adesso sono una cicciona scarmigliata. Ho i baffi (vedi il Secondo Grande Disastro) , il trifoglio irlandese sulle gambe (perchè a chiamarli peli si offendono), degli strani capelli scurissimi che prima non avevo e mi vesto come certe signore di mezza età quando vanno a portar fuori il cane di mattina presto. Inoltre, la gravidanza mi ha fatto cadere un sacco di capelli sulle tempie, che adesso stanno ricrescendo in una lanugine spaventosa che schizza fuori donandomi un aspetto spettrale e vagamente draculesco.
Va bene, insomma, tutto questo per dire che sono un vero cesso.
Oggi ho ricevuto la seguente telefonata:
"Pronto, salve, cercavo la Lupina. Sono l'organizzatorice delle feste del rione. Sarebbe disponibile a dare una mano per organizzare le feste di Natale?"
"Ehm, tempo permettendo, si potrebbe pure fare."
"Si tratterebbe di organizzare la festa dell'Epifania."
"Interessante. Ovvero? Sarebbe?"
"Mah, nulla, si dovrebbe travestire da befana ed andare a consegnare doni ai bambini del rione"

Ecco. Io capisco pure che una possa aver avuto un crollo.
Ma non pensavo fino a questo punto.

Adesso mi manca solo un porro sul naso, e la trasformazione può dirsi terminata.

mercoledì 7 novembre 2007

Pronto intervento

Il Nano stamattina è sfuggito al mio controllo ed ha arraffato il telefono. Dopo qualche minuto che lo vedevo tranquillo, troppo tranquillo in un angolo, ho realizzato che stava combinando qualcosa: stava parlando al telefono in una lingua tutta sua.
Col 113.

Nano, ma cosa pensavi di fare? Ci hai già provato una volta con il call center della Finanza, non ti pare il caso di lasciar perdere le forze dell'ordine?

Il giardiniere

Noi Lupini siam campagnoli. Ossia viviamo in campagna in un appezzamento di terreno, ci vestiamo come la famiglia Ingalls e ce la spassiamo in bel giardinone grande e disordinato.
Un po' di tempo fa, si decise di rivolgerci ad un giardiniere che di tanto in tanto ci venisse a dare una sistemata alle siepi. Fino ad allora facevamo tutto da noi, con risultati piuttosto disastrosi: potature che stazionavano per anni in attesa che qualcuno le buttasse via, tosaerba perennemente in riserva, vasi accumulati negli angoli ad accogliere erbacce e piante infestanti, rampicanti carnivori che ti ghermivano inglobandoti nelle loro spire. Insomma, una tragedia.
Mio padre, che è uomo pragmatico, ha pensato di chiamare un omino. L'omino in questione è un umarell agricoltore in pensione, e ce lo ha raccomandato la moglie.
"Ma come, la moglie? E che cacchio di raccomandazione è?" gli facciamo noi.
"Calmi, calmi. Da quando è in pensione, sta tutto il giorno in casa a rompere le palle alla sua signora, che non vede l'ora di toglierselo di torno."
Mio padre ha preso questa credenziale come intento di buona volontà. Oltretutto, l'omino gode anche di ottime referenze: ha fatto il giardiniere nientemeno che dalla Marchesa (che è una nobildonna delle mie parti, famosa per essere una donna esigente e rompicoglioni.)
Orbene, l'omino viene due volte al mese.
La differenza tra il prima ed il dopo è impalpabile. Le potature son sempre lì, solo la carriola è stata spostata da dove era parcheggiata. Mio padre, che si sospetta che abbia una forma subdola di Alzheimer, si guarda intorno tutto contento e dice: "Ma che bel lavoro che ha fatto, l'omino!". Noi tutti ci guardiamo interdetti. Bel lavoro? Mah. Le foglie secche son tutte al loro posto, abbiamo solo più sacchi di concime e di terriccio in giro, capirai la differenza.
L'altro giorno mia madre vede l'omino dalla finestra, alle prese con una pianta di agrifoglio. Una pianta speciale, perchè è di quelle che a Natale fan le palle. L'omino la stava segando al pari.
Mia madre si precipita fuori urlando "Nooo! Non è così che si pota l'agrifoglio!", ma ormai era troppo tardi. La pianta era stata segata.
"Ma Omino, ma le pare questo il modo di potare? E menomale che lei ha fatto pure il giardiniere dalla Marchesa"
E l'Omino, senza alzare gli occhi dal lavoro: "Eh, ma mi ha anche licenziato."

Amen.

martedì 6 novembre 2007

L'angolino della dieta

Si inaugura oggi una nuova rubrica, in tema con gli avvenimenti di questo periodo.

Ho mangiato delle sbobbe infami. Con la minestra d'acqua, bietola e sedano senza sale, senza pasta e senza formaggio abbiamo davvero toccato il fondo (del tegame).
Non immaginavo che la mente umana potesse concepire una schifezza triste come quella.
Mi solleva solo il fatto che un giorno rientrerò in certi abitini da sensualissima sirena terrestre da far venire il mal di testa solo a pensarci.
A proposito di mal di testa, mi faccio una scialba tisanina senza zucchero.

Coraggio.

C'era una volta una mamma, un bambino e una tetta.

Cara Dottoressa, son due mesi che mi chiede di scriverle la mia esperienza di allattamento, e visto che oggi ci vedremo per il vaccino del Nano so già che me lo chiederà nuovamente. E siccome io son quella dell'ultimo minuto, adesso mi metto qua e lo faccio. Anche perchè ripercorrere questo cammino cominciato poco più di un anno fa mi può far solo bene.

Il racconto inizia con una mamma sudata e stanca, mezza ricucita e contenta, che tiene tra le braccia un bel fagotto di 3 chili e 840 grammi. Inizia anche con un babbo felice, ed una famiglia che aspettava un maschio dal 1951, dopo un'epopea di femmine che si sono avvicendate l'una dopo l'altra. Si può quindi immaginare il clima di euforia generale che ha accompagnato la venuta al mondo di mio figlio.
In mezzo a questa euforia generale c'ero io, totalmente ignara di quello che sarebbe successo.
Da nove mesi mi sentivo dire più o meno le stesse cose: se riuscirai ad allattare, se avrai la fortuna di avere latte, tu compra un biberon per sicurezza, quando poi ti andrà via il latte. Per uno strano motivo, ignoto anche a me stessa, ero sicura che non sarei riuscita ad allattare il Nano. Del resto, neanche mia madre era riuscita ad allattarmi. E non aveva allattato nemmeno mia sorella. Mia zia, idem: nessuna delle mie cugine era stata allattata al seno. Ma erano gli anni settanta, ed allora le cose erano ben diverse.
"Devi provare ad attaccare il bambino", mi son sentita dire dalle ostetriche. Ed io l'ho fatto, più o meno come mi avevano detto di fare.
Mi ha fatto un male cane. Un male pazzesco. Pensavo che col parto, il grosso del dolore fosse terminato. Non mi aspettavo una cosa del genere. Possibile che questa boccuccia di rosa e queste gengive sdentate potessero essere così tremende, a contatto col capezzolo?
Dopo il parto sei entusiasta, ed avresti voglia di mille cose, meno che di una: di provare di nuovo dolore. Però lo devi fare, altrimenti son guai.
Il Nano non ciucciava un granchè. Era molto impegnato a dormire. In più aveva l'ittero, cosa che ci ha costretti ad un ricovero più lungo, e a prendere confidenza con un mondo tutto diverso: quello della terapia neonatale. A differenza del nido, in cui le ostetriche e le infermiere erano tutte un sorriso ed un incoraggiamento e sembrava davvero di stare dentro una nuvola rosa, quelle della terapia neonatale erano creature lunari e scostanti, brusche con le mamme e coi bambini, menefreghiste e pure vagamente stronze. Ricordo che una notte, mentre stavo allattando il Nano, una di loro mi venne vicina e mi disse: "Ma non vedi che il bambino non si attacca bene? Dai retta a me, non perdere tempo con l'allattamento: dagli il biberon e via, tanto cresce lo stesso." e poi aggiunse: " con questo allattamento al seno hanno proprio rotto le scatole. Così noi ci ritroviamo le mamme tra i piedi tutto il giorno". Non si può dire una cosa del genere ad una mamma alle prime armi, specie se la vedi scoraggiata come lo ero io in quel momento. Ed è stata una fortuna che io non abbia dato retta a quelle parole ma abbia voluto fare di testa mia.
Già, perchè nonostante le ragadi che stavano arrivando e questo bambino che non ciucciava, la mia testa, o forse quell'organo che sta un pochino più giù, continuava a funzionare autonomamente. E mi diceva di non arrendermi.
La nostra grande fortuna sono state le dimissioni. Una volta a casa, le cose sono andate meglio. Anzi, devo dire che le cose hanno cominciato a marciare a ritmo pieno e soddisfacente, sebbene l'aspetto pratico della mia vita risultasse ancora piuttosto incasinato. Le ragadi, grazie ad un'amica farmacista davvero preziosa, si risolsero da sole nel giro di tre giorni.
E qualcosa in me era cambiato. Avevo cominciato a ragionare in maniera differente.

Trovarsi davanti ad un neonato che urla non è facile. La comunicazione è univoca, è solo lui che comunica con te attraverso la disperazione, e tu non hai un codice fisso per interpretarlo, ma solo qualche intuizione. Qualche volta felice, qualche volta meno. I vari libretti di istruzione in commercio, guardacaso, riguardano sempre modelli di neonato diversi dal tuo. Il tuo è generalmente molto più esigente e frignone, si offende a morte se vai a farti una doccia, ti impedisce di cenare serenamente, non vuole che tu ti allontani nemmeno per andare in bagno. Lui ti vuole lì, sempre a disposizione, con la puppa fuori e pronta all'uso.
Io ero preparatissima per affrontare un parto, che sembra il grande scoglio che incombe inesorabile, e sul quale le nostre esili gambette si devono arrampicare. Non ero preparata all'allattamento, me ne rendo conto solo adesso. Eppure ne avevo letti, di libri sull'argomento.
Lo scoglio stava tutto rannicchiato in quella culla azzurra e verdina, e pretendeva cose che io non riuscivo a capire ancora bene.
Alla fine, mi sono arresa. La volontà di un neonato è una volontà di sopravvivenza, ed è molto più forte della tua. Lui non ha infrastrutture, lui è una tabula rasa, ma certe cose le sa. Sa che dove finisce la mamma, finisce lui ed il mondo allo stesso tempo. Nel suo DNA ci son scritte cose di milioni di anni fa, che il tempo ed il progresso hanno cancellato dal nostro di adulti. Lui è più sapiente di me, perchè la natura lo ha fatto così. E allora diamogli retta, mi son detta.
Certo che dar retta ad un cosetto di quattro chili scarsi non è poi semplice. Implica una certa rassegnazione. Sei nelle sue mani, e devi aver pazienza.
La pazienza è una virtù che a me è sempre mancata. Sono sempre stata carente in tante cose, ma in questa più che in ogni altra. E la pazienza che richiede l'allattamento è davvero tanta. Io ho provato a pensare che nell'allevare un figlio è la cosa che forse è più necessaria di altre, forse persino di più della comprensione di certi suoi bisogni. Ho capito che la pazienza che ti occorre adesso per non precipitarlo giù da un balcone dopo una giornata di strilli isterici è solo la palestra di quella che ti servirà quando, ad un anno, si spalmerà il tuo antirughe da 70 euro sulla felpa nuova ( e questa cosa mi colpisce da vicino, dato che è il danno del giorno).

Noi mamme di oggi siam fatte male. Viviamo di pesi e misure, siam sempre là col centimetro in mano a misurare tutto: la grandezza della portafinestra per metterci una bella tenda, la misura delle nostre chiappe per vedere se siamo ingrassate, il conto in banca per capire se certe cose possiamo permettercele oppure no, e via dicendo. Naturalmente, misuriamo anche i nostri bambini. E siccome l'allattamento al seno è tutt'altro che una scienza esatta, va a finire sempre che un giorno nostro figlio è nervoso, lo pesiamo e scopriamo che non ha mangiato quasi nulla. E allora cominciamo a dare l'aggiunta, senza pensare che magari in quel momento non aveva fame ed ha soltanto voluto usarci come ciuccio, senza pensare che a poco a poco l'aggiunta aumenterà, il nostro latte diminuirà, e tutte quelle cassandre che avevano annunciato lutti e sciagure avranno ragione.
Insomma, non so se esiste un sistema universale da quello che ci insegnano a fare. Certo è che quando sento dire poverina non aveva più latte, il bambino non si attaccava e via dicendo, penso che sia solo mancata la pazienza, la voglia di dedicarsi a qualcosa fino in fondo. Non oso pensare che in natura tutti questi neonati non sarebbero sopravvissuti.
Sarebbe tremendo e crudele, e la Natura non è proprio così.
Quelli crudeli siamo noi, non ce ne scordiamo.

Sui giocattoli.

Noi li vorremmo silenziosi, biancovestiti e puliti. Magari fermi immobili, alle prese col sonaglino, con la scatolina coi buchi preformati, col puzzle. Con la riga da un lato, perfetti miniadulti.
E invece loro sono rumorosi, frenetici, in continuo movimento. Amano sporcarsi, bagnarsi, fare la cacca nei momenti meno indicati. E col sonaglino, con la scatolina coi buchi e col puzzle non giocano. Li lanciano urlando, li rompono, preferiscono far rotolare il barattolino della crema per le mani o far casino con i mestolini della cucina. Loro non vedono gli oggetti legati ad un uso canonico. Loro non hanno le nostre infrastrutture. Loro sperimentano altri modi di vedere il mondo, forse pure migliori del nostro. Solo che noi molte volte inorridiamo, anche se i loro gesti non hanno effettive conseguenze, solo perchè l'uso improprio è contrario al sistema secondo il quale siamo stati addestrati.
Ho usato il termine addestrati non a caso. C'è una differenza ben precisa tra educazione e addestramento. Insegnare a dire grazie, o a non imbrattarsi la maglia nuova è addestramento, e lo si può fare con successo con molti animali superiori. Insegnare che è bello essere gentili con gli altri perchè così gli altri lo saranno con te, questa è educazione. Insegnare a non sporcarsi lo è già meno, secondo me, ma per evitare che una mamma si spari un colpo in testa piuttosto che per altro, ma vabbè, questa sono io e non bisogna farci troppo caso.
E' che mi fa male vedere come il mondo sia poco a misura di bambino. Come anche cose destinate a loro siano poco funzionali all'uso che ne faranno.
Io ce l'ho un po' con la Fisher Price e con altri grandi marchi di giocattoli che si trovano comunemente sul mercato.
Se si prende un giocattolo "comune" e lo si osserva, si capisce che è progettato per essere dato in consegna ad un bambino perchè ci giochi da solo e non rompa le scatole mentre noi siamo occupati a fare altro. Sono giochi imbecilli, per lo più. Sanno fare una sola cosa, e fanno sempre e solo quella. Non si rompono e sono monotoni. Se perdi un pezzo, sei fregato.
Al Nano hanno regalato una tartaruga, ad esempio, che ha una specie di trottola interna che fa vorticare tre palline schiacciandole la testa. Emette una musichina. Fine del gioco.
Ovviamente, le tre palline erano la cosa più divertente. Il Nano le ha fatte rotolare dappertutto, le ha lanciate, leccate, toccate, e poi inesorabilmente perdute da qualche parte.
Al momento, delle tre palline non si sa più nulla. La tartaruga, invece, è sempre qua.
L'altro gioco assurdo è il trenino. Per montarlo ci vuol mezz'ora, e qua occorre un adulto in possesso di diploma di laurea in materia scientifica (ed io quindi fallisco miseramente), i vagoni si staccano e cadono, e la motrice funziona solo se dentro si inserisce un determinato pupazzino. Il pupazzino è microscopico, e non si trova più. Al suo posto non si può mettere nulla, solo quel dannato pupazzino. Fine anche di questo.
Il Nano, dal canto suo, coi giocattoli ha trovato una sua dimensione: coperchi di pentole da sbattere insieme, mollette da biancheria da nascondere in una scatola, un vecchio barattolo di plastica da gelato da far rotolare e da usare come contenitore per varie cose che trova per casa.
Questi giocattoli sono infinitamente più divertenti. Anche mangiare una saponetta, è più divertente. Anche rubare il barattolino della nivea da un cassetto del bagno ed impiastrarcisi di soppiatto, è molto più divertente.
Da oggi ho deciso che farò lo sciopero dei giocattoli. Non ne comprerò più, e se qualcuno si presenta in questa casa con il solito pacchettino del cacchio con qualche bel giocattolo, ringrazierò sentitamente inclinando il capo alla maniera giapponese, e poi scaraventerò tutto nel primo bidone.
Adesso il Nano sta giocando con due tappi di sughero da damigiana, trovati da me stamattina in garage. Appena li ho visti ho pensato: questi piacerebbero al Nano. E ci ho indovinato.

Insomma, ribadisco: il mondo non è a misura di bambino. E’ piuttosto a misura di adulto e del suo portafoglio.

Maremma, ma come mai mi fanno così arrabbiare, queste cose?

Sarò scema, oh.


E' che la pediatra del Nano mi ha chiesto di scrivere della mia esperienza di allattamento per un seminario. Io ci ho provato, mi son messa qua al computer, ma mi è venuta fuori questa roba qua, che con tette e latte non c'entra proprio nulla.

Ma ora mi metto qua e scrivo.

lunedì 5 novembre 2007

Addio al cibo

Stamattina alle 10.30 sono andata a ritirare la dieta elaborata dalla Dottoressa Cattiva.
La Dottoressa mi ha spiegato tutto quello che posso mangiare. Anzi, più che altro quello che non posso mangiare.
La cosa si protrarrà per almeno un anno, un anno e mezzo. Se voglio ottenere un risultato duraturo.
Il Gig, che è un sant'uomo (a volte), si è offerto di fare la dieta con me. Anche perchè dispone di un comodo tortellone laterale su entrambi i fianchi, che necessita di essere sbesciamellato in maniera permanente.
Oggi pomeriggio siamo andati dunque a fare la spesa per la prima settimana di dura carestia. Siamo andati un un meraviglioso supermercato ricco di mille tentazioni, ma anche di alimenti dietetici per vecchie ciccione frustrate.
Abbiamo salutato molti vecchi amici: una lunga sosta al banco gastronomia, molte lacrime versate nel frigorifero dei formaggi, un triste addio al banco dei gelati.
Quando ho abbracciato un prosciutto nostrale piangendo lacrime di sincera disperazione, il Gig si è reso conto della gravità della cosa: gli ho passato singhiozzando il foglio della dieta che ho tenuto nella borsa fino ad allora, senza dire niente.
E solo a quel punto anche lui ha realizzato: questa dieta è un suicidio. Basti dire solo che la spesa di una settimana ha riempito mezzo carrello. Mezzo. E dire che sono andata per eccesso.
Da domani si muore.
L'unica nota positiva è che non mangiando un emerita ceppa si spende anche molto meno.
Vorrà dire che quello che risparmiamo di spesa lo spenderemo per comprarci dei seducenti abitini svolazzanti.
Certo, il Gig ricoperto di ruches ce lo vedo poco, ma stai a vedere che trova pure lui una sua dimensione?

domenica 4 novembre 2007

Question time

Gig: "Nano bello del tuo babbo, lo vuoi un fratellino? Eh?"
Nano: "Cugè?"
Gig: "E' un altro uguale a te."
E mentre il Nano si avventa urlando sul cavallo Riparbello e lo usa come gradino per lanciarsi sul divano, aggiunge: "... Però un po' più tranquillo."

Sant'uomo.

Una nonna in rete

Voglio segnalare questo blog.
Un po' perchè si chiama quasi come mia nonna (vabbè, con una lettera in più) e come mia nonna faceva l'insegnante, un po' perchè è sorprendentemente giovane, un po' perchè di persone così ce n'è sempre un certo bisogno.
E' come ritrovare la carezza di una nonna in un luogo dove a volte ci si sente stanchi e incompresi.

sabato 3 novembre 2007

La follia delle sei

Quando il Nano era un ranocchio rugoso e non faceva altro che puppare e frignare, aveva una strana abitudine. Non che fosse nulla di scandaloso o sconvolgente, però rimaneva una cosa piuttosto curiosa: alle sei del pomeriggio, impazziva.
La follia del Nano consisteva più o meno in un climax ascendente di vagiti, prima un paio di avvertimento come gli artificeri usano fare coi fuochi artificiali nelle feste di paese, poi un'escalation di grida assordanti che facevano cascare i capelli e desiderare ardentemente di essere altrove, per terminare con urla sguaiate e al limite dell'afonia. Il colorito roseo e pasciuto del Nano assumeva delle tonalità da camaleonte, passando dal rosa acceso al color vinaccia in pochissimo tempo: quel corpicino da rospo spellato cominciava a tremare, i pugnetti si agitavano nell'aria e la bocca di rosa si rovesciava in quella smorfia tipica che dalle nostre parti viene chiamata comunemente labbrino.
Non c'era passeggiata sul mare o gitarella in loco ameno che tenesse: alle sei in punto, il Nano impazziva. Ovunque ti trovassi, con chiunque tu fossi, al Nano non gliene poteva fregare di meno: lui doveva piangere, e tu ti attaccavi.
Potevi trastullarlo come ti pareva: col sonaglino, col carillon, con le lucine colorate, cullandolo, palleggiandolo, facendogli i massaggini. Il risultato? Grida disperate. Poi si passava alle grida incazzate. Però sempre grida. Mai un tenero vagito. Urla, e basta.
Noi poveri genitori vivevamo ormai nel terrore di farci sorprendere nel posto sbagliato al momento sbagliato, ovvero ancora molto lontani da casa o dalla macchina. Vivevamo con l'orologio in mano: "Presto, Gig, manca un quarto alle sei e la macchina è a due chilometri da qui! Metti il turbo alla carrozzina! Corriamo!".
La pediatra, quando le raccontai della follia delle sei, mi disse che dovevo solo dargli la tetta.
Ha ragione, signora pediatra. Devo dargli la tetta. Ed in effetti, lui la tetta la voleva. Ma solo dopo aver urlato come la Callas nella Traviata. Eh, prima bisogna urlare, altrimenti la poppata vien male, o chissà cosa succede, magari qualche sventura si abbatte su di noi, vai a sapere.
Noi intanto si urla, sai com'è.
Ed io mi ritrovavo in un bar del centro, frequentatissimo, con le tette di fuori ed un Nano inconsolabile, in mezzo a gente che prendeva l'aperitivo e mi guardava con sospetto. Oppure al banco salumi di un centro commerciale, sempre con le immancabili tette di fuori, che tento di sovrastare le grida belluine di questa mezzasega per farmi tagliare un etto e mezzo di crudo San Daniele. Eh, perchè siccome le sfighe arrivano sempre in compagnia, guardacaso il Nano comincia ad urlare quando sul display compare il nostro numero.
Avevi voglia di chiedere alla immancabile vecchia col numero prima del tuo di farti passare avanti, perchè sapevi che a quel cosetto angelico e profumato di talco che dormiva tranquillo nel tuo marsupio stava per innescarsi il meccanismo dell'autodistruzione: la vecchia non ci avrebbe creduto, "Ma che tesoro! Che angioletto!", "Signora, la prego, sta per mettersi ad urlare!", seee. Sempre troppo tardi, maremmagnuda.
Tu sei lì con un cosetto, un fagottino di 5 chili scarsi, dai cui polmoni si scatena l'inferno, e si crea quel bell'effetto Franzoni: "Madre snaturata! Cosa hai fatto al tuo frugolino? O scellerata Medea, metti fine al pianto di questo infante, altrimenti chiamiamo il Telefono Azzurro che ti fa un culo così" e tu che non sai cosa dire e cosa fare, e ti verrebbe voglia di riportarlo al reparto maternità dell'ospedale in cui è nato ma sai che per questo tipo di articolo non vale il diritto di recesso, e vorresti mentire dicendo no, ma non è mio, è di una signora che è andata a provarsi una vestaglia e mi ha chiesto se glielo tenevo, ora quasi quasi lo lascio qua su questo frigorifero dei surgelati, poi se lo verrà a riprendere lei, eh, stai qui bellino che mamma torna, tanto sai che non c'è massaggio al pancino o tetta che serva a consolare, noi si piange/gne-gne/gne-gne.
Le poche volte che ho avuto qualcosa da fare per quell'ora sventurata ed ho provato ad appiopparlo ai miei, alle sei e un quarto ho ricevuto la famigerata telefonata: la voce di mio padre, appena udibile sotto il coro dei pianti, che mi dice presto vieni, il bimbo è qui che urla.
Perchè io, maligna, ho tenuto nascosta finchè ho potuto questa strana abitudine nanesca. E che no, altrimenti col cacchio che me lo tenevano.
Qualcuno, timidamente, suggeriva il ciuccio.
Il ciuccio ficcatevelo in quel posto, rispondevo io. Le donne primitive mica ce l'avevano, il ciuccio. In natura il ciuccio mica esiste. Non siamo nate con i pollici di caucciù da cacciare in bocca ai bimbi per farli stare zitti. E siccome io sono una donna primitiva, la Donna di Cromagnon, e lui è ancora più primitivo di me, non gli do un bel nulla. Meglio che pianga, piuttosto, ma datemi il tempo di capire come funziona questo cosino, non gli si può tappare la bocca e ciao.

Oggi pomeriggio, dopo tantissimo tempo che la crisi non ripresentava, il Nano è impazzito. Davanti ad una vetrina di una grande distribuzione di abbigliamento, il Nano ha storto il regale nasino ed ha emesso i vagiti di avvertimento. Oh, guardate che piango, eh! Io ed il Gig ci siamo guardati con apprensione. E abbiamo istantaneamente mandato a quel paese tutti queeli che ci avevano detto eh, ma tanto poi crescono, cambiano.
Ce la siamo data a gambe. E naturalmente, erano le sei in punto.

Scherzi

Da una settimana su Villa Lupina vige la regola del delirio. Una nuvola pazza incombe su di noi, emanando scariche elettrostatiche che regalano al Nano sprazzi di sapienza, sottraendola a noi.
"Ma cugè?" domanda il Nano puntando il minuscolo dito indice.
"E' il termostato del termosifone"
"E cugè?"
"Ehm, serve a regolare l'accensione dei radiatori"
"E allo(r)a?"
"Un radiatore è una cosa che scalda la casa"
"E cugè?"
"Nano, eccheccacchionesò?"

"E quettocugè?"
"E' la caldaia"
"MA CUGE'?" chiede disperato
"E' un coso di metallo che... Nano, non so come funzioni"
"MA CUGE'? CUGE'?"
"Nano, le mie conoscenze tecniche si fermano qua."
Sottofondo di pianto disperato.

"E quettocugè?"
"Sono ciabatte."
"Ma cugè?"
"Ci si cammina dentro quando stiamo in casa. "
"E cugè?"
"Sono delle cose che tengono caldo ai piedi".

Arriva il Nano stringendo qualcosa in mano. E' qualcosa di piccolo, gli sta tutto nel palmo.
"Cugè?"
"Non lo so, Nano. Se non mi fai vedere."
"Cugè?"
"Nano, apri la manina e fammi vedere."
"Ma cugè?"
"Tesoro bello della mamma, se apri il palmo vedo cos'hai in mano e ti dico cos'è"
Il Nano fa uno dei suoi sguardi satanici, apre la mano vuota e mi mostra il palmo.
"Nulla!" mi fa, e scappa via come il vento.

Certo che i bimbi di oggi imparano alla svelta. Lui ha già imparato a prendere per il culo, ad esempio.

venerdì 2 novembre 2007

Le vanterie della Nonna Ansia

A Nonna Ansia piace fare la splendida.
Oggi eravamo in un centro commerciale invaso dalle cineserie e da certi obbrobri finto-coloniali che avrebbero spaventato anche Moira Orfei. Il Nano, dal basso del suo passeggino, indicava gli obbrobri chiedendo cugè? in continuazione. Nonna Ansia, vincendo il disgusto, spiega al bambino la natura di certi oggetti.
"Vedi, Nano, quello è un portacd di dubbio gusto, sormontato da un essere mostruoso"
"Ma quettocugè?"
"Quello è un ferma porte di ghisa sicuramente parente del gollum, tesoro mio"
"E quettocugè?"
"Questo è un peluche raffigurante un gatto strabico"

Ad un certo punto, una signora si avvicina per attaccare bottone:
"Eh, questi bambini! Anche la mia nipotina di due anni fa tutte queste domande"

Povera illusa. Tu non hai idea di chi hai davanti. Tu non sai con chi hai a che fare.
Nonna Ansia la fredda lì sul posto con una delle sue fucilate:
"Ma LUI ha solo 13 mesi, cara signora." e se ne va sculettando.
Ecco. Qualcuno riesce ad immaginare quale inferno sia stato la mia infanzia?

giovedì 1 novembre 2007

La doppia vita della Bisnonna N.

La Bisnonna N. non è madre di Nonna Ansia, e a dire la verità non si chiama nemmeno N.
La Bisnonna N. con Nonna Ansia però condivide moltissimo, sebbene si odino silenziosamente. La Bisnonna N. è ansiosa. Molto ansiosa. Talmente ansiosa che mi viene l'orticaria quando la vedo da lontano. Io son sempre troppo spettinata, troppo disorganizzata, troppo malvestita per i suoi gusti. Ed il Nano è sempre troppo affamato, attaccato alla puppa, poco vestito, troppo vestito."Insomma, povero bimbo! E te guardati, sei mostruosa". Insomma, non muoio dalla voglia di frequentarla, sebbene nutra profondo rispetto e stima nei suoi confronti.
La Bisnonna N. abita (ufficialmente) in una casa molto bella e vicinissima al mare che non mi lascerà mai in eredità, ritenendo che la Cugina Snob sia molto più degna di me, e passa tutto il santo giorno a dare ordini a mia zia, a entrambe le cugine e a qualche domestica disgraziata, si autoproclama Donna Molto Infelice, e passa tutto il giorno in ciabatte e vestaglietta da casa a fare esperimenti culinari.
Un giorno che la Bisnonna si sentiva particolarmente infelice, decise di fare una pazzia: comprò una casa semidistrutta nel centro storico di una località piuttosto famosa per motivi archeologici, chiamò un architetto e gli disse: fammela così. L'Architetto gliela fece, e lei nascose le chiavi e non disse a nessuno dove la famosa casa si trovasse, e ci andava solo lei a passare dei fine settimana piuttosto immersi nel mistero.
"Quando ci inviti a casa tua, Nonna?" le chiedevamo ansiosamente tutte noi nipoti. "Presto, presto" rispondeva la Nonna, prendendo tempo.
Son passati anni, e non ci ha mai invitate. Nemmeno per sbaglio.
Si favoleggia di una casa con mobili bellissimi, soffitti affrescati, pavimenti scintillanti. Qualcuno sostiene che la Nonna N. se la spassi pure con un bell'idromassaggio.
"Quando morirò avrete una bella sorpresa" ama ripetere la Nonna.
"Ma nonna, non puoi anticiparcela ORA?"
Niente da fare. La Bisnonna N. nicchia, svicola e non cede.

Oggi pomeriggio, il Nano, il Gig ed io siamo andati a farci un giro nella famigerata cittadina.
Abbiamo intravisto nella vetrata di un ristorante la Nonna a pranzo con due sue amiche, che sembravano due suoi cloni. Tutte e tre biondo-menopausa, tutte e tre con la solita giacca di tweed, tutte e tre alle prese con le solite tagliatelle. La Bisnonna N. ci ha intravisti, ci ha fatto ciaociao con la manina, ma non sembrava contenta. Siamo ripassati dopo poco, e la Nonna era sulla porta del ristorante a confabulare con le sue due quasi-gemelle, ha represso una smorfia ed ha sfoderato un bel sorrisone nei confronti del Nanetto, poi ce lo ha rapito: "Vieni a fare un giro con la Bisnonna, caro? Vero che me lo lasciate un'oretta? Così lo porto a far conoscere ad un paio di amiche."
Io ed il Gig che potevamo fare? Siamo andati a spassarcela in pasticceria, io mi son presa un teino sgualfissimo con una fettina miserabile - ma proprio piccina, eh, una mezza chilata - di torta di cioccolato con le pere, ci siam dati alla passeggiata da fidanzatini ( durante la quale ho capito cosa fare della mia vita: collezionerò palle di marmo. Anzi, palle di tutti i materiali. Però se son pesanti e si possono lanciare è meglio), e all'ora stabilita siamo andati a riprenderci il Nano.
Ce li siamo visti arrivare tutti belli allegri e sgambettanti, il Nano decisamente euforico camminava da solo davanti alla Nonna, che spingeva il passeggino vuoto.
"Nonna, dove sei stata di bello col Nano?"
E la Nonna, evasiva: "Mah, siam stati un po' a casa."

E così, Nano, tu ci sei stato! Tu l'hai vista! E dimmi, com'è questa casa misteriosa?
Dov'è? Come ci siete arrivati?
Ma il Nano complice non si è voluto sbottonare.
Ha solo indicato un punto lontano, nelle geometrie sbilenche dei tetti, ed ha pronunciato solennemente: "Là".
E di più non son riuscita a sapere.