giovedì 28 giugno 2007

Cinelupini

Stasera, cine-lupino. E' la serata che detesto di più per eccellenza, perchè a me la televisione mi sta antipatica e siccome sono una gran rompicoglioni, mi viene l'angoscia a stare troppo ferma. Per stemperare la pesantezza del clima, dato che stasera al Cinema dei Lupini danno un film horror giapponese con una colonna sonora che sembra una sinfonia per unghie su lavagna, fingo di seguire la trama ma in realtà scurioso nei blog altrui.

"Lupii", voce di marito dal divano.
Rumore di tastiera malamente pigiata "Eeeh"
"Sono diventato un po'cieco"
" Cosa vuoi dire con "un po' cieco"?"
"ci vedo come appannato"
"Prova a togliere gli occhiali"
"Ma non ho gli occhiali adesso"

"allora mettili"
"Ci vedo di nuovo! "

Mah.

Urla di nano dalla stanza accanto.
"Gig (è il vero nome del Lupino), credo che il Nano si sia svegliato"
"Vado io a vedere"
Il Lupino sparisce, intanto il film giapponese va avanti senza di lui. Dopo 10 minuti torna, sconfortato. La colonna sonora di urla non accenna a diminuire.
" Credo che non dorma per via dell'orso. Si sente osservato"

"Lupina, sai una cosa? Oggi hai un odore strano, un odore un po' così"
"stai cercando di dirmi che puzzo?"

Segue un lungo, eloquente silenzio, in cui io visualizzo mentalmente coltelli, corde con robusti nodi scorsoi, gatti a nove code.

Ma insomma, 'sto film giapponese LO VOGLIAMO GUARDARE O NO?

mercoledì 27 giugno 2007

Le ascelle infestate

Sto provando una serie infinita di deodoranti, nella vana speranza che coprano il mio puzzo tremendo.
E' successo qualcosa alle mie ascelle. Non riesco a capire che cosa, forse un tubo rotto, molto probabilmente una perdita dalla rete dei fluidi corporei puzzolenti, fatto sta che sono maleodorante e la gente mi scansa. Mi do anche fastidio da sola. Ieri sera ho speso la cifra più alta mai stanziata da me medesima per un cosmetico, ovvero 27 euro per un superdeodorante, per scoprire stamattina che non funziona neanche quello, e che per la stessa cifra ci potevo mangiare una succulenta tagliata con rucola, avrei puzzato lo stesso ma almeno sarei stata felice.

Credo di essere in putrefazione.

lunedì 25 giugno 2007

Lettera

Oh, ma sai che non me l'aspettavo.
Non so come mai me la sono presa a cuore, questa cosa qua.

Insomma, a me di solito della gente che si lascia (a meno che non siano i miei genitori, chiaramente) non me ne frega mai nulla, cavoli loro. Ma nel tuo (vostro) caso la cosa mi ha colpito. E' stato un po' per quel post che hai messo, così disilluso. Sembrava che non te ne fregasse già niente, con quella incredibile lucidità nel riportare le cose, con quella strana ironia. Ma come si fa ad essere ironiche, mi chiedo, come si fa dopo una delusione ad aver voglia di scherzare?
E' una grande forza, questa. Sei una donna fortunata, per questo, e ti invidio.

Sono entrata ed uscita dal tuo blog un milione di volte. Ho dovuto rileggere le tue parole tantissime volte, ogni volta compariva quella sfumaturina diversa.
Mi spiace, amica. Mi spiace un casino per quello che ti è successo. E non so perchè, io che sono arroccata nel mio minimondo fatto di deliri parossistici e di Nani caccosi dovrei fregarmene e pensare ad altro. Solo che non mi riesce, ed oggi mi piglia così.
Non so chi sia quella persona che ti ha fatto del male, oltre al protagonista maschile di questa schifezza. La delusione per una che si crede amica e che ti pugnala alle spalle, è pure peggio secondo me.
Chissà se leggerai.
Se passi da queste parti, fermati e lasciati abbracciare.

sabato 23 giugno 2007

Salviamo i cani delle Filippine

Anche se non amate i cani, anche se pestare le loro cacche vi fa bestemmiare come turchi, anche se ne avete una paura matta, andate a firmare questa petizione, per favore:

Firma la petizione online


I visitatori del mio blog sono pochini, ma non importa. Se anche uno solo firma perchè capita in questa pagina per caso, mi fa felice.

venerdì 22 giugno 2007

Il Coso Giallo.

Nella cameretta dei bimbi di tutto il mondo c'è un grande Coso Giallo Peloso, ed è dappertutto. Il Coso Giallo occhieggia dalle pareti sotto forma di poster, sorride dalla trapuntina e dal paracolpi del lettino, scorrazza felice sulla carta da parati, si traveste da giocattolo-tuttofare, si stiracchia beato nella stampa di un pigiamino.
Il Coso Giallo da qualche anno imperversa. E' soffice, morbido, cretino. Tutto da strapazzare. E badate bene, non sto parlando di Buttiglione, ma di Uinnidepù.
Uinnidepù è un tenero orso giallo paglierino, dello stesso colore della pipì quando è sana, che da qualche anno infesta (avrei potuto dire popola, chissà perchè non l'ho fatto) il mondo dell'infanzia. E non c'è scampo per nessuno.
E' impossibile sfuggire alla morsa assassina del merchandising di Uinnidepù. Chi ha figli lo sa, non si scappa dall'oggettino del Coso Giallo. Anche Mamma Lupina, che pensa tutto il male possibile di Uinnidepù, ha dovuto chinare il capo alle ciabattinediuinnidepù, ai pigiaminidiuinnidepù e ai bodydiuinnidepù. Il Coso Giallo piace un sacco alle Mamme, evidentemente. Ci sono Mamme che sono cadute nel tunnel della dipendenza da Uinnidepù, che non comprano una cosa al figlio se non è imbrattata da quel simpatico faccino giallo, e che tentano di trascinare altre mamme ignare nella spirale assassina: "ti ho portato un bel regalo per il bimbo! Lo so, non si capisce cosa sia, ma c'è Uinnidepù!".
Ho visto bambini isterici di fronte a muraglie cinesi di giocattoli, libri e dvd di Uinnidepù, mentre le mamme cercavano disperatamente di convincerli : "Elvezio, amoredimamma, I Teletubbies ormai sono storia antica. Adesso c'è Uinnidepù, tesoro, guarda che caruccio il minicopriassedelcesso di Uinnidepù".
A me Uinnidepù sta sui coglioni da morire. Prima mi rimaneva indifferente, ma da quando sono usciti fuori i distributori automatici di Uinnidepù ad ogni angolo di strada, non lo reggo proprio. Non so chi sia stato quel cervellone che ha pensato di prendere gli Uinnidepù e travestirli da ape, da gattino o da cavalletta. O scemo, cosa pensi, che non si riconoscano gli Uinnidepù dentro un guscio di gomma colorata a forma di bestiolina o di fungo? Chi volevi fregare, eh, grullo?
Uno torna a casa col suo bel ciondolino per il cellulare, ed è tutto contento per il suo bruchino verde, quando si rende conto che una faccina gialla occhieggia ironica da dentro la gomma: ma è lui, Uinnidepù! E tu pensi che proprio ieri ti eri liberata dell'arbre magique di Uinnidepù, ultimo gadget dell'orsetto giallo più famoso del mondo, e che sei finalmente guarita dalla dipendenza, e adesso ripiombi nell'incubo degli Uinnidepuaddicted.
A me però Winnie the Pooh, quello del libro di A.A. Milne piace. E' con l'incubo Disney che ce l'ho a morte.

Basta con Uinnidepù.
Non se ne può più.


A proposito, ecco un esempio di cameretta infestata.

giovedì 21 giugno 2007

mercoledì 20 giugno 2007

Ripensandoci

Ma il crocifisso che il Lupino brandiva contro la Nanità Indemoniata, da dove cacchio è uscito?

Questi sono i grandi quesiti della mia misteriosa casa, che ingoia oggetti (tipo le chiavi delle catene delle bici e i calzini) e ne rivomita altri, dai quali tutti si dissociano "Ah, no, mio non è davvero".
Indagheremo.

martedì 19 giugno 2007

Bestia Immonda

Un Nano che fino a pochi giorni fa si rotolava nel letto ridacchiando mentre io gli leggevo le Fiabe Italiane di Calvino, si è improvvisamente trasformato in un coso nervosissimo che urla come un forsennato fino a farsi uscire le vene sulla fronte, si addormenta in piedi nel lettino, sbatte la bocca sulla balaustra delle stecche e si risveglia di soprassalto, urla come un forsennato e si riaddormenta in piedi, in un susseguirsi delirante di urla-pausa-urla-pausa senza soluzione di continuità. Io ed il Lupino contempliamo a turno questo scempio, totalmente impotenti, in attesa che il Nano vada incontro al suo sonnacchioso destino.
Il Lupino, dopo aver provato a cantare, ballare, fare i versi, lamentarsi delle trattenute sullo stipendio, fischiare, recitare antiche litanie celtiche, ha provato pure a raccontargli la sua triste infanzia, aggiungendo particolari da Piccolo Fiammiferaio per vedere di impietosirlo, ma il Nano niente. Irremovibile dalla posizione eretta, ha continuato imperterrito le grida disumane.

Ad un certo punto, ho trovato il Lupino in piedi davanti al letto, che gridava, agitando un crocifisso: "Esci da questo corpo, bestia immonda!".

La bestia immonda voleva solo la tetta.

Anche le bestie immonde hanno le loro necessità.

domenica 17 giugno 2007

Orecchione

Ieri mattina, mi sveglio accanto ad un Omiciattolo Sudaticcio. Per un attimo, mi ritrovo in un quadro di Picasso: ho un occhio sulla tempia, e stranamente una tetta mi converge fin sotto l'ascella, da dove un Nano addormentato tira meccanicamente delle gran ciucciate .
Qualcosa non va. Il Lupino è altrove, probabilmente a dormire sul Nanodromo in santa pace, in compagnia del Gatto Federico, altro grande escluso dal lettone.
Il Nano ha un'orecchio fuxia. Proporio così, non rosso o rosa acceso: proprio fuxia, colore orrendo che odio. Mi rendo conto che è anche leggermente più grande dell'altro, ma magari è solo un'impressione.
Mi alzo, metto il Nano nel box (che vuol dire urla, grida, urla. Il tutto finalizzato a svegliare il Lupino, in quanto non trovo che sia giusto che lui se la spassi gorgogliando a bocca aperta mentre io alle sette del mattino spazzo il terrazzo, tiè), mi bevo un caffè, e l'orecchio sembra ancora più fuxia ed ancora più grande. Il Nano non sembra dar peso alla cosa, adesso sta piangendo la sua disperazione per essere Nano e impotente, rinchiuso in un gabbione di rete elastica pieno di giocattoli.
Non sembra avere neanche fastidio o prurito, piuttosto gli girano i coglioni per cavoli suoi.
Nel pomeriggio, l'orecchio sembra animato da vita propria. E' diventato enorme, rosso cardinale, e pulsa. Il Nano pare piuttosto spensierato, ma la Mamma meno.
Andiamo in farmacia, dove la Dottoressa Specializzata in Omeopatia mi rifila una delle sue miracolose pomatine.
In effetti, una specie di miracolo avviene sul serio: l'orecchio spalmato di estratto-di-nonsochecosa peggiora improvvisamente, passando da Orecchio Veramente Enorme a Orecchio Veramente Impressionante.
Disperati, ci aggiriamo per le vie del centro col Nano Orecchione in passeggino, continuamente indicati dalla gente, che ci guarda ed inorridisce.
All'ennesimo che mi ferma e che mi fa "Che bel bambino! Aaargh, ma che cosa ha fatto all'orecchio?", rispondo, esausta: "E' ricchione. E' stato al Gay Pride."

sabato 16 giugno 2007

Wordless saturday


Mago Pirri (dicembre 2005 - 15 giugno 2007)
Ti volevamo bene.

giovedì 14 giugno 2007

Sintomi.

Sesto giorno di malattia.

"Lupinaa!" una voce si propaga nell'etere.
"Eh, " rispondo io scollandomi le cispe all'angolo degli occhi.
"Mi sendto bale."
"Male come?"
"Ho le palpebre informicolite e uno strano dolore al petto."
"Lupino, dormi. Non hai l'infarto, stai tranquillo."


"Luuu!"
"Eh."
"Ho male sotto un'ascella quando mi gratto".
"Lupino, non ti grattare."
"Ma mi fa male se mi gratto il mento!"

"Oh Lupii"
"Eeeeh."
"Ma lo sai che potrebbe essere grave? Mio padre ha avuto l'ernia iatale!"
"Anche mia madre ha avuto la pertosse, ed io no. Non mi pare che tra i sintomi dell'ernia iatale ci siano le palpebre informicolite e il dolore sotto l'ascella."
"Da quando sei medico?"
"Hai ragione. Chiama il dott. House."

"Moglie," (uddio, se si ricorda il legame familiare che c'è tra noi, significa che la situazione è grave.) " penso di avere un serio problema alla prostata."
La prostata??
"O questa? Come lo sai?"
"Ho uno di quei dolorini che portano alla tomba, lo so. Ho letto un po' di enciclopedia medica in bagno."
"Ma Lupino, abbiamo solo due volumi!"
"Ma guardacaso erano quelli giusti e bastavano per la diagnosi"


Lupino va dal medico, e scopre di avere la bronchite.
Avrei tanto voluto vedere la faccia del medico quando gli ha descritto i sintomi.

martedì 12 giugno 2007

Il primo grande tabù.

Stanotte io ed il Lupino abbiamo dormito in due letti diversi. Il Lupino ieri sera accusava uno dei suoi malesseri mortali, uno di" quei dolorini che lo porteranno presto alla tomba" (cito testualmente). Per chi non lo conoscesse ancora, il Lupino, 1 metro e 95 di bistullone per una novantina di chili di ciccia sana, è convinto di essere cagionevole di salute e di stare per morire. Teoricamente stiamo tutti per morire, ed in questo concordo pienamente con lui, solo che ci sono persone che stanno molto più per morire di altre, e lui non è sicuramente fra queste.
La vasta gamma di sintomi cancerosi che accusa spazia dal dolorino al petto (un classico), all'informicolimento della lingua, tutti bene o male anticamera del loculo.
Dicevo, ieri sera si sentiva troppo ammalato per dormire con noi, ed ha deciso di sdraiarsi sul Nanodromo (che non è nient'altro che un materasso matrimoniale di gommapiuma steso a terra, usato per allenare il Nano alla corsa gattoni senza rompere i 6 preziosi dentini nuovi.)
Il Nano ha approfittato per dormire spalmato sotto la mia ascella con la tetta in bocca. Devo dire che non è proprio il massimo della comodità, ma per i figli ci si sacrifica volentieri.
Al momento del risveglio, dato che il Nano sembrava di buon umore e poco incline allo strillochesvegliailcaseggiato, lo piazzo nel lettino e mi defilo a fare la doccia nel bagno attiguo alla mia camera da letto.
Non ci metto molto, giuro. Solo che il Nano stranamente non protesta, non ama molto essere lasciato solo, comunque sia approfitto per farmi la maschera di bellezza ai capelli.
Sta talmente tranquillo che potrei pure pettinarmi i capelli uno ad uno. Imbraccio la Pinzetta Atomica e già che ci sono mi strappo quei due peletti di troppo dalle sopracciglia.
Ma sì, stamani che ho tempo e che il Nano è un angelo mi metto pure la crema anticellulite, che va frizionata energicamente (ma nel mio caso non serve assolutamente, a meno che non laq frizioni energicamente andando a piedi a Lourdes), e bisogna pure aspettare che si assorba senza appoggiarci i vestiti sopra, altrimenti si incolla tutto.
Riemergo dopo 15 minuti di abluzioni, tutta profumata di olio al karitè, e vado a controllare il Nano nel lettino.
Ma cos'è sta roba? Come mai il Nano è tutto schifoso di robaccia marrone e ride come un matto?

Orrore. Si è infranto il primo grande tabù: il Nano ha mangiato la sua cacca.

lunedì 11 giugno 2007

Zozzi per caso 2 - L'Epilogo (forse)

Stamattina arrivo in ufficio di buon ora, fremendo al pensiero delle conseguenze del mio folle gesto.

Pensavo di trovare un Capo affranto, sommerso da un fiume di lacrime, disposto anche a pagarmi per tacere delle sue zozzerie. Ero già lì che mi fregavo le mani al pensiero di un bell'assegno per farmi star zitta, avevo già calcolato un ipotetico importo quando arriva la mia collega, la quale mi comunica che il Capo è in viaggio per Nonsisadove, ma che non devo preoccuparmi perchè sicuramente Nonsisaquando sarà di ritorno.
In genere mi lascia una pila di cose da fare, stavolta stranamente niente.
L'ho chiamato un paio di volte dal mio telefono dell'ufficio, e non risponde.
Allora ho nascosto l'ID del mio cellulare e l'ho chiamato, e stavolta ha risposto prontamente.

Mh, che devo pensare? Che forse mi sta evitando?

domenica 10 giugno 2007

Zozzi per caso

Porcelloni si nasce.

Gegio, manager rampante e di successo, ha 40 anni e tutto dalla vita. Copre la moglie di gioielli (moglie fancazzista e capricciosa), si è pure comprato una macchina nuova di lunghezza stratoscopica, si stordisce di shopping ed ha le mani più bucate di Padre Pio. Inoltre, lavora solo 6 mesi all'anno ed il resto del tempo lo trascorre a divertirsi.
Io, Lupina, 33 anni, serva della gleba. Non si capisce bene che mansione ricopra. Qualche maligno insinua che io faccio la Comandona, in realtà non sapendo bene che cosa fare, e dovendo molto spesso travestirmi da Amm. Del., mi ritrovo a coprire le responsabilità di Gegio, facendo anche parecchie cazzate.
Oggi ero seduta alla mia postazione pc e ricercavo un file di qualche tempo fa, quando incappo in una cartella sconosciuta. La apro e... meraviglia delle meraviglie, eccomi catapultata nel mondo del porno casereccio! Il soggetto è sempre lo stesso: due ciccione orrende, in pose osè, con biancheria sexy e senza biancheria sexy, a cavalcioni l'una dell'ltra e di se stesse, eccetera eccetera...
Rimango basita: che ci fa questa roba nella mia computeressa aranciona? - Sì, ebbene, io in ufficio ho una computera FEMMINA arancione, il mio vanto e la mia gloria- Ma che roba è?
Sfogliando le foto, mi accorgo che sono state salvate con un numero di telefono. Controllo l'agenda, è il numero del privato di Gegio. Guardo meglio le foto, che sono piccine e parecchio sgranate: la cicciobomba con le tette ai polpacci ed il perizoma bicolore è la MOGLIE.
Ma come si sono permessi di violare la Santa Computera con le loro zozzerie? Fossero belli, almeno. Ma perchè sul MIO computer, il Sancta Sanctorum delle Cose Informatiche?
Questa cosa ha il vago sapore della provocazione, e non ci sto. Non si viola la computera impunemente.

Prima di uscire dall'ufficio, ho scaricato una cartellata di immagini delicate e tenere, dai cuccioli che giocano, ai bimbi travestiti da ape e coccinella, una serie infinita di foto dolciose e zuccherose di quelle che mi fanno impennare la glicemia nel sangue e che di solito non reggo, e poi nella stessa cartella ci ho schiaffato i pornazzi casalinghi del mio capo.
Ho inserito lo screen saver come slide show, ed ho impostato il tempo su 20 minuti. Sono proprio curiosa di vedere che succede.

giovedì 7 giugno 2007

Il settimo.

Gridava aiuto da un posto non ben definito, e nessuno era accorso a salvarlo. Gridava già da ieri sera, e mia sorella con mio padre, all'ora di cena, erano andati a fare una ricognizione intorno alla recinzione del giardino, sperando di trovarlo.
Oggi pomeriggio, il Nano, mia sorella ed io, eravamo a cazzeggiare su una panchina del giardino, quando lontano lo sentiamo. E' lui, ci sta chiamando, ma non si sa dove sia.
Io non so che fare, ho il Nano con me, non posso andare in mezzo alla strada: Marghe, pensaci tu.
E la Marghe si butta in mezzo alle piante, con le macchine che le fanno la rasetta alle chiappe, si riempie di ragni e ragnatele, si graffia le mani per cercarlo, ma non lo trova.
Proprio quando decide di desistere, lo vede: è un cosino che sta in una mano, povero affarino spaventato, un mucchietto di ossa stremate dalla fame e dalla paura.
Non si sa come, lo prende. Lo tira su per la collottola, come fanno le mamme, e lo porta al di qua della rete, nel regno di quelli che hanno sempre il piatto pieno, la pastasciutta calda, e che non conoscono ne' fame, ne' paura, ne' abbandono, se non in qualche antica riminescenza giovanile.
Lo porto nell'unico luogo davvero tranquillo di Villa Lupina, il frantoio.
Lì si lascia toccare, ma prima deve riempirsi la pancia. E lo fa, in maniera folle e frenetica.
E' magro, penso che non mangi da un paio di giorni. Non ha più voce, gli occhi cisposi, l'aspetto arruffato. Si lascia lavare senza opporre resistenza, non sembra avere paura. E' solo stanco, e nonostante sia giovane ed inesperto, ha capito che non gli faremo del male.
E' il settimo arrivato, è un maschio.
Non ha nome, per il momento.
Dimenticavo: è un gatto.

martedì 5 giugno 2007

Viva la Cermania, JA!

Oggi ero in traghetto coi miei e col Nano, stavamo navigando alla volta dell'Isola d'Elba per un one day tour, quando improvvisamente ci siamo ritrovati circondati da un nugolo di signore tedesche, tutte sulla settantina. Quando io e Nonno Alzheimer siamo andati a prenderci un caffè al bar del traghetto, il barista deve aver pensato che il mio babbo, giovane 56enne ancora piuttosto piacente (anche se ahimè precocemente rincoglionito), si accompagnasse con una tremenda signora tedesca sugli ottanta c he era in piedi lì accanto, con tanto di impermeabile tigrato e ombrellino fantasia. Io, che sono una stronza non ho pensato minimamente di intervenire traducendo, e mi sono sganasciata senza pudore di fronte al barista che cercava di comunicare in dialetto elbano con la vecchia signora che non capiva, mentre lui indicava mio padre (che essendo rincoglionito non capiva una mazza e continuava a chiedere :"Eh? Ma il caffè di chi è? Dov'è il mio caffè?"). Ad un certo punto, ha messo un caffè davanti a mio padre, uno davanti alla signora, e lentissimamente ha declamato: "DUE C A F F E ' ". Mio padre come per magia ha ha capito. Probabilmente è pure riuscito a comunicare, alla sua maniera: ha tolto di sotto il naso il caffè alla vecchia, e guardandola negli occhi le ha detto: "Lei TRA-MEZ-ZI-NO". Il barista, poveretto, ha esclamato: "Ah, ma lei è italiano! Pensavo che fosse il marito di quella signora lì". Mio padre ha dato un'occhiata alla vecchia signora tedesca, e si è offeso a morte. Grazie al cielo l'arteriosclerosi gli ha fatto dimenticare i motivi dell'incazzatura quasi subito, e l'ho lasciato a conversare amabilmente col barista.
Io e Nonna Ansia ci chiedevamo cosa spinga certe vecchie signore tedesche (per la verità, TUTTE) a comprare scarpe di pelle bianca.
Forse danno un'idea di vacanza, così candide e pronte a graffiarsi nelle passeggiate nei centri storici, a sporcarsi di cacche di cani italici, a calpestare cingomme sui sanpietrini. Forse tornano a casa e le mostrano ai vicini di casa e agli amici, "Gvarda, kvesta kakka kalpestata ficino Piazza Zan Pietro, kvesta cingomma infece rakkattaten su Kanal Granden..."
Oppure è un segnale per il maschio italico : "Io in menopausen, tu può akkoppiaren zenza problemi, ja".
E poi gli accessori, mah. Oltre alla giacca multitasche senza maniche "Ekko kome io frega scippatoren: tante taskine, lui fruga fruga ma non trova geld!" che adesso sono sbarcate pure qua grazie al Lidl, i bastoni da trekking per camminare (una volta sul Vesuvio io e Lupino siamo stati superati da una novantenne, che reggeva l'anima coi denti, ma che camminava speditissima grazie a queste ridicole racchette da neve), i calzini coi sandali, i gambaletti effetto prosciutto (per via del colore e degli elastici un po' troppo costrittivi), ed un saccod i altre cose.
Ora io devo dire che in Germania ci sono stata. A Monaco di Baviera ci sono stata dei mesi.
E' una città bella, elegante, piena di bei negozi. E' difficile trovare certi troiai.
Bisogna proprio cercarli.

domenica 3 giugno 2007

Il Secondo Grande Disastro (sul Primo è meglio tacere).



Piccolo antefatto:

La Lupina ha i baffi.

Niente di mostruoso, solo due sottili, rade zone d’ombra, formati da una manciata di pelettini sottili, ma che ai suoi occhi appaiono come due terrificanti mustacchi da marinaio marsigliese. Purtroppo, una volta ogni paio di mesi, le scatta la depilazione compulsiva e si mette a strappar peli come una pazza, rispettando l’ordine dall’alto verso il basso.

Per effettuare questa operazione, occorrono alcuni importanti elementi cardine: l’assenza in casa di ospiti (uno lo darebbe per scontato, ma a Villa Lupina non è esattamente così), una buona dose di coraggio, ceretta a caldo a gogò e qualcuno che sollazzi il Nano nel frattempo.

Bene, ieri mattina solo 3 di queste condizioni si erano verificati…

Come La Lupina dette fuoco alla cucina.

Il Nanetto Scorbutico, dopo aver piantato grane per una buona mezz’oretta, finalmente si accascia nel suo lettino, e la Mamma può finalmente provvedere alla tanto agognata deforestazione pilifera. Dopo aver artisticamente spinzettato le sopracciglia lupine – ma lupesche come definizione sarebbe più appropriato – provvede alla messa sul fornello del pentolino della ceretta, anche se sulla scatoletta che lo conteneva qualcuno della ditta produttrice ha scritto “Attenzione – NON mettere questo pentolino direttamente sul fuoco, ma scaldare con l’apposito scaldacera”. Se se, stai a vedere che questi ti vogliono far credere che serve lo scaldacera, che non è nient’altro che un fornellino elettrico da campeggio (che oltretutto io ho da qualche parte, solo che deve essere uno di quelle cose che vanno perse durante i traslochi): molto meglio schiaffare tutto sul fornello, che si fa prima.

Così seminuda e sciabattante provvedo a lasciare il coso sul fuoco, e mi reco a terminare l’opera di definizione spelacchiosa.

Purtroppo non avevo calcolato due fatti importanti: la potenza del fornello, simile a quella di un acceleratore nucleare, ed il fatto che baby Lupino tende a svegliarsi anche se sente precipitare una foglia dagli alberi del boschetto in fondo alla strada, fatto sta che travolta dalle grida del Nano, lascio la ceretta incustodita a fondere.

Mentre sono curva sul lettino che cerco di riaddormentare il Nano, le mie narici percepiscono un odore sinistro, corro in cucina e scopro la devastazione: la cera ha preso fuoco, e le fiamme sono altissime tanto che lambiscono la cappa di cemento sopra il fornello.

Impietrita, non so che fare. Guardo imbambolata questo mini-pentolino da bambole che prende fuoco, e mi vengono in mente le crepés suzettes di Barbie, cosa a cui la Mattel, tra tutte le cianfrusaglie di quell'antipatica stangona di plastica, stranamente non ha pensato.

L’istinto di sopravvivenza comunque da qualche parte deve pur albergare nel mio corpicione, perché riesco a scuotermi dallo shock e rovescio un intera pentola di minestrina sui fornelli, spegnendo il fuoco ma spargendo cera fusa, morte e disperazione tutto attorno.

Ho trascorso tutto il sabato mattina in preda alle crisi isteriche, tutta presa a grattar via questa stramaledetta cera solidificata dai fornelli, che avendo meno di un anno rientrano nella categoria “Roba nuova”, ed avendoli pagati uno stonfo, anche in quella “Roba nuova che costa uno stonfo”, quindi ancor più pregiati.

Il Lupino era a lavorare, ed ho pensato bene di prevenire lo shock di fronte al muro annerito, telefonandogli con tono allegro e gazzilloro:

“Hey, Lupino! Dove sei di bello? Tutto bene? Vi state divertendo?” (La domanda “vi state divertendo” è quella che mi ha fregato. Di sabato mattina, alla guida di un mezzo di emergenza con la persona più antipatica del mondo dopo Bondi, non ci si può divertire di certo)

“Che cosa è successo?” Il Lupino è un omino che indubbiamente sa il fatto suo: individua subito quando è il momento di essere sospettosi.

“Niente, solo un piccolo incidente domestico”

“IL BIMBO?”

“Noo, che vai a pensare. Sai che è da un po’ che dico che dovremmo decidere di fare le pareti della cucina colorate, no? Credo che sia arrivato il momento.”


Oggi, mentre mi guardavo allo specchio, constatavo che anche un po' più folti i baffi non mi starebbero affatto male.

venerdì 1 giugno 2007

Droghe nanesche

Il Nano gattona. Va pure velocissimo.

Adesso io stavo pensando una cosa: ma come mai un nanetto che sarà alto sì e no 75 cm, che ha la manualità di un macaco nonostante il pollice opponibile, non riesce ad infilare l'omino di legno nella sua macchinina ma riesce a sfilare l'USB della mia chiave in una frazione di secondo? Mistero.

Dicevo, il Nano è una scheggia. L'ho messo sul tappetino, esasperata dalle contorsioni lacrimose da dentro al box, e lui in una frazione di secondo ha:

  1. scassato tutte le letterine gommose staccabili (probabilmente cinesi. Ma perchè i cinesi le hanno fatte staccabili? Non hanno nulla di didattico, vanno in giro per casa e poi non si trovano più) e le ha morsicate a sangue
  2. battuto alcune notevoli testate contro le gambette del divano, due pesantissime poltrone ed i micidiali tavolinetti Kakkio dell'Ikea, ma è sembrato non dar troppo peso alla cosa. Eppure se è nel lettino e la sua testa sfiora anche solo per errore una sbarra, piange. Mah.
  3. Addentato con gran soddisfazione un mio lurido sandalo samaritano, una di quelle ciofeche tedesche che dopo la stagione estiva diventano un agglomerato di schifezze brulicanti di bacilli. I miei dopo l'estate scorsa puzzavano di una serie di cose strane. Io giuro che ci sento odore di sigaretta e di fritto.
  4. spento il computer con un'abile ditata, mentre ero lì che salvavo dei documenti top secret ed importantissimi. Poi ha alzato il visino, ha fatto una risatina satanica ed è rotolato sotto il divano, dove ha raccolto alcuni peli di gatto ed un po' di laniccio, ed è stato tragico ritirarlo fuori.
Io credo che tutto questo accada perchè nei blocchi gommosi c'è qualcosa.
Al Piccino hanno regalato delle costruzioni a misura di mano nana, dei cosi a forma di cubo di un materiale gommoso anti-trauma cranico che profuma. O almeno dovrebbe profumare. In realtà emana un odore di fiore puzzoso. Non so definire bene l'odore di questi giocattoli, ma sembra qualcosa di molto sintetico: lo shampoo di Barbie della mia infanzia aveva più o meno la stessa fragranza.
Il Nano tuffa la faccia nel cumulo di giocattoli, e ne riemerge con la verve di un cocainomane, ulula, usa uno dei blocchi gommosi come bicchiere, lo lancia e parte urlando alla volta del videoregistratore, tenta di scassinare Uddevakka (mobiletto porta-tv Ikea) per arrivare alla Playstation -io interiormente tifo per lui, odio quel troiaio nero che trasforma un abile conversatore come il Lupino in un primate che si esprime a "mpfgr", che secondo me è molto peggio dei monosillabi- schiaccia alcuni tasti e infine sono costretta a fermare i suoi intenti guerreschi e a prenderlo in braccio. Lui si divincola, rinfila la faccia in mezzo ai blocchi gommosi, e riparte all'attacco ancora più veloce; si lancia dentro al mobile dei cd, apre gli sportellini e comincia a cacciar fuori tutto quello che c'è sul ripiano in basso.
Mia madre, Nonna Ansia, arriva a metà di tutto questo macello, e mentre i cubetti gommosi sibilano a pochi centimetri da lei, sentenzia:
"Questo bambino è un po' agitato. "
Un po'? Un po'??
Sembra di assistere ad una proiezione accelerata, come se qualcuno tenesse schiacciato il tasto fast forward sul telecomando che regola il Nano. Forse mi ci sono seduta sopra e non me ne sono accorta? Mah.