lunedì 27 dicembre 2010

Nonna Lupina

"Mamma, quando sarò grande come te avrò un bimbetto nella pancia.
Sarà una femmina e si chiamerà BUDELLA. Poi farò anche un figliolino maschio, e lo chiamerò GIANCARRO.
Con i miei due figliolini andrò in giro, li legherò ad un filo e li trascinerò per una gamba.
Staranno sempre sempre sempre con te, mamma.
Vedrai come sarai felice!"

Figlio mio, è proprio necessario?

sabato 25 dicembre 2010

Natale

Sarebbe un giorno come gli altri, per noi non credenti-non cattolici-non praticanti.

E invece è un giorno diverso.
Te ne accorgi dalla quantità di carta e cartone al bidone dell'isola ecologica.
Te ne accorgi dal fatto che per cena prendi uno squallido theino striminzito con due crackerini, e ti viene il vomito solo a pensare alla parola pandoro.
Ma soprattutto, te ne accorgi dal fatto che la tua casa risuona di voci chiocce ed intollerabili, vagamente metalliche, che cantano tanti biscottini/per i tuoi spuntini, giragira il mondo/tutto tondo, sono il bruco golosone/mangio mele in un boccone.
Avevo dimenticato quanto fossero mostruosi i giocattoli sonori per poppanti.

Ce li avevamo già.
Ce ne eravamo appena liberati

Ce li hanno ri-regalati.

Auguri a tutti!

giovedì 16 dicembre 2010

Lo STROMBO

In principio fu la Femmina.

E la Femmina si truccava, si piastrava i capelli, usava i prodotti giusti.
La Femmina MAI sarebbe uscita con lo smalto sbeccato, il collant smagliato, il tacco sbagliato.
Mai mai mai.
La Femmina si sbiancava i baffi con l'apposita crema, pensando che non si vedessero. Poi una sua amica le fece notare che al sole sembrava Rasputin, e quindi la Femmina, pervasa di furore panico, corse dall'estetista e se li fece pelare selvaggiamente con la ceretta, poi già che ci siamo fammi anche un po' le sopracciglia che mi sembra di essere l'uomo di Neanderthal, un po' di più, fammele più fini, più fini, più fini, più fini - occazzo, ecco, troppi fini, ora sembro un mignottone. Vabbè pazienza, ricresceranno.
La Femmina come spuntava un brufolo si disperava, si chiudeva in casa, correva in bagno e ci metteva sopra l'acquafresh, e se la mattina dopo il fetente era ancora lì, lo strizzava senza pietà.
Ma poi si pentiva per la cicatrice, ohi ohi che dolor, mea culpa mea culpa, mea maxima culpa! e allora ci dava dentro di cipria e fondotinta, ma il bastardo era ancora lì.

La Femmina poi si depilava le parti basse.
Sì, quelle parti lì.
Quelle che insomma. Eh.

E anche le ascelle. ENTRAMBE.

Se vi chiedete il perché di tutta questi maneggi, sappiate che la Femmina li fa per un unico motivo. Ma lei vi dirà che si comporta così perché si sente a posto, perché le piace l'ordine, perché insomma bisogna sentirsi a proprio agio, perché le va così, perché boh.
In realtà, il fine ultimo è quello: trovare un maschio di bell'aspetto e dal corpo proporzionato, che possa garantire alla specie una eccellente prosecuzione attraverso l'atto primario, ovvero l'accoppiamento.
E se il maschio di bell'aspetto e dal corpo proporzionato si è già trovato, i maneggi sono finalizzati a garantire molteplici e soddisfacenti accoppiamenti.

E così fu per Lupina.
Fino a quando non sopraggiunse lo STROMBO.

Lo STROMBO innanzitutto va scritto grosso, non tollera le minuscole. Lo STROMBO ha bisogno di essere nominato spesso.
Lo STROMBO è uno stato di grazia.
O meglio, un colpo di grazia.

Lo STROMBO è quella cosa che a letto, prima di dormire, fa sì che la gamba lasciva del partner si insinui sotto le lenzuola, a cercare quel tepore, quel calore del corpo femminile.
E quel corpo femminile, debitamente ricoperto da pigiama anticoncezionale, si rigira di là e minaccia no eh, non è mica il caso. Buonanotte.

Lo STROMBO è quella cosa che prima pigliavi per il culo la tua amica dopo che aveva avuto il bimbo, perché si era tagliata i capelli in quella maniera inguardabile, poi dopo che l'hai avuto capisci anche tu perché l'ha fatto.
Lo STROMBO è quella cosa che vai all'Ikea per comprare un tavolinetto Lack per il soggiorno, ed esci con il serpentone verde, che è una di quelle cose che tutte le donne incinte o con bambini piccolissimi non possono fare a meno di comprare, e che poi una volta giunti a casa, come per magia nessuno caga più di striscio e diventa un paraspifferi.
Lo STROMBO è quando ti depili il meno possibile, giusto quei baffazzi che escono fuori dal seminato, il minimo sindacale per andare in piscina, e poi ti guardi allo specchio e ti pare di aver fatto anche un bel lavoro.
Lo STROMBO è la bottiglia di profumo intonsa e polverosa sulla mensolina accanto al lavandino, è la calza smagliata rimessa con nonchalance, è uscire con un calzino nero e un calzino blu, è la mamma impietosa che ti rimprovera ma quanto sei ingrassata, ma vai dal parrucchiere, ma come ti conci.
Lo STROMBO è fatto di maglie slabbrate, di pile del marito, di pantaloni con le borse alle ginocchia, di mutande a rovescio di cui ti accorgi dopo 6 ore che le porti perché d'improvviso ti rendi conto che non hai più perizomi nel cassetto, e che quella roba che continua imperterrita ad incastrartisi nelle chiappe è qualcosa di diverso.
Lo STROMBO è quella cosa che ti fa incontrare il compagno di liceo in posta, che ci mette dieci minuti per capire chi sei.
Lo STROMBO è una situazione passeggera, che poi è quello che ti dici davanti allo specchio a figura intera del negozio per consolarti del fatto che la 48 non ti entra più, e nemmeno la 50.

Lo STROMBO è una strana situazione passeggera. Ma strana strana, eh.
Ma quanto cacchio dura, però.