domenica 30 settembre 2007

Perle.

Prima perla.
Il primo giorno di ferie, ovvero all'arrivo a Villa Lupina Bis (che in realtà si chiama Villa San Gaudenzio, ma non guardate me perchè io con questo nome da santo non c'entro proprio nulla), il Nano è cascato.
Forse dire cascato non è esatto.
Ha battuto una tronata sull'intonaco esterno, proprio vicino al portoncino di ingresso. Villa San Gaudenzio è stata costruita da un tedesco psicopatico, fissato con lo stile ischitano. Le case ad Ischia in effetti sono davvero belle.
Peccato quell'intonaco.
L'intonaco delle case in stile ischitano è una specie di crosta di carta vetrata a grana grossissima, sulla quale si potrebbe grattugiare il formaggio per la parmigiana di melanzane, se non fosse che lascia un orrenda traccia giallastra.
Sul nostro intonaco, la traccia è rossastra.
Il Nano, come vuole l'antica tradizione familiare delle sfighe, si è grattugiato la faccia sul lato sinistro.

Seconda perla.
La notte tra il secondo ed il terzo giorno di vacanza, il Nano vola dal letto.
Livido sotto l'occhio destro.
Roba che se ci beccano gli assistenti sociali, ce lo tolgono d'ufficio.

Terza perla.
Noi lupini, inconsapevoli dei pericoli, si decide di andare per un giorno alla spiaggia libera, rinunciando alla compagnia delle gite INPS tedesche e svizzere.
Appena giunti in loco, prendiamo coscienza dell'errore: l'ombrellone-sega che Villa San Gaudenzio offre in dotazione di default si rivela poco più grande di un verdone da caccia, non ha la punta e non c'è verso di piantarlo per terra. La sabbia oltretutto è tremendamente compatta, e occorrerebbe l'ausilio di una benna, o di una trivella. Si cerca di farlo star su con dei pietroni a contrasto col palo, ma la cosa si rivela alquanto difficoltosa, specie se un Nano continua ad usarlo come piano d'appoggio per alzare i suoi 12 kg.
La spiaggia libera, che poi a guardar bene è una lingua di terra infestata di cicche e di roba che il Nano può mettersi in bocca e morire avvelenato-soffocato-strangolato, comincia a perdere quel suo fascino selvaggio che le avevamo attribuito guardandola da lontano.
Il giorno prima, sorseggiando un campari al tramonto, contemplavamo appunto la spiaggia libera, sulla quale una romantica coppia di belloni biondi e nordici stava passeggiando parlando fitto fitto, e ci era sembrata una cosa fantastica.
"Guarda che bella, la spiaggia libera, Gig! Non c'è nessuno, posso andare anche con gli stinchi pelosi perchè nessuno ci farebbe caso, e tu puoi leggere liberamente i tuoi giornalacci metal senza che nessuno storca il naso. Ci andiamo, eh?"
Il Gig, che è una pasta d'uomo e mi accontenta in tutto, acconsente.

Ed eccoci qua, appunto, a tentare di piantare un ombrellone su una sabbia che sembra cemento, sdraiati per terra, con dei pietroni piantati nella schiena ed un cane lupo bagnato che continua ad insidiare la nostra borsa frigo, e giustamente viene a scuotersi via la sabbia dal pelo ad un millimetro dalla mia faccia. Io personalmente non ho nulla contro i cani lupo, ma contro questo sì.
Ben presto scopriamo che la spiaggia libera è parecchio piccina. Di giorno c'è l'alta marea, di sera no, quindi quella su cui camminavano i due belloni nordici tenendosi per mano non corrispondeva a quella che avremmo trovato di giorno.
Scopriamo anche che la spiaggia libera va di moda tra le gite dell'INPS estere come del resto quella privata, solo che gli anziani della libera stanno tutti nudi con le pellanciche in giro.
Il Gig dimostra di non apprezzare la vista di un culo rugoso a dieci centimetri di distanza dalla faccia mentre mangia un panino col salame, e si decide quindi di andarcene.
Mentre effettuiamo le manovre di imbarco sul passeggino di tutte le carabattole che ci siamo portati dietro, il Nano mi cade nell'acqua.

Quarta perla.
Il Nano non ha paura dell'acqua, e non appena prendiamo posto all'ombrellone si divincola dalla mia mano e si getta in acqua.
Vestito.
Le signore tedesche della prima fila che i primi giorni mi guardavano con simpatica complicità e con le quali ho disquisito amabilmente sull'educazione dei nani (con una proprietà di linguaggio che mi ha auto-sbalordito), adesso mi guardano con compassione.

Quinta perla.
I bambini tedeschi che tutti i giorni sbancano la spiaggia per costruire Minas Tìrit ci odiano.
Il Nano si è avvicinato a quello grande porgendogli una paletta, e quello gliel'ha strappata di mano dicendogli vai via brutto finocchio in tedesco.
Non si dice vai via brutto finocchio in tedesco ad un povero bimbo di un anno tutto nudo, con la faccia grattugiata ed un livido che ti porge innocentemente una paletta.
Mentre io medito vendetta, il Gig sentenzia che però la mamma è figa.
Sovversivo!

Sesta perla.
Dopo il grattugiamento ed il livido sulla faccia del Nano, arrivano le zanzare.
Sono nere, piccine, ed hanno pure imparato a non ronzare per non farsi sentire quando ti sforacchiano la faccia.
Sembra che si siano dati appuntamento qua al San Gaudenzio, tutte rintanate nell'oliveta che circonda la casa, pronte a saltare fuori non appena apriamo la porta.
Ci svegliamo nel cuore della notte, io ed il Gig, e brandendo le uniche due Lacoste che ancora mi entrano ci accingiamo all'ecatombe.
Mi vergogno un po' a dirlo, ma è stato molto divertente.
Il mio babbo, quando avrà visto le pareti della camera da letto, riderà meno. Comunque.
L'eccidio di massa si è rivelato inutile: la mattina dopo il Nano era pieno di punture di zanzara in faccia, che unendosi all'abrasione e al livido sotto l'occhio, lo hanno trasformato in una specie di copia in piccolo di Elephant Man.
Nonna Ansia: "Fagli tante foto, al bimbo, eh!"
Eh sì, come no, tanto è parecchio bellino.

Settima perla.
Abbiamo uno sponsor. Evviva.
Il Nano ha abbandonato i peppi, i tetti, il kotikoti.
Adesso ripete LIDL LIDL LIDL tutto il giorno.

Ottava perla.
Durante uno dei nostri deliri mattutini, incontriamo una deliziosa bimbetta di dieci mesi.
Mentre il Nano la tiene occupata con il suo solito sproloquio sulla Lidl, la mamma mi rivela che le ha dovuto dare il biberon perchè il suo latte era pieno di ormoni femminili, e lei rischiava di avere le mestruazioni.
Ma lei chi? domando io.
Ma la bimba, no!
Aspetta, mi fa la mamma, devo ancora parlarti di quella volta che le è venuta una congiuntivite incredibile e stava per trasformarsi in meningite, e poi quella volta dello spurgo nasale, ma come mai il tuo bambino ha tutti quei puntini, sarà mica una malattia esantematica...
Il Nano ed io ci allontaniamo velocemente, mentre io penso che sarebbe meraviglioso avere le palle solo per potersele toccare.

Nona perla.
Il giorno del compleanno del Nano, il regalo lo abbiamo ricevuto noi genitori lupini.
Ha pensato bene di non dormire mai. E per mai intendo mai.
Nemmeno un piccolo pisolino in macchina. Niente.
Abbiamo gustato ogni minuto della sua iperattiva presenza per tutto l'arco della giornata, a parte quei cinque minuti in cui un'anziana signora per un motivo a me ancora ignoto, ha pensato bene di portarselo in chiesa. Mentre noi due respiravamo a pieni polmoni pregando per un esorcismo, la signora ce lo ha riportato: il Nano ha scoperto che in chiesa c'era un bell'eco, ed ha cominciato a pubblicizzare ad alta voce il suddetto supermercato durante la messa.
Abbiamo cenato al ristorante per festeggiare, ma ognuno per conto suo: il Nano ha scoperto l'arte del calpestare le aiuole, e pretende di passare la serata così, coi piedi in mezzo ai fiori.
Scopro che il pesce al cartoccio freddo è una roba immangiabile.

Decima perla, ovvero l'ultima. Ma è una perla gigghesca, e va riportata fedelmente.
"Sai Gig, stanotte ho fatto un sogno pazzesco. Ho sognato che io e te eravamo in un prato e raccoglievamo dei fiori, poi tu mi dicevi che volevi volare senza ali, e ci riuscivi."
"Anch'io ho fatto un sogno, stanotte."
Drizzo le orecchie: "Ma dai, Gig, tu non sogni mai! Racconta!"
"Non è un sogno interessante, anzi. Proprio niente di speciale.
Ho sognato che eravamo io, te ed il Nano, e c'era un pastore con un gregge. Il Nano trovava una capra e cominciava a ciucciare il latte da lei, solo che questo latte scendeva lungo un tubicino che andava a riempire un'ampolla di vetro a forma di feto, che cambiava colore e diventava azzurra fluorescente, poi questo feto si animava e cominciava a raccontarci tutti i segreti dell'universo."
Proprio niente di speciale.

Tornata. Anzi, tornati.

Sono le due e un quarto del pomeriggio. Nonostante il calendario affermi con convinzione che è ormai giunto l'autunno, l'Isola Felice continua imperterrita a sfoderare un bestiale caldo agostano, per la gioia delle panze dei turisti tedeschi e svizzeri, gli irriducibili della vacanza low cost.
Dicevo, sono le due e un quarto del pomeriggio. Ormai quasi due e venti.
La spiaggia intera riposa sotto gli ombrelloni baffuti.
Soltanto un terzetto inquietante di babbo-figliopiccino-figliounpopiugrandino tedeschi sta lavorando alacremente alla costruzione di una copia a grandezza naturale di Minas Tìrit, il che comporta un notevole sbancamento di arenile con conseguente creazione di enorme buca atta alla caduta di umarells e zdaure. Il resto dei bagnanti, di età appunto piuttosto pensionabile, giace esausta e dormiente.

Fino almeno a quando non arrivano loro.

Loro sono stracarichi di roba. Trasportano un passeggino, un borsone pieno di teli da spiaggia, una borsa frigo, due thermos, un saccone blu firmato Ikea stracolmo di robettine di plastica atte al trastullo di fanciulli (nello specifico, mia nonna li chiamava i balocchini), una borsa con macchina fotografica-telecamera-cannocchiale, un enorme ciambellone a forma di stella da ricchione, un pallone, dei giornali, alcuni libri e persino un lenzuolo. Tutta questa popò di roba è posata alla rinfusa su un passeggino ad ombrello che sembra dire "oracasco-oracasco-oracasco-dioboninocasco" e scula paurosamente ad ogni curva, spinto da un babbo con la barba lunga e la schiena curva.
In prima linea c'è un nano entusiasta, nudo come un verme, che con una mano indica il mare urlando di gioia, mentre con l'altra trascina una cicciona con un costume intero da orca assassina, con un bel paio di occhiaie, la pelle color latte e le gambe pelose.

Loro sono i Lupini.

E' finito il tempo dell'ozio sotto gli ombrelloni arancioni, cari i miei ospiti dei bagni Carlona.
Ve ne accorgerete presto.

domenica 16 settembre 2007

Si parte. Ma di cervello.

Lupina sul letto, devastata dopo una giornata di lotta col Nano nel fango, tenta di addormentarlo invano. Ella indossa dei pantaloni a vita bassa verdi stinti ed una magliettaccia arancione, è scarmigliata, sudata e puzzolente, e vagamente irritata.
Un paio di valigie aperte giacciono inermi sulla cassettiera, mentre due gatti tentano di andarci a dormire dentro, ma soprattutto a spelare.
La devastazione regna incontrastata.

La Sister si affaccia alla porta:
"CIAO!"
"... abbassa il tono... il Nano deve dormire"
"Ciao. Noi si va a cena a Bngnjsangf, venite anche voi?"
"Ma che stai scherzando? Ma mi hai vista?"
" Eh, vabbè, che ci vuole, ti fai una doccia, ti dai un'aggiustatina,"

Il Nano alza la testa di scatto sorridendo, io devo ricominciare tutto da capo.
Prima ciabatta volante attraversa la stanza, e si va a stampare contro la porta.

Il Gig si affaccia alla porta
"Hei, che voleva tua sorella?"
"Gigmaremmacignala, abbassa la voce che il Nano si sveglia. Non lo vedi che si stya addormentando?" La voce di Lupina si fa semrpe più irritata.
Il Nano alza la testa di scatto, gorgoglia una delle sue frasi incomprensibili. Si ricomincia.
Vola la seconda ciabatta.

Drinn drinn, suona il cellulare.
"Nini, son la Nonna. Mi avevi promesso che saresti venuta, blablabla.." segue uno sproloquio di 17 minuti. Il Nano si sveglia per la terza volta, arraffa un bicchierino giallo e comincia a far casino.
Stavolta è colpa di Lupina. Soltanto sua.
Essendo finite le ciabatte in quanto disponibili solo a coppia e non a terzetti, Lupina arraffa uno zoccolo del Dr. Scholl NON GLITTERATO e se lo sbatte in testa.

Adesso ho un livido a forma ti tacco sulla fronte. Me lo porto pure in vacanza.

Lupini on vacation

Dopo un meraviglioso weekend con lei (che poteva anche stare qua di più, 'cciderba ai piscioni), dopo una mangiata paurosa di ciccia con altri due loschi figuri, dopo una serie di (s)fortunati eventi (cfr. strepitosi colloqui di lavoro. Ma meglio lasciar perdere), siamo in partenza.
La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio, in cui si spera in sonore dormite e paurose mangiate.
Anche se con questo Nano camminatore, la vedo davvero dura.

Ci rivediamo tra un paio di settimane.

venerdì 14 settembre 2007

PLIN PLON!

Comunicazione di servizio: domani arriva un'ospite speciale.

Dico solo che tra le 10 cose che il Nano sa dire c'è anche il suo nome. E non è un caso...

giovedì 13 settembre 2007

L'angolino dei referrers

Oggi 16 persone sono capitate qua cercando una stella, di cui una dalla Russia, una dalla Norvegia, una dalla Svizzera ed una dalla Germania. Chissà che faccia hanno fatto quando son capitate in questo delirio.

In 4 invece hanno cercato qua le famigerate Multifilter Fetish della Jes, non trovandole. Poi i soliti glitter in tutte le salse, la carta da parati di Winnie the Pooh, la coccinella di Winnie the Pooh, Winnie the Pooh poster, Winnie morto.
Qualcuno voleva sapere se si può fumare sotto antibiotico. Boh.

Mi è venuta una gran voglia di sigaretta. Oddio.

Casalinghitudine # 1

Stare a casa col mio cucciolotto tutto il santo giorno è meravigliosamente motivante.
Essere una casalinga e una mamma è bellissimo.
Stirare, pulire e ramazzare mi appaga infinitamente.
Quando mio marito torna a casa, adoro ricoprirlo di attenzioni. Cerco di accoglierlo vestita e truccata accuratamente, e gli cucino manicaretti afrodisiaci.
Adoro Eros Ramazzotti.

Fine dell'opera di autoconvincimento.

La realtà è che più sto a casa da sola, più mi faccio del male. Mi vengono certe idee del cacchio, a volte.
Stamattina era la mattinata dei quadri.
Attaccare i quadri in casa mia, che ha spessi muraglioni da fortino del far west, è un'impresa in cui solo Hulk può riuscire. Ma siccome il Gig non c'è mai, è mancino e terribilmente gauche, e Hulk non può venire a farmi i lavori in casa in quanto il solaio non lo regge (e poi non credo francamente che esista), tocca a me.
Il principio dell'attaccare i quadri è molto semplice: bastano chiodi da muro, una matita ed un robusto martello. Ed ovviamente il quadro. I più precisi usano anche il metro. Io vado ad occhio.
Innanzitutto, occorre individuare un punto nel muro. Poi bisogna prendere il martello. Sembrerebbe una cosa semplice, ma provateci voi a strapparlo dalle mani di un nano impazzito di felicità che corre, corre, corre verso la vostra vetrinetta di antiquariato.
Una volta preso il quadro, bisogna appoggiarlo al muro e vedere l'effetto che fa.
E andrebbe fatto da lontano.
Purtroppo non essendo Elastigirl ne' Mr. Fantastic tenere il quadro accostato al muro ed allontanarsi abbastanza per vedere l'effetto nel totale è piuttosto complicato, e quindi si va rigorosamente a caso.
Il casino vero e proprio si ha quando si deve comporre artisticamente un certo numero di quadri su una parete. Innanzitutto, bisogna isolare gli entusiasmi dei nani, che tendono ad afferrare qualsiasi cosa ti serva in quel momento. Poi occorre cominciare a piazzare i quadri in una data posizione nella propria fantasia. E' molto semplice, basta fissare attentamente il muro, ed immaginarlo coi quadri appesi. E poi procedere al collocamento dei chiodi nei punti giusti.
Niente di più semplice. Roba da 10 minuti.
Ho dimenticato di dire che per piantare un chiodo occorrono nervi saldi, sicurezza in se stessi e la capacità di menare colpi dritti e precisi. Ah, e dimenticavo, anche una buona dose di buonumore.
I nervi saldi servono per raccogliersi in meditazione karmica ignorando strepiti e grida dei nani, eventuali telefoni che squillano e mamme imbizzarrite che chiamano dal piano di sotto; la sicurezza in se stessi è utilissima nel momento preciso in cui si carica il colpo col martello, ed è fondamentale nell'opera di sorreggimento del chiodo: serve per non dubitare delle proprie forze, ed anche a creare sostantivi da verbi che probabilmente non ne hanno (cfr sorreggere e sorreggimento, ad esempio). La capacità di dar colpi precisi è fondamentale per evitare incidenti spiacevoli, quali il martirio della mano preposta al sorreggimento del suddetto chiodo, oppure il martirio del muro stesso, che sebbene solido e ben costruito cede ahimè sotto la foga martellifera, creando un fastidioso effetto mitragliata. Il buonumore, a questo punto, è decisamente fondamentale, sia per la pronta guarigione della mano colpita dal martello, sia per l'accettazione serena e passiva del fatto che anche se orrendamente mutilato, il muro rimane pur sempre un solido manufatto preposto a sorreggere il tetto.
Io, in genere, arrivo a questo stadio già incazzata. Sì, perchè all'ultimo perdo sicurezza in me stessa e do delle martellate mosce, che scalfiscono il muro appena appena e creano ingiustificate voragini. Allora, per evitare problemi, cerco di piantare il chiodo un po' sopra, e un po' sopra, e aspetta che lo rimetto sopra, ma non c'è problema, tanto di là ho lo stucco, il buco si tappa. No, porcatroia, ho di nuovo fatto casino, e di questo passo non solo si scompiglia la composizione ed il relativo effetto finale, ma si fa anche un bel troiaio che la metà basta.

Insomma, in due ore non ho concluso niente, se non scalcagnare il muro creando una specie di processione verso l'alto di minivoragini, ed aver appeso a caso un paio di quadri.
In genere arriva sempre qualcuno non invitato che si permette di fare commenti acidi sulle mie scarse capacità di attaccatricei.
Mi chiedo come mai non arrivi mai quando sono in fase Elastigirl-Mr. Fantastic, che è in sostanza l'unico momento in cui una mano amica servirebbe veramente, oppure si offra volontario per tenere a bada il Nano evitando che ingoi chiodi o si trapassi il palato con la matita.

Insomma, dopo una mattinata di passione, sono riuscita a togliere di circolazione questi quadri che rischiavano seriamente di essere distrutti dal passaggio dell'Unno, e a riempire un po' questi muri.
Di buchi, però.

mercoledì 12 settembre 2007

Nuntio vobis gaudium magnum: umarellamus!

Mia sorella è una negoziante. Mia sorella è una testa matta, scatta per un nonnulla e le basta davvero poco per mandare la gente a caghèr. Ma da quando è una negoziante, le cose sono leggermente cambiate.
Mia sorella possiede un esercizio commerciale di quelli che in città non se ne trovano: ha un'agraria, e vende tubi per l'irrigazione, coltelli per potare, seghetti, raccordi un plastica, innaffiatoi, sementi, piante, cibo per animali. Il suo segmento di riferimento, per dirla alla marketing oriented, sono loro, gli anziani.

Mia sorella, col tempo, ha imparato la pazienza. Ormai si è abituata ai pellegrinaggi delle signore di una certa età recanti seco foglioline di peonia morsicate, che vanno da lei a chiedere "ma quale insetto è, che morde queste foglie? Va assolutamente sterminato, mi rovina tutte le piante" "Ce ne sono molte, morsicate come questa?" "Nooo, ma che dice, questa soltanto!", oppure vecchietti col cappello in mano e braccia conserte, che chiedono la bottiglia bordolese/la poltiglia portoghese (poltiglia bordolese, un potentefungicida per le piante), le undurine undurate per fare ir tetto ar gabbione dei pucini (onduline di vetroresina), le pasticche per i gatti (crocchini). Lei, la Sister, di fronte a queste richieste, stacca scontrini impassibile, sorridendo, ha sempre una risposta per tutti.
Però, alla prima occasione, scappa in magazzino e si schianta dal ridere. Oppure piange disperata, quello dipende un po' dal momento e dalla situazione.

Io ogni tanto vado a trovarla. Passo di lì, mi fermo in un angolo, e osservo la situazione.
A forza di mimetizzarmi tra gli scaffali di mangimi per gatti, so riconoscere i crocchini per i mici dal rumore che fanno da dentro i sacchetti.

Anch'io sono stata trascinata nel vortice. Anch'io li vedo ovunque.
E allora, mi sento tirata in causa. Anch'io ho sempre in tasca la compatta digitale.
E ne approfitto.

Grazie, Maso, per aver pubblicato il mio Umarell imbronciato. Vedessi quanti ce ne sono, qua. Sono dappertutto.

martedì 11 settembre 2007

Bimbi a Molla e ansie, ansie, ansie.

Oggi ho incontrato la Bambina a Molla con la mamma e la nonna.
La Bambina a Molla era una tenera infanta che frequentava il nostro corso di acquaticità, accompagnata da una mamma marchigiana dalla parlata impossibile, che ad un certo punto è sparita e non si è vista più.
La Bambina a Molla adesso ha 10 mesi, e a parte i capelli che sono notevolmente cresciuti, è sempre uguale a 4 mesi fa. La mamma anche. E devo dire che nemmeno la nonna è cresciuta per nulla.
Io quando vedo un nano che non è il mio, non so mai che cacchio dire. Allora penso a cosa dicono quando vedono il mio, e prendo ispirazione.
"Uh, che carina la Bambina a Molla! E' cambiata proprio tanto!"
" E ce credo. E' sotto antibiotico, son 4 mesi che ha la nefrite."

. . .

Io e qualche altra mamma maligna, frequentatrice del famigerato corso, avevamo una teoria sulla Bambina a Molla e sui rapporti coi suoi familiari.
Secondo noi, stavano cercando di farla fuori.
La Bambina a Molla veniva vestita random, ovvero assolutamente senza prendere in considerazione le condizioni meteo. Quando faceva caldo, doppio strato di lana. Se invece il clima era freddo o addirittura piovoso, t-shirt di cotone leggero a maniche lunghe e niente calze.
La mamma della Bambina a Molla sosteneva che anche da piccola, una donna non può rinunciare alla sua femminililtà, e a tutti quei piccoli particolari che servono a sottolinearla elegantemente. La Bambina a Molla, infatti, calva e con le orecchie a sventola come una tazza della Parmalat (quelle con la faccia, si vincevano coi punti), sfoggiava un paio di enormi, orribili orecchini, totalmente sproporzionati alla sua piccola faccia imbronciata.
Col tempo ho capito che non era perennemente imbronciata. Era preoccupata.
La Mamma della Bimba a Molla la lasciava nel passeggino senza legarla, cosa che mi generava un'angoscia indescrivibile, anche perchè la Bambina a Molla, essendo appunto a molla, non stava ferma un minuto, e scivolava inesorabile verso la fredda maiolica del pavimento.
Mentre la mamma e la nonna se ne stavano fuori dalla porta della piscina a fumare, la Bimba a Molla piangeva e scivolava, scivolava, scivolava. Per fortuna c'era sempre qualcuno a riacchiapparla.
La mamma, ridendo, confessava che lei non la legava mai, tanto è caduta un sacco di volte, mica è mai morta.
La Bimba a Molla, in piscina, era l'unica che a tre mesi faceva i tuffi. La mamma ed il papà se la lanciavano ridendo. La Bimba a Molla a volte rideva, a volte no. Una cosa che faceva sempre era bere. Forse quando sarà grande (a patto che ci arrivi) associerà l'infanzia con il sapore del cloro, come Proust con le madeleinettes.

Oggi la Bambina a Molla era meno a molla. Ferma nel suo passeggino, rigorosamente senza capote e ombrellino, sudava completamente esposta al sole nel suo completino di jeans.
"Ma non ha caldo, con questo sole che le batte addosso?"
"Noo, seee, è facile che abbia freddo. Stamattina aveva un febbrone!"
"Ma voi la portate in giro così?"
"E mica si può stare sempre a casa! E poi è sotto antibiotico, che vuoi che le succeda? Abbiamo pure prenotato un viaggio a Santo Domingo e ce la portiamo con noi!"
"Ma con la nefrite come fate? Siete tranquilli? E se le succede qualcosa mentre siete lì?" ecco Nonna Ansia, che si affaccia con le sue mille fisime da una finestrina nel mio DNA. Oddio, forse stavolta non esagera con le ansie.
"Ma ci saranno dottori ed ospedali anche lì"
La logica della mamma della Bimba a Molla non fa una grinza.

"Vi siete iscritti in piscina, voi?"
"No, ancora no. Non sono ancora sicura di poter portare il Nano già da settembre, sono un po' incasinata."
"Noi invece già ci siamo iscritti. Per la verità, la pediatra ci aveva detto che una bambina di 10 mesi con la nefrite non si può stancare troppo... ma noi zitte zitte ci siamo iscritte e ci andiamo lo stesso! Ih ih ih! Così la Bambina a Molla si stanca ben bene, e ci lascia in pace." ridacchia la mamma.

Io ammiro queste due donne. Le ammiro veramente. Al posto loro sarei divorata dall'ansia e dal senso di colpa, vivrei murata viva in casa probabilmente sbattendo la testa ritmicamente contro qualche stipite, e sarei devastata interiormente. Se l'Ansia avesse un corpo, sarebbe quello di mia madre. E sarebbe lì, a darmi il tormento coi suoi consigli non richiesti.
Sarei continuamente al pronto soccorso a spaccare i maroni ai medici, ai quali ormai darei del tu.

La nonna, che fino ad allora aveva taciuto, si accende una sigaretta e scuotendo la cenere sul capino biondo e sudato della Bimba a Molla dichiara:
"Ma guarde qqua: per avere la nefrite, sta fija è proprio un fiore!"


L'angolino dei referrers

Winnie the Pooh glitter, questo davvero mi mancava.

Annusa scarpe. Mah. Il mondo della perversione non ha limiti, nemmeno quello della decenza.

Maledico il giorno in cui ho voluto parlare di quella stramaledettissima maglietta coi brillantini.

Il primo giorno del resto della mia vita.

Oggi primo giorno di mammitudine completa.
Sono uno straccio. Quel Nano mi ha disintegrata.
Ha cominciato a cantare alle 6.30 del mattino e a cacciarmi le dita negli occhi per assicurarsi che non mi riaddormentassi, alle 7.00 si era già completamente cosparso di biscotto spiaccicato, alle 8.00 era per terra che scalciava, e tentava di allontanare la mano che imperiosamente tentava di strappargli via un pannolino caccoso.
Ha corso chilometri con me alle calcagna, ha tirato la coda a tutti e sette i gatti, è caduto decine di volte, ha pianto come un pazzo, riso a squarciagola, si è cacciato in bocca di tutto, ha sbattuto la testa contro un tavolo, ha morsicato dita altrui, si è rotolato nell'erba e nella polvere, ha mangiato di tutto. Si è stancato un po', e allora si è addormentato.
Per mezz'ora, tre quarti d'ora.
E gli è bastato per ripartire più scatenato di prima.
Adesso è ko nel suo lettino.
Ogni tanto vado a controllare che non sia posizionato a cacchio, tipo coi piedi sotto le ascelle o con la testa girata di 180°, e devo dire che dorme con un ghigno satanico che fa davvero spavento.
Che le premonizioni demoniache dei giorni scorsi fossero una specie di avvertimento?

Questo è stato il primo giorno.
La mia condizione di mamma 24/h x 7 g durerà tantissimo.
Aiutatemi.

Se non perdo chili adesso, non li perdo più.

lunedì 10 settembre 2007

L'angolino dei referrers glitter

I Glitter mi infestano il blog peggio dei brufoli.

Devo trovare un modo per liberarmene.

Gatti glitterati, rane glitter, nani glitter, glitter sugli amici, albero strass, stella glitter. E tutto questo solo oggi.
Uau.

Da domani sono a casa per un periodo non bene definito. Mi sa che non scriverò più molto.

Vabbè, almeno questi due mesi mi sono un po' divertita, a scrivere tutte queste cose.

domenica 9 settembre 2007

Barbiere.

"Bisogna assolutamente portare il Nano dal barbiere. Con questi capelli sembra Exidor"

"Chi?"



"Sì, forse è il caso."

sabato 8 settembre 2007

Le Gite Lupine: mai muoversi senza il Coso Coso Go.

Oggi pomeriggio mi è venuta questa meravigliosa idea di andare in un posto a 70 km da casa per comprare una cosa che trovo nel negozio sotto casa, ovvero un seggiolone da viaggio. Eh, che ci vogliamo fare? Ogni tanto mi prende così.
Devo premettere che il Gig, in casa, ha due fondamentali compiti, dai quali non si può esimere: buttare via la spazzatura, anche se radioattiva, e guidare. Io in casa faccio tutto, persino i buchi nel muro col trapano e la posa di piastrelle. Ma lui DEVE guidare e buttare via la spazzatura. Fa parte dei suoi doveri di padre e di marito.
Purtroppo il Gig è un tipo nervoso, al volante. Guidare a cazzo di cane lo innervosisce a dismisura. Non avere una meta precisa, lo innervosisce a dismisura. Incontrare automobilisti indisciplinati o umarells al volante di motoveicoli da intralcio, lo innervosisce a dismisura. Un Nano che piange con toni acuti da Maria Callas, lo innervosisce a dismisura. Io che rispondo a monosillabi alle sue richieste di fargli da navigatore perchè non ho il coraggio di ammettere che non ho un cazzo di idea di dove stiamo andando, lo innervosisce a dismisura. Sommando tutti questi nervosismi, è facile immaginare che potremmo anche muoverci senza usare alcun tipo di carburante ma sfruttando unicamente la forza del suo giramento di coglioni.
Noi abbiamo anche un navigatore satellitare di famiglia, che viene usato un po' a richiesta e a necessità. Veramente, il Gig se lo voleva comprare, ma io sono stata drastica, in questo: non lo avrai. Ce n'è uno di famiglia, che senso ha comprare un navigatore? Per andarci al Sidisi? O per portare il Nano dalla pediatra, senza far caso alla strada? No no, via, non si compra, e si accantona la cifra per il mio Dyson Turbomagic.
Dopo un primo momento di spiegazioni sommarie sul funzionamento del Coso Coso Go, sparate da mio suocero a velocità supersoniche ad un Gig che sembrava capire ed annuiva felice, siamo partiti.
Il Coso Coso Go alla prima curva si è staccato, ed è cascato per terra. Ci aspettavamo di sentire l'elegante vocina bestemmiare, invece non ha detto nulla. Ci è toccato fermarci e ripiazzarlo sulla base. E' non è stata una cosa semplice, dato che tutto ciò che fino a due minuti prima aderiva perfettamente grazie a dei dentini, improvvisamente è diventato alieno e sconosciuto, e quei dentini sembrava sogghignare checcazzovòi al povero Coso Coso, che ci è pure rimasto male.

Ad un certo punto della via, ha cominciato a dire delle cose senza senso: voleva assolutamente che girassimo a sinistra. Solo che a sinistra c'era un campo, circondato da un fosso.
"Forse di qua si fa effettivamente prima." osserva il Gig. Gli faccio notare che sì, forse ha ragione, ma siccome il campo è stato appena arato, le ruote della nostra macchina potrebbero avere qualche problema. Che forse questo Coso Coso Go deliri un attimo? "Magari è un modello da montare sui trattori."
L'elegante vocina non si arrende, e ci comincia a pressare: tornare indietro appena possibile, tornare indietro appena possibile.
"Non è possibile tornare indietro, io SO che il paese dove c'è Quel Negozio Là è da quella parte, non è stato spostato." Il Gig invece è fiducioso nella tecnologia, e decide di dar retta alla vocina. E digita la richiesta di percorso alternativo.
"Ma che strano questo Coso Coso Go, Gig. Ma come mai sta facendo questo suono da cellulare impazzito?"
"Mannaggia, Lupi, sta segnalando la presenza di un pericoloso autovelox! Dov'è? Dov'è?" Il Gig, preoccupatissimo per multe e punti tolti, si guarda intorno. Probabilmente quelle carogne della Pula Stradale lo devono aver travestito da cipresso, dato che è l'unica cosa che incontriamo lungo la strada da chilometri. Gli passiamo davanti lentissimi, sotto gli occhi di un contadino baffone che ci guarda perplesso.
Ad un certo punto, l'elegante vocina comincia a delirare: tenersi sulla sinistra, poi svoltare a destra, e poi di nuovo a destra. Ma perchè? Perchè? Siamo su una rotatoria, non ha senso.
Tenersi sulla sinistra, poi svoltare a destra e poi di nuovo a destra, tenersi sulla sinistra , poi svoltare a destra e poi di nuovo a destra, tenersi sulla sinistra, poi svoltare a destra e poi di nuovo a destra.
"Gig, ti prego, fa' come dice " imploro.
"Ma come faccio a tenermi a sinistra, se poi devo girare a destra e poi di nuovo a destra? Non ha senso, siamo in una rotatoria, ci sono macchine che sfrecciano da tutte le parti, rischiamo di schiantarci!"
Tenersi sulla sinistra, poi svoltare a destra e poi di nuovo a destra, tenersi sulla sinistra , poi svoltare a destra e poi di nuovo a destra.
"Cristo, Gig, fa' come dice!"
E con una brusca svolta ci ritroviamo nella corsia giusta. Ma in una fila. Evitando per miracolo il tamponamento.

Ad un certo punto, la vocina Elegante ci annuncia che siamo arrivati.
"Manco col cazzo, cara!" sibila il Gig. Siamo davanti ad un bar piuttosto malfrequentato, a detta delle facce. Noi cercavamo un negozio che vende articoli per la prima infanzia. Qualcosa non va.
"Proviamo a ridigitare l'indirizzo nel Coso Coso, magari abbiamo sbagliato il numero civico."
Il Coso Coso ci illude, facendoci fare il giro dell'isolato e riportandoci davanti al solito bar ed alle solite facce di ubriaconi di provincia. Mi verrebbe pure voglia di un caffè, se non fosse che siamo già abbastanza nervosetti.
Viene fuori che l'indirizzo è esatto, ma siccome hanno chiuso la strada momentaneamente per lavori e la signorina del Coso Coso non è aggiornata, per arrivare al famigerato negozio dovremmo saltare a piè pari il bar, evitare un paio di villette e atterrargli proprio di fronte. Se avessimo la Vauxall di Harry Potter forse ce la potremmo pure fare.

Al ritorno, il Gig si dichiara entusiasta del Coso Coso. Ma come? Ha tentato di farci girare in un campo, di farci tamponare in una fila, per seguire le indicazioni ci hanno mandato a fare in culo non so quanti automobilisti inferociti, e tu mi dici che secondo te funziona bene e che sarebbe da comprare? O Gig, ma che ti sei resettato anche te?

Il Gig ormai è partito per la tangente, ed armeggia disinvolto sul menu del display. Ma una terribile scoperta lo riporta bruscamente alla realtà: casa nostra per il Coso Coso non esiste, e al posto di Villa Lupina c'è il niente. Solo campi. Il Civico 77 è stato raso al suolo.

Ma sai una cosa, maremmacciuga? Ma vaffanculo al Coso Coso, si rimette il Tuttocittà in macchina. E se ci si perde, si domanda.

Nano terrorista inaugura la stagione dell'attentato settimanale alle mie coronarie.

Ok, Nano, adesso basta. Tu mi stai uccidendo.

Ieri pomeriggio, il Nano si stava allenando coi suoi bei piedotti cicciotti ai 100 metri piani. Ad un certo punto, decide di correre spazzolandosi, ed arrafffa una spazzola di legno finita per caso nel cestone dei giochi. Io lo seguo come un cane da fiuto, il mio naso incollato al suo pannolone, pensando di poter prevenire le eventuali cadute.
Povera scema.
Non ho fatto neanche in tempo a dire bau, che il Nano si era già spatasciato con la faccia contro una delle gambe del tavolo della cucina, una bella gambona tornita di legno massello stagionato.
Il Nano era una mascherina di sangue. Entità del danno: un labbro spaccato, un bel lividone in testa ed un incisivo nuovo di pacca in probabile annerimento.
Inutile raccontare il cazziatone che mi sono beccata dal Gig, con questa mia fissazione di volerlo far camminare (?) in questa casa così piena di potenziali pericoli per i nani.
Stamattina il Nano toccava a lui. Mi ha già telefonato due volte.
"Questo bambino, non riesco a farlo star fermo! Vuol camminare!"
Ha ha.

venerdì 7 settembre 2007

L'angolino dei referrers

Stasera sono succulenti.

Qualcuno ha digitato blog misteriosi, e siamo venuti fuori noi lupini, ammantati di sintomatico mistero. Uau.
Cos'è a sindrome del barbone? Non lo so. Ma in passato ne sono stata sicuramente affetta, vista la mia tendenza al randagismo e alla quantità industriale di schifezze dalle quali mi era impossibile separarmi. Prima del trasloco, però. Adesso mi sono ravveduta.
Quando sono morti i genitori di Pavarotti? Bella domanda. Bella pretesa anche cercare la risposta in questo baratro di informazioni inutili e frammentarie che è il mio blog. Comunque so quando è morto Pavarotti, va bene lo stesso?
Parco di divertimenti acquatici. Eccolo. Ma per fortuna tra pochissimi giorni chiude, quindi è inutile che mi chiediate gli ingressi omaggio.
Mamma maniaca dell'igiene. Io? Come potrei sopravvivere alla fase Nano Immondizio, se fossi maniaca dell'igiene? Gli ho tolto dalla bocca cose innominabili, roba da correre al pronto soccorso e subito dopo a Lourdes, San Giovanni Rotondo, Loreto e tutti i santuari conosciuti, e sperare nel miracolo che il piccolo Immo(ndizio) non abbia contratto qualche malattia terribile.
Gardaland col camper. Manco se mi ci trascinano legata per i piedi. Il pensiero di tutta quella vetroresina mi fa grattare fino al midollo osseo. Brr.
Gig Sabani. L'errore di battitura ha generato una simpatica assonanza che il Gig ha accolto con una bella grattata di palle. Che screanzato.

Aggiornamento post pubblicazione:

Coniglio nano croste al naso problema per gli esseri umani.
Ossignùr, povera bestiolina! Se siete quelli che sono capitati nel mio blog qualche settimana fa cercando la stessa cosa, vi consiglio un bel veterinario. Per voi. Al coniglio consiglio un bel letto di olive.

Tarli nella mente lupina.

Un tempo, Lupina lavorava come un ciuco da soma, ed usciva da casa prestissimo e rientrava la sera tardissimo. La casa di Lupina, all'epoca, non era l'attuale Villa Lupina (o Lupinaio, come amano definirla alcuni amici), ma un'altra casa da un'altra parte, ed era sempre buia e sporca, e nel frigo non c'era mai nulla di buono da mangiare, solo antiche sottilette risalenti al pleistocene e qualche carota barzotta. Dal bidone dell'immondizia si levavano effluvio mefitici dovuti alla permanenza di misteriose briciole ad alto potenziale tossico, la cadaverina e la putrescina regnavano incontrastate sulle arance e sugli agrumi, e il letto era perennemente disfatto. Non c'era mai niente di stirato, non c'era mai niente da mangiare, nessuno si preoccupava di ricomprare la carta igienica, e quando finiva erano dolori.
E tutto questo perchè Lupina era una Lavoratrice Indefessa. Lupina lavorava dal mattino alle 8 alle 3 del pomeriggio in veste casual, poi saltava sulla TwingoSmaterializzatrice e si rimaterializzava in una cabina del telefono come Mister No, cambiata d'abito e di pettinatura, e si apprestava ad entrare nel suo secondo ufficio, dove permaneva fino alle 9 di sera, curva sul computer. E tutto questo per portare a casa una pagnotta? Ma noo, oltretutto Lupina era sottopagata e maltrattata. Lupina lo faceva PER LA GLORIA.
La casa di Lupina, intanto, andava sempre più vicina allo sfacelo.
"Ci vuole una persona che venga a fare le pulizie!" decretò finalmente la saggia Lupina, in uno dei suoi rarissimi momenti di lucidità. E così arrivò Ignazia.
Ignazia era del segno dei pesci, e dei pesci non aveva ereditato di certo il mutismo. Parlava, parlava, parlava. Al telefonino, da sola, coi vicini. Non stava zitta mai.
E puliva. Lupina era entusiasta: Ignazia faceva la spesa, comprando quello che diligentemente era stato scritto nottetempo dall'esausta Lupina, stirava tutto (anche le mutande), sistemava i fiori nei vasi e lasciava una gradevole scia di mastrolindo dappertutto. Lupina lavorava sorridendo. Sapeva che una volta tornata a casa, avrebbe abbassato una maniglia di ottone splendente e girato la chiave del Paradiso terrestre, dove un divano comodo e dei cuscini sprimacciati la aspettavano impazientemente. E Lupina, felice, non faceva che narrare le gesta eroiche di tale Ignazia: "Vedessi come pulisce bene i vetri l'Ignazia! E che persiane lucide che ho adesso! Ah, sì come stira l'Ignazia, guarda. E come sa scegliere la verdura, vedessi che zucchine turgide!"

Un bel giorno, aprendo la porta di casa, noto un qualcosa di strano, come un'assenza non si sa bene di che.

Mi accorgo che manca qualcosa, ma cosa?



Il giorno dopo realizzo che non c'è più il portaombrelli. Era un vecchissimo orcio per l'olio, proveniente dal mio robivecchi di fiducia. "L'avrà spaccato inavvertitamente" mi dico. Lasciamo perdere, una perla come l'Ignazia dove la trovo?



Qualche settimana dopo, mentre mi asciugo i capelli in bagno, non trovo più la piastra in ceramica per rendere i riccioli lupiniani delle docili ciocche lisce molto fashion "Ma che strano, eppure stava nel cassetto del mobile del bagno, otretutto è nuova, appena comprata. Che testa che ho, magari l'ho messa chissà dove. Boh"

E mi rassegno al sistema scotennamento spazzola phon. Però un tarlo comincia a frullarmi nella testolina.

Pian piano mi metto ad osservare più attentamente le mie cose, che misteriosamente cominciano a sparire.

Un caricabatteria del cellulare, un vasetto con una pianta grassa, un portacd di plexiglass, un paio di guanti foderati di pile.

Ogni volta che esco di casa, sono sempre meno tranquilla.

Fino poi, all'apoteosi.



Un giorno, torno a casa e trovo una bolletta del telefono sul tavolo. Apro la busta tranquillamente, tanto in casa non ci sono mai ed il telefono non so come mai continuo a tenerlo attivo, che tanto non lo uso...

Resto di sasso: 900 euro e roba.

Ma come? Ignazia, la santa Ignazia, nata sotto il segno dei pesci come la canzone di Venditti (il che significa persona di specchiata onestà, portata alla fiducia nel prossimo e sensibile fino all'eccesso), quelle che annaffiava le mie dolci piantine e che permetteva al mio frigo di occhieggiare felice dietro pile di verdure e mozzarelle, proprio lei tradisce la mia fiducia telefonando a ufo? E poi chissà a chi.
Ma anvedi 'sta fetentona, mavvammoriammazzata, ma ora vedrai che cosa le faccio domani, gliene dico quattro...

Non ne ho avuto modo. Ignazia se l'è filata, praticamente rea confessa. Non si è più presentata al lavoro, ha spento il cellulare e ciao. Tanto si è presa il mio vecchio Nokia con la cover di Snoopy.


Adesso c'è la Tamara, a coccolare il mio mondo perfetto. Ma nel frattempo la famigliola si è allargata, è arrivato un Gig, e poi un Nano, e i due gatti, e la Santa Tamara non fa altro che rimuovere peli e giocattoli da sotto i mobili, e mutande abbandonate per terra, calzini smarriti, magliette appallottolate nei luoghi più impensati.


A volte leggo nel suo volto un muto rimprovero per come tengo le mie cose, ma io non ho voglia di giustificarmi. Non vivo più nel santuario, e ne sono contenta.

L'altro giorno il tarlo nella mia mente è tornato a scavare. Avevo messo 100 euro sotto un vasetto in cucina, erano per una bolletta in scadenza. Torno a casa, e i 100 euro son spariti, ma la bolletta è sempre lì.

Inutile dire che il giramento di coglioni si è impossessato prepotentemente di me.


Fino a quando la Tamara è arrivata ciabattando con una mano in tasca

"Oh nini, ma tienila meglio la tua roba! Guarda cosa ho trovato sul terrazzo", e caccia dalla tasca fogli e foglietti, più i 100 euro famosi.

Menomale. Per un attimo mi sono sentita ripiombare nell'antico terrore.
Tamara, santa subito!

giovedì 6 settembre 2007

Gli scherzi giggheschi colpiscono ancora

Il Gig è proprio un simpatico ragazzone.
Anch'io sono una simpatica ragazzona, che credete? Però lui è stra-simpatico e fa sempre degli scherzi superbellissimi.

C'è stato un periodo che ci facevamo di quegli scherzi da schiantare dal ridere, poi abbiamo smesso per motivi che facilmente comprenderete.
Uno scherzo gigghesco in cui cascavo sempre era quello del morto. In cosa consiste?
Un esempio: tornavo da casa tutta allegra, e lo trovavo sul divano triste e muto. "Che è successo, Gig?" gli chiedevo, appendendo il cappotto all'attaccapanni.
"E' morto Raimondo Vianello".
Ed io ci rimanevo malissimo. Vabbè, in effetti era anziano, però poverino, mi era così simpatico, adesso Sandra come farà, sarà distrutta, ...
Magari mi lasciava credere che Raimondo Vianello era morto per un intero fine settimana, così una volta tornata in ufficio avrei introdotto l'argomento nello speaker's corner della pausa caffè, ed i colleghi avrebbero avuto una motivazione in più per considerarmi una squinternata.
Insomma, proprio dei begli scherzetti.
Oppure, approfittando del fatto che magari stavo disattenta o ero al telefono mentre in tv davano il telegiornale, veniva fuori con "Ma hai visto chi è morto?". Bastava che passassero un servizio, anche di un minuto, su un personaggio famoso, ed ecco che al Gig gli salta lo schiribizzo e viene fuori con questa storia.
Ed io, ma quanto son cretina? Ci casco seeempre.
Quanta gente ha fatto morire, non si sa. Marco Masini, Carmen LaSorella, Minoli, Eddie Vedder, Berlusconi, Sandra Milo, Gino Paoli, Enrico Beruschi, e sono solo pochi nomi.
Ormai non mi presto più neanche a verificare, do per scontato che quando viene fuori con qualche morto son tutte cazzate.
Proprio l'altroieri sera, a cena, vien fuori con la storia di Gigi Sabani.
"Hai visto, è morto Sabani!"
, ed io giù a dire cose orribili su questo poveretto, che mi stava sulle palle, che non lo potevo vedere, ed altre cose che è meglio non scriva, sia mai che qualche parente capita qua cercando canzone famosa di Perry Como oppure bellimbusti impomatati con costume da forzuto del Caucaso.
Stamattina al lavoro, Gegio mi fa: "Toh, ma lo sai chi è morto? Quell'imitatore, aspetta, come si chiamava..." ed io, che pensavo che lui ed il Gig si fossero messi d'accordo per sfottermi, c'è mancato poco che gli rispondessi la maia*a della tu' sorella. Per fortuna che non l'ho fatto.
Anche Scazzolina, sostituta cassiera di Scirocchetta, sostiene la causa della triste dipartita. Ed io lì a incavolarmi e a dire "Ma basta, ma quando la smetterete, basta con questa storia dei morti per finta, lo so che vi siete messi d'accordo per farmi fare una figuraccia, ma io non ci casco, tzè!"
Insomma, par brutto anche incavolarsi.
Oggi a pranzo mi dice che è morto pure Pavarotti. Seee, o Gig, hai rotto con questa storia dei morti vips! Non ti credo manco per nulla, carino. Tzè.

Giuro che quando al telegiornale ho sentito che sia Sabani che Pavarotti sono effettivamente morti, ho pensato che si fosse messo d'accordo pure con il direttore dei Tiggì, oppure che avesse sistemato qualche marchingegno di doppiaggio dietro il televisore per prendermi per il culo. Mi sono pure alzata per controllare.

Che mattacchione, questo Gig!

L'angolino dei referrers

Qualcuno cerca camionisti (deve essere quella/o del sesso con camionisti porcelloni dell'altra sera), altri scherzi casalinghi, qualcun'altro ancora vuole sapere cos'è la manovra di Heimlich, altri ancora cercano caccolandia, che sembra il nome di un parco di divertimenti per gente con le dita nel naso (ma quando mai ho scritto sta roba, io?), altri ancora questa stramaledetta torta glitterata (che secondo me non esiste).

Ma sempre e comunque arrivano qui.

E allora io sapete cosa dico a questi naviganti, anzi, naufraghi del web? Eh?

Cari naufraghi del web,

ciao.

Lupini riposseduti.

Non è possibile. Stamattina, mi hanno dato una carta di identità dimenticata da un cliente.

Eccola qua.





Aiuto. Devo assolutamente chiamare Padre Karras! O padre Merrin! O al limite va bene anche Milingo, insoomma, quello che trovo.

Carbonara. Ovvero, Gig ai fornelli.

Villa Lupina, ora di cena.

Lupina è alle prese con un nano recalcitrante al pigiama, al cambio pannolini e alla nanna in generale. Siccome la nanna del Nano è direttamente proporzionale all'orario della cena, al Gig è toccato di cucinare, mentre Lupina tenta di addormentare la Belva a tettate nella testa.



Il Gig annuncia che preparerà la sua famosa carbonara. Evvai. Evviva.





"Gnam gnam, buona questa carbonara, Gig. Anche se ha un sapore un po' strano, gnam gnam"
"Gnam, forse gnam ho messo troppo pepe"
"Gnam gnam, no, gnam, è l'aglio. Forse è bruciato?"
"Gnam, noo, gnam gnam, saranno le uova. Avevano un colorito davvero pallido, gnam gnam."
"Lupina?"
"Eh, gnamgnam?!"
"... ho dimenticato di mettere la pancetta."

mercoledì 5 settembre 2007

Che inquietudine. Lupini posseduti

Stamattina sono andata a fare la spesa. Lo scontrino segnava 66,60 euro. Ho dato uno sguardo al pezzettino di carta sorridendo, e l'ho riposto nel portafogli.
Arrivata in ufficio, ho trovato un appunto: un numero di telefono da contattare per una fattura, prime tre cifre 666.
Oggi pomeriggio mi mancava del prosciutto, sono andata alla Coop e ne ho presi tre etti: 6,66 euro.

Abbiamo anche il prosciutto della Bestia.
Che roba.

News about the Nano

Adesso che il Nano ha trovato una nuova forma espressiva, il kotikotikotikotikoti, i Peppi sono andati a farsi benedire. Foneticamente parlando, il kotikotikotikotikoti permette una certa libertà di espressione che in passato al Nano era preclusa.
Infatti, sta sperimentando i minicomizi. E' un ottimo politico, spacca già le palle a tutti.

Il Nano sa camminare. Questo lo avevo già detto. Dopo una certa spregiudicatezza iniziale e qualche spigolo smussato, adesso corre. Per ora non accenna a lasciare il mio dito, ma temo fortemente che tra poco sarà in grado di arrangiarsi da solo. Ed allora sarà finito il tempo delle tende bianche immacolate, dei pulsanti dei televisori al loro posto, degli sportellini intonsi. Arriva Attila, e son dolori de panza per tutti.

Al Nano son pure cresciuti i capelli. Adesso sembra un giovane scienziato pazzo, perchè son cresciuti solo sui lati, e ricci. Dovrei tagliargli i capelli da sola, ma visto che il trainig effettuato sulle barbie di mia sorella non ha sortito grossi effetti, meglio demandare tutto ad un barbiere esperto in tagli di capelli naneschi.

Il Nano sfoggia un nuovo paio di sandali, comprati in liquidazione a 19 euro. Nei quali inciampa.

E soprattutto, non dice più babbo, mamma, tata, peppi e tetti. Adesso siamo tutti MPFGR, o al limite UARGH.
Questi giovani d'oggi.

martedì 4 settembre 2007

L'angolino dei referrers

O Utente che capiti qua dopo aver digitato cose a caso, grazie delle visite. Il contatore si è impennato, ed io stasera son proprio euforica.
Qua di seguito, il perchè.

Winnie the Pooh. Oh, tu che cerchi qua la Gialla Malvagia Creatura, non troverai parole di amore ma di vile disprezzo.
Carta da parati Winnie the Pooh. Se penso a pareti intere ricoperte di insulse immagini di quei cretini là, vomito. Esorto tutti i nani, ai quali in gioventù è stato imposto l'Imbecille Giallo, di vendicarsi sui propri genitori denunciandoli al Telefono Azzurro.
Vestiti Winnie the Pooh. Per vestiti cosa si intende? Abiti griffati dall'Orso Balengo, oppure travestimenti da carnevale? Che turbamento.
Winnie the Pooh morto. E su questa, niente da eccepire.

Non fumo più Multifilter. Dicono che se digiti su Google un buon proposito, poi si avvera. Per la verità scrivere non fumo più sarebbe stato meglio, ma intanto questo è già qualcosa.
Fastidio ascelle. Quelle altrui poi, guarda...
Masochismo porno. Ma questo è il blog di una mamma, perdinci! Qua siamo tutti gente per bene.
Madia toscana. La cerco da una vita. Ma deve costare poco, deve essere in ottime condizioni e me la devono portare fino al primo piano per una rampetta di scale percorribili solo da gente magra, da sherpa tibetani o da gallinacei.
Torta glitterata. Mazza, aho. E' proprio una fissazione, questa dei glitter.
Scarpe da nani. Celo.
Torta glitter. Di nuovo qua, tu?
Prurito fastidio ascelle diagnosi. Ti faccio un'anamnesi, invece: lavatele.

Gli interrogativi internettiani che cercherò mio malgrado di risolvere, a vantaggio del Gentile Utente Visitatore.
Chi ha scritto magic moment? Non lo so, ma la cantava Perry Como. Ecco qua il testo, se ti venisse voglia di cantarla.
Componenti Moment. Gentile Utente, guarda un po' QUA cosa ti ho scovato.

Perchè a me? si chiede l'Ultimissimo Gentile Utente Visitatore.
Me lo chiedo anch'io da quando ho messo i referrers.

Per una buona causa. Anzi, ottima.

Tytty, tesoro dell'anima mia, se permetti ti linko:

Andate a dare un'occhiata qui, per favore.

lunedì 3 settembre 2007

Il magico potere dell'altalena

Dondolare, dondolare, dondolare, e ancora dondolare, dondolare, dondolare, dondolare, e dondolando cominciare ad essere un po' pensierosi, poco poco ma pensierosi...
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L'angolino dei referrers

Sintomi orecchione. Io pensavo che la malattia infantile si chiamasse "orecchioni", ma forse solo se colpisce entrambe le orecchie. Se ne becca una sola, magari diventi orecchione, ma solo da un lato. Mi piacerebbe sapere che cosa ha da dire in proposito Elton John.

Il mio bambino non vuol fare il bagnetto. L'altro giorno non voleva fare la cacca, adesso non si vuole lavare. Considerando che il mio oggi ha saltato l'appuntamento con l'intestino, ed è andato a dormire con una maglietta marrone, che in origine era bianca (non sono riuscita a mettergli il pigiama causa risveglio ululatorio, ma al primo risveglio lo cambio), farei volentieri a cambio.

Ascelle maleodorante. Il solito maniaco del fetore ascellare. Per giunta sgrammaticato.

Tutte le chiappe. Tutte le chiappe di chi? Tutte le chiappe del mondo, forse? E davvero pensavi di trovarle qua?

Lardose in perizoma. Uh, eccomi. Col mio perizoma ci si possono fare elastici per le catapulte, fate un po' voi.

Anche stasera, che meraviglia di gente mi ha visitata.

Mi accorgo di essere invecchiata quando...

Quando i ventenni mi danno del lei.
Quando ascolto una canzone degli anni novanta, e qualcuno più giovane mi fa notare che è una vecchia canzone degli anni novanta.
Quando mi dicono "Hai 33 anni? Ma sembri MOOOOLTO più giovane!"
Quando penso che i televisori che avevo in casa in età scolare erano in bianco e nero.
Quando penso che per tutta l'adolescenza ho usato il walkman, e ora manco lo vendono più.
Quando al Mediaworld mi ritrovo a guardare incantata il cofanetto con tutte le puntate di George e Mildred, e quella accanto a me non sa chi siano mai sti due.
Quando mi accorgo che la testa del Gig, un tempo fluente di bionde chiome, è un po' meno fluente e un po' più spelacchiata.
Quando mi rendo conto che i clienti della discoteca in cui un tempo mi divertivo probabilmente nascevano mentre io ero al cinema a vedere Balla Coi Lupi.
Quando scopro che la mamma della nostra capo-animatrice ha 6 anni più di me, però io e sua figlia parliamo di cosucce come se fossimo compagne di scuola.
Quando alzandomi al mattino sono stanchissima.
Quando al bar prendo un succo di frutta perchè il quarto caffè non me lo posso permettere, altrimenti non dormo.
Quando il mio corpo mi fa i dispetti.

Quando le cassiere ventenni NON SANNO CHI E' CARLO AZEGLIO CIAMPI.
Passi Andreotti, ma Carlo Azeglio!

domenica 2 settembre 2007

L'angolino dei referrers

Parcheggi e sesso con camionisti. Che fai, ci riprovi? Non ti è bastato il sesso con camionisti porcelloni, adesso ti cerchi pure il parcheggio dove è possibile consumare? Managgia, ahò.

Ma che sapore avrà la torta di compleanno glitterata? E se poi i glitter ti rimangono nei denti come quell'orribile prezzemolo?

Che gusti che avete, gente.

Paura e delirio all'Ipercoop - come perdere 10 anni di vita in meno di un minuto.

Ieri pomeriggio la Sister, il Gig, il Nano ed io abbiamo fatto un saltino all'Ipercoop, giusto per comprare quelle due scemenze là. Dopo un tour all'insegna dell'entusiasmo e dello shopping sfrenato (un pacchetto di pile ricaricabili), ho pensato bene di spedire il Gig a guardare gli ellettrodomestici nel supermercato, mentre la Sister ed io ci siamo lanciate nel negozio francese di abbigliamento per nani raffinati dove di solito faccio acquisti. Mentre eravamo lì in estasi a pagare una miserabile magliettina a righe rosse e blu ed un paio di calzettoncini con un topone sul tallone, il Nano comincia a masticare il suo cingomma immaginario.
Era da un po' che non lo faceva, ed io mi allarmo. Tento di aprirgli la bocca, ma lui la serra strettamente e si rifiuta.
"Guarda che ho visto qualcosa di bianco sul palato" decreta la Sister. Ma io non ho visto nulla. Sarà un po' di bava.
Non faccio in tempo a formulare questo pensiero, che il Nano diventa rosso e comincia a tossire, e ad avere conati di vomito, come se dovesse espellere qualcosa. Comincio a dargli leggere bottarelle sulla schiena, e lui sembra star meglio.
Ma subito dopo ricomincia a tossire e ad avere conati, a sputare bava e ad un certo punto diventa tutto blu, si aggrappa a me ma subito le manine sembrano perdere di tono muscolare, mi lascia e diventa tutto molle, come un pupazzo.
Io lo prendo per i piedi e lo rovescio, fino a che non sembra riprendersi un po'. Allora lo abbraccio, ma ecco che accade di nuovo: tosse convulsa, colorito cianotico, conati, bava.
Aiuto, non so più cosa fare. Mi guardo intorno, e mi ritrovo nella corsia centrale del centro commerciale, con mia sorella che mi parla ma io non la sento, il flusso della gente coi carrelli intanto scorre tranquillo, nessuno sembra rendersi conto a parte qualche persona che indica, pallida, questa mamma disperata.
Gli faccio la manovra di Heimlich tenendolo rovesciato a testa in giù, e finalmente in mezzo ai fili di bava, espelle qualcosa. Era un'etichetta rotonda, di plastica trasparente, di quelle adesive che si appiccicano sul davanti delle maglie per evitare che le persone disfino le pile di magliette per leggere i cartellini. Se la deve essere cacciata in bocca alla velocità della luce senza che io e mia sorella riuscissimo a vederlo, dato che lo abbiamo tenuto per mano tutto il tempo.
Nel frattempo, arriva il Gig tutto trafelato. Da lontano aveva visto un gruppo di persone che indicavano un punto nella folla, e subito intuisce che si tratta di noi.
Per fortuna arriva a scena ormai conclusa, e gli resta solo che abbracciare il Nano, vivo.
Il quale, come se niente fosse, non perde tempo a piangere e si lancia di nuovo nella corsa sfrenata.
Già, perchè avevo dimenticato di scriverlo, ma dall'altro ieri il Nano cammina, anche se non riesce ancora a fare più di dieci passi senza cadere, rialzarsi e ripartire. Anzi, diciamo che ha camminato il primo giorno, perchè da ieri corre come il vento.
Da ieri rivivo la scena decine di volte. Non riesco a smettere di pensare che sì, so fare la manovra di Heimlich, ma una tracheotomia non ce la farei mai a farla, e quindi le prospettive di sopravvivenza rispetto ad un soffocamento allo stadio successivo sarebbero davvero basse.
Ho deciso che mi iscriverò ad un corso di primo soccorso, anche se in passato ne ho già frequentato uno, per rinfrescare un po' le nozioni.
Perchè coi Nani non si sa mai.

Ringrazio molto le persone che ieri sera affollavano il Centro Commerciale, per NON aver mosso un dito per una mamma ed un bambino in difficoltà.
Grazie davvero tanto, li mortacci vostri!