giovedì 26 settembre 2013

Torno alla carica con un nuovo post di vita vissuta.

Sì, lo so, è una cosa vergognosa, è indegno, blablabla, non si tengono così i blog, eccetera eccetera.

Lo so, nei blog si SCRIVE. E io non scrivo, perché sono vittima dei social network, di Pinterest, dei compleanni dei figlioli, del marito, non me ne va una a garbo signora mia, oimmena che caldo quest'estate non finisce, e altre amenità per mascherare il vuoto di senso micidiale che mi attanaglia quando mi chiedono "ma non scrivi più sul blog?"

E invece scrivo. Scrivo oggi, per esempio.

Scrivo che sono cretina, perché in un momento di debolezza mi sono iscritta in palestra.

Ed ho già pagato un anno in anticipo.

E per il primo mese NON CI SONO ANDATA.
La signorina della palestra mi ha anche telefonato a casa per chiedermi se ero morta. Ed io le ho risposto che no, non ero morta (ma perché mi ha colto impreparata, altrimenti avrei camuffato la voce e le avrei risposto "no siniora non ciè, partita per baaaaamas, io badante pulisco casa lucccido mobili facio faciende, non so quando torna, forse mai. Arivederci" ), ma che ehm avevo avuto un sacco di problemi al lavoro, mi era scappato il cane, avevo la tallonite, ero senza macchina.
"Quando pensi che verrai ad allenarti?"
Ed io, impreparatissima, ho realizzato che mi ero iscritta in palestra e che la cosa non finiva lì. Cioè, non è che ti iscrivi e paghi e poi stai a casa sul divano a guardare Uomini e Donne e come per magia poi stai divinamente. C'è una parte della cosa che prevede che tu ti scrosti da dove sei seduto e ti precipiti in questo luogo di perdizione ad allenarti.
"Ti fisso un appuntamento col personal trainer. Preferisci lunedì alle 16.00 o martedì alle 17.00?"
E io, che di fronte ad una scelta tra due cose mi si brucia il cervello e scelgo sempre la seconda, ho balbettato un "martedì. Martedì va benissimo."
"Allora ti aspettiamo! A presto!"
Quindi si è concretizzata l'eventualità che temevo, ovvero andarci.
Tralasciando la gita estemporanea da Decathlon, gita che mi è costata quasi un rene, perché io per andare in palestra non avevo NIENTE. Niente scarpe, niente calzini, niente pantaloni di morbido cotone misto-lycra, niente maglietta comoda ma avvolgente e traspirante. Ho anche voluto brindare alla sfiducia in me stessa comprando le cose che costavano meno: scarpe da palestra? Quelle da 13,00 euro. Completo della Puma carinocarino con la scritta glitterata? No, maglietta da 5 euro e pantaloni da 9,00 euro, non di più che tanto son soldi sprecati, non me lo merito, piglio quello da strappona, tanto è uguale, ma mi vedi santoddio?

Arriva il martedì. Io preparo la mia borsina e vado in palestra.
Arrivo in palestra e in reception mi accoglie un tizio con la barba, che mi comunica che Roberto (Roberto? E chi cacchio è Roberto?) arriva subito. E che intanto posso andare a cambiarmi.
Quindi poso la mia borsetta nello spogliatoio, mi infilo la tenuta ginnica e mi appresto ad incontrare Roberto.
E mi si para davanti una creatura celestiale, un giovane biondo con occhi azzurri, dal fisico statuario e dalla dentatura perfetta, di circa 25 anni, che mi invita a seguirlo in uno stanzino appartato, dove mi sottoporrà all'ennesima umiliazione: mi peserà e misurerà la mia massa grassa (che senza stare lì a guardare il centimetro, so già essere dimolta), mi farà stare in piedi ad occhi chiusi, mi guarderà i piedi, e con essi anche i polpacci con tutti quanti i peli (sì, non mi sono depilata porcaputtanaladra!), mi dirà hai i piedi piatti! e io eh lo so, sono nata così, ma non mi danno problemi a parte farmi cascare in terra ogni tanto, e mi dirà pure ma che strano, non ho mai visto una massa grassa così ben distribuita e io sì lo so, sono grassa sulle braccia quanto lo sono sulle gambe, a me piacciono le cose simmetriche e poi mi dirà di rimettermi le scarpe e mi comunicherà che la mia età biologica è 54 anni (ovvero, sette meno della mi' mamma, hurrà!).
A questo punto, potevo anche rimettermi i miei vestiti borghesi e salutare il bel Roberto con una pacca sulla spalla, magari ci si vede una di queste sere per una birretta, eh, e invece sono voluta andare a fondo a questa cosa, e quindi mi sono ritrovata su un affare che simula la camminata, e ci sono stata circa 5 minuti (assai lunghi, peraltro).
Poi ho fatto gli addominali. Che pensavo di farli bene, e invece Roberto scuoteva la bella chioma bionda e aggrottava le magnifiche sopracciglia, perché invece li facevo male e il battito cardiaco non saliva (in realtà stavo morendo di fatica ma non volevo dare soddisfazione a questo ennesimo esponente delle giovani generazioni). Poi ho fatto un esercizio davanti ad uno specchio gigantesco, un esercizio che prevedeva l'uso dello step. Ma l'ho fatto male, perché le braccia dovevano impugnare una specie di manico di scopa ed io dovevo coordinare braccia e gambe e respiro, e francamente tutto questo è troppo per me, quindi ogni arto seguiva una sua via, e Roberto continuava a dire no, no, no, no, no. Ed io pensavo ti ha detto bene, Roberto, di essere così fico, perché questo tuo atteggiamento distruttivo mi spinge a picchiarti questo bastone sulla testa.
Poi Roberto mi ha detto: piegati e toccati le punte dei piedi.
E io, come se niente fosse, con una sicumera che non pensavo di avere, mi sono piegata su me stessa E SONO ARRIVATA A TERRA COI PALMI DELLE MANI.

Non te l'aspettavi dalla vecchia di 54 anni, eh Roberto? Come ci sei rimasto?

In verità stavo morendo e sentivo come una specie di corda dietro a tutta la gamba che tirava come una dannata, e per un attimo ho visualizzato gli ormeggiatori della Moby Lines che si lanciano i cordami per attraccare al porto in un giorno di fortissimo libeccio e cominciano a gridare attenti, attenti, la cima è sfilacciata, si sta per spezzare! con conseguente tragedia in mare e titoloni sul Tirreno. Però ho simulato benessere e positività, e mi sono rialzata pensando non si può morire dentro, ma tant'è. Sai, Roberto, so fare delle cose anch'io, anche se qui dentro mi vedi come un povero catorcio, tipo per esempio so dire molte cose in tedesco, poi un giorno te ne darò dimostrazione, pensavo mentre Roberto mi illustrava il mio programma settimanale.
"Almeno due volte a settimana."
"Eh?"
"Sì, per perdere peso devi venire almeno due volte a settimana"
e farti un culo così, avrà pensato il sempre meno simpatico Roberto.
Ma chi ti ha detto che io voglio perdere peso? Io voglio restare una cicciona, mi piaccio così.
Verrò ogni tanto, per perdere tempo. Così, perché mi piace l'ambiente.
(E intorno a me era pieno di ragazzine scodinzolanti che andavano a fare gambe-addominali-glutei e salutavano Roberto con sorrisi liquidi e vagamente zoccoleggianti, e poi c'erano degli uomini muscolosissimi che facevano degli esercizi con degli attrezzi dall'aspetto estremamente pesante e ogni tanto urlavano aaaaahhhhh aaaaaaaahhh, un po' come facevo io durante il parto del mio secondogenito - ma io per lo meno mi scusavo con il personale dell'ospedale, mentre questi invece no).
E quando la mia ora di palestra è terminata, sono andata negli spogliatoi, che da deserti sono diventati pieni.
E lì ho scoperto alcune cose, che elencherò qui di seguito in maniera sintetica:
1. I ciabattoni di gomma da giardinaggio non vanno bene per la palestra.
2. Le femmine si devono asportare TUTTI i peli dalla patata, è obbligatorio. Così possono stare nude con la patata al vento a parlare con altre donne nude con la patata al vento anche per ore, dentro lo spogliatoio delle femmine, perché così vogliono i dettami della moda in palestra, perché mostrare la vagina ad altre frequentatrici è NORMALE e SANO, e devono farlo tutte INDISTINTAMENTE, non importa se vecchie e in sovrappeso o giovani e sottopeso. La vagina va mostrata, punto. Non importa se non vuoi farlo. Sforzati.
3. Se vuoi farti la doccia, attrezzati. Perché le docce NON hanno lo sportello. Quindi l'obbligo di mostrare la tua patata depilata diventa coercizione. Però puoi scegliere se mostrare la patata o il culo.
Io ovviamente ho scelto una via di mezzo, il fianco di profilo, ed ho anche aspettato che tutta la popolazione femminile si fosse tolta finalmente dalle palle.
Nel frattempo facevo finta di andare su fb dallo smartphone (sì, perché anche se la mia età biologica è 54 anni io sono pur sempre una nonnetta arzilla).

"C'è molto da lavorare", mi fa presente Roberto. Ed io, che avrei voglia di tirargli uno dei pesi che sto maneggiando direttamente sul groppone, incasso il colpo e mi preparo psicologicamente alla prossima volta.
Cioè domani.

Sgrunt.












lunedì 7 maggio 2012

A-social network

Ci abbiamo pensato a lungo, ne abbiamo discusso tra le mura domestiche e pure fuori, ma alla fine l'abbiamo fatto: siamo su Facebook.

Nell'epoca dei socialnetwork, noi Lupini non potevamo permetterci di rimanerne fuori. Abbiamo dunque posato per un momento la zappa e il badile, e ci siamo iscritti in questo meraviglioso mondo fatto di cazzi altrui.

Sì, dai. Diciamo la verità: Facebook, Twitter e compagnia bella servono sostanzialmente a farsi i cazzi degli altri in maniera discreta ed elegante. Perché spendere in telefonate alle amiche, nella speranza che ti diano informazioni su cosa fa quella e chi ha sposato quell'altra, quando con un click puoi connetterti col mondo e guardare le foto degli album altrui e trarre le debite conclusioni?
Io poi ho scoperto che in Facebook c'è tutta l'Armata delle Tenebre, ovvero l'esercito dei miei ex fidanzati al completo. Che tra le altre cose sono tutti amici tra loro, cosa che mi inquieta moltissimo. Li immagino a mandarsi messaggi privati in cui parlano male di me, di quanto non capissi le loro esigenze di maschio, fino poi a scivolare sugli apprezzamenti estetici sulla mia cellulite e sull'alitosi mattutina che talvolta mi affliggeva in gioventù. D'altro canto, io mi vendico mentalmente nella mia piccola solitudine meschina notando i loro difetti fisici: il gozzo, la calvizie, il prolasso dei muscoli facciali, l'addome rilassato, il culo basso, le bagioge. 

A me alle superiori piaceva uno che era bello e dannato, e naturalmente non mi cacava di striscio. E non mi caca di striscio neanche adesso visto che ha lasciato in sospeso la mia richiesta di amicizia (L., se mi leggi, MALAFFACCULO!). La mia mamma, invece, si era convinta che dovessi frequentare un altro ragazzo, uno che piaceva tanto a lei. Uno con la faccia raccomandabile, alla Fabrizio Frizzi. "Tanto carino, tanto educato, si vede che è di buona famiglia, guarda che gusto nel vestire!" 
Nonna Ansia, yuu-huu?! Guarda un po' il ragazzino che ti piaceva tanto come è carino, nelle sue foto a torso nudo? Toh, hai visto cara mamma che il tuo beniamino, alla veneranda età di 38 anni, non si è sposato  e fa il vetrinista? Hai visto, cara mamma, che intensa vita sociale? E quanti amichetti che ha! Millequattrocentododici, tutti maschi. Chissà come mai nelle foto dei profili sono anche loro a torso nudo? Lo vuoi vedere, mamma, il suo album delle vacanze a Formentera? O preferisci quelle a Mykonos?

Se sei una che ama i glitter e le k, su Facebook puoi trovare sfogo ai tuoi istinti. Puoi crearti una pagina piena di  glitter lucenti e sfarfallanti, riempirla di foto di gatti e di bambini e scrivere cose tipo sono trp triste ke è morto Gim Morrison ke nn sapevo nemmeno ke stava male, e bearti dei millemila "mi piace", oppure collegandoti dal cellulare, dal palmare, dal cosochenonmiricordomaicomesichiama - ah sì - l'iPad, informare il mondo in tempo reale sulle cose tue personali, tipo ho mangiato gli asparagi e adesso mi puzza la pipì. Sì, perché ci sono persone che fanno anche questo.
Oppure quelli che fotografano tutto quello che mangiano.
O che scrivono sul proprio status quello che stanno cucinando.
A queste persone vorrei dire solo questo: sappiate che qui c'è gente a dieta. Innanzitutto. E poi che se   scrivete un post drammatico su come siete diventati ciccioni e di come la vita sia tragica quando si è costretti ad un rigido regime alimentare, non mettete le foto di Natale, quelle in cui vi strafogate di torrone e  di struffoli, che perdete di credibilità.

E poi ci sono quelli che gli piace.
Tu scrivi ho mal di testa e loro gli piace.
Ti è morto il gatto e loro gli piace.
Hai il ciclo assai doloroso e copioso, e loro gli piace.


A questa gente gli piace tutto. A volte non fai in tempo a scrivere qualcosa, che a loro già gli piace.
Potrebbero commentare il tuo status dicendo sono dispiaciuto per l'improvvisa dipartita del tuo amato gatto, oppure partecipo con con vivo rammarico ai tuoi dolori mestruali, e invece loro gli piace.
Poi li incontri per strada, quelli che gli piace, e non ti cacano.
Li fermi per salutarli, oh-ho, ti ricordi di me? Sono io, la tua amica di facebook, quella dei dolori mestruali! e loro ti guardano come se fossi l'alieno di Roswell.
E' sconvolgente, questa cosa. Non me ne capaciterò mai di come sia possibile.
Eppure.

Eppure nell'era moderna, nel web duepuntozero, certe cose bisogna proprio farsele andar giù.
Adesso però bisogna che stacchi. Metterò giù il cellulare, perché ho un'intera filata di pomodori da zappare.

Chissà se questo gli piace.

sabato 21 aprile 2012

Esempi molto poco calzanti

Il caro Nano è ormai diventato grande, ma non ha abbandonato le vecchie abitudini di un tempo: continua ad aggirarsi curvo per il giardino, con un secchiello in mano.
Se qualcuno gli si avvicina e si interessa alla sua strana attività, egli sarà lieto di mostrargli il contenuto del suo (apparentemente) innocuo secchiello: un pot pourri di orrendi lumaconi bavosi, insetti orripilanti e disgustose larve bianche di coleottero (ma lui dice che sono di fenicottero. Ed in effetti, viste le dimensioni...), il tutto frammisto a foglie di insalata smangiucchiata dalle povere bestie, ed abbondante cacca di lumaca.
Ho provato a distrarlo trasportandolo nella meravigliosa magia degli animalini di peluche e degli album delle figurine dei cucciolotti, ma non è servito a niente se non ad impoverire il conto corrente familiare e riempire la cameretta con l'ennesimo ciarpame di produzione cinese: egli continua a camminare come il gobbo di Notre Dame su e giù per il giardino, urlando di gioia alla scoperta di una ennesima bestiolina da catturare ed osservare.

Il problema è che poi non vorrebbe separarsene.

"Vedi caro Nano, queste bestiole* sono prigioniere. E come tali, soffrono"
"Mamma, ma cosa vuol dire prigioniere?"
"Vuol dire che sono prive della libertà, ed è una cosa brutta. Vedi," continua la mamma, arrampicandosi sulla ripa scoscesa dei diritti umani " questo secchio è una stanza, e tutti questi insetti sono bambini: sono certa che non ti piacerebbe affatto starci rinchiuso per tutto il giorno, senza poter uscire e senza la libertà di poter fare come ti pare"
"Ah, ho capito. E' una cosa tipo l'asilo. Allora ho ragione a non volerci andare."

Ecco. Quando si dice darsi la zappa sui piedi.


*leggasi creature schifose ed abominevoli, brrr.

lunedì 7 novembre 2011

Mio figlio è un genio

Ed ho le prove.


Oggi, al bar dove facevamo merenda, due signore parlavano di Berlusconi.
Ad un certo punto, il Nano si intromette nella conversazione.

"Berlusconi è uno sporcaccione, lo sapevate?"
Le due signore si voltano, interdette.

"Non si lava nemmeno il sedere dopo che ha fatto la popò".

mercoledì 26 ottobre 2011

Gita

"Allora, Nano, dove ti hanno portato le maestre?
"Mah, era un posto pieno di roba vecchia. C'erano un sacco di piatti e tazze rotte."

Vi abbiamo presentato il Nano e la gita al museo archeologico.

martedì 17 maggio 2011

Inquietudini notturne

E' notte, sul Lupinaio.
La famiglia dorme, ognuno nei suoi lettini (see, magari).

Ad un certo punto, un frullo di coperte ed un tonfo, ed il giovane Nano è lì, sopra la mia testa.
"Mamma?"
"Eeeh"
"Ma io... sono un adulto?"
"No, caro. Sei un bambino. Torna a letto."
"Ah, menomale. Mi stavo preoccupando."
E torna nel suo letto.

Le inquietudini dei giovani non hanno orario.

giovedì 28 aprile 2011

Il camper. Ovvero, come rovinarsi coraggiosamente le vacanze.

C'era una volta una famiglia. E, toccandoci freneticamente le palle, per fortuna c'è ancora.

Questa famiglia pianificò un viaggio in un posto a caso nella Penisola, un viaggio che constava di diverse tappe, e che perciò veniva a costare uno sproposito. Ed era anche una cosa scomoda mettersi lì a cercare alberghetti e b&b, così alla capofamiglia di sesso femminile venne in mente una brillante, fulgida idea: ma perché non si chiede al tu' babbo se ci presta il camper , eh Gig?
Il Gig, dopo una iniziale pausa riflessiva durata giusto il tempo di una seduta in bagno, decise che sì, si poteva fare.

E da qui nasce questa piccola guida al camperismo familiare, che mi pregio di diffondere attraverso le paginucce di questo blog.

Innanzitutto, il camper compratelo. Oppure noleggiatelo.
NON fatevelo prestare dal parente di turno, specie se pensionato e con la mania dell'ottimizzazione.
Mio suocero, ovvero Nonno ASL, ce lo aveva ottimizzato davvero splendidamente. Innanzitutto, ci ha gufato per benino al momento della partenza.
"Andate tranquilli, funziona tutto BENISSIMO. In dodici anni che ce l'ho, non ha mai perso un colpo."

Difatti, a Roncobilaccio il motore ha cominciato a fare un rumorino strano.
"O Gigghe, o che c'è un'ambulanza dietro a noi?"
Il Gig osserva con attenzione gli specchietti
"No, non mi pare proprio"
"Ma sì, senti che c'è un fischio... sembra l'effetto doppler dell'ambulanza, una specie di NENINENINENI. Hai presente?"
"In effetti lo sento anch'io. Ma come mai se accelero aumenta di volume?"
E proprio nel mentre eravamo tutti intenti nella discussione, SBONF! il camper si guasta.
Non è che ci lasci a piedi, eh. Diciamo che smette di andare avanti ai 100 all'ora, e si aggiusta placidamente sui 60, regalandoci sonore strombazzate dagli automobilisti dietro di noi, e magnifici scorci di tratto appenninico.

Allora, mio marito è un bravissimo ragazzo nonchè assai piacente e bello, diciamolo. Anche dotato di un certo savuarfér, che non guasta mai e piace tanto alle donne. E' anche un omino che non perde mai la calma, se non in tre occasioni: 1. al volante diventa una bestia: 2. non sopporta dover dare delle notizie spiacevoli a suo padre; 3. diventa idrofobo in presenza di nani che chiedono di continuo ma quando si arriva? non siamo ancora arrivati? perché non si arriva mai? ma dove andiamo? dove siamo diretti?.
Ah, dimenticavo: 4. non sopporta gli spazi angusti e chiusi.

Direi che la vacanza è cominciata in maniera decisamente incoraggiante.
In pratica, abbiamo percorso circa 300 km a 60 all'ora, con un frastuono micidiale nelle orecchie, perché fondamentalmente siamo due cazzoni incapaci.
Per fortuna il Gig ha avuto il lampo di genio di aprire il cofano del motore, e guardarci dentro.
Eh lo so, forse era la prima cosa da fare, ma noi siamo due dementi ed abbiamo cominciato ad aprire gli sportellini, no, qua c'è il cestino del pane, no, qua c'è la caffettiera, no, qua ci sono i tovagliolini di carta...
Alla fine era un tubo staccato.
E' bastato che il Gig lo rinfilasse a forza con quelle sue manone al posto giusto, ed abbiamo ricominciato a viaggiare come le persone normali.
Peccato che eravamo già arrivati, ma vabbè.

Per il camper, dicevo, ci vuole il fisico adatto.
Dopo i primi minuti in cui eravamo fermi ed in procinto di vivere la nostra esperienza da veri camperisti, abbiamo realizzato con terrore la prima, grande verità: il camperista deve essere una persona magra, possibilmente bassa e con un fisico armonioso e flessuoso. E noi invece siamo uno una stanga di quasi due metri, l'altra una ignobile cicciona.
Difatti abbiamo cominciato immediatamente a starci vicendevolmente sul culo.
"Ma stai attenta a dove metti i piedi!"
"Che cazzo vuoi, che sei sempre in mezzo?!"
"E levati un po' dai coglioni!"
"Ma sempre al cesso, sei?"
"Porca puttana che testata che ho preso in questo stracazzo di letto, ma vaffanculo!"
E via dicendo.
Difatti, a distanza di una settimana dal nostro ritorno, il mio primogenito bestemmia ancora come un turco (cosa che prima non faceva), ed il secondogenito unenne stamattina in banca ha detto culo ad una signora.

Un'altra raccomandazione da fare agli aspiranti camperisti è quella di ricordarsi bene dove mette le cose che servono, tipo la roba da mangiare, salvo poi dover far alzare in piedi tutta la famigliola riunita di fronte al desco (che di notte diventa letto singolo ma che è anche credenza), farle smontare tutta una serie di cuscini ad incastro complicatissimi da rimettere insieme, con conseguente giramento vorticoso di palle.
E attenzione: mentre cucinate, dovete preoccuparvi anche di lavare velocissimamente ed anche asciugare le stoviglie e le pentole che non userete più, pena ritrovarvi con il lavello pieno e non saper dove scolare la pasta delle creature, che saranno già affamate ed urlanti. Ben presto realizzerete che i piani di appoggio sono veramente pochi, e che la distrazione può essere fatale alle vostre falangi. Difatti quasi tutti i cassetti si chiudono a molla, con calamita di sicurezza che va a picchiare precisa precisa sulla radice delle unghie, donandovi così un involontario effetto "ricostruzione col gel", o "effetto unghie delle salme di C.S.I." ( e i fanatici della serie sanno esattamente di cosa sto parlando).

Un'altra cosa con cui dovrete fare presto i conti è la Regina delle funzioni corporali. Quella che regola il nostro livello di felicità quotidiano. Ovvero la Cacca.
Se siete dei caconi, buon per voi. Sappiate però che il camper non è come il cesso di casa: esso non ha un tubo che si immette in qualche fognatura e che porta via la cacca e la vergogna lontane da voi. Esso è invece dotato di un serbatoio che si riempirà delle vostre produzioni, e che dovrà essere svuotato manualmente dal maschio di casa.

Eh sì, dal maschio. Perché pare che i vuotatoi nei campeggi siano SEMPRE nel blocco dei bagni degli uomini, quindi tocca a loro. Del resto, le donne devono partorire nel dolore, no? E allora che sarà mai un po' di merda, specie se prodotta dall'intestino dei vostri amati bambini e della vostra dolce mogliettina? Suvvia, indossate i guanti e datevi da fare.
E sapevate che proprio sotto al water chimico c'è un indicatore col livello di merda, che quando diventa rosso vuol dire che non ce ne sta più dentro? Eh?
Nemmeno noi.
Difatti ci siamo ritrovati, di sabato mattina, a dover viaggiare col rischio incombente di pericolosi traboccamenti ad ogni curva.
Inutile dirvi che l'apoteosi della crisi familiare si è raggiunta lì, dove la cacca ha finalmente la sua rivincita, e tenta di sovvertire l'ordine naturale delle cose impadronendosi del vostro habitat naturale, con una specie di golpe scatologico.

Ce ne siamo liberati, finalmente, munendoci di bicchierino di carta ed armandoci di santa pazienza. Mentre i figli, pallidi e silenziosi, ci stavano a guardare.

Un'altra raccomandazione che mi sento di farvi è la seguente: controllate SEMPRE la guarnizione della caffettiera.
Eh già. Perchè mentre noi eravamo amabilmente appollaiati sui nostri seggiolini, in attesa di gustarci un ottimo caffè, essa ha deciso di porre fine alla propria esistenza, esplodendo.
A parte il fatto che ci siamo un po' ustionati, vogliamo parlare del tracollo nervoso del doverlo comunicare a Nonno Asl, che a quel camper ci tiene come alle cose sante? Al Gig è venuta l'alopecia dal nervoso, quando ha visto che il caffè era ormai diventato parte integrante degli arredi del camper, decorando le tendine con fantasiosi ghirigori. E che dire della faccia di Nonno Asl, quando ha verificato la gravità effettiva dell'incidentuccio domestico? Assolutamente senza prezzo.
E comunque, Nonno Asl c'era. Anche se era a casa a mangiarsi le unghie nervosamente, tormentato dal pensiero della cialtroneria della nuora e del figlio sul suo prezioso camper, il suo spirito era con noi.
Anzi, per l'esattezza era dentro al Tom Tom.
Difatti, Nonno Asl ha pensato bene di diventare un'applicazione del Tom Tom, ovvero quella che dice "camper SERVIS nelle vicinanSe.", con un accento piemontese da paura.
Lo so che voi questa voce qua non ce l'avete. Difatti non è di corredo al Tom Tom, non la si può scaricare dal sito, perché ce l'abbiamo solo noi.
Nonno Asl, nelle fredde sere d'inverno, non sapendo che cazzo fare, si è ingegnato ed è riuscito ad inserire la propria voce, recante questo importante avviso al camperista, nel famigerato marchingegno che ti fa sbagliare strada con eccellente regolarità.
(Non per parlarne male, eh, ma questo maledetto coso insisteva affinché attraversassimo il tratto di laguna da Punta Sabbioni a Venezia direttamente col camper, hai voglia tu a spiegarglielo).
Ogni singola volta che facevamo qualche cazzata (tipo quella di lasciare il tappo del wc chimico nel vuotatoio del campeggio, 200 km prima), ci voltavamo istintivamente verso il Tom Tom e ci facevamo il segno della croce, stringendoci l'uno contro l'altra e tremando come foglie. Il processo di ottimizzazione del Tom Tom si è sviluppato in maniera così totalizzante, che il Nano ha cominciato a rivolgersi a lui come se fosse stato davvero il Nonno, "ma come mai il Nonno Roberto non mangia con noi? Ma come fa a stare lì dentro? Come ha fatto ad entrarci? Nonno, mi vedi? Nonno, mi senti?"

Alla fine del viaggio, quando cominciavamo timidamente a prendere confidenza col mezzo e coi suoi spazi, persino la Voce di Nonno Asl ha cominciato a perdere i colpi. Prima è diventata cavernosa come quella di Hal 9000 quando stava per spegnersi definitivamente, alla fine si è trasformata un lungo mugolio indistinto, destinato a disperdersi nell'etere, "cmperrrrrrrrr srrrrrrvis nlleeeee vcnnssssssssssssssrrgghhhh"...
"Mamma, ho paura! Nonno Roberto è morto!" mi ha comunicato il mio sempre ottimista figlioletto.
"Ma no, ma cosa dici, il nonno è a casa con la nonna. Questa è solo la sua voce che dice "camper service nelle vicinanze". E' una voce registrata, non è lui veramente."
Il Nano ha continuato a guardarmi con sospetto, fino almeno a che non ha potuto verificare di persona l'esistenza in vita del suo amato nonno.

Che non vedeva l'ora di riprendersi il suo amato camper ma che non voleva darlo a vedere, e che si è limitato ad un'occhiata finto-distratta al momento della riconsegna (ma che mi ha telefonato due ore dopo per chiedermi dove avevamo messo i cestini della frutta. Cestini della frutta? Glub!).

E noi siamo talmente pazzi e coraggiosi, che stiamo già pianificando la prossima vacanza.
In camper, ovviamente.


Pregate per noi.