Il Bambino Barattolo.
Oggi vi racconto una bella novellina: la storia del Bambino Barattolo.
In un campeggio comunale, tanto tempo fa, trascorreva l'estate un bambino ciccione di nome Samuele. A Samuele piaceva andare in bicicletta - piano, altrimenti si stancava -, giocare coi gormiti ma soprattutto amava mangiare i troiai. Era quasi impossibile vederlo senza un pacchetto di orsetti di gelatina in mano e tutto intento a ciucciare la cannuccia di un Estathè; la cosa aveva così tanto influito sul suo fisico acerbo che era rimasto sprovvisto di punto vita e di collo, tanto che lo chiamavano il Bambino Barattolo.
Il Bambino Barattolo apparentemente non aveva niente di speciale. Era un bambino anonimo, come ce ne sono tanti in circolazione, magari un po' più pigro. Però, dentro di sè, il Bambino Barattolo era dimolto un ganzo: in quel suo cervellino di settenne, il Bambino Barattolo aveva capito tutto della vita.
Il Bambino Barattolo era consapevole di avere un grande potere.
Se al Bambino Barattolo si rompeva una racchetta da ping pong, si metteva a piangere disperatamente, in una maniera che strappava il cuore, e come per magia si materializzava una racchetta nuova di zecca, comprata da qualcuno mosso a compassione da cotanta lacrimazione. Se al Bambino Barattolo piaceva una cosa che apparteneva ad un altro bambino, iniziava a piangere. Lo sgomento diventava così intollerabile che la nonna di turno lo strappava dalle mani del nipote per darlo a lui, tra l'approvazione degli adulti e l'indignazione generale dei piccoli, meno inclini alla condivisione di cotanto sentimento. Il Bambino Barattolo, a questo punto, esultava gaio e lieto, e se ne andava con il tanto agognato bottino.
Ovvio che i rapporti coi coetanei non fossero dei migliori. Ma tanto al Bambino Barattolo non importava, lui aveva il suo progetto di conquista del mondo degli adulti, e siccome riusciva ad ottenere sempre più grandi risultati, se ne fotteva amabilmente.
Una volta, sul suo cammino, incontrò una fata. Non era una fata buona nè una fata cattiva, era una fata media. Questa fata stava prendendo il caffè al bar del campeggio, e stava pensando ai cazzi suoi. Il Bambino Barattolo stava assorbendo con la voluttà di un formichiere l'ultimo dito di granita alla menta, quando sciaff!, gli casca il bicchierino e la granita va ad imparentarsi strettamente con le fughe delle mattonelle. A questo punto, il Bambino Barattolo volta il suo faccino senza collo verso la fata, e piega il labbrino come fanno i neonati quando stanno per piangere, resta un momento in equilibrio tra il pianto e il nonpianto, e alla fine scoppia in una frignata poderosa, indirizzata alla fata.
La fata alza gli occhi un attimo dal suo caffè, guarda il Bambino Barattolo con sufficienza, e si rimette a pensare ai cazzi suoi. Il Bambino Barattolo comincia a piangere ancora più forte, girandosi ogni tanto a controllare l'effetto dei suoi gemiti disperati. La fata non dà segno di notare niente.
A questo punto, il Bambino Barattolo la prende per un lembo della maglietta e comincia a tirare ed indicare il suolo, ove giace divelto il bicchierino.
"Uaaagghhhhh, m-m-mi è ca-ca-cascata la grrraniiiiita, uaaaaaaaaaagh!"
"Embè?" gli fa la fata, "ne era rimasto giusto un dito, pazienza."
"Mmma mmma mmmmmma era quello più buono. Uaaaaaaaaggh!"
"Vai da mamma e fattela ricomprare, no?"
"Mmma mmma mmmmmma la mamma non mi dà i soldi. Uaaaaaagh!"
"Vai dalla nonna, allora."
"Mmma mmma mmmmmma la nonna non ce l'ho. Uaaaaaagh!"
"Senti, cicciobomba frignone, vai a farti un giro. Non ti ricompro un bel niente, sappi che con me non attacca. E cerca di mangiare di meno, che con questo costume a righe sembri Obelix".
Il Bambino Barattolo spalanca gli occhi e fa la tipica espressione da murena (che poi sarebbe questa), si asciuga le lacrime e rimane interdetto per un attimo. Poi approfitta di una nonna sopraggiunta nel frattempo con due nipotine gelato-leccanti, e con abile mossa riesce ad impietosirla, si mette a sgranocchiare uno stecco ducale ed indirizza uno sguardo di odio e di conquista alla fata, che continua a rimanere impassibile.
E così, ogni volta che passa davanti alla fata, il Bambino Barattolo le sibila tusseibrutta.
E così, ogni volta che il Bambino Barattolo le sibila tusseibrutta, la fata gli risponde sarai bellino te, testa a pinolo.
E così andarono avanti per tutta l'estate, felici e contenti.