lunedì 30 giugno 2008

Il bambino-slorf.

Esistono davvero delle strane creature.

Un bambino dalla apparente età di sette anni, occhialuto e con una cascante camicina hawaiana, si presenta alla mia finestrina.
"Ciao. Ti posso aiutare?"
"..." Il bambino mi guarda fisso e non dice una parola. E' una figurina magra e bianca, con le spalle cascanti.
"Dimmi, caro, cosa posso fare per te?"
"..." Il bambino è immobile e mi continua a guardare fisso.
"Tesoro, mi sto cominciando ad innervosire."
Il nano comincia a comprendere il mio disagio, e mette in moto una strana macchinetta atta alla fonazione.
"Ti volevo diVe che io a casa ho una cosa. " Oddio, il nerdettino ha l'erre moscia. Brandisce un giocattolo, potrebbe essere un gormita per quanto ne so. "Questa cosa ha un pulsante che quando lo pVemi fa un suono che spacca tutto con la sua potenza. La vuoi vedeVe?"
"Oddio, se me la metti così preferirei di no. Ma comunque, visto che insisti..."
"E alloVa pVepaVati, spoVca teVVestVe: questo è il suono che ti VendeVà soVda e ti faVà diventaVe matta. Sei pVonta?"
"Beh, non si è mai pronti ad una cosa del genere. Cercherò di farcela."
"E alloVa beccati questo: SLORF!"
"Ehm, sarebbe questo il suono spaventoso?"
"SLORF! SLORF! SLORF!"
"Emanuele, non dar fastidio alla signora!". Finalmente arriva la Mamma del Bambino-Slorf e se lo trascina via.

Slorf sta entrando nel lessico lupino. Slorf sostituisce le imprecazioni e tutti quegli oggetti indefiniti, tipo il picciolo di plastica in cima alle stringhe, o il cosino che serve a tenere fermi i chiodi di plastica per piantarli nel muro. Slorf è quando ti si accende una spia nel cruscotto e non sai cos'è, slorf è la torta che sembra perfetta e che invece ti si sgonfia come la togli dal forno, è la cingomma che ti si attacca sotto la scarpa.
Slorf è la nuova parola lupina. Da oggi non si bestemmia più, ci si autocensura: si slorfa.

venerdì 27 giugno 2008

Asilo.

I bambini dell'asilo sono strani.
Il Nano è un bambino dell'asilo, e come tale è strano.

Ieri mattina, mentre i bambini giocavano felici con la giostrina degli animali, il Nano veniva colto da sonno e pigra indolenza, e faceva una cosa cosa che nella vita comune mai avrei pensato potesse fare: si è spontaneamente seduto su un passeggino e si è addormentato.
Stamattina, a sorpresa, quando sono andata a riprenderlo, non voleva venire con me ma tendeva le braccine all'educatrice, piangendo. Ho provato a prenderlo in braccio ma lui ha cominciato a scalciare, si è divincolato e strillando come una scimmia si è abbarbicato a questa tizia.
Nano, l'educatrice non è nessuno per te. Non siete parenti, non ti ha mai visto prima di due settimane fa e per lei non significhi nulla, se non un incremento nel suo reddito. Non te l'ha neanche promessa per quando sarai grande, per cui toglitela dalla testa.

Considerando che al posto del Nano vado a riprendere un essere scarmigliato e collerico, che si sdraia per terra e deve essere trascinato via con la forza, direi che l'inserimento può dirsi serenamente concluso.

Ah, e alla faccia di mia madre che sostiene che la tetta assoggetti i Nani e li faccia restare dipendenti dalla mamma a vita, ci tengo particolarmente a far sapere al mio uditorio che stanotte il Nano si è svegliato ed è andato a prendersi il bicchierino con l'acqua in cucina, se l'è portato a letto, ha bevuto e si è rimesso a dormire pacificamente. Tiè, Nonna Ansia che appesti le nostre vite con le tue previsioni nefaste e che tanti lutti adducesti agli Achei. E ri-tiè.

giovedì 26 giugno 2008

Ancora sulla puppa. Basta, però.

Si cresce, porcacciamiseria.
Il Nano è grande. A parte il fatto che è una stanga lunga e magra come la fame, è proprio grande. Sale le scale e le scende con estrema disinvoltura, mangia da solo senza sporcarsi neanche troppo e soprattutto corre. Ieri sera ha corso per un chilometro circa sul lungomare, roba che sia io che il Gig avevamo un metro e mezzo di lingua che strofinava per terra, facendo una sola pausa per abbracciare un malcapitato setter.
E' davvero un bimbo grande. Mi domando come sia potuto succedere, acciderba.
Qualcuno giustamente, alla veneranda età di un anno, nove mesi e cinque giorni, mi fa notare che non è poi così necessario togliersi il reggiseno in pubblico per allattarlo. Effettivamente mi trova concorde, anche perchè non sono una fanatica del nudismo e dell'atto osceno in luogo pubblico.
Sempre quel qualcuno (leggasi a turno amica di famiglia, cugina della zia di una mia parente, maestrina del nido, persino la moglie del mio biciclettaio), di fronte alle scene di nudismo a cui il Nano mi costringe mio malgrado e alla mia espressione di donna distrutta e rassegnata, mi elargisce preziosi consigli su come concludere felicemente l'allattamento. Stranamente, sono tutti capezzologi. Secondo gli accreditatissimi scienziati di cui sopra, il problema non è l'attaccamento al rituale della suzione e il fatto che il seno materno rappresenti il primo legame col mondo. Il problema è il capezzolo. Se si eliminano i capezzoli o si interviene su di essi in maniera meccanica, come per magia l'allattamento si conclude da solo. Facile, vero? Che imbecille, non ci avevo proprio pensato.
Suggerimento light: "Digli che hai la puppa malata!" Giusto. Tanto è scemo.
Suggerimento un po' meno light: "Cospargiti i capezzoli di cioccolato amaro!" Ma perchè non direttamente una Sachertorte, mi domando, che così è contento anche il Gig.
Suggerimento sadico light: "Vedrai che se cominciate ad andare al mare e a fare il bagno, il Nano sente il gusto del sale e si stacca da solo." Che dire? Geniale. Ma un momento, come mai di fronte al panino col salame del babbo non si è tirato indietro orripilato ma ha continuato imperterrito a mangiarselo?
Suggerimento sadico un po' meno light: "Cospargiti i capezzoli di aloe vera. La mia figliolina, dopo che ha provato il gusto dell'aloe, alla vista del un reggiseno già si metteva a piangere!" Assolutamente geniale. Grazie, moglie del biciclettaio!
Suggerimento strampalato: "Mandalo in ferie una settimana coi nonni! Così quando torna non se ne ricorda più". Va bene, mi potrebbe pure andare. Ma poi il conto dello psichiatra chi me lo paga?

A volte si sfiora la follia. Nonna Ansia, rimestando col forchettone nella pentola della pasta, mi riporta col suo solito tono ansiogeno e perentorio il seguente aneddoto.
"La Luisa (che è una sua amica citata perennemente ad esempio del cosanonsidevefare, ed è l'antagonista della Marcella, che invece è quella brava che ha sempre la casa in ordine ed il figlio oculista), non essendo riuscita a togliere in tempo la puppa al suo figliolo, si è ritrovata con lui che la prendeva ancora a 11 anni! Tutti i suoi amici lo prendevano in giro, era lo zimbello della scuola e guarda che fine ha fatto: non si è diplomato, e va a fare la raccolta dei pomodori in mezzo agli extracomunitari! Adesso è il momento: sfodera la grinta, opponiti al suo volere, traumatizzalo se è necessario, ma non fare di lui uno smidollato pipilone! Adesso è il momento in cui deve diventare UOMO. "
Ecco. Io adesso devo scovare un sistema per mentire al resto del mondo. Devo dire che l'allattamento è concluso e che il Nano è un bambino grande, saggio ed equilibrato.
Comunque magari si stacca davvero, prima o poi.
Io non ce la faccio più, tra parentesi.

lunedì 23 giugno 2008

Nano aggiornamenti.

Non riesco a scrivere. Mancanza di ispirazione? No.
Mancanza di tempo? Neanche. Boh, vai a sapere.

Comunque è importante fissare nel tempo le Nanoconquiste.
Il Nano va all'asilo nido, ed è felice. Mi fa ciaociao e se ne va tranquillo a scandalizzare coi suoi comportamenti animaleschi le povere educatrici innocenti.
Un nuovo elemento si è aggiunto al florilegio di atteggiamenti naneschi: la sceneggiata. Se il Nano viene contrariato in qualche sua intenzione, si lancia verso un mobile reclinando la testolina all'indietro, appoggia il petto all'anta e piange in maniera piuttosto rumorosa e fasulla.
E siccome ha il raffreddore, il più delle volte lascia un segno, una specie di binario lumacoso che adorna il mio mobilio domestico. Semplicemente disgustoso, però non posso fare a meno di ridere.
Altro importante elemento: il Nano parla. Non sta zitto un attimo. Adesso aggiunge il prefisso AAAAAH a tutto quello che dice. AAAAAAAAh mamma. AAAAAAAAAAAAAH nenne (gatto). AAAAAAAAH chicchi (polli). Credo che l'AAAAAAAAAAAAH iniziale sia una specie di articolo determinativo-indeterminativo, boh, vai a sapere. AAAAAH clatl (la nuova forma ipercontratta per dire gelato).

Ultimamente, ci prende pure per i fondelli: se capita di discutere animatamente, lui ci guarda serio serio e ci fa blah blah blah. E si rimette a giocare col suo trattore. Carognetta.

domenica 15 giugno 2008

Biciclette e seggiolini: post vintage.

Se avessi una bicicletta, mi piacerebbe tanto percorrere le strade trafficate della linda Toscana estiva col Nano a bordo, come faceva il mio nonno con me quando ero piccina.

La bicicletta non ce l'ho. Ce l'avevo, a dire la verità, ma dopo due anni di esposizione alle intemperie non so dire francamente cosa ci sia rimasto. Era del Gig quando era piccino, su chiamava Atala ed andava molto veloce. Poi il Gig crebbe a dismisura, e quelle gambone gli strusciavano per terra, e se la ricomprò. Atala passò al mio suocero, che doveva dimagrire ma non voleva fare la dieta, poi un giorno decise che si piaceva in sovrappeso e che andare in bicicletta non faceva al caso suo perchè si sudava e c'erano le salite, e allora per evitare che qualcuno gli facesse notare che aveva la bici ma non la usava, decise magnanimemente di passarla a me.

Atala dopo tutti questi passaggi di mano si è ridotta ad un ammasso di vecchia ferraglia arrugginita, ed è pure misteriosamente aumentata di peso. Che la ruggine e la groma* abbiano ispessito il telaio? Mah. Sebbene mi abbia trascinato su per salite venete, torinesi e toscane, adesso mi vergognerei a portarci in giro il Nano, e andrà a finire che prenderò una di quelle di Nonna Ansia, che ne ha ben 2 ma non le usa perchè potrebbe cascare riversa in un campo e morire lì, senza neanche il conforto di una marcetta funebre.

Per il trasporto di Nani bisogna procurarsi il seggiolino apposito.

Quando ero piccina io, i nani viaggiavano davanti.

Adesso i Nani devono stare dietro, seduti su un seggiolino omologato che costa in genere uno stonfo e mezzo (tipo 90 euro il modello reclinabile, a mio avviso un furto in piena regola).

Quando ero piccina io, i seggiolini erano fatti di filanciano e legno, e la seduta imbottita era di skai, un materiale similpelle derivato del petrolio la cui temperatura è direttamente proporzionale a quella degli inferi, su cui i culi degli infanti si riempivano di eritema da sudamina dopo solo 10 minuti di pedalata. E non si compravano, ma si ereditavano da cugini, i cui sederi avevano già sudato a sufficienza sul sedile, tanto da formare un bel segno a ferro di cavallo.

I Nani dei giorni nostri, se si addormentano in bicicletta, stanno comodi: hanno le cinture di sicurezza che li assicurano alla seduta, gli ammortizzatori sotto il culo e un comodo sedile reclinabile, che permette sonni tranquilli a bordo del velocipede.

Ai miei tempi, si dormiva appollaiati al manubrio come galline ovaiole, non esisteva poggiatesta ed era d'obbligo ciondolare come batacchi a destra e a sinistra, rigorosamente in controtempo rispetto alla pedalata. Non esistono studi scientifici sui risultati del rollio ciclistico sulle nostre cervicali di adulti.

I piedini dei nostri tesori sono protetti dal potere assassino dei raggi tramite un binario di quella plastica durissima con cui costruiscono le carene delle navi da crociera.

Ai miei tempi i piedi non erano contemplati nel sistema di filanciani e pezzi di legno. Il sistema proteggi-piedini era costituito da un adulto che ripeteva continuamente il seguente mantra: nonmettereipiedineiraggichetifaimale, nonmettereipiedineiraggichetifaimale, nonmettereipiedineiraggichetifaimale, e certe volte si trasformava in telavevodettichetifacevimale, telavevodettochetifacevimale, telavevodettochetifacevimale, senonstaibonotidoduschiaffi, eccetera eccetera.

Il genitore coscienzioso dei giorni nostri, al bambino mette il caschetto. Il caschetto è un simpatico cappellino imbottito, decorato a vivaci colori (spaidermen per i maschi, uincs per le femmine), omologato a norma CEE, che garantisce l'integrità delle ossa del cranio per la propria prole. L'omologazione fa sì che il simpatico cappellino a vivaci colori costi un botto, e che abbia la stessa durata delle scatolette di tonno pinna gialla (due anni? tre?). Dopodichè, si butta via.

Il genitore coscienzioso dei miei tempi, invece, non avendo a disposizione alcun ritrovato della tecnica se non il proprio senso dell'equilibrio, ci portava in bici senza caschetto.

Ai miei tempi, infatti, si cascava. Ci si graffiava tutte le gambe contro l'asfalto, si ingoiavano un po' di sassi, e se si aveva la fortuna di abitare in campagna si ingeriva anche una modesta quantità di terriccio. Poi si tornava a casa coperti di sangue, e il nonno mortificato annunciava: il bimbo ha battuto una capata, badalì che sgraffi, la nonna ci metteva un po' di tintura di iodio sulle ferite, faceva il cazziatone al nonno ciclista distratto e si ripartiva.

Al giorno d'oggi, invece, si casca lo stesso. Però invece che i graffi e i lividi ci si ritrova con delle ferite lacero-contuse guaribili in 15 giorni, si esce dal pronto soccorso col referto in mano e se si ha fortuna ci si ritrova in neurologia con tanti elettrodi attaccati alla testa. E la capata si trasforma in trauma cranico, che insomma se lo racconti a scuola fai anche la tua figura.

Alla luce di queste considerazioni, mi passa onestamente la voglia di portare il Nano in bici. Innanzitutto perchè sono totalmente priva del senso dell'equilibrio, e poi anche per la quantità industriale di accessori che devo comprare. E poi anche perchè ho ritrovato il mio vecchio seggiolino di skai marrone.

Che dite, ci starà sulla cyclette? Sempre che non cada anche da lì.



* Dicesi groma lo strato di sudicio in grado di resistere persino alla Calinda.

venerdì 13 giugno 2008

Ode a me stessa. Sono una bella gnocca.

Sono una bella gnocca.

Anche se ho la cellulite sul lato B, che quando sto sdraiata mi fa somigliare terribilmente ad un cumulo di mattoni forati.

Sono una bella gnocca.

Anche se in un mondo di abbronzati balneari io sono quella che somiglia ad un'attrice di C.S.I.
Una di quelle che fanno la salma, per intenderci.

Sono una bella gnocca.

Anche se i brufoli premestruali solcano il mio viso creando una strana geografia.

Sono una bella gnocca.

Anche se i chili di troppo sono ormai ridotti alla scarsa decina, tuttavia c'è sempre un certo nonsochè che deborda lateralmente.

Sono una bella gnocca.
Ripetere il mantra: sono una bella gnocca sono una bella gnocca sono una bella gnocca.

Eh no, perchè questo finesettimana ho intenzione di mettermi in costume dopo due anni di abbandono del litorale etrusco, e già ho il tremolio alle ginocchia.
Ce ne vuole di coraggio, in questo mondo.

Quasi quasi marco visita e mi riammalo.

martedì 10 giugno 2008

Causalità.

« Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo »

Questo spiega come mai, se un barattolino di simmenthal viene stappato nella cucina lupina, una frotta di gatti residenti nell'emisfero sud, si materializza come per magia sotto il tavolo.

The Simmenthal Effect.

lunedì 9 giugno 2008

Per la cronaca.

L'abbiamo beccata tutti e due. Io con trentotto di febbre sono k.o.
Il Nano invece, con trentotto e mezzo, ha la vitalità dei Kiss in concerto. Ovviamente ha pure le stesse pesche nere sotto gli occhi, ma nonostante ciò niente lo ferma.
Aiuto. Disattivatelo.

giovedì 5 giugno 2008

Inserimento.

Erano in 15, ma a giudicare dal casino sembravano molti di più. C'era Carlo Augusto, c'era Frida, c'erano pure Allegra e Goffredo.
C'era Niccolò, con un moccolo al naso che pendeva inesorabile, ed anche GianMatteo, coi postumi di una devastante varicella, forieri entrambi di un triste presagio di malattia, la piccola Saramaria, bianca come uno strofinaccio e pure Andreina Vomitina, che si grattava in silenzio le crosticine del morbillo.
Non era esattamente come avevo immaginato. La porzione di casa colonica col giardino e le volte a botte, con tante belle macchinine parcheggiate davanti, vista dalla seggiolina a 20 cm da terra nella quale avevo con fatica sistemato il mio enorme culone, incastrandolo tra le sbarrette dello schienale, mi è apparsa sinistra e minacciosa.
Il Nano non mi è parso particolarmente entusiasta. I bimbi dell'età del Nano sono strane creature. Sebbene siano fasciate di abiti glamour dolceggabanati e contino su pettinature modaiole, si menano mazzate come i figli degli immigrati.
Il Nano, coi suoi pantaloncini beige della Coop, era davvero un pesce fuor d'acqua. E' rimasto immobile, con un dinosauro di gomma in mano, a contemplare l'enorme casino.
Erano tutti bambini più grandi, molti già parlanti. Di microbi poco più che unenni c'erano solo il Nano ed un altro piccoletto dagli occhi enormi, al quale sono rimasta inspiegabilmente simpatica, il quale mi passava davanti ogni 20 secondi e mi lanciava occhiate umide e innamorate.
Alla fine, visto che era a disagio, è stato trasportato in una stanza piena di femmine unenni. Era la Stanza del Caos.
La Stanza del Caos è completamene imbottita, ed al centro svetta solenne una enorme piscina in plastica traboccante di palline multicolore. Una goduria. A malapena ho resistito alla voglia di lanciarmici dentro. Il Nano ha trovato una sua dimensione: in piedi in mezzo alle femmine vestite di rosa si elevava in tutta la sua maschia potenza, raccoglieva le palline da terra e le posava dentro la piscina con la serietà di un chimico alle prese con un importante esperimento.
Quando le urla hanno raggiunto i decibel del Billionaire in alta stagione, ho seriamente pensato che non ce la potevo fare. Mi è parso di essere lì da un millennio. Ho guardato l'orologio e mi sono resa conto che erano passati 25 minuti.
Dopo un'ora e un quarto di griglia di plastica solidamente incastonata nella schiena in cui mi sono trasformata in uno di quegli arrosti legati con lo spago che si vedono nei banconi della macelleria, ho raggiunto la sordità timpanica totale e mi sono resa conto che l'asilo sarà pure un'ottima cosa per i Nani, ma che non fa per me.
Mentre lo prendevo per mano, raccoglievo le nostre cose e mi apprestavo ad uscire, mi è venuto spontaneo di chiedere: "Ma quanto dura l'inserimento, di solito?"
"Almeno fino a che il Nano non è socialmente inserito!" mi ha risposto sorridendo l'Educatrice vestita di rosa.
Beh, se somiglia alla mamma in fatto di inserimento sociale, ne avrò di tempo da passare col culo incastrato nelle griglie delle seggioline.
Mi conviene dimagrire ancora un po', mi sa.

mercoledì 4 giugno 2008

New entry pelosa.

L'amica Lenina mi ha fatto un meraviglioso regalo, lunedì scorso: un timido, tenero micino di circa 3 mesi, dal manto rosso tigrato, trovato in un fosso lungo una strada assai pericolosa per l'incolumità felina. Il piccino si è presentato come creaturina morbida e fuseggiante, con due giganteschi occhioni indifesi e delle zampine delicatissime e rosa.

Non si sa bene cosa sia successo.

Il tenero piumino rosa ha incontrato un ciclone sul suo cammino, e in un paio di ore si è trasformato in demonio assetato di sangue e di imbottiture di divani.
Non bastavano i mefistofelici pennarelli del Nano ad imbrattarmi la casa, evidentemente, servivano anche le microunghine di un piattolino rosso a smagliarmi lo smagliabile.
Comunque è bellissimo, fa le fusa dalla mattina alla sera ed è meraviglioso vederlo correre per casa, inseguito dal Nano. Che comunque, dopo aver provato l'ebbrezza delle sue unghie su un braccino, ha capito che non era saggio continuare a strizzarlo come una spugna ed ha optato per la collaborazione al piano generale di devastazione della casa.
Insomma, lo abbiamo battezzato Renato Berlinguer (ma il Nano lo chiama Nenne) e saremmo tutti felici di questo nuovo acquisto. L'ottavo, per l'esattezza. Tutti tranne due personaggini pelosi.
Uno dei due soffia come un mantice e fa lo sciopero della fame, l'altra invece è triste come Biagio Antonacci alle prese con la stesura dei testi del suo nuovo album, e si rifiuta categoricamente di entrare in casa. L'ho pure beccata che tentava di fare la pipì sulle lenzuola pulite, e sebbene io sia di impostazione piuttosto paziente e montessoriana, non ho potuto esimermi dal rincorrerla con la scopa.
Mi domando quando finiranno le ostilità.
Per ora, mi godo i rari momenti di tranquillità, mentre l'associazione a delinquere bipede-quadrupede trama nell'ombra.

martedì 3 giugno 2008

Primi giorni.

Che posso dire?
Mi sembra di essere in ferie. Ambiente rilassato, gente tranquilla, poche rotture di scatole.
Mi domando se durerà.