venerdì 30 maggio 2008

Mezzogiorno di fuoco. Duello tra nonne.

Nonna Ansia soffre. Soffre molto per causa del mio essere madre snaturata che non è stata in grado di insegnare alla propria prole il vivere civile.
Quando porta in giro il Nano, poi, cade vittima dei travasi di bile di fronte a bimbetti giudiziosi che alla stessa età sanno distinguere i colori, dicono grazie e indicano le persone chiamandole col loro nome e non dadda come qualcuno di mia conoscenza.
Nonna Ansia è una donna potenzialmente pericolosa, e porta in se' una spora micidiale alla stregua dell'antrace, che la fa delirare e dire cazzate disumane.

Brandon è un amichetto del Nano. Ha 2 settimane meno di lui ed un bel testone largo e piatto come quello di Frankenstein, grandi manone e dentoni da castoro, ed è piuttosto tarchiato. Sebbene nell'insieme faccia la sua figura, non si può dire che sia un bel bambino. Sempre accigliato, osserva il mondo dal suo passeggino e sembra un po' un geometra del Comune alle prese con i rilevamenti di un esproprio. Nonna Ansia soffre come una bestia quando incrocia la Nonna di Brandon, ma siccome è la persona più competitiva al mondo non può fare a meno di lanciarsi nello scontro, e si fa umiliare.
Nonna di Brandon : "Oh, guarda, c'è il Nano con la sua nonna. Brandon, saluta il Nano!"
Brandon: " Ao Nano."
Nonna di Brandon "Ma che bravo. Adesso saluta la signora."
Brandon: "Ao cignoa".
Nonna di Brandon: "Ha sentito come parla il mio ometto? E' proprio un fenomeno, dice tutto! E questo ragazzino quanto tempo ha?"
Nonna Ansia, mentendo: " 15 mesi" Lupina assesta il primo calcio sullo stinco nonnesco, ed indirizza alla nonna un muto sguardo di rimprovero.
Nonna di Brandon: "Ehhhh, ma che grande! Sembra un bimbo di 3 anni! Anche il mio Brandon è grande, ma questo è proprio un gigante."
Nonna Ansia, ormai lanciata sulla china dell'esagerazione: "Ma noi in famiglia siamo tutti altissimi. Il suo nonno paterno supera i due metri e 10 , ma anche il babbo è uno stangone. Sarà due metri e 15, a voler star bassi." Nonna Ansia si sbilancia di parecchi centimetri.
Nonna di Brandon: "E tu, signorino, non dici nulla?"
E qui tocca il tasto dolente. Nonna Ansia è sensibile a questo tipo di frase, diventa fuxia e non capisce più nulla. Ormai è una bestia accecata dal dolore della competizione a colpi di prodezze nanesche, e tenta il colpaccio con l'unica cosa che il Nano sa eseguire a comando.
Nonna Ansia: "Amoredellanonnameraviglioso, fai vedere alla signora come fa la lavatrice."
Ed il Nano prontamente esegue con il braccino il movimento della centrifuga, e siccome è dell'umore giusto aggiunge anche il sonoro.
Nonna di Brandon: "Uh, ma che bravo questo bimbo a fare i versi. Sai fare solo questo, tesoro?"
Nonna Ansia, ormai senza freni: "Che scherza? Sa fare proprio la lavatrice: io vado con lui davanti all'oblò e gli dico: Nano, imposta il programma della lana. E lui si mette lì con la manina, trictrictric e imposta il programma giusto. Oppure gli dico: facciamo i delicati. E lui subito, zac! gira la manopola. Imposta anche le temperature, sa? Eh, questi bimbi di oggi son proprio dei fenomeni. Arrivederci." e se ne va a culo ritto.
E menomale che avevo le scarpe vecchie, altrimenti a furia di calci negli stinchi me le sarei ammaccate tutte.

giovedì 29 maggio 2008

Lingua Nana. Gli aggiornamenti.

Voglio fissare questo momento nella storia familiare. Il Nano comincia a diventare intelligibile: ieri per un attimo ha abbandonato il dialetto lituano ed ha detto:

GELATO

SCARPA

ACQUA

QUESTO NONNO CE L'HA (indicando un trattore).

Io non so se ho interpretato bene, in fin dei conti il passaggio dal lituano all'italiano è piuttosto complesso, ma soprattutto l'amoredimamma influisce sulle traduzioni rendendo comprensibile ciò che normalmente non lo è: una mia conoscente vantava le gesta del pargolo di 4 mesi, il quale secondo lei sapeva dire stipite.
Noi mamme siamo fulminate.

Spero che questo sia un piccolo passo verso l'umanità del mio scimmioncino domestico.

martedì 27 maggio 2008

Le Grandi Scoperte. The day after.

In attesa di partecipare alle Olimpiadi di Pechino nella categoria vagine muscolose, sto facendo esercizio.
La vagina si tonificherà pure, ma mi vengono pure due palle così.

domenica 25 maggio 2008

Le Grandi Scoperte

Ho fatto una scoperta grandiosa. E mi domando come diavolo abbia fatto io fino ad ora, a destreggiarmi nella giungla della mia ruvida femminilità, senza sapere praticamente niente di questa cosa.

Per tonificare il corpo esistono il Pilates, lo step e l'aerobica, e per tonificare la mente è sufficiente una buona dose di letteratura. Ma per la vagina? No, dico, la nostra parte più intima?

Ebbene, ho scoperto che esiste una ginnastica specifica per il nostro organo riproduttivo. Io di questa cosa non ne sapevo proprio niente. Fortuna che la Badante mi ha illuminata, così adesso anch'io faccio parte dello stuolo di donne fortunate e consapevoli delle proprie muscolature nascoste, che tonificano il proprio pavimento pelvico. Evviva!



Confesso che ho pensato che si trattasse di una roba faticosa. Già l'idea di preparare la borsina da palestra, con gli asciugamanini rosa e le ciabattine, mi spossa. E invece no: pare che non si debba portare la propria vagina in un centro specializzato o in una palestrina, in mezzo a tante altre vagine sudate e depilate (che mi vergognerei pure un po', diciamolo, e forse verrei pure segnalata alla Forestale). La ginnastica vaginale ha un elegante nome da ginecologo tedesco del III Reich, Kegel, e non fa sudare nemmeno un po'.

Consiste nel mettersi lì, concentrarsi e contrarre, rilasciare, contrarre, rilasciare, contrarre, rilasciare. La si può fare dovunque. Adesso, ad esempio, mentre son qua con la mia bella divisa da hostess di compagnia aerea sgarrupata e fingo di rispondere ad una mail, sto facendo la ginnastica di Kegel. Ma potrei anche sfruttare il tempo in cui sto in fila allo sportello dell'ufficio visure del Catasto, oppure mentre scelgo i cetrioli al Sidis, per tonificare il mio pavimento pelvico, se non fosse che dopo un po' il contrarre-rilasciare-contrarre provoca delle smorfie simili a quelle involontarie per trattenere i mal di pancia improvvisi, col risultato di sembrare una a cui scappa qualcosina. Non mi stupirei se la prossima volta in cui faccio gli esercizi di Kegel in pubblico qualche gentile signora mi indicasse la toilette.

"Ginastica di Kegel serve miliorare tuo raporto di seso", mi rivela la collega Badante Rumena.

Il mio rapporto di sesso migliorerebbe già di parecchio se si trombasse, ma questo evito di dirlo, che non voglio far sfigurare il Gig. Che poi è mica colpa sua: diciamo che da quando esiste Il Più Potente Anticoncezionale al Mondo (che poi sarebbe quel coso che assumiamo da un anno e mezzo buono nostro malgrado, che agisce in maniera potentissima sui freni inibitori e che si sveglia sul più bello ululando mammaaa), le occasioni non sono esattamente così frequenti.

"Ginastica di Kegel ha cambiato mia vita", rivela la Badante in un rigurgito di onestà.

Anche la mia vita allora sta per cambiare. Potrò impiegare il mio tempo libero per dare un senso alla mia vita intima. Magari qualcuno penserà che quella ragazza in sovrappeso che fa le smorfie ritmicamente abbia la sindrome di Tourette, ma io saprò che non è così, e guarderò in faccia al futuro stringendo le chiappe e facendogli il gesto dell'ombrello.
E quindi adesso me ne sto qua, buona buona ad aspettare la fine della giornata lavorativa (ore 22.30, porcavacca), stringendo e rilasciando ritmicamente, fino a che qualcuno mi farà notare che oggi sono strana, e che sembra proprio che io abbia qualcosa che non va.
Tzè. E io me la riderò sotto i baffi, oh se me la riderò! Grazie, dottor Kegel. Non è ancora cambiato nulla nella mia vita, dato che sono consapevole dell'esistenza della tua santa ginnastica soltanto da 24 ore, ma mi sento già più donna.

venerdì 23 maggio 2008

Un bravo ragazzo.

Innanzitutto, voglio scusarmi col resto del mondo. Qualcuno insinua che siccome io non parlo più del Nano e delle sue mirabili gesta, potrei averlo venduto al mercato bulgaro degli organi. Niente di più falso.
In verità, il Nano è vivo e vegeto, e continua ad appestare le nostre vite con le sue trovate geniali.
Da qualche tempo ha un nuovo look: il capello con la riga alla Richie Cunningham. Ho pure deciso di smetterla di travestirlo da simpatico tamarro di periferia, e quest'anno ho comprato soltanto polo a maniche lunghe e corte, pantaloncini a mezzagamba e camicine bianche.
Ho dovuto adeguarmi alla sua nuova identità: il Nano è un bravo ragazzo.
Cammina dando la mano, se cade e si sporca va in depressione e soprattutto è in piena crisi mistica: come vede una chiesa ci si fionda dentro, e comincia a salmodiare in una lingua sconosciuta. Probabilmente aramaico, vai a sapere.
L'altro giorno si aggirava in casa di mia madre, completamente smutandato in attesa di pannolinamento, e ad un certo punto da un cassetto dimenticato è spuntata un'icona russa raffigurante Gesù. Non so se ne ho parlato, ma sia nella mia famiglia di origine che in quella Lupina siamo un pochino messi male in fatto di credo religioso. Siamo decisamente miscredenti. E non solo, pure i Nonni Gig son poco propensi ad un'educazione cattolica. Almeno su questo ci siamo trovati perfettamente d'accordo.
Insomma, il Nano mi si è avvicinato e indicando la figura barbuta raffigurata sull'icona mi ha chiesto: oqquettocugè?
Oddio, Nano, che ti devo rispondere? Facciamola breve, diciamo la verità: amoredellamamma, è Gesù.
Il Nano è rimasto folgorato sulla via di Damasco. Lui poverino ha visto la barba, e pensava che fosse Nonno Alzheimer. E invece è Geuuuuuù.
Da all0ra, tutti i barbuti che incontra sono Geuuuuuù. E' imbarazzante per una famiglia di miscredenti cialtroni bestemmiatori malvestiti comunisti agnostici bevitori e peccatori avere una pecora nera che veste come un lord, pretende di entrare in chiesa e che sa dire quattro cose in croce tra cui Geuuuuù.

La prossima volta che me lo chiede gli rispondo è Socrates.

giovedì 22 maggio 2008

Prenotazioni

Proprio adesso che lascio il lavoro, sono diventata di una professionalità scandalosa.
Parlo tedesco, rispondo al telefono, mi ricordo tutti i prezzi a memoria e non degno i listini di una minima occhiata, cosa che le mie quasi ex-colleghe non possono esimersi dal fare, e che provoca una certa invidia. Oltretutto, la divisa mi entra bene e mi si chiude il bottone della gonna, e alle volte riesco persino ad essere così in tono con la struttura da mimetizzarmi perfettamente con l'ambiente. Stamattina, ad esempio, somigliavo in maniera così impressionante ad una risma di carta che per un attimo ho temuto che mi infilassero nella fotocopiatrice e mi usassero per stampare i menu. Se non fosse per le tette che non passano dai feltrini del fotocopiatore, sarei già impilata in qualche angolo, in attesa di accogliere le scelte alimentari della nostra clientela.
Sono un talento sprecato. Sarò una pessima impiegata pseudo-comunale.
Insomma, mi lodo e mi imbrodo.
L'unica cosa che non mi riesce bene è la serietà. Quando mi viene la ridarola, son cazzi amari. Stamattina non ricordo per quale motivo, ma ho dovuto chiamare il bagnino. Il bagnino è un ragazzo adorabile, macilento come un deportato e con una quantità di peli addosso seconda soltanto a quella di un orango di grandi dimensioni. Il bagnino si chiama Lele, ma io lo chiamo Ecce Homo. Anche perchè non ci azzecco mai: Mi puoi chiamare un attimo Gabriele, per favore? Chi? Il bagnino. Ma non si chiama Gabriele! Allora chiamami Raffaele. Ma non si chiama Raffaele! Daniele? Samuele? Emanuele? Insomma, io ci provo ma la mia mente si rifiuta, e non riesco mai ad azzeccare il -ele giusto.
Io adoro questo ragazzo che ascolta Frank Zappa con l'Ipod mentre zappa. Peccato che non ascolti un Jack Rastrella mentre rastrella, sarebbe stato fantastico, ma un musicista con quel nome lì purtroppo non c'è. E' un vero peccato.
Insomma, Lele mi ha detto qualcosa che non ricordo, ma mi ha fatto ridere.
E mi si è innescato il meccanismo assassino. Ho riso per le peggiori scemenze per quasi tutta la mattinata, e sebbene tutti mi odino in quanto morsi la mano che generosamente mi nutriva abbandonando l'azienda nel momento del bisogno, mi son sganasciata da sola come una scema.
Col mascara che colava lungo e lento per le guance, mi sono calmata un attimo pensando a cose bruttissime. Mi sono concentrata sulla maionese che impazzisce e sui conati di vomito, e mi è passato il buonumore.
Fino a che...

"Pronto, salve. Vorrei fare una prenotazione per una doppia per il prossimo finesettimana."
"Prego, a che nome?"
"Scakkabarozzo."

Mi è toccato mettere in attesa per evitare di ridere in faccia al signor Scakkabarozzo. Porcamiseria, mi ero appena calmata.
Però non si fa così, eh.

lunedì 19 maggio 2008

And the winner is...

... tadadadàn!

Piku!

Complimenti, sei stata estratta a sorte da mano nanosa (metodo fogliettini coi nomi in una tazza, approvato dall'Intendenza di Finanza) e ti sei quindi accaparrata il premio in palio col Sondaggione.
Sei pregata di inviare il tuo indirizzo di casa a tachipirinha@gmail.com, così potremo spedirti il mirabile manufatto lupinico! Ancora complimentissimi dalla Redazione!

E comunque, per la cronaca, ho accettato.

domenica 18 maggio 2008

News

Domani conoscerete l'esito del sondaggione, ed il relativo vincitore che si sarà accaparrato il pregiato manufatto lupiniano.

Per la cronaca, essendo io dimagrita abbestia (dicasi quasi raggiunto l'obiettivo primario), ho finalmente ceduto alla febbre dell'acquisto: mi sono comprata una maglietta di Charlie Brown, il mio idolo da sempre. E la volete sapere una bella cosa? Ha i glitter.
Il prossimo obiettivo sarà quello di diventare la versione vestita di Dita Von Teese. Trovo che certe guepierine siano davvero comode, per un lavorino dinamico come il mio.

giovedì 15 maggio 2008

Nonno Alzheimer e lo shopping. Cioè Nonna Ansia e lo shopping.

Nonno Alzheimer è un grosso e nerboruto energumeno. E' alto quasi due metri, è circonfuso di capelli lanosi color pepe e sale e porta una barbaccia impestata che fa davvero paura. Ha due manone come due pale da forno, e sono sicura che se d'improvviso diventasse violento mollerebbe di quegli sganassoni da farti fare il giro completo alla testa almeno 3 volte persino a Bud Spencer. Pure gli occhi di Nonno Alzheimer sono spaventosi: blu-profondità oceaniche, stretti e lunghi. Se non fosse per il giallo, che non gli dona per niente e che è meglio che eviti di indossare, sembrerebbe un bisbetico marinaio norvegese, oppure un orco delle favole, di quelli che mangiano i bambini e si puliscono i dentoni coi loro miserevoli ossicini.

Nonno Alzheimer non si compra i vestiti. Una volta, preso da furore da shopping compulsivo, è andato in un negozio di articoli sportivi ed è tornato a casa con delle camicie simil-hawaiane che Magnum P.I. si sarebbe profondamente vergognato di indossare, una più orrenda dell'altra, ma che per far dispetto alla Nonna Ansia, regina del bon ton, si è incaponito a portare per tutta un'estate. Dalla memorabile discussione coniugale che ne è scaturita, proviene il Regio Decreto che vieta a Nonno Alzheimer qualunque tipo di acquisto inerente all'abbigliamento.

Ai vestiti di Nonno Alzheimer ci pensa Nonna Ansia, che si reca semestralmente nei soliti due negozi e fa man bassa di polo a maniche lunghe per l'inverno e polo a maniche corte per l'estate, tutte rigorosamente blu o pastello, per far risaltare la carnagione dice lei.
Nonna Ansia non gli permette neanche più l'acquisto delle scarpe, ma se ne occupa lei personalmente. Nonno Alzheimer porta il 47, ed in effetti non è cosa semplice trovargli calzature adeguate.
Ma da quando in città è arrivato il negozio della G*ox, siamo a posto. Nonna Ansia si è entusiasmata per la storia della scarpa che respira, ed ogni tanto si fa prendere dal raptus scarpifero e compra G*ox a tutto spiano.

A Nonno Alzheimer ha comprato non so quante scarpe che respirano. Deve essere piacevole indossare una scarpa che respira, penso. Non lo so, io non ne ho idea, non avendone mai avute. Le mie scarpe di solito rantolano, qualcuna chiede pure pietà, ma respirare quello mai, non lo hanno mai fatto. Chissà come deve essere indossare una comoda calzatura che respira e camminarci dentro. Io mi sentirei un po' in colpa, sapendo che ogni volta che saltello pratico uno pneumotorace ad una scarpa innocente, ma io sono una che si fa un sacco di problemi.

Nonno Alzheimer comunque è andato oltre: dopo aver tuffato ripetutamente il piedone in una pozzanghera, ha brevettato una novità assoluta in campo mondiale. Adesso la scarpa sinistra del paio di camoscio beige non respira più bene come la destra, ma emette delle minuscole ma perfettamente udibili flatulenze. E' uno spasso sentirlo da lontano, mentre solca a grandi falcate il corridoio del suo ufficio. I colleghi di Nonno Alzheimer, non paghi delle sue comiche dimenticanze, lo applaudono all'arrivo e si piegano dal ridere. Soltanto lui non ride, anzi, proprio non capisce il perchè di cotanta ilarità: segno che l'orecchio ormai si è abituato al rumore di fondo, e ormai non ci fa più caso. Se per caso incrocia un parquet è la fine: l'altra sera, entrando in un ristorante elegantissimo, la scarpa sinistra ha deciso di mettersi in gioco ed ha mostrato ad una piccola folla di persone di cosa è realmente capace. Al suo passaggio, i volti si levavano dalle bisteccone di chianina e dai deliziosi antipasti fingerfood, le conversazioni ammutolivano e si udiva lei, sola, la beige di camoscio, nel silenzio della sala.
Il mio babbo non se ne rende conto, ma ha brevettato la scarpa che scoreggia.

Babbo, sei troppo avanti.

mercoledì 14 maggio 2008

Sassi.

Ci sono delle cose di certi popoli esteri che io proprio non capirò mai.
I sassi, ad esempio. Le nostre ridenti coste si estendono per centinaia di chilometri, costeggiate da meravigliose pinete selvagge, in cui andare in bicicletta e fare pic nic. Se io fossi una turista straniera, la cosa mi alletterebbe non poco: tutta questa natura, il poterla vivere ogni giorno, sentirmi libera, ecc ecc.
I tedeschi, ad esempio, non gliene sbatte una mazza. Loro vengono in questa zona della Toscana, danno un'occhiatina distratta alla sterminata pineta, e poi corrono sulla spiaggia a riempire sacchettate di sassi.
Hai voglia di dire loro ma guardate che bella necropoli etrusca, oppure visitate le nostre cantine di celebri vini toscani, oppure fatevi una bella nuotata nelle nostre acque, abbiamo anche la bandiera blu: loro son già schizzati via sulla fascia della battigia, a raccogliere sassi.
E' una cosa stranissima. Son fissati coi sassi.
Fin dal primo mattino, li trovi coi loro strani pantaloni variopinti e i sandali col calzino, chini a terra a raccogliere sassi, circondati da una sterminata prole di bimbetti biondi. Riempiono intere buste di plastica del supermercato. Quelli che per noi ignoranti sono inutili macigni erosi dalla furia del mare, per gli esperti di sassi sono tesori preziosi da portare in Germania e mostrare agli amici.
Fanno chilometri con borsate pesantissime piene di pietroni, sotto il sole cocente, ed ogni tanto si fermano per bersi una sorsata di strane bevande dall'elevato tasso alcolico. Le mogli intanto si trascinano in silenzio dietro di loro, ogni tanto si fermano a smoccicare nasi di bimbetti ipercinetici, poi si accucciano da una parte e si mettono a leggere Bild o Stern, mentre il marito e i pargoli fanno man bassa di sassi.
Ogni tanto, davanti alla postazione della reception, vedo passare un tedesco stanco ma felice, con le sue belle borsine della spesa bitorzolute, trionfante per l'ottimo bottino del giorno.

Ho provato spesso a capire cosa ci sia di interessante nella moltitudine dei sassi che punteggia le nostre amate coste. Ho pure interpellato il Nano, che di sicuro può essere considerato uno dei maggiori esperti del settore movimento terra dato che coi sassi ci fa spesso colazione, ma non sono venuta a capo di nulla. I sassi continuano ad essere ammantati di mistero, ai miei occhi, ed il loro fascino segreto continua a sfuggirmi. I sassi devono nascondere un segreto precluso a noi ignoranti.
Forse son belli perchè son gratis? mi chiedo. Serviranno ad abbellire teutoniche aiuole ? Oppure serviranno da fermacarte per le scrivanie di tutto il Centro Europa? Mah.

Vorrei far notare ai sigg. Tedeschi che il loro comportamento apparentemente innocuo produce un grave danno. I sassi fanno parte della nostra ridente regione. Se continuate a portarli via, non solo avrete impoverito le nostre spiagge, ma una fetta di territorio toscano si sparpaglierà un po' dovunque e dovremo rivedere tutta la nostra geografia. Ci pensate a quanti metri cubi di Toscana adornano le vostre case, e senza che voi abbiate sborsato un euro di ICI? Ora non sappiamo più dove siamo, se c'è più Toscana sulle rive del Tirreno o ad Amburgo. Non ci sentiamo più tranquilli come un tempo, quando un sasso se ne stava lì inerte a prendersi millenni di mareggiate. Adesso quel sasso se ne sta sulla scrivania del professor Meier ad Hannover, o nella sabbiera del piccolo Franz, e ciò non avrà alcun senso. Capisco che i tedeschi possano davvero esser fissati coi sassi tanto da chiarmare una regione Sassonia, ma perchè portarli via da qui, che non danno noia a nessuno?
Insomma, signori tedeschi amanti dei sassi, rendetevi conto che qua per colpa vostra non ci si capisce più nulla.
Riportateci i nostri sassi, grazie.

martedì 13 maggio 2008

Il Sondaggione!

Cari Lettori e Lettrici di questo blog,
lo so che tanto poi va sempre a finire che faccio il cazzo che mi pare e piglio una bella cantonata, ma il Vostro gentile parere mi interessa alquanto.
Sulla destra del layout ho inserito un sondaggio al quale vi prego di rispondere (anche te Gig, quando torni a casa e leggi le scemenze che scrivo, per piacere, esprimiti).

Vi illustro brevemente i pro e i contro di questo cambiamento.

Il lavoro di adesso.
1. Il lavoro di adesso non ha niente di certo. Però ha una vaga possibilità di proroga a contratto di collaborazione co.co.pro. per la stagione invernale.
2. Dove lavoro adesso faccio orari al limite dell'umano, che mi vengono comunicati settimanalmente e che spengono ogni mio entusiasmo organizzativo.
3. Ho un signor stipendio. Sono assicurata per tutte le ore che faccio, mi pagano gli straordinari in busta paga ed ho un contratto a sei mesi, cosa praticamente impossibile per gli stagionali.
4. E' un lavoro molto stressante. Ci sono momenti in cui non riesci nemmeno ad elaborare un pensiero minimo, per quanto hai da fare.
5. E' un lavoro molto complicato, devi fare attenzione a tutto e se sbagli son cazzi amari.
6. Sono brava. Nonostante le difficoltà dovute alla mia cialtronaggine, sono diventata molto efficiente in poco tempo e devo dire che sono tutti molto contenti.
7. Il Capo ha un'ottima opinione di me e mi ritiene persona degna di fiducia.
8. Il Capo si sta interessando alla gestione di un grosso centro congressi con ristorante annesso qua nei dintorni, ed avrà bisogno di personale per tutto l'anno, quindi non è detto che se resto qua non faccia un salto in avanti. Forse. Un giorno.

Il lavoro di poi.
1. Lavoro meno. Faccio meno ore.
2. Lavoro meno. Guadagno meno.
3. Lavoro sempre. Full time d'estate, part time d'inverno. Sicuro.
4. E' un lavoro molto poco complicato. Non si sclera.
5. Ha orari molto umani. Niente spezzati, solo in caso di emergenza.
6. E' un lavoro istituzionalizzato. E quindi non puoi fare quello che ti pare.
7. Si tratta dello stesso lavoro di adesso, ma per una struttura gestita dal Comune di un paese limitrofo, quindi in pratica lo so già fare e a parte qualche scemenza, non devo imparare niente.
8. Una volta alla settimana mi devo sorbire l'Ufficio Turistico del suddetto paese limitrofo, ma è un lavoro che ho fatto per non so più quanti anni (ho fatto pure la coordinatrice), e penso proprio che andrei a lavorare senza i penosi mal di stomaco di adesso.


Venghino, siòri, venghino! Rispondete al sondaggio! Tra coloro che rispondono verrà estratto a sorte un fortunato vincitore che si accaparrerà un pregiato manufatto lupiniano, che vi verrà recapitato a domicilio a breve giro di posta!

Aiuto!

Ci sono cose che si rimuovono dalla memoria, a volte perchè troppo veloci, a volte perchè poco interessanti, a volte perchè non pensandoci due volte si autocancellano.
Ieri ho ricevuto una proposta.

"Salve, siamo dell'Ente tal dei Tali del Comune di Blablabla. E' lei la signora Lupina?"
"Glub, sono io"
"Lei aveva partecipato ad un concorso indetto dal nostro Ente"
Sì, è vero. Sepolto nella mia memoria, ma da qualche parte ne serbo un lieve ricordo.
"Le comunichiamo che è risultata prima in graduatoria"
Glub.
"Si tratta di una prima assunzione con contratto a 4 mesi, e poi proroga a tempo indeterminato."
Glub.
Tempo indeterminato? TEMPO INDETERMINATO? A me questa parola suona come una condanna. Ma una dolce condanna. Una condanna meravigliosa, che mi permetterebbe di rilassarmi un attimo dopo tutto questo penare.
"Signora, c'è ancora? Avremmo bisogno di sapere se accetta. Perchè accetta, vero?"

Sì, cioè, no. Non lo so.
Ma mannaggia a voi, ma non mi potevate chiamare un mese fa, quando ancora brancolavo nel buio e moccolavo ardentemente contro la mia distrazione cronica, le mie inefficienze, le cattiverie della Rossellabrescia che adesso mi parla come una topogigia invece di uluarmi contro? Adesso che tutti mi fanno i complimenti per come sono diventata brava, proprio adesso che il Capo mi dice ma guarda, ti devo dire che in tanti anni di lavoro non abbiamo mai trovato una che impara così velocemente, come siamo fortunati ad averti trovato, proprio ora che abbiamo firmato l'armistizio.
Proprio ora che son dimagrita e la divisa della Maria Vincenza mi calza alla grande, e che la moglie del Capo ci ha pure trovato delle graziose scarpe da lavoro con tacco ragionevole.

E ora cosa faccio?

"Signora? Abbiamo bisogno di sapere velocemente una risposta. Accetta o no?"

Aiutatemi.

venerdì 9 maggio 2008

Sorprese lupine

La cassetta della posta è la mia nemica numero uno. Quando c'è lei in giro, non si può mai stare tranquilli: attende al varco il mio passaggio davanti al cancello, per vomitarmi addosso bollette, solleciti di pagamento, estratti conto della banca che mi gettano nel più profondo sconforto, pubblicità ingannevoli e persino la lettera del prete della nostra parrocchia, che mi scrive per informarsi sul perchè abbiamo scelto di non battezzare il Nano.
Io le passo davanti strisciando contro il muro, sperando che non mi veda, ma invece la farabutta mi sgama sempre, e con la sua boccona spalancata mi rigurgita addosso un muto rimprovero: guarda quanto spendete di carta di credito! Ecco, lo sapevo che non avevate pagato il bollo, eccovi il sollecito! Ben vi sta!
Insomma, a me quella lamieraccia scorticata dal sole mi sta un bel po' sulle palle. La guardo male, le mostro il dito medio, ma lei se ne fa un baffo.

Oggi però è stata brava. Non appena sono arrivata a casa con la mia macchinina azzurra, mi ha porto gentilmente un curioso involto marroncino, battente bandiera inglese.
Si tratta di un libro, uno che assolutamente mancava alla mia biblioteca lupina, e già dopo la terza pagina aperta a casaccio ho realizzato che ho delle enormi lacune, e che fino ad ora son sopravvissuta indenne al disastro economico-domestico, e che devo ringraziare Dio se son sempre viva.
E anche la mitica NuriaPe, che con questo contributo letterario importantissimo ha segnato una svolta nella vita lupina.

Grazie Nu, ti vogliamo bene!


Inutile dire che sono felicissima e commossa.

giovedì 8 maggio 2008

Prova costume

Ogni tanto le nostre clienti abbandonano roba in giro, specie sui tavoli della hall. Nella hit parade degli oggetti smarriti volontariamente ci sono soprattutto giornali. Ed io, che sono affascinata dalle riviste femminili ma mi guardo bene dal comprarle, me ne approprio e me le porto a casa. E me le leggo al bagno, quando non le riutilizzo per creare fantasiose copertine dei cd.
Qualche leziosa donnina ha lasciato qua sul bancone una simpatica rivista che non avevo mai letto in vita mia, tale G*amour. Mi sono fatta una cultura sulle diete e sulla bellezza, ed ora mi sento una persona migliore.
Se non fosse per i peli superflui, per i quali dovrò chiamare probabilmente l'Ente Alberi Storici d'Italia vista la permanenza ormai millenaria sul mio corpo, sarei quasi pronta per la prova costume. E per fortuna che c'è questo giornale qua, che elargisce preziosi consigli sul costume da indossare.
A pagina 50 c'è una meravigliosa panoramica sui costumi da bagno, ed io che son Lupina non so restistere: ho deciso che strapperò questa pagina e la conserverò nel portafogli, tra il santino di San Michele Arcangelo e il buono sconto del Colgate Total. E quando mi sentirò pronta per l'esposizione dei miei budini al pubblico ludibrio, la tirerò fuori come fonte di preziosa ispirazione per i miei acquisti balneari.
Ma andiamo nel dettaglio.
La panoramica dei costumi da bagno consiglia alcuni modelli a chi ha dei piccoli difettucci fisici come me.
Per il seno abbondante G*amour consiglia il bikini modello a fascia, che contiene gli strabordi mammari incontenibili grazie alla doppia cucitura. Ok, mi faccio un appuntino.
Però per il sedere abbondande (celo) consiglia uno slip con la fascia che copre i punti clou e non evidenzia il sedere. Punti clou? Il mio enorme culo sarebbe ridotto così a semplice punto clou? Ok, vada per il costume con la fascia. Ma se proprio devo spendere un centinaio di euri per coprirmi il culo, mi compro una bandiera Free Tibet alla bancarella dei cinesi, mi ci avvolgo dentro e sto a posto.
Per quel po' di pancetta, la fascia alta la nasconde e l'attenzione va sul decolleté. Mah. Voi della redazione di G*amour, ma siete proprio sicuri? Cioè, non sarebbe forse il caso di stornare gli sguardi e dirigerli altrove, che ne so, verso la bancarella dei brigidini? Insomma, io cerco un costume che minimizzi i difetti, non che li piazzi in prima linea.
Per snellire il punto vita ( e ce n'è bisogno, che ho un girovita da sequoia americana e tra un po' mi si conteranno gli anelli come agli alberi per sapere quanti anni ho) né intero né bikini, ma una coso intermedio con una striscia al centro che copre l'ombelico e che assicurano assottiglia. Va bene, anche questo costume fa al caso mio. Ma come la mettiamo con quella specie di striscia di mezzeria che ti si stampa sulla pancia dopo una bella insolazione? Sì, insomma, già son spappardellata come una medusa sotto il sole, non voglio mortificare il mio corpo con ulteriori sfaceli estetici.
Per correggere le spalle strette (ecco, anche quelle celo), con un bell'olimpionico si risolve quel brutto effetto bottiglione di vino spagliato. E vabbè, compriamo anche l'olimpionico, che mi è sempre stato malissimo anche quando avevo 3 anni e la mia mamma mi portava al corso di acquaticità.
Per un effetto push up (ecco, anche di quello ce n'è bisogno), col ferretto e l'imbottitura il seno poco tonico (leggasi tette sgonfie come buste del conad) trova il suo naturale sostegno. Ora, io l'ebbrezza del reggiseno col ferretto l'ho provata. Dall'alto della mia quinta pre-gravidica, e dal fondo toccato dalla mia ottava post-partum, devo dire che il ferretto nel reggiseno è la seconda causa di morte tra le tettone dopo il soffocamento tra le proprie protuberanze mammarie. Il ferretto del costume, poi, è particolarmente infido: tu sei lì coi tuoi tettoni in bella mostra, felice di averle per una volta aderenti alla parte superiore del corpo, e quello che fa? Esce. Sì, se ne va in giro da solo e generalmente si va a schiantare al suolo da qualche parte, dove verrà inglobato e tu passerai il resto della vacanza con una tetta su ed una ai polpacci, china a 90 gradi a cercarlo tra la sabbia rovente. E l'altro, malvagio, si affrancherà subdolamente dalla prigionia del reggiseno, per reazione chimica col sudore si ossiderà e ti pungerà la pancia, facendoti morire di tetano.
Per i fianchi larghi (ecco, altro punto dolente lupiniano) lo slip a vita bassa con la fascia drappeggiata smussa i fianchi. Ecco. Però la pancia deborda giù dalla succitata fascia drappeggiata e il lardo straborda ai lati come un blob malefico.
Per slanciare le gambe ( e anche di questo ci sarebbe un gran bisogno, che sembro un tronco d'albero con tutta quanta la corteccia) il modello sgambato le fa sembrare più lunghe. Ma se una ha le gambe tozze e i fianchi larghi? Come fare a far convivere lo slip a vita bassa e l'olimpionico sgambato? Che faccio, li compro tutti e due e li sovrappongo?

No, via, non regge. I consigli della Redazione di G*amour sono ottimi, non c'è che dire, anche perchè le donne normali o hanno le tette pendule, o la pancetta, o le spalle strette, o i fianchi larghi.
Il casino vero è quando hai tutto insieme.

mercoledì 7 maggio 2008

Portentosi effetti della dieta.

Da qualche giorno ho un estimatore che mi dà il tormento.
Il fatto di essere prigioniera dietro un bancone fa di me una bestia in trappola.

"Salve, bella signorina. Come mai una bellezza come lei è dietro ad un bancone invece che a godersi una vacanza con me?" Bellezza? Ma soprattutto, signorina??
"Mah. Sarà perchè forse non ho ancora incontrato il mio miliardario. " rispondo in modalità imbarazzata.

"Bella signorina vestita di nero, cosa fa stasera?"
"Niente di speciale. Lavorerò, probabilmente."
"Perchè non viene a bersi un cocktail con me?"
"Mah, io... veramente..." mi guardo intorno alla disperata ricerca di un qualcosa che mi faccia correre via, ad occuparmi di altro.

"Che begli occhi verdi che ha, signorina. Lei è la mia preferita tra le ragazze della reception, perchè è l'unica che non ha i capelli tinti, e poi si vede che è una donna di classe. Lei si sa truccare, sa?"
"Grazie, lei è molto gentile. Ma basta coi complimenti, che non sono abituata."
"Signorina, io per una donna come lei farei follie."
"Mi sembra che mi stiano chiamando, di là. Con permesso, eh?" e mi fiondo nell'ufficio del capo a schiantarmi dal ridere, col collo tutto chiazzato di fuxia e gli occhi che schizzano fuori dalle orbite, mentre il mascara si impossessa della parte inferiore del mio volto.

"Signorina, lei mi fa diventare pazzo. Mi dia per lo meno il suo numero di telefono."
"Mah, non posso... "
"Ma io parto domattina!"
"Ah, beh, allora farò un'eccezione" e gli sparo un tot di numeri a caso, tanto io domani ho il turno al pomeriggio e grazie al cielo questa sarà l'ultima volta che lo vedo.

E' meraviglioso avere un corteggiatore così galante. La mia autostima, grazie a lui, sta raggiungendo vette inopinate. Avrei dovuto dirgli che a casa ho un maritone di due metri ed un nano che mi aspettano, ma perchè rovinare il sogno d'amore di questo corteggiatore romagnolo così appassionato?

Ops, mi sono dimenticata di dire che è calvo, ha il bastone come il Dr. House e una settantina d'anni. Ed una moglie sempre a fianco a lui, che scuote la testa sorridendo. "Franco, ma basta importunare le signorine! Lo scusino, eh, fa così con tutte."

lunedì 5 maggio 2008

Lupipertecnological

E' avvenuto il miracolo.

Lupina è una donna imbranata, inciampona, ridacchiona ed approssimativa. Si veste come una commessa dell'UPIM, è inefficiente e cialtrona. Arriva sul posto di lavoro perennemente in ritardo, spesso con patacche d'unto e di cibo nanesco, coi capelli spaventati, i baffi, le occhiaie.
Non sa mai dove ha messo le cose, perde le tracce delle sue pratiche, si dimentica istantaneamente di quello che sta facendo e fa delle figure cazzone, da pigliare un badile e sotterrarsi.
Lupina, insomma, è una frana. In confronto alle due colleghe irreprensibili e perfettine, con la riga da un lato e l'orecchino glamour, fa proprio una magra figura.
Però.

Però da qualche giorno è avvenuto un miracolo. Lupina fa finta di ricordarsi le cose, simula un grandissimo controllo della situazione. E poi è considerata un genio del computer solo perchè è in grado di configurare una stampante (sticazzi!), usare excel (addirittura le formule! Stupore generale di fronte alle cifre che si addizionano per magia sotto gli occhi delle colleghe!), e pensate un po', se la email aziendale per un pomeriggio smette di funzionare, reimposta pure i parametri. Ma che magie! Urca, che cose difficili che sa fare Lupina! Acciderba, che disinvoltura nell'uso del mezzo informatico!
Lupina sa persino pulire la pallina del mouse (ebbene, riconosco che non siamo proprio al top dell'hardware, in questo ufficio) senza dover per forza chiamare il tecnico.
Piovono richieste da tutte le parti. Lupina, mi togli i segnacci da word? Lupina, mi insegni a fare una tabella? Lupina, ma come si fa a scrivere un listino su due colonne? Lupina, ma come fai a spostare il cursore nel punto giusto per scrivere, che io devo sempre mettermi lì a fare puntini con la barra spaziatrice, e poi mi tocca star lì a contarli?
Lupina adesso è diventata l'Intoccabile Regina della Tecnologia. Quando non sa fare qualcosa, esce fuori con l'incomprensibile frase ad effetto: "Ma io Windows non lo conosco tanto bene, io lavoro su Linux". E sebbene Lupina sia di mostruosa incompetenza in fatto di computer e tecnologia ( e dico solo che ancora non si spiega la magia della luce del frigo che si spegne quando chiudi lo sportello), in confronto a queste due capre è il Bill Gates della Costa Etrusca.

Da qualche giorno Rossellabrescia mi vede con occhi diversi. Improvvisamente sono stata inserita nel novero delle persone alle quali rivolgersi con la vocina da topogigio.

Mi ritengo una miracolata. Graziesignoregraziee!

domenica 4 maggio 2008

Amarcord lupino

Avevo 15 anni, e tutti i giorni prendevo un autobus. E lui tutti i giorni, puntualmente, era lì che girellava intorno alla fermata, chiedendo sigarette ed importunando anziane signore di ritorno dalla spesa, con le loro belle buste di plastica.

Lui mi faceva paura, perchè era imprevedibile. Non si capiva quanti anni avesse, le sue dita erano gialle di nicotina, e quel che più mi spaventava era che indossava sempre una parrucca diversa. Ne aveva di tutti i tipi: biondo platino a caschetto, afro-ricciolute, blu tenebra, viola pallido, rosso charmant. Non ho idea di dove le prendesse, ma non ho ricordo di aver mai visto una gamma così impressionante di parrucche. Non ho idea neanche di cosa si nascondesse sotto, perchè non ho ricordo di averlo mai visto senza una qualche vistosa capigliatura.
Aveva un motorino azzurro, col parabrezza di plastica morbida che scendeva giù sul davanti, sul quale c'era scritto il nome che da solo si era attribuito, quello che a parer suo era il nome del più Grande Uomo di tutti i tempi: Adriano Celentano. E di seguito un numero di telefono, il suo probabilmente. Non ho mai capito bene neppure questa sua fissazione, sebbene abbia notato che Celentano spopola nella fantasia dei pazzi (ma anche Gianni Morandi, però). Probabilmente era convinto di essere Celentano. E infatti tutti lo chiamavano così, sebbene lui avesse un altro nome.
L'altra sua fissazione erano le macchinette per le fototessera. Come racimolava due spiccioli, si calcava la parrucca sulle tempie e si precipitava a farsi una bella serie di 4 foto, tutte rigorosamente mosse. Poi le ritagliava, e le regalava. A me, che sebbene ne fossi terrorizzata gli stavo simpatica, ne ha regalate almeno una decina. Le conservo ancora adesso, qualcuna anche autografata, o modificata a pennarello (a volte riteneva di essere venuto male, e provvedeva personalmente).
Lui non faceva male a nessuno, e nel suo piccolo secondo me era un pazzo geniale (perchè, per chi non avesse capito, parlo del matto del paese): aveva installato le casse di un'autoradio al posto del citofono di casa sua, le aveva collegate ad un microfono, ed usava questo bislacco apparato per chiamare il gatto. Le sere d'estate, quando tutta la popolazione cittadina si riversava per le strade alla ricerca di frescura, non era insolito udire nel silenzio della notte, una voce metallica a tutto volume, che chiamava "Ciucii! Ciuciii!".
Lui aveva timore solo di due cose: dei cani di grossa taglia, coi quali si intratteneva in rispettosi monologhi, e dei carabinieri. Se una macchina dei carabinieri gli si affiancava al semaforo, era capace di ignorare il rosso e di lanciarsi in un incrocio, dalla tremenda fifa che aveva. Si sospetta che non fosse una paura casuale o dettata dall'imponenza della divisa, ma che il povero cristo ne avesse davvero buscate da loro, magari durante quelle ubriachezze moleste delle sue, di quelle che lo facevano entrare in chiesa durante il momento più solenne, afferrare il microfono davanti ai fedeli chini in preghiera, e tirare di quei bestemmioni da far venire giù la volta a cupola del Duomo cittadino.
Io lo temevo non perchè fosse un violento, anzi, era un uomo pacifico e tranquillo nella sua stramberia. Ho sempre avuto paura di lui per quella luce negli occhi. Guardarlo in faccia era come guardare le luci dei dischi volanti, come vedere qualcosa ma non esserne sicuri al cento per cento. La mia vera paura è sempre stata quella di vedere nei miei occhi un po' di quella luce, un pizzico di quel qualcosa che ti cataloga tra loro, i matti. Perchè il confine tra la normalità e la follia sfugge alla mente, e chissà che una di quelle chiavette a molla che si mettono a girare improvvisamente nella mente di un pazzo, non comincino d'improvviso a girare anche nella tua: un giorno sei normale, e il giorno dopo zac, matto irrecuperabile. Additato, scansato, deriso, incompreso. Non è poi tanto difficile, diventare dei matti.

Un giorno, mentre lui girava per strada come era solito fare, si accascia al suolo. Attacco cardiaco, un attimo e lui non c'era più.
Buffo che i primi a soccorrerlo siano stati proprio loro, i carabinieri, che passavano di lì per caso.
Ciao A.S., la vita fa davvero degli scherzi strani, alle volte.

E' passato del tempo da quando A.S. non c'è più, e ogni tanto mi viene in mente il suo ricordo.

A.S., se sei collegato e senti questo mio messaggio, sappi che sei stato il miglior matto che questo paese abbia mai avuto. Il tuo posto è stato preso da uno che sa tutti gli orari degli autobus a memoria, e che va in giro a commentare le pettinature della gente in maniera molto seria e convinta, ma sappi che in quanto a follia, non ti lega nemmeno le scarpe.

venerdì 2 maggio 2008

Un buon blogcompleanno

Mi rendo conto solo adesso che questo blog oggi compie un anno.
E che pure i miei strazi virtuali han di che festeggiare.

Auguri, famiglia Lupini! Stasera si brinda!

giovedì 1 maggio 2008

Privacy

"Salve, vorrei prenotare una camera doppia in mezza pensione per una settimana, in agosto."
"Bene, signora, a che nome la prenoto?"
"..."
"Signora? Mi lascia il suo nominativo?"
"Preferirei di no."
"Ma guardi che non posso prenotare una stanza senza un nome."
"Ma c'è la privacy! Non posso lasciarle il mio nome, scusi!"
"Signora, io come faccio a prenotarle una stanza se non mi lascia un nome? Non è una cosa che si fa di solito, io ho bisogno di un nome e di un recapito, altrimenti non so davvero come fare."
"Un recapito? Ma lei scherza! Se non le lascio il nome, si immagini se posso lasciarle il recapito!"

Ha ragione la Misteriosa Signora. C'è la privacy.
Mah.