Del perchè mi chiamo così
Quando ero piccina, ero sorella di una Barbiemaniaca. Essere sorella di una roba del genere portava come conseguenza non avere alternative al colore rosa. Varcare la soglia della sua camera significava entrare in un mondo fatato fatto di ascensori, villini in plastica a due piani, accessori di bellezza, armadi pieni di abitini fru-fru. Mia sorella amava le Barbie, e ne aveva 24. Anche le 24 zoccole amavano lei, però, fatto sta che sono sopravvissute all'eccidio di massa dei giocattoli ed ora vivono in uno scatolone da qualche parte in soffitta, mentre gli altri giocattoli sono stati ammazzati da un taumaturgico falò.
Ognuna di loro aveva un armadio personale, con i propri abiti ed una caterva di accessori, ed erano tutte parte di un albero genealogico in cui il ramo maschile pareva essere stato decimato da una strana epidemia dei testicoli. I ken infatti erano una sparuta minoranza, vivevano in una casa di cartone ed era loro preclusa qualsiasi visita nel gineceo. Oltretutto, non avevano vestiti se non quelli con cui erano stati comprati, dormivano ammassati in un lettino da bambole e non avevano scarpe. Erano dei poveri sfigati.
Io pensavo che ero stata ben sfortunata ad avere una sorella così, con la quale i problemi di comunicazioni erano ben evidenti, ma mi consolava vedere che le sorelle delle altre avevano i Minipony, e quindi non mi era andata poi così male.
Io avevo solo due Barbie, e non ci giocavo praticamente mai. Una si chiamava Cazza, dal nome che a due anni detti alla mia prima Barbie, la Barbie Ballerina. In realtà non era proprio un nome, io Barbie non lo sapevo dire. Sapevo dire un sacco di cose, tra cui cazza (che era una parola che al maschile faceva imbestialire tutte le mie nonne e bisnonne), ed avevo deciso che si sarebbe chiamata così.
L'altra era una stangona coi capelli fino al sedere, Barbie Segreti-di-Bellezza, ed aveva le braccia piegate a 90 gradi. Era una barbie molto evoluta, infatti schiacciando un tasto sulla schiena muoveva entrambe le braccia, e con un po' di accortezza riuscivo anche a farle fare il gesto dell'ombrello. Si chiamava Lupina Stavoriski, ed era una barbie aviatrice. Volava su un aereo di plastica gialla, che avevo trovato nell'uovo di pasqua, e faceva il culo a tutti quanti, anche ai ken di mia sorella, ai quali dedicava dei gestuali vaffanculo dall'alto dei cieli.
Faceva un culo così anche a quei nani dei bigjim di mia cugina Ele, anche se avevano la jeep ed un elicottero con le pale che giravano veramente.
Quando mi sono iscritta sul mio primo forum, ero in forte dubbio su quale nick scegliere tra i due. Ero affezionata ad entrambe le barbie, anche se Cazza era un po' più rammollita, con quella coroncina dorata in testa.
Per evidenti motivi di netiquette ho dovuto optare per il secondo.
3 commenti:
Sei sicura di non avere avuto anche un'altra Barbie, per esattezza una Barbie Crystal con un tubino tanto stretto da impedirle di camminare come un bipede e di non essere me?
Francamente due Barbie in comune, su tre che ne avevo, mi inquietano...
Era per caso una barbie sfigatona con un abito bianco e spumoso cangiante sul rosa, con tanto di stola?
In tal caso, temo che siamo la stessa persona.
Puoi tenerti mio marito, se vuoi.
È lei!!! Oddio, mi sento male...
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