martedì 29 luglio 2008

Fenomenologia del turista. Sulle imbarazzanti trasformazioni.

Il mio nuovo lavoro ha dei risvolti inquietanti. Mi trovo a tu per tu con una categoria che non conoscevo: il campeggiatore stagionale.
Il campeggiatore stagionale è diverso dal turista solito. Il campeggiatore stagionale, a differenza del solito turista tedesco coi sandaloni e i pantalonacci-cencio da spolvero ma pur sempre curioso del mondo, è veramente l'incarnazione del demonio. Il campeggiatore stagionale arriva a pasqua, si monta tutti i suoi trabiccolini e si piazza lì. E non si muove più.
In genere arriva da una grande città-alveare, vive in condominio e pare che ci tenga in maniera spropositata a ricreare il suo habitat naturale cittadino: coltiva in maniera ossessiva un metro quadrato di terra gareggiando coi vicini in rigogliosità di piante e fiori, si fa montare la parabola sul tetto della roulotte e si appassiona alle liti condominiali. L'unica differenza con la vita cittadina è la distanza dal mare e il fatto che non dispone liberamente di un bagno personale, ma deve adattarsi a fare la cacca in uno stanzino dove l'hanno già fatta altre migliaia di sconosciuti, e senza nemmeno il conforto di potersi appoggiare alla ciambella. Già questa cosa mi sconvolge.
Non capisco come si possa fare la cacca senza stare comodamente appoggiati sul proprio water, con una lettura appassionante tra le mani, ma soprattutto potendo emettere rumoracci e flatulenze da cavallo consapevoli del fatto che quando chiuderai la porta dietro di te nessuno sarà lì in fila, con la carta igienica sotto il braccio, pronto a giudicarti.
Ecco, questa la vedo davvero come una cosa inconcepibile. Sarebbe da denuncia ad Amnesty International.
Un'altra cosa che mi sconvolge, poi, è la caduta rovinosa dei freni inibitori.
Pare che i turisti campeggiatori facciano a gara a chi espone più carne alla luce del sole.
Ho visto cose con questi occhi, che voi umani non potete immaginare.
Ho visto torme di anziani signori giocare a bocce in boxerini da spiaggia, con le panze ancora impanate di sabbia e le cicce pendoloni, oppure - ancor peggio - infilati in slip di lycra taglia 24 mesi, da cui fuoriesce di tutto e di più.
Ho visto giovani mamme disfatte fermarsi a discutere allegramente con altre giovani mamme disfatte, e tutte rigorosamente di pelle umana vestite. E di pelle umana non proprio tonica.
Ho visto frotte di anziane signore dalle tette ciondoloni e dalle chiappe ormai assorbite dalla circonferenza della coscia, pedalare allegramente su grazielline ormai allo stremo delle forze, col sellino saldamente conficcato in zone innominabili del corpo, dal quale forse non usciranno più. Ho visto giovani uomini con il segno della canottiera e dei calzini scambiarsi consigli su come coltivare le begonie in 20 centimetri quadrati di terriccio. Gli unici che si salvano sono i bambini, poverini, ridotti anch'essi ad un mucchietto di epidermide, ossicini e costume da bagno, che però son carini e quindi si perdona loro tutto (a parte questa moda terrificante di mettere nomi altisonanti quali Allegra, Ginevra, Edmondo e Vanni, associati a cognomi tutt'altro che nobili, ma vabbè).
I turisti stagionali si annoiano. Una volta ricreato l'habitat condominiale, non sanno più cosa fare. E tocca a noi inventarci qualcosa per non vederli scontenti. E allora, si va col liscio.
Da giugno ad ora, mi sono sorbita qualcosa come 16 orchestre di liscio. I balli di gruppo non hanno più segreti, per me.
La Macarena mi tormenta mentalmente per otto ore al giorno. Anche se l'orchestra sta smontando le attrezzature e i ballerini hanno ormai abbandonato da tempo mises impomatate e lustrini, la mia mente continua a macinare Dale a tu cuerpo alegria Macarena / Que tu cuerpo es pa' darle alegria y cosa buena / Dale a tu cuerpo alegria Macarena / hey Macarena (ahè!). A volte non me ne accorgo e la canto ad alta voce. Incessantemente.
E mi sono pure accorta che mi piace girare per casa con le mutande scucite e le canottiere del Gig, in mises improponibili e al limite della decenza.

La cosa è decisamente contagiosa. Stamattina mi sono resa conto troppo tardi di essere uscita con la pinza fuxia tra i capelli e le ciabatte da mare. Inaccettabile.
Il cane dei miei suoceri è una creatura adorabile e benigna, è dolcissima e fa le feste a tutti. L'unica cosa che non sopporta sono le persone vestite male: quando vede un barbone si trasforma in un razzo missile con circuiti di mille valvole, diventa Cujo e sfodera una doppia fila di denti che farebbe venire la cacarella anche allo squalo tigre.

Stamattina mi ha quasi sbranata.

La trasformazione può dirsi quasi completata.
Si salvi chi può.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Vabeh, mi consolo, a sentirti raccontare della fauna in quel della Toscana mi farò meno problemi coi miei costumi interi...magari sfoggio anche un bikini, cosa dici? Due settimane basteranno per la trasformazione etrusca???

MNG ha detto...

mi viene in mente quello che diceva una signora al campeggio, passeggiando con noi sulla spiaggia, sotto le stelle, mentre il consorte si sparava gli europei di calcio nel bungalow a trentaquattro �C, umidit� 98%: "qui mio marito vive esattamente come a casa, solo pi� scomodo".
(e mi fai sempre ridere con le lacrime: ti pare il caso?)

Anonimo ha detto...

muahahahha...sicuro che non sia il cane di Paris Hilton che odia gli straccioni...? :D

aidi ha detto...

e tu non hai idea di come si concino i turisti a spasso per venezia. di solito a fine giornata li vedi sudati, scalzi e con i piedi a mollo nel canale. secondo un mio amico i tedeschi hanno sviluppato una particolare pellicola protettiva sotto le piante dei piedi perchè sono gli unici che nei bagni dei campeggi vanno scalzi..e allora figurati che saranno mai le pietre lagunari!

Anonimo ha detto...

Ma quanto è bello sto blog,mi fa sempre ridere di cuore,e non c'è cosa più cara di farsi due risate sincere prima di andare a dormire,GRAZIE! ;)