Domenica lupina
La domenica pomeriggio, come di consueto, porto il Nano al pascolo.
La cosa di per se' sarebbe anche simpatica: vedere il Nano assieme ai suoi simili contribuisce ad una diversa immagine di lui. Io di solito sono abituata a vederlo razzolare come i polli alla ricerca di sassi, oppure alle prese col tiraggio di peli alle varie vittime quadrupedi. Vederlo in mezzo ad altri Nani lo rende più umano.
La domenica, qua in provincia, è il giorno in cui si va alla messa. Probabilmente è anche il giorno in cui vengono tagliate più unghie dei piedi, ma questo particolare non è del tutto rilevante. Comunque sia, noi provinciali ci atteniamo ad una legge non scritta ma tramandata oralmente da mamme e nonne rompicoglioni, che ci invitano ad alzarci presto, pettinarci accuratamente, indossare abiti inappuntabili ed andare a dare mostra di se' in qualche luogo pubblico. La messa, in questo caso, è il luogo ideale: la navata centrale funge anche da passerella per i devoti più fashion. Qualcuno accenna anche il mezzo giro per mostrare l'ampiezza del proprio cappotto nel tragitto panca-altare per la comunione, ma a noi Lupini non ce ne frega un bel nulla, perchè noi alla messa e 'un ci si va.
Noi lupini si va (a scelta): a) in paese, quando c'è il mercatino dell'usato; b) al mare, se non fa tempaccio; c) in altro loco riccamente farcito di boccolosi infanti, quando non si ha voglia di andare nel posto a e nel posto b.
Oggi era bel tempo, e siamo andati al b.
Il b oggi traboccava di famigliuole pargolute. Le famiglie pargolute recavano seco anche canidi piscianti e cacanti, gelati da passeggio, molte giacche di pelle mollemente adagiate sulla spalla sinistra, occhiali da sole e monopattini e cicli non mestruali, sui quali trovavansi appollaiate intere nidiate di rosei piccini.
I pargoli seguono i buoni dettami della moda, e come i loro genitori indossano i canonici capi di ordinanza della domenica. Ovvero, femmine rosa e gonnellate, e maschi jeansati un po' monelli. Noi appartenevamo alla minoranza maglionata-scalcagnata. Che poi via, diciamolo, essere gli unici vestiti a casaccio non significa l'appartenenza ad una minoranza. Semmai, se esiste la parola, ad un'unicanza.
La domenica, non si corre. Se si suda si puzza, e si sciupa il vestito. Se si corre e si casca, come minimo si apre un bel sette sul ginocchio, e allora son dolori. La bicicletta si spinge a mano, sul monopattino si va pianino. Mangiare il gelato diventa più difficile di una tracheotomia fatta con la penna biro.
La domenica i bambini sono dolceggabbanati, moschinati, bikkembergsati e gantati, e bisogna darsi una calmata, bellini, che babbo va a lavoro e i soldi mica li trova per la strada come le castagne d'ottobre.
E infatti, l'unico a correre nella piazza era il Nano, e noi dietro. Ha rotto le palle a tutti, e sia io che la Moscon(doro) ci siamo tonificate i polpacci e i polmoni soltanto a stargli dietro e a scusarci con i genitori dei pupi ai quali il Nano ha tentato di sottrarre gelati, palloni, biciclette e passeggini.
Noi tre, con la nostra unicanza malvestita (ma da domani ci si veste tutti meglio, promesso), eravamo soli in mezzo alla piazza. Anche un po' mogi, diciamolo.
Però poi è arrivato lui. Lui correva. Era vestito meglio di noi, molto firmato, ma aveva delle patacche di gelato davvero notevoli, e dei gran baffoni di cioccolata. Non appena ha individuato il nostro trio, ci è corso incontro trionfante. E' anche cascato un paio di volte, ma la mamma non ha detto nulla.
Quando si è avvicinato abbastanza, ho notato che aveva due candele di moccio da fare invidia ai ceri che ti mettono in mano per fare le foto il giorno della comunione. Il primo contatto tra nani è stata una ditata in un occhio, il secondo una spinta, il terzo una serie di manate. Lui non ha fermezza davvero, di fronte a tanta irruenza il Nano non sa cosa fare e lo scruta annichilito.
Perchè lui è D., l'alter ego moccicoso del Nano.
D. ha un babbino e una mammina molto cariiini, non ci si spiega come una bestia simile sia potuta scaturire da due personcine così perbene. Nel caso del Nano, certi interrogativi non se li pone nessuno.
I genitori di D. sono distrutti. Anche la loro casa è distrutta. D. non mangia mai, non dorme mai, non sta mai fermo*.
Vedere quei due che si trascinavano curvi dietro all'esuberante nano D. mi ha riempito il cuore di speranza. Sì, perchè quando leggo sui blog degli altri di bimbi bravi e buoni, che stanno fermi al tavolo se li porti al ristorante, che dormono taaanto e son dei bei paciocconi mangioni, mi viene da piangere.
Esistiamo anche noi, le bestie. Anche noi incivili cinghiali razzolanti abbiamo diritto di stare al mondo.
Ma per fortuna Dio ha creato D., e mi torna subito il buonumore.
*Nemmeno il Nano.
7 commenti:
Gran bel post, per aprire il mio lunedì mattina! :-) Grazie!
Si, infatti, bello iniziare la settimana con un po' di solidarieta' verso noi mamme di bambini/e tutto che perfetti...
Ciao Lupina (come chiamarti?)scrivi davvero bene e spesso mi riconcilio col mondo! Ti immagino immersa in una specie di "Mulino bianco" mooolto più ruspante....
Comunque, grazie!
Brunilde
Anche il Mostro non sta mai ferma, e come c'è uno spazio più grande del nostro soggiorno corre all'impazzata (a dir la verità corre pure in soggiorno e in cucina e in bagno, corre sempre). Per fortuna che almeno la notte dorme! (e poi mangia come un lupo, anzi mangerebbe sempre).
Episodi come quello col simpatico D. secondo me fan bene al morale, condivido pienamente!! Ed è lo stesso che a noi è successo col caro Attila :-)
anche noi, nella scuola-da-ricchi dove sono finite le nostre figlie per motivi non del tutto dipendenti dalla nostra volontà, siamo gli sgarrupati e gl’i impataccati del mucchio. siamo anche noi un’UNICANZA... che bella parola! me la ricorderò.
un grazie da torino MAQ
Cara Lupina, tutta la mia solidarietà, i miei di buono hanno solo che mangiano e dormono, per il resto sono dei mostri selvaggi. Anche quello piccolo. Giusto perchè il buongiorno lo si vede dal mattino.
ma ciao! che bello questi confronti... mi sembra sempre di respirare meglio dopo! (e non mi riferivo al D. ma alle "non correre che sudi" ben vestiti)mi ricordo una volta la mia "santa" prima mangiava un gelato assieme ai compagni di materna. Dopo due leccate ne aveva rovesciato un terzo del gelato al cioccolato sulla giacca rosa pallida, un terzo ce l'aveva in faccia e il resto grondava delicatamente giù dal cono lungo le sue ditta. Il suo compagno principino dava una leccata e si puliva col tovagliolo, così che alla fine ha mangiato tutto e non se ne vedeva traccia (eccetto l'espressione di disgusto nel guardare la "santa"). Lei invece aveva gli occhi che brillavano e gelato ovunque. Mi piaceva di più la mia "santa" sporca! buona settimana Ceithre
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