Il tedesco.
"Lupina, pronto, sono il Direttore di un hotel. Abbiamo visionato il suo curriculum e ci pare adatta per la posizione di addetta alla reception. Le va di venire a provare?"
"Ma certo, Direttore di un hotel! Ditemi quando, e arrivo."
"Venga venerdì dalle 13.00 alle 20.00."
Glub, "Ok, non c'è problema"
"E anche sabato, dalle 8.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00"
Glub, "Ok, non c'è problema"
"E anche domenica, e forse lunedì. L'orario è quello di cui sopra. Ovviamente non la paghiamo."
Glub, "Ok, non c'è problema."
La receptionist, nell'immaginario collettivo, è una ragazza sciocca e frivola che se ne sta tutto il giorno seduta su una comoda poltroncina, a leggere le riviste che i clienti appena partiti hanno lasciato nelle camere. La receptionist risponde pigramente al telefono che il direttore non c'è, che ci sono camere libere, che il servizio ristorante è attivo dalle 12.00 alle 14.30. Non occorre essere scienziati nucleari per fare un lavoro simile. E che sarà mai.
Oggi ho scoperto che le uniche due cifre del mio quoziente intellettivo non sono ahimè sufficienti per ricoprire tale ruolo.
Innanzitutto, bisogna essere carine e piacevoli dalle 7.30 del mattino fino alle 22.30, ed io non sono francamente in grado. Io alle 7.30 del mattino non riesco nemmeno a comunicare in una lingua conosciuta. A quell'ora sono ancora in fase cavallona imbizzarrita, e invece di parlare nitrisco. Alle 22.30, invece, il mio aspetto è simile a quello di una frusta ciabatta di feltro con la zip, lasciata a marcire sotto un temporale. Questo ovviamente non l'ho scritto nel curriculum che il Direttore di un hotel ha visionato. In compenso ho scritto che parlo correntemente tedesco, e invece non è vero.
Io il tedesco non lo parlo un cazzo correntemente, ma lo balbetto. Di qui a parlarlo ce ne corre.
Il tedesco pensavo che fosse il mio unico tallone d'Achille, nel mio working profile per questa posizione. Mi sono angosciata molto, in questi giorni precedenti alla prova, perchè ho pensato che se arriva un tedesco al bancone e mi chiede informazioni fa di me una donna finita, e considerando che è Pasqua e che la cosa è pure molto probabile, non nascondo che un certo mal di pancia che mi ha accompagnato durante tutta la giornata. Tutto il resto, però, sembrava una cazzata. E che ci vorrà mai.
Infatti è arrivato il tedesco. Anzi, molti tedeschi. Per essere precisi, erano svizzeri. Ben 43, ma uno era un friulano emigrato, quindi lui non conta. E son cominciati i sudorini freddi, per la verità piuttosto copiosi.
La ragazza che mi hanno affiancato per la verità non mi piace molto. Innanzitutto, somiglia a Rossella Brescia, e a me Rossella Brescia sta sulle scatole a priori. E poi ha studiato tedesco alla mia stessa università, mentre io non ho studiato tedesco ma russo, francese e inglese, e quindi mi sentivo già in minoranza intellettuale. E poi è un po' stronzetta, mi ha spiegato quello che un ricercatore universitario ci mette anni ad analizzare approfonditamente in una maniera un po' troppo veloce e disinvolta, facendomi sentire una povera mentecatta neanche in grado di gestire uno stupido centralino con diecimilioni di tasti colorati da premere in una certa sequenza-altrimenti non va, o rispondono dal Giappone, o si autodistrugge.
Ad un certo punto della serata, una ziniora zvizzera è sceza alla rezeption perkè zuo rizcaltamento non funzionava, e lei zentire tanto freddo.
"Lupina, " fa ad un certo punto la perfida Rossella Brescia, "te l'ho spiegato prima in 4 secondi netti, perchè non dici TU alla signora svizzera come funziona il riscaldamento?"
"Io? Glub"
"Sì, dai, così vedo cos'hai capito."
E qua, ho chiamato a raccolta tutte le divinità terrene e ultraterrene, raccomandandomi a loro.
Segue la traduzione letterale del mio discorso.
"Io parlare tedesco male, e lei per favore lenta perchè io non capire. In sua camera c'è cosa come questo (indico un interruttore con una chiave), lei prendere piccola chiave deve e girare un poco un poco, sì? Poi con comando remoto piccolo tasto rosa deve premere e poi caldo viene." La signora non sembra convinta. "Ma io ho provato, non succede niente." "Allora signora questo tasto premere, poi aspettare e poi caldo viene. Forse c'è problema in batterie scariche " . Per un attimo mi sono sentita come la badante dei miei defunti nonni, incapace di comunicare anche i concetti più semplici per via di un insormontabile scoglio linguistico. Il sudore ormai percorre le mie membra come un iceberg disciolto. La signora mi guarda disgustata, la collega si lascia trarre in inganno dalla mia capacità metamorfica (io il tedesco lo parlo veramente da schifo, ma ho una pronuncia da gerarca nazista che mette sempre una certa soggezione), e io tiro un sospiro di sollievo.
Quando comincio a rilassarmi un attimo, arriva un signore svizzero. Non c'è pace. Mi guarda a lungo, io lo guardo. Ci guardiamo.
Alla fine lui mi dice: "Ho perduto il mio anello."
"Eh?" Non ho capito un cazzo.
"Ho perduto il mio anello. Anello, dito" e mi mostra l'anulare.
"Oh, sono dispiaciuta."
Mi guarda. Io lo guardo. Ci guardiamo.
"L'ho perso qua alla reception."
"Sono dispiaciuta." Aiuto. Che devo fare?
Lui mi guarda a lungo. Io lo ri-guardo. Se continua a guardarmi, va a finire che mi ci fidanzo. Non so che cosa dire. Mi viene solo da dire sono dispiaciuta, ma mi pare di averlo già detto.
Nel frattempo, arriva Rossella Brescia (che per la cronaca era al secondo giorno di ciclo e mooooolto, mooooooolto irritabile) ipercinetica e volitiva, che molto molto molto gentilmente si presta ad aiutare il signore che ha perduto l'anello nella ricerca dello stesso. Mi lancia un'occhiata di disprezzo.
Io mi rendo conto di non essere assolutamente tagliata per questo tipo di lavoro. Io non sono gentile, non parlo tedesco abbastanza decentemente, sono imbranata, mi perdo, son lenta ad imparare le cose, inciampo, tartaglio, balbetto, non sono affatto spigliata. Non sono nemmeno fashion, ho due magliette cacate da mettere nei giorni di lavoro e se mi si sporcano è la fine, ho una soglia di attenzione bassissima, mi distraggo facilmente, e alla gente tocca spiegarmi le cose milioni di volte, altrimenti non le capisco. Farò la figura dell'imbranata, pazienza.
Signore che proteggi le donne incapaci, abbi pietà di me.
8 commenti:
Ho girato abbastanza il mondo da sapere che quello della reception è un lavoro sfigatissimo. Grovigli di lingue (parlate), orari assurdi e richieste inverosimili.
Per mia fortuna io sto sempre dall'altra parte del bancone, a cagacazzare (ma non troppo, eh).
Leela
Ma povera Lupina... su non ti abbattere, lo sanno tutti che il tedesco e' una lingua di merda per gente come Rossella Brescia!
buona pasqua lupì e un baciotto cioccolatoso al nano!
Sei meglio di Gino&Michele e di Disegni&Caviglia... ma perchè non lo mandi a loro un curriculum?;-) Un saluto, Linda di MM.
Ma povera, il tuo racconto mi ha messo i brividi! Cazzo, avevo i sudori freddi, pativo!!!!
Bella topola, un abbraccione qui dalla riviera, goditi gli affetti e manda a cacare la supponente Brescia e puranche le maitre d'hotel!
Lupina!?! Ma la Brescia conosce le tue altre mille qualità?!? Lei ha un nano meraviglioso?!? E una Villa Lupina ?!? Ed una prosa spigliata , spiritosa ed arguta?!? Ed un Gig di prima qualità?!? E migliaia....ma che dico! milioni di lettori affezionati?!? Sicuramente no e poi , come dice il mio figlio psicologo, sarà certamente una "ritentrice anale" :o))
Ma tu sei una ganza! Ma come hai fatto a spiegare alla svizzerotta quella cosa del "comando remoto"? Io non ci sarei arrivata manco in italiano va'! ;)
Meraviglioso!!! ^____^
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