sabato 8 dicembre 2007

Post automobilistico-romantico.

Son proprio animista, io. Alle cose do un valore che va al di là di quello venale. Le mie cose tante volte hanno un anima. E come tali, riescono pure a farsi i cazzi propri.

La mia prima automobile, una Panda Young che di young aveva giusto il nome, era uno schianto di macchina. E per schianto intendo che andava, e non era a pedali come il mio veicolo immediatamente precedente. Mai una multa, mai un eccesso di velocità, mai una freccia non messa, mai una foratura di pneumatico. La mia fedina penale di automobilista era (ed è) intonsa come un pannolino pulito.
Io le parlavo, le accarezzavo il parabrezza col panno di daino, le mettevo pure la cremina sul volante, e lei mi ricambiava funzionando. Però ad un certo punto successe qualcosa. Qualcosa si ruppe, tra noi, e niente fu più come prima.
Fu colpa di mio padre, principale azionista della mia Panda Young, a scatenare questa serie interminabile di eventi catastrofici, che determinò la fine di tutto.
Tutto cominciò quando al mio babbo si ruppe il fuoristrada. Il mio babbo è un fuoristradadipendente, e ne spacca uno nuovo di pacca ogni 3 anni. Quell'anno fu il turno di un fuoristrada giapponese, e siccome decise di passare alla concorrenza britannica, dovette aspettare 3 mesi per averne uno nuovo. E siccome io la macchina la usavo giusto per uscire il finesettimana, prese la mia.
Un giorno, mentre stava andando in mezzo alla campagna, decise che era giunto il momento per accendersi una bella sigarettona delle sue. E siccome all'epoca oltre al vizio del fumo aveva anche quello dello Zippo, lo gettò con noncuranza sul sedile del passeggero con gesto molto alla cowboy. Perchè Lupino Senior, detto anche Nonno Alzheimer, è un duro che non deve chiedere mai.
Per chi non lo conoscesse, lo Zippo è un accendinone di metallo con un coperchio molto suggestivo, che si spegne solo chiudendolo. E lui, distratto, non lo chiuse.
E così mi riportò la macchina orrendamente sfigurata dalle fiamme, col sedile del passeggero tutto abbrustolito che mi promise di cambiare, ma che in effetti non fece mai.
La seconda catastrofe accadde qualche tempo dopo. Io non tollero guidare senza un po' di musica, e per fortuna l'autoradio scarcassona del precedente proprietario funzionava. Mangiava irrimediabilmente le cassette e sputacchiava filo nero, ma insomma, se si aveva fortuna magari si riusciva a sentire una canzone intera. Ogni tanto si inceppava, o perdeva il contatto con le casse, ma con un preciso rituale di manate si rimetteva in sesto e riprendeva la diffusione sonora, magari da una cassa sola.
Il mio babbo questa cosa non la tollerava, e allora un bel giorno, mentre ascoltava a scatti Antonello Venditti (io e il mi' babbo non abbiamo esattamente gli stessi gusti), gli venne un gran nervoso: prese l'autoradio e la scaraventò da un finestrino, facendola cadere in un fosso pieno di ranocchi. Quando tornò a casa senza autoradio, mi promise che me ne avrebbe comprata una nuova. Ovviamente, mai successo.
L'ultima catastrofe, ovvero quella che mi fece passare alla Uno del mio nonno (che tanto non poteva più guidare in quanto ottantenne e piuttosto cecato dall'unico occhio che aveva), accadde in estate, e fu colpa di mio padre. E del Cane.
Il Cane in gioventù era una creatura estremamente irrequieta e sbarazzina, e scavava trincee sotto la recinzione scappando a strapazzar galline o a farsi metter sotto sulla vicina Aurelia, cosa peraltro già accaduta. L'unico modo per farlo star quieto era aprire il bagagliaio di una macchina: lui si accomodava a bordo, e si metteva a sonnecchiare.
Quel pomeriggio fu il turno della mia macchina, o di ciò che ne rimaneva. Il Cane, che aveva tentato una serie di fughe correndo dietro al giardiniere che portava via l'erba tagliata, si era messo sui sedili posteriori a pisolare tranquillo, e ce ne eravamo tutti dimenticati.
Ma lui non si era dimenticato di noi, però. Infatti, mentre tutti ci stavamo dicendo urca, ma come è tranquillo oggi questo cane, lui lavorava alacremente allo scavo di una profondissima fossa sui miei sedili posteriori.
Me ne accorsi io perchè da lontano vedevo batuffoli giallastri librarsi allegramente per l'aria come tante farfalline cavolaie. Quando mi avvicinai alla macchina e vidi il disastro, mi venne da piangere e allo stesso tempo commettere un canicidio: i sedili posteriori non esistevano più. Al loro posto c'erano delle foderine a pois blu completamente masticate, un'immensa quantità di gommapiuma spezzettata, molle di metallo e ferri. Dopo il sedile anteriore, l'autoradio volata in un fosso e le cinture di sicurezza masticate e strappate (già, ho omesso questa perla), era toccato al povero sedile posteriore. Era rimasto solo lui di sano, e adesso non esisteva più.
Il mio babbo, che si sospetta abbia l'Alzheimer oppure essere totalmente scemo, mi disse: "Via, giù, la puoi guidare lo stesso. Il sedile del guidatore è ancora intero."
A quel punto, capii che ero scema io, oppure che il mio babbo era irrimediabilmente un pazzo.

Mi è venuto in mente di scrivere questo post automobilistico perchè oggi c'è mancato poco che una panda mi tamponasse. A bordo naturalmente c'era un umarell col cappello.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Inizio spesso la giornata ridendo alla lettura dei tuoi post
Volevo dirti GRAZIE...!!

Mariateresa

Anonimo ha detto...

è successo qualcosa a Blogger, perchè si possono fare solo commenti anonimi o registrandosi a Blogger. Cmq volevo dire che ormai io e mia moglie seguiamo ogni giorno e con la dovuta attenzione le vicende della famiglia Lupina (già mi commuovo pensando al primo giorno di scuola del nano!)
Unodicinque

sono mulan ha detto...

Non riesco neppure ad immaginare come ti sei sentita, o avrei azzannato prima il cane e poi mio padre. Comunque sono contenta di poter condividere con te i tuoi gusti musicali. Io infatti sto aspettando di comprare i biglietti per il concerto di Venditti a Roma.

Anonimo ha detto...

Nooo, un VCC (Vecchio Col Cappello, secondo la definizione del mio istruttore di scuola guida)...allora non è solo dalle mie parti che circolano queste mine vaganti, con quarant'anni per gamba e la velocità impostata fissa (nel senso che procedono come mietitrebbia in QUALSIASI caso) sui 30...che poesia, Lupina...

Giulionga (affezionata e silente lettrice)

Anonimo ha detto...

ho sofferto leggendo questo blog...il zippo, i morsi...non c'e' proprio piu' rispetto.

Ilaria Eugeal Tomasini ha detto...

Povera panda ^^;;;;;

Anonimo ha detto...

Comunque Panda + Umarell + cappello è una combinazione davvero fatale...
Se ti dico che mio nonno porta il cappello, quelli di feltro, ti sovviene qualcosa?
Per fortuna abita lontano.
Mr Magoo...

Anonimo ha detto...

Che simpaticone, tuo padre!
Nel mio caso ero io, che "stondavo" gli spigoli della Uno nera di mio padre...
Leela

Anonimo ha detto...

che forte il tuo papà!
saluti
alina

Anonimo ha detto...

e poi ha osato lamentarsi della mia scatolina di plastica... ma è un folle, il tuo babbo! :D
Un ditruttore! :D
Pover Panda!