domenica 15 giugno 2008

Biciclette e seggiolini: post vintage.

Se avessi una bicicletta, mi piacerebbe tanto percorrere le strade trafficate della linda Toscana estiva col Nano a bordo, come faceva il mio nonno con me quando ero piccina.

La bicicletta non ce l'ho. Ce l'avevo, a dire la verità, ma dopo due anni di esposizione alle intemperie non so dire francamente cosa ci sia rimasto. Era del Gig quando era piccino, su chiamava Atala ed andava molto veloce. Poi il Gig crebbe a dismisura, e quelle gambone gli strusciavano per terra, e se la ricomprò. Atala passò al mio suocero, che doveva dimagrire ma non voleva fare la dieta, poi un giorno decise che si piaceva in sovrappeso e che andare in bicicletta non faceva al caso suo perchè si sudava e c'erano le salite, e allora per evitare che qualcuno gli facesse notare che aveva la bici ma non la usava, decise magnanimemente di passarla a me.

Atala dopo tutti questi passaggi di mano si è ridotta ad un ammasso di vecchia ferraglia arrugginita, ed è pure misteriosamente aumentata di peso. Che la ruggine e la groma* abbiano ispessito il telaio? Mah. Sebbene mi abbia trascinato su per salite venete, torinesi e toscane, adesso mi vergognerei a portarci in giro il Nano, e andrà a finire che prenderò una di quelle di Nonna Ansia, che ne ha ben 2 ma non le usa perchè potrebbe cascare riversa in un campo e morire lì, senza neanche il conforto di una marcetta funebre.

Per il trasporto di Nani bisogna procurarsi il seggiolino apposito.

Quando ero piccina io, i nani viaggiavano davanti.

Adesso i Nani devono stare dietro, seduti su un seggiolino omologato che costa in genere uno stonfo e mezzo (tipo 90 euro il modello reclinabile, a mio avviso un furto in piena regola).

Quando ero piccina io, i seggiolini erano fatti di filanciano e legno, e la seduta imbottita era di skai, un materiale similpelle derivato del petrolio la cui temperatura è direttamente proporzionale a quella degli inferi, su cui i culi degli infanti si riempivano di eritema da sudamina dopo solo 10 minuti di pedalata. E non si compravano, ma si ereditavano da cugini, i cui sederi avevano già sudato a sufficienza sul sedile, tanto da formare un bel segno a ferro di cavallo.

I Nani dei giorni nostri, se si addormentano in bicicletta, stanno comodi: hanno le cinture di sicurezza che li assicurano alla seduta, gli ammortizzatori sotto il culo e un comodo sedile reclinabile, che permette sonni tranquilli a bordo del velocipede.

Ai miei tempi, si dormiva appollaiati al manubrio come galline ovaiole, non esisteva poggiatesta ed era d'obbligo ciondolare come batacchi a destra e a sinistra, rigorosamente in controtempo rispetto alla pedalata. Non esistono studi scientifici sui risultati del rollio ciclistico sulle nostre cervicali di adulti.

I piedini dei nostri tesori sono protetti dal potere assassino dei raggi tramite un binario di quella plastica durissima con cui costruiscono le carene delle navi da crociera.

Ai miei tempi i piedi non erano contemplati nel sistema di filanciani e pezzi di legno. Il sistema proteggi-piedini era costituito da un adulto che ripeteva continuamente il seguente mantra: nonmettereipiedineiraggichetifaimale, nonmettereipiedineiraggichetifaimale, nonmettereipiedineiraggichetifaimale, e certe volte si trasformava in telavevodettichetifacevimale, telavevodettochetifacevimale, telavevodettochetifacevimale, senonstaibonotidoduschiaffi, eccetera eccetera.

Il genitore coscienzioso dei giorni nostri, al bambino mette il caschetto. Il caschetto è un simpatico cappellino imbottito, decorato a vivaci colori (spaidermen per i maschi, uincs per le femmine), omologato a norma CEE, che garantisce l'integrità delle ossa del cranio per la propria prole. L'omologazione fa sì che il simpatico cappellino a vivaci colori costi un botto, e che abbia la stessa durata delle scatolette di tonno pinna gialla (due anni? tre?). Dopodichè, si butta via.

Il genitore coscienzioso dei miei tempi, invece, non avendo a disposizione alcun ritrovato della tecnica se non il proprio senso dell'equilibrio, ci portava in bici senza caschetto.

Ai miei tempi, infatti, si cascava. Ci si graffiava tutte le gambe contro l'asfalto, si ingoiavano un po' di sassi, e se si aveva la fortuna di abitare in campagna si ingeriva anche una modesta quantità di terriccio. Poi si tornava a casa coperti di sangue, e il nonno mortificato annunciava: il bimbo ha battuto una capata, badalì che sgraffi, la nonna ci metteva un po' di tintura di iodio sulle ferite, faceva il cazziatone al nonno ciclista distratto e si ripartiva.

Al giorno d'oggi, invece, si casca lo stesso. Però invece che i graffi e i lividi ci si ritrova con delle ferite lacero-contuse guaribili in 15 giorni, si esce dal pronto soccorso col referto in mano e se si ha fortuna ci si ritrova in neurologia con tanti elettrodi attaccati alla testa. E la capata si trasforma in trauma cranico, che insomma se lo racconti a scuola fai anche la tua figura.

Alla luce di queste considerazioni, mi passa onestamente la voglia di portare il Nano in bici. Innanzitutto perchè sono totalmente priva del senso dell'equilibrio, e poi anche per la quantità industriale di accessori che devo comprare. E poi anche perchè ho ritrovato il mio vecchio seggiolino di skai marrone.

Che dite, ci starà sulla cyclette? Sempre che non cada anche da lì.



* Dicesi groma lo strato di sudicio in grado di resistere persino alla Calinda.

17 commenti:

Mammamsterdam ha detto...

Dai Lupina, anche se per me andare in bici con due mostri (uno davanti e uno dietro) mi ha scassato la schiena e ogni volta che piove o ho il vento contro o entrambi bestemmio (circa il 90% delle volte), resta una cosa bellissima.

Capisco il traffico, ma non c'è proprio qualche percorsino tranquillo che potreste fare quotidianamente o quasi?

Perché alla fin fine è anche una cosa bellissima, guarda che ricordi letterri che tiri fuori tu. E vuoi togliere al Nano, un giorno, l'esperiena i poter raccontare di quando col caschetto imbottito (uno dei miei ce l'ha a forma di squalo con tutta la pinna acciaccata) e il seggiolino e le bestemmie della mamma ecc. ecc.

Poi giuro, anche sbilanciata (la staffa davanti con la cassetta per la spesa, mi ha poi sderenato il manubrio)e imbranata come sono, non siamo mai caduti.

Le piste ciclabili dell'Olanda, o l'amore maerno?

Fammi sapere...

PIKU ha detto...

PROPORREI DI ASPETTARE IL TEMPO DI ROTELLINE E MINI-BICI, GESTITA AUTONOMAMENTE DAL NANO.
:) piku

MNG ha detto...

bambina addormentata che ciondola sul seggiolino davanti: CELO
bambina con piede nella ruota dietro, corsa all'ospedale, radiografie, cazziatone al papà: CELO
seggiolino scrauso in similpelle e sudamina: MANCA (bici rubata)
caschetto: MANCA (siamo ottimisti)
aggiungerei che mi è sempre piaciuto portare le figlie in bici; col tempo le ho spostate sul seggiolino dietro anche perchè imparavano troppe parolacce (pedalare nel traffico non è molto rilassante). ciau! MAQ

Anonimo ha detto...

No, dai lupi, non prendere il seggiolino reclinabile che non serve a una cippa perchè tanto i nani non dormono in bici. Un seggiolino rigido normale dovrebbe essere abbastanza economico. E' troppo bello portare i bimbi in bici!

Murasaki ha detto...

Mitico seggiolino con imbottitura in skai... che bei ricordi: lo acquistai a 13 anni per portarci a spasso il mio primo nipote, ci ho portato tanto anche la seconda (nata 3 anni dopo).
Niente caschetto o fermi per i piedi, ma ci è sempre andata bene ;-)

A distanza di 20 anni il seggiolino storico non l'ho più... Ora con BUH son scesa a un compromesso: preferisco tenerlo davanti perciò ho comprato un seggiolino moderno, con cintura di sicurezza e copri raggi per i piedini. Il caschetto no! Siamo ottimisti e sinceramente sarebbe un controsenso a lui lo metto e io no? O tutti e due o niente, quindi niente!!

Anonimo ha detto...

Mio nonno aveva attaccato un sellino aggiuntivo sul tubo della bici. Quello era il seggiolino. E per i piedi aveva attaccato due pedaline sopra la ruota. Ecco.
Qui in Belgio pero' vedo cose dell'altro mondo. Vedo dei papa' che portano in bici piu' bambini che il pulmino dell'asilo: uno davanti, uno dietro e due in questo coso qui! o_O

Anonimo ha detto...

Oioi moio!
(imparato dalla Profe).

Anonimo ha detto...

Noi per il Mostro il seggiolino l'abbiam preso da manubrio, che almeno vede avanti e s'intrattiene!
abbiam scoperto che se vai dal ciclista del tuo paese di certo spendi la metà di quello che ti chiedono al megamagazzinoperglisportivi :-)

Ilaria Eugeal Tomasini ha detto...

A me invece da piccolissima non mi portavano in bici, quando sono stata un po' più grande invece mi sedevo direttamente sul portapacchi posteriore della bici di mamma.
Però non è che ci andavamo molto in bici, a Roma non è molto pratico :/
invece adesso che sto vicino a Verona sto valutando l'acquisto del carrellino per il cane :D

Anonimo ha detto...

quando il tragitto era breve si metteva un'assicella di legno a cavallo del telaio e ci salivamo sopra tenendoci al manubrio...immagina un po' come poteva essere la guida!!!

piattinicinesi ha detto...

io faccio portare il piccolo da mio marito, così ho risolto il problema.
comunque l'acquisto di un seggiolino normale (alcuni di marche nordiche hanno prezzi accettabili) fa stare comodo il bimbo e riduce a zero l'emissione di lagne. per me una cosa impagabile.

Mammamsterdam ha detto...

Ribadisco, che vivo ad Amsterdam, concedetemi un minimo di esperienza su bambini e biciclette come autentici mezzi di trasporto quotidiano e non semplicemente ricreativo, che qui di bici ne hanno di tutti i tipi per portare la prole. Da due tre e financo 4 bambini su due ruote. Se sono di più, si passa ai tricicloni.

1) sotto i due/tre anni i bambini si addormentano al volo in bici. Dopo, solo se sono stanchi. Il dondolio concilia da matti e poi al semaforo qualcuno ti avverte sottovoce, guardi dorme, che sul sellino dietro non li vedi, ma lo supponevi. Perché si sbanda.
2) il caschetto al bimbo si e a te no ha senso nella misura in cui tu sei attiva sulla bici, ti accorgi un pelo prima che stai per cadere o sbandare e ti tieni in piedi, il bimbo è passivo, se lo aspetta di meno e reagisce peggio. Sono millisecondi, ma fanno tutta la differenza del mondo. Se poi freni di botto e lui sta davanti senza citura di sicurezza rischi ti schizzi fuori e si spiaccichi sotto le ruote.
3) Se hai paura o non sei pratica/o, non farei esperimenti con il bimbo a bordo. Meglio allenarsi prima.
4) Considerate che il traffico italiano non prevede bici, e quindi a meno di non avere la fortuna della pista ciclabile o della stradina di campagna, state attenti voi agli incroci e alle macchine che girano a destra e manco vi vedono.
5) I seggiolini seri hanno i poggiapiedi con l'elastico per evitare che vadano nelle ruote. Se invece hai le borse ai lati del sellino posteriore (nel frattempo lo abbiamo capito che qui la bici è un TIR, vero?) basta fargli mettere i piedi dentro le borse.

Ma se anche voi siete di quei pazzi incoscienti che si portano i figli in bici, mica devo dirvele io tutte queste cose? Le sapete già.

Che i figli sono un patrimonio. allora o purtroppo si investe nella loro sicurezza, o è meglio rassegnarsi e tenerli in casa davanti la TV.

Mammamsterdam ha detto...

Ribadisco, che vivo ad Amsterdam, concedetemi un minimo di esperienza su bambini e biciclette come autentici mezzi di trasporto quotidiano e non semplicemente ricreativo, che qui di bici ne hanno di tutti i tipi per portare la prole. Da due tre e financo 4 bambini su due ruote. Se sono di più, si passa ai tricicloni.

1) sotto i due/tre anni i bambini si addormentano al volo in bici. Dopo, solo se sono stanchi. Il dondolio concilia da matti e poi al semaforo qualcuno ti avverte sottovoce, guardi dorme, che sul sellino dietro non li vedi, ma lo supponevi. Perché si sbanda.
2) il caschetto al bimbo si e a te no ha senso nella misura in cui tu sei attiva sulla bici, ti accorgi un pelo prima che stai per cadere o sbandare e ti tieni in piedi, il bimbo è passivo, se lo aspetta di meno e reagisce peggio. Sono millisecondi, ma fanno tutta la differenza del mondo. Se poi freni di botto e lui sta davanti senza citura di sicurezza rischi ti schizzi fuori e si spiaccichi sotto le ruote.
3) Se hai paura o non sei pratica/o, non farei esperimenti con il bimbo a bordo. Meglio allenarsi prima.
4) Considerate che il traffico italiano non prevede bici, e quindi a meno di non avere la fortuna della pista ciclabile o della stradina di campagna, state attenti voi agli incroci e alle macchine che girano a destra e manco vi vedono.
5) I seggiolini seri hanno i poggiapiedi con l'elastico per evitare che vadano nelle ruote. Se invece hai le borse ai lati del sellino posteriore (nel frattempo lo abbiamo capito che qui la bici è un TIR, vero?) basta fargli mettere i piedi dentro le borse.

Ma se anche voi siete di quei pazzi incoscienti che si portano i figli in bici, mica devo dirvele io tutte queste cose? Le sapete già.

Che i figli sono un patrimonio. allora o purtroppo si investe nella loro sicurezza, o è meglio rassegnarsi e tenerli in casa davanti la TV.

Anonimo ha detto...

La Bea in bici ce l'avrò portata 3 volte e non m'è piaciuto affatto...oh a me da un maggior senso di sciurezza sapere di aver il bimbo davanti,dietro se non la sento attaccata ai rodelloni mi pare quasi che non ci sia neppure e allora che gusto c'è?

Anonimo ha detto...

come vorrei non essere così imbranata con le due ruote.....

Anonimo ha detto...

Prova, fai dei giretti, poi se ti piace ti avventuri un po' più in là. Io ce li porto, forse sono i cormosomi veneti della nonna nata col sedere sulla bicicletta. Altrimenti consilio di non farsi venire alcun senso di colpa, e darsi alle passeggiate. ^^

Anonimo ha detto...

Lupina, metti il seggiolino e vieni con il nano a ritirare un premio :-)