giovedì 31 maggio 2007

Crollo, rovina e distruzione nel giardino Lupino

Lui era bello, forse un po' largo di spalle, ma possente e carnoso. Il suo colorito sano, il ritratto della salute. Da anni aveva messo radici là, invitato da mio nonno che come lui, siciliano doc, aveva naso per i tipi interessanti. La primavera era la stagione che preferiva. Lui a maggio rifioriva letteralmente, non sembrava nemmeno che fosse passato l'inverno. Le sue spalle si allargavano al vento di aprile, nel respiro di una stagione felice e piena di sole, di piogge leggere, di cieli stellati.

Lei era magra, ossuta, giovane. Le sue esili caviglie fluttuavano nell'aria, ed il suo essere slanciata sembrava gridare al mondo guardatemi, guardatemi, sono bella, le mie ossa portano dentro di loro una sorpresa arancione che scoppia di luglio. Lei era arrivata chissà come, forse piccolo seme portato dal vento.

Lui era il possente Fico d'India, Opuntia Ficus Indica, lei la Bignonia, Campsis Radicans. Lui scoppiava di fiori gialli già da maggio, lei sorniona aspettava luglio per mostrare la sua grazia arancio. Si conobbero 10 anni fa, e tutti dicevamo che era un amore impossibile, che non avrebbe portato niente di buono. Facevamo di tutto per dividerli, temendo soprattutto per lui, che bruciava d'amore per questa esile, verde presenza. I tutori di legno non erano bastati a condurre lei sulla buona strada: avevano provato a piegarle la chioma, a dare un senso al suo verdeggiare selvaggio. La passione aveva vinto, noi non potevamo farci più nulla, li abbiamo lasciati liberi.
Stamattina, con uno schianto secco, il Fico d'India è crollato a terra. Montava una fioritura straordinaria, mai vista una simile in tutti questi anni. La Bignonia lo ha sopraffatto, avvinto tra centinaia di spire verdi sottili, forse l'amore, forse la gelosia profonda per questo fusto verde, puntuto, hanno dato forza alle sue piccole gemme verdi. Del gigante rimangono solo un cumulo di pale verdi, pericoloso ostacolo nel vialetto tra le due dependences. Domattina verrà un omino tutto fare, e le caricherà su una carriola. Di lui non resta quasi più niente.

Stamattina, dalla finestra della mia camera da letto, mi è sembrato di vedere una presenza antica, curva sulle pale divelte. Forse l'anima verde aveva bisogno di qualcuno che lo trasportasse di là, forse proprio mio nonno ha interrotto per un attimo quello che stava facendo per prendere per mano queta presenza gentile e portarla con se', proprio lui che lì l'aveva piantata.

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'amore tra gli esseri più diversi è quello più difficile da capire. Come quello tra Miss Bignonia ed il Signor Fico. Come quello tra il suddetto Fico e tuo non. Come quello tra te e il Signor Lupino. Come quello tra di noi. E' quello più difficile, ma è inevitabile. E se funziona... anche qualche rischio in più è bene accetto. La vita va. E noi respiriamo sempre meglio. Con qualcuno che ci accompagan per mano verso la vita e verso il sole.