mercoledì 19 marzo 2008

Dal manuale di contorsionismo domestico: la messa in piega.

Ogni tanto mi viene in mente di farmi del male fisico, e allora mi cimento in una delle discipline sportive più dure dopo l'invenzione del Decathlon: la messa in piega.
Prendete una donna rustica e cinghiala, che ha a che fare tutto il giorno con la sua famiglia ed altri animali*, mettetela alle strette con l'avvicinarsi del primo giorno di un nuovo lavoro, fatele uno shampoo seguito da abbondante balsamo e lasciatela sola in una stanza con un phon, una spazzola arrotondata, un grande specchio e 10 minuti abbondanti di pace domestica, e vedrete cosa succede.

La messa in piega è un'arte subdola e complicata. Innanzitutto occorre avere le giunture mobili e snodate, quindi non è roba per le artritiche: il braccio che brandisce la spazzola deve essere in grado di girare oltre la testa, e quello preposto alla manovra del phon deve essere capace di seguirlo senza essere d'intralcio. Poi bisogna essere preparate a stare in piedi in posizione scomoda, perchè lo specchio e la lunghezza del cavo dell'asciugacapelli hanno rispettivamente la loro posizione nello spazio e non ammettono deroghe. Occorre anche una buona dose di fantasia ed inventiva, perchè non si sa come sia la nuca, e bisogna un po' inventarsela. Detto questo e fatte le dovute considerazioni, si può procedere all'operazione, non senza essersi accertati che il Nano sia custodito altrove in maniera appropriata, non si debba rispondere a telefonate o aprire a postini con raccomandata, avere la sufficiente dose di pazienza e di pinze per capelli.

Ci fu un tempo in cui questa donna era vittima del progresso e della performance, comprava prodotti costosi che promettevano di dare un senso alla sua vita e ai suoi capelli, e ci dava di phon e spazzola. Questo tempo si chiamò era dei capelli lisci, e durò un quinquennio buono.
Poi arrivò il tempo in cui non c'era tempo, e i capelli si lavavano con un prodotto che somigliava pericolosamente al Last al limone in 10 minuti scarsi. I suddetti capelli si animavano di vita propria, ed intrecciavano conversazioni l'uno con l'altro. Le tempie erano il luogo in cui essi amavano litigare , formando una sgraziata lanugine che nessun ammorbidente sarebbe mai riuscito pienamente a domare. Questo fu denominato l'era dei capelli a cazzo di cane.
Qualche anno fa, tornarono in auge i capelli ricci, e la donna ne gioì, anche perchè ciò significava non solo lasciare i capelli liberi di esprimere la loro personalità, ma anche non stare lì ad impazzire per renderli docili e rispettosi del lùcc. Però questa donna non aveva fatto i conti con il riccio destrutturato e mobile che ormai non esisteva più, e dovette armarsi di una specie di trombone da grammofono con i dentini, denominato diffusore, una spazzola apposita e tutta una serie di prodotti spumosi-laccosi-cristallidiluciosi che occupavano un mezzo armadietto del bagno, si rovesciavano inesorabilmente gli uni sugli altri, donavano un aspetto sinistro al ricciolo, e certe volte interagivano come certi medicinali, dando al capello un'ombra verdastra e pruriti al cuoio capelluto. Fu denominata era del ricciolo chimico.
E poi, fu il tempo del riflessante. Riflessi biondi hanno angelicato la chioma lupinesca, riflessi mogano l'hanno resa conturbante, riflessi blu l'hanno punkizzata per benino, riflessi oro e verdi e rosa e viola l'hanno di volta in volta travestita da maliarda, strega, pagliaccia e regina.
Alla fine, il bene ha trionfato. Sotto questa parrucca multicolore, il lupinesco color nutria bagnata ha ripreso vita, ed ora è tornato alla ribalta più spento e amorfo che mai. Fine della posa per venti minuti, risciacquo del colore con schizzamento del soffitto, fine dell'effetto maialino d'India.
Si inaugura il tempo del viene come viene sperando che nessuno ci faccia molto caso, si mette un elastichino di spugna e via, ad occuparsi di altro.
Fino almeno a che l'era della calvizie o del capello bianco non sopraggiunga.

* che Durrel non me ne voglia.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

ci hanno separato alla nascita. anche io sono "rustica e cinghiala".

My ha detto...

a sto punto dovevi metterci una fotina

Fabioletterario ha detto...

Uffa! Io ho i primi capelli bianchi. Che faccio? Comincio a tingerli o mi butto via? :-)))

Anonimo ha detto...

Hai mai pensato di darti seriamente alla letteratura?

Risolveresti il problema del primo giorno di lavoro, della messa in piega e del dover piazzare il NANo, oltre a dover convivere con una barca di soldi...

sei un genio!

Lupina ha detto...

Marion, sbaciùk, troppo buono.
E tu potresti sposare la Rowling, ci avevi pensato?

thecatisonthetable ha detto...

Ma che "nutria bagnata"! Ora si chiama qualcosa del tipo "prugna settembrina", o "fico maturo al punto giusto", oppure "bel fiore di maggio che splendi al sole"... l'ho letto sul giornale uips!
Stasera controllo, poi torno a rassicurarti!!! ;-)

Anonimo ha detto...

Da due anni ho inaugurato lo stile "rasato quasi a cotenna" con abbondante e frequente tinta per ovviare alla bianchità delle pur ridotte chiome. Mi ci trovo benissimo, sembro omosessuale ma il gioco vale la candela.
Ogni tanto azzardo qualche tinta nuova ma il risultato non convince. Insomma, mi tengo sul castano finchè non troverò abbastanza coraggio per passare al turchese... ;)
Leela

Anonimo ha detto...

La Rowling!?!!?

Questa si ch è un'idea GENIALE!!!

hai il numero???