venerdì 18 gennaio 2008

Come somministrare una pastiglietta a dei teneri micetti.

I gatti lupini da un paio di giorni paiono affranti. Ieri mattina entro nello stanzino dei peccati, e trovo un'amara sorpresa: uno di loro ha scagazzato in giro, producendo tante belle montagnole di popò, che una Lupina bestemmiante si ritrova a dover raccogliere in una provetta da urinocoltura e custodire gelosamente come una preziosa reliquia. I proprietari di gatti sanno benissimo a cosa mi riferisco, e non vomiteranno alla sola idea. Per tutti coloro che non lo sono, mi scuso. E aggiungo: beati voi che non dovete sottoporvi a tanta umiliazione.
Siccome Lupina è una padrona di gatti molto assennata, porta la reliquia al Veterinario dalla voce sexy (che in realtà è un nanerottolo ciccione con le sopracciglia unite. Miracolo telefonico, che fa apparire stangone e biondone persino un rospo).
Il verdetto arriva in fretta. I Pelosi hanno un parassita intestinale, che si cura tranquillamente con un trattamento a base di pastiglie rosse di due tipi, uno antiparassitario ed uno per la diarrea.
La cosa sembra semplice. E che ci vuole, a dare una pastiglina ad un tenero micetto?
Prima di tutto, bisogna acchiappare il gatto.
Ma siccome il gatto è una creatura sensibile, si accorge immediatamente che c'è qualcosa di strano nell'aria, soprattutto perchè lo insegui chiamandolo con nomignoli affettuosi che da un po' di tempo non usavi. Specie da quando lo hai beccato che ti mangiava il pollo arrosto domenicale direttamente dalla sporta della rosticceria.
Il gatto, dicevo, è creatura empatica, e molto empaticamente sparisce. Ho visto gatti scomparire nei 18 mq di una stanza chiusa e ricomparire come per incanto al solo rumore dello spostamento della busta dei crocchi, e tutto ciò senza una spiegazione logica che tenga. Ho il vago sospetto che il gatto sfidi le leggi della fisica e si smaterializzi come in Star Trek.
Se si riesce ad acchiapparlo, bisogna essere preparati alla fuga. Il gatto di per se' è morbido e flessuoso, e generalmente allo stato solido. Ma in quei terribili, minacciosi 30 secondi in cui la sua vita è minacciata da una siringa o da una pastiglia, si fonde e passa allo stato liquido, e scivola via come il mercurio. E per farlo, mette in atto una strategia stupefacente: agisce volontariamente sui propri bulbi piliferi, ti scava una tranvia a 4 binari su una coscia e ti lascia lì come una scema, con una bella ciuffata di peli in mano.
A questo punto, occorre riacchiappare di nuovo il felino, che si sarà nuovamente smaterializzato come il Gatto del Cheshire lasciandoti con un palmo di naso ed un mazzetto di baffi, oppure si sarà rintanato nel luogo più inaccessibile della casa, dandoti fantasiosi spunti per quando dovrai far murare una cassaforte o creare un bunker per i rapimenti.
Naturalmente, la Brava Padrona di Gatto avrà già predisposto su un piano orizzontale tutto l'occorrente per la somministrazione della pastiglietta. In caso contrario, una volta riacchiappato il gatto, rischierà di farselo scappare. Cosa che naturalmente io non faccio mai, allungando di parecchio i tempi di somministrazione per staccare il gatto dal lampadario.
A questo punto, si procede con la parte apparentemente più semplice dell'operazione: si apre la bocca al tenero micino, vi si introduce la pastiglia, si chiude la bocca del gatto e si attende con pazienza la deglutizione. Sempre che il tenero micino non si sia trasformato nel frattempo in belva crudele e sanguinaria.
I miei gatti, che sono cresciuti in un ambiente pacifista e sono apostoli della non violenza, mettono in atto la resistenza passiva. Ovvero, si immobilizzano e serrano le fauci, sfoderando unghioni spaventosi che farebbero scappare branchi di tigri dai denti a sciabola con le quali si appendono alle superfici circostanti. Non è raro, infatti, che si somministri una pastiglia ad un gatto tirandosi dietro divani e tendaggi per tutta la casa.
Una volta disserrate le fauci, bisogna spingere la pastiglia sul fondo della lingua del gatto, soffiargli sul muso favorendo la deglutizione spontanea, e finalmente lasciarlo libero di circolare. Naturalmente non prima di essersi assicurati che la pastiglia sia stata ingoiata. Semplice, no?
Tuttavia a noi Lupini non riesce mai tanto bene. In genere mettiamo in atto il gioco di squadra, ed agiamo in due: il Gig si apposta dietro gli angoli e afferra saldamente il felino nelle sue sante manone, io che son più brevilinea ed ho il baricentro più basso sono l'addetta alla somministrazione e alla verifica finale dell'operazione. La gatta Oliva, che ha l'ingiusta nomea di selvaggia indomabile creatura, si ribella inizialmente ma alla fine si rassegna, ed in fatti in 10 minuti si risolve la cosa con successo. Lo zoccolo duro è Federico. Federico è un gatto stoltignaccolo, bonaccione e molto mite, che però ha la virtù di rendere impossibile qualsiasi manovra ai suoi danni. Disserrargli le mandibole è un'impresa titanica. Federico raggiunge la consistenza e la mobilità di un gatto impagliato. Aprire la bocca ad un gatto impagliato non è affatto semplice, ve lo garantisco. Eppure, una volta che ci si riesce e si tira un sospiro di sollievo, bisogna stare in guardia, perchè è proprio allora che il gatto impagliato si rianima e ti coglie di sorpresa rovinandoti la festa: mette in atto il meccanismo di sbavamento, e sputa la pastiglia.
La bava prodotta dal gatto Federico è impressionante. Ci si potrebbe riempire comodamente la fontana di Trevi. Ed in mezzo a questa bava, fa sempre capolino una pastiglietta rossa.
La pastiglia per la diarrea si chiama Stormogyl. Il nome non è stato frutto del caso: deriva probabilmente dal fatto che stormi di pastiglie rosse parzialmente masticate si spargono sul tuo mobilio al passaggio del gatto. Qualche buontempone della casa farmaceutica produttrice deve aver previsto tutto questo.
Ieri sera, io ed il Gig abbiamo rincorso il gatto Federico per tre lunghi quarti d'ora in giro per casa, buttato via 6 mezze pastiglie, beccato una serie innumerevole di unghiate sulle cosce, cosparso i nostri corpi di peli neri e saliva felina ed improvvisato una partita di rugby: "Gig, placcalo!" "Atterralo!" "Dacci dentro!" "Palla MIA!" "Ti passo palla e uomo!"
Alla fine, ce l'abbiamo fatta. Dopo quintali di pelo sparso sui maglioni ed ettolitri di bava, il gatto Federico ha ingoiato la pastiglia. Abbiamo festeggiato con una fetta di pandolce al cioccolato (io per la verità ho leccato il coltello e raccolto alcune molecole cadute dalla fetta del Gig, ma vabbè).
Il gatto Federico, offeso a morte ed umiliato, se n'è andato sculettando a dormire sul mio maglione nuovo.
Stamattina, al mio risveglio, una ciabattona gommata al contatto col suolo ha emesso uno strano crac: conficcata sotto la suola, c'era una mezza pastiglia rossa parzialmente masticata.
Mi tocca ricominciare tutto da capo.

10 commenti:

Zampetta ha detto...

effettivamente noi gatti siamo difficili da curare

Anonimo ha detto...

Ma perché non le schiacci e le mescoli a un pochino (pochissimo) di paté sopraffin au parfum de gambrett pour gatton recalcitrant?
Con le mie funziona.
E comunque, spero di riuscire a smettere di ridere per quando sarà ora di andare a letto :D

Anonimo ha detto...

La Lilja non le mangerebbe neanche nel paté sopraffin ecc., ma le pastiglie gliele disintegro comunque in qualcosa di morbido che poi le shpalmo sulle zampe, così che è costretta a leccarsi. Funziona... fin quando non scoprirà un modo alternativo per pulirsi.

Anonimo ha detto...

a me i gatti non piacciono. Dopo questo post pero mi stanno almeno simpatici. voi due siete da fare santi subito!

Anonimo ha detto...

ahahah muoro!! :D

Anonimo ha detto...

Perchè, arrotolate nel prosciutto non le mangerebbero?
Leela

Anonimo ha detto...

Ah, ma quella della spalmata sulle zampe è una genialata! :)

Anonimo ha detto...

chi suggerisce tranelli culinari non conosce gli animali in genere ed i gatti in paricolare. La mia cagna Skelly, riusciva a sputare le pillole intatte dopo aver astutamente mangiato tutta la carne macinata che io, subdolo padrone peroccupato, avevo messo attorno a quel millimetrico agglomerato di polvere guaritrice.
I gatti sono di una furbiazia inquietante e prevedono le nostre azioni a volte prima ancora che boi stessi le abbiamo concepite.
Io ho due gatti e, fortunatamente , si sono sempre curati da soli ma, in anni precedenti, hi fatto esperienze simili. Di alcune porto ancora tracce sull'anima e sulle gambe :o)
Unodicinque

Anonimo ha detto...

Sarà che la mia gatta Perlina si mangiava il rotolo di prosciutto cotto, la pasticca in mezzo ed anche il dito che le porgeva il tutto?
Leela

Anonimo ha detto...

good start