martedì 15 gennaio 2008

Scarpe.

I bambini nascono sotto i cavoli, ma stranamente il mio mi è uscito dalla pancia provocandomi uno sbrano da 32 punti, non cumulabili con quelli della carta Conad. E quindi, niente servizio da caffè più zuccheriera.
Dicevo, nonostante quello che ti dicono da piccola, nonostante i libri sulla maternità, nonostante quello che ti insegnano ai corsi di preparazione al parto, io credo che i bimbi vengano da pianeti alieni.
Il nostro, ad esempio, proviene quasi sicuramente da Oglaroon*, un lontano pianeta situato nel Braccio Orientale della Galassia, in cui ad un certo punto della storia hanno cominiciato a proliferare i negozi di scarpe. Questo non lo rende molto lontano dalla realtà cittadina in cui vivo, dal momento che anche qua da noi la scarpa va forte, come i negozi di intimo e di abbigliamento per nani.
Gli abitanti di Oglaroon erano costretti a comprare scarpe in continuo, dal momento che per riempire i negozi le aziende erano costrette a produrne tantissime a scapito della qualità. Infatti le scarpe oglarooniane erano orrende e si scassavano subito. L'economia del pianeta Oglaroon arrivò a produrre soltanto scarpe, si saturò ben presto con quello che dagli economisti spaziali venne definito "Orizzonte del fenomeno Scarpa", e collassò miseramente in un vortice di rovina e distruzione.
Il Nano, allora, trasmigrò nella mia pancia, e non dette segni di appartenenza ad altre specie fino al compimento dell'anno e 3 mesi.
Da qualche settimana il Nano pare aver riacquistato la memoria del suo Karma passato, ed ha sviluppato una insana passione per le scarpe.
Le prova tutte. Si incazza come una belva perchè gli vanno grandi, o perchè scambia la destra con la sinistra e non riesce a camminarci dentro, e cade rovinosamente tra i lacrimoni. Getta scompiglio tra le sue scarpe, me le porta con occhio implorante, se le fa mettere e non ne è mai sazio. Non c'è decolletée o scarpone da montagna che lo freni in questa sua frenesia scarpomane: si inerpica in tacchi da 10, scivola dentro pantofole numero 47 (il Nonno Alzheimer è dotato di catamarani invece che di piedi), scia con le mie crocs gialle e pare beato. Hai voglia a comprare giocattoli. Lui non li caga neanche, l'unica cosa che vuole son scarpe, scarpe, scarpe. Ed in questo devo dire che somiglia alla Zia, il cui guardaroba sconfinato ne conta almeno 40 paia.
Credo che stia cercando la Scarpa Perfetta, quella che cerco io da anni, sulla cui esistenza in molti si sono pronunciati, ma che rimane nell'Iperuranio calzaturiero. Non si sa se esista. E se esiste, costa troppo, non so dove la vendono e non c'è mai il mio numero. La Scarpa Perfetta è frutto di un'emanazione divina. Neanche Ratzinger in persona ce l'ha.
La Scarpa Perfetta va bene con tutto. È elegante ma sportiva, comoda ma chic, marrone ma va bene col nero o nera ma va bene col marrone, non pesta mai le cacche, non scivola sul bagnato, somiglia ad uno stivale ed è bella, così bella che la gente ti ferma per strada per complimentarsi, e mai oserebbe chiedere "Dove l'ha comprata?", perchè sa che è fuori dalla sua portata.
Ovviamente, la scarpa è poco costosa, ma il suo aspetto scanzonato e al contempo serio e professionale incute soggezione. La Scarpa Perfetta non fa venire le vesciche, non è pesante, non si rompe mai e va benissimo con tutto. La Scarpa Perfetta fa chilometri senza aver bisogno di cambi dell'olio o dei pneumatici. La Scarpa Perfetta ha un battistrada perfetto, ha un'aderenza incredibile sul bagnato e non si consuma.
La Scarpa Perfetta non è roba di questo mondo. Io infatti odio andare a comprare le scarpe. Esco di casa con una certa idea, e mi devo accontentare di orride schiacciamerde made in china. Poi me le devo provare tutte, che palle, e camminarci dentro in mezzo a commesse melliflue, o se va bene assolutamente indifferenti.
Il Nano però l'aveva trovata. In mezzo alle cataste di scarpe a sconto, si è levata una manina nana che brandiva la più bella scarpa del mondo. Era Lei, la Scarpa Perfetta.
Mi sono quasi commossa alla vista di tanta beltà. Il Nano è uno che ci capisce.

Naturalmente non avevano il mio numero.

* Cfr Douglas Adams, Ristorante al termine dell'Universo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma il libro di Adams fa ridere quanto questo post? Io di lui ho letto solo The Hitchhiker's Guide...