martedì 6 novembre 2007

C'era una volta una mamma, un bambino e una tetta.

Cara Dottoressa, son due mesi che mi chiede di scriverle la mia esperienza di allattamento, e visto che oggi ci vedremo per il vaccino del Nano so già che me lo chiederà nuovamente. E siccome io son quella dell'ultimo minuto, adesso mi metto qua e lo faccio. Anche perchè ripercorrere questo cammino cominciato poco più di un anno fa mi può far solo bene.

Il racconto inizia con una mamma sudata e stanca, mezza ricucita e contenta, che tiene tra le braccia un bel fagotto di 3 chili e 840 grammi. Inizia anche con un babbo felice, ed una famiglia che aspettava un maschio dal 1951, dopo un'epopea di femmine che si sono avvicendate l'una dopo l'altra. Si può quindi immaginare il clima di euforia generale che ha accompagnato la venuta al mondo di mio figlio.
In mezzo a questa euforia generale c'ero io, totalmente ignara di quello che sarebbe successo.
Da nove mesi mi sentivo dire più o meno le stesse cose: se riuscirai ad allattare, se avrai la fortuna di avere latte, tu compra un biberon per sicurezza, quando poi ti andrà via il latte. Per uno strano motivo, ignoto anche a me stessa, ero sicura che non sarei riuscita ad allattare il Nano. Del resto, neanche mia madre era riuscita ad allattarmi. E non aveva allattato nemmeno mia sorella. Mia zia, idem: nessuna delle mie cugine era stata allattata al seno. Ma erano gli anni settanta, ed allora le cose erano ben diverse.
"Devi provare ad attaccare il bambino", mi son sentita dire dalle ostetriche. Ed io l'ho fatto, più o meno come mi avevano detto di fare.
Mi ha fatto un male cane. Un male pazzesco. Pensavo che col parto, il grosso del dolore fosse terminato. Non mi aspettavo una cosa del genere. Possibile che questa boccuccia di rosa e queste gengive sdentate potessero essere così tremende, a contatto col capezzolo?
Dopo il parto sei entusiasta, ed avresti voglia di mille cose, meno che di una: di provare di nuovo dolore. Però lo devi fare, altrimenti son guai.
Il Nano non ciucciava un granchè. Era molto impegnato a dormire. In più aveva l'ittero, cosa che ci ha costretti ad un ricovero più lungo, e a prendere confidenza con un mondo tutto diverso: quello della terapia neonatale. A differenza del nido, in cui le ostetriche e le infermiere erano tutte un sorriso ed un incoraggiamento e sembrava davvero di stare dentro una nuvola rosa, quelle della terapia neonatale erano creature lunari e scostanti, brusche con le mamme e coi bambini, menefreghiste e pure vagamente stronze. Ricordo che una notte, mentre stavo allattando il Nano, una di loro mi venne vicina e mi disse: "Ma non vedi che il bambino non si attacca bene? Dai retta a me, non perdere tempo con l'allattamento: dagli il biberon e via, tanto cresce lo stesso." e poi aggiunse: " con questo allattamento al seno hanno proprio rotto le scatole. Così noi ci ritroviamo le mamme tra i piedi tutto il giorno". Non si può dire una cosa del genere ad una mamma alle prime armi, specie se la vedi scoraggiata come lo ero io in quel momento. Ed è stata una fortuna che io non abbia dato retta a quelle parole ma abbia voluto fare di testa mia.
Già, perchè nonostante le ragadi che stavano arrivando e questo bambino che non ciucciava, la mia testa, o forse quell'organo che sta un pochino più giù, continuava a funzionare autonomamente. E mi diceva di non arrendermi.
La nostra grande fortuna sono state le dimissioni. Una volta a casa, le cose sono andate meglio. Anzi, devo dire che le cose hanno cominciato a marciare a ritmo pieno e soddisfacente, sebbene l'aspetto pratico della mia vita risultasse ancora piuttosto incasinato. Le ragadi, grazie ad un'amica farmacista davvero preziosa, si risolsero da sole nel giro di tre giorni.
E qualcosa in me era cambiato. Avevo cominciato a ragionare in maniera differente.

Trovarsi davanti ad un neonato che urla non è facile. La comunicazione è univoca, è solo lui che comunica con te attraverso la disperazione, e tu non hai un codice fisso per interpretarlo, ma solo qualche intuizione. Qualche volta felice, qualche volta meno. I vari libretti di istruzione in commercio, guardacaso, riguardano sempre modelli di neonato diversi dal tuo. Il tuo è generalmente molto più esigente e frignone, si offende a morte se vai a farti una doccia, ti impedisce di cenare serenamente, non vuole che tu ti allontani nemmeno per andare in bagno. Lui ti vuole lì, sempre a disposizione, con la puppa fuori e pronta all'uso.
Io ero preparatissima per affrontare un parto, che sembra il grande scoglio che incombe inesorabile, e sul quale le nostre esili gambette si devono arrampicare. Non ero preparata all'allattamento, me ne rendo conto solo adesso. Eppure ne avevo letti, di libri sull'argomento.
Lo scoglio stava tutto rannicchiato in quella culla azzurra e verdina, e pretendeva cose che io non riuscivo a capire ancora bene.
Alla fine, mi sono arresa. La volontà di un neonato è una volontà di sopravvivenza, ed è molto più forte della tua. Lui non ha infrastrutture, lui è una tabula rasa, ma certe cose le sa. Sa che dove finisce la mamma, finisce lui ed il mondo allo stesso tempo. Nel suo DNA ci son scritte cose di milioni di anni fa, che il tempo ed il progresso hanno cancellato dal nostro di adulti. Lui è più sapiente di me, perchè la natura lo ha fatto così. E allora diamogli retta, mi son detta.
Certo che dar retta ad un cosetto di quattro chili scarsi non è poi semplice. Implica una certa rassegnazione. Sei nelle sue mani, e devi aver pazienza.
La pazienza è una virtù che a me è sempre mancata. Sono sempre stata carente in tante cose, ma in questa più che in ogni altra. E la pazienza che richiede l'allattamento è davvero tanta. Io ho provato a pensare che nell'allevare un figlio è la cosa che forse è più necessaria di altre, forse persino di più della comprensione di certi suoi bisogni. Ho capito che la pazienza che ti occorre adesso per non precipitarlo giù da un balcone dopo una giornata di strilli isterici è solo la palestra di quella che ti servirà quando, ad un anno, si spalmerà il tuo antirughe da 70 euro sulla felpa nuova ( e questa cosa mi colpisce da vicino, dato che è il danno del giorno).

Noi mamme di oggi siam fatte male. Viviamo di pesi e misure, siam sempre là col centimetro in mano a misurare tutto: la grandezza della portafinestra per metterci una bella tenda, la misura delle nostre chiappe per vedere se siamo ingrassate, il conto in banca per capire se certe cose possiamo permettercele oppure no, e via dicendo. Naturalmente, misuriamo anche i nostri bambini. E siccome l'allattamento al seno è tutt'altro che una scienza esatta, va a finire sempre che un giorno nostro figlio è nervoso, lo pesiamo e scopriamo che non ha mangiato quasi nulla. E allora cominciamo a dare l'aggiunta, senza pensare che magari in quel momento non aveva fame ed ha soltanto voluto usarci come ciuccio, senza pensare che a poco a poco l'aggiunta aumenterà, il nostro latte diminuirà, e tutte quelle cassandre che avevano annunciato lutti e sciagure avranno ragione.
Insomma, non so se esiste un sistema universale da quello che ci insegnano a fare. Certo è che quando sento dire poverina non aveva più latte, il bambino non si attaccava e via dicendo, penso che sia solo mancata la pazienza, la voglia di dedicarsi a qualcosa fino in fondo. Non oso pensare che in natura tutti questi neonati non sarebbero sopravvissuti.
Sarebbe tremendo e crudele, e la Natura non è proprio così.
Quelli crudeli siamo noi, non ce ne scordiamo.

9 commenti:

Trasparelena ha detto...

Forse a me allora è mancata la pazienza, oppure dovendo scegliere se stare sempre con la bimba attaccata o uscire e portarla al parco per me è più importante stare fuori.
E poi per me è inconcepibile non riuscire a programmarmi la vita, quindi l'allattamento a richiesta mi risulta troppo sconvolgente (e già un figlio ti sconvolge completamente di suo). E poi io AVEVO IL BISOGNO FISICO DI VEDERE QUANTO MANGIAVA, E CHE SI SAZIAVA.
E secondo me non si deve dire a una che è mamma da 7 giorni, che ha avuto 9 punti di sutura sulla pancia per un cesareo arrivato dopo 16 ore di travaglio che è una cattiva madre solo perchè non se la sente di fare l'allattamento misto.
Meglio il biberon che una mamma isterica.

Anonimo ha detto...

Premessa: io sono strana e la mia esperienza con l'allattamento non è da meno.
Io ho smesso dopo 12 giorni, nonostante non avessi nessun dubbio sul fatto che Amelia mangiasse a sufficienza, che il mio latte andasse bene e che lei si attaccasse abbastanza bene. Il mio problema era che lei mi masticava, e il dolore era sempre peggiore (le ragadi scomparivano in mezza giornata, non erano certo il peggio). L'altro mio problema, forse ancora più grosso, è che non ce la facevo a sentirmi tutto sulle spalle, avevo bisogno di delegare e con l'allattamento al seno non si può.
Però, pur avendo questa esperienza, mi arrabbio quando sento di donne "senza problemi" (nel senso: senza dolore né depressione) che smettono di allattare per una credenza, per un'esigenza di misurazione spesso indotta dall'ambiente o perché infermiere str*nze non le hanno aiutate quando era il momento. Mi arrabbio anche con me stessa, perché una mia amica ha avuto gli stessi problemi di allattamento doloroso e ora allatta ancora e io mi chiedo se chissà, magari tirandomi il latte e curandomi le tette doloranti avrei potuto darmi una seconda possibilità.
Beh, ora la seconda possibilità ce l'ho. Statemi vicine, così vedo di non sprecarla :-)

Anonimo ha detto...

premessa mia: cesareo con 10 punti di sutura. La mntata lattea mi è arrivata dopo un giorno e mezzo con grande meraviglia da parte delle ostetriche. Ho allatato mio figlio fino a 5 mesi e mezzo su richiesta, facendomi usare anche come ciuccio. Nonostante ho una malattia per la quale devo curarmi (non guarirò mai, è autoimmune) ... ho smesso di curarmi per poter allatare lui. E devo dire che gli ormoni della gravidanza prima e l'allattamento poi hanno sortito un effetto di "fermo" sulla malattia ... ho smesso di allattarlo solo perchè di latte non ne voleva più sapere (ho fatto fatica a dargli l'artificiale ed ora che ha 17 mesi non beve latte ... ma integro ovviamente con yogurt e formaggi vari). Mio figlio preferisce di gran lunga altri cibi, e ne è tuttora la prova. Ma non nego che i problemi me li ero reata a cnh'io e m@m te lo può confermare ... ci abbiamo discusso parecchio, vero m@m???
Però non nego nemmeno che mi sarebbe piaciuto allattarlo ancora qualche mese ....
Complimenti Tachi ... ottimo post!

Lupina ha detto...

Beh, è solo una mia inutile opinione.

Anonimo ha detto...

Inutile? Che scherzi??? Io lo trovo un ottimo post con ottime considerazioni ....

My ha detto...

la storia tu la sai, ma per i tuoi ospiti....;-)

ho allattato a richiesta con fatica (psicologica) per 5 mesi escusivamente e poi a scemare. Ora a 8 mesi solo più di notte.

Ho avuto vesciche e mughetto, ho tenuto duro semplicemente perchè non mi sono mai posta il dubbio: il latte c'era, per cui dovevo allattare.

Son contenta di averlo fatto, anche se non sono "tagliata" per l'allattamento prolungato e per altre cose delle "mammematte". Sono contenta di aver allattato.
E sai perchè???

@trasparalena: "per me è inconcepibile non riuscire a programmarmi la vita, quindi l'allattamento a richiesta mi risulta troppo sconvolgente "

idem idem idem
uguale a te
mi ha fatto un gran bene
un ENORME bene.

Anonimo ha detto...

Io allattavo ovunque: al parco, al porto... cercavo di farlo con discrezione, cercavo di tornare a casa quando era ora, ma non sempre era possibile. Chissenefrega, ero sempre a spasso soprattutto col primo, che è nato a giugno. L'ho allattao fino a otto mesi.
Col secondo ho smesso a cinque perché mi sono ammalata (per conto mio), e mi è dispiaciuto, ma lui s'è attaccato al biberon senza colpo ferire e io mi sono curata.
L'allattamento per me è stata una bella esperienza, ma non sopporto gli estremismi di quelle/i che vogliono far venire i sensi di colpa a tutti i costi (non tu, tachi, credo di aver capito il senso del post tra l'altro davvero bello)a chi non può o non riesce ad allattare: mi sembra solo uno dei soliti, antichissimi stratagemmi per manipolare e governare l'universo femminile, il mistero e la bellezza della nascita e del rapporto madre-figlio.

Lupina ha detto...

Infatti, lungi da me il voler infierire.Dico solo che la percentuale di mamme potenzialmente allattanti sia più alto di quelle che effettivamente lo fanno.

sono mulan ha detto...

sono d'accordo con te. Come ormai saprai io di figli ne ho avuti tre e l'ultima addirittura l'ho allattata 19 mesi ed ho smesso con il dolore nel cuore.