sabato 27 ottobre 2007

Listolante cinese.

Ogni tanto a me e al Gig ci prende una voglia pazza di schifezze, ed allora uno di noi parte (di solito va quello vestito peggio, per ragioni che tra poco spiegherò) e va al Ristorante Cinese a prelevare qualcosa di commestibile. La proprietaria del Ristorante, l'unico nel mio paese, è ormai diventata un'amica. Si chiama Jin Ji, che ha un suono bellissimo ed un oscuro significato, dato che tutte le volte che glielo chiediamo, chissà perchè, cambia.
Il ristorante, invece, ha un nome classico da ristorante cinese, ed è identico ai milioni di ristoranti cinesi sparsi nel globo: acquario con pesci dall'aria circospetta, boiserie di finto legno, molti specchi con indecifrabili ideogrammi (ma mi piace immaginare che siano citazioni dal Libretto Rosso, o al limite anatemi contro il Nemico d'Occidente), il quadro con le fontane che sberluccicano, tovaglie rosse che se disgraziatamente ti casca un bicchier d'acqua stingono, romantici lampioncini rossi e sedie in tessuto damascato dalla seduta microscopica, che ti lasciano la forma stampigliata sul culo per almeno un paio di giorni.
Noi due Lupini amiamo il ristorante cinese. Anzi, noi tre, dato che anche mia sorella in assenza del Fidanzato Agrimensore ama incrementare il livello del colesterolo nel suo sangue con le cinesi prelibatezze. E allora, quando l'Agrimensore non c'è, ci applichiamo nella lettura del menu e ordiniamo telefonicamente una cena cinese.
Di cenare lì non se ne parla.
Personalmente non ho nulla contro la Cina, sia ben chiaro, solo che il risorante cinese, se frequentato per più di mezz'ora, ha uno spiacevole effetto collaterale: quando esci, puzzi di fritto da far schifo. Non azzardarti a indossare qualche capo pregiato, perchè altrimenti sei costretto a puzzare di friggitoria per il resto dei tuoi giorni, e ad essere additato come untore sui mezzi pubblici. E guai a ad affidare i tuoi cappotti al guardaroba! Probabilmente i cinesi del ristorante sono in combutta con quelli che hanno il negozio di abbigliamento di fronte, ed applicano una politica distruttiva nei confronti del made in Italy: il guardaroba è proprio di fronte alle cucine, nel punto del ristorante in cui la puzza di fritto crea un fetido ricircolo.
Quindi, la regola fondamentale, anche per il take away, è quella di vestirsi male. Io in genere mi metto una cerata che uso per i lavori in giardino, immaginando che la puzza scivoli via come la pioggia. Devo dire che quando raso il prato in inverno, sento la primavera grazie all'odore degli omonimi involtini che mi accompagna.
Io poi mentre son lì che aspetto il pacchetto con i cibi godo come una matta a vedere i miei concittadini alle prese con le bacchette. Ci sono quelli che sfoggiano una certa nonchalance e infilzano le pietanze come se fossero nativi di Pechino, ma anche quelli che si improvvisano batteristi e suonano sui piatti e sui bicchieri per ammazzare l'attesa, quelli che se le infilano nel naso e si scattano le foto a vicenda con il telefonino, quelli che si sfidano a duello, quelli che se le mettono dietro le orecchie come i macellai di una volta, quelli che si vede benissimo che non sono capaci ma ci vogliono provare lo stesso, e tirano su un chicco di riso per volta impugnando una bacchetta per mano, a mangiare ci mettono una vita e mezzo. Nel frattempo i piatti si impilano, il ristorante si svuota ed i camerieri cominciano a rovesciare le sedie sui tavoli, ma loro sempre lì, imperterriti, a tirar su un pisello, un gamberetto per volta.
Un'altra cosa che caratterizza i ristoranti cinesi di tutto il mondo è il glutammato. In Cina la vera rivoluzione è stata l'introduzione del glutammato. Tutto sa di glutammato. A volte penso che per riprodurre con successo un piatto cinese a casa propria, sia sufficiente tagliare alla julienne delle cose a caso pescate nel frigo, impanarle nel glutammato e friggerle, anche se fare 4 km, lasciare la macchina in doppia fila e aspettare un'infinità di tempo, per poi portare tutto a casa avvolti in una nuvola di puzza quasi irreale abbia molto più fascino.
Quando mia sorella ordina quel maledetto pollo con gli anacardi e funghi cinesi (e sui funghi cinesi potrei disquisire ore), la mia povera macchina si impregna di un odore. Più che un odore, direi una presenza quasi tangibile. Certe volte mi domando se quella strana sensazione come di maniaco sessuale nascosto nel sedile posteriore non sia un effetto allucinogeno del glutammato rimasto a volteggiare nell'abitacolo.
Però la fatica di andarsi a procacciare del cibo è premiata dal regalino. I cinesi sono un popolo estremamente amante delle formalità, e quando vai a mangiare al loro ristrante amano premiare la tua preferenza con un dono. Che in genere è un troiaio.
A me tutte le volte regalano un bicchierino con una pallina di vetro sul fondo, che riempito di liquido dovrebbe mostrare un'immagine. Dico dovrebbe, perchè io ad essere sincera non ho mai capito cosa cavolo rappresenti. Eppure hanno anche cose più carine (ehm, diciamo accettabili), tipo dei braccialettini con le perline di vetro trasparente che certe volte disfo e riciclo per adornare le embrasses reggitenda, ma a me non so come mai danno sempre il fatidico biccherino. Io quando son lì coi soldi alla mano, pronta a pagare le vettovaglie, incrocio le dita e cerco di pilotare il regalino con il pensiero: "No biccherino, no bicchierino, no bicchierino", e puntualmente mi ritrovo con questo coso tra le mani, e non mi rimane che ringraziare la solerte cameriera con un sorriso colmo di risentimento, perchè non riesco a buttar via le cose così senza pensare, e mi ritrovo con la casa piena di bicchierini orrendi grandi quanto un ditale, che non si rompono mai.
Una volta, grazie alla mia brillante simpatia, sono riuscita a farmi regalare una bottiglia di grappa di rose. Aleeè, evviva! mi son detta. La grappa di rose, che sul posto ti sembra una cosa buonissima (forse per riflesso, la birra Tsing Tao è davvero orrenda), a casa si trasforma in una sbroscia schifosa quasi quanto il cordiale che ti danno da militare (non che io abbia fatto il militare, ci tengo a sottolineare, ma avevo un parente nell'arma che ce ne regalava ettolitri, mia nonna lo usava per gli svenimenti. I suoi.). Almeno ho qualcosa da versare nei famigerati bicchierini.
Ma la cosa per la quale vale la pena frequentare certi posti è il malore notturno. Puntualmente, mia sorella ed il Gig di notte si sentono male. Io no, avrò vomitato 3 volte in vita mia, e sono stranamente immune nonostante mangi le stesse pietanze. E' fantastico vederli tutti e due, al mattino, verdi come ramarri, con la lingua così patinata da sembrare fatta di feltri per la lucidatrice, a maledire la cena della sera prima e la Cina tutta.

"Ma tu a che ora hai vomitato?" Chiede l'uno. E l'altra risponde "Alle 3 . 45. Tu?"

"Io alle 2.30. Hai vinto tu anche stavolta."

8 commenti:

Anonimo ha detto...

naaaaaaaaa
non hai provato il NOSTRO cinese!!!!!
vero je???
cmq il maniaco in macchina ce l'hai davvero..è inutile che tenti di ignorarlo..esiste..è il tuo amico immaginario

Anonimo ha detto...

cambia ristorante, prova almeno! E il Nano? lo gradisce il cibo cinese?

Anonimo ha detto...

anche a me piace il cinese.
ma il coinquilino ha vomitato una volta, dopo aver mangiato cibo cinese, e non ne vuole più sapere....
billo

Anonimo ha detto...

La Cina è vicina ;)
Il nostro cinoristorante preferito è pieno della peggor paccottiglia di questo mondo, che attrae l'occhio di mia madre. Ma niente pzuza di fritto nè tracce di vomito.
Leela

Anonimo ha detto...

Non ti vorrei sconvolgere troppo, ma nei bicchierini si vedono persone nude: uomini per le donne e donne per gli uomini.
Cinesi.
Io non digerivo mai gli spaghetti di soia, anche quando li preparavo a casa io.
alessandra

Lupina ha detto...

Ah sì? Pensa che io ci vedo macchie nere, particolari di foglie e fiori, nuvole di fumo.
Devono esser ben strani, nudi, sti cinesi.

thecatisonthetable ha detto...

J'adore infilarmi le bacchette nel naso!!! J'adore!!!
E ho pure trovato un cinese che non puzza!!!

Unknown ha detto...

Vorrei leggerlo un post dettagliato sui leggendari "funghi cinesi"...